maggio 2010: ricominciamo da maria, chiesa e ma … · ma scegliamo di vivere nel mondo come gesu...

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MENSILE DELLA DIOCESI DI ARIANO IRPINO-LACEDONIA www.diocesiarianolacedonia.it - [email protected] 1 Chiesa e Mezzogiorno segue a pagina 4 MAGGIO 2010: RICOMINCIAMO DA MARIA, MA SCEGLIAMO DI VIVERE NEL MONDO COME GESU’ + Giovanni D’Alise* Il gioco di squadra dei vescovi per il Sud di Pasquale Giustiniani Nel febbraio 2009, il cardina- le Sepe convocò gli "stati ge- nerali" di tutte le chiese del Sud e delle Isole. Ora l' intera Conferenza episcopale italiana rilancia il problema meridio- nale come questione nazionale. Venti paragrafi datati 21 feb- braio, proposti come il frutto di un cammino di riflessione e di condivisione, avviato qui da noi ed esteso a tutta l' Italia. Un intervento non certo a "gamba tesa" nelle questioni sociali, economiche e politiche interne, ma proposto con la metafora sportiva del "gioco di squadra". a parola d' ordine è solidarietà. Termine di sapore non soltanto ecclesiastico, ma anche civile e politico, presente nella nostra Carta costituzionale. Parola che viene incisivamente ripropo- sta nell' approssimarsi dei 150 anni dell' unità d' Italia, Paese in cui si vedono i primi effetti di una già avvenuta modifica costituzionale in senso fede- rale. Il documento dei vescovi non tace sui tanti problemi an- cora irrisolti del Sud, ma li ri- propone nel più vasto orizzonte dell' Italia, dell' Europa e del Mediterraneo. Un' analisi dal respiro volutamente globale, la cui ricetta è riprendere, con speranza e fiducia, il cammi- no della solidarietà nazionale, Carissimi amici de “In cammino”, mentre scrivo e vi penso inten- samente, stiamo per affacciarci all’alba del mese di maggio 2010. Maggio ci dà sempre il senso della vita della natura che riprende il suo rigoglio e la vegetazione, sempre più verde, ormai ha vinto sull’inverno e scoppia di vita. Tornando da Grottaminarda ad Ariano, non per la variante, ho visto che gli addetti mietevano l’erba ai bordi della strada: era talmente cresciuta che invadeva la car- reggiata e cominciava a salire sulle siepi. Bello! La vita riprende il sopravven- to dopo un inverno freddo e intenso! Carissimi, anche noi riprendiamo vita. Anche cri- stianamente. Siamo ancora immessi nella intensità della novità pasquale. Gesù si è abbassato per amore, ha con- diviso con noi la carne e l’umanità no- stra, i limiti e la bellezza dell’essere uomo, ha voluto toccare tutti i risvolti della nostra umanità, grande, quasi divina, e peccatrice, quasi prostra- ta nella terra, come l’esperienza del- la morte; il ritorno alla terra e poi alla polvere, con la quale siamo stati impa- stati, l’uomo è tutto terra e tutto cielo. E Gesù, come dice Paolo, scrivendo ai Filippesi (2,5-11), “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un pri- vilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. E poi c’è il rigoglio della vita nuova pasquale, eterna, che sprizza dapper- tutto e invade gli stessi apostoli e… il mondo è inondato di vita… e tut- to, l’erba e la natura, ma soprattutto l’uomo “ogni lingua proclami: «Gesù è il Signore», a gloria di Dio Padre”. Aprile e maggio è tutto un fervore di iniziative e di vita incredibile nel- la Chiesa, nella comunità di Gesù. Amici e fratelli, lasciamoci prendere da questa vita che cala da tutte le par- ti. Ciascuno si “butti” ad amare e si faccia prendere, abbassando le remo- re che ci tengono sempre lontani dal coinvolgimento e non ci fanno “sfio- rare” l’ebbrezza e l’estasi dell’amo- re vero, come Lui ci ha insegnato. Da dove cominciare? Si comincia sempre dalla Mamma. La pietà popolare e la Chiesa dedi- cano il mese di maggio alla Madon- na. Ella sempre ci guida al Cristo e all’amore e ci suggerisce ottimismo e positività, riscoprendo in Maria la te- nerezza e la bellezza di essere “figli” che crescono condotti dalla Madre. Vi esorto, in modo più maturo, ma an- che con lo stesso slancio dei freschi anni della giovinezza, viviamo con intensi- tà e attesa il mese di maggio in onore di Maria, che ci guida sempre a Cristo e ci riveste della sua Parola di Vita. Potremmo cominciare dai sacramenti che riceviamo in questo mese di maggio ed il prossimo. Penso a quanti ragaz- zi, giovani e coppie, si avvicineranno a Cristo, nostra Vita, con la Messa Prima di Comunione, la Cresima e il Matri- monio. Non ci sarà Chiesa, non ci sarà comunità ecclesiale che non sarà toc- cata dalla grazia dei sacramenti. For- se non ci sarà famiglia che non sarà lambita da un sacramento. Perché non ricominciare da lì? Non è la festa o il pranzo che segue i sacramenti, che sarà l’essenziale, ma il sacramento stesso. Come sarebbe contento Gesù se ve- desse i ragazzi abbeverarsi alla fon- te dell’Eucarestia, gli adolescenti e i giovani avere un riferimento di “cre- scita e maturità” nel sacramento del- la Cresima, Confermazione, dan- do un apporto nuovo intorno a sé. E i giovani che celebreranno il Matri- monio? Come non pensare che, pur nella continuità, possono dare un nuo- vo inizio alla propria vita? Come non pensare che, pietra dopo pietra, si può costruire una vera casa, una vera fami- glia, cominciando proprio dalla “pri- ma pietra”, posta con il sacramento, che è Gesù stesso, Colui che cemen- terà su se stesso la nuova famiglia? Mio Dio, quanta vita! Oppu- re, quante occasioni sprecate?! Coraggio! Buttiamoci, osiamo… e non viviamo sempre soffocati dalla paura. In questo numero de “In cammino” vi segnalo, infine, il contributo del Prof. P. Giustiniani apparso già su Repubbli- ca e ora a noi offerto per la riflessione, presentando un documento importante dell’Episcopato italiano: “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Questo documento merita un approfon- dimento e una riflessione che ci propo- niamo di fare anche come Chiesa ariane- se. Oggi ci piace dare la notizia. Esso è stato approvato dalla CEI e pubblicato a Roma il 21 febbraio 2010, prima dome- nica di Quaresima. Esso esce a 20 anni dal primo documento CEI, ottobre 1989 dal titolo: “Sviluppo nella solidarietà”. Il documento attuale si propone, in tempo di crisi, il problema della questione meri- dionale in termini di possibilità ed occa- sione di sviluppo nella solidarietà. Parla di noi. Parla del Mezzogiorno e dell’Ita- lia, proprio in un momento in cui si parla di federalismo. L’impegno della Chiesa italiana è di far cogliere a tutta l’Italia che la questione meridionale non si può risolvere se non con l’aiuto di tutta l’Ita- lia, quindi nella solidarietà. Ma fornisce anche a noi meridionali dei suggerimenti perché superiamo gli ostacoli, soprattut- to culturali, che ancora ci caratterizzano. Desidero concludere con l’invito dei Ve- scovi italiani: “Rivolgiamo un invito alla speranza alle comunità ecclesiali del Pa- ese, in particolare nel Mezzogiorno e a tutti gli uomini di buona volontà. Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili. Non si trat- ta di ipotizzare scenari politici diversi, quanto, piuttosto, di sostituire alla logi- ca del potere e del benessere la pratica della condivisione nella sobrietà e soli- darietà” (n. 19). Ne parleremo ancora… AVE MARIA! Nell’immagine: Annunciazione del Beato Angelico (1430-1432) * Vescovo di Ariano I.-Lacedonia

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Mensile della diocesi di ariano irpino-lacedonia www.diocesiarianolacedonia.it - [email protected]

1

Chiesa e Mezzogiorno

segue a pagina 4

MAGGIO 2010: RICOMINCIAMO DA MARIA,MA SCEGLIAMO DI VIVERE NEL MONDO COME GESU’

+ Giovanni D’Alise*

Il gioco di squadra dei

vescovi per il Sud

di Pasquale Giustiniani

Nel febbraio 2009, il cardina-le Sepe convocò gli "stati ge-nerali" di tutte le chiese del Sud e delle Isole. Ora l' intera Conferenza episcopale italiana rilancia il problema meridio-nale come questione nazionale. Venti paragrafi datati 21 feb-braio, proposti come il frutto di un cammino di riflessione e di condivisione, avviato qui da noi ed esteso a tutta l' Italia. Un intervento non certo a "gamba tesa" nelle questioni sociali, economiche e politiche interne, ma proposto con la metafora sportiva del "gioco di squadra". a parola d' ordine è solidarietà. Termine di sapore non soltanto ecclesiastico, ma anche civile e politico, presente nella nostra Carta costituzionale. Parola che viene incisivamente ripropo-sta nell' approssimarsi dei 150 anni dell' unità d' Italia, Paese in cui si vedono i primi effetti di una già avvenuta modifica costituzionale in senso fede-rale. Il documento dei vescovi non tace sui tanti problemi an-cora irrisolti del Sud, ma li ri-propone nel più vasto orizzonte dell' Italia, dell' Europa e del Mediterraneo. Un' analisi dal respiro volutamente globale, la cui ricetta è riprendere, con speranza e fiducia, il cammi-no della solidarietà nazionale,

Carissimi amici de “In cammino”, mentre scrivo e vi penso inten-samente, stiamo per affacciarci all’alba del mese di maggio 2010. Maggio ci dà sempre il senso della vita della natura che riprende il suo rigoglio e la vegetazione, sempre più verde, ormai ha vinto sull’inverno e scoppia di vita. Tornando da Grottaminarda ad Ariano, non per la variante, ho visto che gli addetti mietevano l’erba ai bordi della strada: era talmente cresciuta che invadeva la car-reggiata e cominciava a salire sulle siepi.Bello! La vita riprende il sopravven-to dopo un inverno freddo e intenso!Carissimi,anche noi riprendiamo vita. Anche cri-stianamente. Siamo ancora immessi nella intensità della novità pasquale.Gesù si è abbassato per amore, ha con-diviso con noi la carne e l’umanità no-stra, i limiti e la bellezza dell’essere uomo, ha voluto toccare tutti i risvolti della nostra umanità, grande, quasi divina, e peccatrice, quasi prostra-ta nella terra, come l’esperienza del-la morte; il ritorno alla terra e poi alla polvere, con la quale siamo stati impa-stati, l’uomo è tutto terra e tutto cielo.E Gesù, come dice Paolo, scrivendo ai Filippesi (2,5-11), “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un pri-vilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.E poi c’è il rigoglio della vita nuova pasquale, eterna, che sprizza dapper-tutto e invade gli stessi apostoli e… il mondo è inondato di vita… e tut-to, l’erba e la natura, ma soprattutto l’uomo “ogni lingua proclami: «Gesù è il Signore», a gloria di Dio Padre”.Aprile e maggio è tutto un fervore di iniziative e di vita incredibile nel-la Chiesa, nella comunità di Gesù.Amici e fratelli, lasciamoci prendere da questa vita che cala da tutte le par-ti. Ciascuno si “butti” ad amare e si faccia prendere, abbassando le remo-re che ci tengono sempre lontani dal coinvolgimento e non ci fanno “sfio-rare” l’ebbrezza e l’estasi dell’amo-re vero, come Lui ci ha insegnato.Da dove cominciare?Si comincia sempre dalla Mamma. La pietà popolare e la Chiesa dedi-cano il mese di maggio alla Madon-na. Ella sempre ci guida al Cristo e all’amore e ci suggerisce ottimismo e positività, riscoprendo in Maria la te-nerezza e la bellezza di essere “figli” che crescono condotti dalla Madre.

Vi esorto, in modo più maturo, ma an-che con lo stesso slancio dei freschi anni della giovinezza, viviamo con intensi-tà e attesa il mese di maggio in onore di Maria, che ci guida sempre a Cristo e ci riveste della sua Parola di Vita.Potremmo cominciare dai sacramenti che riceviamo in questo mese di maggio ed il prossimo. Penso a quanti ragaz-zi, giovani e coppie, si avvicineranno a Cristo, nostra Vita, con la Messa Prima di Comunione, la Cresima e il Matri-monio. Non ci sarà Chiesa, non ci sarà comunità ecclesiale che non sarà toc-cata dalla grazia dei sacramenti. For-se non ci sarà famiglia che non sarà lambita da un sacramento. Perché non ricominciare da lì? Non è la festa o il pranzo che segue i sacramenti, che sarà l’essenziale, ma il sacramento stesso.Come sarebbe contento Gesù se ve-desse i ragazzi abbeverarsi alla fon-te dell’Eucarestia, gli adolescenti e i giovani avere un riferimento di “cre-scita e maturità” nel sacramento del-la Cresima, Confermazione, dan-do un apporto nuovo intorno a sé. E i giovani che celebreranno il Matri-monio? Come non pensare che, pur nella continuità, possono dare un nuo-vo inizio alla propria vita? Come non pensare che, pietra dopo pietra, si può costruire una vera casa, una vera fami-glia, cominciando proprio dalla “pri-ma pietra”, posta con il sacramento, che è Gesù stesso, Colui che cemen-terà su se stesso la nuova famiglia?Mio Dio, quanta vita! Oppu-re, quante occasioni sprecate?!Coraggio! Buttiamoci, osiamo… e non viviamo sempre soffocati dalla paura.In questo numero de “In cammino” vi segnalo, infine, il contributo del Prof.

P. Giustiniani apparso già su Repubbli-ca e ora a noi offerto per la riflessione, presentando un documento importante dell’Episcopato italiano: “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Questo documento merita un approfon-dimento e una riflessione che ci propo-niamo di fare anche come Chiesa ariane-se. Oggi ci piace dare la notizia. Esso è stato approvato dalla CEI e pubblicato a Roma il 21 febbraio 2010, prima dome-nica di Quaresima. Esso esce a 20 anni dal primo documento CEI, ottobre 1989 dal titolo: “Sviluppo nella solidarietà”. Il documento attuale si propone, in tempo di crisi, il problema della questione meri-dionale in termini di possibilità ed occa-sione di sviluppo nella solidarietà. Parla di noi. Parla del Mezzogiorno e dell’Ita-lia, proprio in un momento in cui si parla di federalismo. L’impegno della Chiesa italiana è di far cogliere a tutta l’Italia che la questione meridionale non si può risolvere se non con l’aiuto di tutta l’Ita-lia, quindi nella solidarietà. Ma fornisce anche a noi meridionali dei suggerimenti perché superiamo gli ostacoli, soprattut-to culturali, che ancora ci caratterizzano.Desidero concludere con l’invito dei Ve-scovi italiani: “Rivolgiamo un invito alla speranza alle comunità ecclesiali del Pa-ese, in particolare nel Mezzogiorno e a tutti gli uomini di buona volontà. Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili. Non si trat-ta di ipotizzare scenari politici diversi, quanto, piuttosto, di sostituire alla logi-ca del potere e del benessere la pratica della condivisione nella sobrietà e soli-darietà” (n. 19). Ne parleremo ancora…

AVE MARIA!

Nell’immagine: Annunciazione del Beato Angelico (1430-1432)

* Vescovo di Ariano I.-Lacedonia

IN CAMMINOmensile della Diocesi di Ariano I.-Lacedonia

Maggio 2010Spiritualità

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a cura diMons. Giovanni D’Alise

«In verità vi dico: se avrete fede

pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte:

spostati da qui a là, ed esso si sposterà,

e niente vi sarà impossibile». (Mt 17,20)

Maggio 2010Parola per la Vita

NULLA E’

IMPOSSIBILE A CHI CREDE

A Sua Santità Benedetto XVI

Città del Vaticano

Beatissimo Padre,

a nome mio personale, dell’intero presbite-rio e religiosi, e dell’intera Chiesa Diocesana, desidero far giungere alla Santità Vostra gli auguri filiali e sentiti per l’ottantatreesimo compleanno. Auguriamo alla Santità Vostra vita lunga e feconda! In questo momento, cul-turalmente così difficile e particolare, per gli attacchi alla Chiesa e al Papa, desidero far giungere a Vostra Santità l’affetto e la soli-darietà di tutta la mia Chiesa, che prega e soffre, nel Risorto, per Voi, Beatissimo Padre.

+ Giovanni D’Alise, Vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia

Il 16 aprile la Chiesa universa-le ha gioito per la lieta occasio-ne dell’ottantatreesimo complean-no di Sua Santità Benedetto XVI. Lo scorso 19 aprile, quinto anniversario dell’elezione di Benedetto XVI a Vica-rio di Cristo, tutta la Comunità eccle-siale si è stretta attorno a Sua Santità, infaticabile annunciatore del Vangelo e segno visibile di comunione, con inizia-tive di preghiera e di grande affetto.

Il 20 aprile 2010 abbiamo ricordato don To-nino Bello, il "vescovo del grembiu-le" e presidente di Pax Christi, in occa-sione del 17° anniversario della sua morte.

“Vi benedico

Vi benedico da un altare scomodo, ma carico di gioia.

Vi benedico da un altare coperto da penombre, ma carico di luce.

Vi benedico da un altare circondato da silenzi, ma risonante di voci.

Sono le grazie, le luci, le voci dei mondi, dei cieli e delle terre nuove che, con la Risurrezione,

irrompono nel nostro mondo vecchio e lo chiamano a tornare giovane

Amen! Alleluia!” (don Tonino Bello)

in breve...

Quante volte nella vita senti il bisogno che qual-cuno ti dia una mano e nello stesso tempo av-verti che nessun uomo può risolvere la tua si-tuazione! E’ allora che ti rivolgi inavvertitamente a Qualcuno che sa ren-dere le cose impossibili possibili. Questo Qualcu-no ha un nome: è Gesù. Ascolta quanto ti dice: “In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: sposta-ti da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà

impossibile”. E’ ovvio che l’espressione “spostare le montagne” non vada pre-sa alla lettera. Gesù non ha promesso ai discepoli un potere di fare miraco-li spettacolari per stupire la folla. E difatti, se vai a cercare in tutta la storia della Chiesa, non trove-rai un santo – che io sap-pia – che abbia spostato le montagne con la fede. “Spostare le montagne” è un’iperbole, cioè un modo di dire volutamente esagerato, per inculcare nella mente dei discepoli il concetto che alla fede

nulla è impossibile. Ogni miracolo infatti che Gesù ha operato, direttamente o attraverso i suoi, è sem-pre stato fatto in funzione del Regno di Dio, o del Vangelo o della salvezza degli uomini. Spostare una montagna non ser-virebbe a questo. Il pa-ragone col “granellino di senapa” sta a indicare che Gesù non ti domanda una fede più o meno grande, ma una fede autentica. E la caratteristica della fede autentica è quella di pog-giare unicamente su Dio e non sulle tue capacità.

Se ti assale il dubbio o l’esitazione nella fede si-gnifica che la tua fiducia in Dio non è ancora pie-na: hai una fede debole e poco efficace, che fa an-cora leva sulle tue forze e sulla logica umana. Chi invece si fida interamente di Dio, lascia che lui stes-so agisca e… a Dio niente è impossibile. La fede che Gesù vuole dai discepoli è proprio quell’atteggia-mento pieno di fiducia che permette a Dio stes-so di manifestare la sua potenza. E questa fede, che quindi sposta le mon-

tagne, non è riservata a qualche persona eccezio-nale. Essa è possibile e doverosa per tutti i cre-denti. “In verità vi dico: se avrete fede pari a un gra-nellino di senapa, potrete dire a questo monte: spo-stati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”. Si pen-sa che Gesù abbia detto queste parole ai suoi di-scepoli quando stava per inviarli in missione. E’ facile scoraggiarsi e spa-ventarsi quando si sa di essere un piccolo gregge impreparato, senza talen-

ti particolari, di fronte a folle innumerevoli alle quali bisogna por-tare la verità del Van-gelo. E’ facile perdersi d’animo di fronte a gente che ha tutt’altri interessi che il Regno di Dio. Sembra un compito impossibile. E’ allora che Gesù as-sicura i suoi che con la fede “sposteranno le montagne” dell’in-differenza, del disin-teresse del mondo. Se avranno fede nulla sarà loro impossibile.

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IN CAMMINOwww.diocesiarianolacedonia.it

Maggio 2010Pillole di cultura

Nel 30esimo anniversario dell’uccisione di Monsignor Romero

ROMERO, IL VESCOVO MARTIRE

a cura di Michele Farisco

VITTORIO BACHELET

Il ricordo a 30 anni dalla morte

a cura di Antonio Pasquale

Il 24 marzo del 1980, mentre celebra-va l’eucaristia, venne freddato con un colpo di fucile una delle figure pasto-rali più note, ma anche più strumen-talizzate del cattolicesimo centro e sud-americano. Di sovente le pole-miche politiche hanno minacciato di oscurare la figura di Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, la cui importanza per il proprio popo-lo è stata riconosciuta, come spesso accade, solo molti anni dopo: recen-temente il Parlamento salvadoregno ha decretato il 24 marzo “Giorno di Monsignor Oscar Arnulfo Romero”. Una ricostruzione storica scevra da compromissioni politiche non può non evidenziare anzitutto il grande zelo pastorale che ha sempre ani-mato l’opera di Romero, il cui motto episcopale era Sentir con la Iglesia. La sua decisa opposizioni a quan-ti facevano ricorso alla violenza per difendere le ragioni del proprio po-polo e nel contempo la strenua con-danna del comportamento di quanti, pur avendone la possibilità, non fa-cevano nulla per migliorarne la con-

Per approfondimenti:

Roberto Morozzo Della Rocca, Primero Dios. Vita di Oscar Romero, Mondadori, Milano 2005;

Romero, un film di John Duigan, durata 104’, Stati Uniti 1990

In occasione del trentennale dalla morte di Vittorio Bachelet, ucciso il 12 Febbraio 1980 dalle Brigate Rosse all’ingresso della facoltà di Scienze Po-litiche all’Università La Sapienza di Roma, è altamente doveroso ricordare non solo, ma fare memoria di un grande giurista, padre di famiglia, ser-vitore dello Stato e della Chiesa. Ha dato la sua vita perché si realizzasse, come afferma Giovanni Conso, il “metodo Bachelet”, e cioè un dialogo pa-ziente che poi è l’origine della democrazia. Infatti, anche tra gli studenti che lo avevano seguito, era comune il pensiero che Bachelet fosse stato ucciso “perché era uno che credeva nella possibilità di discutere con tutti” come affermò uno studente all’indomani dell’accaduto il 13 Febbraio 1980.Tuttavia in Bachelet, ispirandoci al pensiero di Mounier, vocazio-ne, incarnazione e comunione raggiungono un’unità, e perciò lo si può chiamare testimone di speranza ricordando inoltre, come, pro-prio grazie alla sua serietà nello studio e nella professione, spese il suo impegno al servizio dell’Azione Cattolica. Infatti, da Presidente dell’Azione Cattolica fu l’uomo della scelta religiosa che consisteva in “un riandare alle sorgenti così da riscoprire le radice più profonde del-la vita cristiana”, come scrisse di lui il Cardinal Carlo Maria Martini.Grande, dunque, la testimonianza che ci viene lasciata dalla vita di Vitto-rio Bachelet, per la serenità, l’attenzione costante alla qualità dei rapporti, e l’umiltà che ha contraddistinto il suo impegno umano e professionale.La sera prima dell’attentato, in occasione di un ricevimento offerto dalla Santa Sede per l’anniversario dei Patti Lateranensi, aveva risposto così ad un giornalista “per conto mio vivo nella fiducia che piccoli segnali pos-sano diventare una grande luce”. Testimone di speranza. “Non si vin-ce l’egoismo mostruoso che tronca la vita se non con un supplemento d’amore, se non contrapponendo la capacità di dare la vita per il soste-gno e la difesa degli inermi, degli innocenti, di chi vive in un insosteni-bile situazione di ingiustizia, Non si vince questo nostro egoismo se non riscoprendo il valore di ogni uomo perché figlio del Padre che dà la vita”.

CHI E’ STATO VITTORIO BACHELET?

Studioso del diritto con caratteristiche e temi particolari, molto legato al rapporto tra la società e le istituzioni, padre di famiglia ed educatore con un gran senso della libertà e della responsabilità( e della serenità), guida del mondo cattolico con un quotidiano esercizio della laicità, dell’obbedienza in piedi, cittadino e uomo politico con straordinario disinteresse e senso del dovere “meglio perdere con mitezza che vincere con la forza”.

Una sorpresa della storia: così è stato definito quest’uomo,

nato a Ciudad Barrios (San Miguel) nel 1917 da una famiglia modesta. Entrato nella Compagnia di Gesù, il giovane Oscar Romero si dedica

all’attività pastorale soprattutto tra i poveri. Mentre nello Stato Centroamericano

si succedono i colpi di Stato che lasciano quasi sempre

il potere in mano ai militari, il sacerdote diventa Segretario della Conferenza Episcopale de El Salvador (CEDES)

nel 1967 e tre anni dopo Paolo VI lo designa Vescovo ausiliare di San Salvador.

Lega per sempre la sua vita al popolo col martirio, avvenuto esattamente 30 anni fa: il suo sangue non è stato versato invano

perché in tutto il mondo è viva la sua testimonianza di martire.

dizioni, gli guadagnò l’antipatia di opposti schieramenti, ma anche la grande stima del popolo da lui tan-to amato. Come dimostrano alcune testimonianze dei mesi immediata-mente precedenti il suo assassinio, nonostante fosse ben cosciente del pericolo che correva, Romero non si rifiutò, ma anzi era desideroso di continuare a stare in mezzo al suo popolo, animato dalla forza della sua fede: «Al di sopra delle tragedie, del sangue e della violenza, c’è una parola di fede e di speranza che ci dice: c’è una via d’uscita…Noi cri-stiani possediamo una forza unica».La sua fu una fede vissuta in mezzo al suo popolo, con un grande sen-so di fedeltà e di appartenenza alla Chiesa: «I nostri appelli alla non violenza e a una vita e giustizia cri-stiane basate sul Vangelo e sul ma-gistero della Chiesa sono attaccati pubblicamente e anonimamente da chi si sente colpito. Ci consola pen-sare che la nostra attività è confor-me al Vangelo e a quanto la Chie-sa universale ha proclamato…».

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IN CAMMINOwww.diocesiarianolacedonia.it

Maggio 2010

Chiesa e società

“Il gioco di squadra dei vescovi per il Sud” - segue da pagina 1

puntando sulla condivisione come valore prioritario, pensando di nuo-vo insieme e gli uni per gli altri. Questo signifi ca,a partire dal Sud, un nuovo protagonismo di tanti soggetti, in particolare dei giovani e delle donne, in vista della necessaria solidarietà nazionale, che comporterà pure lo scambio di persone, oltre che di idee e risorse. Solidarietà è an-che lo stile di quest' agile analisi e di questa proposta sociale dei vescovi, i quali dichiarano di voler contribuire a un articolato e diffi cile dibat-tito, che coinvolge già tanti altri soggetti, in primo luogo economici e politici. Di fronte alla scelta inevitabile del federalismo, un punto ne-vralgico del nostro prossimo futuro, ci viene proposto il modello di un federalismo solidale. Quello cioè che non dovrà accentuare la distanza tra le diverse parti d' Italia, ma piuttosto contemperare il merito di chi opera con dedizione e correttezza con il "gioco di squadra" che l' intera Italia dovrà pur mettere in campo per assecondare lo sviluppo. Anche i vescovi constatano la travagliata fase economica, la trasformazione politicoistituzionale, l’evoluzione socio-culturale in cui si vanno combi-nando il crescente pluralismo delle opzioni ideali ed etiche e l' inseri-mento di nuove presenze etnico-religiose dovute ai fenomeni migratori. Frattanto, persistono le forme di criminalità organizzata, vero e proprio cancro sia al Nord che al Sud. Ma, quasi allo stesso livello delle mafi e, anche la deprecata economia illegale diffonde dappertutto tante attività illecite ugualmente deleterie: dall' usura all' estorsione, dall' evasione fi scale al lavoro nero. Non poche sono le contraddizioni che i processi di modernizzazione, che hanno interessato anche le terre meridionali negli ultimi vent' anni, hanno comportato e comporteranno, le cui con-seguenze drammatiche si vedono, per esempio, nella tragedia ecologica o nell' emergenza educativa e culturale. In tal modo, il versante sociale dell' analisi, con gli accorati richiami alla crescita di senso civico di tutta la popolazione e all' urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle attuali classi dirigenti, si salda con il versante più propriamente pasto-rale, tipico di un intervento di uomini di Chiesa. Di qui la scommessa e la speranza che possa comunque avvenire una nuova moltiplicazione dei pani e dei pesci. Di qui pure l' invito ad aver coraggio, a osare for-me nuove. Al calcolo concreto delle risorse disponibili e alla realistica consapevolezza del defi cit con cui comunque dobbiamo fare i conti, va associata insomma un corale assunzione di responsabilità. Dal Sud, cre-dono ancora i vescovi, potrà crescere diffondersi in tutte le aree del Pa-ese una volontà autonoma di riscatto, in grado di contare sulle proprie forze come condizione insostituibile per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà e di sussidiarietà organica. Sono perciò incoraggiate tut-te le nuove forme di partecipazione, di cittadinanza attiva, di impegno

diretto dei giovani in politica, purché intesa come servizio reso al bene comune ed espressione più alta della cosiddetta carità sociale. Le stes-se fi gure di riferimento, come don Puglisi e don Diana, sono prese dal Sud, a riprova che il Mezzogiorno, e non soltanto dal punto di vista socio-economico, non è mai da ritenere una realtà uniformemente deprivata. Nessuno potrà più limitarsi a guardare il «proprio campanile». Occorre mettere a disposizione dello sviluppo dell' intero Paese tutte le risorse spi-rituali, morali e culturali. L' auspicio è quello della diffusione capillare di una nuova cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, del-la buona amministrazione e della sana impresa nel rifi uto dell' illegalità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA PASQUALE GIUSTINIANI

Repubblica del 27 febbraio 2010 - pagina 1 - sezione: NAPOLI

Azione CattolicaCHIESA ITALIANA E MEZZOGIORNO

"Per un paese solidale"

L’AC diocesana, in preparazione alla Settimana nazionale dei cattolici che si terrà dal 14 al 17 ottobre a Reggio Calabria, promuove ed organizza il primo Convegno-dibattito per adul-ti, giovani e educatori sul tema: “Per un paese solidale, Chiesa Italiana e Mezzogiorno”. E’ un servizio che l'asso-ciazione vuole rendere a tutta la Diocesi, al fi ne di allargare gli orizzonti di una mentalità culturale tesa a ripristinare e a valo-rizzare sempre di più il rapporto tra persona e cittadinanza, tra bene comune e diritti-doveri, tra impegno ecclesiale e impegno socio-politico. Il convegno dibattito si svolgerà mercoledì 19 maggio dalle ore 16.30 alle ore 18.30 presso il Centro pastorale giovanile di Ariano Irpino, con il seguente programma: i lavori saranno introdotti dal prof. Antonio Pa-squale (presidente diocesano), interverrà il presidente nazio-nale, Chiarissimo professor Franco Miano, concluderà Mons. Giovanni D'Alise vescovo della Diocesi di Ariano-Lacedonia.

IN CAMMINOwww.diocesiarianolacedonia.it

Maggio 2010Testimoni digitali

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Domenica 16 maggio 2010 ricorre la 44a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. L’annuale iniziativa è finalizzata a sostenere una riflessione teologica permanente sui processi e gli strumenti del-la comunicazione sociale e sul loro ruolo nella Chiesa e nella socie-tà. Il Santo Padre quest’anno ha scelto come tema “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”.

I preti e internet

I preti e internet: come i sacerdoti utilizzano la rete e quale è la loro attitudine verso le tecnologie digitali? Il 92,9% dei preti in Italia di-chiara di accedere tutti i giorni ad intenet, in misura leggermente superiore alla media mondiale (90,4%). Lo rivela una ricerca rea-lizzata da Picture, di cui riportiamo anche un’estratto grafico qui sotto. Lo studio, ha spiegato il prof. Lorenzo Cantoni, docente di comunicazione online all'Università di Lugano, mostra "un approc-cio positivo dei sacerdoti alla rete, ma non ingenuo, che non na-sconde i rischi e l’importanza di rispondere alla sfida educativa".La ricerca è stata condotta dai laboratori NewMinE – New Me-dia in Education – e webatelier.net dell’Università della Svizze-ra italiana (Lugano), in collaborazione con la Facoltà di Comuni-cazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce (Roma), e gode del supporto della Congregazione per il Clero. (acer)

Abitare il mondo digitale alla luce del vangelo

a cura di Andrea Cerino

E’ quanto mai strategico “abitare il nuovo mondo digi-tale per portare avanti la missione dell’evangelizzazioe-ne, contribuendo a creare una mentalità plasmata dal Vangelo”. Ne è convinto monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo alla confe-renza stampa di presentazione del Convegno “Testimoni digitali” svoltosi a Roma dal 22 al 24 aprile. “Ci troviamo in una nuova condizione mediatica, in un mondo inter-connesso, dove i media non sono più uno strumento, ma fattori di un ambiente”, ha rilevato monsignor Crociata. Di fronte all’avanzare delle nuove tecnologie e all’affer-marsi di una cultura digitale, i vescovi italiani, ha spiegato monsignor Crociata, hanno avvertito l’esigenza “di riflet-tere, capire meglio, prendere l’iniziativa perché la mis-sione della Chiesa possa essere svolta in modo efficace, attuale, contemporaneo anche in condizioni nuove”. Per questo, “la Conferenza episcopale attribuisce grande im-portanza al convegno ‘testimoni digitali’ (…) a otto anni da ‘Parabole Mediatiche’” e che ha avuto come “ottica privilegiata” quella educativa. Il Convegno rappresenta infatti anche “un modo straordinario” per rispondere alla sfida dell’emergenza educativa, nella prospettiva decen-nale che avrà al centro proprio il tema dell’educazione.

T E S T I M O N I D I G I T A L IRoma, 22-24 aprile 2010 - Concluso il Convegno Nazionale della Cei sulla comunicazione

La folla di operatori della comunicazione che ha riempito l'aula Pao-lo VI la mattina di sabato 24 marzo, giornata conclusiva di “Testimoni digitali”, è stata la prova che gli organizzatori potevano dirsi soddisfat-ti dell'evento. A confermare la buona riuscita del tutto è anche mons. Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazio-ni sociali della Cei: «Il bilancio è indubbiamente positivo per una se-rie di motivazioni: per la partecipazione, ma soprattutto per i contenu-ti emersi. In particolare, le parole di papa Benedetto hanno invitato a tornare nelle nostre rispettive attività pastorali ordinarie con un impe-gno in più sul fronte della comunicazione e della cultura. Nel mio in-

tervento in Aula Paolo VI ho fatto riferimento all'immagine evangelica del "vino nuovo in otri nuovi". Il nuovo resta la Buona Notizia, quel-la che ogni cristiano è chiamato a trasmettere nella cultura di oggi. Il vecchio, paradossalmente, è la stessa comunicazione, che è soggetta a innovazioni veloci e presto datate. Ciò che fa la differenza resta l'uo-mo e le sue qualità comunicative, fatte di un'identità precisa, di una curiosità vera per l'interlocutore e di una credibilità a tutto tondo».Il Convegno nazionale è servito per porre le basi per i futuri sviluppi nel settore della comunicazione, cruciale per la Chiesa nel terzo millennio.

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IN CAMMINOmensile della Diocesi di Ariano I.-Lacedonia

Maggio 2010Giornate diocesane

Giornata diocesana dei giovaniY O U T H D A Y 2010

Una giornata dei giovani, con i giovani, per i giovani

di Anna Nigro

Splendida la giornata della Gioventù pro-mossa dalla Dioce-si Ariano-Lacedonia e organizzata dalla Parrocchia di Grot-taminarda che ci ha ospitati nella Palestra Comunale sabato 10 Aprile -per circa tre ore- offrendoci mo-menti di svago e spazi di riflessione e pre-ghiera collettiva con S.E. Mons. Giovanni D’Alise. Una giorna-ta dei giovani, per i giovani, con i giovani. Eravamo in trecento provenienti da tutte le Foranie della Dioce-si e c’eravamo anche noi della Parrocchia San Nicola Vescovo di Savignano Irpino (Av) - Zona Pastorale For-tore-Miscano - con i nostri giovani, con la superiora Suor Maria Domenica Chimien-ti ASC e le catechiste.Il futuro della nostra Chiesa era lì nella gio-ia e nell’entusiasmo dei ragazzi che anima-vano l’assemblea con canti gioiosi, movi-menti armonici e sor-risi sinceri che veniva-no dal cuore e in tutti quelli che hanno par-tecipato attivamente.In una società dove si

è smesso di sperare, dove l’inutilità e la vacuità di certi modelli devianti che ci propinano i mass me-dia stanno contaminan-do i valori fondamentali dell’essere umano, è stato emozionante vedere un gruppo così nutrito di gio-vani, ognuno con la pro-pria realtà, riunito intorno alla Croce e per la Croce che è l’emblema della no-stra cristianità. Tutto que-sto, a pochi giorni dalla Pasqua di Resurrezione, è stato utile per interio-rizzare di più il messaggio di vita vera che c’è nella chiamata che Dio fa ad ognuno di noi attraverso la Croce che non è simbo-lo di sofferenza e dolore, ma di rinascita e gioia.Durante il pomeriggio ci sono stati proposti di-versi momenti di rifles-sione… quello, forse, che ha coinvolto di più i no-stri ragazzi (e che a me è piaciuto molto) è stata la rappresentazione attra-verso la danza, la musica e le immagini che passa-vano sullo schermo della lotta tra il bene e il male; la vita che è Dio e che ci chiama alla vita anche e soprattutto quando le te-nebre, sotto le sembianze dello sballo, del successo smodato, della carriera a tutti i costi, del consu-

mismo sfrenato, del-la superficialità, delle illusioni, dei deliri e della disperazione…, ci seducono e ci allonta-nano dal sommo bene.Questi ragazzi hanno lanciato il messaggio di Resurrezione con il loro linguaggio: si muovevano a passi di danza sulle note di bel-lissimi brani di musica leggera italiana accura-tamente selezionati per rendere bene il sen-so di quelle movenze.Veramente un bel mo-mento di comunità che insieme a tutti gli altri momenti hanno allie-tato il nostro pomerig-gio lasciandoci dentro tanti spunti di rifles-sione. Non c’è buio che non possa essere vinto dalla luce vera che è Dio, e non c’è amore che non passi per la croce per purificar-si e durare in eterno.Al termine della gior-nata ognuno di noi li-beramente ha posto il logo adesivo della gior-nata sulla croce di le-gno che i ragazzi aveva-no messo al centro ed è stata la nostra risposta all’invito del Vange-lo: “Vieni e Seguimi”.

Anche quest’anno la macchina della Pasto-rale Giovanile Diocesa-na si è messa in moto per organizzare, come di consueto, la Giornata della Gioventù (Youth Day). La sede prescelta per ospitare tale evento è stata la Palestra Co-munale di Grottami-narda. Come negli anni passati anche questa volta il tutto è stato pos-sibile grazie alla stretta collaborazione che si è avuta da parte dei gio-vani della diocesi e dei seminaristi. Ognuno, infatti, ha dato il massi-mo spingendosi anche oltre le proprie possibi-lità. Agli occhi di chi è stato presente è parsa, sicuramente, una festa da ricordare e molti si saranno chiesti come si sia arrivati ad organiz-zare il tutto. La risposta sta dietro le quinte, os-sia nel lavoro che non si vede e che balza agli occhi solo quando la fe-sta già è in atto. Ammi-revole è stato il lavoro svolto dai vari gruppi che si sono formati per attuare tutte le propo-ste, al fine di rendere migliore la giornata. Infatti alcuni si sono preoccupati della logi-

per noi giovani nella preghiera. Durante il momento di preghiera tutti i giovani hanno recitato ad alta voce una preghiera di don Tonino Bello: “Un’ala di riserva”. Il tutto si è concluso con un gesto simbolico che consiste-va nell’apporre un ade-sivo, con il logo dello Youth Day, sulla Croce a testimoniare il nostro si a Cristo. Un altro momento importante ce l’ha fatto vivere don Carmine Santoro con la lettura del testamen-to spirituale di Michele Filomena che ha com-mosso i presenti. La giornata si è conclusa nel modo in cui è ini-ziata e cioè con i botti: i ragazzi della “Band del Risorto” insieme al gruppo animazione si sono esibiti in can-ti e balli coinvolgendo nuovamente tutti i pre-senti. Per il pubblico la festa si è conclusa con quei canti e quei balli ma per i ragazzi della Pastorale è comincia-ta in quel momento in quanto dopo le fatiche della giornata subito si sono messi a sgombe-rare la palestra per poi trovarsi tutti insieme in pizzeria e conclude-re al meglio la giornata.

stica, altri di pubbliciz-zare l’evento attraverso i vari canali della comu-nicazione (internet, vo-lantinaggio, manifesti, ect), altri ancora di or-ganizzare l’andamento stesso della giornata, senza dimenticare gli “artisti” che si sono esi-biti sul palco. Grazie al mixage di questi gruppi si è riusciti ad ottenere ciò che poi è stato visto da tutti: una festa all’in-segna della gioia. I pre-parativi hanno richie-sto molto tempo ma il giorno 10 aprile tutti erano pronti a dare ini-zio alle danze. L’inizio è stato con i botti: canti e balli hanno subito ani-mato le circa 400 per-sone presenti nella Pa-lestra compresi i nostri sacerdoti che insieme ai giovani si sono dilettati in un trenino vagante per l’intera struttura. I canti ed i balli sono sta-ti interrotti in due mo-menti particolari: nel primo Suor M. Paola Masuccio ci ha illustra-to, attraverso un video, la vita di M. Sr Giusep-pina Arcucci fondatrice delle “Suore dello Spiri-to Santo” nell’anniver-sario del 150° della na-scita; nel secondo S.E. Mons. Giovanni D’Alise ha fatto “entrare” Cri-sto nei nostri cuori at-traverso le parole spese

a cura dei ragazzi del “Centro Ascolto La Barca”

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Maggio 2010Giornate diocesane

Dall’11 febbraio scorso affianca, in qualità di ve-scovo ausiliare di Napoli, Mons. Antonio Di Donna. Mons. Lucio Lemmo è entrato nel suo ruo-lo abbandonandosi fiduciosamente scelte pa-storali del Cardinale Sepe, accettando la sua chiamata a dedicarsi non più ad una sola ma a tutte le parrocchie della diocesi di Napoli.Amico del Vescovo D’Alise, è stato invitato ad Ariano per la festa del Santo patrono. Giunto in città nella tarda mattinata, ha consumato il pa-sto coi sacerdoti della diocesi e subito si è fatto amare per la sua semplicità ed affabilità. È ri-partito a fine celebrazione, lasciando nei cuori di chi lo ha incontrato un caro ricordo e qualche notizia di sé nella breve intervista che qui presen-tiamo, in tono con il suo spirito di “focolarino” .

Vita ecclesiale

Ariano accoglie Mons. Lucio LemmoIl vescovo ausiliare di Napoli in visita per la festa di S. Ottone

a cura di Gabriella Graziano

D. Eccellenza può raccontarci qualcosa sulla sua amicizia con il nostro Vescovo, Mons. D’Alise?R. L’amicizia con il Vescovo Mons. D’Alise, risa-le a molti anni or sono. Eravamo insieme impegna-ti nel mondo ecclesiale, per una formazione perso-nale fondata sul Vangelo vissuto e poi, in seguito, per una Pastorale giovanile e Familiare sempre ra-dicata sulla Parola di Dio vissuta e comunicata. D. Quando ha saputo della sua nomina a vescovo ausilia-re di Napoli a chi o a cosa è andato il suo primo pensiero?R. Il mio primo pensiero è andato a Dio Amore, a Maria Madre della Chiesa, e a mia madre che pre-gò tanto per la mia vocazione sacerdotale e che un mese prima della mia elezione a Vescovo è andata in Paradiso. A Dio Amore, perché tutto è AMORE suo, tutto è sua Misericordia. A Maria, perché l’ho senti-ta subito come Madre degli Apostoli e quindi già af-fidata a Lei da Gesù morente. A mia Madre, perché

tenacemente con una preghiera incessante, pregò per il mio sacerdozio che ora ho ricevuto in pienezza.D. Come sta affrontando la sua nuova missione di Vescovo ausiliare di una Diocesi con problemi così complessi come quella a cui è stato preposto? R. Il mio impegno è soprattutto essere costantemente in comunione con il Cardinale Crescenzio Sepe e con l’Ausiliare Mons. Antonio Di Donna. Inoltre il mio tem-po è totalmente impiegato nel servizio ai Sacerdoti della Diocesi a cui dedico il mio ascolto e la presenza costante. D. Potrebbe parlarci delle sue personali linee pastorali? R. Linee pastorali personali non ne ho, perché c’è una sola unica Linea Pastorale che è stata tracciata dal Pro-getto Pastorale del Cardinale Sepe. Posso solo eviden-ziare il mio personale “stile” con il quale cerco di favorire l’apprendimento e l’attenzione del suddetto Progetto.

Solenne concelebrazione il 23 marzo scorso nella ricor-renza del santo patrono di Ariano, S. Ottone Frangipane. Ospite d’eccezione della solenne concelebrazione il Ve-scovo ausiliare di Napoli Sua Ecc.za Mons. Lucio Lemmo, consacrato l’11 febbraio, dal cardinale Crescenzio Sepe. Presenti tutto il clero diocesano in gran schieramento e le autorità civili; magnifica e partecipata la Santa Messa, animata dal coro della Cattedrale diretto dai Maestri Ornella e Francesco De Paola.

47a GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONIHO UNA BELLA NOTIZIA: “IO L’HO INCONTRATO!”

a cura di don Gerardo Ruperto e il CDV

Il Centro Diocesano Vocazioni ha organizzato due appuntamenti per riflettere sul tema della vocazione.Sabato 24 aprile 2010 presso la Chiesa di San Bar-tolomeo Apostolo in Vallata ha organizzato una veglia di preghiera vocazionale dal titolo “Ho una bella notizia: Io l’ho incontrato”. La veglia è stata presieduta da Mons. Giovanni D’Alise e animata dai giovani della parrocchia di Tressanti in Ariano e dai giovani di Val-lata diretti dal maestro Eduardo. Al centro della veglia i vangeli della pesca miracolosa e dell’apparizione di Gesù alle donne presso il sepolcro. Vangeli che sono stati enfatizzati da due opere dell’artista don Battista Morello: due teli raffiguranti rispettivamente il Cristo risorto e l’invito di Gesù ad essere pescatori d’uomini. Al centro della veglia anche la testimonianza di Sil-vio e Anna Colagrande. Silvio Colagrande ha ricevu-to in dono nell’infanzia la cornea del beato don Carlo gnocchi e oggi dirige un centro di riabilitazione del-la fondazione don Gnocchi presso Inverigo –Como-. La presenza della coppia è stata voluta perché ben rispondeva alla duplice esigenza di mettere al centro la famiglia in questo anno pastorale diocesano e di celebrare il sacerdozio, così come vuole il Santo Pa-dre per questo anno sacerdotale. Silvio e Anna Co-

lagrande hanno conosciuto personalmente il beato don Carlo e hanno potuto dare testimonianza del ca-risma e della santità del sacerdote. La veglia ha visto una numerosa partecipazione di fedeli provenienti da più parti della Diocesi e si è conclusa con un bel mo-mento di festa animato da don Michele De Vincentis e dalla gastronomia di tante signore di buona volontà.Domenica 25 aprile, Giornata di preghie-ra per le vocazioni, si è svolto il ritiro voca-zionale diocesano. Al centro l’incontro tra Gesù e Nicodemo e la testimonianza di Giovanni, semi-narista Pallottino, e di Silvio e Anna Colagrande.I ragazzi che hanno partecipato all’incontro hanno po-tuto riflettere sul senso della propria vocazione e sul personale incontro con Cristo. La giornata è stata ricca di comunione, fraternità, riflessione e testimonianza.

Adesso lo sguardo è rivolto agli Esercizi Spirituali Vocazionali che si svolgeranno l’ultima settimana di Luglio 2010 presso il centro di ospitalità don Mottola a Tropea, guidati dal nostro Vescovo. Il CDV è grato al Signore e alla comunità diocesana per la partecipazione copiosa e sentita agli appunta-menti appena trascorsi e auspica una altrettanto co-piosa partecipazione agli Esercizi vocazionale, mo-mento di riflessione forte e coinvolgente che anno dopo anno dona gioia a quanti scelgono di partecipare.

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Maggio 2010

Pastorale sanitaria diocesana

“Quinta Giornata Diocesana del Malato” e “Incontro degli Operatori Sanitari”a cura di don Tonino Giorgini

All’insegna della Perla Preziosa posta nelle mani fragili della Famiglia, tema del Conve-gno Diocesano del settembre 2009, l’Ufficio Diocesano della Pastorale della Salute ha promosso due iniziative che sono sembrate importanti: il Quinto incontro degli Opera-tori Sanitari”, nell’Ospedale di Ariano Irpino il 16 aprile e la “Quinta giornata diocesana del malato”, domenica 18 aprile, a Lacedonia Se ne è fatto garante sul piano pastorale, che ha approvato tematiche e relatori, il Vescovo S.E. Mons. Giovanni D’Alise, in perfetta sin-tonia con l’Ufficio Diocesano della Pastora-le Sanitaria, la Consulta Diocesana e la Co-munità dei Silenziosi Operai della Croce di Valleluogo, trovando, inoltre, la più ampia e cordiale collaborazione da parte della Di-rezione dell’Ospedale di Ariano Irpino e del-la Comunità ecclesiale e civile di Lacedonia. Riportiamo le relazioni del dott. Belliz-zi e del Prof. Giustiniani in riferimen-to all’Inconto con gli operatori sanitari.

Relazione del dott. Gennaro Bellizzi Medico – Ospedale Ariano Irpino

Stile di famiglia evoca – per degli operatori sani-tari di oggi – non soltanto il modello del matrimo-nio cristiano, che l’attività di pastorale sanitaria comunque evoca e propone, ma qualsiasi moda-lità che oggi le persone adottino per intessere re-lazioni stabili, gioiose e feconde. Un nucleo caldo di affetti e di relazioni, da imitare da parte della struttura ospedaliera, che ponga un argine ed avvii una contro-tendenza rispetto ai principali cambia-menti che attentano all’istituto familiare (fino alle proposte di de-istituzionalizzare la famiglia etero-sessuale per consentire altre forme di convivenza non eterosessuale), nonché alle principali degene-razioni che una logica meramente economicistica ed aziendalistica genererebbe nei presidi ospeda-lieri e ,più ampiamente, nei rapporti tra persone-nuclei familiari di riferimento e mondo della salute.Tanto più ciò è urgente perché sono sempre più “medicalizzati” i principali momenti della rete fa-miliare. Si pensi, per esempio, ai rapporti tra fami-glia e nuovi nati: la progettazione di nuove nascite, un tempo appartenente all’intimo e al privato della coppia stabile, oggi viene di fatto “medicalizzata”, non solamente per i normali controlli di routine di tipo ostetrico-ginecologico, ma anche per i diversi li-velli di tecniche di procreazione assistita (alcuni dei quali, oltre alle sedute mediche e chirurgiche per la donna, prevedono l’intervento tecnologico del sani-tario per la produzione extracorporea di embrioni). Si “sanitarizzano” sempre più anche i rapporti tra famiglia e persone anziane portatrici di patologie gravi di lunga degenza o con ammalati terminali: la gestione dei lungodegenti, attraverso un’assistenza domiciliare integrata; oppure la gestione dei cosid-detti ammalati terminali, che possono periodica-mente entrare in strutture a bassa medicalizzazione come sono gli Hospice, chiedono alla sanità cure a tutto campo, tra cui anche quelle antidolorifiche e palliative, ma soprattutto stile di accompagnamen-to, di terapia globale, di umanizzazione dei rapporti.La logica meramente aziendalistica nel mondo sa-nitario corre seri rischi per una tessitura di rap-porti di tipo familiare. Il nostro mondo dalle sanità è sempre più pensato in termini esclusivamente aziendali. Nel momento di scegliere la metodologia valutativa della qualità di una realtà sanitaria, biso-

Il recente incontro svoltosi nel nostro Ospedale (“Gli operatori sanitari e la famiglia del malato, in ospedale un clima di famiglia”), ha certamen-te messo in evidenza alcuni aspetti interessanti di questo binomio famiglia – addetti alla sanità; in particolare il prof. Giustiniani, relatore ufficiale, ha voluto sottolineare il grande cambiamento di tale rapporto, alla luce di quella che è stata in questi ul-timi anni la profonda trasformazione della società.In questo ambito mi è sembrato opportuno offrire la mia lettura, su qualcuno di questi aspetti. Ritengo indiscutibile il passaggio da un tipo di rapporto di “dipendenza” totale del paziente e della sua famiglia all’opera dello staff sanitario, ad uno caratterizzato, non di rado, dalla reciproca diffidenza, due moda-lità che presentano limiti molto evidenti: nel primo caso, la totale “delega” ha creato non infrequente-mente nei sanitari un atteggiamento quasi di onni-potenza, derivato dalla certezza che la “controparte famiglia” priva di ogni strumento culturale, mai avrebbe potuto sindacare le proprie scelte ed azioni.Viceversa, l’odierno, continuo “sottoporre a verifi-ca” tutte le procedure sanitarie, da parte del malato e dei congiunti, ha certamente creato un clima di tensione, e lo sviluppo di quella realtà, ormai diffu-sissima della “Medicina difensiva”, per cui il medico e i suoi collaboratori, si preoccupano innanzitutto di tenersi al riparo da ogni possibile rivendicazio-ne circa il proprio operato. Le conseguenze sono quelle di intasare a dismisura i “Pronto Soccor-so”, aumentare i costi della salute con esami non sempre appropriati, e talora aumentare il rischio per il paziente stesso (si pensi all’assorbimento di radiazioni attraverso i tanti esami TAC effettuati spesso inopportunamente) e soprattutto di avere un clima teso, se non addirittura ostile, fra il me-dico, che vede nel paziente non più una persona che chiede aiuto, ma piuttosto un aggressore, ed il paziente stesso, che vive nel timore di subire un danno più che ricevere sollievo alle sue sofferenze.Molti esperti si sono esercitati nel ricercare le cau-se della “mutazione genetica” di questo rapporto: si va dal maggiore livello culturale della popolazione, alla ricerca, da parte dei mass-media dello “scoop”, per cui fa certamente più notizia parlare di “mala-sanità” piuttosto che delle cose buone della sanità.

Certamente ci troviamo di fronte a motivazioni valide, ma, a mio avviso, parziali, che non vanno al cuore del problema; e il problema, a mio avvi-so, sta nel cambiamento dell’etica sociale, che ine-vitabilmente ha investito anche il mondo sanitario.La figura sanitaria, lo dico con molto rammarico facendone parte, ha risentito in maniera eccessi-va della motivazione economica che ha assunto in molti casi aspetti predominanti: non si possono di-menticare le continue corse da una parte all’altra, spesso a chilometri di distanza, per coprire questo o quel turno di lavoro in posti diversi; oppure quelle situazioni in cui un medico, per esaltare il proprio operato ed elevare la propria figura, tenda a smi-nuire quella del collega che ha visto in precedenza lo stesso paziente; per non parlare di un altro mec-canismo di attrazione come quello di proporre pro-cedure diagnostiche e terapeutiche che creino nel paziente e nella sua famiglia aspettative troppo ele-vate (soprattutto rispetto a patologie molto gravi) che una volta disattese crano sfiducia e prevenzione verso una figura (quella del medico) che una lette-ratura, magari eccessivamente “romanzata”, fino a qualche tempo fa, proponeva come missionaria.D’altro canto lo stesso paziente, frequentemente male informato, o, peggio, disinformato dai “me-dia”, ha perduto il senso della malattia e della mor-te, eventi inevitabilmente connessi con l’esistenza stessa; pertanto sotto la spinta dell’informazione, che tende ad enfatizzare il progresso della medi-cina, si determina nell’”uomo della strada” il con-vincimento che ogni malattia può essere vinta e che se ciò non accade , o, ancora peggio, il pazien-te muore, deve esserci necessariamente la colpa di qualcuno, in genere appunto quella dello staff sani-tario. Aggiungiamoci poi, a questo punto, la solita componente economica (intesa come possibilità di indennizzo), fomentata magari da schiere crescen-ti di studi professionali creati ad hoc ed ecco come dalla collaborazione si passa alla guerra! Siamo di fronte, a mio avviso, ad uno dei tanti aspetti della crescente “desacralizzazione” della nostra epoca e della nostra società! Può un problema così ampio, sul piano etico, essere risolto da qualche legge che pure è allo studio (penso per esempio alla depe-nalizzazione dell’errore medico)? Io credo di no.Tutta la problematica, penso vada riportata a una presa di coscienza dell’”essere medico” e dell’”esse-re paziente”, e questo evidentemente può scaturire non da un semplice sforzo volontaristico ma da un percorso di riscoperta. Credo essenziale per il me-dico, la necessità di recuperare una dignità della professione, in questo momento quantomeno ap-pannata, una dignità che si esprima nel ritrovare col paziente e i suoi familiari la capacità di un dia-logo franco, basato sulla verità, esprimendo con chiarezza anche i limiti che pure esistono rispetto ad alcune condizioni e offrendo sempre la certez-za che ogni azione effettuata, ha come scopo unico

Ospedale di Ariano I., 16 aprile 2010 Incontro degli operatori sanitari

Personale sanitario e famiglia dell’ammalato.

Uno “stile di famiglia” nell’ambiente sanitario?

(di Pasquale Giustiniani)

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Maggio 2010

Vita ecclesiale

Com’eravamo…

Nozze d’oro ad Ariano: 70 coppie arianesi rinnovano il patto

d’amoreSolenne ed emozionante la celebrazione liturgica svol-tasi in Cattedrale il 25 aprile in occasione del 50esi-mo di matrimonio di circa settanta coppie sposatesi nell’anno 1959. I coniugi si sono nuovamente scambia-ti le fedi e hanno rinnovato promessa d’amore l’uno per l’altra. “Una liturgia – ha sottolineato il Vescovo Giovanni D’Alise - ricca di significato, ma anche di sentimento e di ricordi. Un ringraziamento sentito a tutti voi per questi 50 anni vissuti insieme. Un dono quello che avete ricevuto, ma anche una grande re-sponsabilità”. L’evento è giunto ormai alla sesta edi-zione. Al termine della celebrazione liturgica le coppie sono state chiamate per ricevere un ricordo dal Ve-scovo e la pergamena che riproduce la pagina del re-gistro con l’atto di matrimonio da parte del Sindaco, oltre alla pubblicazione, promossa sempre dal Comu-ne di Ariano, dal titolo: “Com’eravamo…”, almanac-co di eventi storico-politici e di costume dell’anno 1959 riguardanti Ariano, l’Italia e il mondo intero.

Pasqua con gli anziani del centro “Padre Pio”

a cura di Lucia Toglia

Lunedì 29 marzo il nostro vescovo si è recato al centro “Padre Pio” di Grottaminar-da, per far sentire agli ospiti della casa di riposo la sua vicinanza in occasione del-la Santa Pasqua. È stato accolto con gioia dai degenti, che ormai sono abituati ad aspettarlo nelle festività più importanti e riconoscono nella sua presenza un segno di particolare predilezione. Come sempre in circostanze di questo genere, un gran numero di persone si è raccolto nel grande salone, trasformato in cappella per la celebrazione eucaristica. Il clima era di grande commozione, perché si ricordava anche il compianto dott. Brunello Mainiero, scomparso improvvisamente alcuni mesi fa, il quale con grande sensibilità, impegno ed altruismo ha esercitato la sua professione di medico in questa struttura, prodigandosi per rendere meno gravo-se le condizioni di vita di chi soffre per la malattia o per la vecchiaia. Al termine della celebrazione, il vescovo, alla presenza anche di numerosi familiari ed amici del dott. Brunello, ha benedetto l’ambulatorio medico intitolato al suo nome.

Lo scorso 19 aprile a Nocera Inferiore è stato consegnato il premio alla memo-ria di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. L’Angelo d’argento viene assegnato a chi si è distinto nel campo della comunicazione. Il premio è stato attribuito a Chiara Lubich alla memoria per l’immenso lavoro fatto per raggiungere tutti, usando i mezzi che la tecnica ha messo a disposizione per un’efficace comunicazione. Ha ritirato il premio don Giancarlo Faletti. Nella stessa occasione è stato anche consegnato il “Premio Euanghelion” al giorna-lista di Avvenire Giovanni Ruggiero. S. E. Mons. Giovanni D’Alise, impossibili-tato ad essere presente, ha indirizzato a S.E. Mons. Gioacchino Iliano, Vescovo di Nocera-Sarno, un telegramma nel quale ha espresso la sua gratitudine per l’invito rivoltogli e la gioia per la lodevole iniziativa giunta alla sua 5a edizione.

TelegrammaEccellenza Reverendissima, impossibilitato ad essere presente al conferimento del premio -Euan-ghelion 2010- alla memoria di Chiara Lubich, ritirato dal co-presiden-te del Movimento dei Focolari don Giancarlo Faletti, esprimo, trami-te Vostra Eccellenza, la gioia e il magnificat per tale riconoscimento a Chiara Lubich et le mie congratulazioni ed affettuosi saluti a don Giancar-lo. A Lei Eccellenza la stima fraterna per la sensibilità dimostrata da Lei e dalla diocesi di Nocera-Sarmo per l’opera di Chiara che è stata l’inclu-dere il Vangelo in tutti gli aspetti della cultura stessa e presso tutti i popoli.Con affetto,

+ Giovanni D’Alise, Vescovo

gnerebbe tuttavia stare ben attenti a non accetta-re acriticamente gli indicatori di qualità mutuati dalla tradizione aziendale industriale e del terzia-rio, perché tale impostazione, pur fornendo alcu-ni importanti spunti e occasioni di riflessione a livello metodologico, pone l’accento soprattutto sui risultati quantitativi, mentre uno stile di fa-miglia insiste sullo sviluppo della persona uma-na, di cui il bene-salute è parte fondamentale. Le persone non collaborano nell’organizzazione per un ordine naturale superiore (come le parti di un organismo), né per quell’estremo residuo di scambio negoziale che lega l’interesse degli individui a quelli della struttura in cui operano (come in una squadra di calcio che gioca nello stadio), bensì per una consapevole ed intenzio-nale strategia, che accomuna le persone, prin-cipalmente attente al “dono” piuttosto che alla mercificazione, ed attribuisce alla organizzazione una sorta di identità sovra individuale finalizzata ad una comunità di alleanza terapeutica, quindi di amore e di solidarietà. Dalla medicina contrat-tualistica e difensivistica, urge passare alla me-dicina fondata sull’amore e la solidarietà(siamo in antitesi rispetto agli attuali trends del nostro sistema sanitario). Il miglioramento della quali-tà dei rapporti tra volti e persone (non tra clienti ed erogatori di prestazioni) richiede che venga valutato sia il prodotto (o l’efficacia) del servizio prestato, e quindi la soddisfazione degli utenti, ma i risultati ottenuti sul piano del patto tera-peutico informato, quindi anche il successo nel benessere degli utenti che hanno frequentato la struttura. Infine, occorre mettere al primo po-sto nelle relazioni i valori morali più rilevanti, “codificati” in ambito sanitario anche nei codici deontologici (oltre che in una morale religio-sa): tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’uomo; sollievo dell’altro dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana; lotta alle discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizio-ne sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali si opera. Venga di nuovo il tempo in cui la salute fisico-psichica sia intesa nell’accezione più ampia del termi-ne, come condizione cioè di benessere fisico e psichico integrale della persona, senza chiusu-re alle dimensioni spirituali e perfino religiose.

prof. Giustiniani - segue da pagina 8

l’interesse del paziente e non quello personale, soprattutto di tipo eco-nomico, così come risul-ta quanto mai opportu-no che nella famiglia cresca pienamente la consapevolezza che, per quanti progressi pos-sa compiere la scienza medica, mai potranno cancellarsi dalla nostra esistenza la malattia e soprattutto la morte.Non so quali siano tut-ti i percorsi disponi-bili per realizzare tale obiettivo: certamente, da cristiano credo che la Chiesa debba sentire come primario il com-pito di rievangelizza-zione dell’uomo moder-no che proprio in questo tempo caratterizzato da spinte trasversali, le più diverse tra di loro, ha bisogno di svilup-pare il discernimento che lo guidi nelle scelte etiche più opportune. In un mondo sempre più multietnico, multicon-fessionale e globaliz-zato, è difficile imma-ginare che gli indirizzi suggeriti dalla Chiesa possano venire sempre tradotti dagli Stati in leggi conseguenti. Più verosimile e più ovvio è che la Chiesa stessa pos-sa formare il cristiano a maturare un discer-nimento coerente che lo guidi a scegliere cosa fare, di fronte alla pos-sibilità dell’aborto, del divorzio, dell’eutana-sia. E gli faccia coglie-re nella sofferenza, nel dolore, nella malattia e finanche nella mor-te, non un’occasione di guadagno o di recrimi-nazione, ma piuttosto uno spunto di rifles-sione e di conversione, sia esso un operatore sanitario o un paziente o un suo familiare. Mi sembra questa, oggi, la più importante mis-sione della Chiesa (in-tesa non solo nel senso gerarchico, ma anche e soprattutto come Co-munità), nel mondo moderno nel convinci-mento che, ancora una volta, il cambiamento, in meglio, della nostra società debba scaturi-re dal cuore dell’uomo.

dott. Bellizzisegue

da pagina 8

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IN CAMMINOmensile della Diocesi di Ariano I.-Lacedonia

Maggio 2010Vita ecclesiale

Profili sacerdotaliDON FILIPPO OSELLA (Don Pino)

Silenzioso Operaio della CroceRettore del Santuario Diocesano di Valleluogo - Ariano I.

a cura dell’Ufficio Beni Ecclesiastici Diocesano

In questo numero presentiamo il profilo di don Filippo Osella, conosciuto da tutti come don Pino di Valleluogo, poiché ha legato la sua splendida testimonianza sacerdotale al Santuario “Salus Infirmorum” di Valleluogo. Ce lo presenta don Tonino Giorgini successo-re di don Pino nella Rettoria del Santuario.

Nei 32 anni trascorsi a Valleluogo, dal 1972 al 2004, Don Pino, ha dato la possibilità ai sacerdoti della Diocesi di Ariano Irpino – Lacedonia, agli abitanti della Contra-da, della Città di Ariano e di vasta zona della Diocesi, di conoscerlo e di lasciare in tutti un’impronta forte di spi-ritualità, con la sua semplicità di vita, con la sua dispo-nibilità e cordialità di accoglienza, e soprattutto con la ricchezza della sua saggezza e della sua carità pastorale.Originario del Nord Italia, Piemonte. Nacque da papà Ambrogio e da mamma Caterina Audero il 29 novem-bre 1917 a Casalgrasso, ridente cittadina in Provincia di Cuneo, ma Diocesi di Torino, piccolo borgo, famoso per la coltivazione della menta. Sentì fin dall’infanzia l’at-trattiva verso il Sacerdozio e seguì il normale curricu-lum nei Seminari Diocesani di Giaveno, Chieri e Torino dove completò gli studi di filosofia e di teologia. Rice-vette l’ordinazione sacerdotale il 28 giugno1942 nella Cattedrale di Torino - che custodisce la Sacra Sindone - dal Cardinale Maurilio Fossati. I primi due anni di sa-cerdozio li trascorse presso il convitto ecclesiastico del Santuario Diocesano Mariano della Consolata, dove ap-profondì maggiormente la sua devozione alla Madonna che è stato un pilastro della sua spiritualità e della sua azione apostolica. Successivamente fu impegnato come vice-parroco in diversi paesi, fra cui Lombriasco. Qui visse l’ultimo periodo della guerra e del primo dopo-guerra. I disagi del difficile dopo-guerra, minarono la sua salute per cui ebbe bisogno di lunghe cure. L’espe-rienza della malattia lo portò quasi naturalmente, nel 1955, ad assumere l’Incarico del servizio spirituale ospedaliero nell’Ospedale Pneumatologico “San Luigi” di Orbassano (Torino). Lì si è speso totalmente al ser-vizio di tanti ricoverati e della numerosa Comunità di Suore addette al servizio dei malati. Don Pino è stata una presenza sempre apprezzata per le sue doti sopran-naturali accompagnate da una sana e concreta dose di umanità, arricchite da uno spirito sempre giovanile ed allegro. E’ durante il suo servizio ospedaliero che Don Pino, in occasione di un suo Pellegrinaggio a Lourdes, venne a conoscenza del “Centro Volontari della Soffe-renza” la cui spiritualità ed impegno di apostolato lo colpì profondamente e gli aprì un nuovo orizzonte nel-la guida e nella formazione dei malati per farli uscire dal loro stato naturale di tristezza e di apatia e portarli alla coscienza della loro dignità personale e di un ruolo importante nella vita della Chiesa. Conobbe successiva-

mente lo stesso Mons. Luigi Novarese, Fondatore del “Centro Volontari della Sofferenza”, della “Lega Sacer-dotale Mariana” e dei “Silenziosi Operai della Croce”. Troppi erano i punti di sintonia fra i due perché non nascesse subito un forte legame ed un coinvolgimen-to totale nell’Associazione dei Silenziosi Operai della Croce. Nella Solennità dell’Immacolata del 1964 fece la sua totale Consacrazione all’Immacolata fra i Silen-ziosi Operai della Croce nella pratica dei consigli evan-gelici di castità, povertà ed obbedienza, però nel ramo di “vita in famiglia”, perché il suo Vescovo di Torino, il Card. Michele Pellegrino, non gli permise di lasciare la Diocesi e di entrare a tempo pieno nell’Associazione. Continuò pertanto il servizio di Cappellano Ospedalie-ro e anche in questo settore fu utile a Mons. Novarese nel suo difficile compito di collaborare con la CEI per regolarizzare giuridicamente l’assistenza religiosa ne-gli Ospedali e in tutte le Case di Cura e gli Istituti di assistenza in Italia. Don Pino conosceva bene la si-tuazione degli Ospedali di Torino e dette il suo effica-ce contributo negli anni 1964 – 1970, quando il Par-lamento Italiano accolse gli articoli di legge relativi a tale assistenza religiosa (preparati da Mons. Novarese a nome della CEI) rendendola obbligatoria e dando al ministro del culto una posizione stabile di ruolo.Pur essendo ancora di “vita in famiglia” Mons. No-varese nominò Don Pino Vicario Generale dei Si-lenziosi Operai della Croce perché gli fosse di aiuto nella soluzione di tutti i problemi che natural-mente sorgono e si accavallano in tutte le istituzio-ni anche ecclesiastiche. Don Pino aveva la saggezza radicata nel suo spirito ed era uomo di preghiera.Nel 1971, ottenuto finalmente il permesso del suo ve-scovo, Don Pino entra in Comunità: arriva a Roma, trascorre un periodo a Re - dove però le condizioni climatiche non gli erano favorevoli - e così raggiun-se Valleluogo, la Casa Madre dell’Associazione, dove era necessaria la presenza di un Sacerdote dell’Asso-ciazione e dove si trovò, anche fisicamente, in un cli-ma adatto per lui. Iniziò così il suo apostolato, non solo presso la Comunità e il Santuario Diocesano di Valleluogo, ma come Assistente spirituale di tut-to il Centro Volontari della Sofferenza del Sud-Italia.Dopo l’apertura della “Casa Mons. Luigi Novarese”, ca-pace di 72 posti-letto, riservata agli Esercizi Spirituali per i malati, a Convegni di Studio, ad Incontri e Ritiri per Associazioni varie e per i Sacerdoti della Diocesi, la Casa Salus Infirmorum rimase adibita per l’allog-gio della Comunità e per l’attività socio-riabilitativa. Durante i Corsi si Esercizi Don Pino si trasferiva nel-la “Casa Mons. Novarese” per essere direttamente più a contatto con gli ammalati. Ma per il suo impegno di Vicario dell’Associazione Don Pino faceva la spola fra Valleluogo e Roma. Cliente abituale e fedele di un tre-

no che la Comunità battezzò “Don Pino espress”, so-prattutto quando fu trasferito il Noviziato (o Anni di Prova) dell’Associazione nella Casa “Regina decor Car-meli” di Rocca Priora (Roma) - dove il 20 luglio 1984 era morto Mons. Novarese. Don Pino assunse la gui-da spirituale del Noviziato, con una fedeltà esemplare. Molti fratelli e Sorelle di Associazione si rivolgevano a lui come “guida-spirituale”. Continuò ad essere “Vica-rio generale dell’Associazione” anche con Luigi Garo-sio (designato dal Fondatore) e con Antonio Giorgini. All’elezione di questo, la preferenza era stata subito espressa per Don Pino, ma declinò a motivo dell’età e della salute. Fu scelto comunque come Vicario Genera-le, e ancora all’elezione del Moderatore Generale Don Giovan Giuseppe Torre; ma a metà del suo mandato, il Consiglio dell’Associazione accolse la sua proposta di essere sostituito e Don Luciano Ruga prese l’ufficio di Vicario. Il suo impegno per la Sua Associazione, per il Santuario, per la sua Comunità, per gli esercizi spiri-tuali, per i vari servizi alla Diocesi occupavano total-mente la sua vita e la sua persona, che non perdeva mai la sua serenità e la cordialità di rapporto con gli altri: dava e si dava totalmente spinto da una grande carità sacerdotale che attingeva dalla Eucaristia e da Maria. SS. ma. La quantità di lavoro e gli anni natural-mente si fecero sentire sulla sua salute, anche se sapeva ben nascondere le sue esigenze fisiche. Ma nel 2003 la dilatazione dell’arteria (aneurisma) lo costrinsero ad un primo ricovero ad Avellino. Si riprese abbastanza, ma fu costretto ad un altro ricovero a Roma presso il Campus Biomedico e un terzo ricovero a Frascati. E proprio qui, la mattina di venerdì 4 giugno 2004, in-contrò il Signore. Aveva 86 anni e 7 mesi. La Diocesi di Ariano Irpino Lacedonia ha voluto che si presentas-se la figura di Don Pino fra i Sacerdoti più eminenti della Diocesi, non solo per i suoi 32 anni trascorsi in Diocesi (pur con le sue fughe a Roma o a Rocca Prio-ra per il servizio all’Associazione), ma perché la sua presenza in Diocesi è stata molto significativa. Signi-ficativa sia per l’attività svolta a Valleluogo e in Dioce-si, sia per il peso spirituale del suo servizio pastorale.

La storia di ognuno di noi è un progetto d’amore tracciato da Dio. Me ne sono resa conto solo quando ho provato sulla mia pelle cosa significa combattere contro un mostro che si chiama “cancro”, silenzioso e inva-dente. Tutto è iniziato con la diagnosi di una innocua cisti, ma quando il medico chirurgo ha deciso di asportarla, si è accorto che si trattava di un “carcinoma”. Inizialmente mi è crollato tutto il mondo addosso: pen-savo ai miei figli, ancora piccoli, a mio marito e ai miei parenti e al loro dolore. Non vedevo più il mio futuro, c’era solo l’incubo del presente. Ma pian piano si faceva più forte in me una voce che mi diceva di non cedere al pessimismo più nero, di confidare nell’aiuto di Dio, attingere da Lui la forza per affrontare il calvario che mi attendeva. Ho percorso la mia difficile strada con ottimismo, certa che avrei rivisto la luce dopo il tun-nel. E così è stato! Grazie all’amore dei miei figli, di mio marito e alle cure

di un eccellente medico, ne sono uscita fuori senza conseguenze. Fino ad allora ero una credente come tante, ma la malattia ha dato uno scos-sone alla mia fede un po’ assopita. Ho scoperto che Dio non abbandona mai i suoi figli nel momento del bisogno, ma per cogliere il suo messag-gio d’amore dobbiamo avere fiducia e speranza. Il mio atteggiamento verso la vita è cambiato: apprezzo molto di più tutto ciò che mi circonda e affronto i problemi con serenità. Uno dei miei grandi desideri di sem-pre era quello di essere parte attiva di una comunità parrocchiale. Eb-bene, questo desiderio si è avverato, ce la metto tutta per essere d’aiuto alla comunità rispettando gli impegni familiari. È bello rendersi utili per gli altri, è il mio modo per ringraziare CHI da lassù mi è accanto nei momenti belli, e mi guida prendendomi per mano nei momenti difficili.

LUCIA ALBANESE

LA FORZA DELLA VITATestimonianza

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Maggio 2010Vita ecclesiale

8x1000alla Chiesa Cattolica

XXXIV CONVEGNO NAZIONALE DELLE CARITAS DIOCESANE

Da lunedì 26 aprile a giovedì 29 aprile nella struttura del Palariviera di San Benedetto del Tronto, si è svolto il 34° convegno delle Caritas Diocesane che quest’anno ha avuto come tema: “Educati alla verità dalla carità”- Animare parrocchie e territori attraverso l’accompagna-mento educativo. Oltre 600 Diocesi con 220 tra diret-tori e collaboratori di caritas parrocchiali e diocesane, si sono confrontate insieme per riflettere su questo im-portante e attualissimo tema. In rappresentanza della Diocesi di Ariano-Lacedonia è stato presente il Diret-tore Don Costantino Pratola e alcuni suoi collaboratori.

LA CHIESA ITALIANA A SOSTEGNO

DEI TERREMOTATI DI HAITIResoconto della raccolta

inviata a Caritas Italiana.

La grande generosità delle comunità che domeni-ca 24 gennaio si sono riunite per la celebrazione domenicale è stata ancora una volta testimonia-ta dalla importante somma raccolta a favore del-le popolazioni colpite dal terremoto ad Haiti. La CEI, infatti, all’indomani del terribile evento ave-va indetto una raccolta di denaro da effettuarsi in tutte le parrocchie di tutte le diocesi d’Italia. Nonostante il grave periodo di crisi economi-ca mondiale, la nostra comunità che pure sente il peso della disoccupazione e delle difficoltà di crescita,ha risposto positivamente all’invito grazie anche alla capillare opera di sensibilizzazione dei parroci. Ciò testimonia la puntualità e l’attenzio-ne alle popolazioni che in questo momento vivo-no grandi e gravi disagi legati alla sopravvivenza. La cifra raccolta nella Diocesi di Ariano-Lacedo-nia e inviata dal nostro Vescovo in data 16 marzo

alla Caritas Italiana è pari a 31.930 Euro.

CARITAS

DIOCESANA

POVERTA’ IN CRESCITA. LA CARITAS

A SOSTEGNO DEI BISOGNOSIResoconto 2009

dei generi alimentari erogati.

In questo ultimo anno, il peso della crisi economica mondiale si è fatto via via più grande e, oltre ad abbat-tere colossi economici, ha travolto intere famiglie che, a causa della perdita del lavoro e di altre vicissitudini le-gate a questo momento, sono improvvisamente ridotte sul lastrico. Ai poveri già esistenti, si sono aggiunti altri poveri e nuove forme di povertà. Le Caritas diocesane, che effettuano servizi di vario genere per quanto riguar-da l’assistenza morale e materiale, si sono trovate così a fronteggiare un numero sempre maggiore di richieste di aiuto. Nello specifico sono sempre maggiori le richieste di generi alimentari e di sostegno economico legato alla difficoltà di affrontare i costi degli affitti e delle utenze. La grande attenzione da parte delle comunità ha fatto sì che le raccolte di generi alimentari effettuate durante la colletta alimentare 2009 fossero sempre maggiori. La Caritas Diocesana, insieme alle Caritas parrocchiali, dopo aver chiuso il bilancio dell’anno 2009 vuole rende-re note alcune cifre. Per quanto riguarda i generi alimen-tari sono stati distribuiti complessivamente: pasta (170 quintali), riso(40 q), biscotti(39 q), latte(190 q), burro(12 q), formaggi (80 q), marmellate (18 q), zucchero(25 q).La Caritas Diocesana ringrazia tutti coloro che si prodigano a servizio dell’altro con qualsiasi forma di aiuto e con la promozione e l’attenzione al Prossimo.

CARITAS E IL CENSIMENTO DEI SERVIZI ECCLESIALI SANITARI

La Caritas italiana ha avviato il censimento dei servizi ecclesiali sanitari, socio-sanitarie e socio-assistenziali, promosso congiuntamente con la Consulta Nazionale e l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità del-la CEI. Il censimento sarà effettuato tramite un’unità territoriale di rilevazione che è rappresentata da cia-scuna diocesi e il cui responsabile è il Direttore. Nel-la nostra Diocesi, la rilevazione è affidata al direttore Don Costantino Pratola affiancato dai rilevatori Caso Antonio, Russo Domenico e Ricciarelli Giovanna. L’equipe nei mesi di aprile, maggio e giugno si reche-rà nelle strutture socio-sanitarie ecclesiali per racco-gliere i dati richiesti e inviarli alla Caritas Nazionale.

“IN CAMMINO”Mensile della diocesi di ariano i.-lacedonia

anno Xi n. 3 Maggio 2010

CURIA DIOCESANAPiazza Plebiscito, 13 - 83031Ariano Irpino (Av)

Vescovo: 0825.871119Vicario Generale: 0825.871139

Seminario: 0825.871422Ufficio BCE: 0825.873200

Ist. Sost. Clero: 0825.828256

“In Cammino” è un periodico edito dalla Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia,

autorizzato dal Tribunale di Ariano Irpinoregistro stampa n. 55 dell’11 aprile 2001.

Direttore responsabile: Mons. Donato Minelli. Direttore: Domenico Bongo. Redazione: S.E. Mons. Giovanni D’Alise, Mons. Antonio Blundo, Don Antonio Surdi, Don Enzo Cozzolino, Michele Caso, Andrea Cerino, Michele Farisco, Alba Giobbe, Ga-briella Graziano, Raffaele Iorizzo, Antonella Lo Conte, Giammatteo Meola, Giovanni Orsogna, Maria Letizia Perrina, Maura Scrima, Lucia Toglia, Laura Vitullo.

Hanno collaborato a questo numero: don Tonino Gior-gini, Prof. Pasquale Giustiniani, Ufficio Beni Culturali, Anna Nigro, Centro “La Barca“, Antonio Pasquale, Pina Molinario, AC diocesana

Comunicazioni: [email protected]

Stampa: Tipografia Impara 0825.871710Chiuso in redazione in data 29 aprile 2010

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IN CAMMINOwww.diocesiarianolacedonia.it

Maggio 2010Varie

L’agenda pastorale del Vescovomaggio-giugno 2010

Il Sacro Lino: A.C.R. un’esperienza insostituibileTorino 16-18/04/2010

a cura dell’Azione Cattolica diocesana

L'azione cattolica dei ragazzi della diocesi di Ariano-Lacedo-nia con i suoi educatori è stata presente a Torino per uno scam-bio di gemellaggio con l' A.C.R. piemontese. Un'esperienza in-sostituibile ha caratterizzato la permanenza dei ragazzi prove-nienti dalle parrocchie di Casal-bore, Castel Baronia, Trevico, Villanova. Tanta fatica, tante ore di viaggio, circa tre ore in fila sotto la pioggia, i sacchi a pelo presso la parrocchia San Massimo, non hanno influito negativamente sull'andamen-to della visita. La disponibilità e la solidarietà espresse dagli amici della presidenza dioce-sana di Torino hanno favorito lo stare bene, il fare amicizia e l'esperienza religiosa, spiritua-le ed ecclesiale. Le due giorna-te del 17 e 18 aprile sono state organizzate a partire dalla visita

al Sacro Lino, evento centrale del gemellaggio: dalla ma-nifestazione-testimonianza nel palazzetto dello sport, con circa mille tra educatori e accierrini, alla celebrazione della Domenica nella parrocchia ospitante di San Massimo. Can-ti, danze, e tante performance hanno rallegrato la serata dei mille partecipanti alla festa; anche qui una esperienza insostituibile, tutti accomunati da una sola idea: siamo in Cristo tutti in onda. E' stata bella significativa e gratifican-te la partecipazione attiva alla celebrazione dell'Eucarestia presso la parrocchia San Massimo, nell'orario previsto dalla comunità. Il parroco ha presentato il gruppo A.C.R. della diocesi di Ariano-Lacedonia; anche la Liturgia è sta-ta animata: letture, preghiere, etc. dal gruppo arianese e il prof. Pino Macchia al termine della Eucarestia ha salu-tato e ringraziato tutti per la disponibilità e l’accoglienza.

DOMENICA 09 MAGGIOORE 19.30 CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA PARROCCHIA MADONNA FATIMA AL TERMINE DEL-LA PROCESSIONE MARIANA.

MARTEDÌ 11 MAGGIOPOMPEI: GIORNATA SACERDOTALE REGIONALEMERCOLEDÌ 12 MAGGIOORE 17.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO IN ARIANO IN OCCASIONE DEL 25° ANNIVERSARIO DI BEATIFICA-ZIONE DELLA FONDATRICE DELLE SUORE FRANCE-SCANE C.I.M.

SABATO 15 MAGGIOORE 19.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA PARROCCHIA S. LIBERATORE IN ARIANO17 MAGGIOORE 19.15 CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESSO IL SEMINARIO DI CAPODIMONTE – NAPOLI18 MAGGIO19.30 INCONTRO CON I CRESIMANDI DI GROTTAMI-NARDA

19 MAGGIO16.30 CENTRO PASTORALE S. FRANSCESCO IN ARIANO: CONVEGNO ORGANIZZATO DALL’AZIONE CATTOLICA DIOCESANA SULLE SETTIMANE SOCIA-LI; INTERVERRNNO IL VESCOVO ED IL PRESIDENTE NAZIONALE DELL ‘AZIONE CATTOLICA PROF. FRAN-CO MIANO.

22 MAGGIOORE 16.00 BENEVENTO: IL VESCOVO PARTECIPA ALLA BEATIFICAZIONE DI TERESA MANGANIELLO.20.00 VEGLIA DI PENTECOSTE IN CATTEDRALE

23 MAGGIOORE 11.00 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA - CATTEDRALE IN ARIANO

ORE 17.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESSO IL SANTUARIO SALUS INFIRMORUM – VALLELUOGO IN ARIANO

24 MAGGIOORE 10.00 ANZANO DI PUGLIA: CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA SOLENNITÀ DI SANTA MARIA DI ANZANO

24 - 28 MAGGIOROMA: ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI29 MAGGIOORE 10.00 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. PIETRO APOSTOLO IN ARIANOORE 18.30 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. GIO-VANNI EVANGELISTA – STAZIONE IN ARIANO

30 MAGGIO09.45 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. GIOVANNI BATTISTA IN ARIANOORE 11. 30 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. MARIA DEI MARTIRI IN ARIANO 18.00 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. MARIA AS-SUNTA CONCATTEDRALE IN LACEDONIA

31 MAGGIOORE 22.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI CHIU-SURA DEL “MESE DI MAGGIO “ PRESSO IL SANTUA-RIO S. MARIA DELLE FRATTE IN CASTEL BARONIA. PARTECIPANO LE COMUNITÀ PARROCCHIALI DELLA BARONIA.

01 GIUGNO18.00 LACEDONIA: CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELL’ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DELLA CONCATTEDRALE E CHIUSURA DELLE CELEBRA-ZIONI PER L’ANNO SACERDOTALE NELLA FORANIA LACEDONIA – BARONIA.

02 GIUGNOORE 09.30 - 17.00 CARPIGNANO: I MEETING DIO-

CESANO DEI MINISTRANTI 03 GIUGNO

18.30 INCONTRO CON I CRESIMANDI DELLA PAR-ROCCHIA S. MARIA ASSUNTA – MANNA IN ARIANO

04 GIUGNO19.00 INCONTRO CON I CRESIMANDI DELLE PAR-ROCCHIE DI VALLA TA E CARIFE

05 GIUGNO18.30 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. EGIDIO ABA-TE IN MELITO IRPINO

06 GIUGNO18.30 ARIANO – CATTEDRALE: CELEBRAZIONE EU-CARISTICA E PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI

07 – 08 GIUGNOCAVA DEI TIRRENI: CONFERENZA EPISCOPALE CAMPANA

10 – 11 GIUGNOROMA: IL VESCOVO ED IL CLERO PARTECIPANO ALLE CELEBRAZIONI CONCLUSIVE DELL’ANNO SACERDOTALE

12 GIUGNO18.30 CRESIME NELLA PARROCCHIA S. GIOVANNI BATTISTA IN CARIFE

13 GIUGNOORE 09.30 CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN S. PIE-TRO APOSTOLO - ARIANO11.30 CRESIME NELLA PARROCCHIA MADONNA DI FATIMA IN ARIANO

14 GIUGNOORE 17.00 VALLATA: VEGLIA DI PREGHIERA IN ONORE DI S. VITO

15 GIUGNOORE 19.00 ARIANO: INCONTRO CON I CRESIMANDI DELLA PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA IN ZUNGO-LI