my lifestyle n° 5

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LUXURY MAGAZINE Periodico Trimestrale N° 5 - Spring 2010 EURO 6,50 FORMULA 1 Il Nuovo GP di Roma Nuova SAAB 9-5 La Berlina del Nuovo Corso DARIO BALLANTINI L’Uomo, l’Artista, il Trasformista CHIRURGIA ESTETICA L’Intervista al Chirurgo dei V.I.P. VIVERE DA “BILLIONAIRE” Le Notti Esclusive in Costa Smeralda LIFESTYLE TURISMO NELLO SPAZIO La Nuova Frontiera del Lusso WWW.MYLIFESTYLE.IT

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Page 1: MY LIFESTYLE n° 5

LUXURY MAGAZINE

Periodico TrimestraleN° 5 - Spring 2010

EURO 6,50

FORMULA 1Il Nuovo GP di Roma

Nuova SAAB 9-5La Berlina del Nuovo Corso

DARIO BALLANTINIL’Uomo, l’Artista, il Trasformista

CHIRURGIA ESTETICAL’Intervista al Chirurgo dei V.I.P.

VIVERE DA “BILLIONAIRE”Le Notti Esclusive in Costa Smeralda

L I F E S T Y L E

TURISMO NELLO SPAZIO La Nuova Frontiera del Lusso

WWW.MYLIFESTYLE.IT

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sommarioESPRESSIONI ARTISTICHE

BENESSERE

VIAGGI

FORMULA 1

NUOVE TENDENZEtop selection

LUXURY RENTALStop selection

LIFESTYLEtop selection

AZIENDEtop selection

OROLOGI

LIFESTYLE

AUTOMOBILI

CAPITALI EUROPEE

VINI PREGIATI

CORSE STORICHE

PENNE

PHOTOGRAPHER

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L’UOMO, L’ARTISTA, IL TRASFORMISTAi mille volti di dario ballantini, personaggio eclettico ed espressionista esplosivo

NON SOLO EDONISMOquando la chirurgia estetica ha forme, motivazioni, esiti diversi

OLTRE LE NUVOLEil turismo nello spazio diventa realtàcon la navicella di virgin galactic

IN PISTA IL SOGNO DI FERRARIdal 2012 a roma il circuito di formula 1progettato dall’ing. maurizio flammini

NUOVA CITROËN DS3chic e impertinente

PERLE DI PUGLIAle belle ville sono perle rare......perle di puglia le rende uniche

GOLD RESTAURANTil gusto sposa l’eleganza

DURIPLASTICgrinta e coraggio perraggiungere nuovi traguardi

LONGINESl’eleganza nel tempo

VIVERE DA “BILLIONAIRE”

NUOVA SAAB 9-5segna l’inizio del nuovo corso si saab

BUDAPESTla perla del danubio

AMARONE DELLA VALPOLICELLAun vino unico ed inimitabile

MILLE MIGLIA: TRA TRADIZIONE E FUTURO84 anni di passioni, miti e suggestioni

PARKERqualità e prestigio da 122 anni, seguendo la filosofia dettata da george safford parker

PIETRO MASTURZOvincitore del prestigioso “word press photo”

RIVA 86’ DOMINOAQUARIVA SUPERtradizione & modernità: eredita stile ed eleganza del leggendario aquarama

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Artista poliedrico, attore, cabarettista, trasformista, grafico, pittore. Il grande pubblico lo ha conosciuto

nelle vesti di Valentino, Vasco Rossi, Gianni Morandi, Michela Vittoria Brambilla, Roberto Maroni, per citarne

solo alcuni.

My Lifestyle lo ha incontrato come Dario Ballantini, pittore espressionista di origine livornese, che dal 1986

espone le sue opere nelle gallerie più prestigiose del panorama nazionale ed europeo, riscuotendo successi

di critica e pubblico. Dopo aver esposto nella Galleria Ghelfi di Verona, la Galleria Artesanterasmo di Milano

e la Galleria Rotta di Genova, le tele di Ballantini sono attualmente in mostra a Bergamo Alta presso la “Art

Gallery Città Alta”. Influenzato dallo stile neorealista del padre, dagli zii post-macchiaioli, Dario Ballantini,

adolescente, è rapito dalle creazioni di Guttuso e Picasso ed affascinato dalle atmosfere evocate dalle

canzoni di Luigi Tenco, il soggetto di molti ritratti del periodo giovanile.

Sarà l’incontro con le tele di Amedeo Modigliani, ammirate a sedici anni durante una gita scolastica nel Museé

de l’Art Moderne di Parigi a dare a Ballantini l’impulso per l’inizio del suo percorso artistico. Dal volto di Totò,

così irregolare da ricordare le scomposizioni cubiste che riempivano le pagine dei diari dei compagni di liceo,

alle recenti opere dell’artista di matrice espressionista, la carriera pittorica di Dario Ballantini riflette

l’eclettismo che lo rende famoso al pubblico del teatro e della televisione.

L’UOMO, L’ARTISTA, IL TRASFORMISTAI MILLE VOLTI DI DARIO BALLANTINI, PERSONAGGIO ECLETTICO ED ESPRESSIONISTA ESPLOSIVO.

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In una precedente intervista, ha dichiarato: “sin

da piccolo respiravo l’arte”. Come sono stati i suoi

approcci all’arte, fin da bambino? Che ruolo ha

avuto la sua famiglia?

Mio padre dipingeva. Proprio negli anni della mia

prima infanzia, i miei zii, altrettanto, poi Livorno è

notoriamente una città di pittori e da piccolo erano

più presenti anche in strada e sul lungomare, con i

loro caratteristici cavaletti. Rispetto ai classici

paesaggisti, tuttavia, preferivo altro anche perché

amavo i fumetti e mi capitava di vedere litografie di

Guttuso e Picasso.

Qualcuno l’ha definita “figlio” di Modigliani. In

che modo si esprime questa sua ammirazione per il

grande maestro livornese?

Mi ha sempre impressionato per il suo essere diverso,

controcorrente, leggendario e folle. Inoltre a

sedici anni il liceo artistico ci portò in gita a Parigi

alla Galleria d’Arte Moderna per la grande mostra

omaggio del 1984 e rimasi fortemente impressionato.

Il critico Luciano Caprile, in un suo testo, ha

scritto: “Il Dario Ballantini artista completo

usa il suo primo mezzo espressivo, la pittura, per

raccontarsi e per raccontarci, per svelare sé

stesso”. Quali aspetti intende rivelare al pubblico?

Cosa, in realtà, non conosciamo di lei?

Non mi stancherò mai di dire che il mio tratto nascosto

è la totale sensibilità unita ad una sana incertezza che

da un lato mi rende strumento capace di impersonare

altre persone, da un altro far fluire tutti i pensieri

introspettivi ed in qualche modo vibranti ed esisten-

ziali su tela.

Cosa chiede, invece, in cambio, alle sue opere?

Che mi emozionino e mi meraviglino ogni volta, visto

che mi approccio con questa “incertezza”.

È stato scritto che attraverso la sua pittura “si

spalanca un nuovo, esplosivo mondo interiore”.

Lei stesso si è definito un “espressionista

esplosivo” e ha definito le sue opere “un’esplosione

d’introspezione”. Abbiamo notato il ricorrere dei

termini “esplosivo” ed “esplosione”. In che senso

questi termini si accostano e riflettono la sua

produzione artistica?

L’esplosione o implosione riguarda addirittura la

creazione del mondo, cosa c’è di più creativo? È come

una nuova emozione ogni volta, non si sa dove e cosa

succederà di preciso, ma contiene il mistero dell’arte.

Quasi trent’anni di pittura: com’è cambiata l’arte di

Dario Ballantini in quest’arco di tempo?

Inizialmente più cupa, legata molto all’anatomia umana

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a colori che rimandavano alla chiusura al proprio mondo da tenere in cantina…pian piano si è rivelata

questa voglia di esplosione che ha modificato i colori e le linee verso una maggiore inafferrabilità.

La sua identità è divisa in due: quella che vive sul palcoscenico, il personaggio “pubblico”, e quella che

prospera nello studio d’artista, il personaggio “privato”. In quanto queste due identità si somigliano e

in quanto sono diverse?

Si somigliano nella voglia di sorprendere ed emozionare, si distinguono da una parte con una certa tecnica

e mestiere per funzionare in tv e perché comunque il mezzo è rivolto a fruitori occasionali da “zapping”,

dall’altra con una libertà più intima e rivolta ad un pubblico che difficilmente si accosta casualmente.

Lavora, con molto successo, nel settore della satira, dello spettacolo, della televisione cosiddetta

“leggera” e di intrattenimento. Crede che possa in qualche modo aver condizionato la sua carriera

artistica? Cosa, al contrario, la televisione può fare per l’arte?

Senz’altro condiziona ma io cerco il compromesso con la soddisfazione della riuscita artistica del trucco

e con alcuni momenti di libertà di improvvisazione che da sempre mi sono concessi da Antonio Ricci, da

mischiare con i contenuti autorali più legati alla satira che pesca gioco-forza nell’attualità. La tv per l’arte

può fare compromessi, è difficile far digerire l’arte in tv, si devono attuare strategie di contaminazione.

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1. Realtà guidata - 2. Preso ancora

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Le sue opere, così come la sua vita, sono caratterizzare da un cambiamento costante, che conferisce

forza e allo stesso modo angoscia, con il senso di smarrimento che provoca. I suoi personaggi appaiono

inquieti e desiderosi di risposte. Rispecchiano le sue paure o sono solo “personaggi altri”? Cosa c’è di

autobiografico nella sua arte?

C’è tutto. La chiave dei personaggi è il lato umano, debole, la paura della perdita d’identità e di immagine,

come peraltro nella pittura dove il volto dubbioso fa da padrone. È tutto o quasi autobiografico.

Lei è sicuramente un artista completo ed eclettico. C’è qualcosa che la incuriosisce ancora? Quali sono

i suoi prossimi traguardi? Quali sono le opere che non è ancora riuscito a realizzare?

Un sogno è unire le mie due arti nel cinema anche se chi ci è riuscito è totalmente al di sopra, tipo Peter

Grenway o Fellini, quindi per ora la vedo un po’ utopica, nel presente c’è il nuovo impegno a Radio2

Ottovolante con la mia voce “normale” tutti i giorni; e per la pittura mancano la videoarte e la scultura

che ancora non ho ben sperimentato.

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1. Di più - 2. In un momento

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QUANDO LA CHIRURGIA ESTETICA HA FORME, MOTIVAZIONI, ESITI DIVERSI

Si scrive chirurgia estetica e spesso si pronuncia spettacolo, soldi, star-system. Eppure il

mondo della chirurgia estetica e plastica è molto più di questo. Si rivolge certamente a chi

lavora nel mondo dello spettacolo, a chi fa del proprio corpo un biglietto da visita, a chi si

deve “esibire” prima ancora di poter parlare. Ma è anche, e soprattutto, una possibilità per

chi vuole imparare a volersi bene, per chi vuole guardarsi allo specchio con occhi nuovi. Ne

parliamo con il Prof. Marco Gasparotti, il più celebre chirurgo plastico italiano e uno dei

migliori al mondo. Nato a Ghedi (Brescia) il 20 Aprile 1955, si è laureato all’Università di Roma

nel 1978 e si è specializzato in Chirurgia Plastica all’Università di Parma nel 1981. Fin dal 1978

ha frequentato le più prestigiose Scuole Brasiliane ed Americane di chirurgia plastica. Ha al

suo attivo più di 15.000 liposuzioni di cosce, fianchi e glutei, oltre ad altri 30.000 interventi di

Chirurgia Estetica. Ha pubblicato a New York, nel 1992, il libro “Superficial Liposculpture”,

best seller della materia. È stato premiato per due anni consecutivi (2000 e 2001) dall’American

Academy of Cosmetic Surgery con l’Award “Excellence in Cosmetic Surgery”, ed è compreso

nella lista dei 100 migliori Chirurghi Estetici del mondo, redatta dallo Sherrell Aston Center

of Cosmetic Surgery di New York.

NON SOLO EDONISMO

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È opinione largamente diffusa che la chirurgia plastica sia per lo più un vezzo di chi

appartiene al mondo dello spettacolo. La sua esperienza può confermarci questo

stereotipo?

Assolutamente no. La chirurgia estetica coinvolge tutti a 360 gradi, indipendentemente

dall’età, dalla cultura, dal ruolo sociale. Negli anni 50-60, la chirurgia plastica era

appannaggio di attrici, imprenditori, uomini di successo. Anche oggi chi si rivolge ad un

chirurgo estetico nella maggior parte dei casi ha a che fare col pubblico (imprenditori,

avvocati, personaggi televisivi) ma esiste una grossa fascia di pazienti tra le casalinghe, gli

impiegati, gli studenti.

Quali sono gli interventi più diffusi?

Dipende dalle fasce di età. Dai 18-22 anni gli interventi più richiesti sono la mastoplastica

additiva, la rinoplastica, la lipoaspirazione di fianchi, gambe, glutei o addome. Dopo la soglia

dei 30 anni la chirurgia estetica si ferma: le donne cominciano a lavorare, pensano alla

propria vita, sognano un bambino, hanno altre priorità. Dopo i quarant’anni cominciano a

vedere le borse sotto gli occhi, oppure un seno cadente dopo l’allattamento e ricomincia il

flusso della chirurgia, con interventi mirati alla correzione di questo tipo di “difetti”. A 65-

70 anni, hanno sistemato i figli e si riscoprono donne. A questa età si pensa al lifting, alla

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liposuzione, all’addominoplastica.

Se il disegno di legge approvato recentemente dal Cdm passerà il vaglio delle Camere,

l’Italia sarà la prima nazione in Europa ad avere stabilito un limite all’impianto di

protesi estetiche vietandole sotto i 18 anni. Lei cosa ne pensa?

Trovo che sia una proposta giusta, per mettere un freno all’esasperazione. A dire il vero,

il numero delle pazienti sotto i diciotto anni non è mai stato elevato. E nei pochi casi che

si sono verificati si è trattato spesso di casi patologici, con seni gravemente asimmetrici.

Credo che al momento una legge di questo genere sia opportuna, così come sarebbe

conveniente una legge che regolamenti globalmente il settore, individuando chi si può

sottoporre all’intervento, ma anche le professionalità adatte a realizzarlo.

Quali sono, se ve ne sono, i rischi ai quali il paziente può incorrere? Si possono verificare

danni permanenti?

Ogni intervento chirurgico può avere dei rischi. E l’intervento di chirurgia plastica o

estetica non ne è escluso. Il paziente, prima dell’intervento, deve sottoporsi ad una serie

di analisi cliniche per valutare lo stato di salute generale e deve essere informato degli

eventuali rischi ai quali può incorrere. Ovviamente, si consiglia di rivolgersi a cliniche

specializzate che dispongano di terapie intensive o di rianimazioni e che prevedano un lavoro

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di equipe con medici specializzati.

A proposito di questo, nella giungla di equivoci e disinformazione, quali comportamenti

suggerirebbe, a chi volesse sottoporsi ad un intervento, al fine di non incappare

in situazioni non idonee o in medici poco scrupolosi? E quale dovrebbe essere un

comportamento deontologicamente corretto del chirurgo verso il paziente?

Oggi va molto di moda internet. In realtà internet è uno strumento poco affidabile.

Consiglio quindi di non fidarsi, di diffidare dalla pubblicità eccessiva, di chiedere consiglio

al medico di famiglia e individuare insieme il medico o le cliniche più all’avanguardia. Per

avere qualche consiglio o indicazione affidabile si può consultare il sito sicpre.org, della

Società Italiana di Chirurgia Plastica ricostruttiva ed Estetica. Per quanto riguarda invece

l’atteggiamento del medico, sono dell’idea che debba essere, oltre che un chirurgo, anche

un finissimo psicologo. Se si trova davanti una persona che ha in mente idee o aspettative

assurde, il buon chirurgo deve avere il coraggio di scegliere di non operarla.

A Los Angeles un famoso regista ha denunciato l’uso eccessivo di Botox tra gli

attori , con la convinzione e la paura che possa, nel tempo, influire negativamente

sull’espressività del loro volto. Qual è la sua opinione in merito?

Smentisco categoricamente questa convinzione. La tossina botulinica venne utilizzata per

la prima volta nel 1977 per il trattamento dello strabismo. Negli ultimi decenni si sono

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fatte milioni di infiltrazioni a bambini spastici o strabici (perché il botox nasce con questo

intento), e nessuno di loro ha subito effetti collaterali gravi. Sono contrario all’uso

eccessivo e indiscriminato, quello di chi si sottopone al botulino con la leggerezza di chi sta

andando dall’estetista, ma posso assicurare che non determina nessun danno permanente.

Possono oggi etica e chirurgia estetica trovare un punto in comune?

Certamente. Pio XII sostenne la chirurgia plastica ed estetica, ritenendola opportuna

perché ristabilisce l’armonia nelle creature. Se la gente deve soffrire, se le ragazze non

riescono a relazionarsi, se il difetto compromette la vita e le relazioni, allora la chirurgia

estetica e l’etica si muovono di pari passo. Sono da bandire, al contrario, le esasperazioni.

Esiste un concetto di bellezza ideale, e secondo lei è perseguibile? Quali sono i prossimi

traguardi che la chirurgia estetica potrà raggiungere?

Non esiste la bellezza ideale, esiste il fascino. E le donne, così come gli uomini, dovrebbero

capirlo. Spesso la gente rincorre dei traguardi di bellezza che non sono raggiungibili,

desiderando seni sempre più grossi o zigomi sempre più alti. Molte donne credono che

questo tipo di interventi possa condizionare positivamente le loro carriere, ma non è

così. C’è bisogno di intelligenza e di fascino. Per il futuro, i traguardi saranno tutti legati

all’impiego delle cellule staminali. Si potranno aumentare i seni senza bisogno di protesi

oppure si potranno riempire buchi causati da ustioni o incidenti vari.

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Spaceport America designed by URS/Foster + Partners. Conceptual image courtesy of Vyonyx Ltd.

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A Sir Richard Branson non restava che varcare i confini della Terra. Il brand

Virgin, sinonimo di eccellenza negli ambiti della produzione musicale, dei voli

low cost, delle bibite, del wellness, del poker online e della Formula 1,

spiega le proprie ali sul cosmo ed inaugura la stagione del turismo spaziale

con Virgin Galactic, compagnia aerea che propone un programma settimanale

di preparazione al volo suborbitale a 110 km di distanza dalla superficie

terrestre, per provare l’ebbrezza di cinque minuti in assenza di gravità avendo

come sfondo la volta celeste. Il primo volo si è effettuato il 22 marzo 2010

e i primi voli commerciali inizieranno fra 2011 e 2012. Gli esperti aerospaziali

sono certi che i voli nello spazio costituiranno la prossima generazione di

voli commerciali. Ma per il momento l’esperienza è riservata ad una clientela

che, oltre ad essere avventurosa, deve essere in grado di sborsare 200.000

dollari per un volo di poche ore, decollo e atterraggio compresi.

IL TURISMO NELLO SPAZIO DIVENTA REALTÀ CON LA NAVICELLA DI VIRGIN GALACTIC

OLTRE LE NUVOLE

info: www.yourprivateitaly.com

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MY LIFESTYLE HA INCONTRATO MR. SETH SNIDER, ACCREDITED SPACE AGENT DI VIRGIN GALACTIC PER L’ITALIA E

TITOLARE DI YOUR PRIVATE ITALY, AGENZIA PER IL TURISMO DI LUSSO CON SEDE A SALERNO. DOPO ESSERSI LAUREATO

PRESSO LA “JAMES MADISON UNIVERSITY” (VIRGINIA, USA) SNIDER, INTRAVEDENDO UN “VUOTO” NEL MERCATO DELLE

VACANZE DI LUSSO, DECIDE DI LASCIARE LE PROSPEROSE POSSIBILITÀ LAVORATIVE DEGLI STATI UNITI E TRASFERIRSI

DEFINITIVAMENTE IN ITALIA. E PROPORRE ANCHE ALL’ITALIA LE STRAORDINARIE OFFERTE DA “SOGNO AMERICANO”.

Mr. Snider, il sogno di varcare i confini della terra è un mito che da sempre affascina l’essere umano, in ogni età e in

ogni epoca. Il primo uomo nello spazio è stato il sovietico Yuri Gagarin, che nel 1961 partì da una rampa nella steppa

kazaka per conquistare la volta celeste. Che cosa è cambiato da allora?

Da quel volo di Yuri Gagarin sono passati quasi 50 anni e il progetto della Virgin è un risultato di innumerevoli, continui

sviluppi. Grazie al progetto Virgin Galactic, per la prima volta è possibile per quasi chiunque realizzare questo sogno.

Andare nello spazio non è più riservato a pochi.

Lo SpaceShipTwo, il velivolo progettato e realizzato per Virgin Galactic da Burt Rutan, ingegnere aerospaziale

di fama internazionale, aprirà le porte del cosmo a quanti vorranno provare l’esperienza dell’assenza di gravità

orbitando intorno alla terra. Cosa proveranno gli astronauti nei cinque minuti in cui volteggeranno nel vuoto

spaziale?

Mi è molto difficile sintetizzare quello che ‘penso’ che gli astronauti proveranno. Sarà un’esperienza senza paragoni e

le emozioni saranno sicuramente nuove. Posso solo immaginare quello che proveranno gli astronauti, però, per chi non

Sir Richard Branson e Mr. Seth Snider

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SpaceShipTwo

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vuole aspettare, offriamo esperienze virtuali presso i centri di addestramento negli USA.

Le nuove tecnologie della comunicazione hanno rivoluzionato il modo di percepire la distanza spazio-temporale,

consentendo agli internauti di partecipare simultaneamente ad eventi lontani migliaia di chilometri dallo schermo

del nostro televisore, sempre più una finestra del mondo. Crede che il turismo spaziale creerà una nuova svolta

epocale, un nuovo modo di percepire le distanze spaziali?

Penso che l’unica risposta sia di si. Adesso, lo spazio diventerà tangibile per tanti e questo ridefinirà il modo di percepire

le distanze e ci darà modo di creare nuove percezioni riguardo alle distanze.

Il programma di preparazione al viaggio nello spazio prevede una settimana di prove molto intense dal punto di vista

fisico, simili a quelle sostenute dagli astronauti prima di avviare una missione sulle stazioni orbitanti. Ci saranno

limitazioni nella possibilità di intraprendere questa avventura o chiunque potrà provare la sensazione di levitare

nell’universo? La navicella consentirà ai turisti spaziali di condividere l’esperienza con la propria famiglia?

Chi ha viaggiato finora nello spazio è stato sottoposto a lunghi test, sia fisici che psichici. Finora, solo quei pochissimi con

una forma fisica più che perfetta potevano ambire all’esperienza spaziale. Con la Virgin galactic, l’accesso allo spazio è più

“semplice”, nel senso che può partire chiunque sia in buona salute. Tra gli aspiranti al viaggio nello spazio c’è il notissimo

professore Steven Hawkins, il quale non ha l’uso delle gambe. Si è anche prenotato un aspirante astronauta Virgin con

una protesi ad un braccio ed un altro che ha subito quattro bypass al cuore. La navicella SpaceShipTwo consentirà solo

agli astronauti di salire a bordo, però, la Virgin sta studiando eventuali modi per condividere questa esperienza con i

familiari e gli amici.

VVS Enterprise attaccato al WhiteKnightTwo: volo inaugurale del 22 marzo 2010

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Come avverrà il lancio dello SpaceShipTwo nella volta celeste? Quanto effettivamente durerà il viaggio e quali

sono le fasi previste prima di raggiungere la distanza di 100.000 metri dalla terra?

La nave spaziale “SpaceShipTwo” viene trainata fino all’ altezza di 15.000 metri, e successivamente sganciata da un altro

aereo madre chiamato “WhiteKnightTwo”. A questo punto la “SpaceShipTwo” accende i razzi propulsori.

Quindi come avete notato non parliamo di lanci verticali, come ad esempio lo space shuttle. Questo aumenta notevolmente

la sicurezza poiché il lancio in aria a quella altitudine è molto più sicuro data la carenza di ossigeno nell’aria, che, come

è noto, è la concausa delle esplosioni. Inoltre, in caso di problematiche tecniche, il motore si spegne e l’aereo può

planare tranquillamente sulla terra. Dopo 45 minuti di volo si è ad un’altitudine di 15.000 metri, e si incomincia a vedere

la curva terrestre. Dopo lo sgancio, all’accensione dei motori, entro12 secondi, si viaggerà a 3 volte la velocità del

suono. Al termine, quando i motori verranno spenti, calerà il silenzio totale. Si vedrà il vero buio del cosmo. Si arriverà ad

un’altitudine di 120 km. Significa 7 volte più in alto del concorde, e 4 e mezzo più in alto di un mig. I passeggeri lasceranno i

loro posti per 5 minuti in assenza di peso e potranno ammirare la terra per 1.600 kilometri in ogni direzione.

E il rientro? Come si svolgerà?

Il rientro nell’atmosfera durerà 90 secondi, si avrà modo di provare il passaggio da gravità zero fino a gravità 6g per poi

atterrare a 1. La caratteristica unica dello SpaceShipTwo, grazie ad un sistema di rotazione particolare delle ali, permette

ai passeggeri di godere un lento rientro e atterraggio sulla terra. SpaceShipOne ha una tecnologia unica. Può penetrare

l’atmosfera e ne può uscire, in qualsiasi angolazione, senza che il pilota debba guidare o che debba farlo un computer.

Questo è il primo atterraggio orizzontale effettuato con nave spaziale con queste caratteristiche. La nave è immune da

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incidenti causati da errori di controllo nella fase di rientro. L’atterraggio durerà 45 minuti. Grazie al meccanismo di

controllo dell’apertura alare, lo SpaceShipTwo planerà dolcemente, come un aliante. Complessivamente il volo ha una

durata di 2 ore e mezzo.

Il mondo ha assistito con stupore al lancio della navicella spaziale russa Soyuz che ha permesso, due anni fa, al

miliardario statunitense Richard Garriott di volteggiare nel cosmo per una settimana. L’agenzia spaziale russa RKA

è stata la prima ad aprire le porte al turismo spaziale. In che cosa si differenzia l’offerta di Virgin Galactic e quanti

sono i voli previsti per il prossimo futuro?

Il progetto della Virgin si differenzia per tantissimi aspetti, uno fra questi è il costo. Se non erro, Richard Garriott ha

dovuto spendere 20 milioni di dollari americani per volare con la navicella Russa. Potrei sbagliare, potevano essere $30

milioni.

Quale sarà la prossima sfida di Richard Branson e Burt Rutan? Sono in progettazione nuovi velivoli o nuove avventure

nello spazio?

Stanno costruendo diverse navi spaziali e ‘carrier planes’. Il progetto Virgin prevede la costruzioni di altri aerei

WhiteKnight e SpaceShip. Sicuramente Sir Richard & Burt stanno già lavorando su nuove avventure nello spazio.

Sicuramente ci stupiranno ancora!

Sir Richard Branson e Mr. Burt Rutan

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L’ING. MAURIZIO FLAMMINI

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FORMULA 1: IN PISTAIL SOGNO DI FERRARI

DAL 2012 A ROMA IL CIRCUITO DI FORMULA 1PROGETTATO DALL’ING. MAURIZIO FLAMMINI“Mai dire mai” non è solo il titolo italiano di uno dei lungometraggi meglio riusciti sull’agente

inglese 007. È anche la battuta con cui l’ingegnere Maurizio Flammini, citando James Bond,

rispose anni fa a quanti chiedevano, sorridendo sarcasticamente, se Roma avrebbe mai visto tra

le proprie strade un circuito di Formula 1.

L’ing. Flammini, ex pilota, presidente dell’agenzia FG Sport, leader in Italia per la progettazione e

la gestione di grandi eventi, lanciò una sfida che oggi è solida realtà.

L’idea di un circuito cittadino a Roma, fu lanciata da Enzo Ferrari nel 1984 e proposta all’allora

Sindaco Ugo Vetere che mostrò grande interesse. Il progetto non decollò allora perché

i tempi non erano sicuramente maturi e la conoscenza tecnologica non era forse adeguata

all’importanza del progetto. Maurizio Flammini ha avuto l’idea di riproporlo in tempi sicuramente

più maturi, cogliendo i sintomi di una nuova strategia della F1 che punta a riavvicinare le gare al

pubblico e le opportunità di un’amministrazione che punta molto sull’EUR quale secondo Polo

turistico di Roma per il rilancio di un turismo che possa offrire alternative a quello religioso

o legato all’arte e alla storia antica. Il tutto in un contesto piuttosto articolato: il progetto

della F1 a Roma è inserito all’interno di un disegno più ampio chiamato Roma Formula Futuro

e che consisterà in una serie di eventi internazionali di vario genere (cultura, spettacoli, etc).

My lifestyle ha incontrato l’ingegnere, che spiega in una lunga intervista i dettagli del progetto.

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All’inizio, la sua sembrava una proposta campata in aria, una

di quelle idee irrealizzabili che spesso si lanciano a mo’ di

provocazione, visto lo scenario, la storica capitale e le traversie

legate ad altri circuiti in Italia. Cosa ha permesso, invece, che la

sua proposta di un circuito di F1 a Roma si concretizzasse?

Con un po’ di orgoglio direi innanzitutto la serietà della proposta

che poggia su solide basi di fattibilità economica, ambientale,

logistica etc…. Devo riconoscere anche la concretezza e la

compattezza delle Istituzioni con le quali mi sono confrontato e

continuo a confrontarmi: dal Municipio, al Comune, alla Provincia

ed alla Regione. Ma non finisce qui, perché stiamo dialogando anche

con i Ministeri competenti.

Già nel 1984 il grande Enzo Ferrari propose all’allora Sindaco

Ugo Vetere un progetto di un Gp a Roma. La sua idea, però, non

si concretizzò. Che cosa significa per lei portare avanti il suo

progetto?

Mi piace ricordare il grande personaggio dell’imprenditoria e

dello sport italiano come Ferrari che ebbe per primo questa felice

intuizione alla quale ho dato seguito, cercando di migliorarla

grazie alle tecnologie che i nostri tempi consentono di applicare.

Si dice in giro che l’idea del progetto Gp a Roma sia nata da

un incontro a Madonna di Campiglio con Bernie Ecclestone,

il magnate della Formula Uno. Ci può confermare ed, even-

tualmente, raccontare meglio l’episodio?

30

Page 31: MY LIFESTYLE n° 5

f o r m u l a 1

31

Ho conosciuto Bernie Ecclestone nel 1975, ai tempi in cui lui era

il patron della Brabham e io mi accingevo a correre con il suo

team nel 1977. Da allora non ci siamo più persi di vista, abbiamo

continuato a sentici e confrontarci, non solo sulle quattro ruote

ma anche sulle moto delle quali Bernie è appassionato. L’incontro

che ha dato il “la” al progetto di Roma è avvenuto il 14 aprile 2008

a Londra. Nell’occasione, Ecclestone ed io abbiamo avuto modo

di parlare della situazione della Formula 1. Dalla conversazione

sono emerse una serie di considerazioni sugli Autodromi e sulla

nuova strategia della FOA (Formula One Administration, n.d.r.)

di tornare a puntare sulle città che offrono numerosi vantaggi

agli eventi sportivi. Se consideriamo soltanto il fatto di disporre

di tutti i servizi utili, di avvicinare il circuito al pubblico, che

può raggiungerlo con un autobus o metropolitana, ci rendiamo

immediatamente conto di questi vantaggi. Se poi vogliamo aggiungere

anche che un circuito in città permette di sommare il patrimonio

storico, culturale, artistico etc… a quello sportivo della gara,

possiamo senz’altro concludere che l’operazione porta grandi

benefici a tutti, ed in particolar modo alla città ospitante.

Quanto costerà il progetto? Su chi graveranno i costi?

Il progetto costerà 180 milioni di euro, con costi prevalentemente

a nostro carico. Sul Comune graveranno soltanto alcuni costi

sulle infrastrutture che rimarranno alla città.

Cosa può offrire Roma alla Formula Uno e cosa la Formula Uno

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f o r m u l a 1

può offrire a Roma capitale? Quali vantaggi si potranno portare

in termini economici e di sviluppo del territorio?

Il marchio Roma e il marchio Formula Uno insieme promettono

scintille. Per Roma la Formula Uno sarà l’evento degli eventi,

quello che porterà nella capitale un turismo diverso dal

solito, generalmente legato all’arte, alla storia antica e al

pellegrinaggio. Mi piace immaginare la famiglia che decide di venire

a Roma per accontentare tutti: i genitori interessati all’arte e ai

monumenti, e i figli che impazziscono per i bolidi. Una gara di F1

in città è un evento spettacolare come pochi altri, in grado di

riportare interesse sia nei paesi in cui negli ultimi 30 anni la F1 si

è sviluppata, ma anche in altri di più recente tradizione, come nel

caso di Singapore. Ma non solo, New York, Parigi, Mosca, solo per

citare le città più importanti, hanno l’obiettivo di ospitare la F1.

A Roma ha sede un’organizzazione come il Gruppo FG, che è uno dei

quattro gruppi mondiali che si contendono la palma del leader

nell’organizzazione e marketing del Motorsport. Inoltre esiste la

fortuna di una location, come l’Eur, che sembra un palcoscenico

all’aperto, costruito ad hoc per organizzare un grandissimo evento

quale la Formula 1. Questi due elementi costituiscono certamente

un fatto estremamente importante per una straordinaria riuscita di

questo grande progetto. Al contrario Roma rappresenta il grande

richiamo di pubblico e il contesto affascinante che può aprire una

nuova era della Formula Uno. Del resto si chiama Circus e il Circus

si sposa molto bene con Roma, anche etimologicamente.

Parlando di cifre…

Abbiamo valutato attentamente i ritorni che l’organizzazione di

un Gp a Roma può apportare al tessuto economico. Lo studio

dell’ISAE, Istituto di Studi ed Analisi Economica, è chiaro: si tratta

di un Miliardo di impatto positivo per il mondo delle imprese di

Roma e Lazio e di oltre 170 Milioni di imposte dirette ed indirette

per l’Erario. Si creeranno nuovi posti di lavoro, misurati in Unità

di Lavoro Standard, e valutabili tra 9800 e 11000. Sono numeri

che derivano dall’ammontare degli investimenti, prevalentemente

privati per oltre 190 milioni su oltre i 200, dai servizi offerti agli

spettatori e dalla valorizzazione dei pacchetti turistici.

Il circuito sarà altamente tecnologico ed innovativo. Come un

progetto di questo genere troverà la sua giusta collocazione in

una città storica e ricca di beni architettonici?

Se pensiamo all’EUR, con la sua architettura moderna e le sue ampie

strade, non riusciamo ad immaginare un contesto più azzeccato

per la Formula Uno. Che poi tutto questo si trovi ad un passo dal

centro storico, ancora meglio. Ci si potrà spostare di continuo

tra la storia antica ed il terzo millennio.

Il progetto della F1 a Roma è inserito all’interno di un disegno

più ampio che consisterà in una serie di eventi internazionali

di vario genere (cultura, spettacoli, etc). Può darci qualche

anticipazione?

Roma Formula Futuro ed i suoi eventi spettacolari e di altissima

qualità inizierà ufficialmente il 31 dicembre 2010 a mezzanotte: 50

anni dopo le Olimpiadi di Roma. Un’organizzazione che precederà il

Gp e che farà crescere l’attenzione nei due anni che precederanno

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Page 34: MY LIFESTYLE n° 5

la prima edizione della FORMULA 1. Il piano di promozione vale

oltre 10 milioni di euro e si rivolgerà a 18 paesi extraeuropei, in 4

continenti, con azioni mirate sui clienti finali e sui Tour Operators.

L’obiettivo è di riportare Roma dall’attuale 3° posto, altresì

contestato da Berlino che è al 4°, tra le mete turistiche europee, al

primo posto com’era negli anni ’80.

Si dice che questo progetto possa rappresentare per l’Italia un

passepartout per le Olimpiadi del 2020. È d’accordo con questa

opinione?

Assolutamente d’accordo, per due motivi. Prima di tutto perché sarà

un banco di prova per misurare il nuovo modo di organizzare eventi,

pensando anche e soprattutto alle esigenze dello spettatore

che viene da fuori e poi perché una parte delle strutture che

potranno contribuire ad arricchire la proposta di candidatura per

le Olimpiadi, in particolar modo per quanto riferito alla logistica

ed alle Paralimpiadi, sarà realizzata da FG Group nell’ambito del

progetto Roma Formula Futuro, all’interno delle Tre Fontane.

Alcuni criticano la scelta di realizzare un così ambizioso

progetto in Italia, paese del calcio per eccellenza, dove gli

stadi, frequentati da migliaia di appassionati, sono strutture

spesso obsolete, poco sicure, così lontane, architettonicamente

e culturalmente, dagli stadi inglesi e spagnoli. Perché, quindi, un

circuito di Formula Uno e non un “tempio del calcio”?

Il circuito di Formula Uno non esclude affatto la realizzazione

di stadi moderni e parlo al plurale conoscendo i progetti che

Roma e Lazio stanno portando avanti. Il nostro sarà un circuito

cittadino che, in quanto tale, non potrà essere permanente, nel

senso che gran parte delle strutture saranno mobili e verranno

rimosse al termine della gara. Ciò che sarà permanente si troverà

all’interno del centro sportivo delle Tre Fontane, attualmente in

stato di grave degrado e che servirà per le attività di basket, rugby,

hockey, pattinaggio, atletica e le attività del CIP, Comitato Italiano

Paralimpico.

Quando crede che Roma potrà finalmente assistere al suo

GP? Per quando è prevista l’inaugurazione del grande “Roma

Formula Futuro”?

L’anno di start up del GP sarà il 2012, la data verrà fissata dalla

federazione internazionale. Potrebbe essere in marzo o primavera

o anche in agosto. Roma Formula Futuro partirà già dal 31-12-2010

con un grande evento mediatico.

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LE CAR SRLLECCE

VIALE GRASSI, 81TEL. 0832.228529

MAGLIEVIA F.LLI PICCINNO, 8

TEL. 0836.426628

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T o p S e l e c t i o n

NUOVA CITROËN DS3CHIC E IMPERTINENTE, SEDUCENTE E DINAMICA, GIOCA CON I COLORI PER ADATTARSI AL GUSTO DI OGNUNO.

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INFO & CREDITS:Concessionaria Citroën

Le Car S.r.l.Lecce: Viale Grassi 81

Maglie: Via F.lli Piccinno, 8

DS3 porta con grande disinvoltura il suo abito urban-chic! Con il suo stile scolpito e i tratti marcati,

DS3 non passa inosservata: è un’auto rivoluzionaria. Un carattere che si afferma attraverso particolari

originali: il tetto che sembra fluttuare sull’abitacolo, il montante che da dinamismo alla linea ricordando

la pinna di uno squalo, i led a disegnare su entrambi i lati del frontale un tratto distintivo…

DS3 è un concentrato di energia: regala emozioni uniche, eleganza che si fonde con tecnologia. La sua

strumentazione sofisticata (con quadro strumenti a 3 quadranti conici), i comandi di guida a portata di mano

del conducente, la posizione di guida bassa e i sedili avvolgenti permettono di dominare la strada, e i dettagli

cromati contribuiscono al dinamismo dell’ambiente, con note di ricercatezza ed eleganza.

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n u o v e t e n d e n z e

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PER TUTTI I GUSTI E DI TUTTI I COLORI...

CITROËN DS3 è disponibile in 3 livelli di finitura (Chic, So Chic e Sport Chic), e può essere personalizzata grazie ad una vasta gamma di

colori. Per gli esterni sono disponibili, secondo la versione scelta, fino a 38 combinazioni di tinte di scocca/tetto e fino a 12 modelli di

cerchi. Inoltre, degli adesivi esterni per il tetto, declinati in 4 universi, Urban Tribe, Onde, Zebra e Pearl, rendono ancora più esclusiva la

personalizzazione. Ma non è tutto! Con CITROËN DS3 è possibile creare un’armonia di colori tra gli esterni e alcuni elementi di finitura

interni: il pannello del cruscotto, i profili degli aeratori, il pomello del cambio e le maniglie interne delle porte sono disponibili in 6 tinte.

• “Chic” 1.4 VTi 95 cv. Privilegia il confort dei passeggeri: fari fendinebbia, regolatore-limitatore di velocità, volante in pelle regolabile in

altezza e profondità, sistema audio CD RDS MP3 con presa jack… equipaggiamenti che rendono più semplice la vita di tutti i giorni.

• “So Chic” 1.6 VTi 120 cv o 1.6 HDi 92 cv FAP. Arricchisce il proprio guardaroba sfoggiando un tetto a due colori, vetri posteriori oscurati,

led nelle prese d’aria, cerchi in lega da 16’’…il desiderio di guidare una vettura speciale al centro dell’esperienza automobilistica.

• “Sport Chic” 1.6 Turbo THP 155 cv o 1.6 HDi 112 cv FAP. Offre sedili sportivi, spoiler con led integrato ad evidenziarne la linea sportiva,

cerchi in lega da 17’’ diamantati neri, sistema Hi-Fi e Connecting Box, per restare sempre “connected”…

TEMPERAMENTO FORTE E SICURO...

DS3 regala un nuovo stile di guida, decisamente moderno, che sposa dinamismo e controllo. Vivace e decisa, DS3 è un riferimento anche in

materia di confort e regala sensazioni di guida uniche.

DS3 propone 5 motorizzazioni Euro 5: 2 motorizzazioni HDi FAP da 110 cv e 90 cv, associate a un cambio manuale a 5 o 6 rapporti; 3

motorizzazioni benzina con cambio manuale a 5 o 6 rapporti: il THP 150 cv, il VTi 120 cv ( proposto anche con cambio automatico) e il VTi 95 cv.

Le emissioni di CO2 sono particolarmente basse. Infatti, nelle motorizzazioni HDi FAP sono tutti sotto i 115 g/km, con un’offerta a 99 g/km,

mentre l’offerta benzina si attesta tra 136 e 160 g/km di CO2 .

CITROËN DS3 non scende a compromessi neppure in termini di sicurezza, proponendo un sistema frenante particolarmente performante.

L’ESP, l’ABS, il Ripartitore Elettronico di Frenata e l’Aiuto alla Frenata d’Emergenza contribuiscono a garantire un comportamento sicuro.

La sicurezza passiva è ai massimi livelli con 6 Airbag, cinture di sicurezza a 3 punti e attacchi Isofix sui sedili laterali posteriori di serie.

Tutte le DS3 offrono numerosi equipaggiamenti di assistenza alla guida quali il regolatore/limitatore di velocità o l’indicatore di cambiata

che suggerisce il momento ideale per cambiare marcia, assicurando una guida economica ed ecologica.

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T o p S e l e c t i o n

La ricerca del bello e l’idea del totale benessere sono gli elementi essenziali

per una vacanza all’insegna del lusso. Stile e qualità sono il connubio ideale per

regalare e regalarsi un’emozione di classe attraverso la filosofia della cura di sé.

Perle di Puglia rappresenta una realtà immobiliare dinamica che garantisce agli

ospiti un modo unico per vivere emozioni, esperienze e suggestioni che li rendono

protagonisti di un viaggio esclusivo: chef personale, noleggio di auto sportive e

yacht, sono solo alcune note di stile a disposizione.

Perle di Puglia, specializzata nella gestione ed amministrazione di importanti

immobili privati quali ville e masserie, assicura servizi personalizzati, dalla semplice

locazione alla gestione completa.

L’ospitalità d’elite, la riservatezza e il sicuro ritorno economico fanno di questo

team d’eccellenza un concreto punto di riferimento per chi affitta o intende

affittare dimore di prestigio.

Cos’è Perle di Puglia? La libertà di scegliere un sogno e di viverlo nell’intimità di

un ambiente unico e raffinato: la tua “perla”. (A cura di Valerio Occhilupo).

LE BELLE VILLE SONO PERLE RARE......PERLE DI PUGLIA LE RENDE UNICHE

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Villa Fano, Villa Artemide, Residenza La Giara

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l u x u r y r e n t a l s

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Villa Paradiso, Villa Li Cucuruzzi, Villa Artemide, Villa Manco

Perle di Puglia seleziona in tutta la Puglia Ville, Trulli e Masserie per la propria clientela d’elite. Per proporre la vostra dimora contattare:PERLE DI PUGLIA Luxury Holiday Rentals - P.zza S. Pietro 4 - 73042 Casarano (LE) - www.perledipuglia.it - [email protected] - tel. 0833/599750

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T o p S e l e c t i o n

Gusto per l’estetica e per il piacere dei sensi. Materie prime e piatti della tradizione sapientemente

riletti in chiave moderna, all’interno di un contesto ricercato e raffinato. Sulla scia dei concept

restaurant internazionali, nasce a Lecce GOLD, in cui attenzione estetica e cucina creativa (ma

attenta al recupero e alla valorizzazione dei sapori della tradizione) si fondono per creare insieme

un locale raro, pregiato e ricercato. L’atmosfera da salotto, i dettagli lussuosi, l’accoglienza, il

servizio, le proposte musicali d’avanguardia caratterizzano GOLD come il luogo ideale per ritrovarsi

per il pranzo, per una cena o per un after-dinner, in un servizio attento e cortese, all’altezza in ogni

suo dettaglio. Dedicato agli esteti e agli amanti della buona cucina.

My Lifestyle incontra il suo titolare, Andrea Maio, da anni nel business della ristorazione.

Come nasce l’idea di GOLD? Cosa ti ha spinto a questa nuova avventura?

Nonostante la giovane età, la mia è una passione antica. Una passione per la buona cucina, intesa

come gusto e piacere dei sensi. Sognavo di creare un locale perfetto, unico, preziosissimo. Il

nome del locale non lascia nulla all’immaginazione. L’oro è il colore che evoca la sensibilità del

prestigio, simboleggia la ricchezza e l’alta qualità. Ho scelto il nome GOLD per ricordare al cliente

che si trova all’interno di un locale prezioso, in cui, però, l’involucro ricco non è mai al pari del suo

contenuto. Puntiamo moltissimo sulla qualità della cucina, sulla creatività e la professionalità dei

nostri chef, sui nostri menù…

A proposito di menù, che cosa propone di particolare il ristorante GOLD?

La nostra è una cucina che si basa su ingredienti e materie prime recuperati dalla nostra terra, a

produzione locale, rivisti e riletti in chiave moderna e creativa. I nostri chef controllano i prodotti,

provano, sperimentano, creano, con una rara abilità nel fondere gli ingredienti classici riveduti e

corretti. Selezioniamo le materie prime e le confezioniamo con cura ed attenzione. E su ognuna di

esse inventiamo delle emozioni culinarie.

Facci qualche esempio…

Al momento mi viene in mente la pannocchia di calamaro, una rivisitazione del tradizionale calamaro

ripieno, che viene presentato al cliente in una veste tutta nuova e particolare, in un’osmosi di

sapori che ha già riscosso uno straordinario gradimento. Oppure, i nostri spaghetti di farro con

puntarelle, pomodorini e cacio ricotta, un piatto che ripropone alcuni sapori tipici della tradizione

salentina, come i pomodorini e il formaggio tipico, arricchiti e impreziositi da nuovi accostamenti e da

una nuova veste. GOLD è un locale che nasce per fondere insieme diversi sapori che trasformano

una cena o un semplice aperitivo in un viaggio emozionale.

Un nuovo modo, quindi, di scoprire e sperimentare con tutti i sensi l’arte e il mistero della cucina

creativa. Quali sono i vostri punti di forza?

L’attenzione per il dettaglio, la particolarità e la prelibatezza dei prodotti, la maestria e l’esperienza

dei nostri chef, ma anche l’intima ospitalità e calore tipici di un locale di nicchia. La scelta di ogni

ingrediente e la preparazione dei cibi è curata fino al minimo dettaglio, definendo così questo luogo

come unico e di classe. Ovviamente la stessa attenzione è riservata alla scelta dei vini e delle acque.

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l i f e s t y l e

41

Puoi spiegarci meglio questo ultimo punto?

Certamente. L’abbinamento di vini e preparazioni

gastronomiche non può essere improvvisato: accostare

a una pietanza il vino adatto permette di dar vita a

un’armonia di profumi e di gusti in grado di esaltare le

peculiarità di entrambi. Il nostro ristorante possiede

una straordinaria carta dei vini e mette a disposizione

un sommelier che consiglia ai clienti il giusto vino da

abbinare alle preparazioni dello chef.

Un discorso a parte merita, poi, la carta dei distillati…

I distillati si gustano, si sorseggiano, non si bevono.

Demandano ad una cultura del bere sano, moderato, ma

di qualità. Il nostro ristorante propone dei veri e propri

percorsi del gusto, in cui il distillato, a seconda della

sua provenienza geografica, viene abbinato a prodotti,

quali il cioccolato, che garantiscono al cliente un

viaggio fatto di gusti, di luoghi, di emozioni.

Cosa ci puoi dire, invece, della carta delle acque?

La carta delle acque è sicuramente una scommessa.

In Italia sono pochi i ristoranti che la propongono.

Noi crediamo, invece, che rappresenti un’occasione

per giungere in modo guidato all’utilizzo dell’acqua

più idonea al piatto, in relazione ai suoi caratteri

chimici, fisici e organolettici. La “carta delle acque”

è una realtà concreta, un ulteriore elemento di

valorizzazione della nostra gastronomia.

Il ristorante svolge anche servizio catering?

Assolutamente si. Il servizio catering e banqueting di

GOLD fa sì che una festa privata (matrimonio, battesimo,

compleanno, laurea, etc.), un’inaugurazione, un

vernissage o un meeting aziendale divenga un evento

indimenticabile. Particolare attenzione è dedicata

ai ricevimenti dei matrimoni: il “giorno perfetto” è

disegnato passo dopo passo, definendo i particolari più

importanti in un dialogo costante con i futuri sposi e il

wedding planner. GOLD catering si distingue anche per

la creatività degli chef e l’alto livello della cucina,

genuina e raffinata nel gusto, originale e innovativa

nelle presentazioni e nelle scenografie.

In cosa vi distinguete da altri “ristoranti”?

Puntiamo molto sulla nostra duttilità, tentando in tutti i modi di adattarci

alle esigenze delle diverse tipologie di clienti. Un esempio è il “business lunch”,

un nuovo servizio rivolto ai lavoratori, una formula creata per rispettare i

tempi brevi della pausa pranzo dei moderni businessmen, garantendo al tempo

stesso gli alti livelli di qualità e freschezza dei piatti proposti.

Se potessi descrivere il tuo ristorante con qualche aggettivo?

Mi voglio limitare negli aggettivi per lasciare spazio al gusto del nostro

viaggiatore. Preferirei che a parlare fossero i clienti. Certi di aver offerto

un percorso enogastronomico e un’esperienza sensoriale ed estetica di

qualità.

IL GUSTO SPOSA L’ELEGANZA. NELLA CITTÀ BAROCCA, IL LUOGO IDEALE PER GLI ESTETI E GLI AMANTI DELLA CUCINA CREATIVA

GOLD Restaurant Via Lupiae, 4 LECCE - Tel. 0832 099667 - www.tobegold.it - [email protected]

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T o p S e l e c t i o n

Su cosa verte la riorganizzazione che sta interessando

Duriplastic?

F. PALAZZO: “L’ingresso del nuovo management caratterizzato

da un approccio dinamico e da grande entusiasmo ed energia

ha determinato un riassetto organizzativo che tocca diversi

aspetti della realtà aziendale e produttiva. Prima di tutto, grande

novità dell’ultimo periodo è senza dubbio il rinnovamento dello

stabilimento, la cui superficie è stata raddoppiata e per il quale

sono stati realizzati significativi investimenti per l’inserimento

di nuovi impianti di produzione completamente automatizzati che

permettono di raddoppiare la capacità produttiva per rispondere

all’incrementata richiesta dei nostri clienti. Il 2009, infatti, a

dispetto della crisi ha rappresentato per noi un anno di grande

crescita, realizzata proprio in virtù dei cambiamenti apportati alla

gestione dell’attività: abbiamo così potuto godere di un aumento

di fatturato del 37%, che ha determinato necessariamente

l’implementazione di nuovi macchinari per migliorare il servizio”.

Attraverso quali altri elementi si sta compiendo l’evoluzione

dell’azienda?

F. PALAZZO: “Alcuni degli step più significativi realizzati con

l’obiettivo di operare il riposizionamento di un marchio storico

come Duriplastic sono sicuramente il restyling completo del

packaging e dell’immagine coordinata dell’azienda attraverso una

comunicazione coerente e di richiamo; l’ampliamento dell’offerta

e l’innalzamento dello standard qualitativo dei prodotti per un

posizionamento in una fascia più alta grazie ad un laboratorio

all’avanguardia; lo sviluppo della colorimetria, con la messa a

punto di un sistema tintometrico estremamente apprezzato, che

ci ha permesso di diventare l’azienda di riferimento per i nostri

distributori, e la realizzazione di una mazzetta colori con 900

DURIPLASTIC: GRINTA E CORAGGIOPER RAGGIUNGERE NUOVI TRAGUARDI

EMBLEMATICO DELL’ATTUALE APPROCCIO IMPRENDITORIALE E DEL PROCESSO DI MODERNIZZAZIONE DI DINAMICHE E STRATEGIE

AZIENDALI, RISULTA INTERESSANTE L’OSSERVAZIONE DEL TENACE E COSTANTE PERCORSO DI CRESCITA EFFETTUATO DA DURIPLASTIC,

REALTÀ IMPRENDITORIALE SALENTINA CHE DAL 1968 HA SAPUTO OPERARE UNA PROGRESSIVA EVOLUZIONE, DA QUALCHE ANNO

SOGGETTA AD UN’ECCEZIONALE ACCELERAZIONE CHE STA PORTANDO L’AZIENDA A REALIZZARE UN VERO SALTO DI QUALITÀ, GRAZIE

ALL’INGRESSO DI UN MANAGEMENT GIOVANE E VIGOROSO CAPACE DI CONFERIRLE NUOVA LINFA E DINAMICITÀ. NE PARLIAMO

CON FRANCESCO PALAZZO, RESPONSABILE COMMERCIALE DI DURIPLASTIC, E CON CARLO ELIA, RESPONSABILE DELL’AGENZIA DI

MARKETING E COMUNICAZIONE EPIQURE, CON LA QUALE L’AZIENDA HA SVILUPPATO UNA STRETTA E PROFICUA COLLABORAZIONE.

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a z i e n d e

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tinte. Infine, un aspetto che ci sta particolarmente a cuore è la

realizzazione di percorsi formativi permanenti, studiati ad hoc

per l’intera filiera produttiva, commerciale ed amministrativa.

Come per la comunicazione esterna, il progetto di comunicazione

interna è concepito, strutturato e realizzato con il prezioso

contributo di Epiqure, agenzia di marketing e comunicazione alla

quale ci lega un’intensa partnership”.

In cosa consiste il progetto formativo che avete concepito?

C. ELIA: “L’idea che sottende all’intero progetto consiste nella

convinzione dell’importanza della valorizzazione delle risorse

umane a tutti i livelli dell’organizzazione. Se l’obiettivo finale

è quello di cambiare la percezione di Duriplastic sul mercato,

riuscire a comunicare e condividere i valori che costituiscono

la mission dell’azienda, all’interno di questa rappresenta un

passaggio obbligato: Duriplastic è oggi una realtà industriale

nuova, dinamica, energica che si proietta sul mercato con grinta

rinnovata, con idee e progetti all’avanguardia. È in quest’ottica

che, già da un anno, sono stati concepiti cicli di formazione e

convention durante i quali l’obiettivo è quello di diffondere

un profondo senso di identità, una maggiore coesione ed un

linguaggio comune che consenta ad ogni collaboratore di

sentirsi parte di un tutto organico ed armonico. I cicli formativi

sono propedeutici proprio alla creazione di una cultura di

comunicazione aziendale che consenta la condivisione di tutte

le scelte strategiche, perché gli individui collaborino con

il massimo coinvolgimento al raggiungimento di un obiettivo

comune. Perché il bene dell’azienda coincida realmente con il

bene del singolo, infatti, occorre che questi riesca a cogliere

l’organicità ed il senso di ciò che contribuisce a realizzare”.

Quali sono le novità per quanto riguarda i prodotti?

F. PALAZZO: “Ci siamo concentrati sulla Linea Ekolor; si tratta di

una linea completamente ecologica di idropitture: avendo colto

l’interesse sempre maggiore da parte dei nostri clienti di prodotti

che rispettino l’ambiente, abbiamo deciso di proporre con più

incisività questa linea che incontra l’accresciuto interesse e

la nuova sensibilità del mercato per le tematiche ambientali.

Se con il marchio Duriplastic l’azienda raggiunge un alto

grado di capillarità rivolgendosi a ferramenta e colorifici non

specializzati, con Ekolor il target di riferimento è principalmente

il colorificio specializzato, per il quale è stato studiato un

packaging adeguato ed un sistema tintometrico -Ekomix- pensato

per offrire ottime performances qualitative con coloranti a

basso impatto ambientale e costi molto contenuti. Per la Linea

Colori del Mediterraneo, l’anno passato Duriplastic ha lanciato

sul mercato Mirabilia, un’idropittura murale lavabile per interni

ad alto potere di copertura, di facile applicazione che presenta

un ottimo potere mascherante, una finitura opaca vellutata,

un buon punto di bianco ed una resa soddisfacente. Mirabilia è

ideale per dipingere e decorare muri e soffitti in ambienti interni.

Anche la grafica della latta è stata curata nel dettaglio e,

caratterizzata da un rosa molto accattivante, costituisce un

elemento che potremmo definire ‘fuori dagli schemi’. La proposta

per quest’anno è, invece, Performance: l’idropittura murale

superlavabile per interni ed esterni ad alto potere di copertura,

ottimo punto di bianco, elevata resistenza al lavaggio, ideale per

tutti gli ambienti interni di particolare pregio, presenta, inoltre,

un’ottima resistenza anche per applicazioni in esterno. Si tratta

di un prodotto razionale, che non presenta l’emozionalità di

altri prodotti, ed è ideale per il sistema tintometrico, perché non

presenta limiti di colorazione. Infine, Mediterraneo -plastico

acrilico al quarzo fine ad alto potere risanante per muri esterni

soggetti all’aggressione di muffe, muschio ed alghe- acquisisce

nuova autonomia con le declinazioni in Classico, Gold e Silver,

divenendo la nuova linea di prodotti antialga di Duriplastic”.

Quali novità, invece, sul sistema di isolamento a cappotto?

F. PALAZZO: “Il sistema a cappotto messo a punto da Duriplastic

è al momento in fase di certificazione proprio in virtù della

grande attenzione che l’azienda riserba al tema del risparmio

energetico, rispetto al quale il livello di attenzione dei

clienti, come il nostro, è sempre più alto. Duriplastic ha,

inoltre, realizzato un valido supporto comunicativo per il

distributore: uno scrigno contenente pannelli dimostrativi dei

vari rivestimenti a spessore. Inoltre, essendo consapevoli del

fatto che il sistema di isolamento termico a cappotto costituisce

un prodotto che, fino ad oggi, è appartenuto più al DNA della

rivendita edile che a quello del colorificio, ci preme offrire a

quest’ultimo l’opportunità di confrontarsi anche su questo

terreno con una tipologia distributiva che diventa sempre più

competitiva: perciò, offriamo al nostro cliente un prodotto

semplice ma completo ed il nostro know how, attraverso una

consulenza sui cantieri estremamente tecnica, per affrontare

questo nuovo, combattuto ed importante mercato ‘parallelo’ ”.

Cosa dire, infine, dei prodotti decorativi proposti da

Duriplastic?

F. PALAZZO: “Ci stiamo concentrando in modo particolare

sulla messa a punto di prodotti a calce che recuperino la

tradizione locale. Inoltre, dall’estero, arriva una sempre

maggior richiesta di prodotti decorativi italiani: l’eccellenza

del know how italiano è sempre più apprezzata e costituisce un

plus estremamente valorizzante. La linea di decorativi Classico

Italiano, sottolinea proprio questa valenza: Firenze, effetto

decorativo antichizzante, è la decorazione per interni ad alta

traspirazione e lavabilità ideale per ricreare le raffinate

decorazioni dell’arte rinascimentale; Gallipoli, è la finitura

decorativa metallizzata caratterizzata da un suggestivo effetto

perlescente ideale per creare eleganti soluzioni decorative

in ambienti interni di pregio e disponibile in versione oro ed

argento, pigmentabile con una vasta gamma di toner; infine, Siena

è la velatura silossanica di grande pregio ideale per ricreare le

sfumature cromatiche del passato ”.

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[ L’ELEGANZA NEL TEMPO ]

Fondata nel 1832 a Saint-Imier (Svizzera), dove ha tuttora la propria sede, la Compagnie des

Montres Longines Francillon SA, comunemente detta Longines, è orgogliosa di essere il

più antico marchio depositato del mondo. Ha avuto un ruolo di antesignana nelle numerose

innovazioni tecnologiche e concentrato la sua presenza soprattutto nell’aeronautica e

nel campo della misurazione del tempo nello sport, senza mai smettere di ostentare la sua

eleganza in tutto il mondo. Ad esempio, Longines ha plasmato la storia del mondo sportivo

con l’introduzione del primo meccanismo di cronometraggio provocato automaticamente

per mezzo di un filo elettrico. Da allora Longines è stata designata Cronometrista ufficiale

di moltissimi eventi sportivi internazionali, compresi i Giochi Olimpici. Longines ha anche

segnato la storia dell’aviazione e della navigazione per aver cronometrato, ad esempio,

la prima traversata aerea dell’Atlantico in solitario e senza scalo realizzata da Charles

Lindbergh. Oggi Longines resta all’apice dell’innovazione e opera in modo che tutti i suoi

orologi offrano una combinazione unica di precisione ed eleganza. Presente in oltre 130

paesi, Longines, marchio della clessidra alata, fa parte di Swatch Group S.A., il primo

marchio produttore di orologi a livello mondiale.

Aishwarya Rai Bachchan

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o r o l o g i

LONGINESLongines PRIMALUNA

PRIMALUNA: Protagonista della notte, la luna è femminile, ciclica, eterna nel suo

costante movimento. Ma non solo. In numerose culture, la luna nuova è simbolo di

rinascita perché annuncia il nuovo anno o l’arrivo della primavera. Proprio per questi

motivi, la Maison orologiera della clessidra alata le rende onore attraverso la

collezione Longines PrimaLuna.

La delicata carezza dell’acciaio, i riflessi cangianti dell’oro rosa o giallo, e ancora

l’abbinamento dell’oro rosa con l’acciaio, rendono i Longines PrimaLuna inconfondibili.

Il bracciale è sottile, interamente in acciaio, oppure in oro giallo, oro rosa o bicolore.

Per chi lo preferisce è disponibile anche la versione con il cinturino in pelle. I quadranti

bianchi, argenté o madreperla impreziositi da indici, diamanti oppure numeri arabi o

romani, s’ispirano volutamente al cielo stellato. Le tre sfere segnano il tempo che

scorre e sono azzurrate nella versione in acciaio oppure dorate in quelle con cassa in

oro. Quattro le diverse misure di cassa proposte. Longines PrimaLuna è sofisticato come

la donna di oggi. Puro segnatempo per signora ma anche orologio-gioiello.

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WEEMS SECOND-SETTING WATCH: Il marchio Longines rende omaggio all’artefice del leggendario “Weems

system of navigation”, proponendo la versione in oro rosa 18 carati del “Longines Weems Second-Setting Watch”.

Nel 1929, in collaborazione con Longines, Philip van Horn Weems depositò il brevetto per un orologio da polso

in grado di completare i voluminosi cronometri di bordo. L’invenzione consentiva di sincronizzare l’orologio al

secondo con il segnale orario diffuso via radio senza sregolare le lancette, a mezzo della lunetta esterna o del

quadrante centrale, entrambi girevoli e graduati. L’idea fu poi ripresa da Charles A. Lindbergh, allievo di Weems,

che ne fece un vantaggio aggiuntivo per il suo orologio ad Angolo Orario.

The Longines Weems Second-Setting Watch è decisamente un orologio dal carattere maschile. È dotato di un

movimento meccanico a carica automatica e dispone di una riserva di carica di 46 ore. La cassa tonda del diametro

di 47,50 mm è in acciaio o in oro rosa, e il fondello con coperchio inciso si apre su un vetro zaffiro attraverso

il quale è possibile ammirare la marcia del movimento. Il quadrante centrale mobile opalino argentato consente

la sincronizzazione dei secondi con un segnale orario diffuso via radio. The Longines Weems Second-Setting

Watch è disponibile con cinturino in autentico alligatore marrone con chiusura «Charleston» e dispositivo di

regolazione.

Longines WEEMS SECOND-SETTING WATCH

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o r o l o g i

LINDBERGH’S ATLANTIC VOYAGE WATCH: Nel 1933 il pilota americano Charles Lindbergh parte per un giro

aereo di ben 47.000 km intorno all’Atlantico del Nord, accompagnato dalla moglie. Dopo aver realizzato in

solitaria un exploit tecnico e umano, effettuando per primo la trasvolata senza scali dell’Atlantico del Nord

a bordo dello Spirit of St. Louis, Lindbergh si lancia nella ricognizione delle future rotte aeree attraverso la

rotta del Grande Nord, prima di rientrare in America passando da Capo Verde e dal Brasile. L’attrezzatura che il

pilota ha con sé comprende un cronografo Longines appositamente creato per questa avventura.

Oggi, Longines riedita questo segnatempo straordinario in onore dello storico viaggio. Il diametro del

cronografo meccanico con movimento a carica automatica è di 47,50 mm. Fedele al pezzo originale, esibisce i

piccoli secondi al 9 e il contatore 30 minuti al 3. Il Lindbergh’s Atlantic Voyage Watch indica l’ora e la misura

del tempo tramite le lancette in acciaio azzurrato che corrono su un quadrante bianco all’esterno e argentato

all’interno, ed è dotato di un tachimetro per calcolare la velocità sino a 500 km/h. L’orologio è protetto da

un vetro zaffiro; il fondello trasparente con coperchio svela i rintocchi del suo movimento. È montato su un

cinturino in alligatore di colore marrone. Rieditato in acciaio e in oro rosa, il Lindbergh’s Atlantic Voyage Watch

rappresenta la declinazione contemporanea di un segnatempo protagonista di un viaggio straordinario.

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Longines LINDBERGH’S ATLANTICVOYAGE WATCH

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La collezione sportiva del marchio si arricchisce. Infatti, le linee Admiral e GrandeVitesse

propongono quattro nuovi modelli. Fra i segnatempo Admiral trova ora spazio una versione

in ceramica del modello 24 ore “doppio fuso orario” e del Cronografo. Inoltre, in entrambe

le linee è stata inserita una versione che raggruppa entrambe le funzioni.

ADMIRAL: La linea Longines Admiral esprime il prestigio di tutti quegli sport dove senso

estetico, precisione e eleganza dei gesti trionfano. Oggi, si arricchisce di tre nuovi modelli.

Il primo, un orologio 24 ore “doppio fuso orario”, è proposto con lunetta in ceramica di

colore nero o grigio. Nel quadrante, di colore nero o grigio, spicca il “12” che caratterizza

le collezioni sportive di Longines. La lancetta delle 24 ore, di colore rosso, crea un

contrasto con i quadranti dai riflessi lunari. Disponibili con bracciale in acciaio con maglie

centrali in ceramica (nera o grigia), a ricordare armoniosamente la lunetta.

La ceramica è stata scelta anche per la versione Cronografica. La lunetta in ceramica,

in questo caso, è impreziosita dal tachimetro. La finestrella del calendario, il contatore

dei 30 minuti e la piccola lancetta dei secondi, come pure l’emblematico “grande 12”,

valorizzano il quadrante di colore nero o grigio.

Coloro che prediligono un’estetica puramente sportiva, sceglieranno il modello

Cronografo 24h “doppio fuso orario”. Queste due funzioni abbinate non possono che

attirare i veri intenditori! Il segnatempo è dotato del movimento a carica automatica

calibro L686, utilizzato per la prima volta dalla maison. Il “grande 12”, 8 indici applicati e

l’indicazione delle 24 ore in numeri arabi impreziosiscono il quadrante nero, grigio scuro

o argenté. È disponibile con bracciale in acciaio o cinturino in alligatore nero o marrone.

Longines ADMIRAL - Andre Agassi

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GRANDEVITESSE: Con la linea GrandeVitesse, destinata agli audaci sportivi di oggi, Longines ha voluto dar

forma concreta al concetto di velocità attraverso una serie di modelli per celebrare gli “uomini più veloci”

della storia. Le linee fluide, le curve aerodinamiche, i numeri di grande carattere e la forma dei pulsanti sono

solo alcuni dei dettagli di questo orologio progettato per andare veloce.

La collezione si arricchisce di un nuovo modello: il GrandeVitesse Cronografo 24h. Questo segnatempo di

grandi dimensioni (la cassa ha un diametro di ben 44 mm), è dotato dello stesso movimento L686 che vive nel

suo equivalente della linea Longines Admiral.

La cassa prevede un doppio tachimetro sulla lunetta in acciaio con finitura satinata. Questo, graduato in

km/h e MPH, consente di misurare la velocità al suolo sino a Mach 2. Il quadrante, disponibile nei colori nero,

cioccolato o argenté con decorazione soleil, sul quale spicca il “grande 12”, regala al modello una nota

elegante e sportiva al tempo stesso. Lo spirito sportivo della linea è rafforzato dal rilievo antiscivolo della

corona, della banda della carrure e dei pulsanti. L’ultimo nato della linea GrandeVitesse è disponibile con

bracciale in acciaio dotato di tripla fibbia pieghevole di sicurezza, o con cinturino in pelle nei colori nero o

marrone, con finitura in Alcantara e fibbia pieghevole.

Longines GRANDEVITESSE

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Longines LES ELÉGANTES

LES ELÉGANTES: Audaci, vivaci, portatori di un vento di libertà, i Ruggenti Anni ‘20 hanno lasciato uno

straordinario patrimonio artistico. Rivoluzione estetica ma anche rivoluzione al femminile. La donna degli

anni ‘20 si lascia alle spalle le convenzioni e prende le redini del suo destino, abbandona i corsetti, è l’inizio

dell’emancipazione. La moda adotta un’estetica nuova ispirata dalla leggerezza, dall’ eleganza e dalla vivacità.

I segnatempo Les Elégantes di Longines, giunti all’ottava edizione, rendono omaggio a questa esplosione

creativa sotto forma di tre sfavillanti orologi gioiello in oro bianco, ciascuno limitato a soli 20 pezzi.

Infatti, nel 2002 Longines decide di far rinascere le creazioni dimenticate degli Anni Ruggenti. dando vita alla

collezione Les Elégantes e diventando un appuntamento atteso da collezionisti e intenditori.

Da allora, questa linea dall’eleganza intramontabile si arricchisce di nuovi modelli. In questa edizione, i tre

nuovi modelli assumono forme stilizzate a ovale, rettangolo o tonneau. Sulle casse in oro bianco 18 carati,

i cui lati sono interamente incisi a mano con motivi Art Déco, sfavillano diamanti Top Wesselton WS, da 42 a

72 a seconda del modello. I numeri romani impreziosiscono delicatamente il quadrante argenté sfiorato dalle

lancette azzurrate. La minuteria chemin de fer completa con grazia questi segnatempo.

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l i f e s t y l e

Il marchio Billionaire, ormai diventato sinonimo di lusso, good-living e

lifestyle, è stato creato nel 1998 da Flavio Briatore con l’apertura dell’ormai

leggendaria discoteca in Costa Smeralda, locale frequentato dai maggiori

personaggi del mondo dell’impreditoria, dello spettacolo, dello sport di

scenario nazionale ed internazionale.

Con il passare degli anni e l’aumento della notorietà del marchio, viene aperto

il Club Billionaire anche nel Principato di Monaco che, anche quest’anno,

dopo il successo internazionale del 2009, riapre a Montecarlo in occasione

del Gran Prix di Formula 1. Billionaire è infatti presente all’interno dell’Hotel

Fairmont, a Montecarlo, nei giorni del Gran Premio di Formula 1.

“Billionaire” è anche un marchio di abbigliamento e accessori per la moda (dal

nome Billionaire Italian Couture), Billionaire Magazine, giornale sul mondo

Billionaire, cioè il mondo del lusso e delle belle donne, e un programma

televisivo con analoghi argomenti chiamato Billionaire TV. Viene anche

organizzato un concorso di bellezza per diventare ragazza Billionaire.

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VIVERE DA “BILLIONAIRE”

Info:WWW.BILLIONAIRELIFE.COM

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Il Billionaire, uno dei club estivi più esclusivi d’Europa,

nasce da un’idea di Flavio Briatore.

Fulcro del divertimento notturno in Costa Smeralda,

considerato il ritrovo estivo più bello del Mediterraneo,

ogni sera, da luglio a settembre, il Billionaire accoglie

celebrità del mondo della moda, dello spettacolo e del

business, che ne apprezzano l’atmosfera piena di glamour,

la cucina raffinata e la qualità della musica.

Il Billionaire è una villa a tre livelli, incastonata tra le

rocce e con una incomparabile vista sull’incantevole

golfo del Pevero.

Il famoso architetto francese Miguel ha dato la sua

originale impronta agli interni, che sono sontuosamente

arredati in stile etnico orientale.

La location dispone di 3 privée esclusivi per accogliere i

propri ospiti più esigenti.

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l i f e s t y l e

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“Il Billionaire rappresenta una storia incredibile,

un posto dove la gente si può divertire.

Con il Billionaire è nato qualcosa di diverso...

La musica, la gente, chi ci lavora, il modo di vivere.

È nata una tendenza”.

Flavio Briatore

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Ristorante

Al piano superiore, la splendida terrazza ospita il Ristorante

Billionaire, curato da Cipriani, manager del famoso Harry’s

Bar Hannabel’s di Londra. Insoliti accostamenti di ricercati

sapori ed ingredienti locali di gran qualità danno vita ad

una cucina mediterranea creativa e deliziosa.

Per gli amanti della cucina giapponese, un esotico sushi

corner, curato dal celebre chef Miky Nosawa

Discoteca

La discoteca ovoidale è affiancata dal prestigioso privée,

riservato ai super Vip. In discoteca, dall’una all’alba,

l’happy house del DJ resident Andrea T Mendoza.

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NUOVA SAAB 9-5SEGNA L’INIZIO DEL NUOVO CORSO DI SAAB

Elegante, sofisticata ed inconfondibilmente Saab, combina uno stile fuori dal

comune e la più avanzata tecnologia, che le permetteranno di essere una valida

alternativa nel segmento delle berline di prestigio già a partire dal suo lancio

commerciale previsto in Italia a metà 2010. La forma scolpita e pulita segue in

pieno i dettami della purezza del design scandinavo, con il suo scenografico

parabrezza avvolgente che riecheggia l’eredità aeronautica di Saab.

Inoltre, questa vettura rappresenta l’inizio del nuovo corso di Saab, in quanto

è la prima ad essere presentata dopo l’accordo del 23 febbraio 2010, con il

quale si è sancito il trasferimento della proprietà del brand scandinavo al

gruppo olandese Spyker Cars Nv. Spyker ritiene che l’acquisto di Saab sia una

rara opportunità per far crescere un marchio conosciuto in tutto il mondo,

attraverso un Business Plan i cui punti principali sono i seguenti:

• Saab sarà un costruttore automobilistico di nicchia, con una gamma composta

da tre o quattro modelli: 9-3 (Sport Sedan, SportHatch, Hatchback, Crossover

9-3X e Cabrio), 9-5 (Sedan, Wagon e Crossover) e 9-4X, un piccolo Suv per gli

Stati Uniti e per i mercati Europei. Successivamente Saab studierà le possibilità

di incrementare la gamma interessandosi al segmento delle compatte premium

(una piccola 9-1), solo a tempo debito e a condizione che il mercato lo permetta.

• I prodotti Saab saranno completamente rinnovati, a partire dal lancio sul

mercato della nuova 9-5 all’inizio di quest’estate. La nuova 9-4X verrà proposta

nel 2011 e la nuova Saab 9-3, secondo i canoni ideati, verrà lanciata nel 2012.

• Saab continuerà a rimanere nel segmento premium e andrà a confrontarsi con

Audi (A4 e A6) e Bmw (Serie 3 e Serie 5), come brand di alta qualità, sfruttando il

suo patrimonio e la sua storicità.

• La collaborazione con General Motors continuerà anche nei prossimi mesi

ma gradualmente diminuirà per ridurre la dipendenza dal colosso americano.

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Il frontale della nuova 9-5 è caratterizzato dalla grande mascherina

fiancheggiata dai sinuosi fari con lenti ad effetto blocco di ghiaccio

con luci a LED. L’ampia vetratura è costruita attorno al tema del

parabrezza avvolgente; i montanti anteriori e centrali sono oscurati

e, insieme ai cristalli, creano il tipico effetto a calotta d’aeroplano,

una delle caratteristiche degli stilemi Saab. La carrozzeria, ispirata

dall’esperienza aeronautica Saab, riprende la fluidità delle fusoliere

dei jet. Gli ampi passaruota conferiscono muscolosità e dinamismo al

look. La linearità di fondo del design è ulteriormente riscontrabile

negli specchietti laterali caratterizzati dalla parte superiore in nero,

in quanto posizionati nello stesso spazio visivo dei finestrini.

Il carattere dinamico della vettura è sottolineato dal tetto

spiovente e dai poderosi montanti posteriori che sostengono il

lunotto leggermente concavo. L’andamento del tetto e dei montanti

culminano in un piano posteriore levigato. La fascia che corre per

tutta la larghezza della coda ed ospita i gruppi ottici ad effetto

blocco di ghiaccio riprende il tema delle luci anteriori e conferisce

alla nuova 9-5 ulteriore forza. La tradizione stilistica del marchio

è particolarmente evidente nel lunotto che fa da contrappunto al

parabrezza avvolgente. I gruppi ottici posteriori e la loro integrazione

perfetta nel corpo vettura, possono essere considerati una firma che

caratterizzerà anche i prodotti futuri. La forma pulita ed elegante

contribuisce ad ottimizzare l’aerodinamica (cx 0,28) e a ridurre i

consumi di carburante e i fruscii aerodinamici. La stabilità ad alta

velocità è assicurata dalla quasi assoluta eliminazione di forze di

portanza all’anteriore e dall’ottenimento di forze di deportanza al

posteriore, queste ultime generate grazie al flusso d’aria che scorre

lungo la superficie leggermente concava del lunotto posteriore. Le

varianti della versione top di gamma, Aero, si distinguono visualmente

per un look ancora più aggressivo grazie alle modanature originali

dei paraurti anteriori e posteriori, ai cerchi in lega da

19” con disegno a turbina e all’assetto

sportivo ribassato, oltre ai fari

anteriori bi-xenon e i doppi

scarichi trapezoidali in-

tegrati nel paraurti

posteriore.

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L’ESTERNO

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di distrazione per il conducente durante la guida notturna. Come da

tradizione Saab, il pulsante di accensione è posizionato sul tunnel

centrale, di serie su tutti gli allestimenti. La mancanza del freno a

mano meccanico ha permesso di guadagnare lo spazio per un’ampia

console centrale a due vani, con doppio porta-bicchieri e la possibilità di

collegare diversi dispositivi elettronici portatili.

La parte posteriore dell’abitacolo accoglie comodamente tre

passeggeri adulti con climatizzazione indipendente rispetto alle zone

guidatore e passeggero anteriore. Il divano posteriore, reclinabile

separatamente (60/40), include un bracciolo con doppio porta-bicchieri,

vano di stivaggio ed il passante per il trasporto degli sci.

La profonda consolle centrale si estende con una leggera

angolazione verso il guidatore e confluisce nella plancia strumenti

principale. Si tratta di una nuova espressione del caratteristico

schema dell’abitacolo di stampo aeronautico ulteriormente evolutosi

con l’attuale 9-5. La ricerca della semplicità delle forme è evidente

nell’area di ventilazione, con le bocchette orientabili grazie ai

caratteristici comandi Saab a “joystick”.

I quadranti degli indicatori principali, incastonati nella zona di

ventilazione superiore, comprendono un tachimetro a tamburo che

nella foggia ricorda un altimetro. Le lancette dei quadranti, lo

schermo dei comandi principali e l’Head-Up Display per proiettare le

informazioni principali nel parabrezza (optional), sono illuminati nel

caratteristico verde Saab. Il pulsante “Night Panel” (altra esclusiva

Saab) mantiene illuminato il solo tachimetro, minimizzando le fonti

GLI INTERNI

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La 9-5 è la prima Saab che offre il sistema di sospensioni

attive DriveSense, con regolazioni che aiutano l’auto ad

adattarsi al modo in cui la si sta guidando. Oltre alla

normale modalità “Intelligent”, si possono selezionare le

impostazioni “Sport” e “Comfort”. La trazione integrale,

con sistema attivo on- demand, è offerta in combinazione

con le motorizzazioni benzina 2.0 turbo e 2.8 V6 Turbo e

diesel 2.0 TTiD.

Altri sistemi di serie o a richiesta sono: il regolatore di

velocità attivo (per selezionare una velocità di crociera,

mantenendo la distanza di sicurezza dal veicolo che

precede); Smart Beam (fari Bi-Xenon orientabili che

adattano automaticamente il fascio luminoso in funzione

della velocità, delle condizioni di guida e della strada);

riconoscimento dei segnali stradali; avviso cambio di

corsia; assistenza al parcheggio attiva.

La gamma di propulsori, tutti turbocompressi, della

nuova Saab 9-5 unisce l’esperienza Saab nei motori sovrali-

mentati a tecnologie motoristiche all’avanguardia:

1.6 Turbo benzina: 4 cilindri, eroga 132 kW/180 cv con

una coppia di 230 Nm. Prevede la funzione “overboost”

che eleva la coppia massima a 266 Nm per un massimo

di 5 secondi. Permette prestazioni di rilievo, con uno

scatto 0-100 km/h in 9,5” e consumi ed emissioni di CO2 di

rispettivamente 7,6 l/100 km e 179 g/km.

2.0 Turbo – Benzina e BioPower (alimentabili a bio-

etanolo E85): In entrambe le configurazioni, eroga una

potenza massima di 162 kW/220 cv e una coppia di 350 Nm

a soli 2.500 giri/min. Con la trazione anteriore, questo

propulsore spinge la 9-5 da 0 a 100 km/h in 7,9”, con

consumi pari a 8,4 l/100 km ed emissioni di CO2 di 199 g/km.

2.8V6 Turbo Benzina: Disponibile per il modello Aero

con il sistema XWD e cambio automatico a 6 rapporti,

questo motore ha la classica angolazione di 60° per un

bilanciamento ottimale e vibrazioni ridottissime. Eroga

221 kW/ 300 cv ed una coppia di 400 Nm, consentendo di

accelerare da 0 a 100 km/h in soli 6,9”.

2.0 TiD: Il 2.0 16V turbodiesel, eroga 118 kW/160 cv e 350

Nm di coppia, con emissioni di CO2 previste di soli 139 g/km,

corrispondenti a consumi limitati a 5,3 l/100 km nel ciclo

combinato.

2.0 TTiD: Il 2.0 TTiD è il motore diesel più potente della

gamma. Dotato di turbo doppio stadio, eroga una potenza

di 140 kw/190 cv e 400 nm di coppia a soli 1750 giri/min.

Inoltre, ha un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 9”

con consumi intorno ai 6l/100 km ed emissioni di CO2 di

159 g/km. Sarà disponibile sia nella versione a trazione

anteriore sia xwd (4 ruote motrici).

Per la nuova 9-5 ci sono tre combinazioni di sospensioni. I modelli 1.6

benzina e 2.0 diesel adottano una sospensione anteriore McPherson

e posteriore a 4 punti di ancoraggio, mentre per il 2.0 benzina c’è una

sospensione posteriore con ancoraggio ad H.

Le versioni Aero con il 2.8 V6 turbo hanno una sospensione anteriore

di tipo HiPerStrut (puntone ad alte prestazioni) e lo stesso schema

posteriore a forma di H.

LA TECNOLOGIA E LA SICUREZZA

I MOTORI

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B U D A P E S T

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c a p i t a l i e u r o p e e

69

Il fascino di Budapest è di essere un insieme di realtà diverse che si integrano.

Una grande capitale, ribattezzata “la Parigi dell’Est”, divisa tra i ricordi

dell’Impero e le contraddizioni della nuova Ungheria ma, ancora prima, divisa

dal Danubio tra Buda e Pest, tra le colline e la pianura.

Buda è la città antica, sulla collina, caratterizzata dal Quartiere medievale

del Palazzo Reale e la chiesa di Mattia.

Pest, ai suoi piedi, è moderna e trafficata, piena di negozi, hotel, ristoranti

e locali notturni. In mezzo scorre maestoso il Danubio e si adagia l’Isola

Margherita, meta di chi ama fare sport, passeggiate o bagni termali.

Più nascosta è invece Obuda (antica Buda), il primo insediamento romano, oggi

famosa per i suoi ristoranti.

Budapest conserva tesori che sfuggono al visitatore mordi e fuggi e che

bisogna cercare, scoprire…

Sotto le colline calcaree di Buda esiste un sistema di spelonche, collegate

attraverso un labirinto paleolitico unico al mondo, e ricche di sorgenti

termali. Numerosi i retaggi di un passato ricco di storia: i bagni turchi,

risalenti a 400 anni fa, gli anfiteatri romani dell’antica Obuda e gli edifici in

stile liberty ungherese. Tra le curiosità: la prima ferrovia sotterranea del

continente, in funzione da 100 anni; la Ferrovia dei bambini delle colline di

Buda, i cui ferrovieri sono ragazzi di non più di 14 anni; il Parco delle Statue che

custodisce i monumenti e le statue del periodo socialista che sorgevano nelle

vie e nelle piazze di Budapest, unico non solo in Europa ma in tutto il mondo; il

Parco della storia della ferrovia ungherese a Fusti, unico nel suo genere in

Europa, che permette ai visitatori di guidare le locomotive.

Tappa imperdibile per gli amanti della cultura è il Museo delle Belle Arti che

ospita la collezione spagnola più ricca fuori dalla Spagna.

L A P E R L A D E L D A N U B I O

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70

BUDAPEST, COSA VISITARE:

Il Palazzo Reale e il suo quartiere (Vàrnegyed): L’Imperatore

Sigismondo di Lussemburgo, fece costruire un palazzo gotico dal

quale cominciò a prendere forma l’attuale castello. Costruito e

ampliato nel corso di 300 anni, fu distrutto durante l’assedio turco

e la riconquista di Buda (1686), e solo nel 1715 venne iniziata la

costruzione di un palazzo barocco, di modeste dimensioni. Il notevole

ampliamento, avviato nel 1749, venne terminato nel 1790. I regnanti

Asburgici non vi si trasferirono ma alloggiarono come ospiti a Buda,

che successivamente divenne la residenza degli arciduchi palatini.

Il complesso architettonico acquistò, alla fine dell’800, l’attuale

aspetto esterno neobarocco. Alla caduta dell’Impero asburgico,

dopo la Prima guerra mondiale, l’ammiraglio Horty si insediò

nell’edificio e vi abitò con sfarzo regale fino a quando nell’ottobre

del 1944 fu deposto dai tedeschi con un colpo di stato. Durante

la seconda guerra mondiale fu in parte distrutto e all’interno

totalmente bruciato. Durante i lavori di ricostruzione vennero alla

luce numerosi particolari del palazzo reale medioevale come il muro

di cinta e le camere reali.

Successivamente vi hanno trovato collocazione la Galleria

Nazionale Ungherese, il Museo della Storia di Budapest e la

Biblioteca Nazionale Szechenyi.

Il Ponte delle Catene (Lànchìd): Il primo ponte stabile sul Danubio,

uno dei simboli della capitale ungherese, venne costruito su iniziativa

del Conte Istvan Szechenyi, dal 1839 al 1849 (il nome del ponte è

infatti Szechenyi lanchid). Il primo carro che attraversò il ponte

in fase di costruzione, durante la lotta d’indipendenza, portava la

corona ungherese da Buda, sotto assedio, a Debrecen. Durante

la II Guerra Mondiale i tedeschi lo fecero saltare in aria e, dopo la

ricostruzione, venne aperto al traffico il 20 novembre 1949.

Il Tunnel di 350 metri, che parte dalla testa del ponte dal lato di Buda

e passa sotto la Collina della Fortezza, è stato inaugurato nel 1856.

Il Parlamento: È uno dei simboli di Budapest. Costruito fra il 1885

e il 1904, si ispirò al Parlamento di Londra. Si tratta di uno dei più

grandi edifici parlamentari del mondo.

La visita del Parlamento è gratuita per i cittadini dell’Unione Europea.

Come arrivare: M2 fermata Kossuth ter o tram 2

Teatro dell’Opera: Palazzo neo-rinascimentale inaugurato dopo

nove anni di lavori (1884), è una delle perle architettoniche di viale

Andrassy. Costruito per competere con quelli di Parigi, Vienna e

Dresda, fu la culla della lirica in Ungheria.

Ma più della lirica furono il varietà e l’operetta a far parlare

dell’Ungheria in tutta Europa, soprattutto agli inizi del Novecento,

quando l’operetta raggiunse il suo apogeo con l’austro-ungarico

Ferenc (Franz) Lehar (1870-1948), autore della «Vedova allegra».

La Grande Sinagoga: Costruita nel 1854-59, con i suoi 3.000 posti è

la più grande d’Europa e la seconda del mondo.

Nel suo stile romantico c’è un forte miscuglio di elementi bizantini

e moreschi. Le due cupole a cipolla sono alte 43 metri. Nell’edificio

completamente ristrutturato nel 1996, oltre ai riti religiosi, si

1. Palazzo Reale - 2. Parlamento - 3. S. Stefano; Gresham Palace; Ponte delle Catene

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c a p i t a l i e u r o p e e

tengono concerti di musica. Nel 1944, proprio attorno alla Sinagoga

di Via Dohany, venne istituito il ghetto di Budapest e in questa ristretta

area furono ammassate 70.000 persone, molte delle quali persero

la vita prima ancora di essere deportate. Sepolte nel parco attiguo

(Cimitero degli Eroi) i loro nomi sono stati scritti sulla commovente

scultura del 1991 di Imre Varga, raffigurante un salice piangente:

ogni foglia dell’albero ospita un loro nome.

Come raggiungerla: M2 fermata Astoria.

Il Museo delle Belle Arti: In piazza degli Eroi, è un monumento di

notevole valore artistico, in stile classicheggiante. Le sue collezioni

provengono in buona parte dallo storico Museo Nazionale Ungherese

(creato nel 1802 e divenuto poi Pinacoteca Nazionale) e sono state

arricchite da altri lasciti e acquisizioni. Mostre permanenti sono

la Collezione Egizia, la Collezione Antica, la Galleria Antica, la

Sezione di Scultura Antica e la Sezione Moderna. Le opere del Museo

sono ordinate cronologicamente per Paese e scuole. La collezione

più prestigiosa è la sezione antica, mentre la collezione più ampia

è quella italiana, con dipinti di grandi maestri come Raffaello,

Tiziano e Tintoretto. Di straordinario pregio anche la collezione di

arte spagnola, considerata la più grande del mondo dopo quella

conservata in Spagna, con opere di El Greco, Goya e Murillo.

Le Terme storiche di Budapest:

Le Terme Gellért: A Buda, in riva al Danubio, con il loro sfarzoso

stile liberty, sono le più eleganti della capitale.

Le Terme Szechenyi: Metropolitana M1, fermata Szechenyi furdo. In

stile neo-barocco, con le 15 piscine è tra i bagni termali di maggiore

superficie d’Europa. Molte vasche sono all’aperto, ma il vapore

permette di godere il piacere di un bagno anche in pieno inverno.

Bagno turco Rudas: Un modo originale per vivere la capitale by night.

Il venerdì e sabato, infatti, le terme riaprono dalle ore 22 alle ore

4 e, in alcuni giorni festivi, si trasformano in discoteca sull’acqua.

Il Museo delle Arti Applicate: Da visitare anzitutto per la struttura

architettonica di Odon Lechner e Guyla Partos, è uno degli esempi

più significativi dell’Art Nouveau ungherese, con elementi dell’arte

islamica, indù e persiana. Il museo illustra la storia del commercio

e dell’artigianato ed espone una ricchissima collezione di mobili,

vasi, arazzi, gioielli, statuine e oggetti d’arte dal Medioevo all’Art

Nouveau (“Szecesszio”).

Come raggiungerlo: M3 fermata Ferenc korut.

Il Mercato Centrale: Il Nagyvasarcsarnok, il più grande e imponente

mercato coperto di Budapest, proprio ai piedi del Ponte della Libertà.

L’immensa struttura destinata al commercio, è stato dichiarato

monumento architettonico nazionale per la sua pregiata struttura

in ferro. Il Mercato Centrale di Budapest è un punto di riferimento

immancabile per gli acquisti nella capitale, sia per i residenti che per

i turisti.

Come raggiungerlo: M3, fermata Kalvin ter.

In battello sul Danubio: Potrete ammirare dal fiume le due rive,

il Parlamento e il Palazzo Reale, un giro perfetto alla scoperta di

Budapest oppure fare una gita nei paesini dell’ansa del Danubio.

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1. Teatro dell’Opera - 2. Parlamento; Danubio - 3. Museo delle Arti Applicate

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72

...E ANCORA DA NON PERDERE:

Il Labirinto del Castello: Un’antica rete di grotte e cunicoli

sotterranei a circa 16 metri di profondità nella zona vecchia di Buda,

che i visitatori possono percorrere provvisti di lanterne, tra musiche

d’atmosfera e suoni d’ambiente. Comprende una sezione di origine

addirittura paleolitica, una di interesse specificamente speleologico

e una storica con statue in cera raffiguranti vari personaggi.

Per giungere all’ingresso si può scegliere la funicolare lunga quasi

100 metri. La partenza è dai piedi della collina del Castello di Buda,

in piazza Clark Adam ter, Ponte delle Catene.

Viale Andrassy: Scoprire grandi pagine di cultura e storia ungherese

al ritmo di una distesa passeggiata in una delle zone più eleganti di

Budapest: il centralissimo Viale Andrassy e le sue aree attigue.

Per collegare il centro di Pest con il bosco (Parco Civico) che

circondava la capitale, un piano urbanistico anch’esso ottocentesco

stabilì la creazione dell’attuale Viale Andrassy, che parte dalla

centralissima piazza Deak e arriva fino alla Piazza degli Eroi.

Patrimonio Unesco, il tratto di Viale Andrassy più vicino al centro

è caratterizzato da palazzi eclettici in stile neorinascimentale a

3-4 piani, mentre la sezione centrale è più larga, con due corsie di

servizio laterali, originariamente ricoperte di sampietrini in legno per

il transito dei nobili. Sul terzo tratto, infine, sorgono palazzi con

piccoli giardini o grandi ville in mezzo a parchi. Oltre alla Basilica

di Santo Stefano, Teatro dell’Opera, Palazzo Dreschler e Accademia

della Musica, Viale Andrassy e i suoi dintorni custodiscono anche

altre perle ancora poco conosciute al grande pubblico.

Gresham Palace: Splendido esempio di Liberty in architettura.

Costruito nel 1907, l’edificio deve il nome a una compagnia

londinese di assicurazioni, che a sua volta lo riprese dal fondatore

della prima Borsa di Londra. Affacciato sul ponte delle Catene,

gode di una posizione strepitosa. Oggi, grazie a una straordinaria

ristrutturazione, Gresham Palace ospita un albergo di lusso della

catena Four Seasons e un bellissimo ristorante e caffè. Come

arrivare: tram 2 fermata Roosevelt ter o M1 fermata Vorosmarty ter.

Palazzo New York: Il magnifico Palazzo e Caffè New York, costruito

nel 1894 in stile eclettico, porta i segni di vari influssi stilistici

architettonici, con gradevole effetto di armonia tra neobarocco,

stile rinascimentale e rococò. Dopo un’attenta ristrutturazione

il Palazzo New York è stato riaperto nel maggio 2006 come caffè e

hotel di lusso. Come raggiungerlo: M2 fermata Blaha Lujza ter.

Ex Palazzo della Cassa Di Risparmio delle Poste: L’ edificio dell’ex

Cassa di Risparmio Postale, realizzato negli anni 1899-1901, è una

vera chicca, magnifico esemplare dell’ architettura Liberty.

Come raggiungerlo: M3 fermata Arany J. u.

Stazione Ovest: Il suo predecessore, la Stazione di Pest, fu costruita

nel 1846, quando venne edificata la prima ferrovia ungherese (Pest-

Vac). Durante la ricostruzione del Grande Corso Circolare fu decisa

la costruzione di una stazione degna della città: l’attuale Stazione

Occidentale, ultimata nel 1877. La galleria, a strutture di ferro,

fu realizzata dalla ditta Eiffel di Parigi. Nel fabbricato funziona il

McDonald’s considerato da molti uno dei più belli del mondo.

Come raggiungerlo: Metro 3 fermata Nyugati Pu.

La Pasticceria Storica Gerbeaud: È pressoché impossibile

visitare Budapest e non passare da Gerbeaud, la più famosa

pasticceria della capitale.

La Ferrovia dei Bambini: Grande motivo di attrazione è il fatto

che su questi treni il servizio (sotto la costante supervisione

degli adulti) viene operato da ragazzi in età compresa tra 10 e

14 anni. Carrozze aperte sfilano lungo un panoramico itinerario

di 11,1 km, percorso in circa 50 minuti. Nel corso del viaggio si

toccano i punti più belli delle colline che fanno corona a Buda.

Al capolinea Hüvösvölgy si trova il museo della Ferrovia dei

Bambini, con oggetti e immagini della storia di questo singolare

trenino, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici dalla

fermata della metropolitana M2 Moszkva tér - tram n°56.

1. Ex Cassa di Risparmio delle Poste - 2. Terme Szechenyi (esterno)

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c a p i t a l i e u r o p e e

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L’Isola Margherita: Da aprile a ottobre, la compagnia di

navigazione Mahart Passnave offre la possibilità di ammirare lo

spettacolare panorama di Budapest dal Danubio.

Nei mesi estivi, tutti i giorni, 4 partenze dal centro della capitale

(Vigadò tèr; a settembre solo sabato e domenica) consentono

di raggiungere l’Isola Margherita per un picnic o per una

passeggiata rilassante. L’isola, disegnata dal corso del Danubio

proprio in mezzo alla città, è ubicata fra il Ponte Margherita e il

Ponte Àrpàd e viene considerata una delle gemme di Budapest,

nonché il suo più bel parco.

Nella seconda metà del XIX secolo, sull’isola venne scoperta

una sorgente di acqua termale, oggi valorizzata dagli eccellenti

complessi termali presenti sull’Isola. Principali mete di visita

sono: le rovine della chiesa francescana e della chiesa e del

convento dei Domenicani, la chiesa di San Michele, il giardino di

roccia, il Viale degli Artisti, il roseto, la torre dell’acqua, la Piscina

Palatinus, la Piscina Sportiva Hajòs Alfrèd, il piccolo zoo, il teatro

all’aperto. L’isola, chiusa al traffico, è servita da mezzi pubblici.

Il Parco Civico: Zoo, Lunapark, Grande circo, Museo dei trasporti,

Terme Szechenyi, Castello di Vajdahunyad: è un trionfo di occasioni

di svago il grande Parco civico (Varosliget) vicino alla Piazza degli

Eroi. Nel Castello Vajdahunyad, durante le sere estive, si tengono

concerti di musica classica, klezmer e musica tzigana tradizionale.

Gite fuori porta in battello o con i mezzi pubblici: Una delle vedute

più belle quella che si apre sull’Ansa del Danubio, dove il fiume,

stretto tra i monti, svolta in modo repentino verso sud. I villaggi più

famosi dell’Ansa sono: Szentendre, Gödöllô e Visegràd.

Lo Zoo: In mezzo ad alberi secolari si nasconde lo zoo di Budapest,

uno dei più antichi del mondo (1866), dove è possibile ammirare animali

indigeni ed esotici ed accarezzare i cuccioli di alcune specie.

MUSICA E CONCERTI :

Concerti di musica e spettacoli di danza moderna: Lo straordinario

complesso del Palazzo delle Arti e l’adiacente Teatro Nazionale

sono i primi risultati dell’investimento finanziario più grande della

storia dell’Ungheria in ambito culturale, il cosiddetto «Centrocittà

Millenario»: grandioso progetto con il quale Budapest intende

realizzare sul Lungodanubio del IX distretto un moderno complesso

di edifici multifunzionali, destinati a trasformare quest’area in nuovo

centro culturale e turistico della capitale.

Il Palazzo contiene: la Sala Nazionale dei Concerti; il Museo Ludwig di

Arte contemporanea; il Teatro Festival; spazi per il ristoro, librerie

e terrazze.

Duna Palota (Palazzo Danubio): Agli amanti dell’opera lirica

consigliamo di comprare un biglietto per i galà operistici dell’ECB-

Hungaria Koncert che hanno luogo nel centenario Palazzo Duna

anche d’estate. Tra le loro offerte figurano concerti di musica

sinfonica, folclore show, nonché concerti di musica zigana.

Visita al Parlamento e concerti: Grandi concerti sono in

programma a Budapest, nella Sala Cupola del Parlamento, alle ore

18 in determinate date. In esecuzione le opere sempreverdi di Vivaldi,

Mozart, Beethoven, Paganini, Boccherini, Saint-Saëns e Chaikovsky.

Per le date e le visite gratuite: www.parlament.hu.

Musica jazz: Nel Ristorante Jazz Garden di Budapest gli amanti del

jazz possono ascoltare dal vivo i migliori interpreti di questo genere

musicale. MM 3 Ferenciek tere.

DOVE MANGIARE

I locali chiamati “cafè” sono anche ristoranti, quindi si possono

consumare tutti i pasti della giornata e la cucina non chiude nemmeno

nelle ore pomeridiane. Sono i più adatti per consumare pranzi veloci.

I locali “etterem” sono i ristoranti, quelli chiamati “kisvendeglo” o

“vendeglo” sarebbero le trattorie o birrerie.

Le pasticcerie sono chiamate “cukraszda” vi si trovano solo torte e

altri dessert, al massimo piccoli salatini, thè, caffè e bibite.

1. Terme Szechenyi (interno) - 2. Terme Gellért

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LOCALI SULL’ACQUA:

Insieme al verde dei suoi parchi e colli, Budapest è caratterizzata da

un altro decisivo elemento naturale: l’acqua.

Si tratti del Danubio, delle terme o di laghetti, la capitale ungherese

ha nelle sue acque una permanente fonte di relax. Sotto varie forme,

come le dolci atmosfere di alcuni locali in prossimità dell’acqua,

ideali per concludere piacevolmente la giornata trascorsa alle

terme o all’aria aperta. Ecco alcune proposte.

A Pest il ristorante sull’isoletta: Tra i luoghi di svago e relax più

frequentati dai budapestini, primeggia il Parco Civico (Varosliget).

Ideale per una cena romantica è il Ristorante Robinson, che sorge

su una piccola isola in mezzo al lago del Parco, tra alberi secolari.

D’estate il locale ha dei tavoli anche sulla terrazza all’aperto.

Vengono servite cucina ungherese e cucina internazionale.

Musica e gastronomia sull’isola Margherita: Nel bell’edificio

neorinascimentale del Casinò (1869) si trova un locale particolare:

l’Holdudvar (Corte della Luna), adatto a tutte le età e apprezzato

da chi non solo desideri mangiare e bere ma anche ballare, visitare

mostre, assistere a proiezioni di film classici del cinema internazionale

in lingua originale (ingresso 2 euro). Con la sua musica dal vivo per

tutti i gusti, il bar è aperto fino alle 5 mentre il ristorante offre

piatti della cucina ungherese e internazionale; da mercoledì a sabato,

in funzione grill bar a partire dalle 23.

A cena sul Danubio nelle navi-ristorante: Per chi arrivasse in città

fuori stagione o volesse semplicemente trascorrere una serata

godendosi la frescura del Danubio, raccomandabili sono i locali

sorti lungo il grande fiume. Tra questi, vicino al Ponte delle Catene,

si trova il ristorante lounge Spooncafe.

Nei pressi del Ponte Petofi (lato Buda) si trova A38, una nave sovietica

che è oggi diventata un locale molto frequentato.

Le calde atmosfere di Buda: Situato in un bel parco ai piedi del

versante sud del Monte Gellert, a due passi dall’Arboreto di Buda,

l’accogliente bar ristorante Hemingway, costruito proprio sopra

il lago Feneketlen-tò (Lago senza fondo), offre cucina ungherese e

cucina internazionale e musica dal vivo.

SHOPPING:

Porcellane, ricami e artigianato: Tra i più prestigiosi prodotti di

artigianato ungherese spicca la porcellana. Basti pensare alla casa

di produzione Herend, che fornì per molti anni i regnanti d’Inghilterra

e d’Austria. Meno conosciuta ma altrettanto prestigiosa è la

produzione della manifattura di Zsolnay e molto pregiati sono anche

i cristalli di Ajka e le produzioni in vetro di Paràd.

Sempre apprezzati dai turisti risultano i tessuti ricamati di Kalocsa.

Dolce & salato: ghiottonerie e prodotti tipici: La maggior parte

di quanti visitano Budapest tornano a casa con diversi prodotti

alimentari tipici, come il salame Pick di Szeged, la paprika di Kalocsa

e di Szeged, e almeno una bottiglia di pàlinka all’albicocca, cioè la

grappa ungherese più famosa.

Piacevolissimi i cioccolatini o i dolcetti di marzapane della famosa

pasticceria Szamos, ubicata nel cuore della capitale. Irresistibile

anche il delizioso bejgli, dolce (soprattutto a Natale) a forma di

rotolo con noci o semi di papavero.

Bianco & nero: vini per tutti i palati: Ampia è l’offerta dei vini

ungheresi, il più celebre dei quali è il Tokaji aszù o szamorodni, un

ottimo passito da dessert.

L’Ungheria vanta però molti altri vini pregiati, come il vellutato

«Sangue di toro» della regione di Eger, i robusti vini della regione

di Villàny-Siklòs, di Szekszàrd e l’ampia gamma di vini del Lago

Balaton, tra cui quelli eccellenti di Badacsony.

Arte al top: antiquariato e quadri d’autore: La via Falk Miksa

utca (M2 fermata Kossuth L.tèr) vanta un insieme di negozi

che costituiscono uno dei più forniti centri di antiquariato

dell’Europa Centrale.

Mercato Centrale Vásárc Sarnok

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AMARONEUN VINO UNICO ED INIMITABILE

Evoluzione del Recioto, vino tra i più antichi. Nel quarto secolo d.C., Cassiodoro, ministro di re Teodorico, descrive un vino ottenuto con una speciale tecnica d’appassimento del le uve, prodotto in Valpol icel la.

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v i n i p r e g i a t i

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DELLA VALPOLICELLA

L’Amarone del la Valpol icel la è oggi unanimemente considerato come i l più pregiato dei vini veronesi e come uno dei più importanti rossi ital iani, apprezzato dai più esigenti consumatori di tutto i l mondo.

IL SENSO DELLA TRADIZIONE E L’IMPEGNO DI RINNOVARLA

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COSA SI PRODUCE NELLA VALPOLICELLA: La zona di produzione del vino Valpolicella

si divide in tre parti di cui una è la più antica e viene definita “classica”. Questo nucleo

originario si è poi esteso fino a comprendere la fascia collinare veronese che va dall’Adige

alla Valpantena, alla valle di Cazzano di Tramigna.

Storia: Per scorgere le origini della Valpolicella bisogna arrivare al V secolo A.C. In quei

tempi la Valpolicella era abitata dagli Arusnati. Il vino della Valpolicella ispirò insigni poeti

e scrittori quali : Virgilio, Marziale, Plinio il vecchio, nel periodo dell’impero romano e, nel

medioevo, imperatori e ministri quali Re Teodorico e Cassiodoro.

Le uve: Le principali utilizzate per ottenere i vini Valpolicella sono: Corvina 40-80%;

Corvinone max 50% della Corvina; Rondinella 5-30%; ma non dobbiamo dimenticare che

possono essere utilizzati anche altri vitigni autorizzati e raccomandati.

Vini: I vini sono legati tra loro dalla denominazione d’origine D.O.C., che li rende affini

nello stesso tempo poiché ognuno ha una sua personalità.

Valpolicella: Dal colore rosso rubino mediamente carico. Il profumo delicato, a seconda

dei luoghi, ricorda il giaggiolo, la viola e la rosa. Il sapore è fresco, asciutto, vivace.

Recioto della Valpolicella: Vino dolce prodotto con uve sottoposte ad appassimento.

Colore: rosso brillante piuttosto carico. Odore: profumi caratteristici accentuati di fiori

e frutta matura. Sapore: delicato, pieno, caldo, vellutato.

Amarone della Valpolicella. Vino totalmente asciutto, mediante la fermentazione

prolungata diventa un vino assolutamente unico nel panorama mondiale, dal colore intenso

e luminoso, dai profumi intensi di ciliegio, ribes, cioccolato e spezie, molto strutturato

pieno, morbido ed elegante, al gusto di una lunghezza che conquista sin dal primo assaggio.

Gastronomia: Andrà benissimo con qualsiasi portata ma, con un Valpolicella Superiore,

non si potrà fare a meno di abbinarlo a stracotti, brasati, arrosti di carni e selvaggina.

Ideale è accompagnare l’Amarone della Valpolicella con arrosti di cacciagione da pelo o

selvaggina nobile di piuma e formaggi piccanti. Mentre, gli amanti del dessert, non possono

tralasciare di allineare un buon dolce con la compagnia del Recioto della Valpolicella.

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AMARONE, UNICO ED INIMITABILE: Prodotto con ogni crisma e lasciato pazientemente

maturare, l’Amarone diventa un vino assolutamente unico nel panorama mondiale e

inimitabile, dal colore intenso e luminoso, dai profumi intensi di ciliegia, ribes, cioccolato e

spezie, ricco di sostanza, molto strutturato, pieno. Eppure morbido, elegante, perfettamente

equilibrato, dotato di una piacevolezza, di una morbidezza al gusto, di una dolcezza

d’espressione, di una lunghezza che conquistano sin dal primo assaggio. A differenza degli

altri grandi rossi da invecchiamento italiani, i suoi tannini rotondi, il suo frutto succoso

consentono di apprezzarlo, sebbene sia un magnifico vino da invecchiamento, anche in

gioventù. Un vino di cui i più raffinati appassionati di tutto il mondo hanno imparato ad

apprezzare l’accento unico, il carattere spiccato di vino antico ma moderno e attuale, in

grado di testimoniare la grandezza, il fascino, l’autentica magia della Valpolicella.

Dal Recioto all’Amarone: L’Acinatico è senza dubbio l’antenato del Recioto e dell’Amarone.

Un tempo in Valpolicella era prodotto solo il Recioto, un vino vellutato e dolce (il cui

nome deriva dal termine dialettale di orecchia, perché in origine era utilizzata solo la parte

più alta e meglio esposta del grappolo), ma con il passare del tempo ed il mutare delle

stagioni, le uve, sebbene lavorate nella stessa maniera, diedero progressivamente vita, a

seguito della fermentazione, ad un vino notevolmente più secco rispetto all’originario.

Se all’inizio questa trasformazione poteva rappresentare un problema, questo Recioto

completamente secco, e quindi amaro, piuttosto che dolce, s’impose facilmente e venne

sempre più apprezzato e richiesto. Nacque così, prendendo il nome dalla sua caratteristica

vena amarognola, l’Amarone, i cui primi esemplari presero ad essere imbottigliati solo nei

primi anni del Novecento per un uso familiare o destinati agli amici.

La commercializzazione vera e propria ebbe però inizio solo nel dopoguerra e nel 1968

arrivò il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata (DOC). Nell’ambito

del panorama vitivinicolo della Valpolicella l’Amarone rappresenta solo una piccola

percentuale e, sebbene dalla seconda metà degli anni Novanta la produzione è sensibilmente

aumentata, trattandosi di un prodotto che richiede un’altissima qualità delle uve ed una

cura minuziosa e pressoché artigianale, la quantità di vino rimarrà sempre limitata rispetto

ai Valpolicella classico e classico superiore.

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Tecniche di produzione dell’Amarone: Dai tempi di Cassiodoro il metodo di

produzione è rimasto pressoché invariato: generalmente le uve sono raccolte

tra la terza decade di settembre e la prima settimana d’ottobre, ponendo ogni

attenzione a che le uve siano sane e giunte a piena maturità, in modo da poter

affrontare con successo la delicata fase dell’appassimento. Il disciplinare

di produzione prevede che l’uvaggio sia composto da uve Corvina (40-80%); è

tuttavia ammessa la presenza del Corvinone (max 50%), in sostituzione di una pari

percentuale di Corvina, e Rondinella dal 5 al 30%. Possono concorrere i “vitigni a

bacca rossa non aromatici, autorizzati per la provincia di Verona” (max 15%).

Ancor più che in passato, oggi le uve sono attentamente selezionate in vigna e,

una volta raccolte, disposte in un unico strato, per fare meglio circolare l’aria

e impedire che le uve si schiaccino, in cassette di legno (ma anche di plastica) o

su graticci di canne di bambù e collocate in ampi fruttai ricavati sopra le cantine.

Talvolta, durante il periodo dell’appassimento, in situazioni dove l’umidità del

clima potrebbe creare dei danni alle uve, si rende necessario ricorrere ad impianti

di condizionamento ambientale (con l’esclusione dei sistemi d’appassimento delle

uve che prevedano una deumidificazione svolta con il solo ausilio del calore). Le

uve sostano nei fruttai per 3-4 mesi, costantemente visionate, girando i grappoli

per eliminare tempestivamente eventuali marciume e muffe dannose, sino a che non

perdono almeno la metà del loro peso e si raggiunge la concentrazione degli

zuccheri desiderata, nella misura del 25-30%. In questa fase, nelle uve avvengono

una serie di trasformazioni che rendono il vino ottenuto completamente diverso

da qualsiasi altro derivato dalla normale vinificazione di uve fresche.

In questa fase, si verifica anche il particolare sviluppo del resveratrolo, sostanza

capace di svolgere una straordinaria azione benefica (con un moderato e regolare

consumo di vino) di pulizia delle arterie e riduzione del rischio d’arteriosclerosi ed

infarto. Ultimato l’appassimento, le uve sono sottoposte a pigiatura.

Attualmente in Valpolicella sono utilizzati due diversi metodi di vinificazione: il

primo, di stampo tradizionale, svolto a temperature naturali (molto basse, tipiche

dei mesi di gennaio e febbraio) e con un lungo periodo di contatto con le bucce

che può protrarsi per mesi. Questo sistema consente di ottenere un vino che

richiede tempi d’affinamento più lunghi, in botte e in bottiglia, ma che spesso regala

grandi emozioni e inimitabili caratteristiche dei vini, anche con un invecchiamento

di parecchi anni. Il secondo metodo, più moderno, prevede l’ausilio di particolari

“vinificatori” e permette di ottenere vini più morbidi e dall’accentuato carattere

fruttato, apprezzati dal consumatore, ma con un minor tempo di permanenza dei

vini in cantina. Completamento naturale di entrambi i metodi è l’affinamento in

contenitori di legno, dalle grandi botti di rovere di Slavonia alle piccole botti

di rovere francese da 225-300 litri, che favoriscono una più rapida maturazione e

fissano il colore. Subito dopo la permanenza in botte, dopo l’imbottigliamento, un

ulteriore periodo d’affinamento in vetro prima della commercializzazione.

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Gli abbinamenti perfetti con l’Amarone: Grande rosso che può essere

accompagnato a piatti “importanti”. Perfetto con i cibi dell’autunno e dell’inverno,

come brasati, stracotti, spezzatini, arrosti, soprattutto di selvaggina. Ma anche a

salumi, formaggi stagionati e ai piatti tipici della tradizione quale “pasta e fasoi” e

lo stesso risotto all’Amarone. Anche bevuto da solo è un degno finale di un pasto

serale o può essere il compagno di una piacevole meditazione.

Il Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella: Il 9 novembre 1924 ebbe

luogo a San Pietro in Cariano la prima riunione intesa a gettare le basi di un

“Consorzio per la difesa dei vini tipici della Valpolicella”. Il Consorzio di difesa,

venne regolarmente costituito il 9 febbraio 1925 sotto la presidenza del Gen. Pio

Brugnoli. È doveroso ricordare con quale zelo e tenacia il Generale Pio Brugnoli

si sia adoperato non appena fu promulgato il decreto legge n. 497 del 7 marzo

1924 per la difesa dei vini tipici. Ma purtroppo si dovette attendere molto tempo

prima che queste buone intenzioni si traducessero in qualcosa di concreto.

Altre leggi e decreti si susseguirono, fino all’uscita della legge 930 del 1963 che

permise di pubblicare, nel 1968, il disciplinare di produzione del vino Valpolicella.

L’attuale Consorzio fu costituito nel 1970, prima con la dizione “Consorzio Tutela

Vini Valpolicella e Recioto della Valpolicella” e dal 2000, dopo la modifica del

disciplinare, come “Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella”. Il Consorzio ha

ottenuto l’incarico di vigilanza con Decreto Ministeriale il 28 luglio 1980 ed è

stato riconfermato dal Ministero con decreto del 7 novembre 2000.

Possono essere iscritti al Consorzio: i produttori, i vinificatori e gli imbottigliatori

della provincia di Verona che utilizzano la denominazione “Valpolicella”. Il

Consorzio è rappresentativo del 75% dei produttori della Valpolicella. Gli

scopi essenziali del Consorzio consistono nel tutelare, valorizzare e curare gli

interessi relativi alla denominazione. Il Consorzio svolge le attività e i compiti

attribuiti ai consorzi dalla legislazione nazionale e comunitaria, inoltre è organo

abilitato a presentare eventuali modifiche al disciplinare. La collaborazione del

Consorzio con la Regione Veneto, con la Camera di Commercio e con la Provincia

di Verona è consolidata da molti anni.

Con l’incarico di vigilanza, il Consorzio pone sotto controllo: i vigneti, le rese

per ettaro, la gradazione delle uve, i movimenti del vino Valpolicella e delle

uve messe a riposo per ottenere il Recioto della Valpolicella e l’Amarone della

Valpolicella e i vini sui mercati nazionali ed esteri.

Il Consorzio si è fatto promotore per l’ottenimento del riconoscimento della

denominazione d’origine Controllata e Garantita del vino Amarone della

Valpolicella e Recioto della Valpolicella ed ha richiesto l’autorizzazione ad

espletare le funzioni di controllo nei confronti di tutti i produttori che intendono

rivendicare la denominazione di origine. Infine il Consorzio collabora con tutti gli

enti nazionali e locali per promuovere e valorizzare il vino Valpolicella.

www.consorziovalpolicella.it

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TRA TRADIZIONE E FUTURO: 84 ANNIDI PASSIONI, MITI E SUGGESTIONINELLA PROSSIMA EDIZIONE DI MAGGIO, OLTRE CENTO FERRARI

STORICHE PRECEDERANNO LA CLASSICA “MILLE MIGLIA”

INFO: WWW.1000MIGLIA.EU

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c o r s e s t o r i c h e

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“Quanto è lunga?”, chiesero. “All’incirca 1.600 chilometri,

ossia mille miglia” osservò il bresciano Franco Mazzotti,

fresco di un viaggio americano e avvezzo a considerare le

distanze stradali e le medie chilometriche in miglia. Da qui,

quasi seguendo l’“ispirazione” dell’allora giovanissimo

pilota e presidente del neonato Automobile Club di Brescia

(Acb), l’idea: “E se la chiamassimo Coppa delle Mille Miglia?”.

Nacque così, nel lontano 1926, quella che Enzo Ferrari ha

definito “la corsa più bella del mondo”, che ha scritto pagine

epiche dell’automobilismo, dello sport e del costume del

nostro Paese.

Oggi, a ottantaquattro anni dalla sua nascita, la Mille Miglia

continua a crescere.

Dopo il successo straordinario dello scorso anno (quattro

milioni di spettatori per le strade, una gara tesa fino

all’ultimo, servizi dai media di tutto il mondo), partirà il 6

maggio prossimo un’edizione ricca di novità.

“La Freccia rossa – ha detto il Presidente del Comitato

organizzatore Alessandro Casali – sta conquistando il

cuore degli italiani e del mondo. È questo che vogliamo, che

questa gara meravigliosa, fedele alla sua tradizione, sia

riconosciuta e amata ovunque per quello che è: un evento

unico per fascino e bellezza, un simbolo del suo territorio,

dell’automobilismo, dell’Italia”.

A presentarla, nel mese di novembre, oltre ad Alessandro

Casali, il Direttore dell’Automobile club Brescia

Giorgio Ungaretti, il Segretario Generale del Comitato

Organizzatore Sandro Binelli e il Vice Presidente Paolo

Binelli, l’Assessore al Commercio Fiere e Mercati della

Regione Lombardia Franco Nicoli Cristiani, il Presidente

della Camera di Commercio di Brescia Francesco Bettoni e il

sindaco di Brescia Adriano Paroli.

La Mille Miglia 2010 si svolgerà dal 6 al 9 maggio. Come

sempre, dalle richieste pervenute nei mesi scorsi, sono state

selezionate con criteri estremamente rigidi, a tutela della

tradizione e delle caratteristiche della corsa, le 375 auto

“ regine” che parteciperanno alla gara.

Il percorso presenterà diverse novità, come il passaggio a

Sirmione, Casal Maggiore e Manerbio, e un ritorno al passato

con le soste pranzo a Urbino e Buonconvento, ma anche il

passaggio nel suggestivo borgo umbro di Spoleto.

Ma la novità più importante è che la Freccia rossa

attraverserà Bologna.

“Dopo la splendida Ferrara – ha spiegato Paolo Binelli

– quest’anno sarà Bologna la città della prima tappa”.

Perché Bologna? “Perché è uno dei luoghi della Mille Miglia

storica – spiega Binelli – e la nostra volontà è quella di

coinvolgere, anche alternandole, tutte le città della Mille

Miglia, facendo crescere ulteriormente il legame tra la

corsa e il territorio del suo percorso”. Un percorso su cui

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si sfideranno le 375 auto selezionate, in un avvenimento sportivo e

automobilistico tra i più emozionanti del mondo.

Ma quest’anno la suggestione sarà ancora maggiore grazie ad una

novità assoluta. Oltre cento Ferrari costruite dal 1958 ad oggi

precederanno la gara vera e propria di mezz’ora.

“Sarà un evento mai visto – ha affermato Sandro Binelli – un tributo

spettacolare alla Mille Miglia e alla passione per le automobili, che

proprio in questa gara trova la sua massima espressione”.

Brescia, che da pochi mesi è ufficialmente città della Mille Miglia,

per decisione della giunta in accordo con l’AC Brescia, sarà come

sempre regina dell’evento. Si è partiti con il gran gala del 18

dicembre in onore della Freccia rossa proseguendo una tradizione

iniziata quattro anni fa. Il protagonista del concerto al Teatro

Grande è stato uno dei più grandi musicisti mondiali: il maestro

Salvatore Accardo.

Per sottolineare il legame profondo tra la città e la Mille Miglia,

lo scorso anno furono introdotte alcune importanti novità, come

la notte bianca della Mille Miglia che portò in piazza, nonostante la

pioggia, oltre settantamila persone. “La nostra volontà – risponde

il Comitato organizzatore – è quella di ripetere, e magari superare,

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il successo dello scorso anno, speriamo che ci siano tutte le condizioni per farlo, perché la notte bianca naturalmente non dipende solo

noi”. Certamente, notte bianca a parte, Mille Miglia è uno straordinario simbolo di Brescia e dell’Italia nel mondo. “E vogliamo che lo sia

sempre di più – ha sottolineato Casali – perché aver fatto crescere la conoscenza e la passione per questa gara ha portato a far sì che la

Mille Miglia sia diventata un marchio dell’eccellenza italiana, scelto come tale anche dal Governo e dall’ICE”.

Nei mesi scorsi si sono tenute la ultime tappe del Roadshow della Mille Miglia 2009: la penultima ad Abu Dhabi, in coincidenza con il Gran

Premio di Formula 1, alla presenza del Ministro Frattini, che ha seguito le tappe di Monaco di Baviera, New York, Mosca e Johannesburg,

quest’ultima in occasione della missione di Governo del Ministro Scajola; l’ultima, invece, si è svolta a San Paolo del Brasile, dove la

Freccia rossa è stata protagonista di una importante missione del Sistema Italia con il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero

degli Affari Esteri, Confindustria, l’ABI.

“Si è trattato di occasioni importanti – ha continuato Casali – di promozione e visibilità internazionale del territorio bresciano e lombardo

e del made in Italy, ma sono anche un veicolo per far innamorare sempre di più il mondo di questa gara”.

L’itinerario Brescia-Roma e ritorno attraversa, girando in senso orario, le strade classiche della Mille Miglia e tocca sette regioni:

Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria e Lazio, all’andata, a cui si aggiunge la Toscana al ritorno.

Il percorso 2010 propone il suggestivo attraversamento di alcune tra le più belle città d’Italia. Oltre a Brescia e Roma, assisteranno al

passaggio della Mille Miglia anche Bologna, Gambettola, Spoleto, Rieti – all’andata – e Viterbo, Siena, Firenze, Modena, Reggio Emilia,

Parma e Cremona al ritorno. Dopo il successo della passata edizione, è stato confermato il transito, con prova speciale, sulle rampe del

Terminillo all’andata e per il centro storico delle città di Parma e Cremona sulla via del ritorno. Rimangono gli storici passaggi al Passo

della Futa e al Passo della Raticosa.

Ogni strada ha la sua storia, i suoi aneddoti, le sue tradizioni. In ottant’anni di vita, i paesaggi ai margini delle strade sono cambiati, così come

è cambiato il Paese. Ma qualcosa di immutato è rimasto: la passione per la Freccia Rossa.

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Parker DUOFOLD CHECK CITRINE GTCalda finitura dai luminosi riflessi ottenuta dall’alternanza di diverse tonalità di giallo e ocra su un fusto in acrilico. Il pennino della stilografica è in oro 18 carati, parzialmente rodiato. I dettagli sono placcati oro 23 K.

Stilografica: Centennial € 460, International € 400, Demi € 400Roller: € 320 - Sfera: € 240

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QUALITÀ E PRESTIGIO DA 122 ANNI, SEGUENDO LA FILOSOFIA DETTATA DA GEORGE SAFFORD PARKER

PARKER

George Safford Parker, nato il 1 novembre 1863, era un insegnante in telegrafia che

obbligava i propri studenti a riparare le proprie penne difettose.

Trovandosi a riparare le penne, iniziò a migliorarne il funzionamento, e visto che le sue

penne modificate avevano successo, decise di fondare una sua azienda. La sua fama è

cresciuta molto rapidamente.

La Parker Pen Company è stata fondata nel 1888 con la seguente filosofia guida che

l’accompagna tutt’oggi: “Fai qualcosa di meglio e la gente lo comprerà”.

La famiglia Parker è sempre stata profondamente impegnata negli affari e anche Russell

e Kenneth, figli di George Safford Parker, entrarono in azienda molto presto.

Nel 1981 George Safford Parker trovò un investitore per la sua neonata società e la

Parker diventò società di capitali con il nome di The Parker Pen Company, con sede a

Janesville in Wisconsin.

Nel 1889 Parker brevettò la sua prima penna stilografica, ma la prima grande

innovazione tecnologica per la società fu, nel 1894, l’ideazione del sistema di

alimentazione Lucky Curve.

Quando George Safford Parker si ritirò nel 1933, all’età di 70 anni, Parker era un

nome conosciuto in tutto il mondo. Morì nel 1937.

Dal 2000 la ditta è di proprietà della Sanford, con sede a Chicago.

Parker è presente in 145 paesi e, con le sue 9 linee principali, ha fatturato 200 milioni

di dollari nel 2007. Circa 25 milioni di prodotti finiti vengono costruiti in un anno

(escluse le ricariche, vendute come accessori).

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La carpa e il drago: Esiste, in un angolo della Cina, una cascata che si chiama «la Porta del Drago». Le sue

acque si tuffano per una trentina di metri, più veloci di una freccia scoccata da un guerriero. Si dice che siano

in molte le carpe che si radunano ai piedi del salto, nella speranza di riuscire a risalirlo e, tutte quelle che vi

riescono, si trasformano in drago. Ma tali sono gli ostacoli che solo una carpa su cento, su mille, o anche

su diecimila, riesce a raggiungere la sommità della grande cascata, perché spazzate via dalle correnti, preda

delle aquile o dei pescatori. Questa è la prova che la carpa deve superare per diventare drago.

la carpa comune è, in tutta l’Asia orientale, il simbolo del successo acquisito tramite la perseveranza, della

perfezione frutto della caparbietà, e della prosperità ottenuta grazie alla resistenza e alla forza di carattere.

La leggenda della Porta del Drago è talmente radicata nella cultura asiatica che questo pesciolino è presente

in tutto l’Estremo Oriente, dalla Corea a Singapore, fino a Taiwan.

Duofold Leaping Carp Makie Limited Edition: Sfoggiando l’estrema raffinatezza di un’antica arte giapponese,

l’edizione limitata Parker Duofold Leaping Carp Maki-e rende un degno omaggio a questo nobile pesce.

La sua eccezionale livrea lucente è ottenuta mediante una sapiente combinazione di lacche tradizionali. Le 288

penne (numerate da 001/288 a 288/288) di questa edizione sono le uniche a poter vantare il fusto rivestito

dalla combinazione di una lacca maki-e satinata (Makie è un particolare modo di lavorare la lacca, con l’utilizzo

della resina naturale dell’albero come base per l’oro, argento o platino) e di una lacca nashi-ji brillante e

maculata. Il suo pennino è in oro 18 carati, impreziosito dal platino.

La leggenda della Porta del Drago brilla in ogni dettaglio, squisitamente disegnato a mano, ed è un capolavoro

senza eguali che nasce dall’incontro fra l’arte giapponese e l’iconico carattere della linea DUOFOLD.

Duofold leaping Carp Makie è presentata all’interno dell’elegante cofanetto in legno marrone satinato.

Parker DUOFOLD LEAPING CARP MAKIE LIMITED EDITIONPrezzo al Pubblico € 2.800

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Duofold DNA Limited Edition: Lusso, stile ed eleganza per una penna da collezionisti. Parker

Duofold DNA ha un design unico, un motivo tridimensionale che conferisce alla penna un

particolare effetto tattile, che si ispira alla doppia spirale del DNA.

La decorazione è visivamente dinamica grazie all’alternarsi di tonalità grigie e nere e di superfici

lisce e satinate.

È un vero e proprio oggetto da collezione pensato per i collezionisti e per tutti gli amanti del

design e della qualità.

Parker Duofold DNA è una vera e propria opera d’arte, tutte le fasi della produzione sono

manuali, quindi la decorazione differisce leggermente su ogni penna rendendola un pezzo unico.

Ogni dettaglio della Duofold DNA merita attenzione: una nuova grafica non bombata del

bottone del cappuccio delicatamente decorato; la clip a forma di freccia placcata in platino;

il fusto e il cappuccio in preziosa resina con decorazione a spirale; il colore del fusto grigio

scuro perlato; il pennino in oro massiccio 18 carati placcato platino.

Il design unico della penna assicura un comfort di scrittura ottimale, mantenendo lo stile

originale delle prime penne Duofold, che rappresentano lo spirito innovativo degli anni ’20 e

del periodo dell’art déco.

Sono state prodotte 1.088 Parker Duofold DNA distribuite in Italia, Francia, Spagna, Cina

e Giappone. In Italia sono disponibili solo 138 pezzi. Ogni penna, sul bottone, è numerata dal

numero 0001 a 1088.

Una sofisticata penna di lusso che unisce eccellenza e raffinatezza: un vero elemento distintivo

per chi la possiede. Unica, preziosa ed originale: Parker Duofold DNA.

Parker DUOFOLD DNA LIMITED EDITIONPrezzo al Pubblico € 850

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Parker DUOFOLD LUCKY 8 LIMITED EDITIONPer commemorare i 120 anni dalla nascita della prima penna Parker, il prestigioso marchio ha deciso di presentare una nuova edizione limitata appartenente alla famiglia Duofold: Duofold Lucky 8 Limited Edition. Attraverso l’unione della ricchezza dei materiali con la purezza del design originale, questa penna combina autenticità con eleganza, stile con semplicità e tradizione con modernità. La nuova edizione limitata Duofold Lucky 8 si presenta con un originale bottone del cappuccio che celebra l’anniversario dei 120 anni del marchio, riflettendo in ogni suo dettaglio il forte legame con il numero “8” che in cinese ha il significato di buona fortuna. Il design unico della penna assicura un comfort di scrittura ineguagliabile, mantenendo allo stesso tempo lo stile originale delle prime penne Duofold, che rappresentano lo spirito innovativo degli anni ‘20 e del periodo dell’art deco. I suoi otto lati delicatamente lavorati, offrono una qualità di scrittura rivoluzionaria, senza mai far scivolare la penna dalle dita. Prodotta in soli 3.888 esemplari, ogni Duofold Lucky 8 Limited Edition è numerata ed accompagnata da un certificato di autenticità.

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L I F E S T Y L E

MAGAZINE • SITO INTERNET • FACEBOOKon-line: www.mylifestyle.it

facebook: My-Lifestyle LuxuryMagazine

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Foto vincitrice del WORLD PRESS PHOTO

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• È l’italiano Pietro Masturzo il vincitore della 53ª edizione del prestigioso premio

internazionale WORLD PRESS PHOTO. Nelle 10 categorie tematiche, la giuria ha

selezionato il numero record di 101.960 fotografie, inviate da 5.847 fotografi di

128 differenti nazionalità. Lo scatto, premiato come “Picture of the Year”, fa parte

di un servizio più ampio (premiato nella categoria “People in the News”) e raffigura

alcune donne iraniane intente a gridare dal tetto di un’abitazione di Teheran,

in segno di protesta contro il regime iraniano. La foto, scattata il 24 giugno, fa

parte di una serie di fotografie realizzate di notte durante il tumultuoso periodo

successivo alle elezioni del 12 giugno in Iran, i cui risultati furono fortemente

contestati dalla popolazione con grandi manifestazioni contro il regime. Ma la

protesta non si è limitata a manifestazioni in luoghi pubblici. Ogni sera alle 10:00, i

cittadini riuniti sui tetti continuavano la protesta scandendo “Allah u Akbar” (Allah

è grande) e, a volte, più indignati cori di “Diktator Marg bar” (Morte al dittatore).

• Pietro Masturzo è nato nel 1980 a Napoli. Dopo la laurea in Relazioni

Internazionali a Napoli, si è trasferito a Roma per studiare fotografia. Ha lavorato

come fotografo professionista dal 2007, collaborando con diverse agenzie di

fotogiornalismo e pubblicando le proprie foto sui più importanti giornali italiani.

Negli ultimi anni, si sta occupando di un progetto riguardante le questioni

territoriali del Caucaso. Nel 2009, insieme a 4 giovani fotografi napoletani, ha

fondato “Kairos Factory”, una collettiva indipendente di fotografia documentaria.

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PIETRO MASTURZOEMOZIONI, ATMOSFERE, ATTIMI DI STORIA IMPRESSI NEGLI SCATTI DEL VINCITORE DEL PRESTIGIOSO WORLD PRESS PHOTO

PIETRO MASTURZOil 2 maggio 2010 riceverà

ad Amsterdam il prestigiosoWORLD PRESS PHOTO 2009

www.pietromasturzo.com - www.kairosfactory.com

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Foto: IRAN-8

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Foto: GEORGIA-32

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RIVA 86’ DOMINOCi sono oggetti che nascono con il preciso scopo di adempiere a una funzione. Altri vanno oltre. Il nuovo 86’

Domino di Riva è uno di questi.

Le linee pulite e accattivanti di questo open di 26 metri sono state tracciate per colpire immediatamente

l’immaginario di chiunque posi lo sguardo su di lui: la bellezza equilibrata, da cui traspare l’aggressività che lo

caratterizza, declinata nella peculiare personalità di questo modello ed esaltata dal nuovo colore Metallic

Ice, che riveste lo scafo e la tuga creando un effetto scenico di grande impatto.

Destinato agli armatori amanti delle linee sportive che non vadano a discapito di uno stile sobrio, il nuovo

Riva 86’ Domino può essere considerato un’evoluzione del modelli 63’ Vertigo e 68’ Ego Super; naturalmente

l’armatore e i suoi ospiti hanno a disposizione spazi più ampi e numerose zone di socializzazione, caratteristiche

che rendono questo yacht adatto sia alle lunghe crociere sia alla quotidiana vita di bordo.

A prua, si trovano un ampio prendisole e una dinette con tavolo in grado di ospitare fino a 6 persone, mentre nel

pozzetto trovano posto un altro tavolo da 6 e un comodo divano.

Perfettamente integrato nella parte superiore della tuga, tanto da non risultare percepibile dall’esterno, si

trova il sun deck in cui vi sono una seconda posizione di guida, ideale per le manovre d’ormeggio, e un prendisole

a spalliera reclinabile per 3 persone.

Il salone superiore, chiuso e climatizzato, crea con la dinette un open space separato dalla plancia grazie al

grande televisore LCD. Questa soluzione permette di rendere l’ambiente molto luminoso, poiché garantisce il

passaggio di luce naturale sia dalle ampie finestre laterali sia dal parabrezza. Il design degli elementi di arredo

e la scelta di abbinare le tonalità particolari dell’olmo e del rovere grigio con inserti in cuoio color naturale

e laccature grigie dona all’ambiente un’atmosfera suggestiva e accogliente, sottolineando al contempo

l’ampiezza degli spazi a disposizione.

La cucina, completamente equipaggiata, si trova a un piano ammezzato cui si accede dal lato sinistro della

plancia, mentre le cabine equipaggio (per 4 persone) hanno accesso dal pozzetto di poppa e sono attrezzate

con bagno e dinette per garantire massima privacy all’armatore e ai suoi ospiti.

Il disegno particolare della vetrata in corrispondenza della cabina armatoriale, posta a mezza barca e a tutto

baglio, segue le superfici dello scafo integrandosi perfettamente in esso e assicurando massima luminosità

all’ambiente. Equipaggiata con bagno en suite e cabina armadio, la cabina padronale è dotata inoltre di una

zona living privata e vanity. La cabina vip, con proprio bagno, si trova a prua, mentre fra questa e la cabina

armatoriale trovano posto altre due cabine ospiti a letti gemelli e le rispettive toilette. La cabina ospiti di

sinistra presenta inoltre un sistema di letti scorrevoli su rotaie, che permette di trasformarla in una seconda

cabina matrimoniale.

Equipaggiato con 2 motori MTU da 2435 cavalli e un sistema di gestione e controllo delle funzioni di bordo,

il nuovo Riva 86’ Domino garantisce elevate performance e massimo comfort di navigazione, raggiungendo una

velocità massima di 38 nodi e una velocità di crociera di 34.

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AQUARIVA SUPER

È il modello che, più di ogni altro, testimonia la naturale evoluzione stilistica dalla Riva

del passato a quella moderna. Le linee morbide ed eleganti dei suoi 33 piedi racchiudono il

sapore della tradizione, i legni pregiati della coperta (mogano intarsiato in acero) lavorati

ad arte e le preziose rifiniture in pelle dell’elegante cruscotto e del timone, esaltano

il piacere della navigazione in un classico senza tempo, offrendo contemporaneamente

emozioni e comfort unici e impareggiabili.

L’innovativo cambio a due velocità a gestione elettronica, montato di serie, rivela tutta la

passione e la grinta dei due potenti motori Yanmar da 380 cavallli, regalando performance

eccezionali (una velocità massima di 41 nodi e un’autonomia di 150 miglia a velocità di

crociera).

Divenuto simbolo stesso dello stile e dell’eleganza moderna di Riva, l’Aquariva ha affermato

la propria presenza e il successo in tutti i continenti, proprio come qualche decennio

precedente aveva fatto il leggendario Aquarama, oggi barca di culto per i collezionisti di

tutto il mondo.

TRADIZIONE & MODERNITÀ: EREDITA STILE ED ELEGANZA DEL LEGGENDARIO AQUARAMA

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L I F E S T Y L E

EDITOREGiovanni [email protected]

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ARTICOLI REDAZIONALISi ringraziano per lagentile collaborazione:Roberta RenkoRaffaele GalloIsabella PoddaMarianna VitaleChantal GuidiGiorgia MonelliMassimo LicinioNadia MacchiOlga BussinelloAlessio Pili StellaMassimo CicatielloFabrizio GalassiMartina AntinucciAlessandra GasparottiSilvia BonazziAlessandra [email protected]

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MY LIFESTYLE N. 5Spring 2010

Immagine in copertina:All rights are reserved toVirgin Galactic

Autorizzazione del Tribunale di Lecce:n. 1003 del 24/10/2008

È vietata la riproduzione parziale ototale di articoli e immagini senza la preventivaautorizzazione scritta da parte dell’editore

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