metodi e strumenti della geografia geografia geo grafia ... · anche l’europa ha iniziato a...
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Metodi e strumenti della geografia La Geografia (geo = mondo; grafia = descrizione) descrive i diversi aspetti del complesso
rapporto uomo-ambiente. Conoscere la realtà di oggi equivale anche a comprendere le re-
lazioni che gli uomini hanno stabilito con l’ambiente mondo.
Le analisi degli aspetti geografici del pianeta Terra, le sue diverse condizioni climatiche, la
distribuzione delle risorse, le diverse forme dello sviluppo economico, l’interazione fra atti-
vità umane e territorio, la tipologia di insediamento e lo sfruttamento del territorio, le dina-
miche demografiche e migratorie ci faranno comprendere alcuni tra i più importanti “pro-
blemi politici, ambientali, sociali e culturali del mondo di oggi”.
In questo senso la Geografia si integra con la Storia perché la prima, in quanto geografia
umana, ha naturalmente una sua dimensione storica, e la seconda non può prescindere dalla
dimensione spaziale, cioè dalla geografia storica. Le due dimensioni sono imprescindibili1.
Per fare questo la Geografia utilizza, come ogni scienza, un metodo. Il metodo di studio del-
la Geografia si basa su tre elementi distintivi:
� la distribuzione spaziale (attraverso l’osservazione, diretta o indiretta, del paesaggio e
la raccolta scientifica dei dati si cerca di comprendere gli aspetti relativi alla flora ed
alla fauna, al clima, alle attività umane, alla popolazione, ai paesaggi naturali ed uma-
nizzati, ecc.);
� le relazioni uomo-ambiente (si analizzano i dati raccolti ed ogni informazione a di-
sposizione per comprendere come le diverse attività umane hanno interagito ed intera-
giscono e gli effetti che hanno già avuto o che potrebbero avere sull’ambiente naturale
– si pensi al clima oppure alle risorse idriche ed energetiche – ma anche sulla società,
sull’economia, ecc.);
� la sintesi regionale (serve a comprendere alcuni specifici problemi e le interazioni su
scala regionale, operando anche confronti tra regioni o singole aree allo scopo di trova-
re le giuste soluzioni).
Per la rappresentazione e la comprensione del complesso rapporto uomo-ambiente, la Geo-
grafia ricorre ad una serie di strumenti, allo scopo, per prima cosa, di riflettervi criticamente
e, in caso di problemi, di evidenziarli per trovare tutti i dati che portino a possibili soluzioni.
1 Si veda la “Bozza delle Indicazioni nazionali del 15 marzo 2010” all’indirizzo http://nuovilicei.indire.it/content/index.php?action=lettura&id_m=7782&id_cnt=10497
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Gli strumenti di indagine della Geografia sono:
� le carte geografiche,
� i dati statistici,
� l’analisi delle immagini,
� l’osservazione diretta dei luoghi.
A tutto ciò aggiungiamo la grande
mole di informazioni che possiamo
recuperare sia con metodi tradizio-
nali (libri, giornali, foto) che utiliz-
zando le nuove tecnologie (satelliti,
GPS, computer; pensa alla grande
importanza assunta da Internet, che
è di grande efficacia perché mette in
relazione conoscenze umane e stru-
mentali, dati ed immagini, testi e
materiali audio e video come mai prima nella storia umana).
La rappresentazione della Terra
Sin dalla preistoria, l’uomo ha sempre sentito il biso-
gno di rappresentare simbolicamente il cosmo, la
Terra o, semplicemente, un territorio. Con il progres-
so della scienza e della tecnologia, l’uomo è riuscito
a rappresentare l’intero globo terrestre o una porzio-
ne di territorio con sempre maggiore precisione, uti-
lizzando disegni fatti di linee, tratti, ombre e colori e
corredandoli di segni convenzionali che, per essere
compresi, hanno bisogno di una legenda.
Ad esempio, sulle carte geografiche la profondità del
mare è rappresentata da diverse gradazioni del colore
azzurro che più è carico e scuro e più il mare rappre-
sentato è profondo, dando, in questo modo, il senso
simbolico della profondità. Vedi, a tal proposito e nella pagina successiva, la carta geografi-
ca del Mar Mediterraneo.
GPS È il Global Positioning System (ab-breviato in GPS che, a sua volta, è la forma abbreviata di Navstar GPS, cioè Navigation Satellite Time and Ran-ging Global Positioning System), un sistema di posizionamento che utilizza satelliti a copertura globale e continua. Il sistema è gestito dal Dipartimento della Difesa USA. Anche l’Europa ha iniziato a creare un suo sistema. Per altre notizie: http://it.wikipedia.org/wiki/Global_Positioning_System
Legenda È una parola latina che significa le co-se che devono essere lette, ciò che è da leggere. Questo termine indica di norma la tabella che spiega i simboli presenti in un grafico.
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Naturalmente non è possibile riportare su carta un intero territorio, per quanto piccolo (e me-
no che mai la Terra intera, anche a causa della sua forma); ricorriamo, allora, alla scala di
riduzione, cioè rimpiccioliamo il territorio da rappresentare riportando sulla carta geografica
il rapporto di riduzione. In pratica la scala di riduzione esprime il rapporto tra la distanza
di due punti e la corrispondente distanza misurata sulla superficie del territorio. Così,
per esempio, una scala 1:1.000.000 (che si legge “uno ad un milione”) sta a significare che 1
cm riportato sulla carta geografica equivale ad 1.000.000 di cm nella realtà (cioè 10 km).
La scala di riduzione può essere
numerica 1:10.000
grafica
Naturalmente una scala 1:10.000 è più grande di una scala 1:1.000.000, dal momento che la
nel primo caso la riduzione è di 10.000 volte, mentre nel secondo caso è di ben 1.000.000 di
volte! Di conseguenza gli elementi riportati nel primo grafico (case, strade, ponti…) appaio-
no molto più grandi e più ricchi di particolari che nel secondo. Infatti le carte geografiche si
suddividono in base alla scala di riduzione (oltre che sul contenuto).
Il Mar Mediterraneo visto dal satellite. Sono ben visibili i due bacini principali: quello occidentale e quello orientale, separati dal canale di Sicilia. Il Mediterraneo orientale è più profondo (azzurro cupo). Per maggiori notizie, si veda: http://it.wikipedia.org/wiki/Mar_Mediterraneo. La foto, che troverete sul sito indicato, è stata elaborata adattando varie immagini provenienti da diversi satelliti della NASA.
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Nello specifico, si hanno
- mappe o piante (scala fino a 1:10.000; ad esempio la mappa di una città);
- carte topografiche (scala compresa tra 1:10.000 e 1:150.000, ad esempio la carta di una
provincia);
- carte corografiche (scala da 1.150.000 fino a 1:1.000.000; ad esempio la carta d’Italia);
- planisferi o mappamondi (scala oltre 1.1.000.000; rappresentano l’intera superficie ter-
restre).
Ma perché l’uomo fa tutto questo? Per complicarsi la vita? Decisamente no, lo fa per deter-
minare con precisione un punto sulla superficie della Terra. Per capire, prendiamo un
gioco molto noto: la battaglia navale. Quando giochiamo a battaglia navale, intersechiamo
sul foglio due coordinate per tentare di affondare la nave dell’avversario. Se siamo fortunati
e precisi, colpiremo la nave dell’avversario posta nel punto di intersezione delle due coordi-
nate che abbiamo indicato con precisione. Ebbene, per la Terra ricorriamo ugualmente a due
coordinate: la latitudine e la longitudine. Infatti, ogni punto della Terra è simbolicamente
intersecato da queste due coordinate che complessivamente formano un reticolato.
Per capire che cosa sia un reticolato, proviamo a disegnare su di un foglio un cerchio e poi a
suddividerlo con una serie di linee che corrono sulla sua superficie, prima in orizzontale e
poi in verticale, magari adoperando colori diversi. Sarà subito evidente che queste linee, in-
crociandosi tra loro, avranno dato origine ad un reticolato. Ebbene, la stessa cosa hanno fatto
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i geografi: hanno immaginato di tracciare sulla superficie della Terra una serie di linee che si
incrociano tra di loro ed hanno così ottenuto i meridiani ed i paralleli.
È chiaro che il pianeta Terra
non è come il cerchio da te di-
segnato sul foglio! La Terra, in-
fatti, non è perfettamente sferi-
ca in quanto è leggermente
schiacciata ai poli, il Nord ed il
Sud, posti per convenzione uno
in alto (il Nord) ed uno in basso
(il Sud).
L’unico strumento che consente
di rappresentare la Terra è un
globo, il cosiddetto mappa-
mondo che, però, non permette
di vedere contemporaneamente tutti i luoghi della Terra, ed inoltre è poco pratico per misu-
rare quanto, ad esempio, sia lunga la distanza tra Roma e New York.
Per risolvere problemi del genere sono state inventate, costruite e perfezionate nel corso dei
secoli le carte geografiche, grazie alle quali vediamo la superficie del pianeta Terra distesa
su di un piano (anche se non è possibile distendere con precisione una sfera su di un piano!).
Di conseguenza, i meridiani sono delle semicirconferenze, tra di loro uguali, che passando
verticalmente per i due poli estremi, Nord e Sud, suddividono la Terra in tanti spicchi. Men-
tre i paralleli sono delle circonferenze, equidistanti tra di loro e parallele all’Equatore, che
dividono la Terra in tante fette, sempre più piccole mano a mano che si avvicinano ai poli,
dove si riducono ad un semplice punto (naturalmente simbolico!).
Ma che cosa è l’Equatore? È il parallelo più importante e più lungo di tutti e taglia,
simbolicamente, la Terra a metà, cioè in due emisferi, boreale (a nord) ed australe (a sud).
Se, per esempio, vuoi sapere a che distanza si trovi un punto (ad esempio la tua città)
dall’Equatore, devi obbligatoriamente considerare due elementi fondamentali: la latitudine e
la longitudine. Ecco di nuovo queste importanti coordinate.
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La latitudine ci dà la distanza di un punto
qualsiasi della Terra dall’Equatore. Come
punto di riferimento prendiamo i due poli
estremi del pianeta: il polo Nord ed il polo
Sud; parleremo, allora, di latitudine Nord
se ci troviamo in un luogo situato a nord
dell’Equatore, come nel caso dell’Italia e,
quindi, spostato di più verso il polo Nord;
viceversa, parleremo di latitudine Sud se
ci troviamo in un luogo situato a sud
dell’Equatore e, quindi, spostato di più ver-
so il polo Sud.
L’Equatore, quindi, è il punto di partenza per
misurare qualsiasi distanza geografica, e tutte le
località che troviamo sulla sua circonferenza so-
no necessariamente a zero gradi di latitudine, e sono indicate con il simbolo 0°.
La massima latitudine è quella dei due poli dall’Equatore e corrisponde a 90° a Nord
dell’Equatore e a 90° a Sud dell’Equatore; l’estensione massima in gradi è, quindi, di
180° (cioè 90° + 90°).
È chiaro, quindi, che qualsiasi punto della Terra avrà sempre una latitudine compresa tra 0° e
90°. È espressa in gradi perché corrisponde ad un angolo, misurato lungo un arco di meri-
diano; i gradi, a loro volta, possono essere suddivisi in primi (indicati con il simbolo ’ ) ed
in secondi (indicati con il simbolo ’’ ).
La latitudine è importante anche per conoscere il clima di un luogo: le località situate vicine
all’Equatore avranno un clima caldo e diremo, allora, che sono poste ad una “bassa
latitudine”; al contrario, le località situate vicine ai poli (Nord o Sud) avranno un clima
freddo, e diremo, allora, che sono poste ad una “latitudine alta”; se le località sono situate a
metà strada tra i poli e l’Equatore, come ad esempio l’Italia, avranno un clima temperato.
Orbita geostazionaria È riferita ad un satellite artificiale che ruota attorno alla Terra nel suo stesso verso e con uguale velocità angolare; in questo modo il satellite è fermo rispetto alla Terra lungo un'orbita prefissata, detta appunto orbita geo-stazionaria.
La Terra vista da un satellite in orbita geo-stazionaria, ad oltre 35.000 km di altezza.
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La longitudine ci dà la distanza di un punto qualsiasi della Terra dal meridiano fondamen-
tale. Ma per capire che cosa sia questo “meridiano fondamentale”, occorre fare una premes-
sa: i meridiani sono tutti uguali tra di loro, perché simbolicamente vanno tutti da Nord a Sud
lungo una sfera e perciò non ne esiste uno più grande che possiamo prendere come riferi-
mento, come accade per l’Equatore.
È stato, allora, fissato arbitrariamente
un meridiano che ricoprisse il ruolo
di meridiano di partenza ed arrivo,
cioè un meridiano zero.
La scelta è caduta su quello che passa
per Greenwich, una cittadina nei
pressi Londra, sede di un famoso os-
servatorio astronomico. È a partire da
questo meridiano, definito appunto
“meridiano fondamentale di Gre-
enwich”, che si misura la longitudine
che, quindi, esprime la distanza di un
qualsiasi punto della Terra dal meridiano fondamentale.
Anche la longitudine è misurata in gradi, lungo un arco di parallelo ed il valore del meri-
diano di Greenwich è zero (indicato con il simbolo 0°). Mentre la massima longitudine è
quella dei due poli dal meridiano di Greenwich e corrisponde a 180° ad Est del meridiano
fondamentale ed a 180° a Ovest del meridiano fondamentale (sempre di Greenwich).
L’estensione massima è, quindi, di 360°. È chiaro che qualsiasi punto della Terra avrà una
longitudine compresa tra 0° e 180°.
A differenza della latitudine, la longitudine non influisce direttamente sul clima, perché
possono esserci più luoghi della terra che presentano la stessa longitudine.
Si può infine affermare che la latitudine e la longitudine servono a conoscere la posizione
esatta di un qualsiasi luogo della Terra ed insieme rappresentano le coordinate geogra-
fiche.
Per indicare esattamente le coordinate geografiche, occorre fornire:
- i gradi di latitudine, adoperando la lettera maiuscola N (Nord) o S (Sud);
- i gradi di longitudine, adoperando la lettera maiuscola E (Est) oppure O (Ovest).
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A quale latitudine si trova la nostra penisola? E
perché presenta tante varietà climatiche? Eb-
bene, l’Italia si trova ad una latitudine me-
dia, a metà tra il polo Nord e l’Equatore,
lungo il 45° parallelo che attraversa la Pianura
Padana, collocandosi un po’ più a sud delle cit-
tà di Torino, Milano e Venezia.
Il nostro Paese è, quindi, compreso nella fascia
dei climi temperati, ma la sua forma stretta ed
allungata da Nord a Sud, lo porta ad avere un
ampio sviluppo in latitudine, rispetto alle sue
dimensioni e le conseguenze sono: una consi-
derevole varietà climatica ed una lunga distan-
za fra il Trentino Alto Adige, con la “Vetta d’Italia”, il punto più a nord del territorio nazio-
nale, e la Sicilia, con l’isola di Lampedusa, il punto più a sud.
Le carte geografiche
L’unico strumento in grado di rappresentare la Terra è il mappamondo che però, a causa
della sua forma sferica, non permette di vedere nello stesso momento tutti i luoghi del piane-
ta. Si ricorre, allora, alle carte geografiche, che rappresentano la superficie terrestre distesa
su di un piano. Ma anche le carte geografiche non sono molto precise, perché non si può
riportare su di una superficie piana, come il foglio di carta, una parte del globo terrestre sen-
za alterare le misure reali delle diverse zone e le distanze tra una zona e l’altra, soprattutto
quelle che rappresentano ampi territori.
Per rappresentare con maggiore correttezza la Terra o
territori molto ampi, si ricorre alle proiezioni geografi-
che. In pratica, grazie ad una serie di operazioni geome-
triche e matematiche, si riportano le forme dei continen-
ti, “proiettando” il reticolo dei meridiani e dei paralleli
su di un'altra forma tridimensionale più idonea della sfe-
ra ad essere rappresentata successivamente sul piano (e
quindi in forma bidimensionale). Queste forme tridi-
mensionali più idonee sono o il cono o il cilindro.
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Tuttavia, nessuna delle possibili proiezioni elimina del tutto le alterazioni nella rappresenta-
zione di un territorio, e per ovviare a tutto questo, si preferisce disegnare carte geografiche
specifiche, cioè adatte a certi usi piuttosto che ad altri (ad es., le carte nautiche, le carte che
riportano le rotte aeree, quelle che illustrano le terre emerse, i cosiddetti planisferi).
A proposito dei planisferi, occorre sapere che la loro origine risale al XVI secolo, quando il
geografo Gerardo Mercatore propose una rappresentazione tridimensionale della Terra uti-
lizzando una proiezione cilindrica che, però, deformava parecchio le dimensioni dei conti-
nenti, facendoli risultare o troppo piccoli, o troppo grandi rispetto alle proporzioni reali.
La proiezione di Mercatore è una proiezione cartografica conforme e cilindrica proposta nel 1569 dal geografo e cartografo fiammingo Gerard de Cremer noto come Gerardus Mercator (ita-lianizzato in Gerardo Mercatore). Si veda, per la proiezione, l’esempio sottostante.
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A - Planisfero elaborato sulla base della proiezione di Mercatore
B - Planisfero elaborato sulla base della proiezione di Gall-Peters
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La proiezione risultò, comunque, valida per tracciare le rotte marittime e, successivamente,
quelle aeree, al punto che è utilizzata ancora oggi.
Nel 1855 il geografo scozzese James Gall introdusse un altro tipo di rappresentazione della
Terra, utilizzando una proiezione conica, perfezionata poi dal cartografo tedesco Arno Pe-
ters e diffusa, a partire dal 1973 in tutto il mondo grazie all’Unicef2.
Ma quando sono nate le mappe geografiche? Per scoprirlo si veda l’interessante sito:
http://digilander.libero.it/diogenes99/Cartografia/Cartografia01.htm
In pratica la necessità dell’uomo di crearsi una mappa del territorio è antichissima. Esistono
mappe primitive in pietra, corteccia ed osso, o pitture su rocce di veri diagrammi geografici.
I Babilonesi e gli Egizi avevano
carte destinate ad usi pratici, co-
me la famosa “mappa di Taba”,
del 600-500 a. C., che riproduce-
va un quartiere di Babilonia.
Fu, comunque, con i Greci che la
cartografia divenne una vera e
propria scienza, con l’obiettivo di
rappresentare il territorio allora
conosciuto. Tra i primi cartografi
ricordiamo il filosofo Anassi-
mandro di Mileto (610- 546
a.C.), discepolo di Talete, al qua-
le, pare, sia da attribuire il dise-
gno della prima mappa del mondo. Furono, però, i Pitagorici a permettere alla cartografia
greca di fare enormi progressi, che proseguirono per tutta l’epoca ellenistica, durante la qua-
le lo sviluppo della navigazione accrebbe le conoscenze geografiche. Durante il periodo ro-
mano la cartografia fu essenzialmente ispirata a finalità militari, economiche e politiche.
2 Per approfondire questi interessanti argomenti si vedano i seguenti siti: http://www.scottish-places.info/people/famousfirst2379.html; http://www.progonos.com/furuti/MapProj/Dither/ProjCyl/ProjCEA/projCEA.html; http://en.wikipedia.org/wiki/Gall%E2%80%93Peters_projection http://www.petersmap.com/
Stampa di epoca moderna (XV sec.) raffigurante l’antica mappa di Tolomeo (II sec. d.C.)
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A partire dal XII secolo si ebbero carte di
grandi dimensioni, al centro delle quali
c’era la località dove la carta era stata ela-
borata. Grazie all’utilizzo della bussola
nella navigazione si sviluppò una nuova
cartografia che divenne sempre più elabo-
rata in seguito alle scoperte dovute alle
grandi esplorazioni moderne (Colombo,
Magellano, Vespucci, ecc.), che dettero ai
cartografi la possibilità di raccogliere una
notevole quantità di informazioni. Fu Ge-
rardo Mercatore ad introdurre il termine “atlante”, cioè una raccolta delle numerose carte
del grande geografo fiammingo.
Tuttavia, solo nel XX secolo si sono avuti notevoli progressi nel campo della cartografia,
grazie al telerilevamento aereo e satellitare, utilizzato per effettuare misurazioni e acquisi-
re informazioni di un territorio, con rapidità e precisione.
Grazie alle carte geografiche è possibile rappresentare un territorio in tutti i suoi aspetti, ma
dal momento che non si possono raffigurare tutte le cose presenti, soprattutto se il territo-
rio è molto vasto, i cartografi fanno delle scelte ben precise, ricorrendo a simboli.
Di un territorio si possono costruire diverse carte, a seconda di quello che si vuole mettere in
evidenza. Normalmente le carte rappresentano elementi naturali, come fiumi, laghi, mon-
tagne, ed elementi umani, come città, strade, ferrovie; quando prevalgono i primi (gli e-
lementi naturali) si parla di carte fisi-
che, perché ciò che interessa mettere
in evidenza è l’ambiente fisico-
naturale: i rilievi (le catene montuose,
le colline) e l’idrografia (fiumi e la-
ghi). Nelle carte geografiche possono
apparire anche i cosiddetti elementi
immateriali, ossia i nomi dei luoghi
ed i confini di un territorio; in que-
sto caso ci troviamo di fronte alle
carte politiche. Queste carte mettono
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in evidenza le divisioni politico-amministrative di un territorio e le sue città; per queste ul-
time il cartografo utilizza simboli diversi, a seconda del ruolo che svolgono: capitali, capo-
luoghi di regione, capoluoghi di provincia, ecc.
La maggior parte delle carte geografiche rappresenta sia gli elementi fisici di un territorio
che gli elementi realizzati dall’uomo, queste carte sono più complete e danno una lettura più
accurata del territorio da rappresentare.
Come si evince anche dalla carta geografica sopra riportata, è importante la cosiddetta rete
dei gradi che, simbolicamente, riporta i paralleli ed i meridiani all’interno dei quali è com-
preso un territorio. Quando una carta geografica riporta l’intero pianeta diviso nei due emi-
sferi, la latitudine è segnata sulla circonferenza meridiana, mentre la longitudine è riportata
sulla linea equinoziale (si veda la carta B di pag. 13). Nelle carte geografiche particolareg-
giate, la latitudine è riportata lungo i margini laterali, mentre la longitudine è segnata lungo i
margini inferiore e superiore.
Rispetto a chi guarda, nelle carte il Nord è in alto, il Sud in basso, l’Est a destra e l’Ovest
a sinistra. Naturalmente sono esistite carte che hanno avuto orientamenti diversi, soprattutto
per motivi ideologici. Oggi l’orientamento verso Nord è comune.
Oltre che sulla scala di riduzione, le carte geografiche possono essere suddivise anche in ba-
se al loro contenuto.
Nello specifico, si hanno carte generali e carte tematiche:
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carte generali: sono a piccola scala, usate per rappresentare grandi superfici;
carte tematiche: danno rilievo a fattori non propriamente geografici.
Le carte tematiche sono distinte normalmente in quattro categorie:
1. carte fisiche (riportano solo gli aspetti naturali, come i fiumi, i laghi, le coste…);
2. carte geologiche (riportano i diversi tipi di rocce, la loro età, i giacimenti minerari…);
3. carte antropiche (riportano la distribuzione etnica, linguistica, religiosa…);
4. carte economiche (riportano distribuzione ed incidenza delle attività produttive).
Tra le carte generali c’è il planisfero o map-
pamondo utilizzato per rappresentare la super-
ficie terrestre intera o divisa in due emisferi.
Nella divisione dei due emisferi un tempo si
usava il cosiddetto meridiano di Ferro che
prendeva il nome dall’isola di Ferro (nella foto
a destra, l’isola di El Hierro, nelle Canarie). La
particolarità pratica di questo meridiano primo
era di avere per intero le terre emerse in uno o
nell’altro emisfero riportato sulla carta.
Nel rappresentare un territorio su carta, il carto-
grafo ha bisogno di ricorrere a simboli, cioè a se-
gni convenzionali raccolti in una pratica legenda
esplicativa al fine di indicare confini, vie di co-
municazione, fiumi, centri abitati e via di seguito.
Anche i colori adoperati sono simbolici (ad e-
sempio, le sfumature di marrone, detto tinta al-
timetrica, danno le quote; mentre le sfumature di
azzurro, detto tinta batimetrica, danno le pro-
fondità). Non è possibile conoscere o ricordare
tutti i simboli che i cartografi utilizzano nelle va-
rie carte e per questa ragione esse sono sempre
accompagnate dalla legenda, cioè dalla spiega-
zione dei simboli adoperati.
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Ma come dovrebbe essere una perfetta carta geografica? Per essere corretta dovrebbe essere:
� equidistante: non deve alterare il rapporto tra le distanze reali e quelle riportate sulla
carta;
� equivalente: il rapporto tra le aree realmente esistenti e quelle riportate deve mantenersi
costante;
� isogona: gli angoli che si trovano tra le linee tracciate sulla carta, devono corrispondere
agli angoli che si trovano tra le linee tracciate sul reticolato geografico, al fine di mante-
nere inalterato l’angolo di 90° tra i meridiani ed i paralleli.
Le carte che rispettano l’isogonia, sono quelle più attendibili, perché la forma delle terre
rappresentate è geometricamente simile alla forma reale.
Ma non è ancora sufficiente, perché la carta geografica è la rappresentazione ridotta di un
territorio e tale riduzione si fa ricorrendo ad una scala ed indicando, numericamente o grafi-
camente, il coefficiente di riduzione delle dimensioni reali. Di conseguenza possono esserci
carte a “grande scala” e carte a “piccola scala”; nel primo caso la riduzione delle dimensio-
ni reali del territorio riportato sulla carta sarà moderata, mentre la riproduzione sarà accurata
e precisa; nel secondo caso la riduzione delle dimensioni reali del territorio rappresentato sa-
rà notevole e la riproduzione molto ampia e meno accurata (come nel caso dei planisferi).
È chiaro che una scala grafica è mol-
to utile per valutare in maniera velo-
ce una distanza, e questo lo puoi fare
agevolmente misurando la distanza,
ad esempio, tra Brindisi e Mesagne
lungo la Via Appia Antica con un
semplice righello, perché il territorio
è pianeggiante; ma la misurazione si
complica quando il territorio è carat-
terizzato da rilievi e dislivelli, perché le distanze e le aree rappresentate sulla carta non corri-
spondono più a quelle reali e la carta sarà solo una proiezione planimetrica delle distanze
reali. In questo caso, quando cioè si deve misurare un territorio curvilineo, si utilizza uno
strumento, il “curvimetro”, dotato di una rotellina che viene fatta scorrere lungo il percorso
da misurare, in questa maniera esso ci darà direttamente la misura della sua lunghezza.
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I grafici
Per visualizzare i dati di una ricerca statistica,
facilitarne la lettura ed il relativo confronto, si
ricorre ai grafici. I più utilizzati sono:
- gli istogrammi, detti anche grafici a barre o
a colonne, sono molto semplici da interpre-
tare e mettono in evidenza la grandezza di
un dato, consentendo di confrontarlo con al-
tri;
- i diagrammi, o grafici lineari, sono idonei a
rappresentare l’evoluzione di un dato feno-
meno nel tempo, in quanto, sui due assi (orizzontale o delle ascisse e verticale o delle
ordinate) si stabiliscono scale per valori diversi;
- gli areogrammi, detti anche diagrammi a torta (perché utilizzano un cerchio la cui area
viene divisa in base alle diverse grandezze ottenute), sono adoperati per rappresentare la
suddivisione di un fenomeno dopo aver trasformato i dati ottenuti in percentuali.
Altri grafici, più complessi, sono le piramidi d’età,
istogrammi che rappresentano le diverse età di una
popolazione divisa per sesso. Gli abitanti sono ripor-
tati in verticale e in orizzontale troviamo le diverse
età; i giovani sono in basso e gli anziani in alto. In
questo modo appare subito chiara la situazione de-
mografica del Paese che ci interessa: una base larga
(con presenza di una larga fetta di popolazione gio-
vane) indica un Paese che ha un’alta natalità (una si-
tuazione presente in molti Paesi poveri del Sud del
mondo); se il vertice presenta la stessa grandezza del-
la base, è chiaro che ci troviamo di fronte ad un Pae-
se che sta invecchiando (come i Paesi occidentali).