lo sviluppo del mercato agrituristico
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Lo sviluppo del mercato agrituristico. 1. Lo sviluppo quantitativo Origine storica e un po’ di numeri Le localizzazioni prevalenti Qualche dato sulle Marche 2. L’evoluzione delle tipologie di offerta e della domanda Le tipologie di offerta tradizionali ed i nuovi fenomeni - PowerPoint PPT PresentationTRANSCRIPT
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Facoltà di Economia “G. Fuà”Facoltà di Economia “G. Fuà”Università Politecnica delle MarcheUniversità Politecnica delle Marche
Lo sviluppo del mercato agrituristicoLo sviluppo del mercato agrituristico
1. Lo sviluppo quantitativo Origine storica e un po’ di numeriLe localizzazioni prevalentiQualche dato sulle Marche
2. L’evoluzione delle tipologie di offerta e della domanda
Le tipologie di offerta tradizionali ed i nuovi fenomeni Alcuni caratteri prevalenti della domanda
3. L’evoluzione legislativa La legislazione nazionaleLa legislazione regionale
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Come e quando nasceCome e quando nasce
L’Associazione Nazionale Agricoltura e Turismo (Anagritur) E’, in realtà, l’attuale AGRITURIST Associazione fondata nel 1965 da un gruppo di giovani agricoltori
(soprattutto toscani) di Confagricoltura Nel 1973 il primo tentativo di regolamentare e disciplinare il settore
La nascita dell’agriturismo in Italia si ispira ad esperienze estere L’Associazione Nazionale Agricoltura e Turismo nasce ispirandosi alla
francese “Agricolture et Turisme” fondata dieci anni prima La vicina storia e tradizione di ospitalità rurale (più che agriturismo) di
Austri e Germania per la “fruizione” della natura La raccolta di informazioni sistematiche nasce spontanea e
frammentata come il settore stesso
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L’Associazione Nazionale L’Associazione Nazionale Agricoltura e TurismoAgricoltura e Turismo
AGRITURIST
Confagricoltura
TERRANOSTRA
Coldiretti
TURISMO VERDE
CIA
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I dati sull’agriturismoI dati sull’agriturismo L’agriturismo come fenomeno agricolo:
E’ rilevato dall’ISTAT nel Censimento dell’Agricoltura a partire dal 1982 Nel censimento del 1990 censite 6590 aziende agrituristiche (erano 14,7 mila nel 1982!) Nel censimento del 2000 risultano 12,4 mila aziende che praticano agriturismo (ma 10,7 nel
2001 secondo altre fonti) L’agriturismo come fenomeno turistico:
Da alcuni anni rilevato dall’ISTAT nelle statistiche del turismo; si concentra però sulla dimensione ricezione=alloggio
Nel 1999 5965 alloggi agrituristici, 68 mila posti letto; 9% strutture ricettive, 2% posti letto, < 1% arrivi e presenze
Nel 2004: 10301 alloggi agrituristici, 123 mila posti letto; 9% strutture ricettive, 3% posti letto, 1,4% arrivi e 1,7%presenze
Nel 2008: 15465 alloggi agrituristici, 199 mila posti letto; 11% strutture ricettive, 4,3% posti letto, 2,3%presenze
Sottostima il fenomeno (1,2 milioni arrivi…contro 2,4 milioni di altre fonti) L’ISTAT da alcuni anni raccoglie periodicamente dati delle autorizzazioni alla attività
agrituristica secondo i registri regionali e provinciali: “Istat: Le aziende agrituristiche in Italia, Statistiche in breve” (http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20101112_00/): 9718 nel 1998; 13019 nel 2003; 16765 nel 2006 (al 31/12); 17720 nel 2007 (al 31/12); 18.480 nel 2008 (al 31/12) (+4,3% rispetto all’anno precedente); 19.019 nel 2009 (al 31/12) (+2,9% rispetto all’anno precedente).
Le fonti più ricche e affidabili sono spesso associazioni-organizzazioni di settore: Agriturist (Anagritur) conduce una indagine annuale (http://www.agriturist.it/). 10662 aziende nel 2001 (+5% risp. al 2000); 14700 nel 2005 (+9% risp. 2004); 19220 nel 2009
(+4% risp. 2008); I registri possono leggermente sovrastimare il fenomeno
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L’evoluzione – Una L’evoluzione – Una interpretazioneinterpretazione
Una ipotesi di ciclo di vita del settore:
tempo
N. Im
prese / Fatturato
1990 2000
maturità
rilancio
declino
?
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L’evoluzione – Gli anni ’90 (1)L’evoluzione – Gli anni ’90 (1)
Dati Agriturist La crescita dal 1990 appare abbastanza regolare e, anzi, in incremento
dalla seconda metà degli anni ’90 Tutti gli indicatori crescono; i posti letto meno del numero di aziende; i
valori del giro di affari sono, ovviamente, valori correnti La ristorazione appare una componente crescente (dal 26% al 64%) Nell’ultimo anno (2001-2002) tutti gli indicatori crescono omogeneamente
1990 1996 2002 Var. 96-90 Var. 02-96 Var. 01-02N° Aziende 6800 7500 11525 10,3% 53,7% 7,4%Totale posti letto (000) 85 105 119 23,5% 13,3% 6,3%Presenze Annue (milioni) 6,8 6,8 12 0,0% 76,5% 6,3%Giro di Affari (Mio €) 124 258 842 108,1% 226,4% 8,3%Aziende con ristorazione 1800 4000 7350 122,2% 83,8% 6,6%
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L’evoluzione – Gli anni ’90 (2)L’evoluzione – Gli anni ’90 (2)
I dati delle statistiche del turismo 1996-1999 dell’ISTAT sono discordanti Confermano, però, che l’offerta agrituristica è in forte e costante crescita Segnalano che l’agriturismo è il comparto di offerta turistica in maggiore (unico?) espansione
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L’evoluzione – Gli anni recenti (A)L’evoluzione – Gli anni recenti (A)(2006)(2006)
2004Var% 04/03 2005
Var% 05/04 2006
Var% 06/05
Var% 02/96
N° Aziende 13519 7,1% 14719 8,9% 15780 7,2% 53,7%Arrivi Annui (000) 2350 5,8% 2410 2,6% 2670 10,8% 85,0%Giro di Affari (Mio €) 810 3,8% 797 -1,6% 880 10,4% 226,4%Giro di Affari medio (€) 60000 -3,0% 54220 -9,6% 55767 2,9% 172,7%
Var% 06/07=+5,7%Dati Agriturist (non del tutto concordanti con i dati ISTAT)
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L’evoluzione – Gli anni recenti (B)L’evoluzione – Gli anni recenti (B)(2009)(2009)
Dati AgrituristConsuntivo
2008Consuntivo
2009Confronto % 2008/ 2009
Previsione 2010
Confronto % 2009/ 2010
Aziende agrituristiche n. 18.480* 19.220 4,00% 19.795 3,00%di cui con offerta di alloggio 15.334* 15.825 3,20% 16.265 2,80%
Posti letto n. (migliaia) 189,0* 192,2 4,50% 197 2,50%Posti letto per azienda n. 12,33 12,15 -1,20% 12,11 -0,30%Arrivi (migliaia) 2.750 2.700 - 1.8% 2.715 0,60%
di cui stranieri (% ) 25 23 -8,00% 24 4,30%Presenze (milioni di pernottamenti) 12,65 12,23 -3,30% 12,35 1,00%Utilizzo alloggi (% ) 18,03 17,43 -3,30% 17,17% -1,50%Durata media soggiorno (gg) 4,6 4,53 -1,50% 4,55 0,40%Aziende con ristorazione 8.928* 9.300 4,20% 9.600 3,20%
di cui senza offerta di alloggio 2.517* 2,58 2,50% 2.630 1,90%Fattorie didattiche 2.909 3.050 4,80% 3.170 3,90%Giro d’affari (milioni di €) 1.097 1.068 -2,60% 1.081 1,20%G. d. affari medio per azienda € 59.361 55.570 -6,40% 54.610 -1,70%
19019 secondo ISTAT
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L’evoluzione – Gli anni recenti (sintesi)L’evoluzione – Gli anni recenti (sintesi)
La crescita continua, ma a tassi decrescentiCrescono di più le forme “nuove” (III pilastro; vedi fattorie
didattiche)Alcuni primi segnali di difficoltà (che smentiscono
previsioni spesso ottimistiche) al contrario di prima, ora crescono più le aziende degli arrivi… …e più gli arrivi del fatturato i costi di gestione aumentano a tassi medi di +5% annui
(Agriturist) questo poi riduce anche la dinamica delle nuove aziende
Sondaggio presso operatori agrituristici (estate 2009), confronto 2009-2008. Numero di ospiti: in diminuzione = 46% Invariato = 35% In aumento = 19%
Abbiamo raggiunto la fase di maturità del settore?
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La domanda rimane in crescita La domanda rimane in crescita (1997-2006)(1997-2006)
La crescita degli arrivi continua comunque abbastanza regolare
Altrettanto strutturale è la diminuzione della permanenza media (4,53 nel 2009)
La fonte è diversa dalla precedente (arrivi secondo Agriturist quasi il doppio…)
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Localizzazioni prevalenti (2006) Localizzazioni prevalenti (2006) – Dati ISTAT– Dati ISTAT
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Localizzazioni prevalenti (aprile Localizzazioni prevalenti (aprile 2008) – Dati Agriturist2008) – Dati Agriturist
Richieste Coefficiente% dom-offerta (x1000)
Toscana 4100 22,9 19,84 4,83Trentino A. Adige 3270 18,3 2,67 0,83Veneto 1218 6,8 4,99 4,09Lombardia 1.025 5,7 8,86 8,64Umbria 1010 5,7 4,67 4,62Emilia Romagna 840 4,7 5 5,95Piemonte 810 4,6 4,95 6,11Campania 749 4,2 4,74 6,32Marche 739 4,1 3,18 4,3Sardegna 681 3,8 6,02 8,83Abruzzo 550 3,1 2,81 3,96Lazio 480 2,7 4,86 10,12Friuli V. Giulia 465 2,6 1,63 3,5Calabria 459 2,6 2,67 5,81Sicilia 399 2,2 10,41 26,02Liguria 370 2,1 4,96 15,4Puglia 295 1,7 3,43 11,62Basilicata 240 1,4 1,45 6,04Molise 87 0,5 0,92 10,57Valle d'Aosta 58 0,3 1,94 33,44TOTALE 17.895 100 100 5,59
Regione N° di aziende agrituristiche
% sul totale aziende
DOMANDA E OFFERTA DI AGRITURISMO PER REGIONE - APRILE 2008
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Localizzazioni prevalenti (2008) Localizzazioni prevalenti (2008) – Dati ISTAT– Dati ISTAT
Classifica province, 31 dicembre 2007:1. Bolzano (16%)2. Siena (6%)3. Grosseto (5%)4. Perugia (5%)5. Firenze (3,3%)6. Arezzo (2,5%)7. Pisa (2%)14. Pesaro-Urbino (1,3%)
(%) 2005 (%) 2008 diff.Nord-Ovest 13,4% 13,6% 0,2%Nord-Est 28,0% 30,2% 2,2%Centro 42,3% 35,2% -7,0%Sud-Isole 16,4% 19,9% 3,5%Totale Italia 100,0% 100,0% 0,0%
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La forte specializzazione La forte specializzazione agrituristicaagrituristica
Poco meno della metà (40%) delle imprese agrituristiche in 2 regioni Trentino-Alto-Adige+Toscana La Prov. di Bolzano è però un caso a parte… In Toscana il 25% degli arrivi straneri in agriturismo
Indice di specializzazione Più del numero assoluto è indicativo l’indice di specializzazione (IS) (%regionale imprese agrituristiche)/(% regionale imprese agricole)
L’agriturismo è un fenomeno ad alta specializzazione territoriale (di solito specializzazione IS>1,5): Trentino-Alto-Adige>10; Toscana>3,5; Umbria>2,5 Alcune regioni “emergenti” (1,5):Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli, Marche… Tutto il Centro-Sud è fortemente despecializzato (solo Abruzzo e Sardegna circa = 1): Sicilia, Calabria,
Puglia<0,5 Una prima sintesi (banale): l’agriturismo in Italia è un fenomeno molto concentrato al Centro-
Nord. In realtà: La concentrazione è MOLTO più spinta Il sud cresce in “segmenti” nuovi soprattutto in Sicilia-Sardegna-Puglia
In Sicilia il 12% degli arrivi stranieri in agriturismo
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Il “cuore” dell’agriturismo in Il “cuore” dell’agriturismo in ItaliaItalia
Nel 2002 solo 22 province (su 103) superavano i 100 agriturismi (tra cui PU e MC) Nel 2008 53 province superavano i 100 agriturismi (tra cui tutte le prov. marchigiane) Nel 2002 il 41% degli agriturismi si concentrava in 5 province Nel 2008 il 35% degli agriturismi si concentrava in 5 province (sempre quelle):
BOLZANO
FIRENZESIENA
GROSSETOPERUGIA
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Il “cuore” dell’agriturismo nelle Il “cuore” dell’agriturismo nelle Marche - 1998Marche - 1998
Nel 1998 367 aziende agrituristiche registrate nelle Marche
Pesaro-Urbino=35%; Macerata=28%; Ancona=21%; Ascoli Piceno=16%
Nel censimento 2000 aziende totali 429 (346 nel 1990); 30% a PU
Ascoli Piceno è la provincia “più agricola” della regione…
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Il “cuore” dell’agriturismo nelle Il “cuore” dell’agriturismo nelle Marche - 2004Marche - 2004
> 3%tra 1,5% e 3%tra 1% e 1,5%< 1%Nessun agriturismo
% Agriturismi (2004) su aziende agricole (cens. 2000)
Ancona 89 18,9%Ascoli Piceno 92 19,6%Macerata 119 25,3%Pesaro Urbino 170 36,2%Marche 470 100,0%
Fonte: Regione Marche
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Le ragioni della concentrazioneLe ragioni della concentrazione Vi sono alcune ragioni “storiche”:
Il legame con la tradizione tedesca e austriaca nell’ospitalità in aree rurali-montane (anche in virtù di vecchie norme favorevoli) L’origine dei primi “movimenti” ed organizzazioni in Toscana
La ragione principale, però, risiede nella natura tutt’ora prevalente della domanda di ospitalità e ricezione in agriturismo: Cercare una ospitalità “diversa” (più a contatto con la natura, le tradizioni, le popolazioni locali…) per fruire delle aree di tradizionale afflusso turistico:
Le aree del turismo balneare (Conero) Le città/zone d’arte e cultura (Urbino) La montagna (Bolzano; Sibillini) I parchi (Conero; Sibillini): in Italia il 17% degli agriturismi è nelle aree protette
La domanda autonoma di agriturismo, cioè la fruizione si “esaurisce” nell’ambito agri-turistico e rurale, è ancora minoritaria. Però: La fruizione di aree con prodotti tipici è elemento crescente della domanda (“Castelli di Jesi”) L’offerta si sta espandendo proprio verso forme “autonome” che la domanda sta mostrando di gradire
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La “nuova” offerta - 1La “nuova” offerta - 1 Per riuscire a competere con i tradizionali circuiti (quelli della domanda agrituristica “di appoggio”)
E’ necessario stimolare la domanda “autonoma” cioè creare circuiti di fruizione turistica tutti interni all’azienda agrituristica o, comunque, all’ambito agricolo- rurale L’impresa agrituristica, oltre ad ospitalità e ricezione, deve anche offrire ed organizzare il “tempo libero”
Queste “altre” componenti di offerta sono in forte crescita e consentono margini di sviluppo soprattutto per le aree non tradizionali (per es. Centro-Sud). Possiamo individuare: Degustazione-Punti Vendita (enoturismo, “strade del vino”…) Escursionismo (trekking, birdwatching, free climbing...) Attività equestre-ippoturismo Attività sportive-ricreative (centri fitness, centri sportivi, piscina..) Attività didattiche-culturali (fattorie didattiche, laboratori artigianali, musei della civiltà contadina…)
Queste nuove componenti rendono la distinzione tra agriturismo, turismo rurale, turismo enogastronomico sempre più sottile anche alla luce della “nuova” legislazione.
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La “nuova” offerta – 2La “nuova” offerta – 2 Il terzo pilastro non è ancora il prevalente ma ha “superato” la ristorazione E’ quello che cresce di più Raccoglie attività molto diversificate con una chiara specificità territoriale.
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La “nuova” offerta – 3La “nuova” offerta – 3(indagine ISTAT, 2007) (indagine ISTAT, 2007)
Il” terzo pilastro” è quello che cresce di
più
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La “nuova” offerta – 4La “nuova” offerta – 4(indagine ISTAT, 2008) (indagine ISTAT, 2008)
La specificità territoriale del 3° pilastro
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La “nuova” domanda - 1La “nuova” domanda - 1 Caratteristiche “storiche” della domanda agrituristica
La presenza straniera in agriturismo (57% nel 1999) è superiore a quella negli esercizi alberghieri (41%) La permanenza media in agriturismo degli stranieri è nettamente superiori a quella degli italiani (6,9 giorni contro 4,8) La permanenza media in agriturismo è maggiore che in albergo (5,8 contro 3,5 giorni)
Alcuni cambiamenti “strutturali” della domanda Aumenta la presenza di italiani Diminuisce la permanenza media Aumenta la domanda agrituristica di giovani e giovanissimi Si evidenzia un fenomeno di permanenza breve (o “mordi e fuggi”) anche in agriturismo, con numerose esperienze brevi e ripetute in località differenti (non vale “stessa spiaggia, stesso mare…”)
Autonomia e differenziazione della domanda Italiani giovani e con poco tempo (e soldi) gradiscono la vacanza “solo” in agriturismo (conoscono(?) già le città d’arte, le zone balneari…) Gradiscono una offerta anche molto specifica (ippoturismo, trekking, cicloescursionismo) Gradiscono scoprire l’Italia poco nota e nascosta
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La “nuova” domanda - 2La “nuova” domanda - 2Risultati di una indagine presso 300 agenzie di viaggio in Italia:
Fascia di età dei clienti interessati alla vacanza in agriturismo Tra 18-40 anni: 74,6%; > 50 anni: 6,7%
Quali sono le motivazioni principali per tale interesse (rank): Vacanza nella natura Vacanza di relax Vacanza poco costosa Vacanza alternativa/di tendenza
Quale è la tipologia di soggiorno più richiesta? Di passaggio: 0% Week-end: 52,4% Una settimana e oltre: 47,6%
Il soggiorno in agriturismo è richiesto più spesso come: Base per frequentare altre località: 36,9% Vacanza in sé: 63,1%
Chi sperimenta la vacanza agrituristica tende a ripeterla: Sì, ma in altra località: 90,5% Sì, nella stessa azienda:4,8% No: 4,8%
Quali sono le caratteristiche della vacanza in agriturismo più richieste (rank): Vicinanza a città d’arte, luoghi di villeggiatura Contesto naturale e paesaggistico di particolare belllezza Qualità della ristorazione Organizzazione passeggiate, ippoturismo, attività ricreative e sportive…
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Le motivazioni più diffuse per la scelta del soggiorno in agriturismo (2009)
Fuga dai ritmi cittadini e contatto con la natura, insieme a sport, vacanza esclusiva e scoperta della gastronomia e delle tradizioni locali.
Fonte: Isnart-Unioncamere
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I modelli integrati e le nuove I modelli integrati e le nuove aree emergentiaree emergenti
L’offerta si sta quindi orientando verso forme integrate di agriturismo “di appoggio” ed agriturismo “autonomo”
Difficilmente la singola azienda riesce ad integrare queste due esigenze: nel primo caso prevale il tradizionale vitto+alloggio, nel secondo caso sono cruciali altri elementi differenziali (il maneggio, strutture e percorsi per il trekking…); l’imprenditore deve spesso scegliere tra le due
Il modello integrato emerge però a livello di territori: le aree “storiche” dell’agriturismo (legate a città d’arte, turismo balneare,
montagna) hanno arricchito l’offerta con forme di agriturismo “autonomo” le aree escluse dai circuiti storici stanno conquistando spazi notevoli propri
in questi segmenti nuovi e traggono vantaggio da un più rapido riposizionamento strategico
Diversi modelli integrati perciò sono stati proposti per descrivere l’evoluzione del fenomeno in varie regioni d’Italia
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Es. INEA: Es. INEA: Quattro possibili modelli regionali Quattro possibili modelli regionali
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Legislazione Nazionale – 1Legislazione Nazionale – 1 L’Agriturismo non è attività riconosciuta/regolamentata dalla legge prima del 1985.
Tuttavia:La legge 991/1952, la legge 1102/1971 e la legge 352/1976, tutte relative a norme in favore
dei territori montani, ammettono investimenti/finanziamenti nell’ambito dell’impresa agricola con scopi turistico-artigianali (Trentino-Alto-Adige e Valle d’Aosta hanno tratto vantaggio da queste norme)
La legge 217/1983 (legge Quadro del Turismo; riformata da Legge 135/2001) fa riferimento agli alloggi agro-turistici (“locali siti in fabbricati rurali nei quali viene dato alloggio a turisti da imprenditori agricoli”)
La legge 47/1985 (“condono edilizio”) menziona (e contempla) le opere destinate ad attività agrituristica.
La Legge Quadro sull’Agriturismo (n. 730/1985) ha, perciò: Fornito una definizione univoca ex lege di agriturismo
Le norme precedenti avevano sollevato dubbi e creato giurisprudenza sul tema“Agganciato” la definizione di agriturismo a quella di impresa agricola
Art. 2135 codice civile, poi ridefinito dalla Legge di orientamento e modernizzazione del settore agricolo (D.Lgs 228/01)
E’ una definizione abbastanza(?) chiara ma dinamica Definito i limiti che separano che cosa è agriturismo da che cosa non lo è (Turismo Rurale?)
Tuttavia, è stata di recente abrogata dalla Legge 96/2006
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Legislazione Nazionale – 2Legislazione Nazionale – 2 I limiti dell’agriturismo secondo la legge 730/1985:
L’attività agrituristica è attività connessa di una impresa agricola ove l’attività agricola rimane principale (connessa e complementare) (art. 2).
Quindi (art. 2 e 3): Lo svolgimento dell’attività agrituristica non deve “distrarre” fondi e fabbricati dall’attività agricola L’ospitalità deve essere solo stagionale (solo in alcuni periodi dell’anno) La somministrazione di pasti e bevande deve essere fatta con prodotti prevalentemente propri L’organizzazione di attività ricreative o culturali deve avvenire nell’ambito dell’azienda Possono essere utilizzati solo locali dell’abitazione dell’imprenditore agricolo ubicata nel fondo oppure edifici
esistenti nel fondo e non più necessari all’attività agricola Nel rispetto di queste indicazioni generali, la legge assegna alle regioni (art. 4), in relazione alle proprie
caratteristiche territoriali ed agricole, il compito di meglio precisare questi vincoli per l’esercizio dell’agriturismo
Stabilisce, inoltre, (art. 6) l’obbligo di iscrizione ad un apposito elenco regionale Questi vincoli imposti dalla legge hanno sollevato numerosi dubbi:
Cosa succede se non c’è ancora la legge regionale? E se le regioni li interpretano in maniera diversa? Alcune circolari ministeriali, e la giurisprudenza, hanno cercato di chiarire il problema, però senza successo.
Il regime fiscale: la legge 413/1991 introduce un regime forfettario (diverso dalla fiscalità agricola ma anche da quella “generale”)
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Legislazione Nazionale – 3Legislazione Nazionale – 3 Perché una nuova legge (Legge 96/2006):
Problemi interpretativi della 730/85 alla luce dei cambiamenti intervenuti (multifunzionalità, nuova PAC) Disomogeneità nelle normative (e definizioni) regionali e conflitti stato-regioni Necessità di un Testo Unico sull’agriturismo che unificasse norme successive sul tema (es. normativa
fiscale). Quali sono i contenuti innovativi della Legge 96/2006 rispetto alla 730/1985?
Di fatto non cambia nulla nell’immediato: rimanda alle Regioni (competenti sul tema) la modifica delle rispettive normative in modo conseguente e coerente alla 96/2006 (artt. 4, 14)
Però modifica la definizione (artt. 2 e 4): non si parla più di vincoli di connessione e complementarità ma solo di connessione con l’attività agricola. Cioè si rafforza il legame e la dipendenza “gerarchica” dall’attività agricola:
Maggiori vincoli nell’uso dei prodotti in attività di ristorazione (proprio, del territorio, con denominazione di origine, ecc.)
Maggiori nell’uso del lavoro (lavoro agricolo tranne attività complementari) succede se non c’è ancora la legge regionale? E se le regioni li interpretano in maniera diversa? Alcune circolari
ministeriali, e la giurisprudenza, hanno cercato di chiarire il problema. Attualmente vi è una nuova legge in discussione in Parlamento
Semplifica le procedure burocratiche per avere autorizzazione all’attività agrituristica (le Regioni possono però richiedere partecipazione a corsi di preparazione e formazione (artt. 6, 7)
Si pone l’obiettivo di creare (ma non le crea) forme di classificazione omogenee sul territorio nazionale (art. 9)
Istituisce l’Osservatorio Nazionale dell’Agriturismo (art. 13)
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Legislazione Regionale Legislazione Regionale (Marche) – 1(Marche) – 1
La Regione Marche era già intervenuta prima della 730/85 LR 15/80, “Promozione ed incentivazione delle attività agrituristiche”, che rientrava nelle
competenze della regione in ambito agricolo La 730/85 ha “imposto” una apposita legge regionale
LR 25/87 (“Disciplina dell’Agriturismo”) applica nelle Marche la legge quadro nazionale definendo:
Le procedure amministrative necessarie per l’autorizzazione allo svolgimento di attività agrituristica
Norme igienico-sanitarie (sulla scorta delle norme generali nazionali) Le misure per il sostegno del comparto e per il recupero del patrimonio edilizio (piano
regionale per lo sviluppo agrituristico) Ma soprattutto interpreta i vincoli di legge come segue:
la stagionalità dell’ospitalità non è vincolante la prevalenza di uso di prodotti propri va esteso all’uso di prodotti nella zona (>50%) ci sono limiti all’offerta: max 6 camere, 18 posti letto (40 se cooperativa), 20
campeggiatori; non ci sono limiti per la ristorazione (“coperti”)
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Legislazione Regionale Legislazione Regionale (Marche) – 2(Marche) – 2
La Regione Marche ha “forzato” l’interpretazione della legge, come altre regioni. Infatti: Alcune regioni hanno recepito la normativa nazionale senza ulteriore dettaglio sui vincoli
e, quindi, lasciando non chiari gli stessi (Calabria, Emilia Romagna, Piemonte) Altre regioni, soprattutto quelle leader del comparto, hanno forzato le definizioni per
favorire un maggiore sviluppo delle attività, creando così notevole disomogeneità e contenziosi nazionali:
La Toscana impone un limite alle entrate ed al lavoro legate all’attività agrituristica (<50%) però ammette fino a 30 posti letto
Il Trentino-Alto-Adige non parla di connessione-complementarità ma solo di “idoneità strutturale” e non pone limite ai posti letto
Solo la legge dell’Emilia-Romagna recepisce i vincoli di stagionalità dell’ospitalità Molte regioni, e la Regione Marche tra queste, hanno perciò avviato un “braccio di
ferro” con il legislatore statale per avere una legislazione meno vincolante Dopo vari rinvii la Regione Marche ha approvato una nuova normativa (prima la LR
27/99, oggi la LR n. 3/2002) che, tra l’altro, ridefinisce i vincoli: Min 35% prodotto proprio; 25% se biologiche o in montagna; per il restante 65% (75%),
almeno 45% (55%) deve essere locale (regionale) Connessione/complementarità: ore lavoro per attività agricola >50% Stagionalità: non più di 3 mesi consecutivi per ospite singolo Max 35 posti letto; 50 se in aree svantaggiate (montagna) o parchi Max 70 coperti; estendibile a 90 se almeno 50% prodotti viene dalla propria azienda
Definisce il Turismo rurale La normativa regionale, però, va ora ri-modificata (entro 6 mesi) secondo la Legge
96/2006 (art. 14). Per la situazione attuale vedi: http://www.agriturist.it/agriturist.php?IdCategoria=3&IdSottomenu=48&IdSottoSottoMenu=283
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Legislazione e turismo ruraleLegislazione e turismo rurale Legislazione comunitaria
La legislazione comunitaria in materia di agriturismo è in pratica assente Sono rilevanti le politiche (PAC, multifunzionalità) e norme (igienico-sanitarie, sicurezza..) connesse La distinzione tra agriturismo e turismo rurale è però netta in Europa - Comunicazione della Commissione
UE sulle azioni a favore del Turismo Rurale (COM/90/438) In Italia:
La separazione tra le due forme è molto meno chiara (vedi legge 730/85) per il difficile equilibrio tra difesa ed espansione della specificità “agriturismo”
Ancora più confusione dopo la legge nazionale 122/2001 (bed&breakfast) e 268/1999 (“Disciplina delle strade del vino”)
Alcune regioni: Per risolvere l’ambiguità alcune regioni (Trentino-Alto-Adige, Emilia Romagna, Umbria, Molise, Marche)
hanno esplicitamente inserito tale distinzione nella legislazione sull’agriturismo. Tali distinzioni sono però abbastanza differenti
Il Cap II della LR 3/2002 chiarisce che nelle Marche, il Turismo Rurale: Non prevede connessione/complementarità rispetto all’attività agricola Va esercitato in edifici pre-esistenti in territori non-urbani secondo gli strumenti urbanistici Offerta gastronomica tipica al 70 % (prodotti biologici, DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, IGT) Arredi e servizi ispirati alla cultura rurale locale