l'ora di giurisprudenza numero 2 anno iii
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Il periodico di facoltà di RDS GiurisprudenzaTRANSCRIPT
L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’
’Roma TreNumero 2 Anno III
Novembre 2012
come non lo avete mai vistoa pag. 4
Vento di cambiamento Cosa sta mutando nel
quadro politico nazionalepag. 4
The best is yet to comeConfronto tra il contesto
americano e il nostropag. 8
Riforma forenseSempre più duro
l’esame per l’avvocatura pag. 15
yieldroma3.blogspot.com
L’
2EDITORIALE
Viva l’Italia!DI GIUSEPPE ROBERTO FALLA
Forse alcuni si domanderanno perchè
la recensione di un film come primo
articolo e non come ultimo. Il punto
è che mai era accaduto che la recensione di
un film risultasse essere la recensione della
nostra società. Dentro c’è proprio tutto; rac-
comandazioni per apparire in TV in cambio di
prestazioni sessuali, l’incompetenza insignita
del ruolo dirigenziale perchè si è “figli di”, il
profitto di pochi a spese dei diritti dei più
deboli, i servilismo nei confronti dei potenti,
l’ipocrisia di chi addita il diverso sbandie-
rando valori che per primo calpesta dietro le
quinte e l’arroganza degli intoccabili. Ancora
una volta la realtà (surreale) diviene comi-
cità drammatica. Quasi (ahimè) viene da dire
“dove sta la novità?”, tuttavia il mio mumble
mumble è scaturito in un interessante quesito
che voglio girare a voi: noi giovani che stiamo
facendo per cambiare le cose? Del film di
Massimiliano Bruno la cosa che a me ha col-
pito di più è che dei tre figli del (dis)Onorevole
protagonista, solo uno sembrava essere
immune dal morbo delle raccomandazioni.
La verità è che sono poche le persone che
saprebbero rinunciare alla possibilità di otte-
nere qualcosa anche se non spetta loro, poche
quelle che hanno l’area del cervello adibita al
senso di onestà più sviluppata di quella adi-
bita al senso dell’ingiusto profitto. Le varie
forme di sottocultura si sconfiggono solo
tramite iniezioni di cultura (in questo caso
cultura della legalità e dell’onestà), destinato
a risolvere il problema può essere solamente
il sistema scolastico: non basta dire che i gio-
vani sono il futuro, bisogna lavorare affinchè
rappresentino un futuro di qualità. La cultura
si esprime nella civiltà di un popolo, senza è
inutile sbandierare i valori della famiglia, del
lavoro ecc., non si riuscirà mai ad attuare poli-
tiche di qualità senza un educazione civile
di qualità. E noi che costituiremo il futuro di
questo paese (sempre che chi di dovere ce ne
lasci uno) non sembriamo essere tanto diversi
dai nostri padri; dov’è finita la rivoluzione
culturale tanto invocata che doveva segnare
il punto di rottura tra noi e chi ci precede? Se
c’è stata devo essermi distratto, chiedo venia.
Direttore responsabile:
Giuseppe Roberto Falla
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Periodico di informazione e approfondimento a cura di Ricomincio dagli Studenti
L’Ora di Giurisprudenza’’ ’
’’ ’ ’’
’Roma Tre
3APPROFONDIMENTO
Why so choosy?DI DAMIANO ZOTAJ
E’ ufficiale: la fase giovanile della vita
umana è una malattia. A dirlo è proprio
l’Organizzazione mondiale della sanità,
per voce di una commissione speciale di medici e
scienziati di primo ordine, ottenendo campioni che
sembrano confermarne la tesi.
Infatti, tra i danni collaterali dovuti al contatto pro-
lungato coi contagiati, oltre alla disoccupazione
endemica, si elencano svariati casi, da quelli più
lievi, in cui vi è un semplice eccesso di sebo, ai
casi più gravi, in cui gli infettati vengono presi
dalla voglia inspiegabile di girare l’Italia in cam-
per. Esemplare è il caso di Renzi. La notizia è stata
accolta con stupore da tutti e le reazioni sono state
contrastanti. Da una parte, con preoccupazione,
la società civile si è resa conto della necessità di
provvedere subito ad isolare la malattia nei modi
migliori mentre la gioventù, cercando disperata-
mente un pizzico di senilità in più, tenta con poco
successo di camuffarsi tramite l’abbigliamento
vintage e i baffi. Ebbene sì, ecco lo schiaffo morale
ai maligni che parlano di mobilità sociale, sussidi
per la ricerca, investimenti e mercato del lavoro sti-
molante. Al contrario, molte personalità di spicco
si sono, da anni, interessate al problema giovanile,
cercando di rassicurare i giovani sulla loro condi-
zione. La loro comprensione e compassione per la
tanto afflitta prole è un imperativo morale, pur non
risparmiando però consigli a volte duri e diretti. Il
ministro delle finanze Padoa Schioppa, per primo
e col senso del dovere istituzionale, ha voluto
ribadire la sua posizione verso questi sfortunati;
“bamboccioni” li ha apostrofati. Eppure, a giudi-
care dalla situazione attuale, i giovani non hanno
afferrato il concetto. Ovviamente ciò che il mini-
stro voleva ricordare è la necessità di isolare questi
moderni lebbrosi, togliendoli dalle loro abitazioni a
scopo igienico e sanitario, con lo scopo di trasferirli
in strutture di quarantena più adeguate alla loro
condizione dette anche “call centers”. Eppure toc-
cherà proprio ai tecnici, abituati ormai a rimanere
composti al lancio dei pomodori, affrontarne l’an-
nosa questione. Il presidente del consiglio Mario
Monti, rispolverando la sua incertezza liceale e lo
spirito giovanile, come un moderno James Dean
di 69 anni e incurante del futuro afferma: “il posto
fisso è monotono”. Sguardo fisso e ribelle. Eppure,
come al solito, le malelingue parlano di mutui
non concessi e di precariato. Al coro, infine, non
poteva non aggiungersi il ministro del lavoro, Elsa
Fornero, che non ha risparmiato lacrime amare al
momento del suo insediamento come ministro.
Lacrime consapevoli delle potenzialità del morbo
e dell’assenza di una cura accertata. Lacrime di
pietà. Cercando di indirizzare gli indecisi, con senso
materno, afferma: “non siate troppo choosy”. La
reazione è stata di dubbio e sconforto. Non a causa
dell’attitudine notoriamente vivace e polemica
dei ragazzi, ma in totale buona fede. I più, infatti,
restano atterriti a causa dell’inconciliabilità del
loro essere monotoni e “choosy” allo stesso tempo,
appellandosi al principio di non contraddizione. La
questione rimane tutt’ora irrisolta.
4
ERASMUS
«Andate e moltiplicatevi». Ovvero, fate sesso.Ecco come vi convinceremo a partire, senza retorica né intellettualismo.DI VALERIO NATALE
Volendo avremmo potuto scrivere un
interessante editoriale sul progetto Erasmus
quale strumento di integrazione nell’Europa
multiculturale post-primavera araba. Ma il
direttorissimo di questo giornale lo avrebbe
etichettato come “il solito pippone” da
intellettuale. In tre parole: mandatelo al
macero.
Bisognava reinventarsi. Trovare lo stimolo
giusto. Scrivere qualcosa che fosse
significativo e allo stesso tempo accattivante.
Pacato e trasgressivo. Insomma, una missione
impossibile.
Poi dalla mia collezione di pezzi del
giornalismo italiano è venuto fuori un
articolo uscito su La Stampa qualche mese
fa. Un pezzo a cui sono particolarmente
legato per due motivi: il primo è che uscì
una manciata di giorni prima della mia
partenza erasmus, il secondo che conteneva
un virgolettato rivoluzionario. «Andate e
moltiplicatevi. Il progetto Erasmus ha non
solo valore intellettuale, ma anche sessuale».
Non l’ha pronunciata Cicciolina, troppo
intelligente (la frase), e neanche Berlusconi,
troppo europeista (sempre la frase). L’ha detta
Umberto Eco: «Mi è capitato di conoscere
La tipica esperienza di studio Erasmus
5molti studenti e studentesse che, dopo un
certo periodo trascorso all’estero, si sono
sposati con una studentessa o uno studente
locale. Se la tendenza s’intensifica, visto che
poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina
d’anni potremmo avere una classe dirigente
europea almeno bilingue».
E a proposito di lingue e linguaggio
scoprirete tante cose curiose. Rimanendo
in tema di sozzerie gli inglesi hanno una
espressione (walk of shame, camminata della
vergogna) per descrivere la ragazza che la
mattina dopo lascia il nido d’amore e se ne
torna a casa, ancora in tacchi e con la coda
tra le gambe. Viceversa the walk of proud più
che la camminata è la marcia dell’orgoglio
maschile che la mattina dopo mette i
manifesti e rivendica una la medaglia al valor
civile per alte prestazioni alla res pubica.
Attenti poi a chiedere in prestito una gomma
da cancellare, se è vero che in UK si dice
rubber in alcuni stati americani fa da sinonimo
a preservativo (e quello non si presta).
Rimanendo oltreoceano è curioso
l’apprezzamento che negli States danno alla
FIAT: Fix It Again, Tony! (aggiustala ancora,
Tony!). Evidentemente non sono poi così
Marchionniani.
Il top del top sull’Italia arriva parlando con
qualche tedesco. Non solo non capirà mai il
senso di un condono edilizio, ma proprio non
ha una parola corrispondente per tradurlo.
Sarà anche questa una missione impossibile,
un cane che si morde la coda. Del resto sono
convinti (e forse è vero?) che a Napoli ci
sono rats that eat cats. Se vi siete persi nello
scioglilingua sarebbero ratti che mangiano
gatti. Indagheremo.
L’esigenza di mantenere l’articolo sui toni alti
mi impone a farvi una confessione: non ho
trovato un tedesco capace di pronunciare la
parola bambino. È più forte di loro, gli esce
sempre pompino. Ma attenzione, l’imbarazzo
arriva dopo, quando devi spiegargli perché ridi
(sono un po’ permalosi).
Sugli irlandesi mi rimane un dubbio
anatomico: non ho ancora capito se per loro è
più grande il fegato o il cuore. Vi assicuro che
conserverebbero quell’aria paciona e bonaria
da guance rosse pur bevendo l’acqua raggia.
Per le irlandesi invece non c’è dubbio, vince
sempre il sedere: più culone della Merkel
(questa sì è di Berlusconi) oltre a vestire
troppo kitsch. Del resto recuperano altrove,
almeno rispetto alle spagnole note per essere
contro la deforestazione (cercate di capire).
Se per tutte queste perle vi basteranno sei
mesi, allora il mondo deve essere proprio
piccolo. Ma neanche tanto. Quest’estate
due maltesi in giapppone si spacciavano
per italiani: “e vagliela a spiegare tu Malta a
questi qua!”. Effettivamente...
Infine, cercate sul tubo la clip Erasmus dei
The Pills: una coppia appresta a dividersi per
un inaspettato Erasmus e....scopritelo da soli.
“That’s hilarious!”, direbbero gli anglofoni.
Che a essere pignoli dovremmo tradurre con
ilare, che però in Italia usa più soltanto Nichi
Vendola. Traducetelo pure con esilarante e
poi partite in Erasmus.
Se non altro, almeno, vi evitate l’ennesimo
pippone.
6ATTUALITA’
Vento di cambiamento
DI DONATO BOCHICCHIO
Le tanto attese elezioni siciliane hanno
visto vittorioso Rosario Crocetta, ex
comunista, omosessuale dichiarato,
ex sindaco di Gela, in prima linea nella lotta
alla mafia, il primo partito è stato il movi-
mento 5 stelle, ma il dato che più ha colpito
è stato l’astensionismo, un siciliano su due
non si è recato alle urne. Ora, all’indomani
delle elezioni ovviamente tutti hanno giu-
stificato, quello che io ritengo sia, e me ne
assumo tutte le responsabilità, mancanza di
senso civico in senso lato (senso della cosa
pubblica, educazione civica), con la cattiva
amministrazione dei governi dell’ultimo
decennio. Non sono siciliano e non cono-
sco l’operato degli ultimi governi regionali,
dunque non entro nel merito, anche per-
ché quei governi i siciliani li hanno votati
loro, sembra che ci siamo dimenticati che
in democrazia sono i cittadini a decidere chi
governa. A differenza di quello che si dice
credo che nel nostro paese, più che un pro-
blema classe di dirigente, vi sia un problema
di una parte dell’elettorato attivo che vede
la politica come uno strumento per risolvere
i propri problemi (chiedendo posti di lavoro
e favori di ogni genere, le imprese di essere
agevolate nelle gare d’appalto e di ricevere
commesse da parte delle pubbliche ammi-
nistrazioni ecc…); P. Borsellino giustamente
disse in una delle sue ultime apparizioni che
per sconfiggere la “mafia” bisogna avere il
coraggio di rinunziare alle raccomandazioni,
7posti di lavoro e favori di ogni genere; la
mala politica trova la sua base proprio nella
mancanza di senso della cosa pubblica, nella
mancanza di senso civico, negli egoismi e
particolarismi dei cittadini; penso che solo
un cambiamento di tipo “culturale” che
presuppone uno sforzo soprattutto nei luo-
ghi della formazione possa dare vita ad un
elettorato più consapevole e di conseguenza
ad una democrazia migliore, mettendo da
parte il qualunquismo degli ultimi anni.
Solo se la cultura ritornerà ad essere il ful-
cro della nostra società potremo ricostruire
un paese migliore. In conclusione ritengo
che comunque qualche cambiamento si stia
intravedendo, lo testimonia l’elezione di De
Magistris a Napoli e dello stesso Crocetta
in Sicilia. Uomini del sud che dimostrano
di avere un forte senso della cosa pubblica
e di giustizia e che soprattutto manifestano
una sincera volontà di cambiare il modo di
fare politica. Inoltre, se i cittadini hanno dato
loro fiducia, allora c’è da sperare bene per il
futuro, tuttavia un cambiamento radicale
avverrà solo se i cittadini dimostreranno di
volerlo anteponendo agli interessi del sin-
golo il bene della collettività. La democrazia,
quella vera, in Italia è un punto d’arrivo,
un qualcosa che, ahimè, dobbiamo ancora
conquistare.
“La Bussola: 3 cose su Roma3” Anche questo mese la nostra rubrica vuole porre l’attenzione su alcune iniziative del nostro Ateneo e della nostra Facoltà:
Teatro Palladium →
gli studenti di Roma Tre hanno diritto a riduzioni su tutta la pro-grammazione e per le varie rassegne organizzate nel corso dell’anno. Il teatro si trova in piazza Bartolomeo Romano, 8 (zona Garbatella).
a cura di Marta Cerrito
8DIRITTI CIVILI
BrioGayDI RICCARDO PETRICCA
C’è una sottile differenza tra coloro che
accettano ciò che è parte della libertà
di ogni uomo, nel rispetto di quella
altrui, e coloro che la respingono per difendere la
propria terrificante situazione di arretratezza.
Ma qual’è davvero la differenza tra un uomo
bianco ed un uomo nero, qual’è la differenza tra
uomo e donna e, qual’è la differenza tra acqua
liscia e gassata?
Qualcuno ancora sostiene che sia questione di
gusti, ma se nessuno è discriminato perché ha
fermamente preferito la deliziosa freschezza
dell’acqua che sgorga dal rubinetto della cucina,
mi chiedo perché dovrebbe esserlo qualcuno che
ama una persona del medesimo sesso. Chiedo
scusa a chi ha scelto quella gassata, se non sono
in grado di dare una definizione altrettanto valida
di quest’ultima, ma è semplicemente perché ho
deciso di non berla.
E se nel Mondo moderno funziona così, in Italia
la cosa è un po’ diversa: c’è chi tenta di sgasare
una bottiglia di perrier, chi sostiene fermamente
che la ferrarelle non sia frizzante, chi dice che non
ci siano differenze e chi fa lo sciopero della sete.
Lo stesso è per l’omosessualità: ci sono coloro che
si sono innamorati, ci sono coloro che rispettano il
loro amore come qualsiasi altro, chi fa finta di non
vedere, un grande ed eterno gruppo che non si
esprime; e poi c’è chi sostiene di avere paura, ter-
rore, e di provare ribrezzo davanti ad una coppia
gay, e si definisce omofobo.
Ma come si possa essere
impauriti davanti ad una
dimostrazione di un
dolce sentimento non
è ancora dato saperlo,
l’unica dichiarazione
tangibile è stata quella
del capitano della roma:
lui rispetta l’omofobia.
Ecco, abbiamo inven-
tato anche una parola
per chi ha paura
dell’amore puro e
sinceramente omo-
sessuale, di chi dietro
un matrimonio noioso
si ritrova sistematica-
mente in automobile
con un transessuale e
che per il terrore di essere
scoperto respinge a qualsiasi costo i suoi desideri
in pubblico.
Con grande probabilità i suoi figli sono proprio
coloro che verranno istruiti ed aizzati contro chi
cammina per strada mano nella mano.
Animalisti non perseguitemi se dico che abbiamo
maggior rispetto per i cani che per i gay; ho visto
famiglie che apparecchiano a tavola per il proprio
animale domestico, e ne ho viste altre che hanno
scomunicato i figli per essersi dichiarati gay.
Dichiarati, perché va pure detto se si è gay o no,
altrimenti non si può essere messi al rogo.
9ATTUALITA’
«Io non mi sento italiano, ma per
fortuna o purtroppo...»
...ce lo ricorda il ParlamentoDI MARTA CERRITO
Lo scorso 8 Novembre il Senato ha dato il definitivo
placet all’entrata in vigore di una nuova legge che
dal prossimo anno istituirà il 17 Marzo festa della
Costituzione, dell’Unità d’Italia e dell’Inno Nazionale.
Il d.d.l. n.3366 iniziativa parlamentare, presentato lo
scorso Giugno dall’on. Frassinetti (PDL), prevede che, a
partire dall’a.s. 2012/2013, nelle scuole di ogni ordine
e grado vengano organizzati percorsi formativi, iniziative
ed incontri celebrativi per coinvolgere gli studenti nel
recupero e nel rinnovamento di quelle che sono state (e
sono) le radici italiane frutto dell’esperienza risorgimen-
tale. Nell’ambito di questo progetto sono state introdotte
due sostanziali novità: innanzitutto tra le iniziative scola-
stiche primeggia l’insegnamento dell’Inno di Mameli
ed inoltre l’istituzione del 17 Marzo come festa della
Costituzione, dell’Unità d’Italia e della bandiera (festa
senza effetti civili ovviamente!).
La votazione plebiscitaria (208 favorevoli, 14 contrari
e 2 astenuti) ha sugellato questo nuovo passo demo-
cratico-istituzionale-riformista tutto italiano, ma....aveva
ragione Giorgio Gaber quando cantava”...sarà che gli
italiani per lunga tradizione, son troppo appassionati
di ogni discussione...” e giustamente anche in questa
circostanza ci siam fatti valere. La polemica che ha carat-
terizzato la discussione parlamentare e ,soprattutto nel
post-votazione, quella extra parlamentare è decisa-
mente degna di nota. Protagonisti assoluti questa volta gli
esponenti di Lega Nord a cominciare dall’on. Bitonci che
ha parlato al riguardo di una nuova “educazione di Stato”
di chiaro stampo sovietico; a seguire l’onorevole Castelli
che, dopo aver reso pubblico il suo non essersi mai” sin
da bambino sentito italiano”, ha affondato il coltello par-
lando di “lavaggio del cervello”cui saranno sottoposti
gli studenti nelle scuole a seguito di questa novità legi-
slativa. La ciliegina sulla torta è stata però regalata dall’ex
ministro degli Interni Maroni che ha posto la questione
su un piano puramente “artistico” specificando che da
parte sua l’inno potrà essere cantato “(...) purchè non sia
stonato”.La polemica si è ovviamente accesa subito a
partire dal web fino ad arrivare al più piccolo “bar dello
sport” perché come ci ricorda l’art. 21 della Costituzione
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola...” e noi italiani ci teniamo a rispet-
tare la Carta Costituzionale. Le critiche principali puntano
il dito sul fatto che l’Italia trovandosi in una situazione cri-
tica tanto internamente quanto a livello internazionale
dovrebbe spendere tutte le proprie energie per risolvere
tali problemi e non cantare “Fratelli d’Italia” nelle scuole.
Eppure questa riforma rappresenta un rarissimo (di
questi tempi) caso di riforma a costo zero, tanto umano
quanto di denaro, e varrebbe la pena sfruttarla nel
migliore dei modi dando il giusto valore (finalmente) al
compito importante della scuola di formazione non solo
didattica ma anche (rectius. soprattutto) civica. Conoscere
la storia, di qualunque storia si tratti, e studiarla con senso
critico non è mai sbagliato semmai errato e pericoloso è
stravolgerla a proprio uso e consumo e qui il confine, lo
sappiamo, è davvero molto sottile.
10ATTUALITA’
The best is yet to come
DI LUDOVICO TUONI
Due facce di due diverse medaglie
Sei. Sono sei i miliardi spesi per
finanziare, da ambo le parti, le cam-
pagne elettorali di Mitt Romney e Barack
Obama nella ricerca dei consensi per con-
quistare la poltrona più ambita del mondo.
Sicuramente non per lo stipendio, visto che
un alto dirigente italiano guadagna molto
più del Presidente degli Stati Uniti, piuttosto
per l’importanza politico-economica che ha
sul panorama mondiale.
Inutile insistere con la demagogia nel dire
che sei miliardi sono una follia per queste
elezioni, è evidente che lo sia. Ma non scan-
dalizza granchè quando pensi che in fin dei
conti sono stati finanziati da privati. L’unica
domanda che sorge spontanea è se poi tutti
quei soldi non possano minare la libertà di
decisione politica di chi dovrà poi gestire la
Cosa Pubblica.
Se quel principio di rappresentare una
Nazione e non il proprio elettorato, o finan-
ziatore che sia, rimanga illeso.
Va bene, sei miliardi sono uno scandalo ma,
se ci guardiamo in casa, i panni sono molto
più sporchi. Non voglio fare nomi (Lusi,
Maruccio,Belsito…) ma sapere che i soldi che
vengono spesi sono i nostri e vengono per di
più utilizzati per giocare al videopoker o per
comprare una laurea in qualche improbabile
paese slavo...
Almeno in America con sei miliardi hanno
invitato a cantare fra un discorso e l’altro
11Bruce Springsteen, decisamente meglio
come investimento.
Lasciamo stare i soldi per un momento e
guardiamo con occhio analitico il fenomeno
sociale che queste elezioni americane hanno
dimostrato. Abbiamo visto piazze gremite
di famiglie in festa quando Obama veniva
rieletto. Una intera nazione appassionarsi,
disperarsi e alla fine gioire per il risultato di
una elezione politica.
Nell’intervistare gli americani andati a
votare, sovente potevi notare uno sguardo
convinto, di chi spera veramente che la sua
partecipazione possa influenzare le sorti del
proprio paese. Hanno votato per il migliore,
secondo il loro punto di vista.
Adesso però voglio farvi una domanda,
quante volte quando vi hanno chiesto “Per
chi voterai?” e avete risposto “ Eh...per il
meno peggio” ?
Fra quanti anni vedremo un paese sventolare
la bandiera Italiana e non quella di partito,
piena di slogan o di stemmi inverosimili,
per le strade? Quanto ancora i giovani e le
famiglie dovranno aspettare prima di poter
tornare a credere nella Politica intesa come
“Arte di governare uno Stato”?
Sarà che l’arte ormai è stata abbandonata.
Cosi come anche l’istruzione, la ricerca, la
giustizia, la sicurezza e tutto ciò che non
può vantare di avere come fine ultimo... Un
ottimo tasso di interesse.
E perché questa discrepanza fra la nostra
Italia e l’America di Obama 2012? Perché
noi siamo un paese in costante trauma. In
perenne attesa di riprenderci da uno scan-
dalo, da una legislatura che finisce sui
giornali e nei tribunali, da un terremoto o
da un‘alluvione. No, sarebbe consolatorio
crederci ma non è così. Il popolo Americano
ha superato la guerra fredda, la guerra del
Vietnam, lo scandalo Clinton, il governo
Bush, gli uragani, l’11 settembre e la Lehman
Brothers. Hanno un tasso di disoccupazione
preoccupante anche loro e in più hanno una
legislazione che tutela ancor meno i lavora-
tori… Allora perché loro riescono a sognare
e noi no? Forse è una questione genetica.
Noi siamo più lenti, abbiamo bisogno di
tempo per rimarginare le ferite. Se non
altro abbiamo in comune la speranza. Loro
che Obama possa portare a termine tutte le
promesse avanzate nel precedente mandato.
Noi che le ferite diventino cicatrici.
Coro Polifonico “Roma Tre” →
dal 1999 la nostra Università ha un coro ufficiale composto da studenti e non solo con la passione per la musica. Per maggiori informazioni sull’attività artistica e sulle selezioni consultare il sito http://host.uni-roma3.it/associazioni/coro_romatre/index.php oppure contattare il diret-tore del coro M° Isabella Ambrosini e-mail: [email protected].
a cura di Marta Cerrito
12TERRITORIO
Scuola popolare di musica di Testaccio
DI MARTA GRAZIOSI
Testaccio è un quartiere tradizionale ,
un tempo artigiano ed operaio, cono-
sciuto, per il suo Monte, detto dei
Cocci, per lo storico campo della Roma, per
il suo mercato rionale e per il suo Mattatoio,
fino agli anni 60 sede del macello comunale
della città, oggi popolato di locali trend, che
hanno preso il posto di magazzini, officine o.
delle grotte in cui trovavano ricovero i cavalli
delle “botticelle” romane.
Agli inizi degli anni ’70 il rarefarsi delle atti-
vità produttive e, soprattutto,il trasferimento
del Mattatoio hanno posto il problema
e l’opportunità del riuso dei suoi “beni
comuni”, alcuni di vera e propria archeologia
industriale, in cui la fantasia e la creatività
di artisti hanno cercato di localizzare spazi
culturali e di aggregazione sociale.
In questo contesto e nell’atmosfera effer-
vescente degli anni ’70 nasce nel 1975 la
Scuola Popolare di Musica di Testaccio, su
iniziativa di Bruno Tommaso e di un gruppo
di brillanti musicisti, tra cui quella oggi cer-
tamente conosciuta anche al vasto pubblico
è Giovanna Marini.
La SPMT , concepita come una rimodula-
zione del sistema didattico musicale italiano
e come intervento politico e culturale di
quartiere, si propone di promuovere l’avvici-
namento alla musica attraverso lo studio di
uno strumento e, con esso, la partecipazione
alla musica d’insieme.
13Le sue attività partono anche grazie all’o-
spitalità di un’altra struttura culturale di
avanguardia, il Teatro Circo Spazio Zero,
anch’essa localizzata ai piedi del Monte
Testaccio,nella quale si tengono spettacoli
di sostegno e supporto ad opera di musicisti,
attori, insegnanti e volenterosi collaboratori:
Viene così trovata una sede idonea, ristrut-
turando un edificio già adibito a magazzini
e depositi ai piedi del Monte ed iniziano i
primi corsi collettivi di strumento.
Inizialmente viene data la precedenza nell’i-
scrizione agli abitanti del quartiere.
Vengono costituite un’orchestra ed una
banda, ma l’affluenza tra insegnanti e allievi
è cosi alta che, ancora prima dell’inizio
dell’anno, la scuola si vede costretta a fissare
un numero limitato di iscritti.
Nel 1983 Giovanna Marini regala alla SPMT
popolarità europea portando in tournee l’o-
pera “ Il regalo dell’imperatore”.
Nello stesso anno nasce la biblioteca, la
quale, oltre a conservare manoscritti ed ine-
diti del XVIII e XIX secolo, offre una vasta
scelta di materiale musicale: manuali di
teoria, arrangiamento, improvvisazione, par-
titure, saggi ed uno spazio dedicato al jazz ed
alla musica popolare.
Oggi la Scuola offre sia lezioni individuali
che laboratori, suddivisi in diverse fasce a
seconda di età e capacità..
I suoi corsi e laboratori abbracciano i generi
più svariati : cori, corsi di introduzione all’ap-
prendimento del linguaggio musicale o di
strutture e brani con utilizzo di strumenti
a barre ( xilofono, piastre), laboratori di
percussioni e di composizione. Si spazia da
orchestre jazz, alla musica brasiliana, dalla
musica popolare e del mediterraneo agli inni
di lotta, dalla musica classica, ai tamburi afri-
cani, alla musica irlandese.Ci sono lezioni di
chitarra, flauto traverso, clarinetto, fisarmo-
nica, organetto, oboe, sassofono, trombone,
basso e batteria e chi più ne ha più ne metta!
Dare l’opportunità, a chiunque voglia avvi-
cinarsi al mondo della musica ed a qualsiasi
livello, è tuttora lo scopo principale della
Scuola.
E’ uno spazio dove si incontrano artisti,
si vive la musica nella sua stupefacente
complessità e grandezza, gustandone ed
assaporandone i vari generi nei piccoli detta-
gli, un luogo dove è facile mettersi in gioco,
imparare qualcosa di nuovo o perfezionarsi-
A giugno, poi,, con il tepore dell’estate, sulla
terrazza sotto il Monte Testaccio o nelle
sale da concerto ricavate nell’ex Mattatoio,
accanto al Macro, è tutto un succedersi di
eventi, i saggi di fine corso in cui i musicisti
offrono al pubblico i risultati del lavoro di
un anno. È aperta a progetti di promozione
musicali : concerti, convegni , mostre!
La musica è una parte di tutti noi .
Ascoltarla è piacevole, ma conoscerla e
saperla produrre è un valore aggiunto.
14IL LIBRO
Ragazze, cappelli e Hitler di Trudi Kanter
DI LIVIA SICLARI
È il 1938 quando Walter e Trudi si innamorano.
È il 1938 della Germania che invade l’Austria e
la coinvolge nell’incubo nazista, e per due gio-
vani ebrei borghesi è solo l’inizio di un’avventura che
li porterà a fuggire attraverso l’Europa occupata per
sopravvivere. Attraverso gli occhi della protagonista
che, anni dopo la fine della guerra, raccoglie fram-
menti di memorie e vicende per ricostruire la sua
storia. Una storia d’amore, come recita il sottotitolo,
che coinvolse lei e il marito Walter proprio negli anni
in cui l’odio e la guerra sconvolsero il mondo. Diviso
in capitoli brevi, il libro sembra un diario di emozioni,
dove l’amara constatazione di una verità sempre più
crudele riesce a diventare poetica, mentre l’autrice
guarda al suo passato attraverso il velo degli anni.
“Era difficile essere coraggiosi di quei tempi” scrive,
ricordando gli sforzi
dei concittadini
e amici viennesi
per proteggere ed
aiutare lei e gli altri
ebrei. Quando poi
i protagonisti rag-
giungeranno la
“sicura” Inghilterra
saranno di nuovo
divisi, finchè Walter non riuscirà a provare di non
essere una spia nazista, ed inizierà a combattere a
fianco degli inglesi. A guerra finita, nel giorno della
vittoria, riflette “Sfuggire ai nostri persecutori è stato
come scalare e arrivare in cima a una montagna con
le mani sanguinanti. E adesso è finita”. Sedici anni
dopo Walter morirà, lasciando Trudi ai suoi cappelli
e ai suoi ricordi fino al 1992. Il libro prenderà vita
in questi anni, come ultimo dono alla memoria del
marito. Un libro toccante e commovente, mai mora-
lista, che riesce a intrattenere narrando una vicenda
piena di vita, umanità ed amore.
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l’Ora portando una copia del giornale
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15RIFORMA FORENSE
Come te la cavi con lo spagnolo?DI GIULIA ROMANO
Il 31 Ottobre scorso la Camera ha approvato, a
stragrande maggioranza, il disegno di legge che
prevede una nuova disciplina dell’ordinamento
della professione forense, adesso rimbalzato nelle
mani del Senato.
Lo scopo principale di questa riforma sembrerebbe
quello di rendere più difficoltoso l’accesso alla pro-
fessione di avvocato per risolvere l’eccesso di questi
ultimi in Italia. Un voluto irrigidimento della “casta”
che ha suscitato non poche critiche. Cerchiamo di
capire cosa, in concreto, verrebbe modificato con
l’approvazione di questa riforma. Essa tende a modi-
ficare, principalmente, il rapporto fra l’avvocato e il
cliente e le modalità di accesso alla professione
forense. Per quanto riguarda il primo tema, viene
nuovamente vietato il patto di quota lite, il com-
penso deve essere frutto dell’accordo fra il cliente
e l’avvocato che avrà l’onere di mettere a corrente
il primo sulla complessità dell’incarico, fornendo-
gli, a richiesta, un preventivo; solo nel caso in cui
non si raggiunga un accordo, verranno in soccorso
i parametri del Ministero sulla determinazione
del compenso in questione. L’iscrizione alla Cassa
forense diviene obbligatoria, indipendentemente
dal reddito, e l’esercizio della professione dovrà
essere effettivo e continuativo come condizione
necessaria per la permanenza nell’albo. La riforma
apre gli Ordini forensi al pubblico, prevedendo un
apposito sportello di consulenza e orientamento
per il cittadino e, al fine di garantire il miglior ser-
vizio possibile, l’avvocato dovrà anche preoccuparsi
di aggiornare costantemente la propria formazione.
Viene data, inoltre, via libera alla pubblicità infor-
mativa su Internet, a patto che essa sia “trasparente,
veritiera, non suggestiva né comparativa” e alla
formazione di società di capitali, fra avvocati, senza
la presenza di un socio esterno a garanzia dell’auto-
nomia della prestazione professionale. Sono anche
istituiti i Consigli distrettuali di disciplina, compo-
sti da avvocati eletti secondo un regolamento del
Consiglio Nazionale Forense, con il rispetto della
rappresentanza di genere garantito dall’introdu-
zione di quote rosa. I cambiamenti che interessano
più noi studenti sono quelli vertenti sui due temi del
tirocinio e del conseguente accesso alla professione.
La pratica, già ridotta a diciotto mesi, potrà essere
svolta presso due avvocati contemporaneamente
e, in presenza di una convenzione fra l’ordine degli
avvocati e la relativa università (convenzione al
momento inesistente!), un massimo di sei mesi può
essere svolto durante il quinto anno accademico. La
riforma stabilisce che ai praticanti avvocati spetti,
oltre il rimborso delle spese, un compenso com-
misurato all’effettivo contributo, ma attenzione: il
suddetto compenso non è vincolato da un limite
minimo! Al fine di rendere ancora meno piacevole
e più lungo il percorso di chi vuole intraprendere la
carriera di avvocato si è “ben” pensato di modificare
l’iter dell’esame di stato lasciando invariata la strut-
tura della prova scritta ma aumentando la difficoltà
della prova orale. Continua in ultima pagina
Il Sudoku(Difficoltà: Difficile)
Istruzioni:Riempire la griglia in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contengano una sola volta i numeri dall’1 al 9.
Continua da pag. 15
Il comma 3 dell’articolo 46 del testo di riforma
prevede, infatti, che l’aspirante avvocato debba
dimostrare la conoscenza, oltre che della deontologia
e dell’ordinamento forense, anche di quattro mate-
rie obbligatorie (diritto civile, diritto penale, diritto
processuale civile, diritto processuale penale) e due
materie a scelta. Il compito di regolamentare le pro-
cedure di svolgimento e di valutazione delle prove
dell’esame di Stato spetta al Ministro della Giustizia
e ogni componente della commissione giudicante
dispone di 10 punti di merito per ciascuna delle
materie di esame; sono giudicati idonei, alla prova
orale, i candidati che raggiungono un punteggio non
inferiore a 30 punti per ogni materia. Di nuovo atten-
zione: durante le prove si può essere in possesso dei
soli testi di legge che devono essere privi di com-
menti e citazioni giurisprudenziali. Attesa l’esplicita
intenzione di selezionare le persone più meritevoli,
non sarebbe il caso di anticipare questa selezione ai
test di ingresso, con l’estensione a tutte le facoltà di
giurisprudenza del numero chiuso, evitando, così, di
abortire la carriera di un laureato, davanti al quale non
si aprono molte strade alternative a quella offertagli
dal concorso pubblico? Il regime transitorio dettato
dal legislatore della riforma prevede che per i primi
due anni dalla data dell’evenutale entrata in vigore
della presente legge, tutte le disposizioni sull’esame
di Stato, non troveranno applicazione ma, se il testo
venisse approvato, decorsi i due anni, che ne direste
di un bel viaggetto in Spagna?
Centro di ascolto psicologico
da più di dieci anni è attivo uno sportello a disposizione degli studenti ovviamente totalmente gratuito. Per informazioni rivolgersia via Ostiense, 169 o al numero 06 57332705/04
a cura di Marta Cerrito