mezzo secolo di storia visto dal giornale - space work · stiche nasce sulle rive del lago di...

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Data e Ora: 09/07/09 22.56 - Pag: 29 - Pubb: 10/07/2009 - Composite VERONA Cresce la voglia di divertimento e di espe- rienza diretta, cala la domanda di cultura tradiziona- le (purtroppo). E sulla scia delle ultime tendenze turi- stiche nasce sulle rive del Lago di Garda, una delle zone a più elevato tasso ludico d’Italia, il network «Parchi del Garda» per riunire sotto un unico mar- chio l’offerta turistica legata ai parchi tematici e all’in- trattenimento. Una rete integrata che mette insie- me, in questa prima fase, cinque parchi del compren- sorio gardesano - che da soli valgono oltre 20 milioni di euro di fatturato e 1 milione 600mila presenze l’an- no, quanto la Galleria degli Uffizi di Firenze - per af- frontare il mercato come soggetto unico e competi- tor, grazie a una comune politica di promozione e commercializzazione. A fare da trait d’union in questo nuovo progetto del «turismo d’esperienza» l’Hotel Parchi del Garda, un’avveniristica struttura ricettiva da 50 milioni di eu- ro che verrà inaugurata ad aprile 2010 e che si prefig- ge, per il primo anno, l’obiettivo delle 200mila presen- ze. Posizione strategica al centro di un territorio ad al- ta vocazione turistica, innovative politiche di marke- ting, diversificazione dell’offerta basata sull’integra- zione fra i diversi partner. Sono queste le carte principali su cui scommetto- no gli attori del network: Canevaworld Resort (con il circuito Movieland, Aquaparadise, Medieval Times e Rock Star), il Parco Natura Viva (un’oasi faunistica con 1.500 animali sulle colline moreniche del Garda), il Parco Giardino Sigurtà (uno straordinario giardino botanico di circa 60 ettari), il Museo Nicolis (dedica- to alla tecnologia e alle auto d’epoca) e il Jungle Park Adventure (un parco avventura tra le foreste di San Zeno di Montagna). Un vero e proprio «multiparco del divertimento» ca- pace di soddisfare diverse tipologie di pubblico. I parchi a tema italiani - che comprendono 139 siti tra parchi didattici, acquatici, botanici, avventura - rappresentano una delle poche voci turistiche in atti- vo, con una crescita 2008 del 2%, circa 10mila addetti, un fatturato di oltre 250 milioni di euro, più di 25 mi- lioni di visitatori e una crescita degli investimenti del 5,1%. BRESCIA Le maniere sono quelle buone, la cul- tura è quella classica con le basi solide ricevute studiando dai Gesuiti, la passione per la città è la stessa che ha portato tanta borghesia brescia- na ad interessarsi della cosa pubblica vigilando sul professionismo della politica. E nella cosa pubblica c’è anche il Giornale di Brescia, che co- me tutti i giornali è la più pubblica delle cose pubbliche. Dopo 45 anni l’avvocato Angelo Rampinelli (presidente di Ubi Factor, di Gas Plus, ammini- stratore delegato della Beretta e consigliere del- le Acciaierie Venete) ha chiesto di non essere ri- nominato nel consiglio di amministrazione del- l’Editoriale Bresciana in cui era entrato, eletto dall’assemblea, il 29 aprile 1964 quando ancora non era trentenne. Al suo posto in Consiglio il dottor Antonio Spada mentre nuovo sindaco ef- fettivo è il commercialista Francesco Fortina. Perché? «Ho chiesto di non esser rinominato non po- tendo invocare le ragioni anagrafiche: non sareb- be stato cortese nei confronti di altri amici. Esi- ste però un’anagrafe aziendale e quella è stata per me una buona ragione per compiere questo passo». Come entrò allora nell’Editoriale? «La presenza al giornale allora era decisamen- te e dichiaratamente ripartita tra le due banche Cab e San Paolo, e più ancora apertamente tra il mondo liberale, di cui io facevo parte essendo già allora consigliere nazionale del Pli con la se- greteria di Giovanni Malagodi, e quello della De- mocrazia Cristiana. In realtà tuttavia c’è sem- pre stata una coralità di visione che doveva esse- re interprete di quella che era la Carta Atlanti- ca», documento invocato ma mai esistito. Avvocato che stagioni erano allora a Brescia? «Passata la grande esperienza degasperiana, a Brescia c’era Bruno Boni, padrone assoluto. Di lui non si è mai scritta una biografia ed è un peccato. Sotto una straordinaria bonomia in re- altà amava amministrare e non cedeva nulla del suo potere». Promosse anche un giornale... «Certo, Bresciaoggi che quando è nato ci ha preoccupato non poco, era ben strutturato e con ottimi redattori in gran parte usciti dal Gior- nale di Brescia». E il Partito Comunista? «Un attore straordinario ed autorevole, teso sicuramente a determinare le visioni culturali del Paese. Non esser di sinistra voleva dire esser fuori da tutto e questo per molti anni anche in Consiglio comunale. Aggiungo che la contrappo- sizione del Pci al sistema - almeno fino a Berlin- guer - ha rappresentato apertamente una parte attiva del mondo sovietico con tutte le conse- guenze ideologiche sul sindacato». Un aneddoto? «Ricordo, quando negli ultimi anni della sua vita chiesi a Mario Pedini come facesse a dormi- re di notte avendo avuto responsabilità del mon- do dell’istruzione così ridotta (era stato mini- stro ndr), egli mi rispose dicendomi che lo con- fortava solo la coscienza che a dirigere quel mini- stero erano i sindacati. A Brescia il rapporto era civile nonostante siano rimasti a lungo i tormen- ti del Dopoguerra in cui tutti gli incarichi erano ben assegnati per il controllo delle aree della pro- vincia. L’esempio l’abbiamo avuto in occasione dei funerali delle vittime di piazza Loggia con un servizio d’ordine - peraltro molto ben organizza- to - del sindacato. Le uniche due bandiere trico- lori erano quelle del Pli portate da Agape Nulli e da mia moglie Piera e quella dei radicali portata da Bigio Capretti». E se tornassimo a Bruno Boni? «Per me non amava l’urbanistica e mi riferisco a una città senza parcheggi, rifiutava le sollecita- zioni che gli erano arrivate dal sottoscritto e da Luigi Bazoli per un concorso di idee a Brescia Due, ed ancor oggi abbiamo sotto gli occhi co- me si è sviluppata l’area dell’ex ospedale. Così come non voleva interessarsi della collezione Fe- roldi. Boni poi fingeva di lamentarsi con il giorna- le, ma questo rientrava nella sua straordinaria capacità di tenere a bada tutti per mantenere il potere di primo cittadino». La stagione delle Brigate Rosse? «Abbiamo una straordinaria capacità di di- menticare e così ci siamo scordati una stagione fondata sul terrore, un’epoca dura e pesante. Stagioni più o meno dure fino alla caduta del muro di Berlino ed alla sostanziale mutazione della dirigenza comunista anche per la travol- gente presenza di Bettino Craxi. Il giornale ha seguito queste trasformazioni politiche con at- tenzione, senza mai divenire portavoce di que- sta o quella parte politica». E gli altri sindaci dopo Boni: Trebeschi e Padula? «Buoni sindaci». Com’è nata la sua passione per la politica che l’ha portata in Consiglio comunale ed anche in quello provinciale? «Da mio padre, Bortolo, presidente del Pli che aveva rifiutato una candidatura al Senato come indipendente offertagli da Bruno Boni». In 45 anni nella carica di amministratore del giornale chi ricorda? «Non posso non parlare di GB Lanzani, di Sil- vio Pelizzari che ha retto il giornale in un perio- do glorioso, ma soprattutto la lunga, rigida, in- telligente presidenza di Giulio Bruno Togni. Re- gnava una concordia che sembrava la lettura della Passio a tre voci». Avvocato, lei è stato presidente di Asm cosa dice oggi di A2A? «A cose ormai fatte non ritengo abbia utilità fare commenti: sarebbe solo spiacevole per gli uni, per gli altri e per molti. Spero solamente che questa importante realtà per Brescia conti- nui ad esserlo come lo è stata in passato». E la Pallata, lista di cui lei fu promotore per il Comune fuori da ogni schieramento, direi anti- cipatamente bipartigiana? «Esperienza straordinaria, importante e di grande soddisfazione. E sono arrivati anche i vo- ti». Perché, come diceva Bruno Boni «il partito im- pone, ma l’elettore dispone». c. f. BRESCIA Terzo appuntamento dell’inizia- tiva «Manager in jeans», progetto voluto da Space Work, società di ricerca di personale qualificato e formazione, che ha raccolto in- torno ad un tavolo venti colleghi dell’area risorse umane, general manager e titolari d’azienda, per discutere del tema: «Lo spre- co è sempre un errore, adesso è un delitto». Un clima informale, come da titolo (anche se uno solo dei presenti indossava i jeans), per discutere di argomenti condivisi da ma- nager che, seppur provenienti da settori di- versi, stanno vivendo, in un momento eco- nomico e professionale difficile, esperienze comuni. «Per discutere di problemi aziendali - spiega Stefania Gualdieri, partner di Space Work, tra le ideatrici delle serate - i nostri manager di solito partecipano ad incontri di categoria, molto impostati e in cui, spes- so, ognuno rimane chiuso nel suo guscio. Con le nostre tavole rotonde ci proponia- mo, invece, abbandonata la cravatta, di guardarsi negli occhi e discutere amichevol- mente e magari scambiarsi il numero di cel- lulare». L’obiettivo è creare condivisione, si- nergie e supporto reciproco sui temi azien- dali, sorseggiando un bicchiere di vino e fa- vorendo uno scambio di esperienze profes- sionali, utili ed efficaci, all’attività di ognu- no. Al tema della serata, lo spreco, ciascuno dei presenti ha donato un suo contributo, testimoniando come nella propria azienda si cerca di evitare lo sperpero di risorse e spiegando i progetti attuati. L’esempio por- tato da Alessandro Belleri, direttore delle risorse umane di Coca-Cola Hellenic, si chiama Lean Manifacturing. «Abbiamo ini- ziato - ha detto - col rivedere tutti i processi produttivi per migliorare efficienza ed effi- cacia attraverso la standardizzazione degli stessi». Un tema condiviso solo in parte dal collega Walter Cristelli, di Nervian Medical Sciences, secondo cui «la standardizzazio- ne vale per i processi maturi e che è possibi- le informatizzare. Discorso diverso là dove conta il supporto della persona, che andreb- be sempre lasciata libera nella sua iniziati- va». Al centro del dibattito, comunque, le risorse umane, «senza il cui coinvolgimento - ha concluso Nicola Zubani del Gruppo Cattolica - non ci può essere lotta allo spre- co». Un aspetto generalmente condiviso. Salvatore Montillo Mezzosecolo di storia visto dal Giornale L’avvocato Angi Rampinelli ha lasciato dopo 45 anni il consiglio di amministrazione dell’Editoriale Bresciana nel quale era entrato non ancora trentenne nel 1964. E parla della città e della politica Lo spreco in azienda era un errore, ora un delitto Manager a confronto sulle economie nel terzo appuntamento di Space Work sull’analisi dei processi DibattitoopenairieriaSpaceWorksuglisprechiinazienda AngeloRampinelli,per45 anniconsigliere dell’Editoriale Gardaland fa concorrenza al Colosseo Giornale di Brescia Venerdì 10 Luglio 2009 economia 29

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Data e Ora: 09/07/09 22.56 - Pag: 29 - Pubb: 10/07/2009 - Composite

VERONA Cresce la voglia di divertimento e di espe-rienza diretta, cala la domanda di cultura tradiziona-le (purtroppo). E sulla scia delle ultime tendenze turi-stiche nasce sulle rive del Lago di Garda, una dellezone a più elevato tasso ludico d’Italia, il network«Parchi del Garda» per riunire sotto un unico mar-chio l’offerta turistica legata ai parchi tematici e all’in-trattenimento. Una rete integrata che mette insie-me, in questa prima fase, cinque parchi del compren-sorio gardesano - che da soli valgono oltre 20 milionidi euro di fatturato e 1 milione 600mila presenze l’an-no, quanto la Galleria degli Uffizi di Firenze - per af-frontare il mercato come soggetto unico e competi-tor, grazie a una comune politica di promozione ecommercializzazione.

A fare da trait d’union in questo nuovo progettodel «turismo d’esperienza» l’Hotel Parchi del Garda,un’avveniristica struttura ricettiva da 50 milioni di eu-ro che verrà inaugurata ad aprile 2010 e che si prefig-ge, per il primo anno, l’obiettivo delle 200mila presen-ze.

Posizione strategica al centro di un territorio ad al-ta vocazione turistica, innovative politiche di marke-ting, diversificazione dell’offerta basata sull’integra-zione fra i diversi partner.

Sono queste le carte principali su cui scommetto-no gli attori del network: Canevaworld Resort (con ilcircuito Movieland, Aquaparadise, Medieval Times eRock Star), il Parco Natura Viva (un’oasi faunisticacon 1.500 animali sulle colline moreniche del Garda),il Parco Giardino Sigurtà (uno straordinario giardinobotanico di circa 60 ettari), il Museo Nicolis (dedica-to alla tecnologia e alle auto d’epoca) e il Jungle ParkAdventure (un parco avventura tra le foreste di SanZeno di Montagna).

Un vero e proprio «multiparco del divertimento» ca-pace di soddisfare diverse tipologie di pubblico.

I parchi a tema italiani - che comprendono 139 sititra parchi didattici, acquatici, botanici, avventura -rappresentano una delle poche voci turistiche in atti-vo, con una crescita 2008 del 2%, circa 10mila addetti,un fatturato di oltre 250 milioni di euro, più di 25 mi-lioni di visitatori e una crescita degli investimenti del5,1%.

BRESCIA Le maniere sono quelle buone, la cul-tura è quella classica con le basi solide ricevutestudiando dai Gesuiti, la passione per la città èla stessa che ha portato tanta borghesia brescia-na ad interessarsi della cosa pubblica vigilandosul professionismo della politica. E nella cosapubblica c’è anche il Giornale di Brescia, che co-me tutti i giornali è la più pubblica delle cosepubbliche.

Dopo 45 anni l’avvocato Angelo Rampinelli(presidente di Ubi Factor, di Gas Plus, ammini-stratore delegato della Beretta e consigliere del-le Acciaierie Venete) ha chiesto di non essere ri-nominato nel consiglio di amministrazione del-l’Editoriale Bresciana in cui era entrato, elettodall’assemblea, il 29 aprile 1964 quando ancoranon era trentenne. Al suo posto in Consiglio ildottor Antonio Spada mentre nuovo sindaco ef-fettivo è il commercialista Francesco Fortina.

Perché?«Ho chiesto di non esser rinominato non po-

tendo invocare le ragioni anagrafiche: non sareb-be stato cortese nei confronti di altri amici. Esi-ste però un’anagrafe aziendale e quella è stataper me una buona ragione per compiere questopasso».

Come entrò allora nell’Editoriale?«La presenza al giornale allora era decisamen-

te e dichiaratamente ripartita tra le due bancheCab e San Paolo, e più ancora apertamente trail mondo liberale, di cui io facevo parte essendogià allora consigliere nazionale del Pli con la se-greteria di Giovanni Malagodi, e quello della De-mocrazia Cristiana. In realtà tuttavia c’è sem-pre stata una coralità di visione che doveva esse-re interprete di quella che era la Carta Atlanti-ca», documento invocato ma mai esistito.

Avvocato che stagioni erano allora a Brescia?«Passata la grande esperienza degasperiana,

a Brescia c’era Bruno Boni, padrone assoluto.Di lui non si è mai scritta una biografia ed è unpeccato. Sotto una straordinaria bonomia in re-altà amava amministrare e non cedeva nulla delsuo potere».

Promosse anche un giornale...«Certo, Bresciaoggi che quando è nato ci ha

preoccupato non poco, era ben strutturato econ ottimi redattori in gran parte usciti dal Gior-nale di Brescia».

E il Partito Comunista?«Un attore straordinario ed autorevole, teso

sicuramente a determinare le visioni culturalidel Paese. Non esser di sinistra voleva dire esserfuori da tutto e questo per molti anni anche inConsiglio comunale. Aggiungo che la contrappo-sizione del Pci al sistema - almeno fino a Berlin-guer - ha rappresentato apertamente una parteattiva del mondo sovietico con tutte le conse-guenze ideologiche sul sindacato».

Un aneddoto?«Ricordo, quando negli ultimi anni della sua

vita chiesi a Mario Pedini come facesse a dormi-re di notte avendo avuto responsabilità del mon-do dell’istruzione così ridotta (era stato mini-stro ndr), egli mi rispose dicendomi che lo con-fortava solo la coscienza che a dirigere quel mini-stero erano i sindacati. A Brescia il rapporto eracivile nonostante siano rimasti a lungo i tormen-ti del Dopoguerra in cui tutti gli incarichi eranoben assegnati per il controllo delle aree della pro-vincia. L’esempio l’abbiamo avuto in occasionedei funerali delle vittime di piazza Loggia con unservizio d’ordine - peraltro molto ben organizza-to - del sindacato. Le uniche due bandiere trico-lori erano quelle del Pli portate da Agape Nulli eda mia moglie Piera e quella dei radicali portatada Bigio Capretti».

E se tornassimo a Bruno Boni?«Per me non amava l’urbanistica e mi riferisco

a una città senza parcheggi, rifiutava le sollecita-zioni che gli erano arrivate dal sottoscritto e daLuigi Bazoli per un concorso di idee a BresciaDue, ed ancor oggi abbiamo sotto gli occhi co-me si è sviluppata l’area dell’ex ospedale. Così

come non voleva interessarsi della collezione Fe-roldi. Boni poi fingeva di lamentarsi con il giorna-le, ma questo rientrava nella sua straordinariacapacità di tenere a bada tutti per mantenere ilpotere di primo cittadino».

La stagione delle Brigate Rosse?«Abbiamo una straordinaria capacità di di-

menticare e così ci siamo scordati una stagionefondata sul terrore, un’epoca dura e pesante.Stagioni più o meno dure fino alla caduta delmuro di Berlino ed alla sostanziale mutazionedella dirigenza comunista anche per la travol-gente presenza di Bettino Craxi. Il giornale haseguito queste trasformazioni politiche con at-tenzione, senza mai divenire portavoce di que-sta o quella parte politica».

E gli altri sindaci dopo Boni: Trebeschi ePadula?

«Buoni sindaci».Com’è nata la sua passione per la politica che

l’ha portata in Consiglio comunale ed anche inquello provinciale?

«Da mio padre, Bortolo, presidente del Pli cheaveva rifiutato una candidatura al Senato come

indipendente offertagli da Bruno Boni».In 45 anni nella carica di amministratore del

giornale chi ricorda?«Non posso non parlare di GB Lanzani, di Sil-

vio Pelizzari che ha retto il giornale in un perio-do glorioso, ma soprattutto la lunga, rigida, in-telligente presidenza di Giulio Bruno Togni. Re-gnava una concordia che sembrava la letturadella Passio a tre voci».

Avvocato, lei è stato presidente di Asm cosadice oggi di A2A?

«A cose ormai fatte non ritengo abbia utilitàfare commenti: sarebbe solo spiacevole per gliuni, per gli altri e per molti. Spero solamenteche questa importante realtà per Brescia conti-nui ad esserlo come lo è stata in passato».

E la Pallata, lista di cui lei fu promotore per ilComune fuori da ogni schieramento, direi anti-cipatamente bipartigiana?

«Esperienza straordinaria, importante e digrande soddisfazione. E sono arrivati anche i vo-ti».

Perché, come diceva Bruno Boni «il partito im-pone, ma l’elettore dispone». c. f.

BRESCIA Terzo appuntamento dell’inizia-tiva «Manager in jeans», progetto voluto daSpace Work, società di ricerca di personalequalificato e formazione, che ha raccolto in-torno ad un tavolo venti colleghi dell’arearisorse umane, general manager e titolarid’azienda, per discutere del tema: «Lo spre-co è sempre un errore, adesso è un delitto».Un clima informale, come da titolo (anchese uno solo dei presenti indossava i jeans),per discutere di argomenti condivisi da ma-

nager che, seppur provenienti da settori di-versi, stanno vivendo, in un momento eco-nomico e professionale difficile, esperienzecomuni.

«Per discutere di problemi aziendali -spiega Stefania Gualdieri, partner di SpaceWork, tra le ideatrici delle serate - i nostrimanager di solito partecipano ad incontridi categoria, molto impostati e in cui, spes-so, ognuno rimane chiuso nel suo guscio.Con le nostre tavole rotonde ci proponia-mo, invece, abbandonata la cravatta, diguardarsi negli occhi e discutere amichevol-mente e magari scambiarsi il numero di cel-lulare». L’obiettivo è creare condivisione, si-

nergie e supporto reciproco sui temi azien-dali, sorseggiando un bicchiere di vino e fa-vorendo uno scambio di esperienze profes-sionali, utili ed efficaci, all’attività di ognu-no.

Al tema della serata, lo spreco, ciascunodei presenti ha donato un suo contributo,testimoniando come nella propria aziendasi cerca di evitare lo sperpero di risorse espiegando i progetti attuati. L’esempio por-tato da Alessandro Belleri, direttore dellerisorse umane di Coca-Cola Hellenic, sichiama Lean Manifacturing. «Abbiamo ini-ziato - ha detto - col rivedere tutti i processiproduttivi per migliorare efficienza ed effi-

cacia attraverso la standardizzazione deglistessi». Un tema condiviso solo in parte dalcollega Walter Cristelli, di Nervian MedicalSciences, secondo cui «la standardizzazio-ne vale per i processi maturi e che è possibi-le informatizzare. Discorso diverso là doveconta il supporto della persona, che andreb-be sempre lasciata libera nella sua iniziati-va». Al centro del dibattito, comunque, lerisorse umane, «senza il cui coinvolgimento- ha concluso Nicola Zubani del GruppoCattolica - non ci può essere lotta allo spre-co». Un aspetto generalmente condiviso.

Salvatore Montillo

Mezzo secolo di storia visto dal GiornaleL’avvocato Angi Rampinelli ha lasciato dopo 45 anni il consiglio di amministrazione dell’EditorialeBresciana nel quale era entrato non ancora trentenne nel 1964. E parla della città e della politica

Lo spreco in azienda era un errore, ora un delittoManager a confronto sulle economie nel terzo appuntamento di Space Work sull’analisi dei processi

Dibattito open air ieri a SpaceWork sugli sprechi in azienda

Angelo Rampinelli, per 45 anni consigliere dell’Editoriale

Gardalandfa concorrenzaal Colosseo

Giornale di Brescia Venerdì 10 Luglio 2009 economia 29