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IL TESTO POETICO: ANALISI E COMMENTO In quale verso compare una doppia antitesi? COMMENTO In quale verso l'antitesi assume forma di chiasmo? li sonetto è aperto dall'antitesi pace ... guerra; quale antitesi lo chiude? 8. Partendo da questo sonetto, prova a delineare in una pagina un ritratto interiore di Petrarca, sviluppando in forma discorsiva i seguenti aspetti: 5. In che modo lo stile antitetico collabora a esprimere il significato del testo? qual è la figura del poeta che emerge da questo testo? 6. Mentre la prima quartina è centrata sulla figura del poeta, quella di Laura si attesta progressivamente a partire dalla seconda quartina. Rintracciane la presenza nelle due terzine. hai trovato il motivo del contrasto interiore in qual- che altro testo di Petrarca? in base alle tue conoscenze quale idea ti sei fatto dell'autore? 7. Il penultimo verso del sonetto (egualmente mi spiace morte e vita) ha la perentorietà di un giudizio definiti- vo: quale stato d'animo esprime? per quali aspetti Petrarca può sembrare un uomo vicino alla nostra sensibilità e per quali un uomo legato al suo tempo? �•- �•fIJflA! PRA GUIDATA' Ludovico Ariosto Fa che la povertà meo m'incresca Satira I 166-177 Questi versi appartengono alla satira I, in cui Ariosto motiva il suo rifiuto di seguire il cardinale Ippolito d'Este, che nel 1517 aveva avuto la sua sede episcopale in Ungheria. l i poeta adduce coine scusa ragioni di salute, responsabilità familiari e, nel brano riportato, il proposito di di- fendere la propria libertà e dignità. Fa che la povertà meno m'incresca, e che la ricchezza sì non ami che di mia libertà per suo amor esca; quel ch'io non spero aver, ch'io non brami, 110 che né sdegno né invidia me consumi perché Marone o Celio 1 il signor chiami; ch'io non aspetto a mezza estade i lumi 2 per esser col signor veduto a cena, ch'io non lascio accecarmi in questi mi 3 ; 175 ch'io vado solo e a piedi ove mi mena il mio bisogno, e quando io vo a cavallo, le bisaccie gli attacco su la schiena 4 1. Marone o Celio: nomi di due cortigiani. 2. non aspetto... i lumi: non aspetto che si accenda- no le luci del banchetto. Ludovico Ariosto, Satire, BUR, Milano 2009 3. questi fumi: i fumi della vanità. 4. le bisaccie ... su la schiena: cioè porto pochi ba- gagli e non ho seguito. 53

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Page 1: Ludovico Ariosto - severi-correnti.edu.it · 20 vo del suo buon vin bianco e due bicchieri che parevano d'ariento 16, sì eran chiari: e a seder postosi, come essi passavano, e egli,

IL TESTO POETICO: ANALISI E COMMENTO

• In quale verso compare una doppia antitesi? COMMENTO • In quale verso l'antitesi assume forma di chiasmo? • li sonetto è aperto dall'antitesi pace ... guerra; quale

antitesi lo chiude?

8. Partendo da questo sonetto, prova a delineare in unapagina un ritratto interiore di Petrarca, sviluppando informa discorsiva i seguenti aspetti:

5. In che modo lo stile antitetico collabora a esprimere il significato del testo?

• qual è la figura del poeta che emerge da questotesto?

6. Mentre la prima quartina è centrata sulla figura delpoeta, quella di Laura si attesta progressivamente apartire dalla seconda quartina. Rintracciane la presenza nelle due terzine.

• hai trovato il motivo del contrasto interiore in qual­che altro testo di Petrarca?

• in base alle tue conoscenze quale idea ti sei fatto dell'autore?

7. Il penultimo verso del sonetto (egualmente mi spiacemorte e vita) ha la perentorietà di un giudizio definiti­vo: quale stato d'animo esprime?

• per quali aspetti Petrarca può sembrare un uomo vicino alla nostra sensibilità e per quali un uomo legato al suo tempo?

IIJC':��•-��•JrfIJfll!A'="!."'11!

PROVA GUIDATA'

Ludovico Ariosto

Fa che la povertà merio m'incresca Satira I 166-177

Questi versi appartengono alla satira I, in cui Ariosto motiva il suo rifiuto di seguire il cardinale Ippolito d'Este, che nel 1517 aveva avuto la sua sede episcopale in Ungheria. li poeta adduce coine scusa ragioni di salute, responsabilità familiari e, nel brano riportato, il proposito di di­fendere la propria libertà e dignità.

Fa che la povertà meno m'incresca, e fa che la ricchezza sì non ami che di mia libertà per suo amor esca;

quel ch'io non spero aver, fa ch'io non brami, 110 che né sdegno né invidia me consumi

perché Maro ne o Celio 1 il signor chiami;

ch'io non aspetto a mezza estade i lumi2

per esser col signor veduto a cena, ch'io non lascio accecarmi in questi fumi3;

175 ch'io vado solo e a piedi ove mi mena il mio bisogno, e quando io vo a cavallo, le bisaccie gli attacco su la schiena4

1. Marone o Celio: nomi di due cortigiani. 2. non aspetto ... i lumi: non aspetto che si accenda­no le luci del banchetto.

Ludovico Ariosto, Satire, BUR, Milano 2009

3. questi fumi: i fumi della vanità. 4. le bisaccie ... su la schiena: cioè porto pochi ba­gagli e non ho seguito.

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IL NUOVO ESAME DI STATO-ALLENAMENTO

COMPRENSIONE E ANALISI

1. ■ffljfflfl Dopo aver letto il testo, fai una parafrasiletterale. L'esercizio è avviato.

7. Se osservi bene i primi tre versi, dovresti vedere che hanno una struttura parallela. In che cosa consiste que­sto parallelismo?Fai in modo (l'autore si rivolge al cardinale Ippolito)

che io non provi dispiacere per la mia povertà e chenon ami la ricchezza al punto tale da abbandonare lamia libertà per amore di quella.

8. L'ultimo verso è apertamente metaforico. Qual è la metafora impiegata e che cosa significa?

2. Spiega l'espressione ch'io non la-

scio accecarmi in questi fumi (v. 174)? l'espressione significa "che io non mi lasci accecare da queste vane apparenze".

RELAZIONE CON IL CONTESTO STORICO E CULTURALE

3. 1,jfif{1ii,\fj Riassumi il testo cercando di estrarre i con­cetti fondamentali e tralasciando le numerose imma­gini e metafore.

9. Delinea l'ideale di vita espresso nei versi riportati, in­dicando da quali condizionamenti il poeta cerca dirivendicare la propria libertà. Rispondi in un testo diuna pagina, tenendo anche presente che: • il modello seguito da Ariosto è il poeta latino Ora­

zio che, pur vivendo nella cerchia dell'imperatoreAugusto e del suo plenipotenziario Mecenate, nonsi piegò mai a servilismo e adulazione;

4. Qual è il concetto espresso dai vv. 170-171?

5. Qual è la scena delineata dai vv. 172-173?

6. Perché nei vv. 175-176 il poeta presenta come un com­portamento non comune il fatto di viaggiare da solo ea piedi? E come si sposta a cavallo?

• anche l'epoca rinascimentale conobbe il fenomenoche si suole chiamare mecenatismo, inteso comeprotezione delle arti e delle lettere da parte di uo­mini facoltosi.

Michelangelo· Buonarroti

O notte, o dolce tempo Rime, 102

PROVA GUIDATA Michelangelo, più famoso come Pj_ttore e scultore, espres.se nelle sue Rime il tormento di un'inte­riorità profonda e complessa. Questo sonetto contiene un elogio della notte in forma di invocazio­ne e fu forse composto mentre Michelangelo dipingeva il Giudizio universale, tra il _1535 e il 1541.

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O notte, o dolce tempo, benché nero, con pace ogn' opra sempr' al fin assalta 1; ben vede e ben intende chi t'esalta, e chi t'onor'ha l'intellett'intero2

s Tu mozzi e tronchi3 ogni stanco pensiero che l'umid'ombra e ogni quiet'appalta4

,

e dall'infima parte5 alla più alta in sogno spesso porti ov'ire spero.

O ombra6 del morir, per cui si ferma 10 ogni miseria a l'alma, al cor nemica,

ultimo delli afflitti e buon rimedio;

1. con pace ... assalta: alla fine investi (imperativo) sempre ogni opera umana con la tua pace.

2. chi ... intero: chi ti onora ha una mente sana.

3. mozzi e tronchi: endiadi per dire "interrompi".

4. appalta: occupano; il soggetto è costituito da

umid'ombra e ogni quiete.

5. dall'infima parte: dalla parte più bassa, dalla terra.6. ombra: immagine, parvenza.

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IL NUOVO ESAME DI STATO -ALLENAMENTO

. '

Giovanni Boccaccio

Novella di Cisti fornaio Decameron IX 2

SIMULAZIONE Il fornaio Cisti vorrebbe offrire il suo vino a messer Geri Spina e agli ambasciatori di papa Bo­

nifacio, ma ?on osa farlo direttamente ed escogita un modo per riuscire nel suo intento. Nel

seguito del racconto risponde a Geri con una battuta ironica e ingegnosa, riuscendo così a

conquistare la sua stima.

• > - �

Avendo Bonifazio papa 1, appo2 il quale messer Geri Spina3 fu in grandissimo stato, mandati in Firenze certi suoi nobili ambasciadori per certe sue gran bisogne4, essendo essi in casa di messer Geri smontati5, e egli con loro insieme i fatti del Papa trattando, avvenne che, che se ne fosse cagione6

, messer Geri con questi ambasciadori del Papa s tutti a piè quasi ogni mattina davanti a Santa Maria Ughi passavano, dove Cisti7 for­

naio il suo f9rno aveva e personalmente la sua arte esserceva8• Al quale quantunque

la fortuna a;te assai umile data avesse, tanto in quella gli era stata benigna, che egli n'era ricchissimo divenuto, e senza volerla mai per alcuna altra abbandonare splendi­dissimamente9 vivea, avendo tra l' altre sue buone cose sempre i migliori vini bianchi

10 e vermigli che in Firenze si trovassero o nel contado. Il quale, veggendo ogni mattina davanti all'uscio suo passar messer Geri e gli amba­sciadori del Papa, e essendo il caldo grande, s' avisò 10 che gran cortesia sarebbe il dar lor bere del suo buon vin bianco; ma avendo riguardo alla sua condizione 11 e a quella di messer Geri, non gli pareva onesta cosa il presummere d'invitarlo ma pensassi di

15 tener modo 12 il quale inducesse messer Geri medesimo a invitarsi. E avendo un farset­to 13 bianchissimo indosso e un grembiule di bucato innanzi sempre, li quali più tosto mugnaio che fornaio il dimostravano 14, ogni mattina in su l' ora che egli avvisava chemesser Geri con gli ambasciadori dover passare si faceva davanti all'uscio suo recare una secchia nuova e stagnata d'acqua fresca e un picciolo orcioletto 15 bolognese nuo-

20 vo del suo buon vin bianco e due bicchieri che parevano d'ariento 16, sì eran chiari: e

a seder postosi, come essi passavano, e egli, poi che una volta o due spurgato s'era 17,

cominciava a ber sì saporitamente questo suo vino, che egli n'avrebbe fatta venir vo­glia a' morti.

1. Bonifazio papa: Bonifacio VIII, che fu papa dal1294 al 1303. 2. appo: presso. 3. Geri Spina: Ruggieri Spina, personaggio storico, banchiere, appartenne alla fazione dei Guelfi Neri. Qui è insieme agli ambasciatori inviati da Bonifacio VIII a Firenze nel 1300 per trattare la pace tra Bianchi e Neri. 4. gran bisogne: l'ambasceria del 1300 per riappaci­ficare Bianchi e Neri. 5. essendo ... smontati: essendosi fermati per allog­giare. 6. che ... cagione: qualunque fosse il n'lotivo. 7. Cisti: abbreviazione di Bencivenisti, nome comune

all'epoca. 8. la sua arte esserceva: esercitava il suo mestiere. 9. splendidissimamente: agiatamente. 10. s'avisò: pensò. 11. riguardo alla sua condizione: nel senso che tra l'umile fornaio e il gran signore c'era tror pa diffe­renza' sociale. 12. i:'ener modo: fare in modo. 13. farsetto: panciotto. 14. il dimostravano: lo facevano apparire. 15. orcio letto: vaso di terracotta. 16. d'ariento: d'argento. 17. spurgato s'era: si era schiarito la vo�_P..

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IL TESTO IN PROSA: ANALISI E COMMENTO

La qual cosa �\rendo messer Geri una e due mattine veduta, disse la terza: "Chente è18 ,

25 Cisti? è buono?" Cisti, levato prestamente in piè, rispose: "Messer sì, ma quanto non vi potre' io dare a intendere, se voi non assaggiaste." Messer Geri, al quale o la qualità 19 o affanno più che l'usato avuto o forse il saporito bere, che a Cisti vedeva fare, sete avea generata, volto agli ambasciadori sorridendo

30 disse: "Signori, egli è buono che noi assaggiamo del vino di questo valente uomo: forse che è egli tale, che noi non ce ne penteremo"; e con loro insieme se n'andò verso Cisti. Il quale, fatta di presente20 una bella panca venire di fuor dal forno, gli pregò che se­dessero; e alli lor famigliari 21, che già per lavare i bicchieri si facevano innanzi, disse: "Compagni, tiratevi indietro e lasciate questo servigio fare a me, ché io so non meno

35 ben mescere che io sappia infornare; e non aspettaste voi d'assaggiarne gocciola!" E così detto, esso stesso, lavati quatro bicchieri belli e nuovi e fatto venire un piccolo orcioletto del suo buon vino, diligentemente diede bere a messer Geri e a' compagni, alli quali il vino parve il migliore che essi avessero gran tempo davanti22 bevuto; perche, commendatol molto23, mentre gli ambasciador vi stettero24, quasi ogni mattina

40 con loro insieme ri' andò a ber messer Geri. A' quali, essendo espediti25 e partir dovendosi, messer Geri fece un magnifico convito, al quale invitò una parte de' più orrevoli26 cittadini, e fecevi invitare Cisti, il quale per niuna condizione andar vi volle. Impose adunque messer Geri a uno de' suoi famigliari che per un fiasco andasse del vin di Cisti e di quello un mezzo bicchier per uomo desse

45 alle prime mense27. Il famigliare, forse sdegnato perché niuna volta bere aveva potuto del vino, tolse28 un gran fiasco. Il quale come Cisti vide, disse: "Figliuolo, messer Geri non ti manda a me." Il che raffermando29 più volte il famigliare né potendo altra risposta avere, tornò a messer Geri e sì gliele disse; a cui messer Geri disse: "Tornavi e digli che sì fo30

: e se 50 egli più così ti risponde, domandalo a cui io ti mando31."

Il famigliare tornato disse: "Cisti, per certo messer Geri mi manda pure a te." Al quale Cisti rispose: "Per certo, figliuol, non fa32 ."

"Adunque," disse il famigliare "a cui mi manda?" Rispose Cisti: "A Arno33."

55 Il che rapportando34 il famigliare a messer Geri, subito gli occhi gli s'apersero dello 'ntelletto e disse al famigliare: '.'Lasciami vedere che fiasco tu vi porti"; e vedutol disse: "Cisti dice vero"; e dettagli villania35 gli fece torre_un fiasco convenevole36.

18. chente è: com'è.19. la qualità: del tempo, cioè il caldo estivo.20. di presente: subito.21. famigliari: servi.22. gran tempo davanti: da gran tempo.23. commendato! molto: lodatolo molto.24. mentre ... stettero: per tutto il tempo della per­manenza degli ambasciatori a Firenze.25. essendo espediti: essendo liberi di andarsene,perché avevano portato a termine la loro missione.26. orrevoli: onorevoli.27. alle prime mense: alla prima portata.28. tolse: prese.

29. raffermando: ribadendo.30. che sì fo: che faccio così, che ti mando io.31. domandalo ... ti mando: domandagli a chi io timando.32. Per certo ... non fa: di certo, figliolo, non ti man­da da me. 33. A Arno: con un fisco così grande Geri poteva solomandare il servo ad attingere acqua dal fiume, non aprendere vino prezioso.34. rapportando: riferendo.35. dettagli villania: fattogli un rimprovero.36. convenevole: adeguato al pregio del vino di Cisti.

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IL NUOVO ESAME DI STATO-ALLENAMENTO

Il quale Cisti vedendo disse: "Ora so io bene che egli ti manda a me", e lietamente glielo impié.

60 E poi quel medesimo dì fatto il botticello riempiere d'un simil vino e fattolo soavemen­te37 portare a casa di messer Geri, andò appresso, e trovatolo gli disse: "Messere, io non vorrei che voi credeste che il gran fiasco stamane m'avesse spaventato; ma, parendo­mi che vi fosse uscito di mente ciò che io a questi dì38 co' miei piccoli orcioletti v'ho dimostrato, cioè ché questo non sia vin da famiglia39

, vel volli staman raccordare40.

65 Ora, per ciò che io non intendo d'esservene più guardiano, tutto ve l'ho fatto venire: fatene per innanzi come vi piace." Messer Geri ebbe il dono di Cisti carissimo e quelle grazie gli rendé che a ciò credette si convenissero, e sempre poi per da molto l' ebbe41 e per amico.

37. soavemente: delicatamente. 38. a questi dì: nei giorni·•passati. 39. da famiglia: da servitù.

COMPRENSIONE E ANALISI

1. Il testo può essere diviso in due macrosequenze: la pri­ma è organizzata in funzione dell'invito di Cisti all'im­portante Geri Spina; la seconda rovescia il rapporto con l'invito di messer Geri a Cisti, al cui rifiuto segue il dialogo finale a tre con la battuta ironica e lo scio­glimento della vicenda. Dividi le due macrosequenze in microsequenze; individua la tipologia di ciascunamicrosequenza e attribuiscile un titolo che sia indica­tivo del contenuto.

2. Analizza la descrizione dell'abbigliamento di Cisti e della preparazione della tavola, evidenziando tutti gliaggettivi, gli avverbi e le parole che concorrono a cre­are una scenografia luminosa e dettagliata.

3. Per quale motivo l'autore insiste tanto su questa de­scrizione?

Riformulazione 4. Riscrivi in italiano corrente il periododa // che raffermando più volte il famigliare a doman­

dalo a cui io ti mando.

5. ì@ffl Fai la parafrasi dell'ultima decina di righedella novella, dedicate al chiarimento tra Cisti e GeriSpina.

6. Illustra il carattere dei personaggi principali.

7. Descrivi il rapporto tra Cisti e Geri Spina, cercando di seguirne l'evoluzione dall'inizio alla fine della novella.

Giovanni Boccaccio, Decameron, Garzanti, Milano 2015

40. raccordare: ricordare. 41. da molto l'ebbe: lo tenne in grande stima.

8. Perché Cisti dapprima si rifiuta di riempire di vino il fiasco grande portato dal servo e poi dona spontane­amente tutto il suo vino a Geri?

9. Riassumi la novella in una decina di righe.

COMMENTO

10. In Boccaccio, attraverso il motto e la pronta risposta, si può realizzare una democrazia dell'intelligenza che avvicina un personaggio di spicco come Geri Spina a unborghese intelligente come Cisti il fornaio. In una-duepagine chiarisci e argomenta questo concetto, tenendo conto dei seguenti elementi e dei connettivi (sottoli­neati) che potranno scandire la tua argomentazione: • in questa, � in altre novelle (indica quelle che

conosci, per esempio Chichibìo), Boccaccio associa al ben parlare l'eccellenza del ben vivere;

• infatti questo si verifica anche a prescindere dalle condizioni sociali e perciò si può parlare di demo­crazia dell'intelligenza;

• tuttavia si tratta di una democrazia che non includeil ceto basso: I� dimostra il fatto che nella nove! ai servi sono estlusi dal piacere del vino; allo ste5l2 modo, il famigliare di messer Geri sembra non ca· pire nulla di ciò che sta succedendo;

• in conclusione, si può dire che questa novella tesse

l'elogio delle qualità individuali?

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IL NUOVO ESAME DI STATO - ALLENAMENTO

COMPRENSIONE E ANALISI

1. Globalizzazione è un termine che è entrato nell'uso a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme difenomeni legati alla crescita dell'integrazione tra lediverse aree del mondo e favorito dalle innovazionitecnologiche: in quali ambiti e in quali forme si mani­festano questi fenomeni?

2. Da quali cause, secondo il testo, è stata determinatala globalizzazione? !

3. In che modo la globalizzazione si ripercuote, per esem­pio, nel nostro modo di vestire?

4. Anche il nostro cibo può risentire dell'economia glo­balizzata. Fai qualche esempio concreto.

5. Forse una delle conseguenze più negative della globa­lizzazione è la cosiddetta delocalizzazione produttiva.

Che cosa significa questo termine e che cosa indica?

6. •@?{111,j?J Riassumi l'articolo in un massimo di 4-5righe.

COMMENTO

7. Partendo dal testo di appoggio, rifletti sugli aspetti positivi e negativi della globalizzazione e ·sui correttivi che si possono (forse) attuare.

8. In aggiunta alle tue idee, puoi sviluppare, a tua scelta, qualcuno dei seguenti spunti: • i principali protagonisti dell'economia sono diventati i

Renzo Piano

mercati finanziari, che dettano agli Stati le loro leggi; • l'economia globalizzata ha ucciso i mercati nazionali

e le industrie produttive, sconvolgendo il mondo del lavoro e generando disoccupazione, sottoimpiego, sfruttamento del lavoro di uomini, donne e bambini;

• i governi devono sottostare ai vincoli imposti da­gli organismi mondiali - per esempio dal Fondo monetario internazionale - e perdono autonomiadecisionale;

• la globalizzazione non mira a conquistare territori, ma risorse e materie prime, impoverendo l'ambien­te e inquinando il territorio;

• le tecnologie informatiche favoriscono la concen­trazione dei capitali e del potere;

• si è creata una società duale con un gruppo di privi­legiati, ricchissimi e attivissimi, e un'enorme quantità di poveri ed emarginati;

• gli spostamenti sono stati facilitati: il low cost per­mette a tutti di viaggiare;

• le lingue, le conoscenze e i saperi si sono diffuse; • la libera circolazione delle merci favorisce gli scambi

e abbatte i costi e i prezzi;• c'è la possibilità di disporre di prodotti anche a mol­

ta distanza dal luogo di produzione; • probabilmente la globalizzazione è un processo

inarrestabi•le, ma se ne possono almeno contenere i danni: per esempio, alla perdita dell'identità di ori­gine di molti prodotti si cerca di reagire valorizzando il made in ltaly o le specialità regionali.

Perché difendo le periferie

SIMULAZIONE

150

Il famoso architetto argomenta la sua difesa delle periferie cittadine, rivalutandone il ruolo pro­

pulsivo, come scommessa del secolo.

Difendo le periferie perché è una questione d'appartenenza: sono figlio della periferia, sono nato e cresciuto nella periferia di Genova verso Ponente, vicino ai cantieri navali

e alle acciaierie. Per me il centro di Genova, della Superba appunto, era lontano e inti­midente. La mia è una periferia un po' speciale, perché per metà è formata dall'acqua.

5 Parlo del mare che invoglia alla fuga, a viaggiare per conquistarsi il futuro. Le periferie sono fabbriche dei desideri. Cresci con' l'idea di partire, diventi grande avendo il tempo d'annoiarti e di pensarci su. Difendo le periferie anche perché sono la città del futuro, che noi abbiamo creato e

lasceremo irt eredità ai figli. Dobbiamo rimediare allo scempio fatto e ricordarci che il 10 90 per cento della popolazione urbana vive nelle zone marginali.

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IL TESTO ARGOMENTATIVO: ANALISI E COMMENTO

Le periferie, !che bisognerebbe chiamare città metropolitana, sono la grande scommessa del secolo: diventeranno o no urbane? Se non diventeranno città saranno guai grossi. C'è una simmetria tra i centri storici che volevamo salvaguardare negli anni '60 e '70 e il rammendo delle periferie. Certo le periferie non sono così fotogeniche come i centri

15 storici: belli, ricchi di storia, arte e fascino. Però oggi, se devo dirla tutta, i centri storici talvolta sono diventati centri commerciali a cielo aperto, infilate di boutique di lusso una dietro l'altra. I centri storici sono sazi e appagati mentre sono le periferie dove c'è ancora fame di cose e emozioni, dove si coltiva il desiderio. La città europea insegna a non creare quartieri solo per lo shopping o solo per gli affari

20 ma a mescolare le diverse funzioni. Le periferie sono la città, che è una grande inven­zione, forse la più grande fatta dall'uomo. Ovvero il luogo dove si impara e pratica la convivenza, la tolleranza, la civiltà, lo scambio e la crescita. Difendo la periferia anche perché è un concentrato d'energia, qui abitano i giovani carichi di speranze e voglia di cambiare. Quasi sempre il termine periferia è accop-

25 piato ad aggettivi denigranti come violenta, desolata, triste. Ma le facce della gente del Giambellino sono tutt'altro che tristi. Viene spesso definita come deserto affettivo, ma è vero il contrario: le periferie sono crogioli di energia e di passione. Che poi non si tratti solo di forze positive lo sappiamo. Il disagio urbano è una malattia cronica della città, una sofferenza che in alcuni mo-

30 menti si acuisce. Un male che è generato dal disagio sociale ma anche dal degrado e dalle bruttezze dei luoghi, dal disamoramento con cui le periferie sono state realizzate. Bisogna lavorare sulla dignità del luogo, è fondamentale. Un quartiere ben costruito è un gesto civico, una città ben costruita è un gesto di pace, di tolleranza. Ecco può sembrare una contraddizione di termini ma la periferia può essere bella,

35 perciò la difendo. Anche alcuni scorci, certi co,rtili, le proporzioni dei caseggiati del Giambellino sono belli. Si tratta di un'armonia· nascosta che va cercata e scoperta. Le periferie godono di una bellezza per la quale non sono state costruite: sono state fatte senza affetto, quasi con disprezzo. Eppure c'è una bellezza che riesce a spuntare fuori, fatta certo di persone ma anche di luce, orizzonti, natura e tanto spazio.

40 Spazio, per esempio, per piantare nuove ptante: guardare un albero riserva sorprese, non è mai uguale al giorno prima. D'autunno le foglie cambiano colore e cadono lasciando passare la luce del sole, ogni primavera si assiste al rito del rinnovamento. Una metafora della vita e della rigenerazione. Una bellezza che non è cosmesi. D'altronde il principio bellezza, quella autentica, in tutto il bacino del Mediterraneo non è mai disgiunta dalla

45 bontà. L'idea dei greci: kalòs kagathòs, bello e buono. È possibile una periferia migliore? Certo che è possibile, basta andare a Marghera. C'è già una periferia migliore, negli ultimi vent'anni questo quartiere ha fatto passi da gigante. Come scriveva Italo Calvino, anche le più drammatiche e le più infelici tra le città han-

50 no sempre qualcosa di buono. Quel qualcosa dobbiamo però scoprirlo e alimentarlo. Così avremo città migliori.

https://tinvurl.com/vdawaj7w Il Sole 24 Ore, 29 maggio 2016

151

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IL NUOVO ESAME DI STATO-ALLENAMENTO

COMPRENSIONE E ANALISI

1. L'autore adduce in difesa delle periferie almeno cin­que argomenti. Due sono personali o legati alla sua esperienza; altri tre fanno riferimento alle risorse dellaperiferia. Individuali e trascrivili qui di seguito:

1. ·······················•··········································:···············,I

2. ··················································································,

3 ................................................................................... ,

4. ··················································································,

5 ................................................................................... .

2. Perché la periferia è definita la città del futuro? E aragione o a torto, secondo te?

3. Per quale motivo Renzo Piano sembra amare meno icentri storici?

4. Riformula in termini serr\plici la se-guente espressione: Una metafora della vita e della rigenerazione. Una bellezza che non è cosmesi.

COMMENTO

5. Commenta e discuti una delle due affermazioni (o am­bedue le affermazioni) fatte nel brano• Le periferie sono la città, che è una grande inven­

zione, forse la più grande fatta dall'uomo. Ovvero

il luogo dove si impara e pratica la convivenza, la tolleranza, la civiltà, lo scambio e la crescita.

• La periferia viene spesso definita come deserto af­fettivo, ma è vero il contrario: le periferie sono cro­gioli di energia e di passione. Che poi non si tratti solo di forze positive lo sappiamo.

Esponi la tua tesi argomentando il consenso o il dissen­so nei confronti del testo di appoggio; puoi sviluppare qualcuno dei seguenti spunti: • può essere difficile condividere l'entusiasmo di Pia­

no, soprattutto se si pensa a periferie che sono si­nonimo di degrado, criminalità, spaccio di droga, come il Corviale a Roma o Scampia a Napoli. Ep­pure ... ;

• da un certo punto di vista le periferie sono la città, intesa come aggregazione di abitanti; però periferia e città sono due realtà ben diverse: in base a che cosa le distingui?

• le periferie sono il luogo in cui i problemi nazionali sono reali e pressanti;

• Piano dice di amare la periferia perché è nato in periferia; tu ami il luogo in cui sei nato? E perché? Argomenta la tua risposta;

• Piano conclude il suo articolo con una citazione diCalvino: prova a conclude il tuo commento con una frase incisiva, a effetto.

Il quartiere di Scampia a Napoli

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Page 9: Ludovico Ariosto - severi-correnti.edu.it · 20 vo del suo buon vin bianco e due bicchieri che parevano d'ariento 16, sì eran chiari: e a seder postosi, come essi passavano, e egli,

LA PROVA DI TIPOLOGIA C: IL TEMA DI ATTUALITÀ

Discuti la questione proposta, illustrandone, sulla base delle tue conoscenze ed espe­rienze pers�mali, gli aspetti che ritieni più significativi. In particolàre, puoi riflettere: • sulla differente natura della comunicazione cartacea e di quella telematica;• sul ruolo dell'immagine in questa nuova forma di comunicazione;• sulle conseguenze positive e negative della comunicazione contemporanea: rapida

e immediata, ma anche pressante, a volte distraente e fastidiosa.

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Chi non riesce più a stupirsi né a meravigliarsi è come se fosse morto.

Albert Einstein

Esprimi le tue considerazioni in proposito, ricordandoti di riflettere sui seguenti aspetti: • in che senso sono intesi stupirsi e meravigliarsi;• in che senso queste sensazioni sono indice di vitalità;• si può stabilire un accostamento, da una parte, tra capacità di stupirsi e gioventù,

dall'altra tra difficoltà a stupirsi e vecchiaia, oppure queste sensazioni non hannouna corrispondenza anagrafica?

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Volere e non volere le stesse cose, questa è la vera amicizia.

Sallustio

Esprimi le tue riflessioni su questa frase dell'autore latino, ricordandoti di riflettere sui seguenti punti: • che cosa significa per te volere e non volere la stessa cosa?• ti sembra che questo principio valga solo per l'amicizia privata o anche per i legami

all'interno di una comunità (un gruppo, un partito, un movimento ecc.)?• quando, a tuo parere, l'amicizia non è vera e quali sono le conseguenze di una fal­

sa amicizia?

Se pensate di venire in questa Università ac:Y acquisire specializzazioni in cambio di un futuro migliore state perdendo il vostro tempo. Noi non siamo capaci di prepararvi per quel lavoro che quasi certamente non esisterà più intorno a voi. Ormai il lavoro, a causa dei cambiamenti strutturali, organizzativi e tecnologici è soggetto a variazioni rapide e radicali. Noi possiamo solo insegnarvi a diventare capaci di imparare, perché dovrete reimparare continuamente.

da una lettera scritta una ventina di anni fa agli studenti dal rettore della Harvard University Derek Bok

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