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n. 57 ottobre 2009 Raimondo Micheli Paolo Di Sabatino Sporcaccioni mensile di informazione in distribuzione gratuita pag. 22 pag. 10 pag. 4

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n. 57 • ottobre 2009

RaimondoMicheli

PaoloDi Sabatino Sporcaccioni

mensile di informazione in distribuzione gratuita

pag. 22pag. 10pag. 4

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Giovedì 12 novembre | Teatro Comunale, ore 21in collaborazione con il CIDIM

Concerto di inaugurazioneOrchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi”

Wayne Marshall direttore e solista

G. Gershwin, L. Bernstein

Sabato 21 novembre | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Shlomo Mintz violino | Petr Jirikovsky pianoforte

E. Grieg, A. Dvorak, C. Saint-Saens, N. Rimsky-Korsakov

Mercoledì 2 dicembre | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Ramin Bahrami pianoforte

J. S. Bach

Lunedì 21 dicembre | Teatro Comunale, ore 21

Concerto di NataleBenedict Gospel ChoirDarryl Izzard conductor

Musica gospel

Lunedì 11 gennaio | Teatro Comunale, ore 21

Ucrainian National Symphony OrchestraEnrique Batiz direttore Marco Carnicelli chitarra

J. Rodrigo, R. Schumann

Giovedì 21 gennaio | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Michail Lifits pianoforte(vincitore Concorso Internazionale Pianistico “Ferruccio Busoni” 2009)

L. V. Beethoven, F. Chopin

Lunedì 15 febbraio | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Trio Wanderer

Jean-Marc Phillips-Varjabédian violinoRaphaël Pidoux violoncello

Vincent Coq pianoforte

R. Schumann, F. Liszt, F. Mendelssohn Bartholdy

Giovedì 25 febbraio | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Jinsang Lee pianoforte(vincitore Concorso Internazionale Pianistico “Geza Anda” 2009)

F. Chopin, R. Schumann

Venerdì 12 marzo | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21Evelyn Glennie percussioni

F. Rzewski, N. Jan Zivkovic, M. Schmitt, J. Alvarez, J. T. Veldhuis, T. Tanaka, A. Masson, S. Reich, L. H. Stevens

Mercoledì 24 marzo | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Eliot Fisk chitarra

A. Barrios, R. Sainz de la Maza,D. Scarlatti, J.S. Bach,I. Albeniz, E. Halffter,R. Beaser,N. Paganini

Giovedì 8 aprile | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Henschel QuartetSimonide Braconi viola

F.J. Haydn, E. Schulhoff, J. Brahms

Mercoledì 21 aprile | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Xavier De Maistre arpa

I. Albeniz, C. Debussy, F. Tarrega, E. Parish-Alvars, E. Granados, C. Debussy, M. De Falla

Mercoledì 5 maggio | Sala Polifunzionale della Provincia, ore 21

Concerto di chiusuraPietro De Maria pianoforte

F. Chopin

GIOVANI INTERPRETI A CONFRONTOin collaborazione con la Guzik Foundation di San Francisco (USA)

e l ’Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Braga” di Teramo

Maggio 2010

Niccolo’ Cantagallo pianoforte

Filipp Kopachevsky pianoforte

Asya Safikhanova flautoAnastasia Yasko pianoforte

Gerard Aimontche pianoforte

Marco Caporaletti flautoTiziana Cosentino pianoforte

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliRegione AbruzzoProvincia di TeramoCittà di TeramoFondazione TercasCamera di Commercio Teramo

Per informazioni:Ente Morale Società della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli” | Via Nazario Sauro, 27 | 64100 TeramoTel. 0861/243777 | fax 0861/254265 | [email protected]

P R O G R A M M A

DUEMILANOVEDUEMILADIECI

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sommariopag

03ottobre 2009

3 Editoriale sfi gato 4 Raimondo Micheli 6 L’autointervista 7 Il Commerciante 8 L’utopia necessaria 8 Uccelli d’Italia 10 Paolo Di Sabatino 11 La Turbogas 12 La fame nel mondo 13 Don Giovanni Saverioni 14 La Riccitelli 15 Lettere dai Caraibi 16 Il Lodo Alfano 16 L’Annuncio 18 Dura Lex sed Lex 18 Note linguistiche 19 I Commercialisti informano 20 Roberto Sbraccia 21 Coldiretti informa 21 L’oggetto del desiderio 22 Sporcaccioni 22 Ultime dalla Franceschini 23 B.A.N.A.N.A. 24 In giro 26 Gossippari alla teramana 26 Teramo Forum 28 Cinema 30 Basket

«I o ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i

mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…»Sono trascorsi quasi cinquant’anni da quando Leonardo Sciascia nel suo romanzo “Il giorno della civetta” faceva pronunciare a don Mariano queste poche ma illuminanti parole.Intanto l’uomo è andato sulla luna, gli aerei sono diventati sempre più veloci, gli amici li trovi su Facebook e l’amore lo fai col telefonino, eppure l’umanità continua ad essere ancora suddivisa così come descritto da don Mariano. Ogni giorno c’è sempre il “figo” di turno che vuole convincerci ad ogni costo che lui è er più, er mejo de tutti, quello che quando incontra gli amici racconta di essersi “fatto” quella o questa, così e cosà, di averla castigata come nessun altro potrebbe e di averla lasciata senza una parola perché lui se lo può permettere.Ma mi chiedo: costui è davvero un “figo” o semplicemente un quaquaraquà? Partendo dal presupposto che chi chiacchiera non quaglia, resta il fatto che andare a letto con una donna per poi vantarsene pubblicamente il giorno seguente al bar non è sicuramente degno di un Uomo. Sapete perché sui documenti dove c’è da contrassegnare il sesso c’è scritto maschio o femmina? Perché ci vuole ben altro che un certificato di nascita per essere un Uomo, occorre rispettare la dignità altrui e comportarsi sempre con onore, altrimenti resti sempre e solo un Quaquaraqua! u

Editorialesfi gato

Direttore Responsabile: Biagio TrimarelliRedattore Capo: Maurizio Di BiagioCoordinatore: Maria Grazia Frattaruolo

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Piergiorgio D’Andrea, Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano,Ivan Di Nino, Elvio Fortuna, Maria Grazia Frattaruolo,Carmine Goderecci, Amilcare Lauria, Nicola Lucci,Bebè Martorelli, Fausto Napolitani, Francesco Pellecchia, Leonardo Persia, Sergio Scacchia.

Gli articoli fi rmati sono da intendersi come libera espressionedi chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazionené l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche soloparziale, sia degli articoli che delle foto.

Ideazione grafi ca ed impaginazione: Antonio Campanella

Periodico Edito da “Teramani”, di Marisa Di MarcoVia Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele

Organo Uffi ciale di informazionedell’Associazione Culturale Project S. GabrieleVia Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004Stampa Bieffe - Recanati

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930347.4338004 - 333.8298738 - 320.0455180

Teramani è distribuito da: Pegaso Distribuzioni di Roberto Cerasi - 389.7822574

di Maria Grazia Frattaruolo

[email protected] a

www.teramani.info

è possibile scaricare il pdfdi questo e degli altri numeri dal sito web

, quello che quando incontra gli

castigata come nessun altro potrebbe e di averla lasciata senza una parola

maschio o femmina? Perché ci vuole ben altro che un certificato di nascita

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R aimondo Micheli si tinge di verde. Del colore più intenso della sua precedente carica a Piazza Orsini. Nel suo nuovo ufficio al terzo piano di Via Delfico 73,

nella stessa sala dove fino a poco tempo fa campeggiava un quadro sterminato con una porta di legno, le maglie intrecciate bianche ed un campo verde di calcio, il figlio del Vigile più amato di Teramo, osserva Piazza Martiri dalla poltrona che fu di Lanfranco Venturoni. Ha iniziato da poco la sua mission per costruire una Team diversa che non sia solo abbarbicata al suo core business dell’igiene ambientale

ma che abbracci nuovi settori attraverso una rinnovata

competitività. Insediatosi da poco, per sua natura si è già riversato anema e core sul territorio: “La mattina presto sto a fianco degli opera-tori per comprendere quali possano essere le difficoltà: già un’auto in sosta vietata ostacola grandemente la pulizia

della città, molti non rispettano le regole

quando compaiono i cartelli, poi ci si mettono anche i ragazzi che sporcano le scalinate del Duomo. Occorre una maggiore responsabilità da parte del cittadino. In Germania le strade sono linde: una

la Te.Am.

volta chiesi il motivo, mi dissero che non buttavano niente dalle auto”.Cosa ha portato con sé nell’ufficio che fu di Venturoni?“Solo la mia penna nera portafortuna regalata da mia zia all’inizio della consiliatura del 2004, assieme all’entusiasmo e alla voglia di lavorare bene”.Micheli, ci racconti tutti gli aspetti di questa nomina. “In realtà sono molto semplici: sono stato un candidato come molti altri. Il mio nome era nell’aria, in virtù dell’espe-rienza professionale accumulata in Arta e nell’assessorato all’ambiente (con delega ai rapporti Team). C’è stata una competizione leale ed equilibrata, nel corso della quale il Sindaco, con grande senso di responsabilità, ha proceduto ad una attenta analisi”.Questa presidenza è un po’ figlia della sua mancata ufficia-lizzazione a candidato sindaco, o no?“No. Quando c’è stata la corsa alla candidatura, oltre alle testimonianze d’affetto dei cittadini, ero consapevole della possibilità molto scarsa di ricoprire il ruolo, perché c’erano da rispettare equilibri regionali e nazionali”. Poi la storia del bando per poter rientrare nel gioco da cui all’inizio era stato estromesso perché non era il prescelto. È così? “Credo che il bando sia stato un atto dovuto poiché per un ruolo importante e prestigioso era giusto che il sindaco for-nisse la possibilità a tutti. Tuttavia, si è voluta dare continui-tà all’azione della vecchia giunta Chiodi”.Una Team senza l’altra gamba, quella dei privati (la Slia), in liquidazione ormai da anni, come fa a camminare e a concorrere e vincere bandi in altre città? Oppure il conto dei privati lo paghiamo noi?“Quest’analisi abbraccia il passato, io sono presidente solo dal 5 ottobre. C’è stato un cambio di amministratori, non c’è più l’a.d. Cardarella, al suo posto è subentrato Antonio Fagiano, nominato dalla parte privata, un segnale importan-te perché possano cambiare gli scenari nel futuro. Chi ha operato nel passato l’ha fatto con legittimità, imparzialità e rispetto delle norme: gli altri aspetti tecnici ancora non ho avuto il tempo di affrontarli”.La nomina di Fagiano conserva tutti i crismi della regolari-tà visto che lo stesso è stato (o è ancora) liquidatore della parte privata (la Slia)?“Direi di sì. Con Fagiano, nominato dalla parte privata al po-sto di Gavioli che frattanto si è dimesso, ci siamo capiti subi-to. Il presidente dà indirizzi che l’ad poi mette in pratica”.A Termoli, dove la Team ha vinto un bando, molti si lamen-tano dei vari disservizi. Proprio di questi giorni la protesta di un’associazione locale.“Non ho avuto ancora il tempo di recarmi a Termoli: ci andrò al più presto. Ho tuttavia parlato con l’amministra-tore e mi attendo da lui una relazione per capire quali sono le problematiche. Credo che la cittadina molisana abbia rappresentato un gran passo in avanti per la managerialità Team, ora però bisogna dimostrare di meritare questo ruolo extra regionale”.

ottobre 2009

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Raimondo Micheliin prima linea

di Maurizio Di Biagio

Orgoglio e pulizia

per costruire una Team diversa che non sia solo abbarbicata al suo core business dell’igiene ambientale core business dell’igiene ambientale core business

ma che abbracci nuovi settori attraverso una rinnovata

competitività. Insediatosi da poco, per sua natura si è già riversato e core sul territorio: e core sul territorio: e core“La mattina presto sto a fianco degli opera-tori per comprendere quali possano essere le difficoltà: già un’auto in sosta vietata ostacola grandemente la pulizia

della città, molti non rispettano le regole

quando compaiono i cartelli, poi

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Micheli, in che stato ha trovato la Team?“La Team è una società in ottimo stato, ha una flotta mezzi e strutture impor-tanti. Ha grandi potenzialità e deve soltanto cercare di stilare una nuova convenzione con il Comune di Teramo che scadrà nella primavera del 2010 e che purtroppo oggi non regge più perché la città è diversa, dopo 15 anni sono cambiate le condizioni tecniche e quelle economiche. Esistono nuovi insediamenti urbanistici, un esempio viene dalla zona di S. Nicolò dove sono nate le nuove aree verdi, e nell’inde-cisione - se deve intervenire la Team o il Comune - la nuova convenzione dovrà sciogliere ogni dubbio, perché oggi, senza una linea di demarcazio-ne netta, purtroppo nascono confitti di competenza. Un problema che sarà “bypassato” affidando tutto alla Team e aumentando anche la cura dei cimiteri. Invito i cittadini a veder cosa abbiamo fatto in soli 15 giorni, cerchia-mo di ripristinare il giusto decoro, è un segnale di civiltà per un luogo di culto come il cimitero”.Come intende porre rimedio alla sporcizia nelle frazioni teramane? Da tempo nei pressi dei cassonetti sono stati segnalati frigoriferi e poltrone.“La Team incrementerà il servizio nelle frazioni, non c’è solo il centro. Lei non vedrà mai un frigorifero lasciato a Piazza Martiri, perché è difficile passare inosservati in quel punto. È tempo che qualcuno inizi a stigmatiz-zare certi comportamenti come quelli dell’abbandono incondizionato di rifiuti su strada. Esiste un numero verde: mi dicono che il ritiro può avvenire entro 15-20 giorni, ma con i doppi turni stia-mo lavorando perché si arrivi a 10. A Teramo molti cassonetti sono rotti e con notevoli problemi d’igiene per il cittadino.“Mi sono già accertato e ho fornito indicazioni al direttore tecnico affinché faccia una ricognizione di tutti i 1700 punti di conferimento comunali, svol-gendo un’indagine per poterli cambia-re o riparare: mi auguro che nel giro di sei sette giorni il problema sia risolto”. La raccolta differenziata in città è in vistosa diminuzione (dal 38% di marzo al 33 di luglio). Come mai non si riesce a porre un freno alla caduta?“Ricordo che quando Chiodi s’insediò,

la raccolta differenziata era al 7,35%, l’abbiamo lasciata attorno al 38%. Con un sistema che non era il porta a porta sapevamo che non avremmo superato il 40, però era un modo di coinvolgere culturalmente i cittadini a differenzia-re: furono organizzati spot, iniziative scolastiche, campagne di sensibilizza-zione. Non saprei indicare il motivo del calo ma posso ipotizzare che qualche volta l’organico, che è poi quello che condiziona molto la raccolta differen-ziata, arrivando in discarica non sia così puro, sicché viene declassato e addirittura conferito in discarica, e tutto ciò pesa molto sulla percentuale finale. Il porta a porta viene fatto per intercettare il rifiuto all’origine, en-trare dentro le abitazioni e consentire al cittadino di non usare il cassonetto. Significa separare immediatamente carta, plastica, vetro e altro”. Brucchi annunciò che la raccolta por-ta a porta sarebbe dovuta partire a settembre in alcune zone del comune. Poi cosa se n’è fatto? Perché è ancora ferma?“Ho parlato con il sindaco Brucchi, stiamo lavorando sul porta a porta come percorso da intraprendere. La via sperimentale si è esaurita nel giro di qualche mese, la scelta iniziale di individuare solo qualche rione non si è rivelata praticabile, perché può capita-re che chi fa il porta a porta non appaia motivato e per esempio, pur di levarsi il dente, vada a conferire in altre zone. Purtuttavia nel giro di qualche mese chiuderemo il cerchio: per fine dicem-bre il porta a porta verrà eseguito nelle zone di Colleparco, Piano D’Accio, Colleatterrato e zona industriale di S.Nicolò”. La famosa auto blu è scomparsa o no?“L’abbiamo data indietro alla ditta di leasing: ci costava 10 mila euro all’anno”.La Cisl nel tempo vi ha addebitato diverse mancanze tra cui il mancato rispetto delle norme contrattuali e criteri non chiari sulle assunzioni del personale. “Coi sindacati avrò diversi incontri ed è mia ferma intenzione rispettare tutte le norme contrattuali: io sto dalla parte del lavoratore, mi aspetto molto da loro”.Per molti, i servizi della municipaliz-zata sono sempre “i soliti”, senza un

allargamento ad altri settori.“È mia intenzione far diventare la Team una società leader, competitiva, non soltanto nel settore dell’igiene pubblica ma anche in altri. Con il cimitero urbano e gli altri frazionali, 15 in tutto, vogliamo aprire un nuovo ca-pitolo; ci occupiamo già del recupero calore attraverso il controllo energeti-co della caldaia, poi stiamo vedendo di lavorare sulla pubblica illuminazione, il verde e la manutenzione dei giardini. Sono convinto che diverremo il braccio operativo dell’amministrazione”.Le spazzatrici della Team perdono letteralmente i pezzi in città. “Mi sono già attivato, ho parlato con le officine, c’è un problema nel calibrare bene le altezze, un problema tecnico che si può risolvere”.L’ex assessore Bucciarelli asserisce che “negli anni, la Team è stata con-dotta come una società tipicamente commerciale, senza tenere in conto il suo carattere pubblico. L’azione è stata indirizzata verso la massima-lizzazione del profitto, scegliendo la distribuzione degli utili, piuttosto che accantonarli”.“Da Chiodi in poi non si sono più divisi gli utili”.I musulmani avranno il loro spazio al cimitero?“Penso che i tempi siano maturi”.Che vita avrà il parco fluviale?“Già gli operatori Team stanno ri-pulendo la scarpata sotto il ponte S. Francesco, un mio pallino. Daremo grande attenzione al parco per ren-derlo più fruibile e poi tracceremo un percorso con diverse associazioni per progetti condivisi. Il parco, ripeto, è un mio obiettivo strategico”. La Team resta comunque una sfida emozionate. Non le pare?“Essere vice presidente e assessore alla Provincia di Teramo aveva una sua valenza ma essere presidente Team mi dà l’idea di rendere un servizio più vicino alla mia città. Siccome prima di tutto mi sento figlio di questa terra, fare qualcosa di importante per essa, va oltre il significato politico”. Quando scade il mandato?“Aprile 2011. Non ho tanto tempo, però vedremo”. u

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C ome nasce l’idea dell’ultimo editoriale, recante la sua firma, apparso sulla rivista “Teramani” dal titolo “AAA cercasi ufficio stampa”?

In realtà l’editoriale non nasce dal nulla ma segue un filo con-duttore cominciato a giugno, quando pubblicai l’annuncio dal titolo “AAA cercasi mecenate”. In quell’occa-sione, dopo aver letto un’inchiesta apparsa su L’Espresso, ebbi l’idea di mettermi in vendita a qualche politico in cambio di un attico a Roma. Purtroppo l’appello rimase inascoltato e quindi dovetti ingegnarmi nuovamente per ot-tenere una sistemazione. Ma prima di arrivare all’editoriale occorre fare un passo indietro. Il 7 giugno 2009 ad urne aperte Il direttore Re-sponsabile del quotidiano “La Città” dichiara il proprio voto per Brucchi (pag 3), inoltre, sem-pre nello stesso numero pubblica un’intervista a due candidati: uno della destra, Antonio Cerquoni noto imprenditore del mobile, ed uno della sinistra Vincenzo Montani dell’Ufficio Pubblicità e Comunicazione di Banca Tercas. (pag.9)Mi scusi, ma questo cos’ha a che fare con il suo editoriale?Ebbene, fallita l’idea di mettermi in vendita come “velina personale” (parliamoci chiaro, il mio fisico non è che sia il massimo), ho cominciato a chiedermi cosa avessi da offrire in cambio si una sistemazione. Mi perdoni ancora, ma perché pensa a una contropartita per ottenere un lavoro?La chiami pure sfiducia, ma a mio parere oggi per far carriera i titoli di studio non sono sufficienti, anzi a volte sono persino superflui (basta dare un’occhiata alle TV). È per questo che mi sono spremuta le meningi per riuscire a trovare qualcosa da offrire. Dal momento che sono una zitella sfigata (e non come qualcuno ha insinuato una editorialista sfigata) sicuramente non posso contare sull’appoggio di un amante o un marito influente in grado di garantirmi una posizione. Inoltre, essendo in cerca di occupazione, è chiaro che non possa offrire nem-

l’autointervista di Maria Grazia Frattaruoloottobre 2009

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06

MariaGraziaFrattaruoloTento di mordere la vita mettendomi in vendita: per scherzo… o forse no?

meno un contropartita monetaria. E allora cosa mi rimane? Avevo pensato, in un momento di disperazione di mettere in vendita un rene, ma insomma, non sono disperata fino a que-sto punto. Poi un giorno ecco il colpo di genio, e qui arriviamo ai fatti di cui sopra.Avevo sempre avuto la convinzione che il giorno delle ele-zioni non si potesse fare campagna elettorale o comunque che quella dell’endorsement fosse una pratica non solo poco diffusa in Italia ma impraticabile se si vuole restare imparziali o se solo si dice di esserlo. Invece il 7 giugno scorso scopro che le mie convinzioni sono del tutto sbagliate. Se il Direttore Responsabile di un quotidiano, che da sempre professa il suo non allineamento può, non vedo perché non possa io, restando comunque al di sopra delle parti. La differenza tra me e lui è che nel suo caso, l’articolo è stato pubblicato per puro spirito d’informazione, io invece (più furba di lui) vorrei sfruttare quest’opportunità per ottenere qualcosa in cambio, ovvero un’occupazione.

Però leggendo il suo editoriale si evince che lei prediligereb-be un impiego presso un Ufficio Stampa. Perché?Sicuramente perché è un lavoro che mi piacerebbe svolgere

ma non ho mai avuto il coraggio di farmi avan-ti pensando occorressero requisiti che in tutta onestà io non possiedo. Ma anche questa volta ero in errore. A seguito della nomina come nuovo addetto stampa del Comune di Teramo della Signora Elisabetta Di Carlo (moglie del più noto Antonio D’Amore), che è andata così ad affiancare il Dottor Nicola Di Paolantonio, ho cominciato a nutrire un particolare interes-se nel leggere i loro comunicati stampa (im-presa alquanto ardua dal momento che per un lungo periodo “Teramani” non ha ricevuto corrispondenza da parte degli uffici comunali, blackout che si è poi fortunatamente risolto dopo sollecitazione da parte nostra diretta-

mente all’Ufficio del Sindaco Brucchi). Leggendo i comunicati mi sono resa conto che in fondo potevo provarci anch’io. Ho qualche nozione di dattilografia e le mie conoscenze del PC arrivano al punto di essere in grado di scrivere correttamente una “A” maiuscola accentata invece che con l’apostrofo (vedi carta intestata del Comune), ma è tanto per dirne una. Voglia-mo parlare delle mie scarse doti linguistiche? Ebbene laddove in un comunicato stampa le “Opere” del grande Maestro De Chirico vengono definite “quadri”, come se fossero le spennel-late amatoriali di un pinco pallino qualsiasi, di che vogliamo parlare?Inoltre uno dei motivi che mi spingono a prediligere questo tipo di lavoro è che non occorre espletare quell’antipatica usanza che è il concorso pubblico (chi l’avrà inventata questa scioc-chezza?), ognuno può scegliersi l’addetto stampa che prefe-risce e se capitasse che qualcun altro non fosse d’accordo si potrebbe sempre far leva sui sentimenti umani e raccontare

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sogni inconfessabilipag

07

B eh… ad occhio e croce, scrivendo e scherzando, sono quasi giunto al quarto anno di collaborazione a

questo giornaletto scalcinato di figure a colori. Adesso, mi chiedo se non sia giunta l’ora di rivelare, ad una misera metà di non assidui lettori, informazioni vaghe su chi si ostina a scrivere queste inutili facezie. Considerando che l’altra mezza è costituita da parenti strettissimi, mi rivolgo esclusivamente a quei tre o quattro malcapitati, disorientati per la città, che ogni mese spannocchiano questo insulso periodico. Il mio nome si legge come si scrive a differenza della mia foto segnaletica in alto a destra, che dovrebbe essere letta con occhi rimessi indietro di una trentina d’anni. Da grande avrei voluto fare la star internazionale. Un divo del cinema piuttosto che la rockstar giramondo. Me tapino! Il destino ha invece voluto riservarmi una carriera ventennale e trabal-lante di pianista di piano bar per poi catapultarmi d’un botto in una sperduta Ricevitoria Pt di paese. Però poi, prima

di evadere dalle Poste e rigenerarmi come disoccupato di lungo corso, l’ultimo canto del cigno mi ha consentito ancora una volta di esibirmi al pianoforte, in quel di Cortina d’Ampezzo, all’indomani di finire appiccicato definitivamen-te nel ruolo che in questo momento rivesto all’interno di un ente regionale, seduto e guarda caso – si vede che è il mio destino - dinanzi ad una tastiera, di fianco alle macchinette da bar dell’ufficio, ad occuparmi di monitoraggi sul pc. C’è un’altra cosa che volevo fare da grande e non l’ho mai

potuta tradurre in realtà: il commer-ciante! Veramente, ho cercato, all’epo-ca, di intrufolarmi nel negozio di mia moglie, ma con scarso successo, tanto da indurre la poveretta ad abbassare presto e per sempre le serrande del proprio negozietto. Ecco cosa si rischia quando s’insiste lad-dove si è confusamente incompetenti. E a tal proposito, prima di finire ad illangui-dirvi (allanguanirve), vorrei raccontare la triste storiella de “Il giornalaio infelice”.

«Un mattino un povero giornalaio di quartiere, risveglian-dosi da sogni inquieti, si ritrovò nel suo letto tramutato in un piccolo giornalista di provincia. E convinto di tutto ciò, prese subito a scriversi i giornali da solo, per poi rivenderli, ad uno ad uno, a chi gli aveva dato prima i soldi per l’inchiostro. Così facendo, diede origine ad un circolo imperfetto, un preoccu-pante intasamento neuronale. Vale a dire, quello di veicolare per tutta la città le proprie inutili distrazioni, che egli illuso-riamente s’intestardiva a chiamare “fatti di cronaca”». Dice il saggio “Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”. u

ottobre 2009

IlCommerciante

di Mimmo Attanasii

ma volevaessere una star…

qualche innocente bugia tipo: sono una senzatetto, una profuga o magari che mio marito mi ha lasciata…no, quest’ul-tima è meglio di no, sono zitella io.A questo punto quali risposte si attende?Che qualcuno prenda in considerazione la mia proposta e che finalmente anche le mie tasche possano trovare un po’di sollievo.Ma più realisticamente cosa pensa che accadrà dopo la pubblicazione di questa intervista?Mi aspetto quello che solitamente acca-de quando si fanno certe affermazioni. Sicuramente qualcuno dirà, contando

sull’oblio, che i fatti elencati non corri-spondono al vero, ma io posso sin da ora garantirvi che è tutto nero su bianco e accessibile a tutti. Poi ci saranno quelli pronti a lanciare insulti personali, come estremo tentativo di sviare i lettori dal nocciolo della questione e indice, a mio parere, di mancanza di argomenti. Infine, qualcun altro, tra i più maliziosi, dirà che sono stata imbeccata, ma se così fosse significherebbe che sono stata già comprata e quindi il mio appello non avrebbe alcun senso. Io sono ancora in vendita, compratemi!A questo punto non ci resta che farLe i

nostri auguri.Mi scusi posso approfittare per fare degli auguri personali?Certo.Vorrei approfittare di questo spazio per fare i miei più sinceri auguri a “La Città” che ha da poco inaugurato la sua enne-sima nuova sede in Via Capuani, con un altrettanto rinnovato “parco giornalisti” . Faccio gli auguri a tutta la Redazione e, ovviamente altrettanto calorosissimi, alla nuova compagine societaria che può contare su nomi di grosso calibro, tutti appartenenti all’area del centrosinistra. Toh!!! u

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A Chi lo do staseraSquallor - Uccelli d’Italia (1984)di Pace, Corsetti, Conti

M e Il sistema politico esprime la sua resistenza al cam-biamento nella concezione partitocratica.La concezione partitocratica concepisce e postula

l’alternanza, non l’alternativa. Una volta va al governo una coalizione e una volta un’altra, ma tutto sommato non cambia molto, se non niente: il sistema politico – sociale, la concezione del mondo e della vita, i rapporti sociali e umani non cambiano.Dietro la democrazia formale, comandano i grandi interessi : come si dice nel “Gattopardo”, tutto deve cambiare perché nulla cambi.L’alternativa è qualcosa di diverso, sta in un nuovo tipo di autorità, che sorga dal popolo il quale sappia esprimerla e riconoscerla come benefica, spezzando, attraverso la consapevolezza, la catena della tendenza a ripetere scelte negative, un nuovo tipo umano che abbia eletto il bene come idea della vita, un nuovo modello diversificante che faccia quindi evolvere la società, che non consideri i cittadini come greggi da sfruttare, che non vuole sottomissione, che sappia guidare, non dominare con la corruzione e il clientelismo, che abbia superato questo bisogno nevrotico di dominio, di brama del potere, che sia fondata sul senso di giustizia e di amore per il popolo. Ciò implica un cambiamento strutturale del carattere che si può definire, in senso psicologico e politico, rivoluzionario. E’ questa l’unica, vera, radicale e pacifica rivoluzione.Questo nuovo tipo di autorità, e cioè di uomo, è ognuno di noi in qualsiasi ambito o relazione dove esplica la sua influenza ed esercita la sua funzione, nella famiglia, nel luogo di lavoro, nei luoghi sociali e culturali, in un movimento politico, nello Stato.Tutto questo, e cioè un nuovo tipo di autorità di uomo e una società diversa, può sembrare utopia.Ma considerare utopia, cioè non realizzabile, la possibilità di cambiamento verso il bene dell’individuo e della società - guarendo, attraverso la consapevolezza, dal male ricevuto e ritrasmesso - è dovuto alla sfiducia, anch’essa guaribile, derivante dalle diverse delusioni ed è soltanto una forma di resistenza, comprensibile, nel processo di conoscenza ed evoluzione dell’uomo. L’utopia di oggi, necessaria per la salute e la felicità degli esseri umani, è la realtà in divenire e quella di domani, che noi abbiamo il compito esistenziale e il dovere morale di costrui-re, per noi e soprattutto per le nuove generazioni. Il processo è certamente lento ed esige generazioni e per questo ci può sembrare che nulla si muova e che inane è la nostra opera, perché non riusciremo a vederne il compimento nel corso della nostra vita o comunque un certo grado di realizzazione:

riflessioni

ecco perché occorre la fede. Dice infatti il Talmud “Non tocca a te portare a termine il compito, ma non hai neanche alcun diritto di ritirarti” e ancora il Talmud, in una frase che dà il senso socio-esistenziale della vita, “Se non sono per me chi sarà per me, se sono per me stesso soltanto che cosa sono, se non ora quando ?”“Piero, se non ora quando?”“Ora, Giorgio, ora”. u

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L’utopianecessaria

di Piergiorgio D’Andrea

parte terza

A chi lo do stasera? Questo puparuolo... oh?

Sono la tua pantera dammelo dove vuoi!

Te lo ridò stasera ah! Dove me lo ridai?

Dove lo pigli stasera? Ah deciditi amor mio

Notte più notte ‘o sanghe ‘e chi t’è muorte notte più notte ‘o sanghe ‘e chi t’è muorto (stop)

A chi lo do stasera? Dammelo qui qui-qui (sul cuor)!

Se te l’appoggio in mano, tu cosa ne farai?

Notte più notte ‘o sanghe ‘e chi t’è muorte, notte più notte ‘o sanghe ‘e chi t’è muorte.

E si confusero per vie strane, questi due individui,

che non si conoscevano per niente, ma ad un tratto ci rifù l’inizio:

a chi lo e hai schbagliato c’è il sassofono

fallo cantare a quel cornuto, di Pietro, fallo cantare! che è giovane si deve esaltare

e... stringi.... de strunzi che dobbiamo andare avanti!

Notte più notte ‘o sanghe ‘e chi t’è muorte, notte più notte ‘o saaaaan

notte più notte ‘o sanghe ‘e chi t’è muorte, notte più notte perché?

Notte più notte me lo sento nelle chiappe! Notte più notte più notte perché?

Perché?

E’ finito il pezzo andiamo, quant’è? Due minuti e venti!

No, quant’è che ci danno? Cinquantamilalire, cento trecent quattrocent cinquecent? Attenzione: la coppia idrofuba che ha cantato è rispettata fuori

pe’ quattro schputi ‘n faccia! L’ anima ‘e chi v’è stramuort!

vicende italiane

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È Gianfredo De Santis, imprenditore del Settore Impianti di

Civitella del Tronto, il nuovo Presidente della CNA di Teramo, a seguito della fine del mandato di Giovanni Simonetti in carica dal 2001. Lo ha eletto sabato 26 settembre, per accla-mazione l’Assemblea CNA che presso la Sala Convegni CNA di Teramo ha rinnovato anche gli altri organismi: Presidenza e Direzione Provinciale.

De Santis, che ha ringraziato grato la platea presente al Congresso e si è impegnato di portare avanti gli aspetti programmatici emersi dal congresso, sarà affiancato da una validissima e qualificata squadra di Presidenza, rappre-sentativa di tutto il territorio provinciale, composta da: Enio Straccia “dell’Immobiliare Airone” di Alba Adriatica, Simo-netti Giovanni ceramista di Castelli, Gerardo Pomponi della “Edilglas” di Teramo, Carlo Cianetti, grafico della “Cianetti Stampa e Comunicazione” di Teramo, Elvira Di Giuseppe nota acconciatrice di Teramo, il ristoratore Gabriele Marrangoni

artigianato

di “Borgo Spoltino” a Mosciano S.A., Giovanni Di Michele imprenditore della “D&D Pelletteria S.R.L.” di Mosciano S.A. ed Attilio Petrini della “Carrozzeria Petrini” di Roseto degli Abruzzi.Saranno con lui alla guida dell’Organizzazione Gloriano Lanciotti, riconfermato Direttore Prov.le., gli invitati perma-nenti Cicioni Vincenzo in qualità di rappresentante Reg.le di CNA Servizi alla Comunità, il Presidente CNA Pensionati Silvano Paci ed in qualità di invitati a tema i Presidenti di CNA Produzione Alfredo Martinelli, di CNA Impianti Mauro Copelli, di CNA Alimentare Valter Picchini e di CNA Costruzioni Valerii Lanfranco.L’Assemblea è stata aperta dalla relazione del direttore Lan-ciotti sul tema dell’articolata sfida del Futuro delle Imprese sul territorio, cui è seguita una tavola rotonda sul tema della crisi e della sua complessità con gli interventi program-mati dell’Assessore Prov.le Ezio Vannucci, dell’Assessore Comunale Giorgio D’Ignazio, del Direttore Generale CCIAA Giampiero Sardi, del Presidente CNA Abruzzo Franco Cambi e degli ospiti l’Onorevole Augusto Di Stanislao ed il Consigliere Reg.le Claudio Ruffini.Al termine del dibattito, l’assemblea si è conclusa con il commovente intervento del Presidente uscente Giovanni Simonetti. u

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Gianfredo De Santisè il nuovo Presidente della CNA di Teramo

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di Maurizio Di Biagio

culturale “che sia un vanto per questa nostra cara Teramo: il mio sogno – insiste – sarebbe quello di ricevere un giorno la telefonata e vedermi assegnato l’incarico per sviluppare questa meraviglio-sa idea”. Di Sabatino, l’artista che ha collaborato con Ruggiero, Biondi, Al-bertazzi e Placido, solo per fare alcuni nomi, ricorda i tempi in cui lui invitava i suoi colleghi nei festival che organizzava, come quello dell’Interamnia Jazz Festival: “Ora una cosa simile è impensabile; sì fermento musicale ce n’è in città ma è sempre fine a se stesso, senza alcuno sbocco, di questi tempi ognuno pensa a sé, ognuno cura le proprie cose, si sgomita, si parla male degli altri e la mediocrità si fa strada”. “Non c’è meritocrazia”. E porta l’esem-pio di Faremusika, l’associazione musicale di Nicoletta Dale e soci che organizzano seminari con artisti importanti come Frank Gambale, puntualmente snobbati dalle altre scuole del posto che per tutta risposta non inviano i loro allievi: “Manca una sufficiente apertura mentale, e poi che significa, se il mio più acerrimo ne-mico dovesse organizzare una cosa simile, io sarei il primo a dire vacci, è davvero una guerra tra poveracci” insiste. “Teramo è una

città difficilissima per l’arte musicale, piena di invidie e di gelosie”;Paolo Di Sabatino ha recentemente registrato un disco in Giappone, dove ha un buon successo: a giorni lui, il fratello Glauco e Marco Siniscalco prenderanno l’aereo direzione Tokyo e Osaka. Due suoi brani saranno com-presi nell’ultima fatica di Mario Biondi, assieme ad altri due di Burt Bacha-rach. “Con il sisma le cose appaiono cambiate, il mio amico Mauro Di Dalmazio, con cui da ragazzo giocavo a pallone, proverà a cambiare le cose, ma è un’impresa. Per me solo chi merita può sperare in qualche aiuto,

il resto che faccia altro, in queste cose ragiono peggio di un talebano”. Oltre al polo culturale, idea che Paolo Di Sabatino supporta costantemente, il piani-sta teramano si auspicherebbe anche una riedizione del vecchio Festival Jazz da tenere magari in un Teatro romano tirato a luci-do almeno per poter seguire alcuni eventi

musicali o nella location più invernale del nuovo teatro ancora da realizzare. Una Teramo da sviluppare in tutti i sensi, all’insegna della cultura. “Ma bisogna concedere crediti solo a chi merita veramente”. Purtroppo però i finanziamenti a pioggia restano, anche se per la verità non c’è più una lira in cassa. “A mio modesto avviso si dovrebbero finanziare solo spettacoli che fanno girare il nome dell’Abruzzo, opere produttive, che abbiano un ritorno: che senso ha spendere tanti soldi per delle cose che riman-gono in città o che al massimo arrivano fino a S. Nicolò?”. “Oggi abbiamo una grande occasione, i nostri governanti dovreb-bero mostrare più coraggio nel dire: guarda tu non vali nulla”. u

Paolo Di Sabatino

persone ottobre 2009

S i può facilmente attestare che nella nostra città e nelle altre ancora del nostro stivale, come nelle lande del Sol Levante, il pianista e compositore Paolo Di Sabatino abbia

già un nome. Il teramano famoso in diversi paesi stranieri ama profondamente la nostra città perché spesso per il suo lavoro se ne allontana. E come tutti coloro che guardano la loro amata con gli occhi di chi torna dopo una lunga assenza, o dopo tanti piccoli e frequenti distacchi, sguinzaglia la scanzonata e velenosa linguaccia dello zio emigrante. Il tema è quello spinoso dell’arte musicale e dei suoi epigoni. La reprimenda è dura. “Che scompaiano le mezze calzette in questa città – s’accanisce da principio Di Sabatino, che recentemente ha scritto due brani per Mario Biondi- perché mi sono stufato di vedere gente che la mattina s’alza e pontifica senza avere le giuste competenze, vorrei davvero vedere le biografie - e non quelle fasulle - di questi artisti, quelle effet-tive, vorrei dare un’occhiata alle loro locandine, alle produzioni discografiche, alle ospitate a livello nazionale e internazionale”. Oggetto della giaculatoria quegli artisti musicali del posto che sono abituati a coltivare il proprio orticello senza fornire alla città un vero impulso, in una Teramo divenuta in questo campo molto “egoista”. Non è un mistero che il sogno di Paolo Di Saba-tino sia vedere un giorno a Teramo la nascita di un polo culturale: “Un posto - dice - dove farsi una birra con gli amici e ascoltare un po’ di musica jazz, classica, oppure assistere ad una presentazione di un libro o ad una pièce teatrale, cultura a tutto tondo insomma”. Questo il suo scopo attuale e intende perseguirlo senza un attimo di requie. Avrebbe individuato pure la location: “Regina Margherita ad esempio non è male, vicino al centro cittadino, eccezionalmente fruibile”. Un polo

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più coraggio nella cultura

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la Turbogaspag

11di Maurizio Di Biagioottobre 2009

senatore a sostenerlo - “l’assise in genere approva tutti i Prg”. Il vincolo paesistico “è cambiato da sei anni” aggiunge Tancredi. “Quell’area passava a zona industriale già nel 2003”. Ciononostante, a raffreddare gli animi è intervenuto nel luglio scorso il parere negativo del Ministero dell’Am-biente che per Cortellucci non ha concesso la Valutazione d’impatto ambientale. L’ex sfidante del governatore Chiodi, Carlo Costantini, torna comunque a sostenere che il voto in consiglio, senza nemmeno attendere il parere del Ministero sull’impatto ambientale, fu una forzatura sia sotto l’aspetto legale che procedurale: “L’amministrazione Chiodi ha subi-to pressioni per approvare in pochissimi tempo la variante. Erano presenti decine di modifiche al Piano paesistico regionale quando invece lo stesso può essere modificato per minime parti”. A Teramo, in consiglio comunale la mag-gioranza di centrodestra non boccia il progetto e respinge l’ordine del giorno presentato dal Pd con il quale intendeva cancellare l’intervento per realizzare al Turbogas in Con-trada Cortellucci. Il sindaco Brucchi appare fermo: “Per noi il discorso è stato chiuso dal parere negativo sulla Via”. Il sindaco in bicicletta ha il pensiero rivolto altrove:

“Al termovalorizzatore” manda a dire.

Ruffini: “Chiodi imbarazzante”Per il consigliere regionale Pd Clau-dio Ruffini quando “ci sono in ballo le grandi opere c’è sempre qualcuno che s’inserisce per il proprio tornaconto, è diventata una sorta di prassi, un male tutto italiano; tangentopoli non è morta e nemmeno la corruzione”. Anche il giuliese vuole andare a vedere, tanto per usare un termine pokeristico, chi ha incassato i 100 mila euro: “Una fondazio-

ne, un’associazione?”. Nella sua esperienza con la turbogas del 2000, quando nell’area dell’ex Saig si doveva realizzarne una, apportando a Giulianova notevoli benefici in termini di opere pubbliche, servizi sociali ed anche occupazione, Ruffini bloccò tutto quando sorsero i primi comitati. Con dati scientifici alla mano illustrarono tutte le controindicazioni al progetto, tutti i problemi che l’opera avrebbe causato all’ambiente. “Non c’è nulla di male a ravvedersi per tempo, è un atto di grande onestà e rispetto soprattutto verso i cittadini”. Ruffini si dice imbarazzato dell’atteggiamento di Chiodi che rivede il Prg e lo riporta in consiglio nel 2006 perché sovradimensionato, “però contestualmente apporta un’ulteriore modifica inserendo i 18 ettari dell’area di Cor-tellucci che passarono da agricola a industriale, sottraendo al piano paesistico molte zone”. Ruffini infine ricorda a Tan-credi che “la Regione non si esprime nelle scelte del Prg, di stretta competenza dei comuni, ma sicuramente su quelle del Piano paesistico: è la Regione che decide se un’area va svincolata o meno”. u

L’ affaire turbogas a Teramo è risorta dalle ceneri di un’inchiesta della procura di Crotone. Così quasi per sbaglio, da quando insomma i magistrati calabre-

si, indagando sul filone della realizzazione a Scandale di un’opera simile a quella abruzzese, si sono imbattuti su di un sistema di presunte collusioni fraudolente tra politici ed imprenditori all’interno del quale è uscito fuori un nome che lega le due vicende: quello di Giuseppe D’Anna, interme-diario della Sithe Global, la ditta americana incaricata dei lavori. Un nome che porta dritto a Teramo, o meglio dappri-ma ad Angelo D’Ottavio, assessore provinciale pescarese e unico effettivamente indagato in questa storia per concussione. Avrebbe chiesto all’intermediario della Sithe Global, l’ingegner D’Anna, di affidare i lavori alla ditta di suo cognato (Somi Impianti di Claudio Zaccagnini) in cambio del suo interessamento alla realizzazione della centrale turbogas a Teramo. Un prodi-garsi, il suo, che agli occhi dei magi-strati è parso allarmante. Frattanto, la procura indaga anche su una donazione di centomila euro fatta dagli americani della Sithe Global alla Regione Abruz-zo per la ricostruzione dell’Aquila. Beneficenza? Oppure c’è dell’altro? La bomba comunque è scoppiata e presto le indagini saranno trasferite in Abruzzo. Nelle intercetta-zioni telefoniche a disposizione della Procura di Crotone, D’Ottavio premette, prima di presentare suo cognato “che installa turbine”, di essersi sentito con il senatore Paolo Tancredi. Concussione? A Teramo gli interessati sono scet-tici. Poi non credono che gli americani, di solito così easy nei procedimenti amministrativi made in Usa, abbiano ancora la pazienza nel seguire le farraginose lungaggini del nostro sistema, tant’è che hanno già virato in direzione Spagna. E non credono nemmeno al potere che i magistrati addebitano al D’Ottavio nello smuovere le acque, tanto da meritarsi la concussione. “Non credo proprio che D’Ottavio – interviene Tancredi – potesse millantare di poter sbloccare l’iter della turbogas in cambio di favori a ditte sue amiche, perché quel primo giugno (quando il pescarese incontrò i rappresentanti della Sithe) si attendeva che la Regione desse il via libera al Prg di Teramo” anche se per la verità – ed è lo stesso

Ari…turboper un pugno di dollari

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N oi tutti ritenevamo che la fame nel mondo fosse diminu-ita, ma quando la TV ci ha fatto vedere sommosse per il riso, siamo rimasti sorpresi ed indignati, anche perché gli

stessi “paesi poveri” lo sono meno di vent’anni fa. Brevemente, gli elementi trascinatori di tale catastrofe sono cinque: eccesso di domanda alimentare dei paesi emergenti; uso di prodotti agricoli per la produ-zione di bìocarburanti; speculazione finanziaria; problema demografico. Per sapere qual è il quinto, occorre andare alla fine dell’articolo. Per quanto riguarda tali problemi, bisogna sapere che in Italia esiste sempre il pregiudizievole no agli OGM, organismi geneticamente modificati. Tempo fa su “Il sole 24 ore” sono stati scritti alcuni articoli tra cui uno di Guido Romeo dal titolo “OGM: la fame nel mondo non può aspettare” in cui si pongono in rilievo alcuni dati: biofuel e boom dei consumi spin-gono i prezzi di grano, soia e mais a rialzi dal 60% al 90%; Usa, Canada, India, Sudafrica e paesi asiatici puntano quindi su OGM impiantati sulla soia stessa e colza; nei laboratori di Fiorenzuola e Milano sono stati scoperti geni per ridurre l’utilizzo di concimi chi-mici ma è vietata la sperimentazione in campo e la coltivazione! Se in America grandi imprese come la Novartis e la Monsanto la fanno da padrone — e la Cina è già al 20% di questo tipo di colti-vazione - l’Europa, ormai stanca e vecchia, è ferma ad appena 110 mila ettari dì transgenico. In realtà le posizioni dì OGM free come l’Italia sembrano destinate a scomparire per forza di cose. Tali colture sono interessanti e sempre più spesso preferite per la loro resistenza agli agenti patogeni. Dietro questa nuova popolarità non c’è solo la pressione dei mercati, ma anche piante “di terza generazione”, molto più sofisticate di quelle che 15 anni fa erano semplicemente sviluppa-te per resistere agli erbicidi e vennero immediatamente bollate come “cibo Frankensteìn” dall’Europa. Gli alimenti così modificati potrebbero essere da un lato meno inclini all’appassimento, da un altro renderebbero possibile sfamare anche chi è intollerante verso quegli stessi cibi. Tutto questo non è servito all’ultimo vertice FAO di Roma, più rito che sostanza, in cui non è arrivata nessuna proposta seria e netta.

dove stiamo andando?

La FAO è l’organizzazione intergovernativa dell’ONU per l’alimen-tazione e l’agricoltura, cui aderiscono 191 paesi più l’UE. Fondata nel 1945 a Quebec City, si propone di liberare l’umanità dalla fame. I paesi contribuiscono al sostentamento dell’organizzazione mediante contributi propri — i quali derivano dai tributi pagati dai cittadini, per mantenere la bellezza di milleseicento dirigenti e duemila impiegati (pensate al rapporto numerico dirigenti/impie-gati!), più una miriade di consulenti esterni per singoli progetti. Nel 1995 essa s’impegnò a dimezzare gli ottocento milioni di affamati nel mondo; a distanza di tredici anni sono ottocentocin-quanta e si stima — prudentemente! - che crescano di almeno cinquanta/cento milioni l’anno! Nel 2006/2007 il bilancio è stato di 651 milioni di euro. A fronte di tutto questo si discute ancora oggi sull’utilità di un baraccone simile, anche se qualcuno, ha avuto la bella pensata di affermare che tale collettività disorganizzata ed inefficiente “ha metà dei dipendenti della regione Lombardia”. Nell’ottobre del 2007 un comitato di valutazione esterna, voluto dalla Francia, Stati Uniti e Giappone ha sviluppato un dossier sull’organizzazione. Risultato: sprechi, burocrazia, assenza di collegamento tra centro e periferia. Come se non bastasse, l’Europa continua a parlare a

più voci, discordanti, e molti paesi - Italia in testa, utilizzano ancora regimi protezionistici dell’agri-coltura i quali fanno sì che da noi si buttino pomodori, frutta e latte mentre in altri posti si muore di fame. La FAO, inoltre, non ha nessun potere coercitivo presso le nazioni aderenti, come ogni organo internazionale, fatta eccezione per il consiglio di sicurezza. Ah, quanti enti, quanti sprechi, quante sovra-strutture che spendono soldi in auto sopravviven-za, inutili studi, consulenze d’oro!

Allora gli Stati membri,— cui non piace la loro stessa gestione, - pensano bene di ridurre i finanziamenti. Così, per contrastare questa totale indifferenza, l’Unione Europea ha preso il coraggio a due mani e deciso di destinare al cosiddetto “terzo mondo” un miliardo di euro, che chissà poi a conti fatti qualcuno effettivamente pagherà! Inoltre, questo è il quinto motivo, - i soldi destinati ai paesi africani vengono utilizzati dai governi del luogo per acquistare, invece che zappe e picconi, mitra e armi varie. Altro che cereali! Finché c’è guerra, c’è speranza! u

di Ivan Di Ninoottobre 2009

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Fame nel mondo: ora chesi fao?

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I n una calda mattina di luglio, un incontro casuale risveglia la mia attenzione un po’ confusa ed

appannata dalla calura estiva: Don Giovanni Saverioni, insegnante di religione, giornalista, realizzatore del complesso parrocchiale di Villa Mosca e poeta sensibile e finissimo. Due parole di presentazione da parte di un’amica, qualche battuta spirito-sa, ricordi legati a Castel Castagna, il mio paese natio e poi mi ritrovo tra le mani un volumetto: Giovanni Save-rioni - Sfoghi poetici. Appassionata di poesia, penso e poi dico ad alta voce che non avrei potuto fare un incontro migliore! Nel frattempo Don Gio-vanni Saverioni, buon intrattenitore, racconta i suoi incontri con il poeta Diego Valeri e con lo scrittore Primo Levi e alcuni episodi della sua vita, dai quali traspare uno spiccato senso dell’umorismo. Un bel personaggio davvero, un uomo coltissimo come evidenziano le splendide citazioni di Proust, Sant’Agostino, Poélet, Leon Blay premesse ad alcune sue poesie. Tornata a casa ho letto il suo libretto

uomini di chiesa

tutto d’un fiato, con avidità di cono-scere l’anima di questo sacerdote che mi ha colpito così profondamente. Ho trovato le liriche bellissime. Tutte, dalla prima all’ultima. Dio, creatore e signore di tutte le cose create e non create, fine ultimo di ogni creatura, come dice il poeta dei poeti (Dante Alighieri), è il tema principale delle liriche, attorno al quale ruotano le notazioni pessimistiche dell’autore: l’incapacità dell’uomo odierno, perso dietro alla tecnologia, alla moda, alla politica e alle cose futili, di apprezza-re le cose pure e semplici della vita (Piantalo un fiore, non ti vergognare/di tuo figlio che gioca col computer/

di tua figlia che si imbroda nella moda,/dell’amico che sproloquia di politica/o pontifica con l’ultima bar-zelletta./Piantalo un fiore/sul bal-cone della tua ani-ma./Farai fiorire il mondo!), l’assenza del perdono, della bontà, della gene-rosità, dell’amore in questo mondo dominato sempre più dal consumi-

smo e dall’egoismo (Torna anche tu a cantare/Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo./E non dire che è romantici-smo,/sdolcinatura mielata e intimi-sta/Se scavi dentro la tua anima/e ritrovi la sorgente dell’amore/se sei disposto a sopportare e a perdonare/se ti senti più buono e generoso/è Natale anche nel tuo cuore. L’uomo, evidenzia Don Giovanni Saverioni nelle sue liriche, pensa solo al successo, ad accumulare denaro, ad ostentare il suo benessere, per questo non ha più tempo per ama-re, per donare, per pregare. Corre, corre ed è sempre in ansia e alla sera, stanco, non ha sonno e non ha pace. Eppure se trovasse il tempo di guardarsi nell’anima e parlare con Dio, certamente troverebbe un po’ di sole, domani, all’alba dietro la sua porta e ritornerebbe ad essere felice. Il messaggio racchiuso nelle liriche è chiaro. E giunto il momento che questa umanità distratta, inaridita, peccatrice si stacchi dalle passioni e dagli allettamenti dei sensi e si rimet-ta in cammino verso l’Infinito, verso Dio, perché solo in lui sono la pace e la verità.

Dio non è una farfalla “La pace non è dove voi la cercate” S. Agostino-Confess. IV,12-8 Eccola! Svolazza sulla siepe! Solo un piccolo gesto! Due dita che si stringono! Zzacc! ...E la farfalla... se n’è volata via. Quante farfalle volano tra le piante! E noi, dietro a loro, con l’occhio immelanconito. Loro, liete nell’aria luminosa; noi, fermi e delusi, a mani vuote; Ma Dio... non è una farfalla che si perde nell’aria.

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13ottobre 2009

Don Giovanni Saverioni

di Maria Gabriella Di Flaviano

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S aranno l’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi” e l’inglese Wayne Marshall, direttore d’orchestra, pianista ed organista -uno dei musicisti più versatili ed

estrosi di oggi, uno degli interpreti più rinomati delle musiche di Gershwin, Ellington e Bernstein- ad inaugurare, il 12 novembre, la nuova Stagione dei Concerti della Società Primo Riccitelli di Teramo, giunta quest’anno alla sua trentunesima edizione. In programma, uno straordinario concerto d’apertura (al Teatro Comunale, inizio alle 21) dedicato , appunto, a Gershwin (Concer-to in fa, Ouverture da “Girl Crazy”) e Leonard Bernstein (Danze Sinfoniche tratte da “West Side Story” e Ouverture da “Can-dide”). In totale, sono tredici i concerti in cartellone con ospiti d’eccezione ed importanti rappresentanti del mondo musicale nazionale ed internazionale, più cinque fuori programma dedi-cati ai “Giovani Interpreti a confronto”realizzati in collaborazione con la Guzik Founndation di San Franci-sco e l’Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Braga” di Teramo. Appuntamenti imperdibili dedicati a tutti gli appassionati di musica colta che continueranno fino a metà maggio 2010. Dopo l’Orchestra Sinfonica, il cartellone proseguirà con il violinista Shlomo Mintz -che accompagnato al piano da Petr Jirikovsky eseguirà brani di Grieg, Dvorak, Saint-Saens e Rimsky-Korsakov (il 21 novembre) – e con il pianista Ramin Bahrami, uno dei migliori interpreti di Bach al mondo, che tornerà a Teramo (il 2 dicembre) dopo il grande successo ottenuto con il concerto del 2006. Anche quest’anno, poi, non mancherà il consueto appuntamento con la Musica gospel. Il 21 dicembre si esibirà il Benedict Gospel

teatro

Choir, formazione creata e diretta da Darryl Izzard, costellata da una lunga serie di successi che lo ha portato, nel giro di pochissimi anni, a divenire uno dei gruppi gospel più conosciuti ed amati negli USA. Agli inizi del 2010, l’11 gennaio, sarà la volta dell’Ucrainian National Symphony Orchestra, una delle migliori orchestre sinfoniche dell’Europa orientale, costituita a Kiev nel 1918, e del chitarrista Marco Carnicelli. Michail Limits, vincitore del Concorso Internazionale pianistico “Brusoni” 2009, sarà a Teramo il 21 gennaio con un repertorio dedicato a Beethoven e a Chopin. Il 15 febbraio, invece, il Trio Wanderer di Parigi si esibirà in un particolare concerto dedicato a Schumann, Liszt e Mendelssohn, mentre il 25 febbraio sarà il giovanissimo pianista coreano Jinsang Lee (vincitore del Concorso Internazionale pia-nistico “Geza Anda” 2009) ad esibirsi in un repertorio dedicato a Chopin e a Schumann. Con Evelyn Glennie, il 12 marzo, si cambia musica grazie alle sue particolari percussioni che l’hanno fatta conoscere ed apprezzare in tutto il mondo (tiene oltre cento concerti l’anno), apparendo sulle copertine delle più importanti riviste e pubblicazioni. Seguiranno il chitarrista Eliot Fisk (il 24 marzo), l’Henschel Quartet con Simonie Braconi, prima viola al

Teatro alla Scala, e l’arpista Xavier De Maistre (il 21 aprile), vero specialista del suo strumento e della tradizione cameristica francese, cono-sciuto nell’ambiente musicale quale l’artista che ha saputo liberare l’arpa dagli angusti spazi nei quali da sempre era stata confinata. Chopin sarà il

protagonista del con-certo di chiusura della Stagione (il 5 maggio), grazie al pianista Pietro De Maria, uno dei più apprezzati. Tra l’8 e il 17, inoltre, è prevista la particolare sezione “Giovani Interpreti a confronto”nel corso della quale si esibi-

ranno i pianisti Niccolò Cantagallo, Filipp Kopachevsky, Anastasia Yasko, Gerard Aimontche e Tiziana Cosentino, ed i flautisti Asya Safia-khanova e Marco Caporaletti. Tutti gli abbonamenti possono essere acquistati nella sede della Società Riccitelli (Via Nazario Sauro, 27 – 0861243777) e al botteghino del Teatro Comunale (tel. 0861/246773).

Come per la Stagione di Prosa, è possibile acquistare on-line gli abbonamenti ed i biglietti per i singoli concerti, collegandosi di-rettamente al sito www.primoriccitelli.it . Sono previste riduzioni particolari per gli studenti e universitari, per i donatori di sangue FIDAS e per gli over 65 anni. u

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XXXI Stagionedei Concerti2009-2010

› Evelyn Glennie

› Pietro De Maria

› Benedict Gospel Choir

› Henschel Quartet › Xavier De Maistre

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lettere dai Caraibi ottobre 2009

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15di Francesco Pellecchia

M olti sono gli aneddoti concernenti il periodo especial che tutti i cubani raccontano, alcuni figli di vere e proprie leggende metropolitane come i profilattici utilizzati al posto della moz-

zarella nelle pizze o gli stracci per lavare i pavimenti nei panini, altre storie invece conseguenze drammatiche della penuria socioeconomia che si viveva a quell’epoca. Basta considerare che mancavano tutti i beni di prima necessità ma anche i servizi erano pessimi, elettricità in primis così come i trasporti erano in pratica assenti. E’ sufficiente vedere filmati di quell’epoca per rendersi conto ad esempio che le strade erano assolutamente vuote, il traffico non esisteva e persino in arterie importanti il flusso era di uno o due veicoli durante svariati minuti. Un ricordo personale che ho è che fino al 1998 non si vedevano gatti in giro e se la cosa di primo acchito può far sorridere qualcuno, era anche la spia di un allarme dai tragici risvolti (e non solo per i sim-patici felini). In questo contesto, comunque impossibile da descrivere persino in un intero libro, cominciarono le prime aperture del governo cubano agli investimenti d’imprese straniere per l’avvio e lo sviluppo del turismo internazionale. Fino al 1990 il turismo era prettamente interno e qualsiasi cubano poteva, per pochi pesos o sottoforma di stimolo dell’azienda statale presso cui lavorava, alloggiare in hotel

PeriodoEspecial

[email protected]

(3° capitolo)

prestigiosi come l’Habana Libre (ex Hilton) o L’Habana Riviera giusto per fare due nomi nella capitale. C’era anche un turismo di scambio con i paesi dell’Europa orientale che accoglievano durante le ferie estive migliaia di cubani in vacanza. Con il motivo di fare cassa più velocemente possibile Fidel decise di aprire al turismo occidentale e aggiungerei, se mi posso permettere una personalissima considera-zione, suo malgrado. Non c’erano altre possibilità che riuscissero a far venir fuori da quel buco nero una nazione così gravemente afflitta da problemi economici ed anche d’isolamento politico. Aprirono i grandi cantieri per la costruzione d’installazioni che oggi accolgono circa due milioni e 300 mila turisti ogni anno. L’Avana e Varadero furono le prime località indicate ma anche Cayo Largo, Trinidad, Cayo Coco e Guillermo furono scelte per la costruzione dei resort, risto-ranti, discoteche e centri notturni. Naturalmente, soprattutto all’inizio di questa nuova stagione, Cuba non era assolutamente in grado di assorbire l’impatto di presenze provenienti dall’estero e per questo si diede la possibilità ai privati cittadini di aprire piccoli ristoranti (i famosi paladar) e di poter affittare camere o case. La popolazione re-sidente nelle principali sedi di turismo cominciò a sentire il flusso be-nefico dell’entrata di tanta valuta estera visto che dal 1994 il possesso di dollari non fu più perseguito per legge. Affittacamere, ristoratori, tassisti, camerieri ecc. riuscivano a sbarcare il lunario molto più facilmente e, altra concessione del governo, potevano spendere i soldi guadagnati nelle Tiendas de divisa cioè nei supermercati che fino al 1994 furono vietati ai cubani. Su questo tema avrei ulteriori aneddoti raccolti direttamente “sul campo”, ma anche per questa volta sono arrivato all’appuntamento di rito. Hasta la proxima u

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Evviva laCostituzione

societàpag

16 di Fausto Napolitaniottobre 2009

tuzionale ed al Capo dello Stato, a causa della dichiarazione di incostituzionalità del “lodo Alfano”. Questo accadimento, mi induce a tralasciare per una volta la sociologia clinica, per dedicarmi solo per un attimo alla socio-politologia.La “bocciatura” del lodo Alfano, per come si è realizzata in ter-mini numerici, ovvero a maggioranza, è una sconfitta autentica per tutti i figli della democrazia italiana; in quanto si sarebbe dovuto avere un verdetto all’unanimità, perché, il provvedi-mento che porta il nome del Guardasigilli, viola pienamente l’articolo 3 della Costituzione.Invito caldamente tutti i lettori, a leggere attentamente questo che è uno, e certamente il più bello, dei dodici articoli fonda-mentali della Costituzione, ed a riflettere sul suo significato: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’egua-glianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della per-

sona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavora-tori all’organizza-zione politica, economica e sociale del Paese.”Sono certo che la lettura sia illuminante, e faccia capire quanto grande, equilibrata, matura ed at-tuale, sia la nostra Carta Costituzionale, e che, per

queste sue inconfutabili doti, non abbia alcun bisogno di essere modificata. Al di la delle tendenze politiche che legittimamente ognuno di noi possiede ed alle quali si ispira, dobbiamo essere tutti grati a chi istituzionalmente difende e fa rispettare la Costituzione. Credo inoltre, che i Padri di quella che è la Legge delle Leggi, abbiano voluto donare ai posteri uno strumento efficace a garantire la libertà e la democrazia per sempre, ponendo tutti noi al riparo dal ritorno a climi politici ispirati esclusivamente alla prevaricazione ed alla violenza. Il principio di uguaglianza deve essere rispettato quindi, dap-prima e immediatamente da coloro che fanno le leggi, affinché non operino discriminazioni ingiustificate, ma si attengano al principio della ragionevolezza.Uguaglianza, significa legiferare tenendo conto delle “diffe-renze reali” esistenti fra soggetti, adeguando conseguente-mente la normativa. E se il legislatore non tenesse conto delle “disuguaglianze effettive”, si macchierebbe del “crimine” di aver disatteso al dettato di uno dei principi fondamentali della Costituzione. Smettiamo di essere superficiali ed arroganti, riflettiamo prima di parlare, valutiamo i limiti delle nostre conoscenze, riscopriamo il piacere di ascoltare sedando gli impulsi di so-praffazione ai quali ci stiamo assuefacendo, esigiamo rispetto da chi ci governa. u

H o avuto modo di analizzare più volte su queste nostre pagine l’imbarbarimento della società, stigmatizzando gli atteggiamenti volti alla disgregazione dei valori fonda-

mentali, primo fra tutti il rispetto per la persona, quindi per gli altri in senso lato.E’ fuori di ogni dubbio, che il motivo fondamentale del deterioramento della società è l’ignoranza dilagante. Tutti si sentono titolati a partecipare a dispute sulle materie più disparate, e non lo si fa sottovoce, ma urlando a squarciagola, perché dai media arriva chiaro il messaggio che chi ha il tono di voce più alto è il possessore della verità, ne consegue che la legge è quella della giungla, diametralmente opposta al diritto, alla ragionevolezza ed al possesso del sapere.In questi giorni stiamo vivendo, nostro malgrado, una vicenda che da italiano non avrei mai immaginato di vivere, ovvero un autentico bombardamento di insulti espliciti alla Corte Costi-

il lodo Alfano e… altro

[email protected]

Un Presidente del Consiglio fa i festini con le escort mentre un Presidente regionale li fa coi trans.

Graziano Mesina forse parteciperà a “L’isola dei famosi”. Un giudice mette “in prova” un ragazzo reo di aver stuprato una ragazzina che intanto ne stupra un’altra. Un intero paese si schiera a favore di otto ragazzi che hanno stuprato una quindicenne per tre ore, ma lei se lo meritava perché di facili costumi. A sei anni conoscevo a memoria l’Inno di Mameli e alle elementari dicevo che avrei dato la vita per una sola cosa, la Patria. Oggi questa parola, all’epoca carica di valori e ideali, si è inaridita. Chiedo pubblicamente al Presidente della Repubblica di poter rinunciare alla cittadinanza italia-na perché in questo Paese non mi ci ritrovo più. u

L’Annunciodi Maria Grazia Frattaruolo

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che parole), costituiscono semi di saggezza validi per ogni circostanza della vita. Iniziando dalla norma, che preveda e tuteli il diritto di un quivis de populo (cittadino qualsiasi) gli avvocati e i giudici usano illustrarne lo scopo (ratio legis) quando il

suo significato verbatim (in senso letterale) sia difficoltoso e bisognoso di interpretazione perché oscuro (in claris non fit intepretatio - le cose chiare non devono essere interpretate). Ovviamente gli operatori del diritto, insoddisfatti della norma de iure condito (secondo la normativa vigente) potran-no sempre sperare che il popolo, che esercita il potere legislativo attraverso i suoi rappresentanti (absit iniura verbis – sia detto senza offesa) muti la legge de iure condendo (secondo la normativa che si vorrebbe introdotta). Certo si è che chi vorrà agire per la tutela del proprio diritto, ritenendo violata la regola pacta servanda sunt (i patti vanno rispettati), avrà l’onere

di citare il convenuto (actor forum rei sequitur) nel tribuna-le di sua competenza. Iniziata la lite giudiziaria, e dunque sub iudice (sotto il giudizio del giudice) l’attore dovrà alle-gare fatti e prove a suo favore (onus probandi incumbit ei qui dicit - l’onere della prova incombe su chi afferma i fatti) e dovrà stare attento a non dedurre prove che si ritorcano contro (quod produco non reprobo - non posso rifiutare la prova che io stesso deduco).Né sarà sufficiente la sua parola per ottenere ragione poiché nemo testis in propria causa (nessuno può essere testimone nella propria causa) mentre sarà sufficiente la propria parola per perdere la controversia confessio est optima convictio (la confessione è una ottima prova di colpevolezza).Il convenuto dovrà evitare di giustificarsi su accuse che non gli siano state mosse (excusatio non petita accusatio ma-nifesta – scusa non richiesta accusa manifesta) e non sarà tenuto a provare fatti negativi (negativa non sunt probanda) e potrà sempre replicare alle accuse mosse dall’avver-sario che nihil fit sine causa (nulla avviene senza causa). Il giudice che iudicare debet secundum alligata et probata partium (il giudice deve giudicare secondo i fatti e le prove allegate dalle parti) dovrà giudicare su tutto l’oggetto della causa (tantum iudicatum quantum litigatum – tutto ciò che è in contestazione viene giudicato) e se stabilirà che il dirit-to dell’attore certus an et quantum debeatur (è certo il se e quanto dovuto) condannerà il convenuto a risarcire l’attore.A questo punto il convenuto dovrà, obtorto collo (contro-voglia), adempiere a quanto statuito in sentenza, illico et immediate (subito e immediatamente) poiché l’attore potrà aggredire tutto il suo patrimonio, giacché iuris executio non habet iniuriam (l’esercizio di un diritto non determina una lesione), fatte salve le res sacra miseris (le cose sacre dei poveri, ovvero i beni impignorabili). u

Pessima tempora,plurimae leges

dura lex sed lexa cura di

Amilcare Laurìa ed Elvio Fortuna ottobre 2009

U n gentile lettore ci domanda se sono ancora in uso nei Tribunali le vecchie massime latine che esprimono principi giuridici.

Il petitum (ossia ciò che viene richiesto al giudice in una causa) del lettore ci offre l’occasione per rammentare, coram populo (pubblicamente) alcuni aforismi che, oltre ad esprimere validi principi giuridici in maniera concisa, rectius (più correttamente) intelligenti pauca (a buon intenditor po-

avvocati associati

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18

ovvero tempi pessimi, moltissime leggi

Gentilissima Professoressa Di Flaviano, vorrei sape-re se è corretto andare a capo terminando la riga

con l’apostrofo. Grazie e complimenti per la Sua rubrica.MatteoCaro Matteo, la questione è stata oggetto di vari interventi e le opinioni in merito sono alquanto contrastanti. Testimoniano il sud-detto uso un famoso stampatore del ‘700, G.B. Bodoni (1740-1813) e il Vocabolario della Crusca del 1806. Nella tecnica tipografica l’apostrofo in fine di riga è uso consueto, dettato da esperienze compositive. La prassi attuale preferisce evitare l’apostrofo in fine di riga, soprat-tutto se si scrive a mano, in quanto, in questo caso, sono possibili molte soluzioni secondo la suddivisione sillabica. Se però, scrivendo a mano, si termina la riga con l’apo-strofo, ciò non deve essere ritenuto un errore ortografico. Va invece evitato l’espediente di ripristinare la vocale elisa, poiché produce un suono sgradevole e la grammatica lo vieta. Ciao! u

L’Apostrofodi Maria Gabriella

Di Flavianonote linguistiche

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A cura della FONDAZIONE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI DI TERAMO, con sede in Teramo, alla via Melchiorre Delfico n. 6, si comunicano:

LE PRINCIPALI SCADENZE RELATIVE ALMESE DI NOVEMBRE 2009

LUNEDI’ 2Iva - Rimborso infrannuale 3° trimestre 2009 (luglio/• settembre) UNICO 2009 - versamento della rate delle imposte • per i soggetti non titolari di partita iva che hanno scelto la ra-teizzazione in sede di dichiarazione dei redditi.Rivalutazioni terreni e partecipazioni al 1° gennaio 2008 • - 2° rata.

DOMENICA 15IVA fatturazione differita • - relativa a beni consegnati o spe-diti nel mese precedente.

LUNEDI’ 16IVA liquidazione e versamento • dovuto dai contribuenti mensili relativo al mese di precedente.

IVA liquidazione e versamento • dovuto dai contribuenti tri-mestrali relativi al 3° trimestre 2009.IVA versamento della 9° rata • dovuta sulla base della di-chiarazione annuale.IVA / ritenute - ravvedimento • relativo al versamento perio-dico del 16 del mese precedente.Versamento delle ritenute sui redditi di lavoro autonomo, • dipendente e su provvigioni.INPS - versamento contributi artigiani e commercianti• - rata -UNICO 2009 - versamento da parte delle società di capita-• le, delle società di persone e delle persone fisiche titolari di partita iva - rata, con maggiorazione a titolo di interesse corrispettivo.INPS - versamento contributi lavoro dipendente.• INPS - versamento contributi gestione separata.• Versamento addizionale regionale IRPEF • sulle competen-ze del mese precedente.Versamento addizionale comunale IRPEF • in forma di ac-conto e di saldo.

VENERDI’ 20Presentazione modello INTRASTAT • per operatori intraco-munitari con obbligo mensile.

LUNEDI’ 30UNICO 2009 - versamento della rate delle imposte • per i soggetti non titolari di partita iva che hanno scelto la ra-teizzazione in sede di dichiarazione dei redditi.UNICO 2009 - versamento del 2° acconto per il 2009 • delle imposte da parte di tutti i soggetti titolari di par-tita iva e non.

ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI ED ESPERTI CONTABILI DI TERAMO

VIA Melchiorre Delfi co n. 6 - 64100 TERAMO Tel 0861 - 245541 • FAX 0861 - 253973

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Roberto Sbraccia

propheta in patria?pag

20 di Sergio Scacchiaottobre 2009

subito battezzato in Guatemala, non sono sfuggite al Governo lo-cale, tanto che il Ministro degli Interni, Roberto Arenas Bianchi, lo ha contattato per conto del presidente della Repubblica in perso-na, Oscar Berger Pedromo, per chiedergli di tenere un concerto di beneficenza organizzato dalla moglie. “A quel punto, sono stato costretto a declinare l’invito” racconta il cantante “sia perché non ero pronto per una cosa del genere, e poi era finito il tempo della ‘vacanza’ che in realtà si è trasformata in una settimana di lavoro ben più stressante di quello normale”. Così il nostro artista riparte alla volta dell’Italia, con la promes-sa di tornare in Guatemala per il concerto di beneficenza e per promuovere il suo Cd, cosa che però non c’era e neppure era nei programmi di Sbraccia. “Al mio ritorno in Italia” prosegue “mi sono reso conto di quello che era successo dopo aver guardato la mia casella di posta elettronica: letteralmente sommersa di messaggi, tra cui quelli di importanti artisti sudamericani come Shery e Magda Angeli-ca, i quali mi chiedevano di lavorare insieme”. Da quel momento è iniziata la febbrile preparazione per il tour guatemalteco che sarebbe avvenuto dopo solo qualche mese. Così, messo insieme uno staff e un gruppo musicale, Sbraccia re-alizza un Cd, battezzato “Zefiro, viento bueno”, inserendovi dentro delle cover che potessero rientrare nei gusti dei sudamericani. “Si

tratta di un lavoro fatto in tempi ristretti” dice l’artista “pertanto il pro-dotto non poteva essere curato come avrei voluto ma avevo assolutamente bisogno di promuovere un qualcosa di mio, così è nato anche il video che accompagna “Que diferecia ves”, cioè la traduzione del brano di

Biagio Antonacci, “Che differenza c’è”, in cui si vedono luoghi dell’Abruzzo”. Sì, perché nel secondo viaggio in Guatemala di Sbraccia, rientra anche la Regione, in particolare l’assessorato all’Agricoltura che ha inserito il Guatemala nel proprio programma di cooperazione internazionale. Così il secondo tour, durato l’intero di novembre, è stato un trionfo. Sbraccia si è esibito nelle principali città del Guatemala e con lui sul palco si sono alternati i più importanti artisti del centroamerica. La “missione” ha avuto anche momenti diplomatici, curati da Ezio Vannucci, il quale ha avuto contatti con le massime autorità locali, tra cui il Nobel per la pace, Rigober-ta Menchu. L’interscambio tra Abruzzo e Guatemala ha anche altri momenti come la partecipazione del Nobel per la cultura, Miguel Angel Asturias, al premio di saggistica “Città delle Rose”, a Roseto, o anche una mostra della civiltà Maya. Intanto Sbraccia prepara il suo tour invernale con i suoi “Master’s” in attesa di una nuova performance all’estero. “Sto preparando degli spettacoli con Pippo Franco e anche con Alessia Fabiani” conclude Sbraccia “nel ricordo di Gigi Sabani, con il quale avevo instaurato un feeling artistico particolare”. u

G uatemala. Troppo lontana quella terra selvaggia incasto-nata tra l’Atlantico e il Pacifico, dove mancano comunità italiane. Anzi, di persone che giungono dal Belpaese se ne

contano davvero pochissime. Tutto diventa più facile quando si dice che quella terra non è distante da dove gli pseudo-naufraghi dell’Isola dei famosi si cimentano nel reality più seguito di RaiDue. “Devo ammettere che anch’io, la prima volta che ho sentito parlare del Guatemala, sono rimasto spiazzato. Poi, con l’aiuto di un atlante, ho individuato la zona dove si trova la Terra dei Maya”. È stato questo, circa tre anni fa, l’approccio con il Guatemala per Roberto Sbraccia, di Poggio Cono, vocalist del gruppo pop teramano “Master”, giunto nella capitale guatemalteca per trascorrere una breve vacanza. “Avevo portato con me una chitarra”- racconta Sbraccia- ma una volta giunto in albergo, ho aperto la custodia dello strumento e ho trovato solo dei pezzi di legno tenuti insieme dalle corde”. Davvero una brutta sorpresa anche perché si trattava di una chitar-ra di valore, acquistata solo qualche giorno prima della partenza. Ma quello che sembrava un brutto presagio, si è rivelato in realtà l’inizio della fortuna di Sbraccia. “Una sera mi trovavo in un locale della capitale, Città del Gua-temala, e qui ho raccontato l’episodio a una persona del posto” racconta il cantante “poco dopo mi hanno portato una chitarra e mi hanno chiesto di salire sul palco”. Da quel momento si è innescato un meccanismo spontaneo di pubbliche relazioni, per nulla cercato dal cantante il quale, senza rendersene conto, nel giro di poche ore è diventato una sorta di pop-star, non solo nel Guatemala, ma in tutto il centro-sud America. “Non sapevo che quel locale, il “Trovajazz” oltre a essere un luogo di arte alternativa non commerciale, fosse anche un locale cult; un po’ quello che era il Piper negli anni ’60 a Roma”. Sta di fatto che nei giorni successivi, Roberto si è ritrovato sulle pa-gine dei maggiori giornali specializzati di quel Paese e le emittenti radiofoniche e televisive hanno iniziato a fare a gara per poterlo avere ospite delle loro trasmissioni. Un vero e proprio trionfo che si è tradotto con una performance assieme ad alcuni elementi degli “Alux Nahaval”, il più importante gruppo guatemalteco. Le gesta del “cherubino biondo”, com’è stato

Il teramano che inGuatemala adorano

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L a crisi finanziaria ha provocato un cambiamento delle abitudini alimentari di quattro italiani su

dieci e si è così trasferita dalle borse alla tavola, facendo sentire i suoi primi effetti concreti sull’economia reale. E’ quanto emerge dall’indagine che studia il trasferimento degli effetti della crisi dai mercati finanziari all’economia reale “la crisi dalla borsa alla tavola”, realizzata da Coldiretti. Si evidenzia che la crisi econo-mica finanziaria fa più paura della guerra ma rimane comunque alta la preoccupa-zione per la contaminazione dei cibi per effetto dei recenti scandali alimentari. Sono proprio la necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza i fattori che spingono al cambiamento che, per oltre la metà delle risposte, si manifesta nel tipo di alimenti acquistati e nei luoghi in cui si

coldiretti informa

fa la spesa ma anche nell’attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette. I cambiamenti nei comporta-menti di acquisto sono giustificati dal fatto che la spesa alimentare è la seconda voce dopo l’abitazione e assorbe il 19 per cento della spesa mensile totale delle famiglie e destinata nell’ordine principalmente all’acquisto di carne, di frutta e ortaggi, di pane e pasta e di latte, uova e formaggi,

pesce, zucchero, dolci e caffè, bevande. Se complessivamente sono stagnanti le quantità acquistate, si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con più’ pollo e meno bistecche: si sono ridotti i consumi di pane, carne bovina, frutta e ortaggi, mentre tornano a salire quelli di pasta, latte e derivati e fa segna-re un vero boom la carne di pollo. Le vendite sono in netto calo nei negozi al dettaglio specializzati e stabili negli

ipermercati, mentre crescono esclu-sivamente, fatta eccezione degli hard discount, i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produt-tori. Un vero e proprio boom giustificato dal fatto che per la grande maggioranza degli italiani gli aumenti dei prezzi sono imputabili ai passaggi intermedi dal produttore al consumatore, ma sotto accusa sono i ricarichi dei commercianti e le speculazioni. “Serve più’ trasparenza e più concorrenza tra sistemi distributivi in concorrenza con la “filiera lunga, dove possibile, serve una filiera corta più composta che consente di tagliare le intermediazioni e di avvicinare la produzione al consumo”.Occorre affiancare, nel sistema distri-butivo tradizionale, al prodotto in cui l’elemento caratterizzante è la ricetta, un prodotto in cui gli elementi caratterizzanti sono il territorio e la distintività” e questo compito è pienamente realizzato dai Farmers Market con la vendita diretta. Come è noto questa iniziativa comporta il vantaggio di calmierare i prezzi dell’area in cui operano e valorizzare i prodotti locali che appartengono alla tradizione e che sono più sani, controllabili e vengono proposti al consumo secondo criteri di stagionalità. u

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21di Nicola LucciColdiretti Teramo

ottobre 2009

fa cambiare menù agli italiani

Crisi mutui

Albascura desiderava fortemente quel ciondolo, ne aveva perfino ritagliato la foto dal giornale. Quasi ogni

sera la conduttrice di programmi televisivi lo presentava al mondo intero come un gioiello unico e prezioso. A differenza di Albachiara che si vestiva svogliatamente e non metteva neanche un particolare per farsi guardare, Albascura si era convinta che con quel ciondolo al collo sarebbe diventata una ragazza attraente e alla moda. Albachiara diventava rossa se qualcuno la guardava ed era fantastica quand’era assorta nei suoi pensieri. Albascura, invece, amava mettersi in mostra e non era mai abbastanza riflessiva. Un bel giorno infatti, raccattò i suoi oggetti d’oro nascosti in fondo al cassetto della biancheria e corse a scambiarli con il su oggetto del desiderio,

proprio come fece Pinocchio con l’abbecedario regalatogli da Geppetto. La stagione volò in fretta e l’oggetto per il quale Albascura aveva svenduto il suo oro non era più di moda. Lo lasciava intendere soprattutto la solita conduttrice televisiva che ne pubblicizzava un altro diverso. Senza pensarci troppo Albascura corse nel paese dei balocchi per scambiare l’ormai vecchio ciondolo con quello nuovo, ma rimase profondamente delusa. Le dissero che quel ciondolo non aveva alcun valore commerciale e proprio perché era d’acciaio, non poteva essere assolutamente considerato un oggetto prezioso. L’ oggetto del desiderio di questo inizio autunno è il “gio-iello”. Troppo spesso la parola “gioiello” è usata a sproposito. . Gioiello dovrebbe essere definito solo ciò che è prodotto con i metalli nobili (oro, argento, platino) che si è deciso di utiliz-zare, preferibilmente con le, manodopera di esperti maestri artigiani. Di un gioiello è molto importante anche il contenuto artistico. È bene ricordare che qualsiasi oggetto prezioso (anche il meno costoso) va tenuto con cura e proprio perché preserva il suo valore nel tempo, è consigliabile farlo esamina-re periodicamente dal gioielliere di fiducia. u

“Gioielli” d’acciaio

l’oggetto del desideriodi Carmine Goderecci

di Oro e Argento

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I vandali, periodicamente, a Teramo tornano in azione, imbrat-tando palazzi. Forse per emulare i teppisti che hanno detur-pato, giorni fa, muri e colonne del Liceo Classico, tra svastiche

e scritte ingiuriose, altri balordi hanno riempito dei propri bassi pensieri anche mura anonime come quelle della piazzetta del Sole, in uno dei luoghi del centro a Teramo e vicoli laterali fino alla frequentatissima via Savini. Non sappiamo bene cosa serva per disinnescare la vergogna delle scritte o l’arte proditoria di alcuni visionari, ma conosciamo benissimo l’inutilità di tanti proclami. Sono anni che con proposte, multe, divieti non si cava un ragno dal buco, anni in cui questa città ha continuato a dividersi senza capire bene che cosa è vandalismo e cosa è arte. Sulle multe e sulle punizioni esemplari siamo tutti d’accordo, quel che manca, ci pare siano i controllori. Chi va in giro per le strade? E chi, soprattutto di notte?Ricordiamo che anni fa, a Teramo, quando si trattò di usare sac-chetto e paletta per i cani che sporcano ci fu la mobilitazione dei vigili per evitare che il provvedimento fosse disatteso. La questione è tutta lì: non c’è mai stata una linea decisa, ma tanti ondeggia-menti che hanno lasciato le cose al punto di partenza. C’è però anche un’educazione che latita in queste città, e la guerra ai muri sporchi deve passare per un messaggio, un coinvolgimento dei maggiori indiziati. Bisogna creare deterrenti per limitare le bombolette, ma evitare anche la caccia alle streghe generalizzata, trovare una linea e non derogare più. E’ ormai un’esigenza improcrastinabile che le associazioni cittadi-ne uniscano le forze, coinvolgendo anche i singoli per combattere la battaglia contro chi deturpa Teramo con scritte e disegni.

vandali ottobre 2009

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La Teramo deturpata

L’obiettivo rimane quello di sensibilizzare la gente affinché capisca che imbrattare i muri, soprattutto quelli storici, ha come risultato soltanto quello di arrecare un danno d’immagine a una città che deve maturare una vocazione turistica. Sebbene vada fatta una distinzione tra i writers e gli imbrattatori, è assolutamente necessario fermare chi sporca i muri perché un fenomeno del genere non può e non deve passare inosservato. Altra strada da imboccare è quella della prevenzione che, si dovrebbe rendere concreta con la pubblicazione di manifesti nelle scuole, con la collaborazione delle istituzioni scolastiche per educare le nuove generazioni al senso di appartenenza, alla con-sapevolezza del bello, al rispetto del bene comune. Bisognerebbe stilare un programma educativo, di concerto con i presidi teramani per far comprendere ai ragazzi i rischi che corrono coloro i quali imbrattano gli edifici. La legge recita: “per chi è sorpreso a imbrattare edifici privi di valore storico, la multa va fino a 309 euro, a cui si aggiungono pene che vanno dai 3 ai 12 mesi in caso di deturpamento di palaz-zi antichi e pene che diventano dai 6 mesi ai tre anni se si arriva al

danneggiamento del travertino in modo irreversibile”. Sono sicuro che il ragazzo che compie questa bravata, nella maggior parte dei casi, è ignaro di cosa può accadere.Il progetto andrebbe ampliato, attraver-so dibattiti e conferenze sull’argomento, attraverso l’istituzione di uno sportello

informativo, di un numero verde e di un indirizzo e-mail per le segnalazioni e per le informazioni su come sporgere denuncia da parte dei cittadini. A Teramo, poi, fa ancora discutere l’ordinanza dell’ex giunta Chiodi che obbliga i proprietari degli stabili a pulire gli imbrattamenti in breve tempo e a proprie spese. Il Sindaco Brucchi, infine, dovrebbe prendere in esame la pos-sibilità di stipulare una convenzione diretta tra il Comune e una ditta specializzata, che permetta ai proprietari delle case e agli amministratori dei condomini di spuntare un prezzo vantaggioso per la pulizia delle pareti, di loro competenza. u

Come qualcuno ricorderà, la vicenda Franceschini è cominciata a luglio con la lettera di un nostro lettore

che faceva risalire anche a lei, la responsabilità della sconfitta elettorale del Partito Democratico. La pubblicazione della lettera scatenò le ire della stessa la quale non trovò di meglio che avvisarci che la storia avrebbe avuto un seguito. (e lo ha avuto! Ma per carità di Dio, omettiamo di divulgarlo nel detta-glio. Un domani, chissà!)

La nostra risposta alla signora arrivò “puntuale e tosta” sul numero di settembre. Risposta che a quanto sembra ha tacitato la supponenza della stessa. Non ha tacitato però quanti, eviden-temente, non hanno con lei un grande feeling, anche all’interno del suo partito.La risposta di “Teramani”alla sig.ra Valeria Franceschini. ha scatenato una sorta di condivisione delle nostre critiche. Tante infatti sono state, questa volta, le telefonate di solidarietà da par-te di nostri lettori che hanno ribadito ciò che noi abbiamo detto di lei. In sostanza, ci hanno riferito di alcuni suoi poco consoni atteggiamenti in campagna elettorale: usando “il suo ruolo” (?), e vogliamo credere fortemente che stesse scherzando, sembra-va voler destinare al “confino” chi avesse solo osato pensare di non votarla. Prosit! u

Ultime dallaFranceschini (Valeria)

dalla Redazionestorie stucchevoli

di Sergio Scacchia

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B.A.N.A.N.A.

l’Italiapag

23di Ivan Di Ninoottobre 2009

raccolta differenziata un concetto superato. B.A.N.A.N.A.!Spesso e volentieri minuscoli gruppetti trovano alleati proprio nei politici locali e nazionali, cui da sempre sta più a cuore la poltrona che la nostra terra, benché si riempiano la bocca di “sviluppo sostenibile”: sanno che quella tesi è sbagliata, ma la sostengono lo stesso perché altrimenti perderebbero voti.Da ultimo, l’infinita storia del ritorno al nucleare.Dopo il disastro di Chernobyl gl’italiani andarono a votare e videro sulla scheda la seguente domanda: volete che i vostri figli facciano la stessa fine? NOOO!!!Tuttavia, smaltita la solita onda emozionale, sì è notato come l’Italia sia accerchiata da centrali nucleari ed allora…forse

costruirne una nuova… o forse riattivare quella di Montalto di Castro…è arrivato anche un primo timido sì dal Senato...State tranquilli: dopo l’attuale Governo ne arriverà un altro, magari di marca diversa, che arenerà il progetto, lasciando questo temuto quanto atteso ritorno nel solito itali-co limbo. Tempo fa vidi una manifestazione del solito fronte del no in cui una ragazzina imbracciava un cartello : “I rifiuti nucleari a chi ha le centrali nucleari”. Qualcuno le spieghi che quando si fa male e va a ‘fare i raggi’ in ospedale a spese della comunità, anche lei produce rifiuti nucleari.“ Un politico pensa alle prossime elezioni,

uno statista alle prossime generazioni”A.De Gasperi

P.S. Che sbadato! Dimenticavo: B.A.N.A.N.A. non è il frutto ma sta per Build absolutely nothing anywhere near anything – trad. Non costruire assolutamente nulla da nessuna parte vicino nessuna cosa. Per il momento è questo il primo partito d’Italia. u

O ttantadue ad uno. Non è il fragoroso risultato di una partita di basket. E’ il rapporto dei pannelli solari installati in Germania rispetto a quelli nostrani. No, non avete capito:

gli ottantadue sono quelli tedeschi!Ebbene sì, nel Paese del sole è così. B.A.N.A.N.A.!Non parliamo poi delle centrali per la pro-duzione di energia: quelle a biomasse, tra le più innocue della terra, così come quelle solari, geotermiche ed eoliche assieme alle sempiterne idroelettriche, fino a poco tempo fa considerate necessarie e che oggi non sembrano più esserlo. Un nuovo “ecologismo talebano” per una malintesa “difesa del territorio” fa sì che spesso ogni opera venga bloccata già nel pensiero.Altre battaglie riguardano il variegato uni-verso delle infrastrutture: autostrade, alta velocità, aeroporti, metropolitane e tranvie. B.A.N.A.N.A.!La guerra universale globale all’energia è davvero sorprendente, se si pensa che le ostilità crescono proprio mentre aumenta la nostra dipendenza dall’estero, ormai arrivata all’85 per cento, con rischi di black-out di qualunque tipo: se cade un albero in Svizzera noi rimaniamo senza luce (settembre 2003); se la Russia non trova accordi con i figliocci rinnegati dell’Ucraina, siamo senza gas.Poi c’è l’aspetto economico: secondo il Nimby Forum, i costi del non-fare si aggirano attorno ai 21 miliardi di euro negli ultimi 12 anni. B.A.N.A.N.A.!Di casi ve ne sono a iosa ma due incuriosiscono forse più di altri: uno è quello di Poggi Alti di Scansano in Maremma, dove un parco eolico di 20 MegaWatt è stato bloccato da un solo viticoltore che si è rivolto al TAR sostenendo che le pale degl’impianti disturbano gli uccelli e le lepri. Il secondo è avvenuto a Castellana Sicula e Polizza Generosa (Pa), dove un progetto eolico di 31 MegaWatt doveva sorgere accanto ad una discarica. Costruzione bloccata dalla sovrintendenza con la seguente motivazione: la struttura non deve essere realizzata perché produce un impatto negativo sul paesaggio circostante! B.A.N.A.N.A.!Ancora, è da scrivere che esistono “compattatori” d’immondizia di ultima generazione i quali, grazie ai rifiuti che vengono buttati in una sorta di altoforno, lavorano senza ossigeno ad inquinamen-to pressoché zero e riescono ad illuminare un quartiere intero, ovvero dare il gas a tre grossi isolati, rendendo questa storia della

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I l borgo di Fioli è immerso tra selve piene di fonti da cui il toponimo derivante da “fili d’acqua”. E’semi abbandonato per almeno dieci mesi l’anno. Si trova a due chilometri di curve

dopo Padula. La chiesa di questo borgo è intitolata a San Martino, santo pro-tettore delle Armi Italiane. Giace in uno stato di grave degrado. Risale alla seconda metà del 400, restaurata intorno al 1660.E’ piccola ma ricca. Contiene una pietra antichissima che custodi-va gli oli sacri, diverse statue lignee di pregio e una preziosa acqua-santiera in legna e pietra. Esperti studiosi volevano trasportare queste antichità a Roma per restauri ma i pochi abitanti, subodorando inganni, si opposero fortemente. Una statua della Madonna delle Nevi in restauro, manca da diversi anni, così dicasi il piattino con gli occhi di Santa Lucia che, portato a Chieti, non ha visto più la via di casa. L’altare ligneo barocco è in pericolo perché il muro che lo sorregge si sta deteriorando per le infiltrazioni dovute alle piogge. La chiesa è costruita sopra un antico ossario. Infatti, al centro dell’unica minuscola navata, si vedono ancora buche per sepol-tura, forse utilizzate durante la tremenda carestia del 1817. In quegli anni difficili i morti venivano sepolti in chiesa, in una fossa comune, nella quale i corpi erano calati. La chiesa di San Martino ebbe allora le buche così piene che,

in giro

come racconta lo scrittore Valentino Di Tommaso, originario del paese e oggi autore di numerosi libri sulla vita fiolese, “prima di calare altri morti, bisognava spingere con pertiche verso il basso la catasta di quelli che vi erano stati collocati, vittime del dramma-tico anno della fame”. “Le fondamenta abbisognano di consolidamento, il tetto ha dei buchi e nei giorni di pioggia, l’acqua penetra all’interno. Dell’into-naco non parlo, basta guardare!!!” - mi dice sconsolato il signor Testa Aladino che custodisce gelosamente quanto di bello offre la chiesa. Mostra poi con orgoglio antichissimi reliquari e

pietre del vecchio altare. La statua della Madonna del Rosario ha il viso scrostato per infiltrazioni e muffa. L’altra statua raffigurante la Madonna del mese di Maggio sembra integra. Una signora dice che nella vicina Pezzelle, la chiesa di San Pietro è stata restaurata, la loro è al con-trario, abbandonata al suo destino. Il paese si anima in estate per quindici giorni quando tutti tor-nano per un po’ alle loro origini. Il

piccolo presepe di case racconta ancora storie di antiche ricchezze e prosperità nono-stante un evidente isolamento che però è servito a preservare questo minuscolo abitato. Come quando, durante la guerra, racconta nei suoi

gustosi libri Di Tommaso oggi residente sul il lago di Como, i soldati tedeschi non riuscirono ad arrivarci perché ignari che il mondo continuasse di là di Cortino e Padula. I boschi hanno un’anima da queste parti. Tonino Di Giammartino, oggi stimato dipendente pubblico, non rinnega le sue origini, anzi. Sa cosa significava vivere nel profondo della Laga, con il papà e la mamma di professione pastori. Mi racconta di una vita non certo priva di durezza, tra le favole, le storie, i miti della cultura contadina e pastorale. I suoni delle tante campane dondolanti sotto la barba delle pe-core, la nonna che con il proprio magico tamburello scacciava – lui bambino- i mostri creati dalla solitudine e dalle paure. Desiderio è il roccioso pronipote di uno dei primi pastori dell’800. Anni fa, rientrava ogni sera dal pascolo con capre, pecore, due cani abruzzesi, la moglie e i suoi tre figli. Un tempo, i ragazzi seguivano il padre lungo i tratturi, portandosi dietro la piccola cartella di libri di scuola. Poi, con un occhio allo scritto, l’altro

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Fiolidi Sergio Scacchia

www.pensieriteramani.splinder.com

› Fioli

nel mondo incantato dei boschi, tra stazzi e tratturi

› Monti della Laga

› Parrocchiale Padula

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piantato all’orizzonte per paura dei lupi, trascorrevano ore immersi nella natu-ra. Verde di boschi e fresche di acque scroscianti, queste montagne appartate serbano stupende sorprese, tra i piccoli zampilli dell’acqua della fonte del Monsi-gnore e lo scrosciare impetuoso, nell’altro versante, della cascata della Morricana del bosco della Martese nel comprensorio del “Ceppo”.Sotto i piedi, un tappeto di foglie morte accompagna i passi nel bosco. I faggi sembrano formare una volta fitta e compatta sopra la testa. Qua e là mostrano la loro cima frondosa, austeri abeti bianchi. Gli alberi raggiungono nella foresta, la ragguardevole altezza di trenta metri. Il respiro che si rifiuta di togliere l’affanno a causa della salita, soffre di apnee selvag-ge per la bellezza del luogo.Stormi di corvi sembrano annerire il cielo, lo sfidano, quasi, con le loro incredibili traiettorie. Sono decine, centinaia. Impres-sionante! In una radura si scorge una piccola sagoma nera, in piedi. Penso sia il tronco annerito di un albero colpito da un fulmine. Incredibile a dirsi, è un pastore, per giunta italiano, in ritardo per la partenza verso luoghi più caldi. Da quando la transu-manza si fa con le bestie incassate dentro camion, non c’è più urgenza di partire a settembre. Una ventina di pecore sdraiate sulla nuda terra, paiono pendere dalle sue labbra. Mi porta non lontano lì dove, in un’ondu-lazione del pianoro, si trova il suo ovile

improvvisato.Mi propone di passare a casa sua. Abita vicino la frazione di Forno. Ha del buon formaggio da vendere, mi dice. Non più tardi di un’ora dopo sono davanti alla sua casa in pietra. A lato, mi colpiscono una trentina di alveari, tutti allineati come soldatini di piombo. Il cane all’uscio è si-lenzioso come il padrone. Mi porta nel sot-terraneo dell’abitazione e, davanti ai miei occhi, si apre un mondo di formaggi deliziosi e profumati. Mi invita a provare la sua ricotta e al mio primo boc-cone diventa loquace di colpo, come se assaggiare il suo prodotto, mi abbia reso un fratello. Racconta di quando,anni fa, i lupi gli scan-narono quaranta pecore. Lui attende un risarcimento da parte dello Stato da circa dieci anni. Chissà perché mi viene alla mente il vecchio Catone di duemila anni fa. Se tornasse in vita rimarrebbe stupefatto. Ripeteva sempre che nei secoli succes-sivi, la pastorizia avrebbe

fatto la fortuna di Roma. Sappiamo com’è finito il Sacro Romano Impero e il mondo pastorale in genere. La pastorizia non è stata e non sarà mai sinonimo di futuro, né salvaguardia del territorio. E i lupi che oggi sono quasi scomparsi sono stati rimpiaz-zati da bestie feroci che uccidono

questa antica pratica con divieti e carte bollate.Eppure l’Italia, fino a qualche decennio fa, grondava latte, commerciava in lane. Anche qui a Fioli prima si era pastori due persone su tre. Oggi quest’uomo che mi vende ricotta sembra il prodigio di una macchina del tempo. u

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I n una società in cui l’80% dell’informazione e il 90% della raccolta pubblicitaria sono saldamente in mano ai due mag-giori gruppi di potere politico-imprenditoriale, uno dei quali

di proprietà del Capo del Governo, l’altro dell’ing. De Benedetti, è assai faticoso per i giornalisti raccontare le notizie, scoprire i fatti e, perché no, manifestare liberamente le proprie opinioni. Aggiungiamo, inoltre, che l’ordine dei giornalisti è un’anomalia tutta italiana, che in Germania chiunque può dire la sua: non serve nulla e le azioni, afferma-zioni ed assunzioni di responsabilità sono prerogativa dell’autore e dell’editore e tutto è a favore dell’opi-nione pubblica e del buon senso. In bocca chiusa non entrano mosche; sarà forse per questa ragione che noi italiani, dinanzi a certe deformità dell’informazione, quasi mai rimaniamo a bocca aperta? Giovanni Gentile diceva che il conformismo, l’accettazione acritica, va bene perché consente di governare le moltitudini. Bisognerà pur cominciare a dire che nelle “tradizioni locali” - usanze, consuetudini, abitudini - questo paese affoga come nelle sabbie mobili, che i suoi pochi passi nella modernità li ha fatti non grazie alle “tradizioni locali” ma nonostante o addirit-tura contro di esse, che lo sforzo nazionale e unitario, sforzo di identità, di concittadinanza, ripeto di modernità, è incompleto e fragile anche per via della grettezza paesana, dei santi patroni, della retorica piccola e immobile sul campanile, la piazza, il

gossippari alla teramana di Mimmo Attanasiiottobre 2009

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In casanon c’è cheun servo

porticato. (L’Amaca, di Michele Serra. La Repubblica, 30 luglio 2009)

Ed è per tutta questa mappazza che ci si sente soffocare la ra-gione; un insignificante blob, un’accozzaglia indefinita di gossip popolano, spacciata di solito per la notizia del giorno (dopo), da pubblicazioni quotidiane, dal cui pulpito arronzato e senza cattedra qualche pseudo editorialista illuminato da fari spenti nella notte si arroga il diritto di sputare sentenze, rimproverare, inveire con rabbia mal repressa, su chi la pensa diversamente, insistendo pure impudicamente a vanificare sermoni grotteschi e meschini su blog di gusti démodé. È il rapporto sociale che impone limiti spontanei alla libertà assoluta. “Tra uno Stato senza giornali e giornali senza Stato non esito a scegliere i secondi.”(Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti).

«Un grande dilettante. Il migliore dei complimenti. Lui si dilettava, nel fare il suo mestiere, a scrivere e a farsi capire. Ma, soprattutto, dilettava il lettore, facendolo riflettere in profondità e in libertà con la sapida leggerezza della sua scrittura. Senza

il velo dell’ideologia o la zavorra del pregiudizio. Con ironia, curiosità. “Strizza l’occhio al lettore, se hai due aggettivi, usane uno. Togli piuttosto che aggiungere.”» “Antitaliano per eccellenza, se avessi avuto la pos-sibilità di nascere in un altro Paese quale passa-porto avresti scelto?” “Te lo confesso, vergognandomene, italiano”. (Fer-

ruccio de Bortoli, 13 novembre 2003, Corriere della Sera)

Ho raccontato un po’ di giornalismo, di quello che fa spendere tempo per riconoscersi coincidente con il proprio vissuto e non come un qualsiasi lettore passivo di televideo o di farsesche e ridicole locandine da bassa provincia. Ho raccontato di passioni, di grandi idee, di grandi protagonisti della carta stampata, di personaggi che hanno fatto la Storia, ma vi assicuro che mai mi farò per nulla sorprendere a parlar d’amore! Ho raccontato di grandi uomini. Ho raccontato di Indro Montanelli. «Zitto tu, ché sei piccolo…» «No, in questa casa si parla!» (Gabriele, un bambino di tre anni). u

…e si chiama padrone

Da qualche mese il “web teramano” registra una nuova presenza, un Forum interamente dedicato a ciò che

quotidianamente avviene nella nostra bella città e non solo.L’idea nasce dalla mente creativa di un “Tom” insonne che, avvalendosi della collaborazione di esperti e non, è riuscito a racchiudere in un unico Forum non solo notizie di cronaca, ma anche cultura, sport e annunci.

La homepage è strutturata in modo chiaro e sintetico, dando la possibilità anche ai meno esperti di trovare facilmente le notizie di proprio interesse. Personalmente consiglio a tutti di fare una “visitina” su www.teramo.forumup.it perché non solo è un modo veloce per restare al passo con ciò che ci accade attorno, ma soprattutto è una piazza virtuale dove ci si possono scambiare pareri e opinioni sui temi più disparati, ognuno ha la possibilità di inserire nuovi argomenti di discussione e quindi avere a disposi-zione un proprio spazio.Insieme a tutta la Redazione di Teramani faccio un grosso in bocca al lupo a tutto lo staff che ha sempre il coraggio di esprimere le proprie opinioni anche a rischio di pestare i piedi a coloro che si auto attribuiscono l’esclusività dell’informa-zione. “Admin” Tom, vai avanti per la tua strada perché il solo fatto di essere stato “rampognato” dai soliti noti, testimonia il successo del tuo Forum. u

www.teramo.forumup.it

di Maria GraziaFrattaruolo

nuove voci Teramane

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B astardi senza gloria sta a Quel maledetto treno blin-dato come The Track of My Tears di Carmel stava alla versione originale di Smokey Robinson & the Miracles.

E’ My Favorite Things di John Coltrane (l’ultima, munchiana versione incisa all’Olatunji) dinanzi a quella cantata da Julie Andrews. Non è rimasta traccia dell’originale. E’, in senso agambeniano, un corpo glorioso risorto che ha trascinato con sé tutte le sue scorie temporali e i suoi io (vecchio/bambino; buono/cattivo) rigettando definitivamente ogni purezza anche etnica, oltre che etica. In natura, non esiste la nor-malità, solo innesti bastards: anzi, basterds. Da questo punto di vista, costituisce una vera, anarchica lezione di storia, radical-mente anti-nazi. Ribadisce che ogni creazio-ne, compresa quella umana, non è che un remake, anche quando non esplicitato. Non esiste razza ariana. L’immagine primige-nia, la fonte d’ogni ispirazione, come pure il corpo originario (?!), sta nel crocicchio vorticoso dell’empire land, una sovrapposi-zione continua e transgender di stili e forme, archetipi e moods, déjà-vu e déjà-entendu. Il cinema migliore (Lynch, Tarantino) filma e mette in scena il punto di non ritorno di que-sto vortice di st(r)ati. Warhol, in un passato recente che fingiamo di non aver ancora metabolizzato (il capolavorissimo Empire), lo strinse e costrinse in un ground zero iper-produttivo come e più del monolito kubrickiano. Un’immagine-matrix, come sognava Antonioni, ma inevitabilmente multipla. Chiamatelo Dio, se vi piace.Il film estremizza e de-costruisce in senso cubista l’arte del narrare e del filmare. Quel C’era una volta… è riferito ai nume-rosi topoi fiabeschi presenti (Cenerentola, il Golem, gli orchi cattivi, la donna gatto, King Kong), sempre preludio di realtà psichiche, sociali e politiche. Ricomprende la storia (western, cioè occidentale) di Sergio Leone, affabulatore dell’op e pop segno (C’era una volta il West, simile a questo come cronaca

L’”Operazione Kino” di Tarantino

il cinema segreto di Leonardo Persiaottobre 2009

Il corpo glorioso del bastardo

accumulativa di una masturbazione interiore che almeno qui arriva all’orgasmo: anche se trattasi di un orgasmo-ripiego); l’enunciazione in sé (le vere star, la vera forma-cinema sono i dialoghi) con annessa la conseguente babele linguistica puramente cinegenica (al punto che persino l’Italia, patria del doppiatorese, non ha potuto che lasciare la maggior parte del film in originale, rovinandolo comunque). Porta alle estreme conseguenze la luccicanza attoriale/cine-matica, facendo rivivere, in modi eccentrici, puramente evo-cativi e invisibili, i corpi gloriosi di Aldo Ray (Raine), di Ed(wige) Fenech o il film di Lattuada Fräulein Doktor, ponte con G. W. Pabst (che raccontò la stessa vicenda in Mademoiselle Docteur), citato a chiare lettere, come pure, tra i tantissimi, Clouzot e Chabrol, e base probabile del film di Enzo G. Castel-lari. Quest’ultimo, filologicamente ribattezzato col vero nome di Enzo Girolami, urla “Fuoco!” come nel suo vecchio film, di cui si conserva, nel film dentro al film (girato da Eli Roth), Bo Svensson. E, a proposito di cinema italiano bis, è vocalmente presente ma storpiato (nella cifra stilistica basterda del film) Antonio Margheriti, uno dei re nostrani di fanta e horror. Attraverso il di lui allievo Lamberto Bava, si riscrive Demoni nel gran finale

rivoluzionario. La rivoluzione, davvero e letteralmente colpo di dadi, viene messa in nota dalla partitura multipla dello score. Alamo (parodiato nell’incipit), Allonsan-fan (titoli di coda), La battaglia di Algeri (centro). Il controcanto continuo della sintesi di una vittima polisemica: ebrea/afro/apache, che non trascura lo stesso risvolto unheimlich o forse semplicemente biblico-apocalittico: l’ira dell’agnello. Il perturbante dell’ebreo cattivo, incubo di Hitler, capovolge l’immaginario corrente. Fa delle vittime i killer, del mostro la peco-rella umiliata e offesa. Ma il ribaltamento è costante e sottile: francesi sottomessi con musica che suggerisce però il colonialismo francese; un episodio mistificatorio di storia USA (la battaglia di Alamo) e il nazista ultra-raffinato e poliglotta di Christopher Waltz che sembra buono. Mentre il buono (Brad Pitt) inquieta non poco. Finale lieto e colonna sonora sulla Rivoluzione francese

che si rifà conservazione. Da qui parte il segno più disincantato e funereo della struttura, sia pure immessa in una cornice oltre i confini del glamour. Mette in scena la fine della Storia (e della storia), non solo estremizzando in un certo senso la lezione di Marc Ferro – la lettura cinematografica dei fatti storici e quella storica dello spettacolo -, ma abbattendo proprio la nozione del fatto storico (che qui è invece fluttuante, aperto, interpretativo, immagini-fico, relativo) e ribadendo la testimonianza cinematografica, la fiction anche a più strati e post-moderna, come pura, unica

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certezza. Fa suonare le campane a morto sul nuovo mo(n)do percettivo: mai più unità, solo frammenti (Internet, zapping, frammenti di rapporti umani e sociali), con l’idea dellle trasgressioni concesse (ormai) solo al cinema e nel proprio immaginario; idem le sensazioni. I ricordi sono spettacolo, l’interpretazio-ne dell’esistente pure. Tutti i probabili o possibili risvegli si riducono per forza a un’operazione Kino. Il cinema è il cine-ma. Ogni film è un film nel film, scatola cinese senza fondo. E il film è in noi.Insomma Tarantino sembra adorarlo, ma anche odiarlo, questo cinema, la cultura del finto e del virtuale che ci sovrasta. Non a caso lo fa esplodere, metaforicamente (il surplus di testo) e letteralmente (il finale). Da noi, Carmine Gallone, a guerra finita, faceva lo stesso, in modi per l’epoca altrettanto eccen-trici, con il teatro infestato dai nazisti (Avanti a lui tremava tutta Roma). Sape-re poi che nel film ispiratore di Castellari era un treno a dover saltare ci conferma la distanza tra il cinema che fu (il treno dei Lumiére) e quello claustrofobicamente autorefe-renziale di oggi (che si scontra con la sua stessa fine). In questo senso, l’opera ha il suo culmine nella scena in cui Shoshana (Feldman?) prepara la vendetta e parte la canzone di Cat People versione Paul Schrader. Il puro stato cinefilo si lega a quello mentale (la

paranoia di Irina donna gatto in quanto diversa, straniera), sovrapponendosi ulteriormente all’attuale innervision ebraica (certo aggressiva, destrorsa, sanguinaria). La sensazione di impoten-za (nei confronti di un nemico ingiusto e spropositato, ieri come oggi) esplode nello scandaloso, surreale e liberatorio finale kamikaze (ancora l’attualità sto-rica…) e, meno fragorosamente, nella trasforma-zione in grotte-sco del riscatto e della vendetta, temi leader del contemporaneo cupo ma anche ridicolo. Lungi da essere reazionario, Tarantino evoca piuttosto il George Orwell

di Tra sdegno e passione: «Chi, nel 1940, non avrebbe fatto salti di gioia all’idea di ve-dere gli ufficiali delle SS presi a calci e umiliati? Eppure, appena diviene possi-bile, ciò appare soltanto patetico

e ripugnante». O grottesco, artificioso, tarantiniano, si potrebbe aggiungere. La vendetta è giusta solo se virtuale, teatrale, simbolica (e questo Tarantino lo aveva detto pure in Kill Bill), eastwo-odiana.

Con mezzi e linguaggio diversi, il con-cetto della sostituzione del reale con la fiction è presente pure nell’ultimo film di Woody Allen (i personaggi che ribaltano la loro identità più evidente, come già nella trilogia inglese e nel segmento ispanico; il narratore che comunque narra – mente – in funzione di una macchina da presa immaginaria: l’importante è che funzioni) e in quello di Bellocchio (la parte fisica e idealizzata di Mussolini che, nella seconda parte, diventa cinegiornale, spettro). u

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I niziata ufficialmente domenica 4 ottobre la nuova stagio-ne agonistica con la disputa della Supercoppa Italiana. A contendersi il trofeo i Campioni d’Italia del Montepaschi

Siena e la detentrice della Coppa Italia, la Virtus Bologna. Siena conquista il primo trofeo della stagione, quarto della sua storia, ma le ”V” nere (priva dell’ex teramano Moss tornato in America per un lutto di famiglia e a cui esprimiamo il nostro più vivo cordoglio) si sono ben comportate, rendendo vita difficile ai senesi nei primi due quarti, poi l’ingresso in campo di Hawkins mette fine alle velleità Virtussine. Domenica 11 ottobre è partito il campionato di serie A, non privo di sorprese e dove le individualità l’hanno fatta da padrone. BancaTercas in trasferta a Ferrara, ha perso 90 a 83 ma non ha deluso anzi, pur con i suoi problemi di formazione per i risaputi infortuni, si è battuta come sempre con impegno e qualità e con un po’ più di attenzione, nei minuti finali, poteva fare suo il risultato. I nuovi volti hanno destato buona impressione. Thomas, Diener, Jones e Joung sono giocatori di sostanza e di qualità e appena avranno risolto i loro problemi fisici, incideranno molto di più. Poeta si è espresso a fasi alterne esaltandoci per alcune ini-ziative ma ha latitato nel gioco d’assieme. Hoover si è battuto come un leone e se ponesse più attenzione nella gestione della palla. la sua bravura sarebbe totale. Cerella non è stato da meno anche se ha sbagliato facili soluzioni a canestro; nota di merito particolare per capitan Lulli che si è dovuto adattare in più ruoli, per sostituire i compagni infortunati, buona la pre-stazione del giovane Polonara che conferma di avere talento che potrà mettere a disposizione della squadra per tutto la durata del torneo. Amoroso presente ma non è stato utilizzato per non rischiarlo. Nella squadra ferrarese hanno giganteg-giato Nnamaka, Jackson e l’ex Grundy, facendo la differenza. La sorpresa è stata il derby lombardo in cui la neopromossa Varese ha battuto un frastornato Milano. Siena strapazza un incompiuto Napoli, Roma con il duo Iaaber e Hutson non ha pietà della neo promossa Cremona, la Virtus Bologna fa molto fatica per battere il sempre coriaceo Montegranaro. Il turco Akyol e Troutman nuovi ad Avellino fanno impazzire Pesaro, Di Bella trascina Caserta e batte Biella priva di alcune pedine fondamentali e Treviso va a vincere a Cantù, nel posticipo di lu-nedì 12 riscattando l’eliminazione di coppa. BancaTercas corre ai ripari, più lunga del previsto la guarigione di Amoroso e

basket di Bebè Martorelliottobre 2009

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Iniziata la nuova stagione ’09’10

Joung, gli appuntamenti incombono: campionato e preliminari per l’ingresso in Eurocup.La società annuncia l’arrivo di due giocatori di spessore, Goran Jurak centro sloveno di 203 cm. anni 32, molto forte fisicamente e conoscitore del campionato italiano per aver giocato con Iesi, Cantù, Fortitudo Bologna e Biella. Iurak ha fatto parte della nazionale slovena negli Eu-ropei (2003/2005) e un Mondiale (2006). L’altro nuovo arrivato è il rumeno Virgil Stanescu, stessa età di Jurak, stesso ruolo e di 207 cm, eguali anche nella loro esperienza, Stanescu si è formato negli Stati Uniti, poi tornato in Europa ha giocato con formazioni di prestigio in Germania, Turchia, in Russia e nella stessa Romania. Vedremo in campo Goran Jurak in casa, nel prossimo incontro di campionato, contro la Cimberio Varese, mentre Virgil Stanescu esordirà nella gara di ritorno del turno preliminare contro l’Apoel Nicosia del 27 ottobre p.v. . Due gli anticipi della seconda giornata del campionato di serie A, giocati sabato 17 ottobre. A Treviso dove la Benetton ha affron-tato Roma ed ha vinto grazie al duo Neal (30 punti) e Nicevic, partita incerta fino alla fine dove, un grande Jabeer (32 punti), ha cercato, ma invano, di invertire la rotta di Roma. A Teramo BancaTercas travolge la Cimberio Varese con una condotta di gara a dir poco perfetta. Il risultato parla chiaro 84 a 58, tanta è stata la superiorità dimostrata negli ultimi due quarti. La gara, molto equilibrata nella prima parte, ha avuto l’epilogo, nel terzo e quarto tempo di gioco. Dopo il riposo, Teramo rientrava sul parquet più determinato e convinto dei propri mezzi. Ha fatto correre Varese e l’ha sfiancata in difesa con un pressing di tre uomini avanti ad imbrigliare i portatori di palla avversari e due uomini a zona dietro, Thomas dominava sotto i tabelloni, Bobby Jones, atleta che riesce a nascondere in allenamento il proprio bagaglio tecnico per poi mostrarlo completamente in gare ufficiali, e Hoover facevano il tiro a segno, facendo impazzire la difesa varesina. Tutti gli altri da Poeta a Diener, da Lulli a Jurak e Polonara, da Cerella a Marino bravissimi. Il tecnico Capobianco, grande condottiero, riusciva a far ruotare tutti gli elementi a sua disposizione, non ultimo il giovane Martelli. Amoroso di nuovo presente ma non entrato in campo per meglio smaltire i postumi dell’infortunio. In definitiva per quello che si è visto nella prima e nella seconda giornata di campionato, nonostante il perdurare di alcune assenze importanti, possiamo dire che BancaTercas anche quest’anno riuscirà a fare un campionato di vertice. Gli altri risultati della giornata: Biella non si lascia sfuggire il turno casalingo con Jones, in forma smagliante, e batte la Virtus Bologna, Siena sbanca Pesaro, Avellino non trova ostacoli a Napoli, Milano, trascinata da un grande Petravicius, batte Ferrara sul finire di gara, Cremona contro Cantù paga lo scotto dell’inesperienza della categoria, infine a Porto S.Giorgio, Montegranaro batte Caserta in un finale thrilling dopo una partita dall’equilibrio esasperante.È andata male la prima a Cipro contro l’Apoel, 77 a 63 il risulta-to. BancaTercas non ha certo fatto una buona prova ma il risul-tato si può ribaltare nella gara di ritorno: 14 punti di scarto non sono tanti e c’è il potenziale per superare il preliminare. u

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