menthalia magazine - novembre 2013
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Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni.TRANSCRIPT
num. 7 - Anno II novembre 2013Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012
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IN QUESTO NUMERO IN QUESTO NUMERO
La fotografi a è “social”
Ciao Lou Reed...
Dipendenza dai “Mi piace”
Una maschera per controllare i sogni
“Un Fantastico Via Vai” anche per “Cure2Children”
Mafi aLeaks.org, quando la rete combatte la criminalità
Windows compie 30 anni
Lucca sempre più capitale del fumetto
Google Glass per non udenti
intervista esclusiva a
Leonardo PieraccioniRisate e impegno per i più deboli
pagina 2
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Editoriale
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Registrazione al Tribunale di Napoli
N. 27 del 6/4/2012
Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione
Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà
Art Director: Marco Iazzetta
Grafi ca & Impaginazione: Menthalia Design
Hanno collaborato in questo numero:
Carla Basile, Stefania Buonavolontà, Flaviana Cimmino,
Francesco Pasciuto, Andrea Ponsiglione,
Marco Quadretti, Elena Serra, Alice Setafi na,
Diego Vecchione
Menthalia srl direzione/amministrazione
80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio
Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445
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Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.
La pubblicazione delle immagini all’interno dei
“Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell’ esercizio
del diritto di cronaca.
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numero 7 - novembre 2013
Marco Iazzetta
General Manager
Menthalia
Ci piace pensare che certi incontri non siano casuali.
Esattamente un anno fa iniziava a circolare nelle li-
brerie italiane il nostro libro “Essere Innocenti” che
racconta la storia di Juliana Buhring. Una vicenda dura,
a tratti scioccante, ma che contiene allo stesso tempo un
grande messaggio di forza e di speranza. Da allora Juliana
ha cominciato a girare l’Italia per raccontare, con le sue vive
parole, la sua rinascita e la sua lotta vittoriosa per la libertà.
Una vicenda che crediamo rappresenti un esempio positivo
per tutti coloro che hanno subìto abusi e violenze durante la
loro infanzia. È durante uno di questi incontri pubblici con
Juliana che siamo entrati in contatto con la Fondazione “Cu-
re2Children”, un’organizzazione che aiuta i bambini aff etti da
tumori e malattie del sangue nei Paesi in via di sviluppo ad
avere la migliore assistenza dove la “cura” troppo spesso non
c’è o è poco conosciuta e la malattia può rappresentare una
sentenza inappellabile per un bambino e per la sua famiglia.
Lo fa formando medici e infermieri nei loro Paesi d’origine,
preoccupandosi anche dell’acquisto dei farmaci e dei macchi-
nari. Ha attualmente progetti attivi in Paesi come Pakistan,
Kosovo, Marocco, Egitto, Malawi e tanti altri, che hanno già
dato risultati concreti e tangibili. Non è un caso che un atto-
re e regista di grande successo – ma noto al pubblico anche
per la sua grande attenzione al sociale – come Leonardo Pie-
raccioni abbia scelto di fare da testimonial alla Fondazione
e abbia deciso di donare proprio a “Cure2Children” gli scat-
ti del set cinematografi co del suo ultimo fi lm per farne un
calendario, il cui ricavato andrà interamente a fi nanziare un
importante progetto per la cura del neuroblastoma, una delle
principali cause di morte oncologica nei bambini. Il nuovo
fi lm di Leonardo Pieraccioni, “Un Fantastico Via Vai”, sarà
nelle sale dai prossimi giorni e noi siamo davvero onorati
di poter ospitare in questo numero di Menthalia Magazine
un’intervista esclusiva con il comico fi orentino e un’ante-
prima del calendario della Fondazione. Perché, come recita
il motto di “Cure2Children”, anche noi siamo convinti che
“Nulla è più importante di un bambino. Nulla è più importante
di curare un bambino”.
pagina 3numero 7 - novembre 2013
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di Diego Vecchione, Graphic Designer
“Non è la mera fotografi a che mi interessa. Quel che voglio è catturare
quel minuto, parte della realtà”. Henri Cartier-Bresson
La fotografi a per due dei fotografi
francesi più famosi, Bresson e Doi-
sneau, era la cattura dell’attimo. Per
Doisneau in particolare era una battaglia
ingaggiata contro lo scorrere del tempo:
fare foto era un modo per ripetere l’istante
infi nite volte.
Sebbene siano stati diversi gli studi prece-
denti sulla luce, alcuni dei quali eff ettuati
già a partire dai Greci, la storia della foto-
grafi a inizia uffi cialmente nell’800, infatti è
soltanto con la creazione dei sup-
porti fotografi ci di questo se-
colo che si concretizza la
possibilità di imprimere
le immagini reali su
un foglio. In un se-
colo in cui avevano
fatto scuola di im-
magine gli Impres-
sionisti e il geniale
Van Gogh, arriva a
rivoluzionare il cam-
po dell’immagine anche
questa novità. I primi scat-
ti furono realizzati al chiuso: i
fotografi iniziarono a lavorare negli
atelier simili a quelli dei pittori accademici
per poi trasferirsi en plein air e dare origine
alle cosiddette istantanee.
Così come nella sua originaria funzione,
anche oggi fare una foto rimane senza dub-
bio il modo prediletto per imprimere un
ricordo su un supporto, ormai neanche più
cartaceo ma digitale; tuttavia non è da tra-
lasciare il ruolo comunicativo che questa
pratica ha assunto con l’avvento dei social
network.
Avvantaggiati sia dallo sviluppo di macchi-
ne fotografi che che di cellulari sempre più
sofi sticati, ecco tutti pronti con le proprie
“armi” a divulgare i personalissimi scatti,
casuali e non, prima su Facebook, poi su
specifi che piattaforme create per condivi-
dere immagini: Instagram, Pinterest, Flickr
e chi più ne ha più ne metta. La novità, or-
mai neanche più tale poiché ci si è abituati
già da alcuni anni alla nascita di questi siti,
è la specifi ca creazione di social network
in cui non è più la parola a dominare ma
l’immagine. Gli scatti sostituiscono le fra-
si, “parlano” di luoghi visitati, di persone
note o sconosciute, di oggetti comprati o
ricevuti in regalo, in poche parole di tutti i
momenti della propria vita.
La condivisione funziona perché rapida,
perciò si scatta la foto e si pubblica in tem-
po reale. Soltanto pochi secondi sono de-
dicati alla modifi ca: ora color seppia, ora
più brillante, ora fi ltrando i colori appena
un po’ per renderla di un bianco e nero po-
sticcio. Ecco dunque che sui social network
imperano le foto… e le modifi che
alle foto!
E dopo queste attente e
rapide manovre, ado-
perabili con il pro-
prio cellulare e le più
svariate app, si può
fi nalmente pubbli-
care il prodotto.
Per chi non resiste
alla tentazione di
scrivere una dida-
scalia alla propria foto
da gennaio 2014 sarà di-
sponibile in italiano un’app
dell’azienda Movigo dal nome Mi-
cropost+ che metterà a disposizione diversi
caratteri per personalizzare il più possibile
l’immagine. L’app è facile e rapida: scatti
una foto, ci scrivi dentro un breve testo, la
geolocalizzi, la condividi.
Non fi nisce però qui il “momento fotogra-
fi a”, la seconda e più attesa fase è il plauso
del pubblico. Per molte persone non è una
buona foto se non si ha almeno una certa
soglia di “Mi piace”, così si attende la no-
tifi ca che, con un pollice alzato, un cuore
o qualunque altro simbolo venga creato,
avvisa che la foto è stata vista e apprezza-
ta. In attesa di Micropost+ e di nuove app
simili, ci si lascia trasportare dalla nuova
moda social tenendo gli occhi ben aperti
casomai tra tanti fotografi improvvisati ci
possa essere un Bresson o Doisneau del no-
stro tempo.
La fotografi a è “social”
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di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication
Ciao Lou Reed...
Lewis Allan Reed… Lewis Reed…
Lou Reed. In maniera familiare, pre-
feriamo chiamarlo Lou Reed, com’e-
ra conosciuto, o più semplicemente Lou,
come fossimo suoi amici, come i suoi più
aff ezionati fan.
Più o meno tutti quelli che hanno avuto
il piacere di conoscerlo o di approfondi-
re un po’ la sua storia, in maniera diretta
e attraverso le sue canzoni, sanno che Lou
Reed ha trascorso l’intera vita dedicando-
si alla musica. Gli stessi fan sanno anche
che la sua infanzia non è stata aff atto tra
le più serene; il suo carattere dalla spiccata
vena ribelle non è stato accettato dai geni-
tori che, intravedendo in lui una tendenza
bisessuale impensabile per l’ambiente da
loro frequentato e per l’epoca in generale,
decisero di spedirlo in una clinica psichia-
trica durante gli anni dell’adolescenza. Uno
degli episodi più tristemente noti è la te-
rapia di elettroshock che secondo i medici
avrebbe dovuto “curare” la bisessualità che
si stava manifestando in lui, episodio che
lo portò a soff rire di disturbi di memoria
e che non si cicatrizzò mai nel cuore di
Lou. Amava leggere e questa sua passione
fu segnata dalla frustrazione di non poter
ricordare tutto.
Se qualcosa di bello gli capitò fu senz’altro la
musica, in essa cercò più che un rifugio una
vera liberazione. Tramite la musica e i testi
composti con i Velvet Underground e succes-
sivamente da solista cercò di esternare tutto
il suo risentimento verso i trattamenti subiti
nella clinica psichiatrica e quelli da parte dei
genitori, una delle composizioni a testimo-
nianza di ciò è “Kill your sons”, canzone che
cita espressamente episodi legati a queste vi-
cissitudini.
Lou Reed durante la sua carriera ebbe il fa-
vore di Andy Warhol; entrando a far parte
della sua cerchia di amici talentuosi, un col-
lettivo di artisti defi nito Factory, Lou ebbe
la possibilità di avvalersi dei suoi preziosi
consigli, nonché del suo aiuto nella produ-
zione del primo album intitolato “Th e Vel-
vet Underground & Nico”, realizzato in col-
laborazione con la cantante tedesca Nico,
anche lei della factory warholiana. L’ album
resta nella memoria di tutti anche per la fa-
mosissima copertina disegnata dallo stesso
Andy Warhol raffi gurante la banana gialla
che poteva essere “sbucciata” alzando una
pellicola.
A partire dalla fondazione del gruppo, Lou
Reed diventa inarrestabile, sancisce defi ni-
tivamente la sua entrata nel mondo della
musica. Non poteva che essere il rock na-
turalmente il genere musicale nel quale po-
tesse meglio esprimersi la sua anima ribelle
e sopra le righe, essa trovava piena espres-
sione con quella che all’epoca era ancora
defi nita come “la musica del diavolo”. Non
sono pochi i cantanti che hanno aff ermato
nel tempo di essersi fortemente ispirati a
Lou Reed e al suo stile musicale, primo fra
tutti il suo amico e collaboratore per vari
brani David Bowie. Il loro sodalizio, rivivi-
bile ancora adesso con i video su You Tube
che in questi giorni sono stati tra i più clic-
cati, fa sciogliere da sempre il cuore dei fan.
Proprio David Bowie lo ricorda, nel giorno
della sua morte, come “un maestro”.
Lou Reed era di New York. La Grande Mela
fu sempre amata dal cantante che l’ha vis-
suta in tutta la sua vivacità e a cui egli si
ispirò per i suoi brani, al punto da poter
ripercorrere le strade di New York e i suoi
colori attraverso le sue strofe.
Che fosse all’interno del gruppo dei Velvet
Underground o da solo, Lou non smetteva
di produrre musica e di ispirarsi all’atmo-
sfera a tratti molto cupa della città. Negli
anni in cui studiò alla Syracuse University
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un ruolo importante fu rivestito dal suo
professore Delmore Schwartz. Quest’ulti-
mo fu scrittore e poeta e rappresentò un
mentore e un amico per Lou, che si sentì
accomunato a lui forse proprio per il tor-
mento di un’omosessualità repressa.
Alla sua morte, Lou Reed gli dedicò il bra-
no, Black Angel’s Death Song, adattato ai
gusti del professore che non amava molto
i testi rock.
Sebbene il primo album pubblicato da
Reed con il suo gruppo e Nico non ottenne
subito il successo sperato, fece comunque
parlare di sé. Nel tempo diventò una pietra
miliare del rock decadente; a renderlo par-
ticolare fu soprattutto quel misto tra poe-
sia, lirica e violenza dell’atmosfera urbana.
Al primo disco seguì nel ‘68 un album che
vide la mancata collaborazione di Nico
e in più il distacco dalla factory di Andy
Warhol. L’album si intitola “White Light
White Heat” e, sebbene per alcuni sem-
brasse perdere un po’ della magia del de-
butto, è da molti fan considerato migliore
del primo.
Reed scrisse alcuni testi in collaborazione
con John Cale, cofondatore del gruppo,
raccontando episodi quotidiani di para-
noia metropolitana con descrizioni fred-
de, asettiche e ripetitive; nuovi elementi
sono la viola e l’organo suggeriti da Cale,
strumenti sicuramente atipici per il rock
che accentuano la sensazione di aliena-
zione tipica dell’uomo moderno. Seguono
poi altri album, fi nché Lou intraprende la
carriera da solista; negli anni ‘70 pubblica
un LP dall’esordio deludente e il suo ami-
co e collaboratore David Bowie decide di
aiutarlo. Bowie lo considera uno dei suoi
più grandi ispiratori e per lui produce il
secondo album da solista di Reed inti-
tolato “Transformer”. Le vendite vanno
bene e dell’album divengono famose molte
canzoni, tra cui “Walk on the Wild Side”,
pubblicata poi come singolo e ritenuta
una protesta e una rivoluzione in campo
omosessuale. In Italia il testo fu rimaneg-
giato e adattato per la versione di Patty
Pravo dal titolo “I giardini di Kensington”.
La sua carriera da solista continua, con il
suo stile poetico, malinconico, straripante
di emozioni tristi e di quella vena di spe-
ranza che si manifesterà fi no alla fi ne, an-
che dopo il trapianto di fegato subìto nel
maggio di quest’anno, alcuni mesi prima
della sua morte.
Nei giorni in cui si è parlato della sua mor-
te molti personaggi dello spettacolo hanno
voluto rendere omaggio a questa stella del
panorama musicale: Woopy Goldberg, Mia
Farrow, Samuel Jackson, Patti Smith, Da-
vid Bowie sono soltanto alcuni dei famosi
personaggi che lo hanno ricordato da fan
e amici.
Nell’ambito degli omaggi a lui dedicati, in
Italia anche il cardinale Ravasi ha deciso di
twittare un pensiero dedicato a Lou Reed
citando la canzone “Perfect Day”, uno dei
capolavori dell’artista newyorkese, che si
riferisce nel brano a una droga e non sol-
tanto alla “perfetta giornata” che si può tra-
scorrere in compagnia della propria metà:
non pochi sono stati gli accesi commenti
del popolo della rete a proposito della scel-
ta della canzone. La canzone, tra le più
famose di Lou, fu scritta e pubblicata nel
1972 e conobbe un nuovo successo negli
anni ‘90 entrando a far parte della colonna
sonora del fi lm “Trainspotting” , la cui tra-
ma gira attorno al tema della tossicodipen-
denza. Diversi quindi i pensieri dedicati
alla memoria di Lou; le sue canzoni restano
impresse nella mente di chi lo saluta men-
tre, tra una nota e l’altra, lo vede ascendere
al fi rmamento dei grandi della musica.
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®
di Marco Quadretti, Web developer
Dipendenza dai “Mi piace”
All’atto dell’iscrizione all’ormai bla-
sonato Facebook, molti utenti
sapevano già dell’esistenza del co-
mando “Mi piace”, il “Like” nella versione
originale.
Da quando esiste Facebook il “Mi piace” è
forse l’icona più usata della storia del web!
Se un tempo la popolarità e il successo
erano misurati in applausi, frasi di con-
gratulazioni e pacche sulle spalle, adesso è
quest’icona disponibile sul social network
il vero termometro del successo; il “Mi pia-
ce”, che tanto richiama l’epoca dell’arena
dei gladiatori dove quel pollice in su poteva
salvare la vita, misura tutto ciò che faccia-
mo e diciamo, in poche parole ciò che sul
social network siamo. Il potere dell’icona è
innegabile: la popolarità aumenta quanto
più aumentano gli amici, cioè i contatti in
possibilità di cliccare “Mi piace”.
Ma il potere è anche doppio. Da un lato c’è il
fatto che quest’espressione di gradevolezza
rimbalza da un contatto all’altro nella rete
del social network attirando sempre più
consensi, dall’altro lato il riscuotere così
tanto successo produce soddisfazione nel
ricevente, creando una condizione quasi
di dipendenza. Viene aff rontato proprio il
rapporto tra “Mi piace” ed eff etto prodotto
nel ricevente in uno studio, pubblicato su
Frontiers in Human Neuroscience, di Dar
Meshi, post-doc all’Università di Berlino,
e altri suoi collaboratori. In esso viene
spiegato come il centro della ricompensa
del nostro cervello, il nucleus accumbens,
si attivi rilasciando la nota sensazione di
soddisfazione nell’osservare i complimenti
e i “Mi piace” ricevuti per foto di se stessi
piuttosto che di altri.
Il dato preoccupante è che sembra che il
risultato del “Mi piace” sia una sorta di di-
pendenza dai complimenti e un’ossessiva
ricerca degli stessi, cosa che porterebbe far
trascorrere fi n troppo tempo sul noto so-
cial network.
Un ritratto non proprio felice di ciò che
già da anni accade a milioni di utenti. Se si
considera però che il noto social network
ha preso vita proprio nutrendosi della vo-
lontà da parte degli utenti di esprimere un
giudizio e, viceversa, di riceverlo risulta
quantomeno conseguenziale il risultato
dello studio eff ettuato. Questo studio ser-
ve quindi come spunto per rifl ettere sul
tempo speso sul web, soff ermandosi sia
su “quanto” che su “come” lo si trascorre!
Dall’essere “socialmente inseriti”, ammesso
che così si debba oggi intendere il social
network in generale, all’essere “socialmen-
te dipendenti” c’è una bella diff erenza.
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pagina 7numero 7 - novembre 2013
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Reduci da un lungo o breve sonno
notturno, una volta svegli eccoci
pronti ad aff rontare una nuova gior-
nata. Quanto può infl uire però un sogno
fatto durante la notte? Può accadere che
esso lasci un’amara sensazione al risveglio,
diffi cile da scrollarsi di dosso, ma la stessa
cosa può valere anche nel caso di sensazioni
gradevoli, positive, rendendo anzi il risve-
glio una spiacevole separazione dalla mera-
vigliosa dimensione onirica.
Del mondo dei sogni se ne sono occupati
fi no a oggi i più diversi pensatori, medici,
artisti, letterati e persino registi. Questi ul-
timi hanno realizzato fi lm davvero coinvol-
genti nei quali spesso la dimensione onirica
si fonde con la vita reale; aff ascinati
da un mondo nel quale l’uni-
ca legge vigente è quella
dell’irrazionalità, essi
hanno cercato di esor-
cizzare e realizzare
i sogni personali o
comuni grazie al
potente strumento
comunicativo che è
il cinema. Su questo
tema per esempio si
basano fi lm come la saga
horror Nightmare, il crip-
tico e drammatico Mulholland
Drive, il recente e avvincente Incep-
tion e molti altri. Non sono però soltanto
le pellicole a materializzare i sogni: si pensi
all’artista Chagall, per esempio, che con le
pennellate accese e non del tutto defi nite
trasponeva su tela scene surreali di vita oni-
rica davvero ben rappresentate. E come non
ricordare il famoso dipinto di Dalì “Sogno
causato dal volo di un’ape intorno a una me-
lagrana un attimo prima del risveglio”?
Molti anche i trattati e i libri che sono stati
scritti sull’importanza delle visioni oniriche,
soprattutto nell’era in cui ha avuto origine
la psicanalisi, a questo proposito viene in
mente il famoso libro di Sigmund Freud,
“L’interpretazione dei sogni”, che aff ronta il
tema del sogno come componente inconscia
inseparabile dalla vita reale.
Anche e soprattutto nella scienza si è cerca-
to di sondare l’intricato mondo onirico e la
funzione del sonno, processo fondamentale
per l’organismo; sebbene alcuni meccanismi
in funzione in questa fase non siano anco-
ra del tutto chiari, sembra che esso abbia la
funzione di riequilibrare anche a livello del
metabolismo i processi fi siologici. Anche se
rappresenta di fatto un periodo di isolamen-
to senso-motorio dell’organismo dall’am-
biente esterno, il sonno è caratterizzato da
un’attività cerebrale continua. Da non sotto-
valutare, quindi, le esperienze oniriche che
possono avere un signifi cato più profondo e
condizionare anche la vita da svegli.
Proprio in questi giorni arriva la notizia di
un progetto che propone il controllo del so-
gno da parte del dormiente mediante l’uso
di una mascherina da porre sul
viso prima di andare a dor-
mire. La mascherina, dal
nome Remee, è dotata
di una striscia di LED
(light emitting dio-
de), la cui accensio-
ne va programmata
dal sognatore stesso
in modo da attivarsi
durante la fase REM
del sonno. Durante il
sonno REM, infatti, il
dormiente dovrebbe rico-
noscere la sequenza di luci e
rendersi conto di stare sognando in
modo controllato. È ciò che ha sperimentato
con successo Drew Prindle, di Digital Tren-
ds, che ha infatti vissuto l’esperienza del “so-
gno lucido”, ovvero controllato, grazie alla
mascherina Remee. L’unica diffi coltà sem-
brerebbe consistere soltanto nel settaggio
del timer, in quanto è necessario che l’atti-
vazione dei LED avvenga proprio nella fase
REM; una volta individuato in quale orario
si raggiunge la profonda fase del sonno si
può procedere al settaggio della mascherina.
Una vera rivoluzione per chi vive spesso
sogni di cui vorrebbe guidarne il corso, in-
dirizzandoli verso un lieto fi ne e off rendo
la possibilità di ampliare e approfondire gli
studi sul surreale e aff ascinante mondo oni-
rico. “Sogni d’oro” non sarà più soltanto un
augurio di sogni tranquilli ma una mera re-
altà.
di Carla Basile, Blogger & Copywriter
Una maschera per controllare i sogni
pagina 8 ®numero 7 - novembre 2013
di Francesco Pasciuto, Responsabile Comunicazione Fondazione Cure2Children
“Un Fantastico Via Vai” anche per
Dal 12 dicembre sarà nelle sale con
01 Distribution. Stiamo parlando
del nuovo progetto cinematogra-
fi co di Leonardo Pieraccioni “Un Fanta-
stico Via Vai” che vedrà protagonisti, oltre
allo stesso regista, anche Chiara Mastalli,
Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio,
David Sef, Maurizio Battista, Marco Mar-
zocca, Serena Autieri, Massimo Ceccheri-
ni e Giorgio Panariello.
Ma Leonardo a margine di questo suo
progetto lavorativo ha pensato di donare
gli scatti del set cinematografi co alla Fon-
dazione “Cure2Children”, che li ha raccol-
ti in un calendario e il cui ricavato andrà
interamente ad alimentare le risorse del
Progetto sul Neuroblastoma. Abbiamo
incontrato Leonardo, testimonial della
Fondazione che cura i bambini aff etti da
tumori e malattie del sangue, direttamente
nel loro Paese.
Leonardo, prima di parlare del tuo ultimo fi lm,
partiamo dalla Fondazione Cure2Children.
“È importante assicurare pari oppor-
tunità di guarigione a tutti i bambini
aff etti da terribili malattie. ‘Cure-
2Children’ è questo! Una fondazione
unica nel suo genere: ‘porta la cura ai
bambini’ nei Paesi emergenti, attra-
verso la formazione e il supporto logi-
stico ai medici e al personale sanitario
del luogo, per renderlo autonomo nel
curare i piccoli pazienti aff etti da tu-
mori e malattie del sangue. Io sono da
sempre stato il primo sostenitore per-
ché questa Fondazione ha bisogno di
essere supportata da tutti noi”.
Bello il dono degli scatti del tuo set cinemato-
grafi co alla Fondazione.
“Ogni anno cerco di aiutare in prima
persona la Fondazione con iniziative
© L
eon
ard
o B
ald
ini
pagina 9numero 7 - novembre 2013
® pagina 9®
“Cure2Children”
concrete, l’anno scorso con il DVD ‘Na-
tale con Cure2Children’ realizzato con
il mio amico Beppe Dati e quest’anno
ho deciso di donare gli scatti del mio
nuovo fi lm a ‘Cure2Children’ che ha
realizzato un bellissimo calendario.
Mi auguro che i proventi del calenda-
rio, realizzato a costo zero dalla Fon-
dazione grazie a diversi sostenitori,
possano dare un aiuto concreto al Pro-
getto del Neuroblastoma, che purtrop-
po è ancora una delle principali cause
di morte oncologica nei bambini”.
Cosa succede in questo nuovo fi lm?
“‘Un Fantastico Via Vai’: nel titolo c’è
tutto il fi lm in quanto il fi lm inizia
dove fi nivano i miei precedenti lavori.
Le mie commedie sentimentali fi nivano
sempre con una porta che si chiudeva
e un amore che forse andava avanti.
In questo nuovo progetto cinemato-
grafi co sono sposato da 16 anni con
una bella moglie (interpretata da Sere-
na Autieri), ho due bellissime gemelle,
ho la riga da una parte, la cravatta e il
doppiopetto dall’altra e lavoro in banca,
per cui sono un quarantottenne vicino a
capire che la vita è un punto esclamativo
e non più uno o più punti interrogativi”.
Puoi anticiparci qualcosa della trama?
“Sì, molto volentieri. Come vi dicevo,
nel fi lm ricopro un nuovo ruolo. Sono
un padre e marito modello, ma per un
litigio banale e un fraintendimento con
mia moglie… lei mi butta letteralmen-
te fuori da casa! A questo punto decido
di fare un ‘viaggio nel tempo’: stacco
un bigliettino da un palo dove ci sono
annunci che off rono le camere agli stu-
denti e vado a vivere in una di queste
realtà... e mi fermo qua!”.
Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
“Da sempre cerco di fare del mio me-
glio, fi n da quando avevo vent’anni mi
divertivo a fare montaggi con il VHS.
Anche nella vita di tutti i giorni è più
forte di me: quando ho davanti cinque/
sei persone mi sento obbligato a dire
qualche bischerata. Mi capita spesso
nelle riunioni di condominio! Comun-
que la mia ‘mission’ di regista è quella
di fare un fi lm che possa divertire il
pubblico in quell’ora e mezza e magari
ricordarselo nel tempo”.
In bocca al lupo Leonardo…
“Grazie davvero di cuore, saluto tutti voi
che seguite Menthalia. Mi raccomando,
il mio appello fi nale è quello di sostenere
insieme la Fondazione ‘Cure2Children’
e personalmente vi aspetto nelle sale dal
prossimo 12 dicembre!”
© L
eon
ard
o B
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ini
© L
eon
ard
o B
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pagina 10numero 7 - novembre 2013
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pagina 11numero 7 - novembre 2013
®
di Flavia Cimmino, Account Offi ce
Mafi aLeaks.org, quando la rete combatte la criminalità
Quello della comunicazione è un
settore in continua evoluzione ed
espansione. Non c’è novità rilevan-
te o meno che non sia setacciata, adeguata-
mente sviscerata e diff usa attraverso la rete o
la carta stampata, di qualunque news si tratti.
In ambito tecnologico, politico, culturale ci
vengono continuamente forniti approfon-
dimenti e novità, soprattutto per quel che
riguarda i cambiamenti epocali a cui assi-
stiamo ai nostri giorni.
L’ elezione di un Presidente americano di
colore, quella di un nuovo sindaco per New
York di origini italiane, il lancio del nuo-
vissimo e ultimissimo iPhone, lo scatto
fotografi co ai Reali della Gran Bretagna, le
vacanze dei vip nostrani, gli stra-
ordinari ritrovamenti di teso-
ri andati perduti in epoca
nazista, queste e altre
le informazioni che si
diff ondono a mac-
chia d’olio tramite la
comunicazione sot-
to forma di giornali
cartacei ma soprat-
tutto online.
Come non avere pre-
sente, poi, alcuni tra i
principali mezzi di dif-
fusione delle informazioni:
Wikipedia, la famosa piattaforma a
cui si ricorre quando attirati da un nome
mai sentito prima e si va alla ricerca dello
stesso.
La piattaforma nasce nel gennaio 2001
come enciclopedia online al cui amplia-
mento possono partecipare tutti in manie-
ra gratuita. La velocità è l’elemento chiave
di Wikipedia, che la contiene già nel suo
nome essendo composta nella prima par-
te dal termine hawaiano “wiki”, che sta per
“veloce”.
Con l’avvento di Wikipedia qualcosa è
cambiato. Gli utenti possono partecipare
alla costruzione di una voce del noto mo-
tore di ricerca o al suo arricchimento, pro-
ponendo interi paragrafi o brevi citazioni
con annessa la fonte originaria. Col tempo
l’idea di una libera collaborazione tra utenti
è stata pressata sempre di più dall’esigenza
di collaboratori affi dabili e da interessi eco-
nomici che anche qui hanno cominciato a
manifestarsi, riducendo la possibilità eff et-
tiva di collaborare. Si vocifera adesso che
Wikipedia, proprio per questi motivi, sia
in crisi.
Mentre si assiste al lento e non tanto ma-
nifesto declino di questa piattaforma di in-
formazione e comunicazione ecco sorgerne
un’altra, con scopo diff erente, sorprendente
già nel nome: Mafi aLeaks.
Ricordiamo tutti l’altro noto sito a carattere
divulgativo, WikiLeaks, che ha visto il col-
laboratore Julian Assange, giornalista, pro-
grammatore e attivista australiano, costret-
to allo stato di rifugiato politico
nell’ambasciata dell’Ecuador
per aver divulgato tramite
WikiLeaks documenti
segreti statunitensi di
elevata importan-
za. In questo caso
si parla però di una
piattaforma ben di-
versa da Wikipedia,
in quanto trami-
te la collaborazione
di giornalisti, attivisti
e scienziati essa mira a
rendere noti comportamenti
non etici di governi e aziende che
hanno provvisto a occultarli. Sulla scia di
questo tipo di divulgazione è nata Mafi a-
Leaks, attiva da pochissimi giorni e che
prevede la collaborazione di anonimi vo-
lontari italiani con l’obiettivo di collegare
forze dell’ordine, associazioni e giornalisti
impegnati nella lotta contro le mafi e.
Non c’è limite alla divulgazione neanche
per quanto riguarda i temi più importanti e
oscuri di una società, a quanto dimostrano
WikiLeaks e Mafi aLeaks.
Non si sa in quanti, pur essendo garantito il
perfetto anonimato, aderiranno all’iniziati-
va sentendo sicura la possibilità di denun-
ciare un abuso mafi oso tramite i siti web;
tuttavia il tentativo si confi gura come una
delle iniziative più positive realizzate da si-
mili piattaforme.
pagina 12numero 7 - novembre 2013
®
di Alice Setafi na, Writer
Windows compie 30 anni
Sono ormai 30 anni che Windows è
entrato a far parte delle nostre vite.
L’interfaccia grafi ca pensata per il si-
stema operativo MS-DOS di Microsoft fu
proposta da Bill Gates nel lontano 1984;
l’anno successivo fu uffi cializzato il suo in-
gresso.
Se è vero che Bill Gates ne fu l’ideatore, è
anche vero che Steve Jobs lo accusò di aver
copiato una sua idea precedente e ancora
in via di sviluppo.
L’idea era un prototipo di interfaccia pen-
sata per Macintosh che Jobs aveva mostra-
to a Gates nel 1981, ma il fondatore di Mi-
crosoft smentì l’aff ermazione rispondendo
che si era di fatto ispirato a un progetto
dell’azienda Xerox. Nell’intricata trama di
sotterfugi e idee da milioni di dollari, tra-
fugate o no, il progetto Windows 1.0 pren-
de avvio a metà degli anni ‘80 e cambierà
per sempre le vite di tutti noi.
Bill Gates, Windows, Apple, Steve Jobs
sono tutti nomi, ormai familiari, entrati
nella storia e tutti in qualche modo legati
all’ingresso di Windows nel mercato.
Il progetto all’inizio aveva il nome in co-
dice di “Interface Manager” e per un certo
periodo di tempo fu il nome defi nitivo del
prodotto, fi nché si preferì adottare il nome
“Windows”. Quest’ultimo, infatti, descrive-
va meglio la caratteristica del nuovo siste-
ma, cioè le “fi nestre” (windows in inglese).
Riassumiamo in brevi fl ash quella che è
stata l’evoluzione dell’interfaccia più famo-
sa del mondo.
Novembre 1985: Microsoft lancia Windows 1.0Il momento è storico. I comandi di MS-
DOS vanno in pensione e cedono il posto
al mouse che, con scorrimento sul piano di
lavoro e un semplice click, consente di uti-
lizzare gli elementi presenti nelle fi nestre.
Imperano i menù a discesa, le barre di
scorrimento, le fi nestre, le icone. I primis-
simi programmi installati per Windows
1.0 sono Paint, Windows Writer, blocco
note, calcolatrice e persino calendario e
orologio!
Fine degli anni ‘80 e inizio dei ‘90: ar-riva la seconda versione: è la volta di Windows 2.0-2.11Parole chiave: più fi nestre, più velocità.
Ecco le icone sul desktop e una maggiore
memoria. Le fi nestre sono sovrapponibili e
si possono utilizzare i tasti di scelta rapida
per velocizzare il lavoro. Alcuni sviluppa-
tori di soft ware iniziano a scrivere i loro
primi programmi basati su Windows. Da
qui in poi i miglioramenti sono soprattutto
in termini di velocità, affi dabilità e utiliz-
zabilità del PC. I computer diventano or-
mai essenziali nella vita lavorativa di molti.
Primi anni ‘90: nascono le versioni Windows 3.0 e 3.1Windows diventa il sistema operativo più
diff uso, il suo successo continua a livello
mondiale. È nel 1990 che l’aspetto di Win-
dows comincia ad assomigliare a quello
che conosciamo oggi.
Grafi ca a 16 colori e icone ancora più in-
tuitive. In Windows 3.0 compaiono per la
prima volta Program Manager, File Mana-
ger e Print Manager.
Dal 1995 ai 2000: ecco Windows 95, 98, 20007 milioni di copie vendute in soli cinque
giorni dal lancio di Windows 95. Il re del-
la pubblicità della nuova interfaccia è il
pulsante “start”, protagonista insieme alla
barra delle applicazioni e i pulsanti “riduci
a icona”, “ingrandisci” e “chiudi” su ogni fi -
nestra. L’era di internet è cominciata e non
poteva mancare il supporto per internet, la
connessione remota e le nuove funziona-
lità Plug and Play nel nuovo Windows 95.
Le novità fanno gola a tutti, sia in uffi cio
che a casa, dove ormai il computer è uti-
lizzato anche a scopo rilassante grazie ad
alcuni giochi già disponibili dai primi anni
‘90. A questa versione segue dopo soli tre
anni Windows 98 e con esso è sancito il
defi nitivo ingresso del computer ad inter-
faccia Microsoft Windows nelle case degli
utenti.
pagina 13numero 7 - novembre 2013
®
Il PC non è soltanto lavoro ma anche diver-
timento, questo è il messaggio che la Micro-
soft vuole comunicare. Alcune novità sono la
possibilità di aprire e chiudere i programmi
più velocemente e il supporto per la lettura di
dischi DVD e dispositivi USB. Il decennio si
conclude con il lancio di Windows 2000, con
esso migliorano l’affi dabilità, la facilità di uti-
lizzo, la compatibilità con Internet.
2001: due versioni di Windows XP, Home Edition e ProfessionalSuperato l’anno del temuto Millenium bug,
l’interfaccia si presenta ora come Windows
XP e propone due nuove principali edizio-
ni: la Home Ed ition e la Professional.
La prima versione è pensata soprattutto per
i PC casalinghi e off re un sistema facile e
leggero che consente di accedere più facil-
mente alle funzionalità utilizzate più spesso.
La seconda è rivolta soprattutto ai computer
aziendali, di cui si vogliono migliorare l’affi -
dabilità, la sicurezza e le prestazioni.
Dal 2006 al 2008: è la volta di Win-dows VistaRilasciato nel 2006, Windows Vista si con-
fi gura come ulteriore passo in avanti da
parte dell’azienda Microsoft . Rispetto alle
precedenti versioni si punta a migliorare
ancora di più l’affi dabilità e la sicurezza,
ma sono soprattutto le funzionalità ad ar-
ricchirsi per off rire un maggior intratteni-
mento degli utenti: programmi di visualiz-
zazione foto e modifi ca video sono alcune
nuove funzioni disponibili. La grafi ca è
modifi cata, risultando ancora più morbida
nelle linee, sono ormai lontani i tempi della
squadratura delle versioni anni ‘90.
2009: dopo Vista c’è Windows 7È l’era del wireless, affi dato alla versione
7. I computer si portano fuori casa? È ora
che anche la connessione sia possibile fuo-
ri casa. In più debutta Windows Touch: da
questo momento gli utenti potranno scor-
rere foto, aprire fi le esplorare il web attra-
verso il touchscreen sui PC predisposti.
Ultima data: 2012. Arriva Windows 8Windows 8 non ha quasi più nulla del suo
lontanissimo antenato.
Nell’epoca dei tablet anche Microsoft si
è adeguata e ha lanciato una versione di
Windows che funziona sia come tablet per
l’intrattenimento che come un PC, com-
patibile con la modalità touchscreen e con
quella mouse/tastiera. Le app sono in pri-
mo piano, con accesso al Windows Store,
integrato direttamente nella schermata
Start, dove è possibile acquistarle.
Anche se sempre incalzata dalla concorren-
za di Steve Jobs, Microsoft ha vinto la sua
battaglia dalla prima interfaccia Windows
proposta. I lavoratori di tutto il mondo
hanno lavorato per anni, continuando a
farlo tuttora, su PC a interfaccia Windows
(da ottobre di quest’anno diventato Win-
dows 8.1). Lo scopo iniziale di Bill Gates,
quello cioè di entrare in ogni casa con al-
meno un PC per famiglia e di essere su ogni
scrivania da lavoro, è raggiunto.
Ripercorrendo a ritroso la storia è facile
emozionarsi quanto lo stesso ideatore del
progetto, eppure chissà se Bill Gates e i suoi
collaboratori si aspettavano un successo
così prolungato nel tempo, soprattutto così
determinante per l’evoluzione del lavoro,
oggi svolto in larga parte al computer.
Alcuni utenti restano “fedeli” al Macinto-
sh altrettanto ben realizzato e dal valido
sistema operativo Mac OS, altri invece alla
Microsoft di Bill Gates, ma quale dei due
mostri sacri abbia maggiormente segnato
la storia del computer lo lasciamo decidere
agli utenti.
pagina 14numero 7 - novembre 2013
®
di Elena Serra, Events Management
Lucca sempre più capitale del fumetto
Anche quest’anno si è tenuta una
tra le più famose manifestazioni
d’Italia: Lucca Comics & Games.
L’evento è una fi era dedicata al fumet-
to, all’animazione, ai giochi, soprattutto
dell’immaginario fantasy, che si svolge in
Toscana, precisamente a Lucca.
La manifestazione si tiene a cavallo tra
ottobre e novembre e in tanti si riversano
nella città ormai da anni per immergersi
completamente nelle simpatiche atmosfe-
re fumettistiche create dai cosplayer.
Ma cosa sono esattamente i cosplayer?
Questo termine indica la pratica, molto
in voga in Giappone, di indos-
sare un costume che rap-
presenti un personaggio
di un fumetto (l’anime
giapponese) o di un
videogioco e di in-
terpretarne il modo
di agire.
Di derivazione in-
glese, la parola co-
splay viene coniata da
quelle inglesi “costu-
me” e “play”, indicando
appunto l’hobby di vestirsi
come il proprio personaggio
preferito del mondo dei fumetti o dei vi-
deogiochi.
Oltre a travestirsi in occasione di manife-
stazioni pubbliche come i convegni sugli
anime, non è inusuale per gli adolescenti
giapponesi radunarsi assieme ad amici che
condividono la stessa passione.
A Lucca sembra che quest’anno sia ad-
dirittura stato battuto ogni record: circa
200 mila sono le persone che hanno aff ol-
lato la città in occasione dell’evento.
Così, tra un costume ben confeziona-
to dallo stesso indossatore e uno stand
pieno di videogiochi e fumetti pronti a
essere lanciati nel mercato sotto gli oc-
chi incuriositi degli appassionati, la ma-
nifestazione si è conclusa con grande
soddisfazione degli organizzatori e degli
spettatori.
L’ evento generalmente si articola in cir-
ca quattro giorni durante i quali, oltre
alla possibilità di osservare le esibizioni
coreografi che dei cosplayer, si può tran-
quillamente girare per gli stand dislocati
nel cuore della cittadina, in questi ultimi
infatti si trovano sia fumetti che nuovi vi-
deogiochi o giochi da tavola, con tutto il
personale a disposizione per informazioni
o vendita.
Non è mancato tra questi il famoso Mi-
chele Rech, in arte Zerocalcare, autore del
fumetto che da qualche anno ha conosciu-
to rapida diff usione tramite il web e che
ha già portato in stampa quattro volumi;
Zerocalcare ha presentato in occasione del
Lucca Comics il suo quinto libro inti-
tolato “Dodici”, pubblicato da
BAO Publishing.
Alcune sezioni molto
gradite dai visitatori
sono state la sezione
Lucca Junior, l’area
Games e il Japan
Palace, insieme alle
varie location dedi-
cate ai fi lm, infatti
il festival ha ospi-
tato alcune antepri-
me: “Th e Dark World”,
“Machete Kill” e le clip in
esclusiva di “Frozen” e “Capitan
Harlock 3D”.
La fi era è stata realizzata grazie alla colla-
borazione fra pubblico e privato, infatti la
società organizzatrice dell’evento è inte-
ramente posseduta dal Comune di Lucca
ma è riuscita a raccogliere attorno a sé il
mondo dell’editoria, del gaming e del ci-
nema d’intrattenimento internazionale,
costruendo così un meraviglioso sodalizio
tra energie italiane e straniere.
A Lucca viene realizzata in occasione
dell’evento una scenografi a davvero unica
e impossibile da trovare fuori dall’Italia.
Grande festa quindi nella ridente città to-
scana che arriva a farsi conoscere anche
all’estero grazie a quest’evento davvero
folkloristico. Per chi non c’è mai stato, an-
che se non amante del genere, si consiglia
di prendervi parte almeno una volta, per
assaporare quell’atmosfera di allegria e fe-
sta che smuove persone da ogni parte d’I-
talia e del mondo.
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nifestazione si è conclusa con grande
soddisfazione degli organizzatori e degli
spettatori
L’ evento generalmente si articola in cir-
ca quattro giorni durante i quali, oltre
alla possibilità di osservare le esibizioni
d’Italia: Lucca Comics & Games.
L’evento è una fi era dedicata al fumet-
to, all’animazione, ai giochi, soprattutto
dell’immaginario fantasy, che si svolge in
Toscana, precisamente a Lucca.
La manifestazione si tiene a cavallo tra
ottobre e novembre e in tanti si riversano
nella città ormai da anni per immergersi
completamente nelle simpatiche atmosfe-
r e creat yer.
Ma cosa sono esattam ayer?
Questo termine indica la pratica, molto
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pagina 15numero 7 - novembre 2013
®
Google Glass per non udenti
È trascorso poco tempo dalla notizia
degli innovativi occhiali sviluppati
dalla Google, i Google Glass, che
permettono di vivere l’ambiente circostante
come “realtà aumentata”, cioè arricchendo
la propria percezione sensoriale median-
te informazioni manipolate e convogliate
elettronicamente.
Big G questa volta ha puntato su una tec-
nologia davvero innovativa, attesa dai con-
sumatori per la fi ne dell’anno o al massimo
all’inizio del 2014; gli occhiali a realtà au-
mentata sono stati resi disponibili in edi-
zione limitata, per ora destinata solo agli
sviluppatori, al costo di ben 1500 dollari, in
attesa di essere diff usi sul mercato a costi
molto più ridotti.
Per chi non avesse ancora avuto modo di
sentirne parlare ricordiamo di cosa si tratta
esattamente. I Google Glass sono occhia-
li veri e propri che dispongono di diverse
funzioni: lettura di siti web, visualizzazione
di notizie online, uso di social network, vi-
sualizzazione di mappe, possibilità di scatti
fotografi ci, realizzazione di video e altre
funzioni. Fin qui le informazioni sono le
stesse di qualche mese fa, cioè di quando
questi “magici” occhiali hanno cominciato
a far parlare di sé. Adesso quest’innovazio-
ne tecnologica, di sicuro interesse per tut-
ti quelli che seguono le novità del settore,
presenta un’ulteriore affi namento, desti-
nato all’utilizzo da parte dei non udenti.
I Google Glass, infatti, si arricchiscono di
un dispositivo per proiettare direttamente
sul display i contenuti che i non udenti non
possono ascoltare. Le informazioni sono
tradotte automaticamente nella lingua dei
segni italiana (LIS) con l’aiuto di un avatar.
Si chiama GoogleGlass4Lis ed è la novità
proposta come sperimentazione in Italia,
ideata dalla società statunitense Rokivo,
con sede a New York ma fondata da un
gruppo di professionisti italiani, e da Vidi-
emme Consulting, azienda specializzata nel
settore delle tecnologie digitali, in collabo-
razione con l’Ente Nazionale Sordi (ENS).
Il progetto è completamente made in Italy
e si avvale dei risultati di Atlas (Automatic
Translation into Sign Language), una ricer-
ca fi nanziata dalla Regione Piemonte.
La sperimentazione cominciata nella prima
metà del 2013 viene ora presentata e messa
a disposizione presso il Museo delle anti-
chità egizie di Torino, dove i non udenti
potranno eff ettuare il “rodaggio” dei Goo-
gleGlass4Lis che sarà inoltre utile ai ricer-
catori per migliorare il soft ware degli oc-
chiali. È la statua di Ramses II a essere stata
prescelta come inizio della sperimentazio-
ne che prevede poi l’allargamento all’intero
statuario del museo.
Una novità socialmente interessante, poi-
ché permette di inserire una parte di visi-
tatori, altrimenti esclusi, all’interno della
visita museale e, più in generale, in tutte le
iniziative e attività culturali per cui venga-
no predisposte apposite guide virtuali, sen-
za più la necessità di interpreti.
Si possono dunque considerare lontani i
tempi in cui i portatori di handicap senso-
riali venivano di fatto esclusi dal panorama
delle attività sociali e culturali? Forse l’in-
novazione dei Google Glass si può eff ettiva-
mente registrare come un primo vero passo
in avanti in questa branca della tecnologia
per le persone aff ette da alcune invalidità,
nel caso specifi co da disturbi dell’udito.
Si spera ovviamente che gli upgrade tecno-
logici presto riguardino anche altri tipi di
invalidità, così da poter trovare un’applica-
zione di utilità sociale e non esclusivamen-
te indirizzata a fi ni commerciali.
di Andrea Ponsiglione, Events Management