n. 9 novembre 2017 sostieni anche tu le nostre … · oggi ci rendiamo conto che proprio di ......

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Con l’invio di offerte Intestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma Conto Corrente Postale n° 919019 Conto Corrente Bancario BANCA POPOLARE DI VICENZA - AG 5 Roma - IBAN: IT27 F057 2803 2056 75 57 0774 043 Con legare per testamento Alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE, Via Etruria 6 - 00183 Roma COME AIUTARE LA CONgREgAzIONE E LE NOSTRE MISSIONI www.donorione.org RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA n. 9 Novembre 2017 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo - Anno CXII La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione. SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO!

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Con l’invio di offerteIntestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma

• Conto Corrente Postale n° 919019• Conto Corrente Bancario BANCA POPOLARE DI VICENZA - AG 5 Roma - IBAN: IT27 F057 2803 2056 75 57 0774 043

Con legare per testamentoAlla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente:“Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma,Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”.

SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675Intestato a: OPERA DON ORIONE, Via Etruria 6 - 00183 Roma

COME AIUTARE LA CONgREgAzIONE E LE NOSTRE MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo conattività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani...Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”,come gli ha insegnato Don Orione.

SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTREMISSIONI NEL MONDO!

FLAVIO PELOSO

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2017

RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

Direzione e amministrazioneVia Etruria, 6 - 00183 RomaTel.: 06 7726781Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Spedizione in abbonamentopostale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roman° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Direttore responsabileFlavio Peloso

RedazioneGiampiero CongiuAngela CiaccariGianluca Scarnicci

Segreteria di redazioneEnza Falso

Progetto graficoAngela Ciaccari

Impianti stampaEditrice VELAR - Gorle (BG)www.velar.it

FotografieArchivio Opera Don Orione

Hanno collaborato:

Flavio PelosoOreste FerrariAchille MorabitoPierre Assamouan KouassiSilvestro SowizdrzałBenjamin DakouM. Meltine RazanadramananaRolando RedaAlessandro Belano

Spedito nel NOVEMBRE 2017

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

n. 9 Novembre 2017

Poste

Italia

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3editorialeViva la famiglia

La rivista è inviata in omaggio abenefattori, simpatizzanti e amici e aquanti ne facciano richiesta, a nomedi tutti i nostri poveri e assistiti

6iN cammiNo coN papa fraNcescoLo stile missionario della chiesa

14“spleNderaNNo come stelle”Don Sante Gemelli

12coN doN orioNe oggiIl cuore della Missione

15dossierLa forma della missione oggi

20aNgolo giovaNiStudi a tutti i costi?

10moNdo orioNiNoPassato, presente e futuro in Cile

24piccole suore missioNarie della caritàLa gioia contagiosa del Vangelo

30studi orioNiNi25 anni in Albania

22pagiNa missioNariaCostruire una Chiesa dinamica e gioiosa

27iN breveNotizie flash dal mondo orionino

sommario

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26fotostoriaSilhouettes

5il direttore rispoNdeQuelle lacrime al supermercatoA Sant’Oreste, ho conosciuto Don Orione la famiglia di Nazaret

Vangeli ci presentano la santa famigliadi Nazaret come una famiglia speciale,ma con lo svolgimento della vita quo-tidiana della famiglia di Nazaret deltutto normale. Nella vita trascorsa a Na-zaret, Gesù ha onorato la madre Mariae Giuseppe, rimanendo sottomesso allaloro autorità per tutto il tempo dellasua infanzia e adolescenza (cfr Lc 2,51-52). In tal modo ha messo in luce il va-lore primario della famiglia nell’educa-zione della persona.Gesù è stato introdotto da Maria eGiuseppe nella vita e nella comunitàreligiosa, frequentando la sinagoga diNazaret. Con loro ha imparato a fareil pellegrinaggio a Gerusalemme,quando disse loro che egli si dovevaoccupare delle cose del Padre suo,cioè della missione affidatagli dalPadre (cfr Lc 2, 49). Questo episodioevangelico rivela la vocazione dellafamiglia a far crescere ogni suo com-ponente, ad accompagnare nel cam-mino della vita e a lasciare andaresecondo l’identità propria eil disegno di Dio nei ri-guardi dei figli.Maria e Giuseppehanno educato Gesùprima di tutto con illoro esempio. Gesù haconosciuto nei suoi ge-nitori tutta la bellezzadella fede e dell’amoreper Dio; in loro ha speri-mentato la solidità degliaffetti, le esigenze dellagiustizia, la feconditàvitale dell’amore.La santa famiglia diNazaret è il “pro-totipo” di ognifamiglia.

la famiglia di don orioneIl nostro Don Orione aveva un ricordoammirato e grato della sua famiglia, dipapà Vittorio e della mamma Carolina,dei fratelli Benedetto e Alberto, deiparenti (lo “zio Carlìn”). Della famigliaricordava la vita austera e sana, resaamabile dall’amore forte e dalla ge-nerosità dei genitori anche nelle diffi-coltà e nei limiti, primi fra tutti quellodella povertà, “la prima grazia che ilSignore mi ha fatto” com’egli diceva.Lo stampo umano e religiosoricevuto in famiglia rimase profonda-mente impresso in lui per tutta la vita.Riandava continuamente ad essacome a una fonte di buone espe-rienze e insegnamenti, un patrimoniosuperiore a qualsiasi altro tipo di ere-dità. Nel richiamarequeste note sem-plici sulla fami-glia di Gesù edi Don Orioneso di dire coseovvie, normali.

Anch’io - e molti di noi - siamo cre-sciuti dentro queste relazioni semplicie preziose. Ma per molti, oggi, questeesperienze non sono più tanto ovviee normali. Ci sono molte famiglie di-sgregate, o in difficoltà, o confuse nelconcepire e vivere la famiglia.

la famiglia al centrodell’ecologia umanaNella cultura contemporanea ci sonospinte disgregatrici diffuse e presen-tate come progresso che minano le

basi stesse della famiglia.

don orione oggi

viva la famiglia

31NecrologioRicordiamoli insieme

con “Viva la famiglia” intendo esprimere innanzi tutto la gioia (“evviva”) di fronte allabellezza della famiglia, realtà umana e divina. “Viva la famiglia” è anche una dichiarazionedi impegno affinché la famiglia viva, oggi, sia viva e vivace. infine, esprime la preghieradi fronte alle sfide che la famiglia incontra oggi: signore, fa’ che la famiglia viva.

maria e giuseppe hanno educatogesù prima di tutto con il loroesempio. gesù ha conosciuto neisuoi genitori tutta la bellezzadella fede e dell’amore per dio.8il primo dopo l’uNico: paolo di tarso

Evangelizzare le culture

19movimeNto laicale orioNiNoI 20 anni del Movimento Laicale Orionino

In copertina:il logo del Convegno Missionario Orionino 2017

Don Orione, negli anni Venti, avver-tiva: “È cristiano, è caritatevole occu-parsi del femminismo, o meglio dellafamiglia cristiana. L’attacco controquesta fortezza sociale che è la fami-glia cristiana, custodita e mantenutadall’indissolubilità del matrimonio oralatente ancora, vedete che domani di-venterà furioso” (Nel nome, p.35-36).Oggi ci rendiamo conto che proprio di“attacco” a livello mondiale, program-mato, organizzato e finanziato, sitratta. Attraverso le varie vie di comu-nicazione sono immessi virus, fabbri-cati in laboratorio e ben confezionatimediaticamente, che portano corru-zione e morte. Il più noto e devastantedi questi virus è quello del Gender.Mi viene spontaneo richiamare il con-cetto di «ecologia umana», caro a Be-nedetto XVI e a Papa Francesco.“Oltre all’irrazionale distruzione del-l’ambiente naturale è da ricordarequella, ancor più grave, dell’am-biente umano. Ci si impegna troppopoco per salvaguardare le condizionimorali di un’autentica «ecologiaumana. La prima e fondamentalestruttura a favore dell’«ecologiaumana» è la famiglia, in seno allaquale l’uomo riceve le prime e deter-minanti nozioni intorno alla verità edal bene, apprende che cosa vuol direamare ed essere amati e, quindi, checosa vuol dire in concreto essere unapersona. Si intende qui la famiglia fon-data sul matrimonio, in cui il dono re-ciproco di sé da parte dell’uomo edella donna crea un ambiente di vitanel quale il bambino può nascere e svi-luppare le sue potenzialità, diventareconsapevole della sua dignità e prepa-

rarsi ad affrontare il suo unico ed irri-petibile destino” (CA 38-39).I segni più evidenti della crisi della fa-miglia sono la riduzione del numero dimatrimoni, i divorzi, le convivenze “finche dura”, la crescita delle nascite ex-traconiugali, la moltiplicazione dellefamiglie con un solo genitore. Inoltre,l’iper-individualismo e l’iper-tecnicismosvuotano sempre più le relazioni e por-tano a frantumare il legame di coniu-galità e di genitorialità, di figliolanza edi fraternità, tratti qualificanti la fami-glia e l’ecologia umana.Papa Francesco ha avvertito che “Oggila comunità domestica è fortementepenalizzata da una cultura che privile-gia i diritti individuali e trasmette unalogica del provvisorio”.

fili fragili o tessutoresistente?La famiglia, mediante il “patto nu-ziale” finché morte non separi (e oltre)è comunità di vita stabile. La stabilità,rinnovata con la fedeltà personalequotidiana, è un’esigenza esistenzialebasilare. I legami della vita familiare le-gano, ma creano un tessuto che so-stiene; condizionano, ma sonocondizioni che alimentano la vita.Nel momento in cui una persona spo-sata non accetta più le relazioni pro-prie del suo stato, o si isola (“io sonomio”), la vita sua e della famiglia è a ri-schio di dissoluzione. L’io da solo è unfilo debole, senza identità e consi-stenza. Quante infelicità e nevrosi ven-gono da un io esistenzialmentesolitario, senza famiglia! E ciò non av-viene solo in chi è separato dal divor-

zio, ma anche in chi vive ancora in unquadro formale di vita familiare o reli-giosa ma senza relazione e apparte-nenza. Ci sono “separati in casa” e“solitari sposati”.Solo l’amore fedele all’altro/i, nel ma-trimonio, libera dalla prigionia delproprio io chiuso e tendenzialmenteintroverso. L’amore fedele ai familiarieduca a una estroversione che poi siriflette in tutte le relazioni sociali.

la famiglia antidotoa una società disumanaLa famiglia è scuola fondamentale per-ché apre al mistero dell’altro e al sensodella vita. La specificità della famigliasta nell’intreccio delle relazioni costi-tutive dell’uomo: la dinamica relazio-nale/sessuale, tra uomo e donna, e ladinamica generazionale, tra genitori efigli. Dinamica relazionale e dinamicagenerazionale nella fedeltà costitui-scono quella sana “ecologia umana”che risponde al progetto di Dio e alleesigenze umane più profonde.In quanto portatrice di questa specifi-cità, la famiglia è una realtà umanaunica, non equiparabile ad altre formedi aggregazione e comunità (gruppi,imprese, paesi, stati); è portatrice diuna ricchezza che va a beneficio diciascun membro e della società.Papa Francesco ha detto recente-mente che “Le madri (e anche i padri)sono l’antidoto più forte al dilagaredell’individualismo egoistico. «Indivi-duo» vuol dire «che non si può divi-dere». Le madri invece si «dividono»,a partire da quando ospitano un figlioper darlo al mondo e farlo crescere.(…) Una società senza madri sarebbeuna società disumana” (Udienzadell’8 gennaio 2015). L’individuo nonsi divide, non condivide. La personache ama “si fa in quattro”, dividen-dosi si moltiplica.

P ensavo a una storia che ho vissutoieri sera. Supermercato aperto fino

alle 24, finito di lavorare poco dopo le20 e 30, mentre gran parte delle fa-miglie italiane sono a tavola, decido diandare a fare un po’ di spesa. Lo zuc-chero, il caffè e poco altro. Supermer-cato praticamente deserto, eccezionfatta per pochissimi avventori, qualcheaddetto agli scaffali e una cassiera. Mi avvicino per pagare. Lei è rivolta daun'altra parte. Non vedo il suo viso, ègirata ed ha le mani sugli occhi. Tac-cio, fin quando non avverte la mia pre-senza e si volta verso di me. Ha gliocchi bagnati dalle lacrime, sono im-barazzato. Chiedo se sta bene, se ha

bisogno di qualcosa, se posso essereutile. "Niente", risponde lei. Mi chiedescusa per la situazione. "Non si preoccupi, faccia con calma",dico io. Mentre passa la merce sul rullosi lascia andare: "Devo lavorare fino amezzanotte, e quando rientro divental'una. A casa c'è mia figlia sola, ha ottoanni e continua a mandarmi sms di-cendomi che ha paura. Io purtropponon posso farci niente, non ho nes-suno che mi possa aiutare e sono co-stretta a restare qui". Gli chiedo semagari non sia il caso di farsi cambiareil turno. Lei sorride amaro, ma amarodavvero: "Se mi rifiuto di fare i turni disera mi licenziano".

Ripensare a quella scena mi fa male.Per questo non andrò mai più a fare laspesa in orari diversi da quelli canonici,né durante i festivi. Ho deciso così,magari riesco a star meglio. Se lo fa-cessimo tutti forse avremmo meno su-permercati aperti fino a mezzanotte epiù mamme a casa con le loro bam-bine. Forse saremmo persino migliori.

Gianni De Vivo, Torino

i problemi del lavoro e del commerciosono complessi. Spesso le soluzioni

dipendono dall'idolo del denaro. Unacosa si può fare: non chinare il capo enon bruciare incenso all'idolo.

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Quelle lacrime al supermercato

M i chiamo Giuseppe Bartoli, sononato a Sant’Oreste (RM) il paese

sul Monte Soratte che per molti anniè stato parte della vita della Congre-gazione dei Figli della Divina Provvi-denza. Ricordo che era un venerdì del1938, io avevo circa 8 anni e comeogni mattina mia madre chiamò me ei miei fratelli, eravamo 6 figli, perchéci preparassimo per andare a scuola.Ero ormai pronto per uscire di casaquando mi ricordai che, essendo ve-nerdì, dovevo rispettare la “promessadei primi 9 venerdì del mese”.Preoccupato, considerando che eragià tardi, dissi a mia madre che nonavrei potuto onorare la pro-messa fatta. Lei mi rispose dinon preoccuparmi e di andarecomunque a scuola; e così feci.

Nel frattempo mia madre, donna digrande fede, andò in chiesa per ve-dere se ci fosse un prete e lo trovò lì insacrestia. Gli spiegò la situazione e lamia preoccupazione, così quel sacer-dote le disse di andare a prendermi ascuola e di portarmi da lui perché iopotessi adempiere alla mia promessa.Io ero già in classe a seguire la lezionedella maestra quando qualcuno bussòalla porta. Con grande stupore vidiche era mia madre che chiese il per-messo alla maestra di potermi pren-dere per qualche minuto per portarmiin chiesa, mi avrebbe riaccompagnatopoi subito a scuola. La maestra accon-sentì benevolmente.Così mi sbrigai ad uscire e durante iltragitto mia madre mi raccontò che

aveva trovato un prete che in chiesami stava aspettando. Entrai in chiesa elo trovai lì il prete che mi aspettava.Mi guardò, mi sorrise e mi salutò. Poisi mise la stola e mi confessò; ricordoche tra le sue raccomandazioni ci fuquella di fare il bravo come lo fu sanLuigi, dal quale avrei potuto trarre ispi-razione. Feci infine la comunione, rin-graziai e salutai il prete e corsi da miamadre che mi aspettava per riaccom-pagnarmi a scuola. Fu così che incon-trai e conobbi Don Orione.

Giuseppe Bartoli, Roma

un buon prete e una buona madresi riconoscono anche da questi

dettagli.

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i segni più evidenti della crisidella famiglia sono la riduzionedel numero di matrimoni,i divorzi, le convivenze “fin chedura”, la crescita delle nasciteextraconiugali, la moltiplica-zione delle famiglie con unsolo genitore.

FLAVIO PELOSO

Chiesa in uscita: Il Papa ha usato varievolte questa espressione. Riporto lesue parole in un intervista: «Invece diessere solo una Chiesa che accoglie eche riceve tenendo le porte aperte,cerchiamo pure di essere una Chiesache trova nuove strade, che è capacedi uscire da se stessa e andare versochi non la frequenta, chi se n’è an-dato o è indifferente. Chi se n’è an-dato, a volte lo ha fatto per ragioniche, se ben comprese e valutate, pos-sono portare a un ritorno. Ma ci vuoleaudacia, coraggio» (La Civiltà Catto-lica 2318, p. 462).Prendere l’iniziativa. Parte dal ricono-scere l’azione di Dio: «La comunitàevangelizzatrice sperimenta che il Si-gnore ha preso l’iniziativa, l’ha prece-duta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e perquesto essa sa fare il primo passo, saprendere l’iniziativa senza paura, an-dare incontro, cercare i lontani e arri-vare agli incroci delle strade perinvitare gli esclusi. Vive un desiderioinesauribile di offrire misericordia,frutto dell’aver sperimentato l’infinitamisericordia del Padre e la sua forzadiffusiva. Osiamo un po’ di più diprendere l’iniziativa!» (EG 24). Coinvolgersi: Sempre nel n. 24 luipropone l’immagine di Gesù chelava i piedi agli apostoli: «Il Si-gnore si coinvolge e coinvolgei suoi, mettendosi in ginoc-chio davanti agli altri per la-varli. Ma subito dopo dice aidiscepoli…La comunità evangelizzatricesi mette mediante opere egesti nella vita quotidianadegli altri, accorcia

le distanze, si abbassa fino all’umilia-zione se è necessario, e assume la vitaumana, toccando la carne sofferentedi Cristo nel popolo. Gli evangelizza-tori hanno così “odore di pecore” equeste ascoltano la loro voce».Accompagnare: Questo è ben spie-gato in un messaggio del settembre2013: «Una Chiesa che accompagnail cammino, sa mettersi in camminocon tutti! E anche c’è un’antica regoladei pellegrini, che Sant’Ignazio as-sume, per questo io la conosco! Inuna delle sue regole dice che quelloche accompagna un pellegrino e cheva col pellegrino, deve andare alpasso del pellegrino, non più avanti enon ritardare. E questo è quello chevoglio dire: una Chiesa che accompa-gna il cammino e che sappia mettersiin cammino, come cammina oggi.

Questa regola del pellegrino ci aiu-terà a ispirare le cose».Fruttificare: «La comunità evangeliz-

zatrice è sempre attenta aifrutti, perché il Signore

la vuole feconda.Si prende cura delgrano e non perdela pace a causadella zizzania.Il seminatore,quando vede spun-

tare la zizzania inmezzo al grano, nonha reazioni lamen-

tose né allarmi-

ste. Trova il modo per far sì che la Pa-rola si incarni in una situazione con-creta e dia frutti di vita nuova, benchéapparentemente siano imperfetti oincompiuti» (EG 24). Festeggiare: è laconclusione evangelica delle tre pa-rabole della misericordia: la pecoraperduta, la moneta perduta, il figlioperduto. Per la Chiesa il segno dellafesta si esprime nella Liturgia: «L’evan-gelizzazione gioiosa si fa bellezzanella Liturgia in mezzo all’esigenzaquotidiana di far progredire il bene.La Chiesa evangelizza e si evangelizzacon la bellezza della Liturgia, la qualeè anche celebrazione dell’attivitàevangelizzatrice e fonte di un rinno-vato impulso a donarsi» (EG 24).Concludiamo con un ultimo passag-gio di Evangelii Gaudium dove il Paparivolge a tutti un caloroso invito a farsimissionari: «Usciamo, usciamo ad of-frire a tutti la vita di Gesù Cristo. ...preferisco una Chiesa accidentata, fe-rita e sporca per essere uscita per lestrade, piuttosto che una Chiesa ma-lata per la chiusura e la comodità diaggrapparsi alle proprie sicurezze.Non voglio una Chiesa preoccupatadi essere il centro e che finisce rin-chiusa in un groviglio di ossessioni eprocedimenti.Se qualcosa deve santamente inquie-tarci e preoccupare la nostra co-scienza è che tanti nostri fratellivivono senza la forza, la luce e la con-solazione dell’amicizia con Gesù Cri-sto, senza una comunità di fede cheli accolga, senza un orizzonte disenso e di vita. Più della paura di sba-gliare spero che ci muova la paura dirinchiuderci nelle strutture che ci

danno una falsa pro-tezione, nelle normeche ci trasformano in

giudici implaca-bili, nelle abitu-

dini in cui cisentiamo tranquilli,

mentre fuori c’è unamoltitudine affamatae Gesù ci ripete senza

sosta: “Voi stessidate loro da man-giare” (Mc 6,37).»(EG 49)

continuiamo la descrizione del pen-siero missionario di Papa France-

sco iniziata il mese scorso.Leggiamo in Evangelii Gaudium chel’annuncio missionario deve essere:«Annuncio che risponde all’anelitod’infinito che c’è in ogni cuoreumano. La centralità del kerygma ri-chiede alcune caratteristiche dell’an-nuncio che oggi sono necessarie inogni luogo: che esprima l’amore sal-vifico di Dio previo all’obbligazionemorale e religiosa, che non impongala verità e che faccia appello alla li-bertà, che possieda qualche nota digioia, stimolo, vitalità, ed un’armo-

niosa completezza che non riduca lapredicazione a poche dottrine a voltepiù filosofiche che evangeliche. Que-sto esige dall’evangelizzatore alcunedisposizioni che aiutano ad acco-gliere meglio l’annuncio: vicinanza,apertura al dialogo, pazienza, acco-glienza cordiale che non condanna»

(n. 165). Papa Francesco quandoparla non ci propone solo dei conte-nuti a cui credere ma propone soprat-tutto degli atteggiamenti, degli stili divita.Lo stile dell’annuncio cristiano è bendescritto in Evangelii Gaudium 24dove si serve di una serie di verbi fon-damentali: «La Chiesa in uscita è lacomunità di discepoli missionariche prendono l’iniziativa, che sicoinvolgono, che accompagnano,che fruttificano e festeggiano».Questi verbi vengono poi ripresi ecommentati in vari punti dello stessodocumento.do

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6 lo stile missioNariodella chiesa

«una chiesa che accompagnail cammino, sa mettersi incammino con tutti!».

«chi se n’è andato, a volte lo hafatto per ragioni che, se bencomprese e valutate, possonoportare a un ritorno. ma ci vuoleaudacia, coraggio».

continuiamo la descrizione del pensiero missionario di papa francescoiniziata il mese scorso.

Innestare correttamente le nozionidella Bibbia e i concetti della teologiagreca in un contesto di esperienzestoriche e di pensieri molto diversi,apparve loro una condizione indi-spensabile per la riuscita dell’attivitàmissionaria” (Ibidem, n. 11).E così crearono un “un nuovo alfabeto,perché le verità da annunciare e daspiegare potessero essere scritte nellalingua slava e risultassero in tal modopienamente comprensibili ed assimila-bili dai loro destinatari. Fu uno sforzoveramente degno dello spirito missio-nario quello di apprendere la lingua ela mentalità dei popoli nuovi, ai qualiportare la fede, come fu esemplare ladeterminazione nell’assimilarle e nel-l’assumere in proprio tutte le esigenzeed attese dei popoli slavi” (ivi).Ecco perché una delle prime preoccu-pazioni dei missionari è stata (ed è!)quella della traduzione della Bibbia edei testi liturgici nelle varie lingue vivedei popoli evangelizzati. La lingua nonè solo un flatus vocis («emissione divoce»), ma rivela - tra l’altro - l’anima,

i sentimenti, il modo dipensare, l’approccio allarealtà di un popolo.

la sfida dell’asiaOvviamente non è stato (e non è) ingioco solo la traduzione dei testi, maanche il modo dievangelizzare,attraverso lin-guaggi e riti,

in contesti così differenti tra di loro.In altre parole, si tratta del problema- antico e nuovo - dell’inculturazione,dell’adattamento e della celebrazionedelle verità cristiane in culture distantidal modello culturale occidentale.Bisogna riconoscere, però, che la re-cezione di «altri» modelli culturali,che non fossero «europei», non èstata sempre facile. Un solo esempio:la controversia dei riti cinesi.Nel 1573 il gesuita Alessandro Vali-gnano, originario di Chieti, viene no-minato «Visitatore» delle missionidelle Indie Orientali; egli, per primo,teorizza il modello di inculturazioneper adattare i principi cristiani alla ci-viltà delle varie nazioni (India e Giap-pone in particolare).Dopo la sua morte (1606), il suo di-scepolo Matteo Ricci, di Macerata, an-ch’egli gesuita e uomo di grandecultura (introdusse nella cultura ci-nese i primi elementi di geometria eu-

clidea, di geografia edi astronomia), ap-profondisce i temigià affrontati dalValignano.Le critiche, però,non si sono fatteattendere, specieda parte dei fran-cescani e dei do-menicani.

Ricci muore nel 1610. In questo con-testo ecco cosa dichiarò PropagandaFide nel 1659: “Cosa potrebbe esserepiù assurdo che trasferire in Cina laciviltà e gli usi della Francia, della Spa-gna, dell’Italia o di un’altra parted’Europa? Non importate tutto que-sto, ma la fede che non respinge enon lede gli usi e le tradizioni di nes-sun popolo, purché non siano immo-rali”. È quanto ha ribadito il ConcilioVaticano II nel Decreto sull’ attivitàmissionaria della Chiesa AD GENTES(7 dicembre 1965): “La Chiesa, quin-di, per essere in grado di offrire a tuttii misteri della salvezza e la vita, cheDio ha portato all’uomo, deve cer-care di inserirsi in tutti questi raggrup-pamenti con lo stesso metodo, concui Cristo stesso, attraverso la sua in-carnazione, si legò a quel certo am-biente socio-culturale degli uomini, inmezzo ai quali visse” (n. 10).Raggruppamenti, leggiamo nello stes-so numero, uniti “da vincoli culturalistabili, da tradizioni religiose antichee da salde relazioni sociali”.

Continua…

benedetto XVI, in una delle sueUdienze generali ha detto che

“qualcuno ha definito Paolo «uomo ditre culture», tenendo conto della suamatrice giudaica, della sua linguagreca, e della sua prerogativa di «civisromanus», come attesta anche ilnome di origine latina. Va ricordata inspecie la filosofia stoica, che era do-minante al tempo di Paolo e che in-fluì, se pur in misura marginale, anchesul cristianesimo. A questo proposito,non possiamo tacere alcuni nomi di fi-losofi stoici come gli iniziatori Zenonee Cleante, e poi quelli cronologica-mente più vicini a Paolo come Se-neca, Musonio ed Epitteto: in essi sitrovano valori altissimi di umanità e disapienza, che saranno naturalmenterecepiti nel cristianesimo” (Aula PaoloVI, 2 luglio 2008). Ma quando si parladi «cultura» cosa si intende?

“totalità della vitadi un popolo” (eg, 115)La Evangelii Gaudium parla della cul-tura nel terzo capitolo, quello dedi-cato all’«Annuncio del Vangelo».Il primo paragrafo (nn. 111-134) haper titolo: “Tutto il Popolo di Dio an-nuncia il Vangelo”. È in questo conte-sto che Papa Francesco scrive che“questo Popolo di Dio si incarna neipopoli della Terra, ciascuno dei qualiha la propria cultura. La nozione dicultura è uno strumento prezioso percomprendere le diverse espressionidella vita cristiana presenti nel Popolodi Dio. Si tratta dello stile di vita di unadeterminata società, del modo pecu-liare che hanno i suoi membri di rela-

zionarsi tra loro, con le altre creaturee con Dio. Intesa così, la cultura com-prende la totalità della vita di un po-polo” (EG, 115). Va da sé, quindi, cheogni persona è sempre culturalmentesituata ed è figlia di una lunga storiache la precede. Un meridionale d’Ita-lia, ad esempio, ha nel suo sangue igreci, i normanni (siciliani biondi congli occhi azzurri!), gli arabi, gli spa-gnoli, ecc. Basta pensare ai cognomie alla toponomastica. E non è soloquestione di genetica; ci sono sensi-bilità diverse, schemi culturali diversi,modi di fare diversi.

“bizantini per cultura:cirillo e metodio”“La grazia suppone la cultura, e ildono di Dio si incarna nella cultura dichi lo riceve” (EG, 115). Ecco per-ché “in questi due millenni dicristianesimo, innumerevoli po-poli hanno ricevuto la graziadella fede, l’hanno fatta fiorirenella loro vita quotidiana el’hanno trasmessa secondo lemodalità culturali loro pro-prie. Quando una comunitàaccoglie l’annuncio della sal-vezza, lo Spirito Santo ne fe-conda la cultura con laforza trasformante del Van-gelo. In modo che, comepossiamo vedere nella sto-ria della Chiesa, il cristia-nesimo non dispone diun unico modello cultu-rale” (EG, 116). E traquesti popoli spiccano

gli Slavi, evangelizzati dai santi fratelliCirillo (827-869) e Metodio (815circa – 885), detti appunto gli «apo-stoli degli Slavi».Ad essi Giovanni Paolo II ha dedicatola sua quarta enciclica, Slavorum Apo-stoli (2 giugno 1985). “Bizantini dicultura, i fratelli Cirillo e Metodio sep-pero farsi apostoli degli Slavi nelpieno senso della parola” (n. 8). Come? “Per tradurre le ve-rità evangeliche - continuaGiovanni Paolo II - in una lin-gua nuova, essi dovetteropreoccuparsi di conoscere bene ilmondo interiore di coloro, ai qualiavevano intenzione diannunciare la Pa-rola di Dio conimmagini econcetti chesuonasseroloro familiari.

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il primo dopo l’uNico: paolo di tarsoACHILLE mORABITO

evaNgeliZZarele culture

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Quando i missionari arrivarono inCina vollero riprodurre il rito

delle esequie secondo lo stile eu-ropeo. Ma nella tradizione cinese ilruolo del sacerdote era seconda-rio; “quando moriva un cristiano,le celebrazioni principali si svolge-vano presso la casa del defunto(non in chiesa) ed erano dirette daimembri della famiglia. Il ruolo delsacerdote (se ce n’era uno) eramarginale: la comunità gli chie-deva a parte di celebrare unaMessa in suffragio del defunto, mala salma non veniva trasportatanella chiesa… La trasmissione deiriti di generazione in generazionedipese in primo luogo dalla comu-nità e dal suo capo laico, e non dalsacerdote. Con molta probabilità,l’aspetto più importante di questorituale funebre cinese-cristiano èche esso non soltanto identificavai partecipanti come cristiani e con-solidava la loro identità, ma nellostesso tempo consentiva loro di in-tegrarsi nella più vasta comunitàcinese” (N. Standaert).

grazie alle sue origini (figlio di ebrei della diaspora) e alla sua formazione culturalee religiosa, paolo “vive alla frontiera fra due mondi, quello giudaico e quellogreco-ellenistico… oltre al ricorso spontaneo alle categorie ed espressioni propriedel mondo religioso biblico-giudaico, paolo si muove in quello greco-ellenisticocome nel suo habitat naturale” (fabris).

Il missionario gesuita Padre Matteo Ricci(1552-1610).

Le statue diCirillo e

Metonio.

la Visita Canonica è iniziata ufficial-mente il giorno 7 ottobre con un

incontro nella Sede Provinciale che haradunato tutti i religiosi cileni per l’or-ganizzazione della programmazione,ma soprattutto per presentare le con-clusioni del XIV Capitolo Generale eper dialogare sulla sua applicazionenel contesto della Provincia.La celebrazione della Santa Messa, contutti i religiosi e i seminaristi, ha con-cluso l’incontro. Nei giorni successivi,P. Tarcisio e Don Fulvio hanno visitatole comunità di Santiago – Los Cerrillose di Rancagua, mentre P. Fernando For-nerod, accompagnato da P. Sergio Fe-lipe Valenzuela Ramos, DirettoreVice-Provinciale, ha visitato le comu-nità di Los Angeles e di Quintero.

los cerrillos

A Cerrillos (Santiago) P. Tarcisio e DonFulvio hanno avuto, in particolarmodo, la possibilità di conoscere il

“Centro di Azione Sociale Divina Prov-videnza” della parrocchia “S. José Be-nito Cottolengo”, inaugurato direcente, che ha la finalità di “Promuo-vere, alla luce del Vangelo, diverse at-tività che rispondano in modo effi-cace e responsabile alle esigenzederivanti dalla povertà, dalle man-canze o dalle periferie esistenzialidelle persone della comunità parroc-chiale".In seguito, hanno partecipato alla riu-nione del Consiglio Parrocchiale,avendo anche la possibilità di conos-cere alcune cappelle della Parrocchia,ed hanno poi visitato il Cottolengo,con più di 300 assistiti, e il Collegio“Don Orione” con i suoi 1.600 alunni.Naturalmente la visita alle opere e leriunioni con gli operatori laici cheportano avanti le attività è stata inter-calata da diversi incontri con i reli-giosi che accompagnano, inprima persona, tutte le nostreattività e i servizi.

È stato molto bello condividere iltempo della Visita, oltre che con i re-ligiosi, anche con i seminaristi (2 pos-tulanti e 2 aspiranti) che vivono nellaSede Provinciale, trasformata in Semi-nario.«A Cerrillos il passato missionario èparticolarmente sentito quando si favisita al cimitero e si leggono i nomidei religiosi orionini che hanno datola vita per “edificare” la Congrega-zione in Cile» ha comunicato P. Tar-ciso, che ha aggiunto «Il presente èfatto di tante opere, di attività e diservizio che rendono ammirevole ladonazione dei religiosi; il futuro è rap-presentato soprattutto dalla presenzadei seminaristi con i loro sogni di con-sacrazione orionina e il desiderio didonare la vita “da missionari” inCile».

rancagua

A Rancagua i visitatori hanno incon-trato una comunità formata da tre re-ligiosi di nazionalità diverse (P. AlvaroOlivares è cileno, P. Giacomo Valenzaè italiano e P. Juan Miguel Pedrajas èspagnolo) che portano avanti il PiccoloCottolengo e la Parrocchia “CristoRey”. Per quanto riguarda la Parroc-chia, P. Tarcisio e Don Fulvio hanno ve-rificato la ricostruzione della Chiesaparrocchiale semidistrutta, il 1° gen-naio di quest’anno, da un incendio cheha danneggiato gravemente gli am-bienti del presbiterio e della sagrestia.La ricostruzione è ormai quasi alla fine,grazie anche ad uno sforzo econo-mico di solidarietà della Vice-Provincia. «È stato molto bello anche incontrareil Vescovo di Rancagua, Mons. Alejan-dro Goić Karmelić, - ha fatto sapere P.Tarcisio - che ha molta stima della nos-tra Opera in Cile. E un altro segnaledella stima che gode la nostra pre-senza a Rancagua è stata la gradita vi-sita di un Senatore della Repubblica edi un Deputato che hanno condiviso ilpranzo con la Comunità». Per quanto riguarda il Piccolo Cotto-lengo, oltre alle riunioni e gli incontriusuali di una Visita Canonica, è stataparticolarmente bella e piena di signi-ficati spirituali la Celebrazione dellaSanta Messa con i residenti del Cotto-lengo e con gli alunni della Scuola Spe-ciale con l’amministrazione deiSacramenti di Iniziazione Cristiana aun gruppo di 10 assistiti. «Una cerimo-nia commovente – ha raccontato il Di-rettore generale - naturalmente per lagioia di chi ha ricevuto i sacramenti,ma anche nel vedere che a fare da pa-drini erano i nostri dipendenti, cioè co-loro che condividono la vita e hanno ilcompito di curare il corpo dei nostriospiti. Ma, come Don Orione insegna,è necessario dare anche “il divino bal-samo della fede”».

los angeles

A Los Angeles P. Fernando e P. Felipehanno incontrato la comunità reli-giosa orionina, composta da P. Gil-berto Patricio Paez Soto, P. GustavoValencia Aguilera e Fratel Juan DazaJara. I visitatori hanno incontrato la

comunità parrocchiale di “Nuestra Se-ñora del Perpetuo Socorro” nella ce-lebrazione della santa Messa domeni-cale molto frequentata in modo par-ticolare dai giovani.Dopo la celebrazione eucaristica, i vi-sitatori accompagnati da alcuni mem-bri della comunità parrocchiale,hanno partecipato alla distribuzionedel cibo ai senzatetto; in seguito,hanno incontrato alcune delle nume-rose comunità cristiane che vivononelle zone rurali limitrofe. I due reli-giosi hanno poi incontrato la comu-nità educativa del “Colegio DonOrione”, dove sia i nostri religiosi sia ilaici offrono un servizio di eccellenzain ambito educativo e di evangelizza-zione a una vasta popolazione dell’a-rea urbana e dei dintorni.L’attività dei nostri confratelli orioninisi completa con due opere caritativemolto importanti. La prima visitata daP. Fernando e P. Felipe è stata il Centroper anziani “Hogar Don Orione”, cheè frequentato da oltre un centinaio dianziani, caratterizzati per la maggiorparte, da un alto rischio sociale e damolta povertà. I visitatori, in seguito,hanno incontrato l’equipe di professio-nisti che porta avanti una secondaopera di carità, la “Fondazione Bet-zaida - Centro Kitralhue”, dove sonoseguiti più di 40 adolescenti ad altorischio sociale, provenienti dalle areeperiferiche della città. I diversi incontricon i leader laici e il personale delle

varie istituzioni orionine presenti a LosAngeles, hanno rinnovato la possibi-lità di entrare in contatto con lo spi-rito di carità testimoniato in tali operetanto significative.

Quintero

P. Fernando e P. Felipe, si sono direttipoi a Quintero dove la comunità reli-giosa è composta da P. Carlos MedinaMagallanes, Pedro P. e P. Bruno FerriniPietrobon. Anche qui le attività orio-nine danno vita al “Colegio DonOrione”, un importante centro di edu-cazione cristiana in città, al “PiccoloCottolengo Don Orione”, e alla “Es-cuela especial Lourdes” frequentatada bambini con bisogni educativi spe-ciali, che fanno uso di moderne strut-ture per lo sviluppo delle loro capacità.Infine, hanno visitato la ParrocchiaSanta Filomena, affidata anch’essa ilservizio dei nostri religiosi, che servel'intera città di Quintero ed è com-posta dalla comunità presente nellasede centrale e da numerose altre co-munità che vivono la loro fede nellacelebrazione eucaristica, con la medi-tazione della Parola di Dio nei circolibiblici e con un intenso servizio di ca-rità, soprattutto nella mensa "Mateo25" dove vengono accolte personeche vivono in strada, e viene offertoloro un pasto caldo al giorno, la possi-bilità di usufruire di docce e di avereabiti puliti. d

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passato, preseNtee futuro iN ciledal 6 al 14 ottobre il direttore generale p. tarcisio vieira, insieme a don fulvio ferrari,economo generale, e a p. fernando fornerod, consigliere generale, ha visitato lavice-provincia “Nuestra señora del carmen” (santiago).

deltà a Dio, fedeltà alla preghiera.Sono i primi in cappella per la medi-tazione personale, per il rosario etutte le altre pratiche di pietà. Tantevolte sono anche gli unici ad esserefedeli all’accompagnamento spiri-tuale ecc. In genere bastano pochigiorni per rendersi conto del climaspirituale di una comunità ed è neces-saria una forte vita spirituale per co-municare Cristo al mondo.“Al missionario si richiedeche abbia una spiritualitàfondata su Cristo, sulla Pa-rola di Dio, sulla la liturgia”(Papa Francesco allePSMC 26/05/2017). Lapresenza di questi mis-sionari anziani nelle co-munità è un bene. La loropresenza, infatti, fa benealla communita che ne ri-ceve degli stimoli perdestare il cuore dei con-fratelli, ma fa anchebene ai missionari che sanno di essereancora utili. “Mettere al centro la vitacomunitaria e la valorizzazione deiconfratelli” è stato indicato dal XIVCapitolo generale come una delle treurgenze per il cammino della Congre-gazione.

Occorre valorizzare tutti questi con-fratelli che hanno speso tutta la lorovita per la missione e che ancora oggicontinuano a dare una coraggiosatestimonianza. È quello che fa il Papae che ci invita a fare: “In questo mo-mento, penso anche con ammira-zione soprattutto ai numerosisacerdoti, religiosi e fedeli laici che,in tutto il mondo, si dedicano all’an-nuncio del Vangelo con grandeamore e fedeltà, non di rado anche acosto della vita. La loro esemplaretestimonianza ci ricorda che la Chiesanon ha bisogno di burocrati e di dili-genti funzionari, ma di missionari ap-passionati, divorati dall’ardore diportare a tutti la consolante parola di

Gesù e la sua grazia”. (Papa Fran-cesco Angelus del 14/08/2016).La missione esige persone che si las-cino totalmente trasformare daCristo. È ovvio che questo non acca-drà mai senza una chiara decisione adimmedesimarsi con Cristo tramitedelle scelte coraggiose di disciplina edi vita spirituale.“Sì, bisogna ripartire da Cristo, per-

ché da Lui sono partiti i primi dis-cepoli in Galilea; da Lui,lungo la storia della Chiesa,

sono partiti uomini e donnedi ogni condizione e cultura che,

consacrati dallo Spirito in forzadella chiamata, per Lui hanno las-

ciato famiglia e pa-tria e Lo hannoseguito incondizio-

natamente, renden-dosi disponibili perl’annuncio del Regnoe per fare del bene a

tutti” ( Ripartire da Cristo 21).Abbiamo in Congregazione dei mis-sionari appassionati di Cristo, dell’As-soluto, che mantengono alto il tenoredi vita spirituale ed apostolica.

la passione per l’uomo

È la vicinanza con Dio che permetteai nostri missionari di poter avvicinaregli uomini e di incontrali. La sfida dellamissione oggi è farsi compagni diviaggio e mostrare il volto di un Diogioioso, che ci ama e cammina connoi. Per questo c’è bisogno di ascolto,

di mettere al centro la persona, checonta più di ogni altra cosa; gli atteg-giamenti vitali della missione non pos-sono che essere questa capacità diaccogliere l’altro per il solo fatto chec’è una persona a far spazio, per lui,nel cuore e nella vita. “Quando la vitainteriore si chiude nei propri interessinon vi è più spazio per gli altri, nonentrano più i poveri, non si ascolta piùla voce di Dio, non si gode più delladolce gioia del suo amore, non pal-pita l’entusiasmo di fare il bene.Anche i credenti corrono questo ris-chio, certo e permanente.”(EG 2)Lo stile accogliente chiede d’eserci-tare l’amore nel fatto di accettare l’al-tro, di riconoscerlo; ciò implica lacapacità di ascolto, la tolleranza, ilsenso sacro della persona umana. Più che mai oggi c’è bisogno di per-sone consacrate e di fedeli laici ca-paci di entrare in dialogo con altrepersone. Anche se nelle comunità sivivono a volte alcune situazioni di fa-tica e di disagio, è consolante trovarepastori aperti e attenti alle persone, al“diverso”, alla nuova realtà. Ho incon-trato dei missionari anziani, pieni dicreatività sempre pronti a manifestarel’amore di Dio che riempie il lorocuore. Questi anziani che hanno lamemoria del passato ci aiutano a vi-vere il presente e ad affrontare me-glio il futuro. Il mondo nel qualeviviamo è cambiato sicché la periferiasi trova già alla nostra porta. Con ilPapa facciamo tesoro dell’esperienzadei anziani.

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in questo mese di novembre cele-briamo il VI Convegno Missionario

della Famiglia orionina che ha per ti-tolo “Tutti siamo discepoli missionari”. Ci siamo preparati lungo l’anno aquesto importante evento supportatianche dal “Don Orione oggi”, che hadato spazio al tema della missione, edal lavoro dei Gruppi Studi Orionini.Il Convegno che ha come sottotitolo“La conversione missionaria dell’orio-nino”, si realizza sotto l’impulso de-ll’Evangelii Gaudium. In Evangelii gaudium, intesa come unprogramma pastorale per tutta laChiesa, Papa Francesco ci proponeuna trasformazione missionaria, chedeve condurre tutta la Chiesa ad una“Uscita da sé”, invitando tutti ad unaconversione pastorale e missionaria. La conversione è un cammino lungo e

difficile che comporta un ritorno a Diocon tutto il cuore. Il Papa ritiene cheoggi la conversione pastorale debbaessere una conversione “missionaria”,che orienta tutta la vita della Chiesaad uscire da sé stessa per cercarequanti si sono allontanati e non solo. Nel messaggio di Papa Francesco, de-dicato alla Giornata Missionaria Mon-diale 2017 è possibile ricavare diversispunti possano ispirarci, anche nelnostro piccolo, a divenire missionari“in tutte le periferie che hanno bi-sogno della luce del Vangelo”.Il Papa si sofferma, in particolare, sulsenso della missione, rispondendo atre quesiti fondamentali: Qual è il fon-damento della missione? Qual è ilcuore della missione? Quali sono gliatteggiamenti vitali della missione?Queste domande sono appropriate

il cuoredella missioNe

per una rifles-sione sia personale

sia comunitaria per valu-tare il nostro “agire” missionario. In

vista della preparazione al Convegno,si era pensato di rivolgere queste do-mande essenziali, forti, ai missionarisparsi nel mondo orionino per racco-gliere la loro testimonianza. In se-guito però, più che con le parole hoavuto delle risposte dalla vita di alcuninostri missionari anziani incontratinelle varie visite. Nella quotidianitàvissuta con loro ho potuto cogliere lerisposte alle domande del Papa.

la passione per cristo

Non si può vivere la missione senzauna grande passione per Cristo, èovvio lo sappiamo tutti, ma nonbasta. È bello sentire dei confratellidire a proposito di un anziano dellacomunità “È in mezzo a noi come unrichiamo permanente alle cose diDio”. Alcuni confratelli dopo più di 40anni di missione sono ancora attivi,sereni, entusiasti.Lungo gli anni hanno mantenuto la fe-

la sfida della missione oggiè farsi compagni di viaggio emostrare il volto di un dio gioioso,che ci ama e cammina con noi.

la chiesa ha bisogno “di missio-nari appassionati, divorati dal-l’ardore di portare a tutti laconsolante parola di gesù e lasua grazia”.

la testimoNiaNZa e la saggeZZa degli aNZiaNi

“La Chiesa guarda alle persone anziane con affetto, riconoscenza egrande stima. (…) Voi siete una presenza importante, perché la vostra

esperienza costituisce un tesoro prezioso, indispensabile per guardare alfuturo con speranza e responsabilità. La vostra maturità e saggezza, accu-mulate negli anni, possono aiutare i più giovani (…) Gli anziani, infatti, tes-timoniano che, anche nelle prove più difficili, non bisogna mai perdere lafiducia in Dio e in un futuro migliore. Sono come alberi che continuano aportare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributooriginale per una società ricca di valori e per l’affermazione della culturadella vita”.(Papa Francesco, Festa dei nonni 2015)In un villaggio per mettere alla prova dei ragazzi un anziano diede loro dellepietre da bucare. Poco dopo uno dei ragazzi tornò indietro per chiedere“potrei avere un esempio di pietra bucata per poterne fare una uguale?"Così si è saputo che quel ragazzo viveva a casa con i suoi nonni.

Quando, il 28 dicembre 1908, Mes-sina fu distrutta dal terremoto, res-

tarono sotto le macerie 80.000persone sorprese nel sonno. Da unacasa furono salvati due fratellini,Sante e Luigi Gemelli, mentre mori-rono padre, madre, nonna, sorelle. Lozio Domenico accompagnò i due ni-poti da un certo Don Orione, il cuinome suonava come una speranzaper i tanti orfani del terremoto. Il pic-colo Sante aveva 11 anni, essendonato il 25 agosto 1897, e da quelgiorno, il 2 febbraio 1909, DonOrione e la sua Congregazione diven-nero per lui famiglia e casa. Fu con altri orfani a Noto e poi a Cas-sano Ionio. A Villa Moffa di Bra, fece ilnoviziato e divenne Figlio della DivinaProvvidenza, professando i voti il 15agosto 1913.Scoppiata la guerra del 1915-1918,ancora giovane chierico, fu arruolatonell’esercito e cominciò anche per luiil percorso lungo e doloroso sullemontagne del Carso. Sono conser-vate le sue lettere dal fronte di guerradirette a Don Orione e a Don Sterpi. Ritornò da quella “strage inutile” epoté continuare gli studi. Fu ordinatosacerdote l’11 marzo 1922. Salvatodue volte, dal terremoto e dalla gue-rra, sentì ancor più che la sua vita eraun regalo di Dio e la volle spendere,in gratitudine, per quanti il Signore gliavrebbe dato. Iniziò il suo apostolato a Noto. A Mes-sina, lo raggiunse Don Orione che glidisse: “Ti debbo trovare un lavoro.Posso offrirti due strade: o lasciartialla Consolata, qui a Messina, comedirettore; oppure mandarti in mis-sione”. Don Gemelli non esitò: “Pre-ferisco le missioni”. “C’è la missionein Palestina, gli disse ancora DonOrione, dove non so come fare. Vuoiandarci tu? Si tratta di partire subito”.E Don Sante si imbarcò da Brindisi il21 aprile 1925, per scendere Giaffae poi raggiungere Artuf per Rafat.

Qui c’erano da risollevare le sorti diuna colonia agricola. Successiva-mente passò in quella di Cafarnao.Nel 1929, Don Orione gli disse chec’era un’altra urgenza: a Rodi, in Acan-dia, era stato affidato un Istituto allaCongregazione dove organizzare l’ac-coglienza di una sessantina di orfaniarmeni, scampati allo sterminio delloro popolo. C’era tutto da fare.Don Sante partì. Si mise all’opera confiducia nella Provvidenza e attuando ilmetodo cristiano-paterno di DonOrione. Riuscì a dare conforto, scuolae lavoro a quei ragazzi. “Don Gemelliera sempre in moto, come una trot-tola che non conosceva sosta quiete,eccetto quella interiore”, ricorda untestimone. La sua figura divenne quasiepica a Rodi. L’Istituto godeva la stimadella città e del governo italiano, visi-tato da alte personalità quali il re Vit-torio Emanuale III, Guglielmo Marconi,De Vecchi di Val Cismon e il governa-tore Lago.Nel 1936, consolidato l’Istituto diRodi, Don Orione, conoscendone latempra di pioniere indomito, destinòdon Gemelli in Albania, a Sijhak, a 12km da Durazzo. C’era un vasto te-rreno da bonificare e un gran numerodi ragazzi cui dare educazione e fu-turo. Dal 1936 al 1944, seppe perse-guire i due obiettivi insieme, in quellache era chiamata la “zona dellamorte” a causa delle tante vittime dimalaria. Costante caratteristica diDon Gemelli era l’amabilità e l’ange-lico sorriso sul volto, inalterato anchedinnanzi difficoltà, fatiche e avversità.Nel 1944, in Albania si installò il co-munismo. Dato l’affetto della popola-zione locale, Don Gemelli pensava dinon avere nulla da temere, ma subìprigionia, maltrattamenti e stava peressere fucilato. Tornato in Italia tratante peripezie, sempre portò nelcuore l’Albania.In Italia, nel dopoguerra, c’era da rim-boccarsi le maniche per ricostruire le

città, per alleviare sofferenze e po-vertà. A Don Gemelli fu affidata laCasa dell’Orfano in Trastevere, aRoma. Arrivò ad accogliere fino a 500ragazzi ai quali bisognava provvederetutto e dare un po’ di cuore. È un’al-tra pagina bella della luminosa vita diDon Gemelli. Passata la prima emergenza degli or-fani del dopoguerra, Don Gemelli fudirettore dell’Istituto San Filippo Neria Roma (1947-1951) e poi a ReggioCalabria (1953-1961). Il Villaggio delFanciullo di Palermo (1962-1966) ful’ultima tappa della sua vita. Vi giunsegià indebolito per il male che egli ce-lava sotto il suo immancabile sorriso,ma si dedicò fino all’ultimo – il 21giugno 1966 -, senza riserve, allacura spirituale dei ragazzi e dellagente della parrocchia. Palestina, Rodi, Albania: Don SanteGemelli è il pioniere orionino lanciatoverso Oriente.

«L’evangelizzazione implica anche un cammino di dialogo. Per la Chiesa, in questo tempo ci sono in modo partico-lare tre ambiti di dialogo nei quali deve essere presente, per adempiere un servizio in favore del pieno sviluppodell’essere umano e perseguire il bene comune: il dialogo con gli Stati, con la società – che comprende il dialogocon le culture e le scienze – e quello con altri credenti che non fanno parte della Chiesa cattolica. In tutti i casi“la Chiesa parla a partire da quella luce che le offre la fede”, apporta la sua esperienza di duemila anni e conservasempre nella memoria le vite e le sofferenze degli esseri umani.Questo va aldilà della ragione umana, ma ha anche un significato che può arricchire quelli che non credono e invitala ragione ad ampliare le sue prospettive». (Evangelii Gaudium, 238).

N. 9La forma dellamissione oggi

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pioniere orionino verso oriente: palestina, rodi, albania.

FLAVIO PELOSO

Don SanteGemelli aPalermonel febbraiodel 1966.

Eccellenza, lei ha vissuto esperienze di evangelizza-zione in missione in zone lontane come ad esempio laCina, la sua terra di origine e la diocesi di Agaña, inGuam. Quali difficoltà si incontrano in queste situazionie in che modo si può lavorare per raggiungere il mag-gior numero di persone possibili?Nell’arcidiocesi di Agaña la popolazione è di circa 160mila persone, di cui circa l’85% sono cattolici e di lungatradizione, però i problemi sono molto concreti e attuali.Le difficoltà sono proprio nell’unità tra i cattolici, che vi-vono conflitti derivanti da molti fattori. Io ho lavorato lì piùo meno sei mesi e come vescovo mi rapportavo con i sa-cerdoti, tra i quali ne ho trovati di ottimi con cui poter dia-logare e collaborare. Si impegnano molto e sono unagrande risorsa per i cattolici, i fedeli e i laici.

E la Cina?La Cina è una realtà molto complessa, difficile da descri-vere. Attualmente ci sono 146 circoscrizioni (non tutte ele-vate a diocesi), più o meno 108 vescovi, e dal 1949 c’èquesto governo Comunista sotto il quale la Chiesa, pur-troppo, è un po’ divisa. Noi, tradizionalmente, per ricono-scere questa divisione parliamo di Chiesa ufficiale,riconosciuta dallo Stato, e di Chiesa non ufficiale, non an-cora riconosciuta. Quest’ultima a volte viene definita clan-destina, ma solo perché il governo non riconosce unacomunità che non voglia partecipare all’associazione pa-triottica, il cui statuto è incompatibile con quello della

Chiesa. Da Giovanni XXIII in poi i Papi hanno lavorato moltoper ricucire l’unità della Chiesa. In questi ultimi 39 anni laCina ha fatto enormi passi in avanti in campo economicoe finanziario, diventando ricca e potente nel teatro mon-diale, ma il passo gigantesco del progresso, molto supe-riore rispetto a quello che doveva essere fatto per il brevelasso di tempo, ha portato 400 milioni di persone dallaclasse media alla miseria, e questo ha portato a perdere ivalori umani più centrali, come quello della famiglia e deirapporti personali. Non dico che siano andati totalmentepersi, però lo Stato ha rinunciato a consolidarli e rinforzarli.Purtroppo questo comporta che fra questi 108 vescovi c’èchi è più filo-governativo e invece chi è più audace nel di-fendere la dottrina della Chiesa e dell’unione con il Papato.

Quanti sono i cattolici in Cina?È una bella domanda, ma non ho una risposta precisa. Nel2010 la stima era addirittura intorno ai 14 milioni ma ul-timamente forse siamo a meno di 12 milioni. La Chiesa ci-nese, intendo quella patriottica, e il suo capo, hannoannunciato che la cifra dovrebbe essere intorno ai 6 mi-lioni ma i dati pubblici di ogni diocesi non contano un belnumero di convertiti. Io comunque ho visto una certa ri-levanza dei cristiani e dei cattolici in Cina, perché in findei conti la gente lì vive costantemente dei drammi,quindi cerca qualcosa di più dopo la morte. I cristianifanno una proposta in questo senso, perciò la gente è mo-tivata a venire, a informarsi e a chiedere il battesimo.

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monsignor Savio Hon Tai-Fai è il Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione deiPopoli. Cinese di Hong Kong racconta al Don Orione oggi di come la Chiesa stia affrontandola sfida dell’evangelizzazione nelle nuove frontiere: dall’Asia all’Oceania.

Monsignor SavIo Hon TaI-Fa

Già Segretario della Congregazioneper l’Evangelizzazione dei Popoli,è stato nominato recentementenunzio apostolico in Grecia

UNA CHIESA SENZA CONFINI La vita di un fedele in questi posti per noi lontani èuguale a quella che viviamo noi qui o c’è un’attenzionemaggiore ad esempio verso il sociale?In Guam si fanno opere caritatevoli come ad esempio peri senza tetto, si fanno raccolte di cibo e vestiti per i biso-gnosi, ma poi vedo che ogni parrocchia ha una tradizionediversa. Ho partecipato poi a feste parrocchiali in chiesecon 400 persone all’interno e anche più di mille fuori, per-ché si organizza un cenone e si invitano tutti a riunirsi ecredo che questa carità missionaria sia diversa da tutti.È una bella tradizione.

Proprio alla luce di quello che mi ha detto, la Chiesa staaffrontando numerosi cambiamenti che si riflettono inogni suo aspetto. In quale direzione si sta muovendo?E quali sono le nuove frontiere che dovrà esplorare? Leiha parlato della Cina ma ci sono anche altri luoghi, comel’Africa, dove ci sono molti conflitti e dove i cristiani sonospesso perseguitati. Come vede lei questo scacchiereper il futuro, riguardo l’opera pastorale della Chiesa?La Chiesa quando cresce ha bisogno di tempo, parliamoanche di secoli, questo perché la fede ha le sue dinamichee ci vuole più pazienza. Ora, secondo me, noi missionaried evangelizzatori siamo strumenti di Dio. È importanteche condividiamo la sua letizia e la gioia di essere evange-lizzati e di portare lo stesso Vangelo agli altri. In Cina hoincontrato dei giovani seminaristi che hanno difficoltànella propria diocesi perché c’è questa “lotta”, però cono-sco uno di loro che ha chiesto di stabilire il suo apprendi-stato in un paesino di montagna e mi ha raccontato cosemeravigliose. È venuto a Hong Kong per cercare aiuto, sus-

sidi e materiali per fare animazione, così è riuscito a for-mare un gruppo di giovani per visitare i villaggi di monta-gna e poter aiutare anziani e bambini che rimangono soli,portando loro qualche vestito e del cibo, ma allo stessotempo stando con loro, organizzando qualche serata concanti e proponendo un divertimento semplice. Ogni voltache questo giovane sacerdote mi racconta queste cose mitrasmette anche la sua gioia e la sua felicità, ma una voltami ha impressionato una frase che ha detto: “Il buon Gesùmi ha dato questo dono”. Vedo in tutto questo una mis-sione di amore grandissimo, che può sconfiggere il grigiopragmatismo con lo spirito di essere vicino alle personepiù bisognose e ritrovare la gioia cristiana.

Oggi forse c’è bisogno di una nuova evangelizzazioneanche qui in Occidente, nel mondo cosiddetto “svilup-pato”. Lei è d’accordo? Guardando le chiese la dome-nica vediamo molte persone over 65, ma pochi giovani,perché per coinvolgerli bisogna incontrarli, uscire.Concorda con questa visione?Sì molto, e mi ricordo che Papa Benedetto XVI aveva rila-sciato un’intervista che parlava di Cristo come sale dellaterra e luce del mondo, ripresa anche da Papa Francesco. Questi sono gli elementi cardine della vocazione cristianae personalmente credo che Dio ama tutti e può salvaretutti in Cristo, anche chi è più lontano e non lo conosce.Sempre Papa Francesco, citando Papa Benedetto, ha sot-tolineato come la minaccia più forte per la Chiesa sia“il grigio pragmatismo”, cioè quando tutto procede inmodo apparentemente normale ma intanto la fede inde-bolisce e degenera con meschinità. Questo sviluppa, comedice il Santo Padre, “una supremazia della tomba” per icristiani, che li trasforma in mummie da museo, con uncorpo senza anima e gioia, che ha così la tentazione diaderire ad una tristezza dolciastra, cioè fatta di piccolecose che non danno vera felicità.Credo perciò che oggi i nostri giovani hanno davanti tantescelte, tentazioni, che creano loro difficoltà a capire comeconcentrarsi e ascoltare il proprio cuore. Purtroppo anche

i genitori e le famiglie per vari motivi hanno tralasciatol’educazione dei propri figli, quell’educazione fatta conil cuore, con amore. Qui bisogna proprio tornare all’es-senziale, al cuore e noi siamo gli strumenti che possonofare questo, siamo segni dell’amore di Dio e portatoridella sua parola e perciò dobbiamo trovare chi cerca ebrama la parola di Dio, senza perdere le speranze.

“Noi missionari ed evangelizzatori siamo strumentidi Dio. È importante che condividiamo la sua letizia

e la gioia di essere evangelizzati e di portare lo stessoVangelo agli altri”.

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“Vedo in tutto questo una missione di amoregrandissimo, che può sconfiggere il grigio

pragmatismo con lo spirito di essere vicino allepersone più bisognose e ritrovare la gioia cristiana”.

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«sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggioe ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’au-

topreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: farein modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta,che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro aiquali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesadeve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale» (EG 27).Il VI Convegno Missionario della nostra storia si realizza sotto l’impulso dell’Evangelii Gaudium, l’Esortazione Apostolicadi Papa Francesco sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, tenendo presente anche gli orientamenti dei duerecenti Capitoli generali, il XIV per i Figli della Divina Provvidenza e il XII per le Piccole Suore Missionarie della Carità.

Obiettivi del Convegno4Presentare la prospettiva della missionarietà come il modo di intendere tutto l’agire della Chiesa per stimolare, alla

luce dell’Evangelii Gaudium, un vero rinnovamento nella Famiglia Orionina (FDP, PSMC, ISO e MLO).

4Discernere quali iniziative sono opportune affinché la missionarietà ci aiuti a rileggere le scelte dei Capitoli Generalidelle due Congregazioni e ci porti tutti ad essere “servi di Cristo e dei poveri” (FDP) e a “donarsi tutte a Dio, peressere tutte del prossimo” (PSMC), secondo lo spirito di Don Orione.

4Verificare e elaborare gli orientamenti missionari per la Famiglia Carismatica Orionina e condividere, al massimolivello, le linee di animazione e i progetti di sviluppi missionari delle Congregazioni.

il VI Convegno missionario Orionino si svolge a montebello della Battaglia dal 12 al 15 novembre 2017.

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il coinvolgimento dei laici nello spi-rito e nella vita di Don Orione e della

sua Piccola Opera della Divina Provvi-denza, oggi divenuto Movimento Lai-cale Orionino, ha radici storichesicure e risponde ad una precisa sen-sibilità e volontà del Fondatore.Il cammino del MLO, come attual-mente inteso, e cioè unitario, diversi-ficato ma coordinato, organizzato,soggetto autonomo identificato dalcarisma di Don Orione, in comunionecon tutta la Piccola Opera della DivinaProvvidenza, ha una storia recente.Infatti nel 1995, dopo circa due annidedicati alla conoscenza della situa-zione e allo studio della realtà laicaleche viveva nell’orbita di Don Orionenelle diverse nazioni, il Superiore ge-nerale indirizzò a tutti i Figli dellaDivina Provvidenza un “Lettera pro-grammatica” (18-12-1995) per av-viare il Movimento Laicale Orionino;ad essa fece subito seguito quella

analoga della Superioragenerale (23-12-1995)che impegnava anchele Piccole Suore Missio-narie della Carità nelmedesimo cammino.Con un coinvolgimentocorale di religiosi, reli-giose e laici si misero inmoto i coordinamenti lo-cali, territoriali e generale. A Rocca diPapa (Roma) nel 1997, si realizzò ilprimo Convegno internazionale delMLO che diede dinamismo e creati-vità al Movimento. Tale evento, con-fortato da un particolare Messaggiodi Papa Giovanni Paolo II, può essereconsiderato l’atto di nascita ufficialedel Movimento.L’XI Capitolo Generale dei Figli dellaDivina Provvidenza (1998) e il IX Ca-pitolo generale delle PSMC (1999)hanno dato un ulteriore impulso allacrescita del MLO.

Terminata la fase di primacostituzione del MLO, fuelaborata e approvata laCarta di comunione du-rante il secondo ConvegnoInternazionale (Claypole, 7-

13 ottobre 2002), successi-vamente riconosciuta anche

dai Superiori religiosi. Essa con-tiene le linee di formazione e di orga-nizzazione che sono di riferimentosicuro per il cammino del MLO, di-verso nelle sue componenti per na-zionalità, cultura, categoria, tipo digruppi e di attività.In sintonia con la Carta di comunione,il cammino e le strutture del MLOsono andate consolidandosi semprepiù nelle diverse nazioni di presenzaorionina. All’interno del MLO, e conl’incoraggiamento dei Superiori gene-rali religiosi, è stato giudicato maturoe conveniente il riconoscimento cano-nico del MLO, sia per consolidarel’identità e l’unità interna del Movi-mento e sia per meglio inserirlo nellacomunione e nel cammino dellaChiesa. Dopo un attento iter di consul-tazione, discernimento e decisione tratutte le componenti del MLO e in co-munione con la Famiglia carismaticaorionina, nel 2011 è stato elaboratolo Statuto, sulla base del quale è statochiesto il riconoscimento canonicodel MLO quale Associazione pubblicadi fedeli laici presso la Congregazioneper la Vita Consacrata e le Società diVita Apostolica (CIVCVSA).Il Decreto con cui la Congregazioneper la Vita Consacrata ha riconosciutoil MLO come “Associazione pubblicadi fedeli laici” è datato del 20 novem-bre 2012.

Nel 1997, dal 9 al 12 ottobre, si realizzò il primo incontro internazionale del mloche diede dinamismo e creatività al movimento. tale evento può essere consideratol’atto di nascita ufficiale del mlo.

i 20 aNNi del movimeNtolaicale orioNiNo

movimeNto laicale orioNiNo

1993 - Montebello“Non possiamo restare tranquilli” (RM 86)

1999 - Montebello“Nuovo slancio missionario”

2001 - ManilaConvegno Missionario per l’Asia

2005 - ariccia“Fino agli estremi confini della terra”

2011 - ariccia“Tutti in Missione. Come il Padreha mandato me anche io mando voi”

2017 - Montebello“Tutti siamo discepoli missionari” (EG 119)La conversione missionaria dell’Orionino

I Convegni Missionari della nostra storia

“Tutti siamo discepoli missionari” (EG 119)La conversione missionaria dell’Orionino

come mai nel cuore dell’Europa delXXI secolo, ci siano ancora tante per-sone che per accedere agli studi deb-bano vendere il proprio corpo? Sonoconvinto che anche oggi vale quantoha scritto Don Orione nel lontano1922: “La prima base della vita civilee d’ogni sana educazione è la mora-lità e l’onestà dei costumi, e ciò nonsolo per noi cattolici ma per qualun-que popolo e sotto qualunque cielo”.Possibile che a questi studenti chesono il futuro dei paesi d’Europa, nonsi riesca a dare “assicurato l’avveniree la vita morale e religiosa del paeseche è base di tutto”? (Don Orione).Don Orione sin da giovane ha dedi-cato la sua vita a questo scopo, mahanno fatto anche altri prima di lui,come per es. San Francesco di Sales,San Giovanni Bosco e altri, senza par-lare di tutte le Congregazioni reli-giose ed istituzioni che si occupanodell’educazione dei giovani in tantimodi, come per es. oratori, collegi,scuole, università, fondazioni che of-frono borse di studio… e costatiamocon dolore che, nonostante tutto,continuano ad essere sempre insuffi-cienti.Mi sono ricordato di una conferenzadi Marco Guzzi, poeta, filosofo e con-duttore radiofonico italiano, il qualefaceva notare il continuo progressodella cultura umana.

Notavamo, come intere società cres-cevano nei valori, avvicinandosi sem-pre più a quegli evangelici. Guzzifaceva notare come, nonostante unaprogressiva secolarizzazione e l’ab-bandono della fede in Dio, si alzava illivello della cultura e i valori predicatida Gesù venivano messi da molti po-poli alla base della loro vita. In quelmomento ho riflettuto su comel’uomo sia diventato pragmatico: hapreso dal Vangelo quello che gli fa-ceva comodo e che gli permetteva diregolare le relazioni esterne, ma nonha accettato Gesù e non gli ha datoaccesso al proprio cuore. Così nascel’‘uomo pragmatico’ che si lascia ispi-rare dai valori evangelici nel fareopere buone e crede che sia solo luil’unico autore del bene, dimenti-cando Dio.Così facendo, non si accorge che ilbene “fai da te” è solo un bene par-ziale, relativo e illusorio; un bene limi-tato, un bene finché ha pazienza, unbene di cui beneficia egli stesso a sca-pito di altri, un bene che schiavizza,

un prestito con interessi che l’altronon potrà mai pagare, un piacere dirapporto sessuale forzato che toglieràall’altro il senso di stima e di dignità,ecc. Credo che tutti potremmo com-pletare questo elenco con molti altriesempi di bene illusorio che abbiamoforse anche sperimentato sulla nostrapelle. Sono esempi di un bene che ècapace fare l’uomo pragmatico e au-tosufficiente, “un fai da te” che es-clude Dio.Ma diciamolo con chiarezza, a partequalche eccezione, un bene così nonè un bene, è il male! E così sarà finchécolui che perpetra non passerà da unatteggiamento pragmatico di unbene apparente a un vero incontrocon Gesù, che gli mostrerà che il verobene non è far finta di aiutare gli altri,il bene vero è vuolere il bene dell’al-tro. Il vero bene non si accontenta ne-anche di un atto di generosità versol’altro, ma si prende la responsabilitàdell’altro. Questo ci insegna Gesù.Spesso mi rendo conto, di quantosiamo lontani dal comandamento diGesù che chiede: “Che vi amiate gliuni gli altri. Come io vi ho amato, cosìamatevi anche voi gli uni gli altri”(Gv 13,34). Per dimostrarlo ci ha datoin dono la sua vita, il dono dell’infinitoamore di Dio per gli uomini, simbo-leggiato dai 10.000 talenti (pari a 60milioni di giornate lavorative, cioè200 mila anni di lavoro o una fila di 3km di camion di metallo prezioso). Dobbiamo ricordarci che si può ris-pondere a questo amore solo con ilvero amore che non è una giustiziaapparente, ma la giustizia divina cheè amore, misericordia, dono e per-dono.E la giustizia di Dio chiede non solo disaldare i conti, cosa che viene fatta danoi spesso solo in modo formale, maè una giustizia superiore, propria dichi ama e che all’avversario deve la ri-conciliazione, al povero l’acco-glienza, allo smarrito la ricerca, alcolpevole la correzione, al debitore ilcondono.

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Nell’articolo si afferma che uno deifondatori di un sito web per in-

contri online, che si presenta come“imprenditore, creativo e padre di trefigli”, ha deciso all’inizio di questanuova ‘stagione’ accademica, di pun-tare sui billboard (tabelloni pubblici-tari) collocati davanti ad alcunicampus universitari dell’Europa occi-dentale con il seguente messaggio:“Ehi, studentesse! Migliorate il vostrostile di vita! Cercatevi uno sponsor!”.L’‘imprenditore’ invita semplicementele studentesse a farsi pagare gli studiin cambio di prestazioni di carattere

intimo e, per non definire questo tipodi ‘servizio’ con il termine ‘prostitu-zione’, usa l’eufemismo “relazionecon vantaggi reciproci”, sostenendoche anche i soldi fanno parte dellavita di coppia. Pare che in Scandina-via, dopo questa trovata pubblicitaria,la società norvegese titolare del sito

web abbia incrementato notevol-mente i propri affari, ma in Belgio siai passanti sia le autorità universitarie,hanno reagito con indignazione allavista di tale pubblicità.Ovviamente non mancano coloro cheritengono che “ognuno ha diritto diguadagnare nel modo che prefe-risce”, ma io sono decisamente d’ac-cordo con l’autore dell’articoloquando afferma che “queste giovaniragazze vanno all’università per stu-diare e non per fare il sesso, per usarei loro cervelli e non le zone intime”.A vedere tali situazioni, mi domando,

come mai nel cuore dell’europadel XXi secolo, ci sono ancoratante persone che per accedereagli studi devono vendereil proprio corpo?

studi a tutti i costi?“Comincia il mese di ottobre, s’inaugura l’anno accademico e cominciano ad affluire gli

studenti nelle grandi città, l’annuale boom dello sponsoring può dirsi aperto”…così comincia un articolo che ho letto alcuni giorni fa e che mi ha fatto riflettere.

Nonostante una progressivasecolarizzazione e l’abbandonodella fede in dio, si alza il livellodella cultura e i valori predicatida gesù vengono messi da moltipopoli alla base della loro vita.

La notizia dell’apertura di una mis-sione orionina in Benin era stata co-municata lo scorso giugno da P. BasileAka, Direttore della Provincia africana,dopo aver ricevuto il placet del Diret-tore generale P. Tarcisio Vieira e delsuo Consiglio. «La nostra Provincia èin piena espansione per il numero direligiosi e sentiamo l’esigenza di dif-fondere il carisma di San Luigi Orioneal di là delle nostre attuali frontiere -aveva riferito P. Basile -.Già da qualche tempo avevamo presoin considerazione l’apertura dellaCongregazione in Ghana o in Benin,tanto da inserire tale proposito anchenella programmazione del sessennio2016-2022. Ma noi sappiamo che èla Provvidenza a guidare i nostri passi.E, infatti, ci si è presentata un’oppor-tunità concreta con l’invito ufficialeda parte di Mons. Clet Feliho, Vescovodi Kandi, diocesi a nord del Benin».

la prima visita in beninUna prima visita conoscitiva in Beninda parte di P. Basile e del ConsigliereP. Jean Clément Somda, si era svoltalo scorso aprile. In quell’occasione,accompagnati dal Vescovo di Kandi, idue religiosi visitarono la Diocesi.Mons. Clet Feliho lasciò poi alla dis-crezione degli orionini la scelta delluogo dove stabilire la nuova comu-nità. Al suo rientro in Costa D’Avorio ilDirettore provinciale riferì che il luogoche aveva attirato la loro attenzionee che avrebbe potuto facilitare laprima installazione in Benin era di si-curo la parrocchia “Notre Dame duSacré Cœur” di Malanville, città a con-fine con il Niger e con la Nigeria. In-fatti in questa parrocchia le strutturec’erano già tutte: la chiesa parroc-chiale, l’ufficio, la canonica, la scuolacattolica; erano state costruite da unsalesiano spagnolo, tornato al suoPaese a causa dell’età (oltre 80 anni).Da quasi un anno la parrocchia era ri-masta senza sacerdoti; un prete, as-segnato ad un’altra parrocchia,doveva fare ogni fine settimana più di200 km per garantire la messa delladomenica.Il Benin è uno Stato dell’Africa occi-dentale, che si affaccia a sud sul Golfodel Benin, dove la costa misura circa120 km, confina ad ovest con il Togo,

ad est con la Nigeria e a nord con Bur-kina Faso e Niger.Malanville, situata nel dipartimento diAlibori, nel nord est del Paese, è unacittà di confine tra il Benin, il Niger e laNigeria, separati dal fiume Niger; si es-tende su 3.016 km2 e conta circa120.900 abitanti (stima 2006).È conosciuta come centro di scambicommerciali ed è sede di un grandemercato. La città ha una popolazioneestremamente eterogenea con unagrande comunità musulmana (91,9%),seguita da religioni locali (1,4%) e dalcattolicesimo (3,1%). Nonostante ledifferenze questi gruppi vivono fiancoa fianco in pace, condividendo le res-ponsabilità derivanti dall’impegnopubblico. La diocesi di Kandi, di cui faparte la parrocchia “Notre Dame duSacré Cœur” affidata agli orionini,comprende 11 parrocchie; i sacerdotisono 18 di cui 3 religiosi; gli istituti re-ligiosi femminili sono 17 e 2 quellimaschili (SMA e salesiani).

l’arrivo degli orioninia malanvilleDa Lomé (Togo), il 12 settembre, sonopartiti tre religiosi orionini: Don Benja-min Dakou, Don Emmanuel Abdou eDon Claude Michel Goua, accompag-nati dal Provinciale per raggiungere laterra di missione in Malanville. Dopouna sosta a Kandi dal vescovo, i reli-giosi hanno proseguito il viaggio esono stati accolti festosamente dal po-polo di Dio in Malanville. Il 15 settem-bre, alle 11.00, il corteo formato daldelegato del vescovo P. Patric, dai se-minaristi della diocesi di Kandi e dai re-ligiosi di Don Orione, è arrivato alleporte della parrocchia.Con loro grande sorpresa, li attendevauna marea di fedeli che cantando eballando ha manifestato la propriagioia nell’avere in mezzo a loro deinuovi pastori. Erano presenti i rappre-

sentanti di gruppi e di associazionidella parrocchia, i membri del consi-glio pastorale, le autorità della città tracui la polizia con il comandante e il de-legato del sindaco.Un bouquet di fiori è stato offerto alnuovo parroco, ed egli seguito dal cor-teo dei preti e dei fedeli è entrato inChiesa e ha deposto il mazzo ai piedidella statua della Madonna. Dopo unbreve momento di preghiera silen-ziosa, ognuno ha occupato il suoposto. Si sono succeduti i vari inter-venti e il rito dell’accoglienza è termi-nato con la benedizione del parroco.

l’insediamento del parrocoLa messa d’insediamento del parroco,presieduta dal vescovo, si è svolta do-menica 17 settembre. È iniziata con laprocessione fuori dalla parrocchia, ac-compagnata con i canti del coro. Da-vanti alla porta della chiesa, rimastachiusa, il vescovo in modo ufficiale, haconsegnato le chiavi della chiesa alnuovo parroco; egli ha aperto la chiesapermettendo ai fedeli d’entrarvi. Sisono succeduti i vari riti dell’insedia-mento del parroco ed è stata cele-brata una messa solenne e coloratanon solo con vestiti variopinti ma so-prattutto con canti e danze tipiche,segno d’un popolo di Dio felice.La cerimonia si è conclusa con alcunibrevi interventi. Il primo è stato del de-legato della comunità parrocchialeche espresso la gioia della comunitàintera; poi del parroco che ha pro-messo di non tradire la fiducia dei su-periori e del vescovo; è seguito poiquello del Provinciale, Padre BasileAka, che ha manifestato la sua convin-zione di lasciare i suoi religiosi inbuone mani. Il vescovo, infine, ha rin-novato la sua soddisfazione, invitandoi religiosi e i fedeli all’unità e alla colla-borazione per costruire una chiesa di-namica e gioiosa nel vivere il Vangelo.

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costruire uNa chiesadiNamica e gioiosacresce la provincia religiosa “Notre dame d’afrique” che pianta una nuova tendaoltre i confini odierni, nella repubblica del benin, stato dell’africa occidentale.

cresce la Provincia religiosa “Notre Dame d’Afrique” che pianta unanuova tenda oltre i confini odierni, nella Repubblica del Benin, Stato

dell’Africa occidentale.«Il futuro della Congregazione è nero!» dirà qualcuno come battuta.È una battuta a doppio senso. Vogliamo qui farla in senso positivo.Infatti, la Provincia “Notre Dame d’Afrique” non soltanto cresce nelnumero dei religiosi, ma si allarga e si estende con l’apertura d’unanuova comunità in Benin, facendo così aumentare da tre a quattrole nazioni comprese nella Provincia religiosa africana.

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Malanville (Benin)17 settembre 2017.

Il nuovo parrocoapre la porta della

chiesa ai fedeli.

l’attività apostolica delle PiccoleSuore Missionarie della Carità a

Miandrarivo, in Madagascar.Le Piccole Suore Missionarie della Ca-rità sono arrivate nella località diMiandrarivo (distretto di Faratsiho), il31 maggio 2013. Qui, in stretta col-laborazione con i Figli della DivinaProvvidenza, portano avanti un’in-tensa attività apostolica nel campodella pastorale, della scuola e nellagestione del Dispensario medico “SanLuigi Orione”.La Comunità è composta da quattroSuore, ciascuna con un apostolato di-verso. Sr. M. Méltine Razanadrama-nana e Sr. M. Emma Rakotoharimalalasono impegnate nel servizio della sa-lute; Sr. M. Denise Harizaka nella pa-storale e Sr. Maryam Ninà nel campodell’educazione.

il dispensario medicoOgni mese circa 400 pazienti si rivol-gono al Dispensario medico, doveprestano il loro servizio Sr. M. Meltineche si occupa della cura dei malati, eSr. M. Emma, che esegue i prelievi ele analisi di laboratorio. Numerosesono anche le donne incinte che ven-gono seguite nel Centro e che vi si re-cano per partorire (quasi 20 ognimese). Le suore collaborano con oste-triche e infermiere laiche, di diverse

religioni e fedi, in armonia e nel ri-spetto dei malati e della Chiesa catto-lica.Tra le malattie che la piccola equipedeve affrontare più spesso, ci sono latubercolosi, il tifo, la bilharziosi (infe-zione parassitaria dovuta al contattocon acque contaminate), l’influenzae la malaria… quest’ultima soprat-tutto nei mesi che vanno da marzo agiugno. In questo periodo infatti il risoè verde e le zanzare invadono lette-ralmente le risaie causando un au-mento dei casi. I malati camminano alungo prima di arrivare al Dispensario.Molti di loro tornano guariti e anchepiù sereni, perché qui trovano per-sone che li ascoltano, li incoraggiano,danno loro conforto e consigli sutanti problemi: dall’igiene, all’educa-zione dei figli, a come regolare le na-scite.Il lavoro naturalmente non si limita aquesto. Sr. M. Meltine e Sr. M. Emmafanno anche molte visite a domicilio,specialmente a persone anziane, e atutti coloro che, per motivi diversi,

non possono muoversi.Nel mese di agosto, oltre alla “nor-male” routine delle visite a domicilio,hanno seguito alcune emergenze: unuomo ferito gravemente ad un piedein un incidente di macchina, un altrocon la gamba ingessata che si era ri-volto alla medicina “tradizionale”peggiorando purtroppo la sua situa-zione e una donna che aveva avutoun aborto spontaneo e necessitava dicure immediate. Queste visite sono davvero un’espe-rienza unica e le suore spesso ven-gono accompagnate da alcunegiovani che si preparano a fare il tiro-cinio in Congregazione.Quando vanno a casa dei pazienti,portano le medicine, fanno le medi-cazioni ma non solo, un momentodavvero speciale è quando si pregatutti insieme con i malati e i loro fami-liari…la più grande gioia è vedere sulvolto dei malati la speranza di poterguarire, di non essere soli e la felicitàdei familiari di pregare insieme allesuore, di sentire che qualcuno li ac-compagna con la preghiera e li so-stiene nella fede, anche nei momentipiù difficili.

l’attività pastorale

Un’altra intensa attività per le PSMCdella comunità «Notre Dame de la Vi-sitation», è quella della pastorale chenella zona di Miandrarivo copre unterritorio in cui sono situate ben 24chiese. Di queste, le più vicine sono aun’ora di cammino e le più lontane

anche a 6 ore, così quando la stradaè abbastanza buona, si va in moto ein 2 ore si arriva!Nella pastorale, collaborano: sacer-doti, suore, ispettori e catechisti, cheorganizzano l’attività di tutto l’anno,facendo poi delle verifiche periodiche. Sr. M. Denise che fa parte dell’equipe,si occupa della catechesi per i fedeliprima della Santa Messa; segue la for-mazione di alcuni gruppi; visita le fa-miglie insieme ad alcuni membri delcomitato della chiesa e al catechista,aiuta il sacerdote nei colloqui con lecoppie che si preparano al Sacra-mento del matrimonio e del batte-simo, dà formazione e guida i ritiri perle ragazze madri che desiderano bat-tezzare i loro figli, visita le ammalatee porta loro la Comunione; inoltre sioccupa dell’animazione vocazionale

e dei ritiri mensili per i giovani a Mian-drarivo e quando può, partecipaanche a quella che i FDP organizzanoper il Liceo a Faratsiho.

l’insegnamento

Infine Sr. Maryam è impegnata nell’in-segnamento della SVT (Scienza dellavita e della terra) e della religione nelCollegio Luigi Orione, e aiuta nell’ani-mazione della liturgia quando si cele-bra la Santa Messa. L’apostolato ditutte e quattro si completa….moltobella è la condivisione che si fa in co-munità delle tante esperienze di in-contro a scuola, nel dispensario odurante la pastorale sia con le singolepersone che con le famiglie.Durante questi “incontri” le suorecercano di ascoltare, di entrare incontatto, di capire il più possibile lacultura del luogo, e con gioia e spe-ranza sempre viva, di “trasformare” lavita di tutti coloro che incontrano se-condo il Vangelo e l’insegnamentodella Chiesa... “La missione dellaChiesa, destinata a tutti gli uomini dibuona volontà, è fondata sul poteretrasformante del Vangelo. Il Vangeloè una Buona Notizia che porta in séuna gioia contagiosa perché con-tiene e offre una vita nuova: quelladi Cristo risorto, il quale, comuni-cando il suo Spirito vivificante, di-venta Via, Verità e Vita per noi (cfr Gv14,6)” (Dal Messaggio di Papa Fran-cesco per la Giornata MissionariaMondiale 2017).

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molti tornano guariti e anchepiù sereni, perché qui trovanopersone che li ascoltano,li incoraggiano, danno loroconforto e consigli su tantiproblemi.

ucraiNaAnche “San Luigi Orione”presente al 22° Forumdegli Editori a L’viv

Dal 13 al 17 settembre si è tenuto a L’viv il22° “Forum degli Editori”. La città si è tras-formata, per alcuni giorni, in un grande “Sa-lone del libro” dove le Case Editrici hannopresentato le nuove pubblicazioni da lan-ciare sul mercato. Al “Forum” sono presentianche una dozzina di Case Editrici di ispira-zione cattolica, costituitesi da qualche annoin “Associazione della Stampa Cattolica”(Асоціація Католицької Преси) con leloro pubblicazioni di carattere religioso enon. Tra queste spicca la Casa Editrice “Svi-chado” (Casa Editrice dei monaci studiti)che può essere considerata una delle mag-giori case Editrici di letteratura religiosa inUcraina. Nei suoi stands, tra le tante pubbli-cazioni, ne spiccavano due orionine.La prima è la biografia di “San Luigi Orione”scritta da Don Arcangelo Campagna, tra-dotta in lingua ucraina, e uscita nelle libre-rie cittadine qualche mese fa. La stampa ela distribuzione è stata curata dalla stessa“Editrice Svichado” di L’viv. La seconda è larivista “Skynija” (La tenda), una pubblica-zione quadrimestrale (unica nel suo genere)diretta dal nostro confratello Don JurіjBlаzyjevs'кyj. La rivista ha una tiratura di700 copie, si rivolg e in particolare ai laici,oltre che ai sacerdoti, religiosi e seminaristi.

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saN severiNo marcheL’annuale incontrodegli Ex allievi

Ogni anno in occasione del raduno, sipuò constatare quanto gli orioninisiano legati alla devozione verso SanLuigi Orione, all’amicizia che li lega ecapaci di leggere la realtà umana e so-ciale alla luce degli insegnamenti edella vita del santo Fondatore.Sono stati in 120 a rispondere all’invitodel presidente della sezione di San Se-verino Marche, Gilberto Sacchi, e a tro-varsi per confermare la fedeltà ad unavisione della vita fatta di solidarietà e diamore reciproco. La messa, nel chios-tro del duomo vecchio, è stata cele-brata da Don Gilfredo Buglioni e daDon Giorgio, Direttore dell’istituto DonOrione di Fano.Erano presenti l’Assessore Vanna Bian-coni, il Presidente provinciale degliorionini Sandro Magrini, Amerio Ricciper il San Biagio di Fano, gli ex Presi-denti Del Giudice e Cordella. Hanno in-viato saluti il Direttore generale P.Tarcisio Vieira, il vescovo di CremonaMons. Antonio Napolioni, un orioninodi 97 anni, Cladio Buccetti di Osimo, ediversi ex allievi impossibilitati ad esserpresenti. Dopo aver ascoltato la rela-zione, molto apprezzata e applaudita,del Presidente Gilberto Sacchi, è statoproposto e sviluppato il tema “Conos-cere Don Orione” con una approfon-dita e dettagliata relazione di CarloMassacci; nel dibattito che ne è se-guito, coinvolgente è stata la testimo-nianza di Gianni Compagnoni. Grandesuccesso, con partecipanti di tutte leregioni, per il 1° concorso fotograficopremio “A braccia aperte” con tema“Gesti di solidarietà, gesti di bontà,gesti d’amore”. Nella sezione Ex allievia tema, il primo posto è andato a Gior-gio De Beni di Firenze e in quella atema libero a Luigi Baiocco di Loreto, ilvincitore dei non Ex allievi è stato MarioMassini di Macerata. Premi anche pergli Ex allievi Giulio Icurso di Genova,Pierdomenico Fusini di Borgonovo Pia-cenza, Nazzareno Fabiani di Montecas-siano e Massimo Martelli di Cremona.

BRASILE SuDL'incontro del SegretariatoLatinoamericano delleOpere di Carità

A Cotia nei giorni 13 e 14 ottobre, si ètenuto l'incontro del Segretariato Lati-noamericano delle Opere di Carità.P. Laureano de la Red, Consigliere ge-nerale incaricato del tema, nella pre-sentazione del programma ha sotto-lineato la premessa indicata dal XIVCapitolo generale a proposito dell'at-tualizzazione del carisma: “Occorre rin-novare lo slancio evangelizzante sianelle opere storiche che nelle nuovesfide. Fedeltà e profezia ci chiedono dientrare in dialogo con le periferie Doveportare non solo la solidarietà maanche l'annuncio”.I partecipanti, laici e religiosi prove-nienti dalle due Province religiose bra-siliane, dall'Argentina, dal Cile e dalVenezuela, hanno individuato i temiprincipali da trattare nel presente ses-sennio: la formazione “comune” dei di-pendenti delle Opere orionine, l'equiped'Animazione apostolica, la pianifica-zione e la programmazione annualedell'Animazione in ogni opera di Carità.

italiaGli Esercizi Spirituali perla Famiglia Orionina

Si sono svolti dal 20 al 24 settembrepresso il Santuario del Getsemani a Ca-paccio - Paestum (SA) gli Esercizi Spiri-tuali per la Famiglia Orionina. È la 19aedizione degli Esercizi spirituali per laFamiglia Orionina, che vede riunirsiogni anno i vari rami della famiglia ca-rismatica: religiosi, religiose, ISO, e so-prattutto membri del MLO, che sonola maggioranza. Quest’anno oltre unaquarantina i partecipanti.A guidare le meditazioni è stato DonPaolo Clerici, che partendo dalla notapagina di Don Orione: “Lavorare cer-cando Dio solo”, ha dato il senso ai tregiorni, come un Ridare a Dio il Primatonella nostra vita.

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una devota, un confessionale, unasedia, un sacerdote, una statua.

Siamo all’interno del Santuario dellaMadonna della Guardia, in Tortona.È domenica mattina, 30 agosto 1931,il giorno successivo alla solenne inau-gurazione del tempio mariano. Al ter-mine del festoso avvenimento, don

Orione vi ritorna a pregare, inginoc-chiato sul nudo pavimento, fresco dicemento, contemplando, adorando,ringraziando, supplicando.Una istantanea sfocata, essenziale,tecnicamente mal riuscita, a causa diquel contrasto così netto e annerito,privo di particolari.

Ombre evanescenti, che rivelano unastessa linea prospettica, verso un lon-tano punto di attrazione, che coin-volge sguardo e sentimento, atteg-giamento e fede.Ritratti stilizzati, che nascondono unastessa umanità bisognosa di aiuto,conforto e perdono.Profili anneriti, che racchiudono pen-sieri indecifrabili, in una mistica deicorpi che comunica senza parlare, siimpone senza schiamazzare.Chiaroscuri abbozzati che richiamanol’essenzialità della vita, priva del fa-scino del colore, spesso falso, inutilee immorale.Una foto solitamente scartata nellepubblicazioni, per via delle sue imper-fezioni tecniche. Eppure è proprioquesta estetica del buio che rivelamagnificamente lo spirito che si celanell’istantanea: si avverte la sacralitàdel luogo, la fede dei due personaggiritratti, perfino il silenzio ovattato cheli circonda.Accanto, sulla destra, la statua di SanPietro. Per un singolare effetto pro-spettico, sembra che il santo vogliabenedire don Orione con una benedi-zione prolungata, a lui riservata, assi-curandogli la costante benevolenza eprotezione celeste.Al centro della scena c’è lui, appog-giato a una sedia, in un atteggia-mento supplice e spontaneo che siimpone alla nostra muta attenzione.Mira e adora, scruta e prega, comesoltanto i santi sanno osare:

“Ponimi, o Signore,sulla bocca dell’inferno,perché io, per la misericordia tua,la chiuda.Che il mio segreto martirioper la salvezza delle anime,di tutte le anime,sia il mio paradiso e lasuprema mia beatitudine.Amore delle anime, anime, anime!Scriverò la mia vitacon le lacrime e con il sangue”.

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poloNiaInaugurata la casa di acco-glienza “ Frate Ave maria”

Sabato 16 settembre è stata ufficialmenteinaugurata a Kocierz Rychwałdzki (Poloniameridionale) una nuova Casa orionina,nata sotto il patronato del venerabile FrateAve Maria, è destinata alla ricostituzionespirituale e psichica delle persone affetteda dipendenze e depressione. Il posto, si-tuato tra le montagne, è un ideale per leterapie di recupero e per il raccoglimentospirituale. In progetto c’è anche la colla-borazione con centri specializzati nel re-cupero di persone con problemi dialcoolismo, anche attraverso conferenzee laboratori sulle diverse problematicheche questa dipendenza riversa sulla fami-glia, vedi anche la co-dipendenza dei figliadulti di alcoolisti e gli abusi in famiglia, esugli effetti psicologici di tale dipendenza.

brasile NordVisita Canonica all’OspedaleDon Orione di Araguaina

Nei giorni 27 e 28 settembre l’OspedaleDon Orione di Araguaina (Brasile Nord) haricevuto la Visita Canonica da parte delVicario generale Don Oreste Ferrari edell’Economo generale Don Fulvio Ferrari.I due membri del Consiglio generale, in-sieme al Superiore provinciale Pe. Josumardos Santos hanno visitato tutti i settori de-ll’unità ospedaliera e conversato con i di-rigenti ed i collaboratori.Don Oreste Ferrari si è detto contento perciò che ha visto e entusiasta della qualitàdel servizio offerto alla comunità., rife-rrendo che il “Don Orione” di Araguaina èil più grande ospedale della Congrega-zione in America Latina.L’Economo generale che aveva già visitatola strutture nel 1995, è stato sorpresodalla crescita dell’istituzione, manifes-tando, inoltre, la sua sorpresa per la di-mensione del servizio del reparto diostetricia, dove si effettuano mediamente500 parti al mese (più del 90% in collabo-razione con SUS).

romaNiaOrdinati 5 nuovi Diaconia Voluntari

A conferire il sacro ordine del diaconato il7 ottobre scorso a cinque giovani Chiericiorionini è stato Mons. Ioan Robu, arcives-covo di Bucarest, il quale nella sua omeliaha disegnato i tratti essenziali del minis-tero diaconale, parlando di zelo aposto-lico, pazienza nel servizio e fedeltà nellapreghiera. I cinque diaconi sono: AndreiLorenţ, Gabriel Ciubotariu, Fabian Pitreţi,Catalìn Ioan Gaspal e Francisc Lăcătuş.Ha anche partecipato alla celebrazione ilDirettore provinciale Don Aurelio Fusi, ilDirettore dell’Istituto Teologico DonOrione a Roma Don Carlo Marin, i Consi-glieri provinciali e tanti altri amici deinuovi Diaconi, religiosi, sacerdoti e laici.

libri“Tortona. Luoghi orionini”

Venerdì 29 settembre alle ore 17,30nella sede della Biblioteca civica di Tor-tona, nel primo incontro della serie Ilibri dal vivo. Incontri con l’autore, si ètenuta la presentazione del libro diDon Arcangelo Campagna, “Tortona.Luoghi orionini”. Il volume, con i salutidel Vescovo diocesano, del SindacoGianluca Bardone e la prefazione delVescovo emerito di Isernia-Venafro An-drea Gemma, è il secondo della trilogiadedicata da Don Campagna FDP ailuoghi orionini. L’opera, con una sintesidella vita di Don Orione e una biblio-grafia per saperne di più, è soprattuttoimpreziosito da un’abbondante ricercaiconografica, attinta all’archivio foto-grafico dell’autore e a quelli privati diAmilcare Fossati e Claudia Nalin, chepermette di percepire com’era Tortonaai tempi in cui è vissuto il nostro santo.«Ho cercato di entrare nel momentostorico e farmi compagno di viaggioper conoscere l’uomo Orione chespesso rimane velato dalle moltepliciopere da lui create – ha affermato l’au-tore -. Non sono le meravigliose operedi carità che lo fanno grande, ma è lasua straordinaria umanità e grandezzamorale che hanno dato vita a veri mo-numenti di carità che tutti conosciamoe in larga parte presenti nella nostracittà. I grandi uomini – ha concluso donCampagna -, i santi non si ammirano,ma si imitano. Conoscere Don Orioneè lasciarsi coinvolgere e continuare acamminare insieme”.(A. CAMPAGNA, Tortona. Luoghi orio-nini, Velar-Marna, Gorle (BG) maggio2017, pp. 432, ill. b/n, € 24,00.)

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costa d’avorioI 120 anni della parrocchiaSaint Pierre Claver di Bonoua

Grande festa a Bonoua il 17 settembrescorso per i 120 anni della parrocchiaorionina Saint Pierre Claver, retta dal1971 dai sacerdoti orionini. L’evento èstato grande, tutti l’aspettavano.Tutta la città si è radunata attorno ai suoisacerdoti ed ai due vescovi, l’attuale e l’e-merito. Anche la parrocchia, dopo mesi dilavori di ristrutturazione tanto all’internoquanto all’esterno, era al suo massimosplendore. A questa festa ci si preparavagià da tempo con momenti di forma-zione, ma anche con eventi musicali esportivi rivolti a tutti: anziani, giovani,bambini. È stata realizzata anche unamostra che invita i visitatori a fare un viag-gio nel passato, ripercorrendo la storiadella parrocchia dal 1897 ad oggi.La Messa solenne è stata presieduta dalvescovo di Grand Basssam, Mons. Ray-mond Ahoua, religioso di Don Orione, econcelebrata dal vescovo emerito e da unacinquantina di sacerdoti; migliaia i fedeli,venuti per l’occasione dal tutto il Paese.

voghera (pv)Camminiamo con Don Orione

Il 24 settembre la parrocchia orionina “San Pietro Apostolo” di Voghera ha festeggiatoi suoi 50 anni con una particolare manifestazione chiamata “Colorundoci”, durante laquale quasi 500 persone festose e gioiose si sono messe in cammino nel nome di DonOrione. Dopo la distribuzione delle “magliette parlanti” verso le 15.00 con l’arrivo dellastatua di Don Orione accompagnata da una delegazione di Pontecurone con in testa ilsindaco Feltri e i bimbi del Piccolo Cottolengo di Tortona con il loro accompagnatori,il parroco Don Loris Giacomelli ha dato inizio alla camminata per le vie della città, conuna benedizione rivolta a tutti i partecipanti. Lo spirito orionino della carità e della con-divisione festosa è stato sublimato dalla splendida giornata settembrina di fine estate.Don Loris ha formulato l’auspicio che questa sia stata soltanto la prima edizione di“Colorundoci”.

libri“Tanto per cominciare.Per un primo approccioai Vangeli”

Autore del libro “Tanto per cominciare.Per un primo approccio ai Vangeli”, èDon Achille Morabito, sacerdote orio-nino e biblista, che cura da alcuni annila pagina biblica della nostra rivista DonOrione oggi.Il volume inizia col presentare alcunetematiche introduttorie, a cominciareproprio dal termine «Vangelo», e dallanecessità di avere una «cassetta degliattrezzi» per facilitare la lettura deltesto. Particolare importanza è statadata ai «generi letterari», al greco delNT, alla trasmissione del testo dei Van-geli (papiri, codici).Si passa quindi alla presentazione deisingoli evangelisti, per arrivare allaparte finale composta da: una letteraaperta agli evangelisti; una digressionedal titolo Pelo e Contropelo (storiadegli studi «critici» a cui sono stati sot-toposti i Vangelidal 1700 fino aigiorni nostri);una bibliografia«dialogata». “Vada sé – precisal’autore - che sitratta di un «ap-proccio»; quindi,per approfondirei singoli temi civuole ben altro”.“Nel redigere iltesto – spiegal’autore - ci si èp r e o c c u p a t i ,prima di tutto, diusare un linguaggio che fosse accessi-bile a molti (ma essere semplici nonvuol dire essere banali!)”. Il testo, per-tanto, può essere uno strumento utileper chi comincia l’avventura nelmondo dei Vangeli e per chi ha giàdelle nozioni di base. Ma è utile ancheper i catechisti, per gli operatori pasto-rali, per gli insegnanti di religione e,perché no?, per i sacerdoti e i diaconi,visto che molti di loro hanno esortatoe incoraggiato l’autore a portare a ter-mine quest’opera.(A. Morabito, Tanto per cominciare.Per un primo approccio ai Vangeli, Edi-trice Velar, Gorle (BG) 2017, pag. 224,€ 15,00)

cileEssere uno strumento nellemani della Provvidenza

Lo scorso 10 settembre a Cerrillos (Cile),è stato benedetto il Centro di Azione So-ciale Divina Provvidenza della parroc-chia “S. José Benito Cottolengo”.Più di 300 persone sono giunte all’excentro congressi Betzaida per testimo-niare la nascita di un progetto caro allaVice Provincia cilena dei Figli della Di-vina Provvidenza. Un luogo dove occu-parsi in maniera concreta di chi ha piùbisogno. Alla presenza degli orioniniprovenienti dalle diverse comunità eanche delle autorità civili ed ecclesiasti-che, Mons. Galo Fernández, vescovo Au-siliare di Santiago, ha benedetto ilnuovo Centro che avrà la missione di“Promuovere, alla luce del Vangelo, di-verse attività che rispondano in modoefficace e responsabile alle esigenze de-rivanti dalla povertà, dalle mancanze odalle periferie esistenziali delle personedella comunità parrocchiale”.

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albaNiaOrdinazione sacerdotaledi Don Pavlin Preka

Sabato 21 ottobre presso la cattedraledi Santo Stefano in Scutari (Albania) ilgiovane religioso Pavlin Preka è statoordinato sacerdote per le mani diMons. Angelo Massafra, Arcivescovo diShkodrë-Pult (Albania).Grande festa in Albania per la Famigliaorionina che ha concluso i festeggia-menti dei 25 anni di missione con l'or-dinazione sacerdotale di Pavlin Preka. Numerosi i religiosi orionini giunti da-ll'Italia per l'occasione, tra cui il Diret-tore provinciale Don Aurelio Fusi, ilConsigliere provinciale incaricato dellemissioni Don Felice Bruno, il Consiglieregenerale P. Pierre Kouassi, il Direttoredell'Istituto Teologico Don Carlo Marine molti altri ancora. Don Pavlin ha ce-lebrato la prima Messa domenica 22ottobre nella parrocchia Madonna delRosario di Bardhaj, a cui hanno parteci-pato le due comunità orionine presentiin Albania, i religiosi, numerosi amici ei familiari del neo sacerdote.

il 5 ottobre 1980 Papa GiovanniPaolo II visitò Otranto e parlando dei

martiri di ieri e di oggi, da lì consguardo profetico disse: “E così nel-l’odierna circostanza non posso nonvolgere il mio sguardo, oltre il mare,alla non distante eroica Chiesa in Al-bania, sconvolta da dura e prolungatapersecuzione ma arricchita dalla testi-monianza dei suoi martiri: Vescovi, sa-cerdoti, religiosi, religiose e semplicifedeli”. Un invito a stare pronti per ri-tornare ad annunciare il vangelo inquella regione.

gli orionini in albania

Per noi orionini quello in Albania è statoun ritorno perché i primi confratelli liinviò don Orione stesso già nel 1936.La proposta di aprire una missione nel“Paese delle Aquile” venne sottopostaal Fondatore dal Card. Fumasoni Biondial quale Don Orione così scrisse da Bue-nos Aires il 20 luglio 1935: «Eminenzarev.ma. Ho pregato e maturatamenteriflettuto su la proposta che v. Emin.za

rev.ma si degnava farmi con sua vene-rata del 17 dello scorso aprile. Ringra-zio vostra Eminenza rev.ma dell’atto dibontà e fiducia per la Congr.ne dei figlidella Div. Provv. Accetto, nel nome diDio, la missione che ci si propone in Al-bania, fidato nel divino aiuto e nel va-lido appoggio di codesta sacraCongregazione. Il personale che man-derò sarà tale che spero [rispondano]alla fiducia riposta per buono spirito,zelo e preparazione dottrinale, il lorosuperiore già conosce l’Oriente e lin-gua e costumi».Incaricato ad aprire la nuova missionea Sijhak, a circa 12 km da Durazzo, fuP. Sante Gemelli, già superiore dellealtre Case orionine d’Oriente, chepresto fu raggiunto da altri religiosi.La Missione comprendeva una vastis-sima Colonia Agricola, dove lavora-vano anche parecchi Italiani, conannessa una scuola elementarediurna per i fanciulli e serale per gliadulti. I religiosi orionini furono quindimandati per assistere i numerosi lavo-ratori italiani che in quel tempo ope-

ravano in Albania, ma poi allargaronoil loro apostolato prendendo la curapastorale di varie parrocchie, dell’or-fanotrofio di Scutari, aprendo un pic-colo seminario e anche una coloniaagricola.

la dittatura di enver oxha

Terminata la seconda guerra mon-diale il partito comunista prese il po-tere eliminando tutti gli avversari ecome prima decisione espulse tutti imissionari cattolici. L’ultimo orioninoa lasciare l’Albania fu don Sante Ge-melli nel 1946 che raccontò: «Mal-grado le dimostrazioni d’affetto esimpatia per l’opera nostra svoltanegli orfanotrofi, colonie agricole,scuole, ecc., il 19 gennaio 1946, alleore undici, fummo avvisati di lasciareScutari e le altre nostre case per rien-trare in Italia all’indomani. Ci fu con-sentito di portare il puro necessario dibiancheria personale.La sera del 20 eravamo a Durazzo: connove dei nostri (altri undici erano rien-trati in Patria a varie riprese) si trova-vano 96 religiosi italiani». Nel diario delreligioso orionino si legge dei 40 giornidi campo di concentramento per tutti;i 19 giorni di carcere per lui e una co-spicua somma di denaro da pagare;il piantonamento dell’orfanotrofio diScutari; le 16 perquisizioni comunistein casa sempre a Scutari; la minaccia dimorte a Don Farinasso e al chiericoBettiol, i quali dovettero fuggire dinotte e lasciare Bushati; le rapine amano armata a Durazzo, Bushati, ecc.Conclusione? Quella che uscì sponta-nea dalla bocca di un vecchio albanesemaomettano riportata da Don Gemelli:«Padre, si è spalancato l’inferno e nesono usciti fuori i diavoli». Nella nuova costituzione approvatanel 1967 il dittatore Enver Oxha,aveva dichiarato l’Albania stato ateo einasprito la persecuzione contro lachiesa cattolica, le sue istituzioni e lesue proprietà che furono requisitedallo stato. Molte chiese distrutte, altretrasformate, fu proibita qualsiasi mani-festazione di fede pubblica e privata.Il Vaticano dichiarato nemico dellostato. Una delle frequenti accuse con-tro i sacerdoti, i vescovi o laici, per ar-restarli era: spie del vaticano. do

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ricordiamoli iNsieme

SuOR mARIA ALVINA

Deceduta il 1 settembre 2017 pressola Casa Madre in Tortona (Italia). Nataa Casale Monferrato (AL) il 24 luglio1917, aveva 100 anni di età e 76 diProfessione Religiosa. Appartenevaalla Provincia “Mater Dei” - Italia.

SuOR mARIA CARmELA

Deceduta il 5 settembre 2017 al-l’Ospedale di Tortona (Italia). Nata aBoccon di Vò-Padova il 6 dicembre1935, aveva 81 anni di età e 55 diprofessione religiosa. Apparteneva allaProvincia “Mater Dei” – Italia.

AG. ERmANNO mELLA

Deceduto il 17 settembre 2017 al-l’Ospedale di Tortona (AL, Italia). Nato aPavia (PV, Italia) il 10 marzo 1934, aveva83 anni di età, 43 di aggregazione (aTortona - Parrocchia “S. Michele”).Apparteneva alla Provincia “Madre dellaDivina Provvidenza” (Roma, Italia).

Deceduto il 24 settembre 2017 al-l’Ospedale di Grodzisk Mazowiecki (Polo-nia). Nato a Koniecpol (Łódź, Polonia) il19/1/1931, aveva 86 anni di età, 65 diprofessione religiosa e 59 di sacerdozio.Apparteneva alla Provincia “Madonna diCzęstochowa” (Varsavia, Polonia).

DON STANISłAWFRANCISZEK DRAjCZyK

Deceduta il 28 settembre 2017presso la Casa Madre Tortona (AL, Ita-lia). Nata il 21 febbraio 1928 a S.Giovanni Ilarione (Verona, Italia),aveva 89 anni di età e 69 di profes-sione religiosa. Apparteneva alla Pro-vincia “Mater Dei” – Italia.

DON ANTONIO DARIDA

Deceduto il 30 settembre 2017 alCentro Don Orione di Roma MonteMario (RM, Italia). Nato a Civita Castel-lana (VT, Italia) il 21 aprile 1930,aveva 87 anni di età, 69 di profes-sione religiosa e 58 di sacerdozio. Ap-parteneva alla Provincia “Madre dellaDivina Provvidenza” (Roma, Italia).

SuOR mARIA GABRIELA

Deceduta il 5 ottobre 2017 nella Casadi Cura delle PSMC a Otwock (Polonia).Nata a Julianów (Polonia) il 29 gennaio1921, aveva 96 anni di età e 71 diprofessione religiosa. Apparteneva allaProvincia “N.S. di Częstochowa” – Po-lonia.

Deceduta l’8 ottobre nel Piccolo Cotto-lengo Don Orione a Los Polvorines (Bue-nos Aires, Argentina). Nata il 10 febbraio1931 a Montevideo (Uruguay), aveva86 anni di età e 64 di professione reli-giosa. Apparteneva alla Provincia “N.S.di Luján” – Argentina.

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ROLANDO REDA studi orioNiNi

25 aNNiiN albaNiail 18 ottobre 2017 la famiglia orionina ha festeggiatoi 25 anni della riapertura della missione in albania.

il ritorno nel“paese delle aquile”Il 21 febbraio del 1991 dopo quasi50 anni di regime ed isolamento dalmondo, la gente abbatté la grandestatua del dittatore nella piazza cen-trale di Tirana e quel fatto segnò lafine del regime comunista.Dopo alcune visite fatte nella prima-vera del 1992, da don Giovannid’Onorio De Meo, superiore della pro-vincia ss. Apostoli; il 18 ottobre di

quell’anno don Giuseppe De Gu-glielmo fu il primo orionino che tornòin Albania ad Elbasan perché quella fula città dove ci indirizzò l’allora nun-zio apostolico mons. Ivan Diaz. Dopo i primi anni molto difficili acausa della instabilità politica e so-ciale e della estrema povertà: rivolu-zioni, guerra del Kossovo, clandestiniche scappavano, migrazioni interneed esterne, bande criminali, ci si staavviando verso una normalizzazionedi vita ed anche il lavoro pastorale è

più tranquillo. Il 21 giugno del 1998fu aperta la seconda comunità orio-nina a Shiroka, villaggio nei dintorni diScutari, poi nel 2014 è stato realiz-zato il centro don Orione a Bardhaj.Nel 2005 abbiamo avuto il primo sa-cerdote albanese don Dorian Mjestridi Elbasan ed ora a conclusione diquesto 25° c’è stata l’ordinazione delsecondo don Pavlin Preka, di Bardhaj,una gioia per la parrocchia, per lacongregazione e per la chiesa.