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Natale 2001 In molti dicono che Babbo Natale non esiste e che il Natale sia solo una festa per spendere soldi, riunire la famiglia intorno a un tavolo e stare a poltrire su un divano. Ma, no!! Il Natale non è questo! Il Natale è nato per rendere felici i bambini…un uomo grasso, con un viso sorridente e simpatico, con un vestito rosso, cappello bianco e stivali neri, rende felici tutti i bambini che credono in lui. Ogni anno il caro e vecchio Babbo Natale lavora tantissimo per realizzare i sogni e i desideri dei bambini, si “fa in quattro” per vederli sorride-re mentre scartano il loro pacco regalo. Così è accaduto anche nel Natale 2001.Un bambino, Jonathan, desiderava tanto un cagnolino, mentre Maria, desiderava una bella bambola; ma c’era anche Gu-glielmo che sognava una macchina telecomandata…insomma, ogni bambino del mondo desiderava un meraviglioso gioco e sperava che il caro Babbo Natale esaudisse i loro desideri. Proprio quel Natale, il nostro caro Santa Claus (era il suo secondo nome) si prese l’in-fluenza e questo gli creò tanti problemi. Il vecchio lavorava giorno e notte, ma mentre leggeva le lettere che arrivavano nella sua casa, starnutì talmente forte che le letterine volarono in aria e si creò una tale confusione che stravolse anche il Natale di tanti bimbi. Infatti, la letterina di Maria finì nel pacco regalo di Jonathan, quella di Jonathan nel pacco regalo di Guglielmo e quella di Gugliel-mo nel pacco regalo di Maria…e così accadde per tantissimi altri bambini. Il 26 dicembre iniziarono ad arrivare a casa di Babbo Na-tale delle lettere di chiarimento, dove si chiedevano spiegazioni per quanto accaduto….Santa Claus non sapeva che fare, poi decise di scusarsi invitando nella sua fabbrica di giocattoli tutti quei bambini che non erano stati tanto felici a causa sua. E così, il Natale del 2001, per tanti bambini fu proprio un Natale Meraviglioso: Babbo Natale in persona andò a prenderli nelle loro case con la slitta gui-data dalle sue famose renne, li portò nella fabbrica di giocattoli più grande del mondo, presentò loro gli amici elfi e scoprirono tanti segreti che non vi posso svelare…e sì, perché quel Natale, tra tutti quei bambini fortunati, c’ero anch’io!!
Eliana Muledda II A, scuola media Orani
SIMONA ( 5 anni sezione B ) (Sogno o realtà di Natale)
All'inizio di questo anno scolastico un nostro lavoro di approfondimento, portato avanti insieme alla classe IA della Scuola Secondaria di Oniferi, che si intitola "Un mondo per ...due: per una parità di genere maschile e femminile", ha vinto, insieme ad altre cinque scuole d'Italia, il Concorso nazionale "Testimoni dei diritti", bandito dal Senato della Repubblica in collaborazione con il Ministero dell'Università e della Ricer-ca. E' un'attività che i nostri insegnanti ci hanno proposto dal momento che, quasi ogni giorno, viviamo la "vergogna" della violenza degli uomini sulle donne, causata dall'idea sbagliata che la donna è possesso dell'uomo, deve soddisfarne i sogni, deve scegliere in base a ciò che l'uomo si aspetta da lei...Quando questo non succede, la sua vita non conta più nulla...Sin da piccoli dobbiamo imparare che tutto questo non è vero!!! Ogni essere umano, sia maschio sia femmina, deve essere rispettato, vivere liberamente, realizzarsi come più gli piace: non deve comportarsi in un modo solo perché questo fa piacere agli altri! Comunque, ora siamo agitati perché dovremo parlare di tutte queste cose ad un Senatore o Senatrice della Repubblica, che verrà a trovarci a Scuola nel mese di gennaio, per poi parlarne in Senato nel mese di marzo! Forse, anche gli alunni di Oniferi saranno in ansia come noi...! Classe 1 A (Scuola Media Sarule)
TESTO SU UN PROGETTO CHE HA COINVOLTO LA NOSTRA CLASSE
Nel mese di Ottobre le quarte e la quinta della Suola Primaria di Orani hanno par-tecipato a un concorso chiamato “ Un concorso fatto Apposta” organizzato dalle poste italiane per parlare del ri-sparmio. La maggior parte dei bambini ha preparato dei disegni,altri testi o poesie, ma tutti parlavano del risparmio e di soldi. Il 31 Ottobre, quando abbiamo consegnato gli elaborati, dovevamo dire che cosa avevamo preparato e perchè, e
noi abbiamo capito che tutti risparmiamo perchè vogliamo realizzare un sogno, voglia-mo avere un futuro migliore o per aiutare i poveri e i malati.
Sara Nieddu (Classe IV A Scuola Primaria Orani )
Poesia per la Sardegna
Povera Sardegna noi piangiamo e l'acqua regna
ha distrutto tutto quanto e non è rimasto
neanche un guanto. Ma adesso che c'è il sole è tornato il buon umore e noi dobbiamo lavorare
per poterla riparare. Giovanni Pirisi
(Scuola Media Oniferi 1A)
Lettera del cuore Sarule, 4 dicembre 2013
Cara Susi... Sono Roberta la tua amica del cuore, oggi il professore ci ha spiegato la pubertà. È stato un argomento imbarazzante, infatti tutti i compagni si sono messi a ridere. Que-sto argomento mi ha insegnato un bel po' di cose. Il professore ha detto che la prossi-ma settimana lo interrogherà, io però non me la sento di ripeterlo a tutta la classe, perché già so che i compagni si metteranno a ridere. Tantissimi baci e abbracci dalla tua amica Roberta. P.S. Fammi sapere quando affronterete questo argomento. Roberta Mastio 2A (Scuola Media Sarule)
“Sa Notte “ Pro tene vorzuna,
ki cada notte t'isplendada sa luna, ki no apas mai dolore,
ki cada die t'lluminede su sole,
custu este s'aguriu meu dae oje finzas a cando
kere Deus. Andrea Bussu e Gabriele Introia
(Scuola Media Sarule 2A)
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Intervista a uno scultore locale
- Gent.mo Armando, artisti si nasce o si
diventa?
- Carissimi Ragazzi, penso e credo che artisti si
nasca, in quanto ognuno di noi in fondo in fondo è
un’artista. L’intelligenza custodisce il segreto per
capire quale sia il lato artistico che ognuno di noi
ha; con la preparazione e il sacrificio si possono
affinare le tecniche congeniali a quel campo
specifico.
- Cosa ti ha dato la tua terra cui non
rinunceresti mai e che è stato fondamentale
nell’affermarti come un grande artista quale sei
oggi?
- Ritengo la Sardegna la terra più bella e incredibile di questo mondo; è una
fortuna per me esserci nato ed averci vissuto tutta la mia infanzia. E’una
terra aspra e selvaggia che ti forgia nel carattere e ti permette di crescere
sano nei valori e nei principi che, da grande, faranno la differenza. Mi ha
insegnato ad ammirare la forza della sua natura, ad ascoltarne i sussurri e a
percepirne i lamenti quando le si manca di rispetto. A tutte queste cose non
posso rinunciare e, per questo, appena posso, rientro per avventurarmi tra le
sue montagne, di cui percepisco la forza che mi aguzza l’occhio, mi rafforza
la fede e mi dona il coraggio necessario per agire. ( la vista per vedere,la
fede per credere, il coraggio per agire ).
- Cosa hai appreso in un contesto del tutto nuovo per te, così ricco e
vario come è quello che caratterizza Venezia, dove tu vivi da quando eri
ragazzo? Quali insegnamenti vorresti diventassero nostri?
- Venezia è la città più bella del mondo, è per diritto la città degli artisti, ed
io ci vivo molto bene. Essendo una città turistica, è sempre piena di gente di
tutte le razze, provenienti da tutte parti del mondo, e questo permette, a chi
ci vive, di allargare le sue vedute. Venezia e il Veneto sono il motore della
nostra Italia produttiva, qui la competizione fa bene al prodotto e lo rende
sempre migliore, tutti studiano e si danno da fare per realizzarsi. Ecco, se
c’è una cosa che vorrei trasmettervi è proprio questa: studiate e datevi da
fare senza invidie e senza sperare che le cose vengano giù dal cielo, non
siate invidiosi di chi ha avuto fortuna lavorando onestamente e con
sacrificio,e cercate di migliorare il vostro talento per renderlo autonomo e
competitivo.
- Che valore ha per te la figura femminile, che spesso ricorre nelle tue
opere?
- Per me la “Figura Femminile” rappresenta la grandezza della “Vita” e la sua
continuazione; è lei che ha avuto in dono la predisposizione per generare la
vita futura, senza di essa non ci sarebbe più la continuazione della forma
vitale; è vero che anche l’uomo è indispensabile per generare nuova vita, ma
anche nel mondo animale e così in quello vegetale, è la Femmina che “forma” e
poi “allatta l’avvenire”.
- Quali sono le sculture che più ti somigliano?
Credo e spero che siano tante le sculture che mi rappresentano;ne cito così a
pelo qualcuna: “rapace con preda”, ”la fenice” , “mio padre in volo” , di cui vi
ho allegato l’immagine. La prima mi rappresenta perché l’aquila possiede le
virtù in cui credo (la vista per vedere, la fede per credere, il coraggio per
agire ),la seconda perché la Fenice resuscita dalle sue ceneri, e chi è
credente come me, sa che nella vita si può anche cadere, ma bisogna rialzarsi
più saggi, più forti e più determinati di prima. La terza è forse quella alla
quale sono più legato in quanto rappresenta mio Padre nella sua grandezza,
per quello che è stato, che era e per quello che mi ha trasmesso e lasciato. E’
in legno di ginepro ed è formata da sentieri astratti, che volano verso il suo
cielo, che tanto ammirava e dove adesso abita e di contenitori sempre
astratti, ma pieni di contenuti, di ricordi e dei grandi valori che aveva, e che
spero di aver percepito. Ciao, ragazzi!
Venezia – 09 dicembre 2013 Armando Cheri
Mostra e convegno
sulla Sacra Sindone Nel mese di settembre nella
parrocchia Sant’Andrea è stata
allestita una mostra sulla Sacra
Sindone sulla quale lo studioso
dottor Bruno Barberis ha tenuto
un convegno rivolto agli adulti ,
ma poi ha voluto incontrare anche
i ragazzi della scuola media di
Orani. Noi abbiamo accolto
volentieri questo invito ben felici
di avere un diversivo dalla solita
lezione in classe, anche se l’argomento che veniva affrontato era abbastanza
impegnativo e ci ha richiesto un notevole sforzo di concentrazione. Lo
studioso ha cercato di spiegarci da un punto di vista scientifico gli aspetti più
importanti di questo importante e discusso documento storico. La sindone è un
velo rettangolare di circa 4 metri, fatto interamente di lino; secondo alcune
prove non ancora certe, si pensa possa aver avvolto il corpo di Cristo deposto
dalla croce. Alla fine ci siamo salutati e in classe abbiamo discusso su questa
esperienza. Siamo rimasto colpiti dalle varie tecniche utilizzate dai
ricercatori per studiare un reperto storico, abbiamo appreso nuove
conoscenze sulla vita di Gesù anche se non abbiamo trovato risposta alla
domanda più importante che anche gli studiosi si sono posti: “ Il corpo che è
stato coperto dalla Sindone è veramente il corpo di Cristo?”
Lorenzo, Antonella, Alessandra 3B (Scuola Media Orani)
Lunedì 2 dicembre, noi ragazzi delle scuole medie di Orani,
Sarule e Oniferi siamo andati al Giffoni film festival. Alle
8.30 siamo partiti dal campetto di Urreddu; noi ragazzi della
II A eravamo nel pullman insieme ai ragazzi della III B,
accompagnati dalle Prof. Fara, Mereu e Ara. Alle 9.00 siamo arrivati a Nuoro,
dopo di che abbiamo raggiunto il Teatro Eliseo che ospitava la manifestazione.
Abbiamo atteso i ragazzi che provenivano da tanti altri centri come Alghero,
Genoni, Gergei, Bitti, etc., poi l’animatore della giornata, Gian Vincenzo, ha
presentato un cortometraggio che illustrava che cosa è il Giffoni film festival
e chi vi partecipa. Il primo film visto si intitola “Infanzia Clandestina” e
racconta la storia di un ragazzino di 13 anni, Juan, e della sua famiglia,
costretti a vivere in clandestinità perché si oppongono alla dittatura del loro
paese: l’Argentina. Quando rientrano in Argentina, Juan ha 12 anni ed è
costretto a cambiare nome (Ernesto) e a vivere sotto una falsa identità;
questo significa non poter fare la vita che fanno tutti gli altri ragazzi, aver
paura di dire o fare qualcosa di sbagliato e che metta in pericolo tutta la sua
famiglia. Juan/Ernesto frequenta la scuola e inizia a farsi degli amici, conosce
anche una ragazza, Maria, e si innamora, ma non può vivere tranquillamente
neanche questo momento. Un giorno suo zio, Berto, che è l’unico che lo aiuta e
gli da preziosi consigli per vivere felicemente la sua infanzia, viene ucciso e
poco tempo dopo anche i suoi genitori. Juan rimane solo, non sa neanche dove
abbiano portato la sorellina. Questo film è triste, ci fa capire cosa significa
vivere in clandestinità, non essere liberi di muoversi, giocare, conoscere chi ci
piace, parlare con tutti, non vivere, insomma, un’infanzia “normale”. Dopo il
film c’è stato un breve dibattito e poi, finalmente, tutti a mangiare e fare un
giro per i negozi del Centro commerciale. Intorno alle 14.30 siamo ritornati al
teatro Eliseo e abbiamo visto un film fantasy, meno impegnativo di quello del
mattino: “Il grande e potente Oz”. Il film racconta del mago Oz, imbroglione e
bugiardo, che lavora nelle fiere e nei circhi. Un giorno viene travolto da un
tornado e catapultato in un mondo fantastico fatto di creature magiche e
soprannaturali; il questo mondo Oz è predestinato a diventare re e a
sconfiggere le perfide streghe Evanera e Teodora; nella sua missione è
aiutato da una scimmia alata, una bambina di porcellana e una strega buona,
Glinda. Tra mille avventure, magie e colpi di scena, Oz diventa una persona
migliore e anche re! Al termine del film ancora tanti giochi e risate; per la
cronaca, il gioco a premi è stato vinto dalla III A di Sarule che ha portato a
scuola 6 DVD, ma anche noi abbiamo vinto alcuni film che abbiamo diviso con i
ragazzi di Oniferi. Verso le 17.30 abbiamo ripreso il pullman per Orani; questa
giornata è stata molto bella anche perché siamo stati tutto il giorno con i
compagni…alla prossima!!!
Emma e Valentina II A, medie Orani
(Mio padre in volo) A.Cheri
MENZIONE SPECIALE
“Una sera d’inverno“di Lorenzo Noli (Scuola Media Orani 3B)
“Racconto di Natale“di Elena Pirisi (Scuola Media Oniferi 3A)
I due racconti, data la lunghezza e la particolare bellezza,
verranno inseriti e pubblicati nel sito della Scuola in “pticò-
pticò”, menzioni della redazione. Buona lettura.
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Il film “Porte aperte” di Gianni Amelio, tratto da un libro di Leonardo Sciascia
che fa riferimento a un fatto realmente accaduto, racconta una vicenda ambien-
tata a Palermo nel periodo fascista (1938) e tratta il tema della pena di morte,
che abbiamo affrontato nel percorso sull’educazione ai diritti umani. La storia si
svolge attorno a un processo che vede imputato Tommaso Scalia, un impiegato
che perde il lavoro perché accusato di furto e si vendica uccidendo il capo che lo
ha licenziato, il collega che ha preso il suo posto pur essendo un incompetente, la
moglie che lo tradiva. Secondo la legge fascista l’imputato deve essere condan-
nato a morte, ma attorno a questo caso ruotano diversi personaggi e nasce un
conflitto tra chi è favorevole a infliggere la pena capitale e chi invece è contra-
rio. La folla, influenzata anche dal comportamento spregevole di Scalia, durante
il processo reagisce impulsivamente, non si ferma a pensare, e sull’ onda emotiva
della rabbia urla: “Uccidetelo”. “A morte”, “è un mostro!”Qualcuno sostiene che
andava ucciso subito senza sprecare tempo e soldi preziosi con il processo. Il
presidente della corte sostiene che va giustiziato perché così prescrive la legge
che è stata sempre applicata e d’altra parte la condanna se l’era scritta con le
sue mani nel momento in cui aveva ucciso quelle persone. La vedova dell’avvocato
ucciso, spinta dal desiderio di vendetta, dice che meritava la morte perché ave-
va ucciso suo marito. Il procuratore dichiara che i criminali andavano eliminati
perché le persone perbene potessero vivere tranquille, lasciando aperte le por-
te di casa. Solo il giudice Vito Di Francesco, il vero protagonista della storia, si
discosta dal coro e si dichiara contrario alla pena di morte. Sostiene che tutti
hanno diritto a un processo giusto che deve scaturire da un’indagine basata sui
fatti e lavora con coscienza per cercare di capire i motivi che hanno spinto
Scalia a diventare un assassino. Inoltre afferma con fermezza che se anche la
legge prevede la pena di morte lui non avrebbe ucciso nessuno e non può chiede-
re ad altri di farlo. Il suo messaggio verrà accolto da un componente della giuria,
un semplice agricoltore, che apprezza la serietà e il coraggio del giudice e senza
più perplessità afferma che un conto è discuterne tra amici al bar, altra cosa è
firmare la sentenza di morte. I loro sforzi alla fine sembrano vani e il giudice
deluso e sconfortato pagherà per aver avuto il coraggio di sostenere le sue idee.
Sarà l’amico agricoltore a ridargli la speranza con una metafora: “Quando si
sradica una vite forte e salda qualche pezzetto di radice rimane sempre sot-
toterra, passa il tempo, se ne perde la memoria, ma un giorno all’improvviso ve-
drete che è nata un’altra vite” Oggi sappiamo che il seme gettato da Cesare
Beccaria e coltivato dal giudice Di Francesco ha dato i suoi frutti, in tanti hanno
ereditato le loro idee e in molti paesi, Italia compresa, la pena di morte è stata
abolita e associazioni come “Nessuno tocchi Caino” o “Amnesty International” si
battono ancora perché essa venga eliminata in tutto il mondo. Abbiamo trovato il
film molto interessante e siamo rimasti profondamente colpiti dalla figura di
Vito Di Francesco come uomo e come giudice. Manifesta una profonda sensibilità
quando va a visitare il bambino di Scalia, finito in un ospizio di vecchi perchè
nessun altro era disposto ad accogliere “Il figlio del mostro” . Lo ammiriamo
come giudice perché si è mostrato coscienzioso e onesto, si è battuto con corag-
gio per garantire a tutti anche agli uomini più antipatici il diritto alla giustizia,
non quella prevista dalla legge fascista, ma quella dettata da valori e ideali più
alti, ispirati al rispetto della vita e della dignità dell’uomo.
Caterina Lande (Scuola Media Orani 3B)
Poesia di Natale
In questo giorno santo
Gesù chiedo soltanto
di donare ai familiari,
agli amici ed ai miei cari,
tanta gioia e tanta pace,
altro dir non son capace
O mio caro buon Gesù
su noi tutti veglia tu!
Melchiorre Cosseddu ( Classe 1A Scuola Media Oniferi)
La neve cadeva leggiadra sul terreno, strano, forse perché ai giorni nostri
il riscaldamento globale domina gli eventi meteorologici. C’era un’aria fre-
sca, si percepiva l’allegria natalizia, era proprio la vigilia di Natale. Aspet-
tavamo che il “Robonatizio”, una specie di Babbo Natale, venisse a fare la
consegna ; di sicuro il mio regalo sarebbe stato messo sotto il grande
“Albin” cioè l’ albero di Natale. Ci riunimmo a casa di Giulia, mia cugina, una
ragazzina molta carina con i capelli lisci e bruni, gli occhi verdi, il viso ton-
do, la bocca rossa come il fuoco e le lentiggini. C’eravamo proprio tutti:
Clara che messaggiava con il suo “smartphone“, Claudia intenta a scoppiare
i palloncini, Patrizia, Giorgio, Marco, Emanuela… la famiglia al completo.
Giulia aveva preparato, insieme a zio e a zia, una lista di tutte le cose da
fare per organizzare una bella festa: palloncini, festoni, magie, regali per
tutti e infine tanta allegria. Io e Clara gonfiammo i palloncini e attaccammo
i festoni. I palloncini erano di tutti i tipi e di tutte le forme ;anche i festo-
ni lasciavano a bocca aperta. Giulia si occupò di procurarsi un Albin, le
palline, le lucine, tutte le decorazioni; Claudia cucinò una torta alle mele, i
gamberetti in salsa rosa, i bocconcini di pesce fritto e tante prelibatezze.
Dopo circa tre ore tutto era pronto e finalmente potevamo festeggiare.
Aspettammo la cena con l’acquolina in bocca; c’erano tante portate, tutto
era buono, però non vedevamo l’ora di finire il pasto per poter gioca-
re. Il pianoforte iniziò a suonare da solo: non era tecnologia, era magia; ci
avvicinammo e cantammo le canzoni natalizie con allegria e serenità.
Improvvisamente anche il fuoco si accese e tutti fummo attirati verso il
camino. Scoccò la mezzanotte e sentimmo un rumore improvviso:
“Robonatizio” era caduto sul fuoco, ci aveva portato dei regali. Scartammo
velocemente i nostri doni: erano quelli che volevamo. Alla fine, stanchi, ci
addormentammo. Non importa se è passato, presente o futuro: la magia del
Natale vivrà ogni anno.
Zaira Mureddu (classe 5 primaria Sarule)
SCUOLA INFANZIA ORANI SEZIONE C
(IL NATALE IN SEZIONE)
(Sotto l’albero di Natale) ARBA GRAZIANO
( Scuola Infanzia Orani Sezione A )
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Il giorno 27 settembre 2013, su iniziativa del Comune di Oniferi, i bambini
della Scuola Primaria, i ragazzi della Scuola Secondaria e i rispettivi insegnan-
ti, hanno aderito all’iniziativa di Legambiente “Puliamo il mondo”. Tale iniziati-
va, dopo un momento di riflessione sul tema della raccolta differenziata at-
traverso video e cartoni animati, si è svolta per le vie del paese attuando un’-
attività di cura e di pulizia per avere così un paese più pulito e vivibile. Il valo-
re educativo dell’iniziativa ha contribuito a sviluppare il senso civico di appar-
tenenza di tutti i partecipanti che hanno individuato le aree degradate fino a
restituirle ripulite alla comunità. Il Comune di Oniferi si è occupato della di-
stribuzione di un kit per alun-
no comprendente un cappelli-
no, una pettorina e un paio di
guanti per permettere la
raccolta differenziata in
tutta sicurezza. I rifiuti rac-
colti per le vie del paese sono
stati convogliati nella zona di
“ Su Cantaru” dove sono stati
documentati e fotografati,
per poi essere riportati a
scuola da dove sono stati prelevati dai camion della nettezza urbana, per con-
ferirli all’ecocentro in località “ S’Iffurcau”. Si ringraziano il Sindaco e l’As-
sessore alla Cultura per aver offerto la merenda a tutti, concludendo così la
giornata in modo conviviale. A completamento della giornata ambientale, è
stata organizzata una visita all’ecocentro in data 15 ottobre 2013. Il persona-
le dell’ecocentro è stato disponibile ad effettuare una dimostrazione di una
giornata “tipo” che prevede:
Pesa del mezzo carico di
rifiuti; Scarico nei pressi del
nastro trasportatore; Stoc-
caggio dei rifiuti nell’apposi-
ta presa; Sistemazione delle
“balle”; Pesa del camion vuo-
to per quantificare la raccol-
ta effettuata.Ciò ha permes-
so ai partecipanti di vedere
concretamente lo stoccaggio
dei rifiuti provenienti dai paesi del circondario. Nell’insieme le due giornate
sono state vissute dai partecipanti in modo entusiastico e con grande valenza
educativa.
(SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI ONIFERI)
Intervista a Massimiliano Soru, uno dei
membri dell'associazione che organizza
Su Palu de sos Vichinaos Quando è nata l'idea del palio degli asinelli?
E' nata nel 2004 all'interno del comitato di San Gavi-
no. Lo scopo era quello di racimolare qualche soldo per
l'organizzazione della festa...se non ricordo male, lo
organizzammo nel mese di giugno, ma non avremmo mai immaginato che sa-
rebbe diventato quello che poi é diventato!
Come e perché si è sentita l'esigenza di avviare quest'iniziativa?
Il primo anno solo per la festa appunto. Ma gli anni successivi abbiamo senti-
to l'esigenza di preservare un momento molto importante per la comunità,
che é la vera protagonista di questa manifestazione. Ciascun oniferese é protagonista, artefice essenziale della riuscita della festa!
Perché gli asinelli e non i cavalli?
Perché sono sicuramente più gestibili; una corsa di asinelli é meno pericolosa,
é più accessibile a chiunque si voglia cimentare... e poi sono più simpatici! Non
dimentichiamoci che l'asino é stato in passato di grande aiuto nelle comunità
contadine e nei piccoli paesi! E' giusto valorizzarne il ruolo!
Ci puoi spiegare come funziona?
Su palu de sos vichinaos è una corsa di asinelli che rappresentano, ciascuno,
un vicinato (un rione) del paese di Oniferi. Già da una settimana prima della
corsa il paese viene addobbato con bandiere, striscioni, nastri con i colori propri di ciascun vichinau. Il giorno del palio si radunano in piazza tutti gli
Oniferesi che ovviamente fanno il tifo, inneggiano ai loro colori e prendono in
giro i propri concorrenti. Il parroco procede alla benedizione di asini, fantini,
presidenti di vicinato e tutti i presenti, dopo di che il corteo si sposta presso
il campo sportivo comunale dove l'Associazione ha preparato la pista, teatro
della competizione. Qui si svolge la corsa che vede in pista la partecipazione
di soli fantini locali. A chi vince viene assegnata sa pandela, un drappo dipinto
da un artista.
A chi vi siete ispirati?
Sicuramente al palio di Siena.
Antonio Forma e Gabriele Spina (Classe 3ªA Scuola Media Oniferi)
“Il mio sogno è diventare cavallerizzo e saltare gli ostacoli”
Porcu Francesco (5 anni) Scuola Infanzia Orani Sez. A
C’era una volta, in un tempo remoto, un elfo di nome Audace, che voleva aiuta-
re gli altri. Un giorno, mentre passeggiava nel bosco, vide una farfalla in-
trappolata in una tela di ragno. Audace s’intenerì e la liberò. La farfalla era
in realtà la regina del Regno del Nord e gli donò la capacità di accontentare
gli altri. Poco tempo dopo si venne a sapere della presenza di una nuova spe-
cie di mostri con le corna che andavano in giro a uccidere la povera gente. Il re degli elfi promise 5000 scudi a chi li avesse uccisi o almeno domati. Auda-
ce si lanciò nell’impresa e scoprì che i terribili mostri erano solo innocue
renne che cercavano di non essere viste dagli elfi. Ringraziarono Audace e
cinque di loro gli giurarono fedeltà. Quando Audace andò a riscuotere il pre-
mio, il re decise di metterlo alla prova. Gli ordinò di andare nel Regno della
Bugia, a tagliare un grosso baobab. Però, il re si era messo d’accordo con i
bugiardi, che avevano il compito di spalmare sulla pianta un unguento che
donava l’indistruttibilità. Stranamente, Audace riuscì nell’intento e il re do-
vette proprio ammettere che era un eroe. Gli regalò una speciale slitta volan-
te e cinque collari per volare. Audace partì subito per il Regno del Nord e chiese la mano di Greta, la regina. Si trasferì nell’odierna Lapponia e, grazie
ai tre doni, realizzò il suo sogno, perché divenne BABBO NATALE.
Anna Paola Pirisi Classe 1 A Scuola Media Oniferi
Alla Vigilia di Natale, folletto postino portò tante lettere a Babbo Natale che
lesse così molto, che si stancò e si ammalò gravemente perchè gli venne la
“leggite”. La moglie non sapeva cosa fare e per non far preoccupare i folletti,
chiese a folletto costruttore di costruire un Babbo Natale telecomandato. Ma
il babbo Natale telecomandato perse il controllo e buttò Babbo Natale giù dal
letto. Babbo Natale gli chiese chi era e il Babbo Natale telecomandato sbattè
la testa al muro e cadde dalla finestra. Quando la moglie di Babbo Natale
venne a sapere che il Babbo Natale telecomandato non funzionava più, per
punizione mise il folletto costruttore dentro il frizer, poi montò sulla slitta ed
andò in tutte le case entrando dal fumaiolo. Ma quando stava per tornare a
casa si accorse che aveva dimenticato un bambino e che c'era un regalo in
meno. Allora tornò alla fabbrica dei giocattoli, prese il regalo e lo portò al
bambino, così tutti vissero il Natale felici e contenti.
DANIELE PIU ( Classe IV A Scuola Primaria Orani )
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IL DIARIO DI JORG di Giuseppe Pederiali
Il libro che vogliamo consigliarvi è “Il diario di Jorg” di
Giuseppe Pederiali; è un libro di facile lettura, breve, che
racconta una storia emozionante ma anche molto dolorosa.
Il protagonista è Jorg, un ragazzino di tredici anni figlio di una casalinga e
di un ufficiale delle SS; Jorg vive a Monaco e ha tanti amici, non sa bene
cosa stia accadendo in quegli anni, si accorge che la vita non è più come pri-
ma, che a scuola i bambini ebrei sono spariti e che le persone ebree che
girano per le strade sono poche e portano una stella gialla per farsi ricono-
scere. Jorg è un bambino e crede a quello che dicono i professori ma soprat-
tutto crede al padre, di cui tutti hanno rispetto e paura; Jorg è orgoglioso
di suo padre, lo vede bello, forte e coraggioso, soprattutto quando indossa la
divisa. Sa che il padre lavora in un “campo” ma non sa esattamente cosa suc-
ceda dentro il campo. A Monaco Jorg fa amicizia con una famiglia di ebrei e
capisce che c’è qualcosa di ingiusto nella loro condizione, per questo li aiuta
senza dire nulla a nessuno; di nascosto prende da casa della carne e del latte
e lo porta alla signora ebrea perché possa sfamare il suo bambino. Nel rac-
conto Jorg incontra altri ebrei, come quelli rinchiusi nei vagoni che urlano e
piangono; ci sono tante donne e bambini e lui inizia a chiedersi che cosa pos-
sano aver fatto di male per essere trattati in quel modo; conosce diretta-
mente anche un altro ebreo, Jacob, evaso da un campo…dalla condizione di
quell’uomo, dal suo viso, dal suo aspetto e dalla sue condizioni capisce che il
padre non è quello che lui credeva fosse. Con il tempo Jorg capisce di essere
vissuto in un modo di menzogne. Il diario si conclude con una frase detta da
Jorg: “ Mio padre per me è morto e sarà così anche se rientrerà a casa”;
questo ci fa capire che Jorg è diventato grande, che non crede più a tutto
quello che suo padre gli ha raccontato ma, soprattutto, che non lo riconosce
più come padre per tutto il male che ha fatto.
Classe II A (Scuola Media Orani)
Il 18 novembre la Sardegna è stata colpita da un ciclone, “Cleopatra”, che l’ha
messa in ginocchio. L’isola piange 17 morti, tra cui due bambini, e un disperso,
figli di una terra dove, nel 2013, si muore di pioggia. Il ciclone è nato da una
bolla isolata di aria fredda staccata da una perturbazione proveniente dalle
regioni artiche, che si è scontrata con l’aria calda di scirocco proveniente dall’-
Africa. E’ insolita la quantità di pioggia caduta: 459 millimetri, nell’arco di po-
che ore, pari alle precipitazioni di sei mesi, ha spiegato il responsabile naziona-
le della protezione civile Gabrielli. La tragedia che ha vissuto la popolazione
sarda è grandissima: ai morti e ai dispersi va aggiunto il numero degli sfollati.
Il tributo maggiore, in termine di vite umane, va attribuito alla Gallura.Tre
persone sono decedute in seguito al crollo di un argine in località “Monte Pinu”.
Ad Olbia, un uomo e un figlioletto sono morti in una strada di campagna. Stessa
fine per una mamma e per la sua bambina, investite dall’acqua all’interno di una
“Smart”. Un’intera famiglia brasiliana e due donne anziane, sono annegate negli
scantinati dove abitavano. Infine, con il crollo di un ponte, ha perso la vita un
agente di polizia che scortava un’ambulanza. La gestione dei soccorsi è stata
difficile a causa dei ponti inagibili e dallo stato delle strade. Molte case sono
state considerate a rischio e molte famiglie sono state costrette ad evacuare.
Tante persone hanno trovato rifugio nelle palestre, alberghi o da parenti e
amici. Sono quasi 500 i chilometri di viabilità provinciale che al momento risul-
tano ancora impraticabili o difficilmente percorribili. Anche i treni hanno subi-
to rallentamenti e cancellazioni. Diverse dighe sono tenute sotto controllo,
perché hanno raggiunto i livelli massimi di portata d’acqua. La solidarietà del
resto della Sardegna e di tutta l’Italia, è stata grande sia in aiuti di prima
necessità, che di volontari arrivati sul posto. Anche la scuola di Orani ha voluto
dare il suo contributo. Probabilmente i danni sarebbero stati minori, se gli
alvei dei fiumi fossero stati puliti, i ponti e le strade costruiti seguendo tutte
le precauzioni possibili. Inoltre anche le scuole e le altre strutture non an-
drebbero costruite lungo il corso di torrenti che momentaneamente sono in
secca. La colpa di questa tragedia, non è solo dei fenomeni atmosferici straor-
dinari, ma anche dell’uomo che non ha saputo curare le proprie risorse, e gli
enti preposti non hanno avvisato in tempo la popolazione. E’ necessario preveni-
re, perché i disastri non accadano mai più.
1 A e 1 B (Scuola Media Orani)
FILASTROCCA DI TANTE FACCE
TANTE FACCE SORRIDENTI
QUALCUNA ARRABBIATA
E UN PO’ ESAGERATA !!
UNA FORSE TRISTE
O UN PO’ PENSIEROSA
I NASI BIRICHINI
LE BOCCHE PORPORINE.
I CAPELLI CORTI E LUNGHI
SONO TUTTI BELLI,
GLI OCCHI LUMINOSI
CI GUARDANO COLORATI.
LE NOSTRE FACCE BUFFE
CI FANNO SIMPATIA
CI PIACCIONO UN MONDO
CON LA LORO FANTASIA !!!!
SCUOLA MATERNA ORANI SEZIONE A
Il Natale con materiale riciclato
Scuola Infanzia Orani Sezione B
Il mio paese - Marongiu Francesca
( Scuola Infanzia Orani Sezione A)
(L’albero con le foglie arancioni)
Riccardo (Materna Orani Sez.B)
LABORATORIO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE
SCUOLA INFANZIA ORANI, SEZIONE A
I PERSONAGGI "PLASTICO'" E "CARTABUTTO" COSTRUITI DAI BAMBINI
PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA IN SEZIONE.
10
Le joueur de flûte de Hamelin (Prima parte)
I disegni sono stati realizzati dalla 3A di Sarule e dalla 3B di Orani
Un jour la ville de Hamelin fut envahie
par les rats. Les rats prenaient d’assaut les
greniers des maisons.
Les villegeois ne savaient plus
quoi faire.
Il les écouta préoccupé, mais sans
réussir à résoudre le problème.
Un jour un chevalier grand et
magre se présenta à la Mairie.
“Je peux vous libérer des rats et
des souris”, si vous voulez.
Les rats et les souris sortirent de
tous les coins des maisons et………
comme hypnotisés, ils suivirent
le flûtiste déhors de la ville.
Réalité ou faintaisie? Cette légende naît en 1284 en Allemagne.
“Il suonatore di flauto”.
Situato nella piazza davanti al
Municipio di Hamelin.
Alors, exaspérés, ils allèrent se
lamenter chez le Maire du village.
“Si vous libérez la ville des rats je
vous donnerai de l’or “.
Le flûtiste commença à jouer sur sa
flûte une étrange mèlodie.