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Pregandoci su Gocce dal Vangelo di Giovanni-I parte pag. 304-£18,00 Brevi pensieri dai versetti dell'evangelista Gimanni EDITORIALE POESIA NELLE SCUOLE? MEGLIO SMETTERE DAVIDE RONDONI E cco la mia proposta: smettiamo di insegnare la poesia come materia obbligatoria a scuola. Finite le •elementari lasciamo che diventi una materia facoltativa, insomma, a scelta. Che dia crediti formativi, punti, voti o come si chiamano, ma che sia scelta dai ragazzi delle Superiori che lo desiderano (e dagli insegnanti). Così se uno davvero la vuole insegnare o imparare non sia obbligato a farlo. Insomma, si ponga la poesia tra le scelte invece che tra gli obblighi per i nostri ragazzi. Non è una provocazione, piuttosto è una realissima supplica, forse un'insurrezione, disarmatissima e ferita. Così potremo tornare a prenderci davvero cura di un patrimonio di opere e di nomi (passati e presenti) che hanno molto da dirci e che stiamo colpevolmente soffocando tra ignoranza e disistima. In un articolo che comparirà sul prossimo numero della rivista II Mulino", il critico, poeta e accademico Alberto Bertoni, dedica alcune dense paginette al problema. Che riassume così: «C'è una spinta infantile alla poesia che, con l'avanzare della carriera scolastica e dell'età, svanisce fino a impallidire». Bertoni nota il «venir meno» nella classe docente «della coscienza e della cognizione dell'esistenza e della necessità di una poesia contemporanea, oggi in Italia». Gli insegnanti non conoscono (quasi mai, annoto) un nome di poeta attuale, e così pure dunque i loro alunni che arrivano a far l'università, e magari Lettere, ignorando o deviando verso altre forme che cattivi maestri indicano come poesia (come fa «con entusiasmo senile» la Pivano con De Andre, o altri cantanti). Bertoni lamenta che nonostante siano tre milioni gli italiani che«crivono versi, o che la poesia sia tornata prepotentemente d'interesse in pubbliche letture, pochi migliaia comprano libri. Dunque nemmeno le professoresse! Ah, le professoresse, ultimo baluardo della poesia... Bertoni fa bene, in quella serissima sede, ad alzare il suo pugno. Nota pure che mentre le acquisizioni delle scienze recenti sono più facilmente assimilate (ma siamo sicuri?), non lo sono quelle delle arti contemporanee, anche a causa di una scarsa attenzione dei media a queste ultime. Le pagine sono poche e forse per questo Bertoni non ha il tempo ai aggiungere alla lista dei colpevoli di tale situazione - dove un poco ovviamente fa entrare i politici nostrani - i docenti universitari che formano quelli delle superiori, (si veda il recente testo di Todorov) e anche gli stessi poeti, troppo spesso autoconvinti del loro valore senza sottoporsi a nessuna verifica o impegnati nel culto del loro ombelico invece che in un umile mestiere di diffusori anche della poesia altrui. Nonostante tali omissioni e la propensione per me un poco fallace a «misurare» la salute della poesia in termini di copie vendute (nemmeno Montale vendeva granché e la poesia non è un fenomeno eminentemente libresco ma un mix tra scrittura e oralità) le analisi di Bertoni sono acute, autorevoli e condivisibili. Ma allora si alzi la provocazione, la supplica che insorge. Signora Ministro, Presidi, signori Professori, piantatela di insegnare male in modo obbligatorio la poesia. Si scardini un sistema, si mettano in discussione cattedre, si ridisegnino, si lascino cadere manuali inutili. Che sia coltivata per scelta, liberamente. Perché di libertà la poesia è fatta. E di libertà, nonostante i venti contrari o i limiti di scuole e accademie, essa sempre vivrà. SABATO 21 MARZO 2009 AGORÀ CULTURA ' RELIGIONI ' TEMPO LIBERO SPETTACOLI SPORT I Letteratura Michelstoedter e Rebora, dialogo fra amici PAGINA Storia Lonza del Vasto, il GandU cristiano: una biografìa PftGlNA Spettacoli Banfi e Toffolo: diamo dignità agli anziani in tv PAGINA $2> Sport Ciclismo: oggi Milano-Sanremo conArmstrong PAGINA 33 DIALOGHI. Fede e ragione, violenza e libertà: dopo il caso Eluana faccia a faccia a Padovafrail cardinale Scola e il filosofo Severìno ••• - , . . '• ^ - , ' ' . •• ' . - , . ' ' - La morte contesa '•''"?"• DAL NOSTRO INVIATO A PADOVA LUIGI GENINAZZI S e è vero, come ha scritto Adomo, che dopo Auschwitz non ha più senso scrivere poesie, potremmo dire che in Italia, dopo il caso di Eluana Englaro, tutti siamo costretti a parlare della morte in modo diverso da prima. Forse è finita la stagione moderna che ha voluto rimuovere quel che Eliot chiamava «La Straniera», ma il guaio è che il dibattito è diventato sempre più confuso. A riportare la questione nell'ambito strettamente filosofico e teologico ci ha pensato l'università di Padova con il convegno «Morire tra ragione e fede: universi che orientano le pratiche di aiuto», apertosi ieri con una tavola rotonda in cui si sono confrontati il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, ed il filosofo Emanuele Severino. Un incontro culturale d'altissimo livello tra un porporato che ha molto a cuore la questione antropologica ed un pensatore radicalmente anti- cristiano che però cita spesso il Vangelo. Per il cardinale Scola il problema centrale è dato dal «rapporto, a prima vista contraddittorio, tra libertà e morte». La sua riflessione parte dalla domanda che solitamente il malato fa al medico: «fammi vivere, cioè fammi durare». Ma la durata non è solo quello che intende l'utopia II pensatore parmenideo: «L esistenza della vita altrui è un arcano, si scontrano due forme di violenza, laica e cattolica». Il patriarca di Venezia: «La libertà non si riduce alla capacità di scelta. C'è un compimento più alto» salutista, in realtà «la domanda di salute è domanda di salvezza». In questo senso la morte, ogni morte, suona sempre come «una condanna a morte». Per Severino non ha senso il gran discutere di queste settimane sull'inizio e sulla fine della vita, «un dibattito dove ci si dimentica che l'esistenza stessa della vita altrui è un grande arcano». Secondo il filosofo che ha legato il proprio nome alla serrata critica dell'intera tradizione metafisica occidentale non ha senso voler stabilire quando finisce la vita altrui perché non sappiamo chi sia «l'altro» (ed anche per chi lo considera evangelicamente «il nostro prossimo» è qualcosa di creduto, di voluto, e quindi di discutibile). Ed ancor meno possiamo parlare della morte come annientamento, perché di questo non facciamo esperienza. Chi conosce gli scritti di questo pensatore, complesso e paradossale, non si stupirà di simili affermazioni. Perentoria la sua conclusione: la ragione e la fede si trovano entrambe accomunate nella visione pessimistica della morte come annientamento. Il concetto cristiano di resurrezione della carne è una metafora del «destino della verità» dell'uomo, ma è una metafora sviante perché afferma una seconda creazione e così nega «l'incontrovertibile eternità dell'essere». Così parlò il Parmenide del XXI secolo che proprio pochi giorni fa ha compiuto ottant'anni. Nei confronti dell'anziano professore, di cui è stato giovane allievo alla Cattolica di Milano, Scola si mostra molto deferente. Ma preferisce seguire un'altra strada, quella indicata dal suo vero e grande maestro, il teologo svizzero von Balthasar, per il quale la resurrezione non è certo una metafora. «Valutata in termini umani la morte è un puro e semplice passivo venir portato via. La follia del cristianesimo consiste nel fare di questo confine una specie di centro». Commenta il patriarca di Venezia: «Quella di Gesù Cristo è una forma del tutto speciale di morte che combatte e vince il duello con la forma comune, quella della nostra morte». Ne deriva che «libertà e morte non si escludono più reciprocamente». Concetto provocatorio, in quanto l'esperienza del morire sembra coincidere.con l'assoluta impossibilità di scegliere qualcosa d'altro. Ma, spiega il cardinale Scola, «la libertà non si riduce alla semplice capacità di scelta. Ci sono altri due elementi essenziali: la datità de, Ile sue condizioni e l'evento assoluto. Nell'atto della morte la libertà si lascia alle spalle l'imperfetta libertà di scelta per inoltrarsi verso il suo compimento. Nulla più della mia morte chiama in causa la mia libertà. Nessuno me la può sottrarre, neanche l'uomo- bomba che mi sorprendesse del tutto inatteso mentre bevo un caffè al bar». E' chiaro allora che tutte le dispute sul fine-vita (eufemismo per non guardare in faccia la morte) ruotano attorno al concetto di libertà. Se viene ridotta a pura e semplice auto- determinazione allora posso anche decidere delladisponibiM o meno della vita. La lotta che si sta ingaggiando su questo terreno, secondo Emanuele Severino, non è altro che «uno scontro tra due forme di violenza», quella che si definisce laica e quella cattolica. Vincerà il più forte, non chi ha ragione. Anche perché, per ilfilosofoparmenideo, non ce lìia nessuno dei due. Pronta la risposta del cardinale: nessuna violenza, solo una posizione di tranquilla e serena ragionevolezza, quella che «in caso di dubbio, privilegia ilfavor vitae». Invece gran parte del dibattito sul fine vita si può ricondurre al concetto, già espresso da Nietzsche, del «risentimento», cioè l'insopportabilità di fronte a situazioni di terribile limitazione e gravita. Un turbamento che, confessa il patriarca di Venezia, ha provato lui stesso pochi giorni fa visitando un giovane padre di tre bambini, malato di Sia e accudito amorevolmente dalla moglie. Può muovere solo le palpebre superiori degli occhi coi quali comunica tramite un computer. «Eminenza, io sono contento di vivere», ha scritto sullo schermo. Terribile violenza o straordinaria manifestazione di libertà? • • A fianco «La morte di Seneca» di Peter Paul Rubens •--.,• (Madrid,Museo :•' del Prado;foto Alinari). Sopra il cardinale Angelo Scola e il filosofo Emanuele Severino. Pregandoci su Gocce dal Vangelo di Giovanni-riparte pag. 262 - € 18,00 Brevi pensieri dai versetti dell'evangelista Giovanni ANZITUTTO Feste in versi da Verona aSalerno • Oggi, data scelta dall'Unesco come giornata mondiale della poesia, «Casa della poesia» di Baronissi - Salerno (Via del Convento 21/a) inaugura due giorni di riflesisone e confronto sulla poesia. Oggi, in particolare, si parlerà di Allen Ginsberg e della beat-generation. Ma sono previsti anche altri momenti significativi: tra i materiali presentati, un piccolo evento sarà la proiezione del film di Robert Frank e Alfred Leslie, «Pulì My Daisy» - che fu la pellicona di riferimento del cinema underground newyorkese degli anni'50-, nella traduzione di Raffaella Marzano che rida poeticità e accuratezza filologica al testo di Jack Kerouac. Domani, invece, sarà dedicata a Samuel Beckett, scomparso nel 1989. Sempre per la giornata mondiale della poesia a Verona, nella Sala Maffeiana del Teatro filarmonico, si danno appuntamento poeti e scrittori per celebrare l'Amazzonia, terra madre del mondo, in collaborazione con la Fao. Partecipano Marcia Theophilo e Andrea Zanzotto. Esce «Àméricus», il capolavoro di Ferlinghetti f- • «Americus», il capolavoro di Lawrence Ferlinghetti, esce per la prima volta in Italia, . •• pubblicato dall'editore Interlinea (a cura di M. Bacigalupo, pagine 104, euro 12), in occasione del .. novantesimo compleanno ' dell'autore statunitense (24 marzo), ultimo esponente della Beat Generation. Ferlinghetti lancia una «chiamata per il risveglio», ' ; . nella grande tradizione da Whitman a Ezra Pound, un'autobiografia della coscienza americana. Un libro come questo poteva concepirlo soltanto uno spirito libero e anarchico come quello di Ferlinghetti, tra ribellione e anticonformismo, anche fra tragicità della crisi e tenerezza disarmante verso la vita. «Americus» (uscito negli Stati Uniti nel 2004) è «parte documentario, parte pubblica conversazione intima, parte personale epopea, una non- poesia, una poesia non declamata, una storia banale, una invenzione reale, lirica e politica»: così definisce l'opera lo stesso autore, Ferlinghetti, che combina frammenti di canzoni con parole che parlano di amore e di odio. PAOLO CAR LOTTI L'ALTEZZA DELLA VOCAZIONE DEI FEDELI IN CRISTO Teologia morale e spirituale in dialogo pp. 144 - € 9,50 F. COCCOPALMERIO - Z. GROCHOLEWSKI W. KASPER - T. BERTONE '-•'.-'• G. CORBELLINI - M . GRAULICH IL CODICE DI DIRITTO CANONICO AL SERVIZIO DELLA MISSIONE DELLA CHIESA A 25 anni dalla promulgazione pp. 108-€8,00 GRAZIA LOPARCO - STANISÌAW ZIMNIAK (edd.) L'EDUCAZIONE SALESIANA IN EUROPA NEGLI ANNI DIFFICILI DEL XX SECOLO ,, pp. 434+CD -€ 32,00 EDITRICE LAS Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma Tei. 06 87290626 - 06 87290445 - Fax 06 87290629 e-mail: [email protected] - http://las.unisal.it

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Page 1: mort ••• ••• contes,conversazione intima, parte personale epopea, una non-poesia, una poesia non declamata, una storia banale, una invenzione reale, lirica e politica»:

Pregandoci suGocce dal Vangelodi Giovanni-I partepag. 304-£18,00

Brevi pensieri daiversetti dell'evangelistaGimanni

EDITORIALE

POESIA NELLESCUOLE? MEGLIO

SMETTEREDAVIDE RONDONI

E cco la mia proposta:smettiamo di insegnare lapoesia come materia

obbligatoria a scuola. Finite le•elementari lasciamo che diventiuna materia facoltativa,insomma, a scelta. Che diacrediti formativi, punti, voti ocome si chiamano, ma che siascelta dai ragazzi delle Superioriche lo desiderano (e dagliinsegnanti). Così se uno davverola vuole insegnare o impararenon sia obbligato a farlo.Insomma, si ponga la poesia trale scelte invece che tra gliobblighi per i nostri ragazzi.Non è una provocazione,piuttosto è una realissimasupplica, forse un'insurrezione,disarmatissima e ferita. Cosìpotremo tornare a prendercidavvero cura di un patrimoniodi opere e di nomi (passati epresenti) che hanno molto dadirci e che stiamocolpevolmente soffocando traignoranza e disistima. In unarticolo che comparirà sulprossimo numero della rivistaII Mulino", il critico, poeta e

accademico Alberto Bertoni,dedica alcune dense paginette alproblema. Che riassume così:«C'è una spinta infantile allapoesia che, con l'avanzare dellacarriera scolastica e dell'età,svanisce fino a impallidire».Bertoni nota il «venir meno»nella classe docente «dellacoscienza e della cognizionedell'esistenza e della necessità diuna poesia contemporanea,oggi in Italia». Gli insegnantinon conoscono (quasi mai,annoto) un nome di poetaattuale, e così pure dunque iloro alunni che arrivano a farl'università, e magari Lettere,ignorando o deviando versoaltre forme che cattivi maestriindicano come poesia (come fa«con entusiasmo senile» laPivano con De Andre, o altricantanti). Bertoni lamenta chenonostante siano tre milioni gliitaliani che«crivono versi, o chela poesia sia tornataprepotentemente d'interesse inpubbliche letture, pochi migliaiacomprano libri. Dunquenemmeno le professoresse! Ah,le professoresse, ultimobaluardo della poesia... Bertonifa bene, in quella serissima sede,ad alzare il suo pugno. Notapure che mentre le acquisizionidelle scienze recenti sono piùfacilmente assimilate (ma siamosicuri?), non lo sono quelle dellearti contemporanee, anche acausa di una scarsa attenzionedei media a queste ultime. Lepagine sono poche e forse perquesto Bertoni non ha il tempoai aggiungere alla lista deicolpevoli di tale situazione -dove un poco ovviamente faentrare i politici nostrani - idocenti universitari cheformano quelli delle superiori,(si veda il recente testo diTodorov) e anche gli stessi poeti,troppo spesso autoconvinti delloro valore senza sottoporsi anessuna verifica o impegnati nelculto del loro ombelico inveceche in un umile mestiere didiffusori anche della poesiaaltrui. Nonostante tali omissionie la propensione per me unpoco fallace a «misurare» lasalute della poesia in termini dicopie vendute (nemmenoMontale vendeva granché e lapoesia non è un fenomenoeminentemente libresco ma unmix tra scrittura e oralità) leanalisi di Bertoni sono acute,autorevoli e condivisibili. Maallora si alzi la provocazione, lasupplica che insorge. SignoraMinistro, Presidi, signoriProfessori, piantatela diinsegnare male in modoobbligatorio la poesia. Siscardini un sistema, si mettanoin discussione cattedre, siridisegnino, si lascino caderemanuali inutili. Che sia coltivataper scelta, liberamente. Perchédi libertà la poesia è fatta. E dilibertà, nonostante i venticontrari o i limiti di scuole eaccademie, essa sempre vivrà.

SABATO21 MARZO 2009

AGORÀCULTURA 'RELIGIONI 'TEMPO LIBEROSPETTACOLISPORT

I LetteraturaMichelstoedtere Rebora, dialogofra amici

PAGINA

StoriaLonza del Vasto,il GandU cristiano:una biografìa

PftGlNA

SpettacoliBanfi e Toffolo:diamo dignità aglianziani in tv

PAGINA $2>

SportCiclismo: oggiMilano-SanremoconArmstrong

PAGINA 33

DIALOGHI. Fede e ragione, violenza e libertà: dopo il caso Eluanafaccia a faccia a Padova fra il cardinale Scola e il filosofo Severìno

• • • • ••• • • • • • • • • : : - • • , • • . ; . • • • • • • : • • ' • • • • ^ • - , y ' • ' . • • ' • . - , . • • • • • ' ' • • - • • •

La morte contesa '• ' '"?"•

DAL NOSTRO INVIATO A PADOVALUIGI GENINAZZI

Se è vero, come ha scrittoAdomo, che dopo Auschwitznon ha più senso scrivere

poesie, potremmo dire che in Italia,dopo il caso di Eluana Englaro, tuttisiamo costretti a parlare della mortein modo diverso da prima. Forse èfinita la stagione moderna che havoluto rimuovere quel che Eliotchiamava «La Straniera», ma il guaioè che il dibattito è diventato semprepiù confuso. A riportare la questionenell'ambito strettamente filosofico eteologico ci ha pensato l'universitàdi Padova con il convegno «Moriretra ragione e fede: universi cheorientano le pratiche di aiuto»,apertosi ieri con una tavola rotondain cui si sono confrontati il patriarcadi Venezia, cardinale Angelo Scola,ed il filosofo Emanuele Severino. Unincontro culturale d'altissimo livellotra un porporato che ha molto acuore la questione antropologica edun pensatore radicalmente anti-cristiano che però cita spesso ilVangelo. Per il cardinale Scola ilproblema centrale è dato dal«rapporto, a prima vistacontraddittorio, tra libertà e morte».La sua riflessione parte dalladomanda che solitamente il malatofa al medico: «fammi vivere, cioèfammi durare». Ma la durata non èsolo quello che intende l'utopia

II pensatore parmenideo:«L esistenza della vitaaltrui è un arcano,si scontrano due formedi violenza, laicae cattolica». Il patriarcadi Venezia: «La libertànon si riducealla capacità di scelta. C'èun compimento più alto»

salutista, in realtà «la domanda disalute è domanda di salvezza». Inquesto senso la morte, ogni morte,suona sempre come «una condannaa morte».Per Severino non ha senso il grandiscutere di queste settimanesull'inizio e sulla fine della vita, «undibattito dove ci si dimentica chel'esistenza stessa della vita altrui èun grande arcano». Secondo ilfilosofo che ha legato il proprionome alla serrata critica dell'interatradizione metafisica occidentalenon ha senso voler stabilire quandofinisce la vita altrui perché nonsappiamo chi sia «l'altro» (ed ancheper chi lo consideraevangelicamente «il nostroprossimo» è qualcosa di creduto, divoluto, e quindi di discutibile). Edancor meno possiamo parlare dellamorte come annientamento, perchédi questo non facciamo esperienza.Chi conosce gli scritti di questopensatore, complesso e paradossale,non si stupirà di simili affermazioni.

Perentoria la sua conclusione: laragione e la fede si trovanoentrambe accomunate nella visionepessimistica della morte comeannientamento. Il concettocristiano di resurrezione della carneè una metafora del «destino dellaverità» dell'uomo, ma è unametafora sviante perché affermauna seconda creazione e così nega«l'incontrovertibile eternitàdell'essere». Così parlò il Parmenidedel XXI secolo che proprio pochigiorni fa ha compiuto ottant'anni.Nei confronti dell'anzianoprofessore, di cui è stato giovaneallievo alla Cattolica di Milano,Scola si mostra molto deferente. Mapreferisce seguire un'altra strada,quella indicata dal suo vero egrande maestro, il teologo svizzerovon Balthasar, per il quale laresurrezione non è certo unametafora. «Valutata in terminiumani la morte è un puro esemplice passivo venirportato via. La follia delcristianesimo consistenel fare di questoconfine una specie dicentro». Commenta ilpatriarca di Venezia:«Quella di Gesù Cristo èuna forma del tuttospeciale di morte checombatte e vince ilduello con la formacomune, quella dellanostra morte». Ne derivache «libertà e morte nonsi escludono più

reciprocamente». Concettoprovocatorio, in quantol'esperienza del morire sembracoincidere.con l'assolutaimpossibilità di scegliere qualcosad'altro. Ma, spiega il cardinaleScola, «la libertà non si riduce allasemplice capacità di scelta. Ci sonoaltri due elementi essenziali: ladatità de, Ile sue condizioni el'evento assoluto. Nell'atto dellamorte la libertà si lascia alle spallel'imperfetta libertà di scelta perinoltrarsi verso il suo compimento.Nulla più della mia morte chiamain causa la mia libertà. Nessuno mela può sottrarre, neanche l'uomo-bomba che mi sorprendesse deltutto inatteso mentre bevo un caffèal bar».E' chiaro allora che tutte le disputesul fine-vita (eufemismo per nonguardare in faccia la morte) ruotanoattorno al concetto di libertà. Se

viene ridotta a pura e semplice auto-determinazione allora posso anchedecidere delladisponibiM o menodella vita. La lotta che si staingaggiando su questo terreno,secondo Emanuele Severino, non èaltro che «uno scontro tra due formedi violenza», quella che si definiscelaica e quella cattolica. Vincerà il piùforte, non chi ha ragione. Ancheperché, per il filosofo parmenideo,non ce lìia nessuno dei due. Prontala risposta del cardinale: nessunaviolenza, solo una posizione ditranquilla e serena ragionevolezza,quella che «in caso di dubbio,privilegia ilfavor vitae». Invece granparte del dibattito sul fine vita si puòricondurre al concetto, già espressoda Nietzsche, del «risentimento»,cioè l'insopportabilità di fronte asituazioni di terribile limitazione egravita. Un turbamento che, confessail patriarca di Venezia, ha provato lui

stesso pochi giorni favisitando un giovanepadre di tre bambini,malato di Sia e accuditoamorevolmente dallamoglie. Può muoveresolo le palpebresuperiori degli occhi coiquali comunica tramiteun computer.«Eminenza, io sonocontento di vivere», hascritto sullo schermo.Terribile violenza ostraordinariamanifestazione dilibertà? • •

A fianco «La mortedi Seneca» di PeterPaul Rubens •--.,•(Madrid,Museo :•'del Prado;fotoAlinari). Soprail cardinale AngeloScola e il filosofoEmanuele Severino.

Pregandoci suGocce dal Vangelodi Giovanni-ripartepag. 262 - € 18,00

Brevi pensieri daiversetti dell'evangelistaGiovanni

ANZITUTTO

Feste in versida VeronaaSalerno

• Oggi, data sceltadall'Unesco come giornatamondiale della poesia, «Casadella poesia» di Baronissi -Salerno (Via del Convento21/a) inaugura due giorni diriflesisone e confronto sullapoesia. Oggi, in particolare, siparlerà di Allen Ginsberg edella beat-generation. Masono previsti anche altrimomenti significativi: tra imateriali presentati, unpiccolo evento sarà laproiezione del film di RobertFrank e Alfred Leslie, «Pulì MyDaisy» - che fu la pellicona diriferimento del cinemaunderground newyorkesedegli anni '50-, nellatraduzione di RaffaellaMarzano che rida poeticità eaccuratezza filologica al testodi Jack Kerouac. Domani,invece, sarà dedicata aSamuel Beckett, scomparsonel 1989. Sempre per lagiornata mondiale dellapoesia a Verona, nella SalaMaffeiana del Teatrofilarmonico, si dannoappuntamento poeti escrittori per celebrarel'Amazzonia, terra madre delmondo, in collaborazione conla Fao. Partecipano MarciaTheophilo e Andrea Zanzotto.

Esce «Àméricus»,il capolavorodi Ferlinghetti f-

• «Americus», il capolavoro diLawrence Ferlinghetti, esce perla prima volta in Italia, . ••pubblicato dall'editoreInterlinea (a cura di M.Bacigalupo, pagine 104, euro12), in occasione del ..novantesimo compleanno r» 'dell'autore statunitense (24marzo), ultimo esponentedella Beat Generation.Ferlinghetti lancia una«chiamata per il risveglio», ' ;.nella grande tradizione daWhitman a Ezra Pound,un'autobiografia dellacoscienza americana. Un librocome questo potevaconcepirlo soltanto uno spiritolibero e anarchico come quellodi Ferlinghetti, tra ribellione eanticonformismo, anche fratragicità della crisi e tenerezzadisarmante verso la vita.«Americus» (uscito negli StatiUniti nel 2004) è «partedocumentario, parte pubblicaconversazione intima, partepersonale epopea, una non-poesia, una poesia nondeclamata, una storia banale,una invenzione reale, lirica epolitica»: così definisce l'operalo stesso autore, Ferlinghetti,che combina frammenti dicanzoni con parole cheparlano di amore e di odio.

PAOLO CAR LOTTI

L'ALTEZZA DELLA VOCAZIONEDEI FEDELI IN CRISTO

Teologia morale e spirituale in dialogo

pp. 144 - € 9,50

F. COCCOPALMERIO - Z. GROCHOLEWSKI

W. KASPER - T. BERTONE'-•'.-'• G . CORBELLINI - M . GRAULICH

IL CODICE DI DIRITTO CANONICOAL SERVIZIO DELLA MISSIONE DELLA CHIESA

A 25 anni dalla promulgazione

pp. 108 -€8 ,00

GRAZIA LOPARCO - STANISÌAW ZIMNIAK (edd.)

L'EDUCAZIONE SALESIANA IN EUROPANEGLI ANNI DIFFICILI DEL XX SECOLO

,, pp. 434+CD -€ 32,00

EDITRICE LASPiazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 RomaTei. 06 87290626 - 06 87290445 - Fax 06 87290629e-mail: [email protected] - http://las.unisal.it