l’iniziazione cristiana: un cammino di traditio e redditio nella comunità

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L’Iniziazione cristiana: un cammino di Traditio e Redditio nella comunità

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Page 1: L’Iniziazione cristiana: un cammino di Traditio e Redditio nella comunità

L’Iniziazione cristiana:

un cammino

di Traditio e Redditio

nella comunità

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L’Iniziazione cristiana: un cammino di Traditio e Redditio

nella comunità

«A fondamento di ogni metodo catechistico, sta la legge della fedeltà alla parola di Dio e della fedeltà alle esigenze concrete dei fedeli. È questo il criterio ultimo sul quale i catechisti devono misurare le loro esperienze educative; questo il fondamentale motivo ispiratore di ogni ipotesi di rinnovamento. Fedeltà a Dio e fedeltà all'uomo: non si tratta di due preoccupazioni diverse, bensì di un unico atteggiamento spirituale, che porta la Chiesa a scegliere le vie più adatte, per esercitare la sua mediazione tra Dio e gli uomini. È l'atteggiamento della carità di Cristo,

Verbo di Dio fatto carne » (RdC 160)

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L’Iniziazione cristiana: un cammino di Traditio e Redditio

nella comunità

La pedagogia della Chiesa

La pedagogia divina,

azione dello Spirito Santo in ogni cristiano

Pedagogia divina e catechesi

Pedagogia originale della fede

Fedeltà a Dio e fedeltà alla persona

La « condiscendenza » di Dio, scuola per la persona

CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la catechesi (1997)

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L’Iniziazione cristiana: un cammino di Traditio e Redditio

nella comunità

La scelta di essere attenti alla pedagogia divina della fedeltà a Dio e fedeltà all'uomo, ha da sempre mosso la ricerca della Chiesa nell'atto della trasmissione della fede

Concretamente questa fedeltà si è espressa nella scelta della Traditio (consegna) e della Redditio (risposta). La Chiesa è chiamata a trasmettere quella fede e quei segni di fede che ha ricevuto perché i nuovi credenti possano accogliere la fede e riconoscerla nel vissuto e abbiano la capacità di rispondere con

la loro vita.

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L’Iniziazione cristiana: un cammino di Traditio e Redditio

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Le celebrazioni dunque non sono un elemento secondario o marginale del percorso ma ne fanno parte a pieno titolo; né possono ridursi alla sola celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione, ma scandiscono e accompagnano tutto il percorso che vi conduce.

L’attuazione concreta di questa indicazione nodale, tuttavia, suppone una accurata programmazione e, prima ancora, una certa chiarezza circa le ragioni che ne motivano la presenza e circa i criteri che possono orientare le scelte attuative.

Scopi ed obiettivi generali.

Criteri orientativi per la scelta delle modalità di attuazione

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Queste due parole latine hanno la radice nella stessa vita di Gesù: traditio e redditio, ossia consegna e restituzione, dono e risposta. Tutto parte dal mistero trinitario di Dio. «Dio ha tanto amato il mondo da dare ad esso (tradere) il suo Figlio per salvare il mondo» (Gv 3, 16). Cristo è dunque la «consegna» (traditio) al mondo della cosa più grande che il Padre ha, il Figlio, per salvare il mondo. E quando Cristo muore sintetizza la sua vita con: «Padre nelle tue mani consegno la mia vita» (Gv 19,30). Gesù allora è non è solo la consegna di Dio al mondo, ma è insieme la resa, la risposta più fedele che l’uomo, in Gesù, fa a Dio. Egli è la traditio-redditio fatta persona. Il cristiano è colui che riceve da Dio nella chiesa la fede (traditio), e vi risponde con una vita di fede (redditio). Questa è la logica della fede: un dono e una risposta.

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Le celebrazioni liturgiche sono componente fondamentale dell'itinerario dell'iniziazione; esse manifestano che l'iniziazione è opera di Dio, che salva l'uomo, suscita e attende la sua collaborazione.Non sono collocate solo al termine del percorso iniziatico, quale punto culminante costituito dai sacramenti dell'iniziazione, ma accompagnano tutto l'itinerario, diventando espressione della fede, accoglienza della grazia propria di ogni tappa, adesione progressiva al mistero della salvezza, fonte di catechesi, impegno di carità, preparazione adeguata al passaggio finale. Così concepite, le celebrazioni non risultano qualcosa di giustapposto, un modo di finire l’incontro catechistico o di riassumere una serie di incontri; sono piuttosto come un ambiente in cui l’insieme dell’iniziazione viene a svilupparsi.

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Riti di passaggio o riti liminali

stabiliscono sempre una relazione tra due parti, di natura opposta

creano rapporti tra coloro che vengono coinvolti, fanno superare l’estraneità

sigillano una chiusura, mettono in luce una rottura, portano a un rifiuto, determinano una separazione

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Il rito è molto ampio, sviluppato; l’avvicinamento e la comunione tra candidato e Chiesa sono creati attraverso un sequenza rituale che vede intervenire e interagire i diversi attori in uno spazio simbolico attraverso una progressione di gesti e parole significativi e ben coordinati.L’elemento spazio e i movimenti relativi risultano molto importanti dal punto di vista della visibilità e significatività del rito. Se venissero a mancare, il rito dovrebbe essere «pensato, immaginato», cioè perderebbe di essere un rito coinvolgente la persona.Non c’è una prevalenza di elementi; parola e gesto si rimandano e si esplicitano reciprocamente.

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Attraverso i riti la comunità credente vuole leggere tutto - Dio, l’uomo, il mondo, il tempo - in chiave pasquale. Il rito, però, non è spiegazione teorica, ma è un fare, un agire: tempi, luoghi, gesti, parole, suono, oggetti, colore e luce vengono fusi insieme in un armonico agire (sequenza rituale) che diventa comunicatore di senso. Non con la forza dell'argomentazione che convince, ma dell'azione che comunica e avvolge.

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Così scrive Agostino:

“Una cosa è ciò che si crede, altra cosa la fede con cui si crede”

(aliud sunt ea quae creduntur, aliud fides qua creduntur).

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FEDE che si crede (i contenuti)

FEDE che è creduta (gli atteggiamenti)

FEDE che opera per mezzo della carità

(i comportamenti)

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FEDE che si crede (i contenuti)CATECHESI

FEDE che è creduta (gli atteggiamenti)CELEBRAZIONE

FEDE che opera per mezzo della carità(i comportamenti)

TESTIMONIANZA

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RITO cioè ciò che:

fa un giorno diverso dall’altrofa del passato il presentefa di una storia la mia storia

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Il rito è molto ampio, sviluppato; l’avvicinamento e la comunione tra candidato e Chiesa sono creati attraverso un sequenza rituale che vede intervenire e interagire i diversi attori in uno spazio simbolico attraverso una progressione di gesti e parole significativi e ben coordinati.L’elemento spazio e i movimenti relativi risultano molto importanti dal punto di vista della visibilità e significatività del rito. Se venissero a mancare, il rito dovrebbe essere «pensato, immaginato», cioè perderebbe di essere un rito coinvolgente la persona.Non c’è una prevalenza di elementi; parola e gesto si rimandano e si esplicitano reciprocamente. Questo spiega perché là dove il rito è attuato, è facilmente comprensibile e coinvolgente.

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Rito di entrata nel catecumenato(ammissione, presentazione accoglienza)

Uscire da uno spazio Incontro-contatto con uno spazio Incontro-contatto verbale Dialogo tra ministro e “candidato” Verso il passaggio Il passaggio Ingresso nella storia della salvezza

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