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È finita prima di quanto non si potesse credere. Il blocco al terminal intermodale Hupac posto fra Gallarate e Busto Ar- sizio sulla linea ferroviaria fra Varese e Milano è “saltato” nel primo pomeriggio di ieri, verso le 14. Poco prima il Prefetto di Varese, Giorgio Zanzi, aveva avuto un colloquio telefonico con i vertici di Hupac durante il quale la società elvetica aveva espresso tutta la propria preoc- cupazione per le merci ferme all’interporto, secondo indi- screzioni l’equivalente di 25 convogli. È stato a quel punto che la Prefettura, forte anche delle dichiarazioni della mini- stra italiana dell’Interno, Anna Maria Cancellieri («i blocchi non potranno essere tollerati a lungo») ha sentito al telefono i responsabili di “Trasporto Uni- to”, il piccolo sindacato dei ca- mionisti responsabile del presi- dio. Che cosa si siano detti Pre- fetto e sindacalisti non è dato sapere, ma è un fatto che nel giro di pochissimi minuti, quando la Polizia si è presenta- ta davanti agli ingressi Hupac, il blocco è stato rimosso senza resistenze. È probabile che gli autotrasportatori siano stati messi di fronte ad una scelta: o rimuovere i blocchi spontanea- mente o essere sgomberati con la forza. Ha prevalso il buon senso e dalle 15 di ieri l’attività del centro intermodale merci di Hupac sta gradualmente e rapi- damente tornando alla norma- lità. I Tir non se ne andranno al- meno fino a venerdì, ma il pre- sidio sarà simbolico. La lista di rivendicazioni è lunga e va dal- l’aumento dei rimborsi per le accise sul carburante, ad una diminuzione del costo dei pe- daggi autostradali, dalla lotta all’abusivismo nel settore del- l’autotrasporto fino a maggiori garanzie assicurative. Finita la clamorosa protesta davanti alla Hupac – protesta che ha garan- tito ai manifestanti una coper- tura mediatica senza preceden- ti – il rischio è che ora gli obiet- tivi possano essere davvero la Cargo City di Malpensa (il set- tore del trasporto merci) o le autostrade da Varese e da Como per Milano e la stessa tangen- ziale per l’aeroporto. M.S. mercoledì 25 gennaio 2012 laRegioneTicino Cantone 4 ‘La fede non sia segno di forza’ Il teologo Vito Mancuso sulle forme tradizionali di evangelizzazione. Il pellegrinaggio, ad esempio di Aldo Bertagni Tornerà tra i fedeli dopo ben 63 anni. Sei tappe e la prima è in agenda il prossimo 5 febbraio. La Madonna del Sasso tornerà dun- que pellegrina – come nel 1949, a guerra finita – e ben oltre la sem- plice “discesa” a Locarno come capitò nel 2009. Già tre anni fa si comprese quanto è forte il legame mariano, quanto ancora sa tra- smettere entusiasmo e valori. Per contro c’è chi sussurra (perché a dirlo anche solo a voce moderata si passa per “eretici”) che for- se non è proprio questa la strada per ringiovanire il messaggio cristiano, l’evangelizzazione. Si sussurra nelle parrocchie e anche in alcuni ambienti clericali. La secolarizzazione è lì da vedere e sono tempi difficili per ogni diocesi europea. Lugano non fa ecce- zione. Se poi si considera la fase di transizione con il vescovo Pier Giacomo Grampa in attesa di un segnale dal Vaticano (se conti- nuare o meno, dati i limiti d’età), non sono pochi gli elementi che indurrebbero a una riflessione pacata, non “esibita”. Cosa signifi- ca oggi portare tra la gente l’effigie mariana? L’abbiamo chiesto a Vito Mancuso, teologo e docente universitario, nonché scrittore di successo non proprio osannato dalla gerarchia ecclesiastica per le sue tesi certo coraggiose e al contempo ricche di “sostanza” religiosa. «Portare in giro la Madonna? Non ci vedo niente di male. A patto che non sia l’unica proposta di fede» ci dice Mancuso. Lo “prendiamo” al telefono in mattinata, mentre si trova in ae- roporto e attende il volo per Ge- nova dove terrà una conferenza alcune ore più tardi. Il giorno dopo già l’aspettano a Belluno, e poi in un’altra città italiana. Da quando ha iniziato a pubblicare libri dove si rivisita il cristiane- simo e il bisogno di mistero, di sacro, Vito Mancuso non ha più una vita tranquilla. Dibattiti, in- terviste, polemiche con le gerar- chie ecclesiastiche. Il suo ultimo tomo (“Io e Dio”) pubblicato lo scorso autunno è balzato subito in vetta alle classifiche italiane. Professore, glielo chiedia- mo senza fronzoli e giri di parole. Che senso ha oggi portare in giro la statua del- la Madonna? Pur ammet- tendo il forte bisogno di sa- cro oggi presente nella so- cietà europea, quanto c’è di moderno nel pellegrinaggio mariano? «Guardi, il bisogno di sacro è avvertito da diverse tipologie di persone e avendo la nostra ani- ma e la nostra mente un rappor- to con la cultura molto diversa, che cambia da individuo a indi- viduo, questo bisogno di sacro si esplicita simbolicamente par- lando in forme diverse; a secon- da della formazione culturale di ciascuno». Ciò detto? «Queste forme devozionali, come i pellegrinaggi, possono essere importanti e per qualcu- no magari molto importanti. Io in sé non ci vedo nulla di strano e nulla di male. Francamente vedo ogni custodia, ogni forma, di frammenti della tradizione del passato in sé positiva. A pat- to però che questa devozione non venga scambiata per la fede stessa; resti una modalità, dicia- mo così, di celebrazione della fede. E ancora, non deve essere imposta a tutti. Per intenderci: la diocesi non può dire che per essere cattolici oggi in Canton Ticino occorre aderire, parteci- pare a questo evento. Fatti salvi questi due aspetti non ci vedo nulla di strano». Non siamo lontani dalla modernità? «Faccio un’analogia con la Messa tridentina. Cosa non mi convince della volontà di ripren- dere la Messa in latino e via di- scorrendo? Non è tanto restaura- re una forma di rito che per seco- li e secoli il cattolicesimo ha cele- brato come la più alta forma di liturgia. Quello che non mi con- vince è la contrapposizione alla forma liturgica del Concilio Va- ticano II o se vuole, la riproposi- zione di un cattolicesimo oscu- rantista che traspare sotto quel- la proposta. Si tratta dunque di capire qual è il contorno, quali le sottolineature. Cosa intende fare la diocesi di Lugano riproponen- do questa antica forma». Beh, in verità la diocesi luganese la propone come una delle strade possibili per avvicinarsi o riavvici- narsi alla fede. Però... in un periodo così complesso, dove il cattolico europeo è confrontato quasi quotidia- namente con diverse cultu- re e identità religiose, non c’è il rischio che questa for- ma passi come un’esibizio- ne di forza, peraltro non moderna? «Lei solleva due aspetti. Che non sia legata al moderno, ov- vero alla devozione odierna del sacro, direi che è evidente. Poi c’è la questione che lei cita, la prova di forza. Mah, io non escluderei che dietro la volontà di riproporre il pellegrinaggio ci sia il desiderio di contarsi, fare massa, dire noi ci siamo, La Madonna del Sasso in processione nel 2009 a Locarno TI-PRESS Vito Mancuso Chi è Vito Mancuso è un teologo ita- liano, docente di Teologia mo- derna e contemporanea alla Fa- coltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. I suoi scritti hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubbli- co, in particolare “L’anima e il suo destino” (Raffaello Cortina, 2007), un bestseller da oltre cen- tomila copie con traduzioni in altre lingue e una poderosa ras- segna stampa, radiofonica e tele- visiva. È oggetto di discussioni e polemiche per le posizioni non sempre allineate con le gerar- chie ecclesiastiche, sia in campo etico sia in campo strettamente dogmatico. È editorialista del quotidiano “la Repubblica”. siamo ancora quelli che hanno la maggioranza. Non mi sento di escluderlo perché oggi vedo nella coscienza cattolica più tradizionale un po’ di paura, di timore. Del resto altre modalità di vivere la fede, e penso soprat- tuto all’Islam, sono più presenti e più attive e questo inquieta la coscienza cattolica tradizionale che rispolvera così alcune for- me del passato per poter dire: un tempo anche noi eravamo tanti e forti, pregavamo nelle strade e torniamo a farlo. Però lo ripeto: il pellegrinaggio, se non animato dal revanscismo, non è in sé una cosa sbagliata. Tutto dipende dalla sapienza pastorale della diocesi nel sa- perlo indirizzare». In Canton Ticino, come altrove, si assiste a un’importante crisi delle vocazioni. Arrivano così parroci stranieri, di cultura di- versa e non sempre capaci di co- gliere l’humus culturale locale. Da qui la fatica a riaggregare il mondo cattolico. Insomma, c’è molto altro da fare vien da dire... «Non conosco la realtà del Canton Ticino se non in modo superficiale. Ci sono stato, ma certo non basta. Se si ritiene, da parte della dirigenza della diocesi, di rimediare al malessere del- la pastorale con forme di questo tipo, con i pellegrinaggi, appare del tutto evidente che l’obiettivo è destinato a un clamoroso fallimento. Non sono io a dirlo. Lo sostengono il cardinale Martini e altri pastori autorevolissi- mi: la pastorale, come la formazione e selezione del clero, è oggi tema all’or- dine del giorno e deve essere radical- mente rivista. Se una manifestazione come quella da lei citata vuole, in un certo senso, nascondere i veri e profondi problemi direi che non serve a nulla. Però, lo ripeto, non lo so nel caso specifico quali sono le motiva- zioni del pellegrinaggio... ». Non va certo inteso come la panacea, ci pare di capire... «No davvero. Ma del resto, nel pic- colo, cos’è questa storia che lei mi sta raccontando se non quello che avvie- ne nella chiesa mondiale quando si fa la Giornata mondiale della gio- ventù?». Vale a dire? «Il problema dei giovani, la pasto- rale a loro dedicata si pensa forse di risolverla organizzando due volte al- l’anno questa Giornata? Certo, si tratta di una manifestazione che ha molto successo perché i giovani ci vanno e vivono un evento unico, però passata la festa tutto torna come pri- ma: in chiesa i giovani non ci vanno e i seminari continuano a rimanere vuoti. È questa la cosa più preoccu- pante: la qualità del clero giovane è spiritualmente e culturalmente in re- gresso rispetto a qualche anno fa. Non solo ce ne sono di meno, ma i pre- ti oggi sono anche meno preparati e meno all’altezza rispetto a quelli di dieci, venti anni fa». Come mai? «Questo capita intanto per una que- stione epocale perché i giovani del nostro Occidente sono, non per colpa loro, meno attivi e meno desiderosi di approfondimento e critica. Meno pen- santi e meno critici. In un certo senso meno giovani, perché una caratteri- stica fondamentale della gioventù è la critica. Questo è un fatto epocale. Al- l’interno di questo fenomeno si inse- risce la peculiarità specifica di coloro che scelgono di diventare sacerdoti. Spesso, e questo lo sento perché ho amici che insegnano in seminario, la carriera sacerdotale è vista come un iter tranquillo, di rifugio dai proble- mi della vita. Chi sceglie questa stra- da, o perlomeno alcuni, lo fa guardan- do alla figura emblematica del don Abbondio manzoniano. Manca la ca- rica profetica. Si assiste a persone che non concepiscono più il loro sa- cerdozio sulla strada, ma solo dietro l’altare e in canonica». A.BE La pastorale giovanile e quel vuoto fra i sacerdoti... Il vero problema della Chiesa cattolica? Chi vuole fare il prete è oggi acritico I voti per non partecipare? TI-PRESS Forum economico, anche la Polizia ticinese a Davos C’è anche un po’ di Ticino nell’impo- nente dispiegamento di forze per ga- rantire la sicurezza al Forum econo- mico di Davos. Anche quest’anno la Polizia cantonale, rinforzata dalle Co- munali, ha messo a disposizione un contingente di agenti. Novanta in tut- to, che da alcuni giorni si stanno pre- parando nella cittadina grigionese dove svolgeranno vari compiti: sorve- glianza del centro di comando opera- zioni e dell’eliporto; scorta di persona- lità; mantenimento dell’ordine. Espresso Registro fondiario definitivo cade la moratoria Il Consiglio di Stato ha annullato ieri la moratoria sui lavori di introduzione del registro fondiario de- finitivo nei comuni. Il governo, si legge nel bolletti- no diramato nel pomeriggio, «ha ritenuto opportu- no porre fine alla moratoria per consentire ai comu- ni interessati di portare avanti l’introduzione del re- gistro fondiario definitivo sul proprio territorio in osservanza delle norme federali concernenti il regi- stro fondiario e la misurazione ufficiale». Aboliti nel 2007 i sussidi cantonali, le future richieste da parte dei comuni saranno a carico dell’ente locale per il 60% e dei proprietari per il restante 40%. Galliani nominata presidente della Commissione per aiuto alle vittime L’avvocato Maria Galliani, già procuratrice pub- blica, è stata nominata ieri dal Consiglio di Stato quale presidente della Commissione di coordina- mento per l’aiuto delle vittime. Galliani sostitui- sce Alex Pedrazzini, in carica da inizio 2009. Pe- drazzini ha rassegnato le proprie dimissioni con effetto al 31 dicembre 2011. Tolto il blocco alla Hupac Presidio dei Tir rimosso senza resistenze a Busto Arsizio Il lavoro può continuare TI-PRESS La lotta alla canapa diventaintercantonale La lotta alla canapa come stupefacente deve diventare intercantona- le. Ne è convinto il Consiglio di Stato che ieri ha licenziato il messag- gio con cui propone al parlamento di sottoscrivere il concordato latino (con i cantoni romandi) sulla coltivazione e il commercio di canapa. Il concordato, rileva l’Esecutivo in una nota, «ricalca in gran parte la leg- ge cantonale» in materia. Legge che, in particolare, impone l’obbligo di notificare le piantagioni e chiedere l’autorizzazione per il commercio. Solo le coltivazioni con meno di cinque piante tutte sotto l’1% di Thc (limite oltre il quale è considerata stupefacente) non saranno soggette a notifica. «Per noi non si tratta di uno stravolgimento, dal momento che il concordato è la proiezione della legge ticinese. Ci permetterà però di cooperare meglio», spiega Orlando Gnosca, responsabile dell’antidro- ga della Polizia cantonale. «Con il concordato sarà più facile, ad esem- pio, chiedere ai cantoni firmatari dettagli sulle autorizzazioni di com- mercio riguardo a canapa coltivata nel loro territorio e sequestrata da noi». L’accordo permetterà inoltre alla polizia di effettuare controlli sulle coltivazioni senza dover chiedere uno specifico mandato al magi- strato. «Per esempio se a luglio le piante presentano già un tenore di Thc superiore all’1% potremo già estirparle, senza attendere agosto». RED.

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Page 1: mercoledì 25 gennaio 2012 Cantone laRegioneTicino 4 ‘La fede … · 2012-01-25 · di Aldo Bertagni Tornerà tra i fedeli dopo ben 63 anni. Sei tappe e la prima è in agendailprossimo5febbraio.LaMadonnadelSassotorneràdun-quepellegrina–comenel1949,aguerrafinita–ebenoltrelasem-plice

È finita prima di quanto nonsi potesse credere. Il blocco alterminal intermodale Hupacposto fra Gallarate e Busto Ar-sizio sulla linea ferroviaria fraVarese e Milano è “saltato” nelprimo pomeriggio di ieri, versole 14. Poco prima il Prefetto diVarese, Giorgio Zanzi, avevaavuto un colloquio telefonicocon i vertici di Hupac durante ilquale la società elvetica avevaespresso tutta la propria preoc-cupazione per le merci fermeall’interporto, secondo indi-screzioni l’equivalente di 25convogli. È stato a quel puntoche la Prefettura, forte anchedelle dichiarazioni della mini-

stra italiana dell’Interno, AnnaMaria Cancellieri («i blocchinon potranno essere tollerati alungo») ha sentito al telefono iresponsabili di “Trasporto Uni-to”, il piccolo sindacato dei ca-mionisti responsabile del presi-dio. Che cosa si siano detti Pre-fetto e sindacalisti non è datosapere, ma è un fatto che nelgiro di pochissimi minuti,quando la Polizia si è presenta-ta davanti agli ingressi Hupac,il blocco è stato rimosso senzaresistenze. È probabile che gliautotrasportatori siano statimessi di fronte ad una scelta: orimuovere i blocchi spontanea-mente o essere sgomberati con

la forza. Ha prevalso il buonsenso e dalle 15 di ieri l’attivitàdel centro intermodale merci diHupac sta gradualmente e rapi-damente tornando alla norma-lità. I Tir non se ne andranno al-meno fino a venerdì, ma il pre-sidio sarà simbolico. La lista dirivendicazioni è lunga e va dal-l’aumento dei rimborsi per leaccise sul carburante, ad unadiminuzione del costo dei pe-daggi autostradali, dalla lottaall’abusivismo nel settore del-l’autotrasporto fino a maggiorigaranzie assicurative. Finita laclamorosa protesta davanti allaHupac – protesta che ha garan-tito ai manifestanti una coper-

tura mediatica senza preceden-ti – il rischio è che ora gli obiet-tivi possano essere davvero laCargo City di Malpensa (il set-tore del trasporto merci) o leautostrade da Varese e da Comoper Milano e la stessa tangen-ziale per l’aeroporto. M.S.

mercoledì 25 gennaio 2012 laRegioneTicinoCantone 4

‘La fede non sia segno di forza’Il teologo Vito Mancuso sulle forme tradizionali di evangelizzazione. Il pellegrinaggio, ad esempio

di Aldo Bertagni

Tornerà tra i fedeli dopo ben 63 anni. Sei tappe e la prima è inagenda il prossimo 5 febbraio. La Madonna del Sasso tornerà dun-que pellegrina – come nel 1949, a guerra finita – e ben oltre la sem-plice “discesa” a Locarno come capitò nel 2009. Già tre anni fa sicomprese quanto è forte il legame mariano, quanto ancora sa tra-smettere entusiasmo e valori. Per contro c’è chi sussurra (perchéa dirlo anche solo a voce moderata si passa per “eretici”) che for-se non è proprio questa la strada per ringiovanire il messaggiocristiano, l’evangelizzazione. Si sussurra nelle parrocchie e anchein alcuni ambienti clericali. La secolarizzazione è lì da vedere esono tempi difficili per ogni diocesi europea. Lugano non fa ecce-zione. Se poi si considera la fase di transizione con il vescovo PierGiacomo Grampa in attesa di un segnale dal Vaticano (se conti-nuare o meno, dati i limiti d’età), non sono pochi gli elementi cheindurrebbero a una riflessione pacata, non “esibita”. Cosa signifi-ca oggi portare tra la gente l’effigie mariana? L’abbiamo chiesto aVito Mancuso, teologo e docente universitario, nonché scrittoredi successo non proprio osannato dalla gerarchia ecclesiasticaper le sue tesi certo coraggiose e al contempo ricche di “sostanza”religiosa. «Portare in giro la Madonna? Non ci vedo niente di male.A patto che non sia l’unica proposta di fede» ci dice Mancuso.

Lo “prendiamo” al telefono inmattinata, mentre si trova in ae-roporto e attende il volo per Ge-nova dove terrà una conferenzaalcune ore più tardi. Il giornodopo già l’aspettano a Belluno, epoi in un’altra città italiana. Daquando ha iniziato a pubblicarelibri dove si rivisita il cristiane-simo e il bisogno di mistero, disacro, Vito Mancuso non ha piùuna vita tranquilla. Dibattiti, in-terviste, polemiche con le gerar-chie ecclesiastiche. Il suo ultimotomo (“Io e Dio”) pubblicato loscorso autunno è balzato subitoin vetta alle classifiche italiane.

Professore, glielo chiedia-mo senza fronzoli e giri diparole. Che senso ha oggiportare in giro la statua del-

la Madonna? Pur ammet-tendo il forte bisogno di sa-cro oggi presente nella so-cietà europea, quanto c’è dimoderno nel pellegrinaggiomariano?

«Guardi, il bisogno di sacro èavvertito da diverse tipologie dipersone e avendo la nostra ani-ma e la nostra mente un rappor-to con la cultura molto diversa,che cambia da individuo a indi-viduo, questo bisogno di sacro siesplicita simbolicamente par-lando in forme diverse; a secon-da della formazione culturale diciascuno».

Ciò detto?«Queste forme devozionali,

come i pellegrinaggi, possonoessere importanti e per qualcu-

no magari molto importanti. Ioin sé non ci vedo nulla di stranoe nulla di male. Francamentevedo ogni custodia, ogni forma,di frammenti della tradizionedel passato in sé positiva. A pat-to però che questa devozionenon venga scambiata per la fedestessa; resti una modalità, dicia-mo così, di celebrazione dellafede. E ancora, non deve essereimposta a tutti. Per intenderci:la diocesi non può dire che peressere cattolici oggi in CantonTicino occorre aderire, parteci-pare a questo evento. Fatti salviquesti due aspetti non ci vedonulla di strano».

Non siamo lontani dallamodernità?

«Faccio un’analogia con la

Messa tridentina. Cosa non miconvince della volontà di ripren-dere la Messa in latino e via di-scorrendo? Non è tanto restaura-re una forma di rito che per seco-li e secoli il cattolicesimo ha cele-brato come la più alta forma diliturgia. Quello che non mi con-vince è la contrapposizione allaforma liturgica del Concilio Va-ticano II o se vuole, la riproposi-zione di un cattolicesimo oscu-rantista che traspare sotto quel-la proposta. Si tratta dunque dicapire qual è il contorno, quali lesottolineature. Cosa intende farela diocesi di Lugano riproponen-do questa antica forma».

Beh, in verità la diocesiluganese la propone comeuna delle strade possibili

per avvicinarsi o riavvici-narsi alla fede. Però... in unperiodo così complesso,dove il cattolico europeo èconfrontato quasi quotidia-namente con diverse cultu-re e identità religiose, nonc’è il rischio che questa for-ma passi come un’esibizio-ne di forza, peraltro nonmoderna?

«Lei solleva due aspetti. Chenon sia legata al moderno, ov-vero alla devozione odierna delsacro, direi che è evidente. Poic’è la questione che lei cita, laprova di forza. Mah, io nonescluderei che dietro la volontàdi riproporre il pellegrinaggioci sia il desiderio di contarsi,fare massa, dire noi ci siamo,

La Madonna del Sasso in processione nel 2009 a Locarno

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Vito Mancuso

Chi èVito Mancuso è un teologo ita-liano, docente di Teologia mo-derna e contemporanea alla Fa-coltà di Filosofia dell’UniversitàSan Raffaele di Milano. I suoiscritti hanno suscitato notevoleattenzione da parte del pubbli-co, in particolare “L’anima e ilsuo destino” (Raffaello Cortina,2007), un bestseller da oltre cen-tomila copie con traduzioni inaltre lingue e una poderosa ras-segna stampa, radiofonica e tele-visiva. È oggetto di discussioni epolemiche per le posizioni nonsempre allineate con le gerar-chie ecclesiastiche, sia in campoetico sia in campo strettamentedogmatico. È editorialista delquotidiano “la Repubblica”.

siamo ancora quelli che hannola maggioranza. Non mi sentodi escluderlo perché oggi vedonella coscienza cattolica piùtradizionale un po’ di paura, ditimore. Del resto altre modalitàdi vivere la fede, e penso soprat-tuto all’Islam, sono più presentie più attive e questo inquieta lacoscienza cattolica tradizionaleche rispolvera così alcune for-me del passato per poter dire:un tempo anche noi eravamotanti e forti, pregavamo nellestrade e torniamo a farlo. Peròlo ripeto: il pellegrinaggio, senon animato dal revanscismo,non è in sé una cosa sbagliata.Tutto dipende dalla sapienzapastorale della diocesi nel sa-perlo indirizzare».

In Canton Ticino, come altrove,si assiste a un’importante crisidelle vocazioni. Arrivano cosìparroci stranieri, di cultura di-versa e non sempre capaci di co-gliere l’humus culturale locale.Da qui la fatica a riaggregare ilmondo cattolico. Insomma, c’èmolto altro da fare vien da dire...

«Non conosco la realtà del CantonTicino se non in modo superficiale. Cisono stato, ma certo non basta. Se siritiene, da parte della dirigenza delladiocesi, di rimediare al malessere del-la pastorale con forme di questo tipo,con i pellegrinaggi, appare del tuttoevidente che l’obiettivo è destinato aun clamoroso fallimento. Non sono ioa dirlo. Lo sostengono il cardinale

Martini e altri pastori autorevolissi-mi: la pastorale, come la formazione eselezione del clero, è oggi tema all’or-dine del giorno e deve essere radical-mente rivista. Se una manifestazionecome quella da lei citata vuole, in uncerto senso, nascondere i veri eprofondi problemi direi che non servea nulla. Però, lo ripeto, non lo so nelcaso specifico quali sono le motiva-zioni del pellegrinaggio... ».

Non va certo inteso come lapanacea, ci pare di capire...

«No davvero. Ma del resto, nel pic-colo, cos’è questa storia che lei mi staraccontando se non quello che avvie-ne nella chiesa mondiale quando si fala Giornata mondiale della gio-ventù?».

Vale a dire?«Il problema dei giovani, la pasto-

rale a loro dedicata si pensa forse dirisolverla organizzando due volte al-l’anno questa Giornata? Certo, sitratta di una manifestazione che hamolto successo perché i giovani civanno e vivono un evento unico, peròpassata la festa tutto torna come pri-ma: in chiesa i giovani non ci vanno ei seminari continuano a rimanerevuoti. È questa la cosa più preoccu-pante: la qualità del clero giovane èspiritualmente e culturalmente in re-gresso rispetto a qualche anno fa.Non solo ce ne sono di meno, ma i pre-ti oggi sono anche meno preparati emeno all’altezza rispetto a quelli didieci, venti anni fa».

Come mai?«Questo capita intanto per una que-

stione epocale perché i giovani delnostro Occidente sono, non per colpaloro, meno attivi e meno desiderosi diapprofondimento e critica. Meno pen-santi e meno critici. In un certo sensomeno giovani, perché una caratteri-stica fondamentale della gioventù è lacritica. Questo è un fatto epocale. Al-l’interno di questo fenomeno si inse-risce la peculiarità specifica di coloroche scelgono di diventare sacerdoti.Spesso, e questo lo sento perché hoamici che insegnano in seminario, lacarriera sacerdotale è vista come uniter tranquillo, di rifugio dai proble-mi della vita. Chi sceglie questa stra-da, o perlomeno alcuni, lo fa guardan-

do alla figura emblematica del donAbbondio manzoniano. Manca la ca-rica profetica. Si assiste a personeche non concepiscono più il loro sa-cerdozio sulla strada, ma solo dietrol’altare e in canonica». A.BE

La pastorale giovanile e quel vuoto fra i sacerdoti...Il vero problema della Chiesa cattolica? Chi vuole fare il prete è oggi acritico

I voti per non partecipare?

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Forum economico, anche la Polizia ticinese a DavosC’è anche un po’ di Ticino nell’impo-nente dispiegamento di forze per ga-rantire la sicurezza al Forum econo-mico di Davos. Anche quest’anno laPolizia cantonale, rinforzata dalle Co-munali, ha messo a disposizione uncontingente di agenti. Novanta in tut-to, che da alcuni giorni si stanno pre-parando nella cittadina grigionesedove svolgeranno vari compiti: sorve-glianza del centro di comando opera-zioni e dell’eliporto; scorta di persona-lità; mantenimento dell’ordine.

EspressoRegistro fondiario definitivocade la moratoriaIl Consiglio di Stato ha annullato ieri la moratoriasui lavori di introduzione del registro fondiario de-finitivo nei comuni. Il governo, si legge nel bolletti-no diramato nel pomeriggio, «ha ritenuto opportu-no porre fine alla moratoria per consentire ai comu-ni interessati di portare avanti l’introduzione del re-gistro fondiario definitivo sul proprio territorio inosservanza delle norme federali concernenti il regi-stro fondiario e la misurazione ufficiale». Abolitinel 2007 i sussidi cantonali, le future richieste da

parte dei comuni saranno a carico dell’ente localeper il 60% e dei proprietari per il restante 40%.

Galliani nominata presidente dellaCommissione per aiuto alle vittimeL’avvocato Maria Galliani, già procuratrice pub-blica, è stata nominata ieri dal Consiglio di Statoquale presidente della Commissione di coordina-mento per l’aiuto delle vittime. Galliani sostitui-sce Alex Pedrazzini, in carica da inizio 2009. Pe-drazzini ha rassegnato le proprie dimissioni coneffetto al 31 dicembre 2011.

Tolto il blocco alla HupacPresidiodeiTirrimossosenzaresistenzeaBustoArsizio

Il lavoro può continuare

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La lotta alla canapadiventa intercantonale

La lotta alla canapa come stupefacente deve diventare intercantona-le. Ne è convinto il Consiglio di Stato che ieri ha licenziato il messag-gio con cui propone al parlamento di sottoscrivere il concordato latino(con i cantoni romandi) sulla coltivazione e il commercio di canapa. Ilconcordato, rileva l’Esecutivo in una nota, «ricalca in gran parte la leg-ge cantonale» in materia. Legge che, in particolare, impone l’obbligo dinotificare le piantagioni e chiedere l’autorizzazione per il commercio.Solo le coltivazioni con meno di cinque piante tutte sotto l’1% di Thc(limite oltre il quale è considerata stupefacente) non saranno soggettea notifica. «Per noi non si tratta di uno stravolgimento, dal momento cheil concordato è la proiezione della legge ticinese. Ci permetterà però dicooperare meglio», spiega Orlando Gnosca, responsabile dell’antidro-ga della Polizia cantonale. «Con il concordato sarà più facile, ad esem-pio, chiedere ai cantoni firmatari dettagli sulle autorizzazioni di com-mercio riguardo a canapa coltivata nel loro territorio e sequestrata danoi». L’accordo permetterà inoltre alla polizia di effettuare controllisulle coltivazioni senza dover chiedere uno specifico mandato al magi-strato. «Per esempio se a luglio le piante presentano già un tenore di Thcsuperiore all’1% potremo già estirparle, senza attendere agosto». RED.