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LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DELL'IBRIDAZIONE TRA LUPO E CANE A cura di : Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Paolo Ciucci, Massimo Machetti, Antonio Pollutri, Giorgia Romeo, Valeria Salvatori 1

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LINEE GUIDA PER LA

GESTIONE

DELL'IBRIDAZIONE

TRA LUPO E CANE

A cura di :Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Paolo Ciucci, Massimo Machetti, Antonio Pollutri, Giorgia Romeo, Valeria Salvatori

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LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DELL'IBRIDAZIONE TRA LUPO E CANE

A cura di :Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Paolo Ciucci, Massimo Machetti, Antonio Pollutri, Giorgia Romeo, Valeria Salvatori

Basato sul documento originale sviluppato da A. Bocci e L. Boitani, nell'ambito del Tavolo TecnicoIbridi, con il contributo di:

ASL 9 GR/Servizi Veterinari – Paolo Madrucci Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori – Francesca Marucco

Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli Animali Selvatici, IZS Piemonte, Liguria e Valle

d'Aosta – Riccardo Orusa

Corpo Forestale dello Stato – Livia Mattei, Giancarlo Papitto, Marco Panella

ISPRA – Ettore Randi, Piero Genovesi

Legambiente – Antonio Nicoletti, Stefano Raimondi Università “La Sapienza” di Roma – Adriano Argenio, Orlando Gallo, Lorenzo Manghi, Davide

Pagliaroli, Elisabetta Tosoni, Margherita Zingaro WWF Italia Onlus – Antonello Pollutri, Massimiliano Rocco Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano – Mia Canestrini, Luigi Molinari, Willy Reggioni

Parco Nazionale del Cilento – Sabatino Troisi Parco Nazionale della Majella – Antonio Antonucci, Simone Angelucci

Parco Regionale della Maremma – Andrea Sforzi

Provincia di Grosseto – Claudio Galli, Fabio Fabbri, Massimo Machetti, Dario Petrucci, Giorgia Romeo,

Giampiero Sammuri, Maurizio Zaccherotti

Provincia di Firenze – Duccio Berzi

Regione Lazio – Luciana Carotenuto Regione Toscana – Paolo Banti, Andrea Casadio, Sabrina Nuti, Enrico Rossi

Unione Comuni Montani Amiata Grossetana – Marta Gandolfi

Rivisto da Valeria Salvatori in seguito alle indicazioni fornite da MATTM e ISPRA

Citazione suggerita:

Bocci A., L. Boitani, C. Braschi, P. Ciucci, M. Machetti, A. Pollutri, G. Romeo, V. Salvatori. 2015. Linee

guida per la gestione dell'ibridazione tra lupo e cane. Documento tecnico. Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.

Il presente documento è da considerarsi completo solo in presenza degli allegati I-IV.

Documento prodotto con il contributo della Commissione Europea nell'ambito del programma LIFE+

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Indice generale

LISTA DELLE TABELLE..................................................................................................................4

GLOSSARIO........................................................................................................................................5

ABBREVIAZIONI...............................................................................................................................6

PRESENTAZIONE..............................................................................................................................7

PREMESSA.........................................................................................................................................8

PREMESSA DEGLI AUTORI............................................................................................................9

INTRODUZIONE..............................................................................................................................10

DEFINIZIONE DI IBRIDAZIONE...................................................................................................11

Ibridazione antropogenica tra lupo e cane.....................................................................................12

Tecniche per identificare gli ibridi e quantificare l’ibridazione....................................................13

Identificazione degli ibridi lupo/cane............................................................................................13

SITUAZIONE DEL LUPO IN ITALIA.............................................................................................15

RANDAGISMO CANINO................................................................................................................16

OBIETTIVI........................................................................................................................................17

LINEE GUIDA...................................................................................................................................19

Attività Preparatorie.......................................................................................................................19

Interventi Gestionali......................................................................................................................27

BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................31

ALLEGATI

ALLEGATO I – ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA IN PROVINCIA DI GROSSETO

ALLEGATO II – PROTOCOLLO DI CATTURA DEGLI IBRIDI LUPO/CANE APPROVATO DA ISPRA E MATTM

ALLEGATO III – QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

ALLEGATO IV – AZIONI CHE GARANTISCONO LA CONTINUITÀ DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NELL'AMBITO DEL PROGETTO LIFE+ IBRIWOLF

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LISTA DELLE TABELLE

Tabella 1 – Principali fattori di minaccia per il lupo in Italia; in parentesi il codice di riferimentoIUCN-CMP. In neretto sono riportate le minacce connesse alla presenza dei cani vaganti.

Tabella 2 – Caratteristiche fenotipiche attese negli ibridi, rispetto allo standard fenotipico dellepopolazioni parentali di lupo (da Ciucci 2012, modificata). * caratteristiche in attesa di un riscontrosu base genetica o sperimentale.

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GLOSSARIO

Allopatria............................. Situazione in cui due specie occupano aree geografiche completamenteseparate

antropogenica....................... Dovuta ad azione diretta o indiretta dell'uomo

aplotipo................................ gruppo di geni associati sul medesimo cromosoma che la progenie eredita da un genitore

bottleneck............................. collo di bottiglia, diminuzione drastica della popolazione

depressione da esoincrocio.. riduzione della fitness dovuta ad accoppiamento tra individui appartenenti a popolazioni geneticamente divergenti

dispersal............................... movimento definitivo fuori dal territorio natale alla ricerca di un nuovoterritorio in cui stabilirsi e riprodursi

DNAmt................................ DNA mitocondriale

estinzione genomica........... Estinzione della diversità e organizzazione genetica originaria che caratterizza la specie

eterosi.................................. caratteri fenotipici migliorati a seguito di incrocio

fitness................................... La probabilità relativa di sopravvivenza e riproduzione per un genotipo

frequenze alleliche............... Misura della frequenza di un allele nella popolazione; la proporzione ditutti gli alleli di un dato gene nella popolazione

ibridazione interspecifica.... Incrocio tra individui appartenenti a specie diverse

ibridazione intraspecifica.... Incrocio tra individui appartenenti a popolazioni geneticamente distintedella stessa specie

introgressione....................... Trasferimento di varianti genetiche da una specie all'altra tramite reincrocio di ibridi di prima generazione con una o entrambe le specie parentali

loci biparentali..................... loci (plurale di locus) di eredità sia materna che paterna

marcatori fenotipici.............. Caratteri associati ad uno specifico genotipo e che si manifestano comeprodotto dell’espressione genetica (biochimici, morfologici, fisiologici,comportamentali, etc.)

panel..................................... gruppo, nel senso di insieme di loci

sciame ibrido........................ condizione in cui una specie o popolazione parentale si trova nel momento in cui la proporzione di individui ibridi o introgressi con altraspecie o popolazione è particolarmente elevata e caratterizzata da elevato tasso di reincrocio

simpatria.............................. situazione in cui due specie occupano aree geografiche che si sovrappongono completamente

sinantropici.......................... organismi che vivono in compagnia dell'uomo

taxa....................................... plurale di Taxon in tassonomia

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ABBREVIAZIONI

ASL Azienda Sanitaria Locale

CIRSEMAF Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Selvaggina e sui Miglioramenti

Ambientali a fini Faunistici

CITES Convention on International Trade of Endangered Species

CRASM Centro di Recupero Animali Selvatici della Maremma

CRASE Centro di Recupero Animali Esotici

ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

IZS Istituto Zooprofilattico Sperimentale

LCIE Large Carnivore Initiative for Europe

MATTM Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

OIE Organizzazione Mondiale per il Benessere Animale

SNP Single-Nucleotide Polymorphism

SWOT Strengths, Weakenesses, Oppotunities, Threats

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PRESENTAZIONE

L’ibridazione tra cane e lupo è una delle minacce più insidiose per la conservazione del lupo. Sitratta di una problematica la cui rilevanza è stata riconosciuta solo da pochi anni grazie alle piùrecenti tecniche di indagine genetica e alla rinnovata attenzione per le condizioni ecologiche in cuisi sviluppa. Certamente cani e lupi hanno vissuto a stretto contatto per millenni in tutte le aree delmondo, Italia per prima, dove la presenza dell’uomo è stata massiccia accanto ad ampi spazinaturali in cui la fauna selvatica ha mantenuto le sue popolazioni. É probabile che per molto tempol’ibridazione tra cane e lupo sia rimasta un fenomeno marginale, aumentando significativamente inanni più recenti per il notevole aumento del randagismo canino, una piaga culturale che il nostroPaese non è ancora riuscito a debellare.La comparsa di caratteri morfologici estranei allo standard conosciuto per il lupo ha presto messo inallarme gli esperti del settore e le tecniche diagnostiche della genetica hanno contribuito a definire ilfenomeno che, in alcune parti d’Italia, sembra essere decisamente preoccupante. Allo stesso temponon sono ancora chiari e definiti gli strumenti e le risposte per affrontare questa minaccia, anche inragione della solo recente percezione del problema. Le normative nazionali e comunitarie nonoffrono ancora risposte chiare, a partire dal fatto che manca una chiara definizione di ibrido, per oralimitata dalla soggettività nel giudizio dei caratteri morfologici e dalla veloce evoluzione delletecniche di indagine genetica.In questo quadro ancora non consolidato del fenomeno, il progetto LIFE+ Ibriwolf ha cercato dicontribuire alla definizione e alla gestione del problema. La sperimentazione di tecniche di campo edi protocolli sui vari aspetti della ibridazione (ad esempio, la collaborazione nel controllo delrandagismo, l’identificazione della introgressione genetica, la rimozione degli animali ibridi) ècostellata di successi e insuccessi ma è il passo necessario per costituire un corpo di informazioni sucui innestare una politica più generale di soluzione a lungo termine del problema. Il Ministero,insieme ad ISPRA, ha collaborato attivamente con il Progetto LIFE+ Ibriwolf sostenendone leattività e seguendo i risultati dei protocolli sperimentali di volta in volta sviluppati e adottati.In queste Linee Guida sono distillate le fasi salienti dell’esperienza accumulata. Lungi dall’essere ildocumento definitivo sulla complessa problematica della ibridazione, le Linee Guida costituisconocomunque un prezioso punto di partenza per tutte le amministrazioni (regioni e aree protette) cheintendono affrontare il controllo e possibilmente la soluzione di questa importante minaccia allaintegrità del lupo in Italia.

Dott.sa Maria Carmela Giarratano, Direttore GeneraleDirezione Generale per la Protezione della Natura e del MareMinistero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

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PREMESSA

Il lupo è una specie di particolare interesse negli ecosistemi naturali, la cui conservazione offre uncontributo importante al mantenimento della biodiversità. La recente ricolonizzazione di territori, incui si era persa la memoria storica della sua presenza, solleva in varie zone di Italia, e quindi anchein provincia di Grosseto, rilevanti problemi sia gestionali, principalmente connessi alla predazionedi bestiame domestico, che conservazionistici. In questo contesto, la Provincia di Grosseto, raccogliendo maggiori elementi conoscitivi, ma ancheproponendo obiettivi realistici e azioni concrete, si è promossa capofila di LIFE Ibriwolf, che è natonel tentativo di contrastare una delle principali minacce alla conservazione lupo, ovverol’ibridazione con il cane, favorita dalla presenza sul territorio di popolazioni di cani mal custoditi.Con l'intento di fornire un contributo sostanziale alla gestione della fauna selvatica nel proprioterritorio, la Provincia di Grosseto ha svolto con particolare impegno il proprio ruolo di beneficiariocoordinatore, affrontando momenti critici che la trattazione di questo argomento ha comportato. Ilpercorso è stato integrato e inclusivo, coinvolgendo i portatori di interesse presenti sul territorio,avvalendosi dei massimi esperti nazionali in gestione del lupo, e garantendo in ogni caso il rispettodel benessere animale e l'ottimizzazione delle risorse messe a disposizione dalla Unione Europea. Nell'ambito del progetto la Provincia di Grosseto ha approvato il “Piano strategico provinciale per

la riduzione del randagismo canino”, con l’obiettivo di costruire un documento di pianificazione dicarattere integrato, condiviso con tutti i gruppi di interesse (allevatori, ambientalisti, animalisti,azienda sanitaria, cacciatori, Comuni), che individui i problemi, vagli le opportunità, gli obiettivi egli scenari del territorio grossetano, e che codifichi una serie di azioni, calate sulla realtà locale, damettere in atto per ottenere una significativa riduzione del fenomeno nel territorio provinciale.Il tentativo di contrastare la perdita di identità genetica del lupo nel territorio grossetano hapermesso, inoltre, di individuare un percorso concreto di obiettivi e azioni nel medio e lungoperiodo, che hanno portato alla stesura delle “Linee Guida”. Si tratta di un documento di estremaimportanza, che, per la prima volta, affronta la problematica dell’ibridazione lupo-cane sotto tutti isuoi aspetti, a partire dal vuoto normativo nazionale e internazionale, fino all’individuazione diopportune modalità di campionamento e strategie di riduzione. Questo documento è lo strumentoche, basato sulle migliori pratiche a scala nazionale ed internazionale, detta la linea di riferimentoper la stesura di una corretta pianificazione delle azioni di gestione, riportando, in dettaglio, icontenuti degli strumenti preparatori e di quelli attuativi che sono necessari in un’area localizzata ein un determinato contesto. La prima parte, di carattere generale, individua obiettivi chiari e diversificati perché possa trovareapplicazione in tutte le possibili realtà italiane, mentre l’allegato I è la sua applicazione al territoriogrossetano, frutto quindi delle lezioni apprese in questi 4 anni di progetto, degli elementi conoscitivinoti e della strategia che in Provincia di Grosseto si è scelto di seguire.

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PREMESSA DEGLI AUTORI

Con il termine Linee Guida si intende la enunciazione di un insieme di principi e raccomandazionicon l’intento di individuare strategie gestionali e guidare la realizzazione di azioni concreteappropriate. Le Linee Guida per la gestione degli ibridi lupo/cane sono lo strumento che, basatosulle migliori pratiche a scala nazionale ed internazionale, detta la linea di riferimento per la stesuradi una corretta pianificazione gestionale. Riportano quindi, in dettaglio, i contenuti degli strumentipreparatori e di quelli attuativi (quantomeno le procedure obbligatorie) necessari in un Piano diGestione specifico per una determinata area e contesto.

U n Piano di Azione è invece un elaborato tecnico che rappresenta lo strumento necessario perrendere operativo un indirizzo gestionale, individuando chiaramente obiettivi specifici,responsabilità, priorità, azioni e costi (oltre che la loro sostenibilità nel tempo). Si tratta pertantodello strumento base che detta le regole per la messa in atto delle strategie di gestione locale (ladimensione dell’unità spaziale è funzione della specie considerata) di un determinato contesto.

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INTRODUZIONE

L’ibridazione tra il cane domestico ed il lupo, suo progenitore selvatico, non è certamente unfenomeno recente e si è probabilmente verificato in più occasioni durante la lunga storia delladomesticazione del cane (Lorenz 1954, Clutton-Brock 1995, 1999, Schwartz 1997, Vilà et al. 1997,Anderson at al. 2009). È tuttavia a seguito della frammentazione, rarefazione e riduzione dellepopolazioni di lupo che il fenomeno dell’ibridazione con il cane domestico viene visto comepotenziale minaccia per l’integrità genomica, e quindi conservazionistica, del lupo, in particolare inquei paesi dove popolazioni di lupo numericamente ridotte si trovano a convivere con un elevatonumero di cani vaganti (sensu Boitani et al. 1995). In queste condizioni, infatti, l’esiguità dellepopolazioni locali di lupo, congiunta all’alterazione della coesione sociale della specie conseguenteagli elevati livelli di persecuzione antropica, può corrispondere ad un aumento delle interazioniaffiliative con il cane domestico e quindi ad una accresciuta frequenza dei casi di accoppiamentomisto (Boitani 1983, 2003, Bibikov 1985, Verardi et al. 2006, Godinho et al. 2011).

Sebbene oggi non sia possibile quantificare frequenza e ricorrenza dei casi di ibridazione tra lupo ecane avvenuti nella recente storia evolutiva, è presumibile che, dal primo neolitico all’epocarecente, i rapporti numerici tra le popolazioni di lupo e cane domestico fossero tali da rendere glieventuali casi di ibridazione ininfluenti a livello popolazionistico e genomico (ma vedi Anderson etal. 2009); questo sia perché le opportunità di accoppiamento misto avrebbero avuto una probabilitàrelativamente trascurabile, sia perché gli eventuali ibridi sarebbero stati rapidamente diluitiall’interno della popolazione parentale lupina, numericamente superiore e dall’ampissimadistribuzione. Allo stato attuale, questa situazione, non è necessariamente realistica nel casocambino i rapporti numerici tra le popolazioni di lupo e cane: laddove popolazioni di luponumericamente ridotte convivano con elevate densità di cani vaganti aumenta potenzialmente lafrequenza di interazioni affiliative e di eventuali accoppiamenti misti, nonché la possibilità cheeventuali varianti genetiche introgresse si fissino all’interno della popolazione parentale di lupo. Inqueste circostanze, anche se dal punto di vista evolutivo l’ibridazione lupo/cane non è fenomenonuovo, lo potrebbe diventare la frequenza con cui i casi di ibridazione si manifestano, con il rischiodi un impatto genomico, e quindi adattativo, di proporzioni ben più rilevanti rispetto al passato.Nelle condizioni attuali il fenomeno si va quindi ad associare alle altre minacce che già gravanosulla specie lupo, con l’importante differenza che la perdita di biodiversità, in questo casorappresentata dall’integrità genomica originaria della specie, sarebbe irreversibile (Rhymer eSimberloff 1996; Allendorf et al. 2001; Randi 2008).

In seguito ad un’accresciuta frequenza dei casi d’ibridazione tra lupo e cane recentemente accertatiin Italia (Randi 2008; Ciucci 2012), ed alle problematiche tecniche, sociali e politiche checaratterizzano l’argomento e ritardano una decisa risposta a livello istituzionale, il progetto LIFE+Ibriwolf ha rappresentato una esperienza pilota per affrontare il fenomeno e la complessitàgestionale e culturale che lo circonda. Lo scopo principale del progetto è stato quello di esplorare lafattibilità di possibili soluzioni gestionali, testarle e documentare la loro applicabilità su vasta scala.Infatti, nonostante la complessità del problema sia chiara a tutti, due documenti su scala nazionaleribadiscono la necessità e l’urgenza di affrontare in maniera consapevole e possibilmente risolutivala questione: il Piano d’Azione Nazionale per la Conservazione del Lupo (Genovesi 2002), ed ildocumento di sintesi siglato da diversi tecnici ed amministrazioni in occasione del IV workshop suiCantieri della Biodiversità (AA.VV. 2009). Di recente pubblicazione, inoltre, la raccomandazioneN. 173/2014 del Comitato permanente della Convenzione di Berna. Il presente documentorappresenta la sintesi dell'esperienza maturata mediante le attività di progetto e vuole fornire degliindirizzi gestionali agli enti che affrontino il fenomeno a livello locale. In allegato viene riportato ildettaglio tecnico ed operativo delle attività svolte nella provincia di Grosseto, come esempio diapplicazione degli orientamenti gestionali generali.

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DEFINIZIONE DI IBRIDAZIONE

Nel contesto del presente documento, si intende con il termine ibridazione la riproduzione traindividui appartenenti a specie diverse (interspecifica) o tra individui appartenenti a razze dellastessa specie (intraspecifica).

L’ibridazione interspecifica porta spesso alla produzione di ibridi sterili per incompatibilitàcromosomica all’atto della produzione dei gameti. In questi casi si riscontrano solo ibridi di primagenerazione (F1). Nel caso in cui gli ibridi siano invece fertili, questi possono accoppiarsi tra lorodando origine a generazioni successive di ibridi (F2 , F3, etc.), oppure reincrociarsi con individui diuna o entrambe la popolazioni parentali (B1 , B2, etc.). Laddove specie o popolazioni parentalidistinte, trovandosi in condizioni di simpatria, si accoppino e producano ibridi almeno parzialmentefertili, si possono venire a creare zone di ibridazione, spesso in seguito ad un contatto secondario trataxa evolutisi come entità distinte in condizioni di allopatria. La fitness degli ibridi può variareradicalmente rispetto a quella delle rispettive popolazioni parentali: si può verificare una fitness

superiore (eterosi, o vigore dell’ibrido) o inferiore (depressione da esoincrocio). Nonostante gliibridi siano spesso contro-selezionati rispetto alle popolazioni parentali, diversi meccanismipossono interagire per assicurare la stabilità delle zone di ibridazione.

L’ibridazione può avvenire con o senza introgressione (flusso genico tra popolazioni che siibridano), che si verifica nei casi in cui gli esemplari ibridi fertili si reincrocino all’interno di una odentrambe le popolazioni parentali. Nei fenomeni introgressivi le varianti geniche degli ibridi sipossono diffondere, con entità variabile, all’interno delle popolazioni parentali. Se l’introgressioneprogredisce in maniera sostanziale, una o entrambe le popolazioni parentali possono arrivare acontenere un’elevata proporzione di individui ibridi e/o di loro reincroci di varie generazioni,rappresentando uno sciame ibrido. Quest’ultimo può essere causa di estinzione genomica, ovverodella perdita di tutte le varianti genetiche accumulatesi a livello genomico nel corsodell’evoluzione.

Anche l’ibridazione senza introgressione può avere effetti demografici sostanziali a livello dellepopolazioni parentali, specialmente se il rapporto tra le due è fortemente sbilanciato. Essa puògenerare infatti competizione per i riproduttori a livello della popolazione parentale, riducendonequindi il potenziale riproduttivo ed il tasso di accrescimento demografico nel lungo periodo, coneffetti che possono essere sostanziali specialmente nel caso di popolazioni parentali di dimensioniridotte.

Se l’ibridazione, in quanto fenomeno naturale, è un meccanismo che va attentamente tutelato, laprospettiva cambia radicalmente nei casi in cui essa venga di fatto determinata e facilitatadall’uomo. L’ibridazione antropogenica, con o senza introgressione, rappresenta infatti una graveminaccia per il mantenimento di specie o popolazioni distinte. A differenza dell’ibridazionenaturale, i rischi dell’ibridazione antropogenica devono essere puntualmente affrontati in un’otticadi conservazione e varie strategie gestionali devono essere messe in campo per contrastarne leconseguenze a livello demografico e genetico nelle popolazioni parentali.

L'intervento per il controllo dell'ibridazione antropogenica tra lupo e cane è pertanto necessario, madata l’elevata vagilità del lupo, la messa in pratica di interventi gestionali su scala locale puòrisultare inutile nel medio-lungo periodo se non vengono parallelamente adottate misure analoghenel resto dell’areale su scala nazionale. A questo proposito il presente documento vuole fornire unpunto di riferimento per enti locali e nazionali per l'elaborazione di eventuali interventi gestionali.

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Ibridazione antropogenica tra lupo e cane

Il lupo viene oggi considerato, con un buon margine di certezza, l’unico progenitore selvatico delcane. Ne consegue che, nonostante la variabilità morfologica delle numerose razze canine sia digran lunga superiore della variabilità riscontrabile all’interno dell’intera famiglia dei Canidi, il caneè geneticamente molto affine al lupo, con differenze a livello del DNAmt paragonabili a quelle chemediamente si riscontrano tra le diverse razze di cane. Data l’elevata similitudine genetica, non èsemplice distinguere geneticamente individui ibridi o introgressi.

A livello genetico, l’ibridazione tra lupo e cane può avere effetti particolarmente deleteri per lasopravvivenza e l‘integrità delle popolazioni del progenitore selvatico, comportando:

• la perdita di frequenze alleliche coadattate, presumibilmente responsabili di adattamentiecologici e comportamentali del lupo su scala locale;

• un aumento dei rischi di depressione da esoincrocio;

• la diffusione (tramite introgressione) di varianti geniche del cane domestico poco o affattoadattative allo stato selvatico, con l’effetto di ridurre significativamente la fitness dellepopolazioni di lupo su scala locale.

A livello gestionale, poiché l’introgressione da parte del cane avviene all’interno delle popolazioniselvatiche di lupo con frequenza e distribuzione tutt’altro che irrilevanti, questo fenomeno ècaratterizzato da due aspetti particolarmente rilevanti:

• l a direzionalità dell’introgressione, che sembra essenzialmente procedere per viapaterna dal cane a lupo tramite accoppiamenti asimmetrici (femmina di lupo e canemaschio) o sopravvivenza/reincrocio preferenziale degli ibridi che scaturiscono da questiaccoppiamenti.

• l e condizioni ecologiche e di antropizzazione che, più di altre, sembrano facilitareinsorgenza e diffusione del fenomeno.

Rispetto alla (scarsa) probabilità iniziale che un cane può avere nell’instaurare relazioni affiliative equindi accoppiarsi con un lupo, gli ibridi F1, una volta allevati in natura dalla femmina di lupo,avranno maggiori probabilità di integrarsi all’interno della popolazione parentale di lupo edeventualmente riprodursi a loro volta. Rispetto a un cane, ci si attende che gli eventuali ibridiallevati in natura siano dal punto di vista ecologico e comportamentale molto più affini al lupo.Inoltre, mentre l’evento d’ibridazione iniziale coinvolge essenzialmente una femmina di lupo ed uncane maschio, è presumibile che la reintegrazione degli ibridi F1 all’interno della popolazioneparentale lupina avvenga indipendentemente dal sesso. Va inoltre considerata la possibilità che gliibridi, attraverso meccanismi di eterosi (o perché portatori di variazioni geniche selezionatepositivamente), possano mostrare vantaggi riproduttivi nella popolazione di lupo, meccanismo chefaciliterebbe ulteriormente il reincrocio e la diffusione dell’introgressione.

Fertilità e sopravvivenza possono essere ridotte negli ibridi rispetto alle forme parentali selvatiche egli ibridi possono mostrare uno sfasamento della stagione riproduttiva. Questi e altri fattori possonocontribuire a limitare l’introgressione, anche in presenza di ibridazione sostanziale. È tuttavia anchevero che questi meccanismi potrebbero non essere più sufficienti laddove le occasioni di ibridazionesiano particolarmente diffuse e frequenti, o laddove si verifichino interazioni tra condizioni chefacilitino la diffusione dell’introgressione.

Dal punto di vista delle condizioni ecologiche, per quanto concerne l’Italia, la conformazionedell’areale del lupo rispetto all’ampiezza teorica attesa delle zone d’ibridazione (50 volte la distanzadi dispersione; Barton e Hewitt 1989, Lehman et al. 1991) determina il fatto che praticamente nonesistano zone dell’areale chiaramente periferiche in termini introgressivi. Mentre è vero che in base

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alle condizioni ecologiche le zone in cui i casi d’introgressione si verificano possono considerarsimarginali rispetto alle condizioni ottimali per la specie, in Italia contesti sinantropici tali dacorrispondere ad elevati rischi di ibridazione si riscontano anche nelle porzioni centrali dell’areale,come ad esempio, in diversi parchi nazionali in posizione centrale rispetto all’areale appenninicodel lupo (Boitani 1986, Randi et al. 2006, W. Reggioni in litteris). Si deve inoltre considerare che,anche qualora le istanze di introgressione si verifichino con maggiore probabilità e frequenza nelleporzioni geograficamente periferiche dell’areale, nel caso del lupo individui introgressi indispersione potrebbero raggiungere facilmente qualsiasi porzione dell’areale, incluse quelle centrali,facilitando quindi la diffusione del fenomeno indipendentemente dalla località di origine. In altricontesti che riguardano la diffusione dell’introgressione tra lupo rosso e coyote, è stato infattidimostrato che anche rari casi di introgressione possono poi diffondersi facilmente su larga scalagrazie a movimenti di dispersal (Adams et al. 2003b).

Tecniche per identificare gli ibridi e quantificare l’ibridazione

Alla luce delle importanti implicazioni di conservazione dei casi di ibridazione antropogenica,l’identificazione degli eventuali individui ibridi all’interno delle popolazioni parentali, laquantificazione e, possibilmente, il monitoraggio della diffusione degli ibridi all’interno dellapopolazione sono elementi cruciali alla base di qualsiasi strategia gestionale.

Mentre il riconoscimento degli ibridi si deve basare sull’adozione di criteri diagnostici affidabili, laquantificazione dell’ibridazione a livello di popolazione dipende sia dalla funzionalità dei criteridiagnostici utilizzati, sia dalle strategie adottate per campionare gli individui all’interno di una oentrambe le popolazioni parentali.

I caratteri potenzialmente utilizzabili in questo senso si possono classificare in marcatorimorfologici, o più in generale fenotipici, e marcatori genetici. In realtà, la maggiore parte deimarcatori genetici ad oggi utilizzati non rispetta una o più delle caratteristiche ideali che consentonoloro di avere un potere discriminante che sottende ad un’elevata capacità diagnostica.

Identificazione degli ibridi lupo/cane

Sia nel caso vengano utilizzati criteri fenotipici o genetici, oppure una combinazione di entrambi,esiste comunque la possibilità di commettere errori d’identificazione, e quindi di assegnazione alletre categorie di base (lupo, cane, ibrido): da una parte, si può assegnare erroneamente alla categoriadegli ibridi un esemplare di lupo che ibrido non è (errore di Tipo-I); dall’altra si può fare l’erroreopposto, ovvero non riconoscere un esemplare ibrido in quanto tale, assegnandolo erroneamentealla popolazione parentale di lupo (Tipo-II).

I metodi di diagnosi dovranno essere selezionati e perfezionati in modo da ridurrepreferenzialmente l’uno o l’altro dei due possibili errori (che avranno conseguenze gestionalidifferenti), in base al contesto e agli indirizzi gestionali. Ad esempio, se gli individui dellapopolazione parentale selvatica sono ridotti ai minimi termini, risulta prioritario minimizzare ilrischio per cui la rimozione erronea di un individuo parentale potrebbe essere deleteria per lapopolazione stessa (errore di Tipo I). Di conseguenza non sarà necessaria un’elevata risoluzioned’indagine ed un elevato potere diagnostico, in quanto è preferibile correre il rischio di nonriconoscere un individuo introgresso piuttosto che fare l’errore opposto, specialmente se lapopolazione parentale è ormai ampiamente introgressa (p.es. lupo etiope e cane).

D’altra parte, laddove la popolazione parentale è demograficamente più robusta e l’obiettivo è

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eliminare il rischio di diffusione dell’introgressione è d’obbligo adottare un sistema diagnostico aelevata efficienza, al fine di minimizzare l’eventualità di commettere errori di Tipo-II (non essere ingrado di riconoscere gli individui introgressi come tali). Ciò potrà consentire di individuare gliibridi, ai fini di una loro pronta rimozione. Questo secondo approccio comporta il rischio dirimuovere dalla popolazione individui non introgressi (o solo in minima parte), ma una simileeventualità non avrebbe conseguenze sostanziali sullo stato della popolazione parentale (p.es. luporosso e coyote).

Considerata la recente storia e lo status di conservazione del lupo in Italia, e a fronte di unperdurante ed elevato numero di cani vaganti presenti sul territorio, il fatto che la popolazione dilupo sia tuttora in fase di espansione e che il fenomeno dell’ibridazione, perlomeno su scalaappenninica, sembra presentarsi con frequenza e diffusione maggiori rispetto al recente passato,qualsiasi intervento gestionale deve essere prioritariamente mirato ad eliminare o limitarefortemente il fenomeno su scala locale e nazionale rispetto alle tendenze attuali. Quest’obiettivo sipuò ottenere solo attraverso interventi realizzati su scala locale ed atti alla rimozione (effettiva oriproduttiva) e al controllo sia dei cani che degli individui ibridi, introgressi o sospetti tali.

L o status della popolazione di lupo in Italia suggerisce che l’approccio da perseguire siapreferenzialmente quello di minimizzare un errore di Tipo-II, ovvero utilizzare sistemi diagnostici

ad elevata efficienza, al fine di aumentare le probabilità di riconoscere gli individui introgressi e

ridurre le possibilità di trascurare gli ibridi criptici. È infatti forse preferibile assegnareerroneamente un lupo alla categoria degli ibridi (con il rischio di rimuoverlo erroneamente dallapopolazione), piuttosto che assegnare un ibrido alla popolazione parentale di lupo e non risponderequindi con un intervento di rimozione.

Una strategia ottimale per l’identificazione dei casi di introgressione si dovrebbe infatti basare

sull’uso integrato e concertato di strumenti genetici e fenotipici. I primi devono essere diversificatie ad elevata efficienza diagnostica, mentre i secondi (anche se non ancora formalmente validati dariscontri di natura genetica) devono individuare le caratteristiche morfologiche che più di altre sonoanomale nel lupo (e quindi di possibile derivazione canina). Attraverso l’uso congiunto di criterigenetici e fenotipici è possibile che nel prossimo futuro un numero maggiore di caratteri fenotipicipossa essere considerato un attendibile segnale di ibridazione, tramite riscontri più oggettivi dinatura genetica. Ciò aumenterebbe il livello di confidenza con cui tali caratteristiche fenotipichepotranno essere interpretate come segnali di ibridazione e, sopratutto, il potere diagnostico dei casisospetti mediante un approccio integrato.

Mentre un panel adeguato (tipo e numero) di loci biparentali ipervariabili o, se possibile, l’impiegodi SNP diagnostici permettono di evidenziare con una certa affidabilità eventuali casi di ibridazionee/o introgressione e di stimare la classe d’appartenenza degli ibridi, la caratterizzazione degliaplotipi a livello del DNAmt e del cromosoma Y contribuisce a completare il quadro delleconoscenze, chiarendo il contributo materno e paterno degli ibridi in questione. Questa, a sua volta,è una informazione critica in quanto permette di risalire ai meccanismi ed alla direzionalità deglieventi di ibridazione riscontrati.

Tutti gli ibridi ad oggi rilevati in Italia mostrano l’aplotipo mitocondriale del lupo, indicando laforte direzionalità dell’introgressione, nonché aplotipi Y rilevati solo nella popolazione di lupo, ilche suggerisce non solo che gli individui ibridi identificati siano in realtà tutti reincroci (B1, B2,etc.), ma che il campionamento di individui ibridi (F1, F2, etc.) sia un evento particolarmente raro.

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SITUAZIONE DEL LUPO IN ITALIA

Il lupo, originariamente presente in gran parte dell’emisfero settentrionale (comprendendo l’interocontinente nord-americano e quello eurasiatico), ha subìto nei secoli una drastica contrazione delproprio areale a causa della persecuzione operata dall’uomo; nel XIX secolo risultava così estinto intutta l’Europa centrale e settentrionale (Spagnesi & De Marinis 2002), riuscendo a sopravviveresolo nell’Europa orientale e meridionale (Paesi dell’Est, Grecia, Balcani, Carpazi, Italia, PenisolaIberica).In Italia, dove la specie era comunque ampiamente diffusa fino alla metà del 1800, subì una drasticariduzione in areale nella prima metà del XX secolo: la persecuzione umana ne determinòl’estinzione in Sicilia e sull’intero arco alpino; nei primi anni ’70 del secolo scorso il lupo risultavaquindi presente solo in poche e frammentate aree montane dell’Appennino centro-meridionale(Spagnesi & De Marinis 2002). Attualmente la specie è presente in maniera stabile su tutta la catenaappenninica, dall’Aspromonte fino alle Alpi occidentali. Sulle Alpi italiane la popolazione è increscita, con la maggior parte dei branchi riproduttivi presenti ad Occidente (Marucco et al. 2012),e le prime dispersioni documentate nelle Alpi Centro-Orientali (Fabbri et al. 2013); il primo brancoriproduttivo documentato nel 2013 nelle Alpi orientali (tra Veneto e Trentino) è il segnale, dopodue secoli, del ricongiungimento della popolazione di lupo italiana con quella dinarica. Ciò èavvenuto anche grazie numerose azioni finalizzate alla sua conservazione (sia misure legislative cheprogrammi promossi dalle amministrazioni locali, dagli enti gestori di aree protette, da ONG e daistituti di ricerca pubblici), realizzate a partire proprio dagli anni ’70 del secolo scorso nel nostroPaese.Nonostante il numero di lupi in Italia abbia mostrato negli ultimi decenni un costante e progressivoaumento (conseguenza dell’abbandono degli ambienti rurali, dell’incremento delle prede selvatiche,del nuovo atteggiamento assunto nei confronti della specie, nonché di una migliore protezione), laspecie resta minacciata per la limitata consistenza complessiva, stimata, alla fine dello scorsomillennio, in 400-500 individui (Ciucci & Boitani 1998, Spagnesi & De Marinis 2002), e ritenutaattualmente pari a 900-1000 soggetti (Genovesi et al. 2014). I principali fattori di minaccia sonorappresentati dalla persecuzione diretta operata dall’uomo (attualmente si stima che 50-70 lupivengano uccisi illegalmente ogni anno, con un impatto sulla popolazione superiore al 10%;Spagnesi & De Marinis 2002) e dalla diffusa presenza di cani vaganti, quali (i) potenzialicompetitori per le risorse alimentari, (ii) responsabili di attacchi al bestiame, con conseguenteinasprimento dei conflitti con l’uomo per l’erronea attribuzione al lupo, (iii) causa di ibridazione,con conseguente perdita del patrimonio genetico del lupo, (iv) vettori per il rischio sanitario. Tutti ipotenziali fattori di minaccia sono dettagliatamente trattati nel “Piano d’azione nazionale per la

conservazione del lupo” (Genovesi 2002), da cui è tratta la Tabella 1.

Tabella 1 – Principali fattori di minaccia per il lupo in Italia; in parentesi il codice di riferimento IUCN-CMP. Inneretto sono riportate le minacce connesse alla presenza dei cani vaganti.

Minacce e fattori limitanti Rilevanza

Bracconaggio (5.1.3) PrimariaConflitti con la zootecnia (2.3.2) PrimariaConflitti con l’attività venatoria (5.1) PrimariaRiduzione e frammentazione degli habitat (1 e 7) SecondariaDisturbo antropico (6) SecondariaPiccoli numeri, basse densità e fluttuazioni demografiche SecondariaForma e frammentazione dell’areale (7) SecondariaInquinamento genetico (8,3) Primaria

Altre minacce legate alla presenza di cani vaganti (K03) Primaria

Assenza di coordinamento degli interventi di conservazione Primaria

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Dal momento che la causa primaria e origine del fenomeno dell'ibridazione è rappresentata dallapresenza di cani vaganti sul territorio in simpatria con il lupo, è utile fornire un breve quadro dellasituazione del randagismo canino in Italia.

RANDAGISMO CANINONel 1979, un’indagine effettuata dalla Direzione Generale dei Servizi Veterinari e condotta nel 70%dei Comuni italiani, aveva rilevato una consistenza complessiva della popolazione canina pari a3.133.863 individui, di cui solo la metà regolarmente registrati (ovvero 1.513.968); dell’altra metà,438.609 i cani randagi e 1.161.286 i soggetti non registrati (Biocca et al. 1984). Ciò è in accordocon i dati di un’altra indagine, condotta più o meno nello stesso periodo da Boitani & Fabbri (1983)insieme al Corpo Forestale dello Stato, da cui risultavano 220.140 randagi, 79.112 caniinselvatichiti e 411.151 incustoditi con padrone (per un totale di 710.403 cani vaganti, arrotondato a800-850.000 e pari al 25% del totale). Nel 2011, i cani di proprietà iscritti nell’anagrafe nazionale degli animali d’affezione erano5.815.727, comprendendo anche i cani ospitati nei canili e iscritti a nome dei Comuni (142.689); nel2012, essi erano saliti a 6.442.959, con una stima di 6-700.000 randagi1, di cui solo un quartoospitati in canili rifugio (fonte: www.salute.gov.it). L’incremento del numero dei cani randagi è avvenuto in concomitanza con l’ultimo bottleneck dellupo, aumentando drammaticamente il rischio di ibridazione (Boitani & Fabbri 1983).

1 dato calcolato sulla base dei dati forniti da 8 Regioni e Province Autonome nell’anno 2011, e pubblicato dal Ministero della Salute.

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OBIETTIVI

L'obiettivo di conservazione generale e a lungo termine, coerentemente con la legislazionenazionale ed internazionale, è

la salvaguardia dell’identità genetica del lupo e l’eliminazione della minaccia rappresentata

dall'ibridazione con il cane.

Dal momento che non è attualmente conosciuta l'entità dell'ibridazione lupo/cane su scalanazionale, è impossibile stabilire un obiettivo specifico e quantificabile, anche in considerazionedella possibilità di assistere ad una situazione di elevata introgressione che non permetterebbe unadiminuzione sostanziale del tasso di ibridazione in tempi brevi e a costi sostenibili. La conoscenzadi prevalenza (cioè il numero degli eventi verificatisi in una determinata popolazione, in undeterminato periodo di tempo) e distribuzione del fenomeno dell’ibridazione sono un requisitofondamentale per qualsiasi Piano di Gestione che, in funzione della specifica situazione locale edell’obiettivo gestionale che si vuole raggiungere, sia in grado di delineare una strategia di azione.Si deve pertanto considerare come obiettivo primario la stima dell'entità del fenomeno a livellolocale e nazionale.

Per verificare l’occorrenza e la natura (introgressiva o meno) dell’ibridazione, oltre a quantificare ladiffusione degli ibridi nella popolazione parentale (direzionalità), è necessario rilevare lo status

delle popolazioni di lupo e di cani mediante strategie di campionamento ben strutturate e stratificate(sia geograficamente che temporalmente). Sarebbe inoltre necessario intraprendere studi sullecaratteristiche fisiologiche degli ibridi, al fine di poterne stimare la fitness. Questo approccioconsente, inoltre, di conoscere i fattori che influenzano i tassi di ibridazione, la dinamica delle zonedi ibridazione, e di approfondire la natura delle loro interazioni con le popolazioni parentali di lupo(Ciucci 2012). Benché si tratti di un’attività complessa (la popolazione italiana di lupo è oggi infase di espansione ed ampiamente diffusa anche in aree difficilmente accessibili) e costosa, èritenuta prioritaria sia a livello nazionale (Genovesi 2002) che europeo (Boitani 2000, Raccom,173/2014 Conv. Berna). Si rende pertanto necessario sviluppare protocolli di rilievo (stima diabbondanza) e di monitoraggio nel tempo (dinamica temporale della popolazione) su ampia scalageografica e a costi compatibili con le modeste risorse disponibili.A livello di campionamento genetico si possono distinguere due diverse strategie, in funzione delladiversa provenienza del campione biologico e della scala temporale e spaziale che si intendeadottare:

• strategia estensiva, ovvero su larga scala (almeno regionale), utilizzando campionibiologici non invasivi (p.es. peli, escrementi, saliva, che contengono DNA in misuraminore e di qualità ridotta);

• strategia intensiva, ovvero su scala locale (almeno provinciale2), utilizzando campio-ni biologici invasivi (p.es. sangue, tessuto).

E’ importante rimarcare che la complementarietà delle indagini a scale diverse e con differenti tec-niche corrisponde ad una diversa affidabilità (sia genetica che fenotipica) nel riconoscere individuipotenzialmente ibridi. Di conseguenza occorre attuare, almeno in una fase iniziale, un campiona-mento su ampia scala (idealmente nazionale), o quantomeno adeguata a rilevare il fenomeno atteso.Qualora il fenomeno venga rilevato (ovvero vi siano indicazioni genetiche e/o fenotipiche della pro-babile presenza di casi di ibridazione), si deve localmente effettuare (e quindi a scala più ridotta) uncampionamento puntuale e intensivo che consenta di aumentare l’affidabilità delle indagini geneti-che e fenotipiche. Inoltre è necessario che il campionamento genetico sia affiancato da una apposita

2 Tenuto conto dell’enorme vagilità di lupo, ibridi e cani, si ritiene da escludersi qualsiasi indagine a scala comunale, o comunque su aree ridotte.

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campagna di indagine basata sulla ricerca di segni di presenza (per esempio mediante tracciatura suneve, ululato indotto, raccolta standardizzata di escrementi) e osservazioni dirette derivanti, peresempio, da fototrappolaggio, raccolta di carcasse ed eventualmente radiotelemetria.

Se attuati con campionamenti rappresentativi delle variazioni nel tempo e nello spazio, i rilievi sullostato delle popolazioni possono evidenziare una delle seguenti situazioni-tipo di distribuzione e pre-valenza, che prospettano criticità e soluzioni gestionali del tutto diverse:

1. nessun caso di ibridazione;2. un caso isolato e localizzato di ibridazione; 3. più casi isolati di ibridazione;4. sciame ibrido diffuso.

Ai fini della definizione di obiettivi chiari che indirizzino ad una scelta della tipologia di interventoda realizzarsi in uno specifico contesto ambientale, è opportuno tener presente i seguenti criteri:

• funzionalità: l’intervento deve ridurre in modo significativo il problema;• applicabilità: l’intervento deve essere realizzabile e compatibile con le

caratteristiche del territorio;• condivisione: la scelta deve esser fatto tenendo possibilmente conto delle posizioni

dei vari portatori di interesse locale;• sostenibilità: l’intervento deve avere risultati che si mantengano nel tempo, e di

conseguenza finanziamenti adeguati alla sua attuazione sul lungo periodo.Per poter operare una scelta consapevole è quindi necessario, una volta descritto il pattern locale

di ibridazione, analizzare in dettaglio il contesto locale, mediante un’analisi S.W.O.T, e solo inseguito definire obiettivi chiari e raggiungibili.

Dipendentemente dalle condizioni ecologiche e socio-economiche dell'area in cui si applicano lemisure di gestione, l'obiettivo specifico a breve termine potrà ricadere in una delle tre tipologie quidi seguito descritte:gestione opportunistica, cioè senza che vi sia una precisa pianificazione degli eventi di rimozione (effettiva o ri -produttiva), né una quantificazione degli obiettivi da raggiungere. La strategia di intervento è in questo caso limitataalla gestione di emergenze singole e occasionali. I vantaggi di tale strategia risiedono sopratutto nella riduzione deicosti di intervento, oltre che dello sforzo, mentre la sua maggiore limitazione consiste nel non risolvere il problema inmaniera definitiva;

limitazione, cioè rimozione (effettiva o riproduttiva) pianificata dei cani e degli ibridi catturati su aree di limitate di -mensioni, ma importanti come sorgente del fenomeno. In questo caso, quindi, vi è una precisa pianificazione della ri-mozione, che non azzera però l’ibridazione su grande scala. Il vantaggio di una simile strategia consiste nel ridurredrasticamente l’incidenza del fenomeno a scala locale (ma a fronte di uno sforzo consistente) e nel potersi concentraresu alcune aree, definite in base a un maggior rischio di ibridazione. Questo approccio è comunque ristretto al controllodi una situazione acuta e puntiforme e la soluzione del problema locale sarà solo temporanea;

eradicazione, cioè rimozione effettiva e puntuale di tutti gli individui ibridi presenti nell’area oggetto di gestione.Si tratta naturalmente di un intervento che potrà realizzarsi su aree limitate in dimensioni e che richiederà un impegnoforte e continuato sul territorio, non solo in termini di rimozione, ma anche e sopratutto di monitoraggio, al fine di va -lutare il raggiungimento dell’obiettivo ed eventuali criticità nell’attuazione.

E' fondamentale considerare la possibilità di adottare misure gestionali diverse in ambiti territorialidiversi, tenendo in considerazione fattori che non dipendono esclusivamente dalla capacità disopravvivenza del lupo, la cui popolazione allo stato attuale sembra essere in fase crescente. Saràimportante tenere in dovuta considerazione la priorità degli obiettivi di conservazione all'internodelle aree protette, che devono essere in grado di garantire il loro eventuale ruolo di fonte diprovenienza di nuovi individui.

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LINEE GUIDA

Le linee guida forniscono gli indirizzi pratici ed esecutivi la cui attuazione deve essere valutata casoper caso. Esistono però delle azioni preliminari da cui non si può prescindere e che devono essereattuate prima di iniziare qualsiasi programma di gestione degli ibridi lupo/cane.

Attività Preparatorie

Obiettivo 1.

Stima dell'entità del fenomeno a livello locale

La stima della presenza degli ibridi è estremamente difficile poiché essi sono essenzialmente similial lupo in quanto a segni di presenza. Pertanto è necessario adottare una strategia di campionamentoadeguata per l'area di intervento e prevedere la raccolta di indici che forniscano informazioni suicaratteri fenotipici e genotipici degli individui presenti. E’ pertanto necessario prevedere laperlustrazione del territorio alla ricerca di segni di presenza e l'uso di trappole fotografiche chefacilitino il riconoscimento dei caratteri fenotipici. Sarà infine necessario prevedere la raccolta dicampioni biologici per le analisi genetiche.

Sarà necessaria una intensa attività di perlustrazione a copertura dell’intera area d’interesse, daeffettuarsi con le usuali tecniche di studio del lupo: ululato indotto (wolf-howling), tracciatura suneve (snow-tracking), fototrappolaggio e campionamento genetico. L’ululato indotto permette diidentificare il numero di unità riproduttive presenti nell’area di studio. La tracciatura su neveconsente di delineare l’assetto territoriale e di conoscere con esattezza i confini ed i limiti delterritorio di pertinenza di ciascun branco, all’interno del quale procedere con sopralluoghifinalizzati alla ricerca dei segni di presenza (tracce ed escrementi), al fine di localizzare glieventuali punti di marcatura; ciò permette la raccolta di informazioni dettagliate sugli spostamentiabitudinari dei lupi. L’utilizzo delle trappole fotografiche, infine, consente una prima valutazionesulla presenza di ibridi all’interno dei branchi, basandosi sull’analisi delle caratteristiche fenotipichedegli individui fotografati, da integrare poi con i risultati delle analisi genetiche. L’attuazione incontemporanea delle suddette tecniche deve protrarsi per un periodo di tempo utile all’applicazionedelle stesse e alla copertura di almeno un intero ciclo biologico della specie (che può coincidere conun anno). Le informazioni complessivamente raccolte permetteranno di localizzare le aree in cui ilfenomeno sia più o meno esteso e nelle quali intervenire con priorità ed intensità diverse a secondadel caso specifico.

I dati raccolti mediante le due tecniche saranno integrati in base al protocollo di riconoscimento diseguito riportato (per una trattazione dettagliata dei casi in cui sono stati riportati i caratteri vediCiucci 2012):

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Caratteri Riferimenti

bibliografici

Cane/ibridi Valutazione

1. 5° dito nelle zampe posteriori (sperone)Andersone et al. 2002, Ciucci et al. 2003

Spesso presenteIbrido anche in assenza di

conferma genetica

2. Unghie Andersone et al. 2002, Greco 2009

Biancastre o depigmentate (di solitonon tutte)

Ibrido anche in assenza diconferma genetica

3. Melanismo

Anderson et al. 2009, Greco 2009Andersone et al. 2002Verardi et al. 2006, Godinho et al. 2011

VariabileIbrido se confermato da

analisi genetiche

4. Macchie di colore anomalo sul mantello

Mahan et al. 1978Andersone et al. 2002, Godinho et al. 2011

Spesso presenti e di colore bianco,nero o comunque estraneo al fenotipo

della specie

Ibrido anche in assenza diconferma genetica

5. Mascherina facciale *

Colori più forti e contrastati, conconfini cromatici più netti e demarcati;mancano spesso la lima labiale scura e

il sottogola chiaro

Ibrido se confermato daanalisi genetiche

6. Bandeggi zampe anteriori * AssentiIbrido se confermato da

analisi genetiche

7. Tartufo nasale * A chiazze o depigmentatoIbrido se confermato da

analisi genetiche

8. Dentizione *Mengel 1971Schmitz e Kolenosky 1985

Anomalie dentarie e/o mancanza didenti

Ibrido se confermato daanalisi genetiche

9. Dimensioni corporee *

Lunghezza eccessiva delle orecchie,ampiezza elevata della fronte,

lunghezza eccessiva del muso e dellacoda

Ibrido se confermato daanalisi genetiche

10. Pelo *Godinho et al. 2011Silver e Silver 1969

Anomalie nella lunghezza, densità eportamento (ovvero liscio o riccio)

Ibrido se confermato daanalisi genetiche

11. Vibrisse nasali * Fini e/o arricciate o depigmentateIbrido se confermato da

analisi genetiche12. Pigmentazione delle gengive lungo i

denti *Assente o discontinua (a macchie)

Ibrido se confermato daanalisi genetiche

13. Cuscinetti plantari * Depigmentati o a macchieIbrido se confermato da

analisi genetiche

14. Macchie intorno agli occhi *Assenti, o più chiare e ampie e dai

margini più marcatiIbrido se confermato da

analisi genetiche

Tabella 2 – Caratteristiche fenotipiche attese negli ibridi, rispetto allo standard fenotipico delle popolazioni parentali di lupo (da Ciucci 2012, modificata). * caratteristiche in attesa di un riscontro su base genetica o sperimentale.

Per quanto riguarda l’analisi genetica, attualmente vengono utilizzati i seguenti marcatori:

(i) DNA mitocondriale: il DNA mitocondriale, grazie al suo alto tasso di mutazione, è spessousato per distinguere specie affini (oltre che per rilevare la direzionalità dell’ibridazione,ovvero la derivazione materna); tuttavia la sua trasmissione esclusiva per via materna nelimita il potere diagnostico (se gli eventi di ibridazione fossero unidirezionali, ovverofemmina di lupo x maschio di cane, l’ibridazione non verrebbe riscontrata con l’analisi delDNA mitocondriale);

(ii) cromosoma Y: il cromosoma Y viene trasmesso esclusivamente per via paterna, quindianche questa analisi, come quella del DNA mitocondriale, da sola è insufficiente a rilevarel’ibridazione in caso di incrocio unidirezionale (essa è comunque da sola utile per larilevazione del sesso e l’eventuale derivazione paterna, oltre a essere necessaria perconfermare l’eventuale appartenenza del campione alla popolazione italiana di lupo);

(iii) biparentali a livello dei geni nucleari: in tal caso, visto che il segnale geneticodell’ibridazione si “offusca” rapidamente dopo la prima generazione di incrocio, ènecessario analizzare un elevatissimo numero di loci polimorfici3: solo in questo modopossono essere quantificati anche i differenti livelli di introgressione (oltre cioè gli individuidi prima generazione), riducendo al minimo l’eventualità che individui introgressi di

3 Superiori a 48 (Vähä & Primmer 2006). La probabilità di rilevare casi di introgressione aumenta se si utilizzano loci associati (linked), ovvero loca-lizzati su segmenti di cromosomi non indipendenti (Falush et al. 2003).

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generazioni passate rimangano criptici ai test di assegnazione (Ciucci 2012, Randi et al.2014);

(iv) SNP (Single Nucleotide Polymorphism): sono marcatori genetici biparentali di recentissimascoperta che, grazie alle loro caratteristiche biomolecolari, potrebbero costituire a breve latecnica a più alto potere diagnostico, oltre a rappresentare un importante convalidasperimentale del valore diagnostico dei marcatori fenotipici (Randi, comm. pers.); unadescrizione dettagliata degli SNP è disponibile in Ciucci (2012).

Nello specifico, riguardo i valori soglia (qi), si suggerisce che nel DNA microsatellite, ai fini del-l’assegnazione di un campione alla popolazione italiana di lupo, siano da considerarsi i seguenti li-miti:

• qi ≥ 0.95 (e CI), in assenza di altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di ibridazione;• in presenza di (i) altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di possibile ibridazione il geno-

tipo è da identificarsi come ibrido anche se qi ≥ 0.95;

E' comunque importante la considerazione delle popolazioni di riferimento usati per l'assegnazionedi appartenenza dei campioni oggetto di indagine. Si tratta infatti di non sottovalutare la variabilitàgenetica delle popolazioni locali, sia di lupo che di cane, essenziale per la corretta identificazionedei singoli genotipi ibridiI criteri di analisi e i valori soglia di cui sopra devono essere soggetti a revisione annuale o

ogni qual volta si abbiano ulteriori sviluppi delle tecniche genetiche.

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Obiettivo 2.

Definizione della fattibilità dei possibili interventi gestionali

Una corretta analisi della situazione deve contemplare un’analisi dei punti di forza e di debolezzache la caratterizzano, evidenziando le opportunità e le minacce che porterebbero al fallimentodell'intera operazione. A tale scopo si proceda con una analisi SWOT, che aiuti ad elaborareeventuali strategie di attuazione di misure ordinarie e straordinarie per ovviare ai limiti interni edesterni.

FATTORI INTERNI FATTORI ESTERNI

PUNTI DI FORZA (Strenghts) OPPORTUNITA’ (Opportunities)

Analizzare tutti i fattori positivi intrinseci al fenomeno (p.es. distribuzione circo-scritta ad un solo branco)

Valutare l'opinione pubblica, le opportunità economiche, la sinergia con altre iniziative

PUNTI DI DEBOLEZZA (Weaknesses) MINACCE (Threats)

Considerare, per non sottostimare, l'effetto di alcune caratteristiche intrinseche del fenomeno (p.es. difficoltà diagnostica)

Valutare attentamente tutti i fattori che potrebbero mettere a rischio la riuscita delle attività (p.es. commercio incontrollato di ibridi tipo cane lupo cecoslovacco)

In base alle risorse umane ed economiche disponibili, nonché al contesto sociale ed ecologico delterritorio (che devono essere ben rappresentati nell’analisi SWOT) si definiscono le strategiegestionali da mettere in atto, quali, per esempio:

• nessun intervento;• agire esclusivamente sui fattori che alimentano il fenomeno, ovvero la presenza sul territorio

di cani vaganti;• agire sulla presenza fisica degli ibridi tramite la loro rimozione dalla popolazione lupina;• agire sulla possibilità di riproduzione degli ibridi nella popolazione lupina.

Ciascuna di queste strategie deve essere supportata da un piano di gestione adeguato e che deveessere messo in atto con obiettivi precisi e quantificati nel tempo, al fine di poterne valutarel'efficacia e la sostenibilità. Sarà pertanto necessario stabilire l'intensità di intervento, valutare ilcosto di ciascuna strategia, le necessità logistiche e di supporto amministrativo e politico e lapossibilità realistica di raggiungere un obiettivo concreto.

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Obiettivo 3.

Chiara individuazione delle responsabilità e degli iter amministrativi e sviluppo di un

protocollo specifico

In seguito alla valutazione delle strategie da mettere in atto, dovrà essere sviluppato uno specificopiano d'azione, le cui fasi di approvazione, adozione e attuazione necessitano di un chiaro iter

amministrativo.La fase di adozione del piano è funzione della scala di intervento, e quindi varia se si tratta di unComune, una Provincia, una Regione o addirittura unità territoriali che comprendono più Comuni,Province o Regioni, o di aree protette.Per quanto riguarda la fase attuativa, indipendentemente dalla strategia che localmente si intendaperseguire, è opportuno avere ben chiari fin dall’inizio, e quindi pianificare correttamente, iseguenti iter amministrativi:

il randagismo canino, e quindi la cattura dei cani, è materia di competenza dei Comuni, ele attività di gestione sono chiaramente indicate all'interno della LN 281/1991. Leoperazioni di prevenzione e cattura, qualora si voglia sensibilmente ridurre il fenomeno,devono essere attentamente pianificate e implicano uno sforzo importante sia economicoche in termini di risorse umane.

la cattura degli ibridi lupo/cane, per essere efficiente, deve essere attuata con le medesimetecniche con cui si catturerebbe il conspecifico selvatico: in questo caso, raramente legabbie potranno essere ritenute idonee e occorrerà utilizzare altre tecniche (p.es. specialilacci al piede), la cui autorizzazione viene rilasciata dal MATTM, sentito il parere tecnicodi ISPRA. La cattura degli ibridi, inoltre, pone importanti quesiti riguardo la loropermanenza in cattività o liberazione in natura previa sterilizzazione (in funzione dellastrategia adottata):

- permanenza in cattività: per la detenzione di ibridi in cattività occorre un nullaosta del MATTM, espresso sulla base di un parere tecnico di ISPRA; inoltre sononecessarie strutture autorizzate dalla commissione scientifica CITES (sulla base direquisiti tecnici da loro indicati) adatte alla permanenza in cattività, siatemporanea (per gli esemplari provenienti dall’ambiente selvatico nella fase diattesa dei risultati dell’analisi genetica; se risultassero essere lupi devono infattiessere immediatamente rilasciati), che permanente (nel caso il riscontro geneticoconfermi che si tratta di ibridi), di “animali pericolosi” (D.M. 19/04/1996);

- cattura, sterilizzazione e immediato rilascio in natura: oltre al nulla osta delMATTM, è necessaria anche una stretta collaborazione con i Servizi Veterinaridella ASL e con medici veterinari libero-professionisti con esperienza nellamanipolazione di fauna selvatica; la procedura di cattura, sterilizzazione e rilasciodeve essere ben codificata nel piano d'azione.

Al fine di ottenere i permessi necessari, bisognerà stilare un protocollo per codificare leazioni da intraprendere in valutazione di tutte le eventuali situazioni. Un esempio diprotocollo è incluso in allegato II. Per un dettagliato protocollo veterinario di cattura sifaccia riferimento al documento prodotto nell'ambito del progetto LIFE WOLFNET dallostaff del Parco Nazionale della Majella.

Il lupo è una specie protetta sia dalla legge italiana che dalla normativa europea. Ai fini dellagestione del fenomeno dell’ibridazione la cattura di lupi non è necessaria, ma può accidentalmenteavvenire, dato che per catturare gli ibridi vengono utilizzati gli stessi sistemi di cattura impiegatiper i lupi. Occorre pertanto aver preventivamente ottenuto specifica autorizzazione dal MATTM,espressa sulla base di un parere ISPRA. Inoltre, nel caso in cui ciò avvenga, sarà opportuno che sia

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stato preventivamente disposto un appropriato protocollo di raccolta e analisi di campioni geneticial fine di contribuire ad ampliare il quadro conoscitivo locale e la banca dati nazionale.Infine, l’iniziale discriminazione tra lupo e ibrido verrà fatta sul campo utilizzando i caratterifenotipici, ma ai fini di una corretta distinzione sarà necessario prevedere di condurre accurateanalisi genetiche sui campioni prelevati; il piano di azione dovrà quindi includere un protocollo diraccolta dei campioni e prevedere una specifica convenzione con l’ISPRA.

Il piano d'azione deve prevedere la descrizione dettagliata delle attività da svolgersi, con preciseresponsabilità e tempistiche. Si tratta pertanto di un documento di riferimento tecnico necessario afare chiarezza sulle attività da svolgere, i metodi usati, la tempistica, il personale coinvolto, irisultati attesi e il costo stimato per ciascuna azione. E' necessario per ciascuna azione di compilarelo schema seguente:

COSACOMECHIRISULTATI ATTESITEMPISTICACOSTO

Per ogni specifica attività è necessario stilare un apposito protocollo, che codifichi minuziosamentee al minimo dettaglio cosa sarà fatto. La tabella di seguito mostra un esempio di chiara descrizionedi cosa sarà fatto in caso si intraprendano azioni di cattura di ibridi.

ANIMALE CATTURATO

PERSONALE COINVOLTO

INTERVENTO TRASMISSIONE DATI

NOTE

LUPO Indicare l'ente responsabile, eventualmente con nomi e numeri di telefono

Indicare cosa sarà fatto nel caso in cui venga catturato uno degli animali indicati nella prima colonna

Indicare quali dati, informazioni, materiali saranno inviati da chi a chi (es. Campione di sangue al laboratorio ISPRA; documentazione fotografica, etc.)

Indicare quali potrebbero essere le fonti di errore o di malfunzionamento della catena di azioni

CANE

IBRIDO

EVENTUALE ALTRA SPECIE

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Obiettivo 4.

Piano di comunicazione

Una corretta campagna di comunicazione ha un importante ruolo strategico sia in fase dipreparazione della strategia di gestione, che nella sua successiva attuazione mediante il pianod'azione. Occorre infatti tener presente che, in buona parte del territorio italiano, non solo si è persala memoria storica della presenza del lupo, ma vi è anche la falsa ma diffusa convinzione che essosia stato recentemente introdotto; allo stesso tempo manca la consapevolezza dello stretto legametra ibridazione lupo/cane e randagismo canino, aggravata spesso da una scarsa disponibilità, daparte dei proprietari dei cani, a modificare abitudini e atteggiamenti consolidati nella gestione deipropri animali. E' importante considerare che comunicare la rimozione di animali che vivono allostato selvatico non è facile, sopratutto ad alcuni settori della società, che devono necessariamenteessere messi al corrente delle attività che si intende svolgere.Il Piano di Comunicazione avrà come obiettivo generale l’incremento del grado di

consapevolezza sul problema degli ibridi lupo/cane, focalizzandosi sia sulle cause che looriginano, sia sulla corretta gestione e custodia dei cani. Gli obiettivi specifici saranno:

- aumentare la consapevolezza sulle conseguenze dell’ibridazione (in particolare sullaperdita di identità genetica del lupo);- incrementare le conoscenze sulle interazioni tra cani vaganti e lupo, e quindi suirischi legati all’abbandono dei cani o alla loro scarsa custodia;- migliorare la corretta gestione dei cani (sopratutto in ambiente rurale);- costruire un clima favorevole alle attività previste dal piano d'azione;- supportare le misure del Piano di Gestione, in particolare quelle che limitano ilfenomeno del randagismo nel territorio interessato.

I target principali della campagna di comunicazione saranno le categorie maggiormente interessatedal fenomeno, quindi:

- g l i allevatori: da un lato, si tratta della categoria che subisce l’impatto direttodell’espansione dell’areale dei carnivori e della presenza di cani vaganti e ibridi sulterritorio, con attacchi al bestiame che hanno una ricaduta sia sul singolo proprietario chesubisce il danno, sia sull’intera collettività (direttamente attraverso i risarcimenti, eindirettamente per le minori produzioni zootecniche e la maggiore ostilità verso i lupi);dall’altro lato, gli allevatori hanno solitamente un elevato numero di cani che, se nonopportunamente selezionati e gestiti, possono vagare liberamente sul territorio, anche esopratutto durante le ore notturne (in caso di mancato ricovero). Si tratta di canipadronali, utilizzati o meno come cani da lavoro e, in parte, sprovvisti di microchip, nonvaccinati e non sterilizzati, che rappresentano un enorme bacino di reclutamento di canirandagi e inselvatichiti e un serio pericolo per la diffusione di malattie infettive edinfestive (in particolare, rabbia silvestre, cimurro Europa type e artic type,…);- i cacciatori: i cani legati all’attività venatoria, perduti o abbandonati a causa dellaloro scarsa “efficienza”, vanno ad incrementare il randagismo (sopratutto nella caccia alcinghiale in braccata, è frequente che uno o più cani della muta si allontanino senza fareritorno);- il cittadino in generale: l’abbandono e la mancata registrazione del cane in anagrafecanina sono gli effetti del mancato possesso responsabile da parte dei proprietari. Al finedi indirizzare correttamente la campagna di comunicazione è opportuno tener presenteche i giovani rivestono un ruolo importante tra l’opinione pubblica, in quanto veicolanol’informazione all’interno delle famiglie;- i medici veterinari, sia liberi professionisti che dipendenti del Servizio Sanitario

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Nazionale: si tratta della categoria professionale che si interfaccia più spesso con iproprietari di cani (allevatori, cacciatori e cittadini in generale), e che per questo, secorrettamente formata e informata riguardo il problema dell’ibridazione lupo/cane, puòsvolgere una fondamentale opera di sensibilizzazione e di mediazione.

Infine, le attività minime che il Piano di Comunicazione deve prevedere sono di seguito elencate:- produzione di prodotti informativi (depliant, info point, etc.), specifici per ogni tar-

get;- utilizzo dei canali di informazione “generalisti” (tv locali, quotidiani, radio) e dicampagne pubblicitarie standard (affissioni, videowall in centri commerciali, etc.), al finedi aumentare le potenzialità di contatto (nonostante si tratti di attività economicamentemolto dispendiose);- azioni di sensibilizzazione e formazione di allevatori, cacciatori e medici veterinarisia attraverso le Organizzazioni, le Associazioni di riferimento e gli Ordini Provincialidei Medici Veterinari, che con incontri diretti di un campione rappresentativo delle trecategorie;- interventi diretti nelle scuole;- sensibilizzazione attraverso i social network.

I messaggi proposti dovranno essere adattati al target di riferimento, utilizzando un linguaggioappropriato (p.es. sfruttando una comunicazione immediata e non tecnica, e usando delleimmagini).

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Interventi Gestionali

Obiettivo 5.

Riduzione dei fattori che generano ibridi: controllo del randagismo canino

I fattori che generano gli ibridi lupo/cane sono diversi, ma sicuramente quello su cui si puòintervenire in modo efficace è il controllo della presenza di cani vaganti sul territorio. I problemilegati all’abbandono dei cani sono molteplici: la possibilità di attacchi all’uomo, i rischi sanitari, idanni alle attività zootecniche, ma anche l’interferenza negativa nel funzionamento delle zoocenosi;i cani vaganti in generale, e quelli inselvatichiti in particolare, rappresentano infatti un pericolo perla fauna selvatica e domestica non solo come possibili predatori o competitori, ma anche comepotenziali fonti di infezioni, ossia come serbatoi o vettori di patogeni. Nel caso poi di una specietutelata dalla legislazione nazionale ed europea, quale il lupo, i cani vaganti rappresentano unaminaccia per quanto riguarda il mantenimento dell’integrità del patrimonio genetico del lupo stesso.Le cause del randagismo canino possono essere essenzialmente suddivise in due categorie,strettamente connesse le une alle altre:

fonti che lo alimentano: cani legati alla pastorizia, al mondo venatorio, abbandonati o natidalla riproduzione non controllata dei cani vaganti;

fattori (ambientali e non) che favoriscono la crescita del fenomeno: abbondanza di ciboe/o presenza di discariche non/mal gestite, carenze negli strumenti di controllo, mancanzadi educazione al possesso responsabile (ovvero mancata iscrizione in anagrafe canina, ab-bandono, mancata sterilizzazione degli animali non direttamente impiegati a fini riprodut-tivi e scarso controllo padronale).

Per ridurre il randagismo occorre pianificare, attraverso un apposito Piano, una serie di azionipensate per essere applicate alla realtà territoriale oggetto di intervento e suddivise in operazioni diriduzione, ovvero con la funzione di annullare o comunque ridurre il numero di cani vaganti sulterritorio (essenzialmente mediante cattura e mantenimento in canile), e azioni di prevenzione,ovvero atte a prevenire il randagismo, garantendone nel tempo una mitigazione e diventando unanormale pratica gestionale e di controllo per le pubbliche amministrazioni.In generale, un buon piano di controllo/riduzione del randagismo canino deve sia individuare le areeprioritarie di intervento che comprendere le seguenti azioni:

- verifica e incentivazione del rispetto della normativa vigente (p.es. verifica della presenzadel microchip e iscrizione all’anagrafe canina);

- controllo dei cani (p.es. controllo del territorio, controllo alla commercializzazione);- incentivazione per le adozioni dei cani in canile;- sensibilizzazione e informazione.

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Obiettivo 6.

Controllo degli ibridi

Nel caso in cui l'indagine conoscitiva non abbia riscontrato la presenza di ibridi sul territorio oppurenon vi siano i presupposti sociali e/o economici per mettere in atto le attività necessarie acontrastare il fenomeno, si dovrà optare per non mettere in atto nessun intervento.

In caso contrario si sceglierà di intervenire con diverse modalità di rimozione degli ibridi:

rimozione opportunistica, se si tratta di (i) un caso isolato e localizzato di ibridazione o piùcasi isolati, limitando quindi la gestione alle singole ed occasionali emergenze; (ii) sciameibrido diffuso, nel caso in cui sia impossibile procedere alla rimozione totale degli individuia causa della loro numerosità e si debba quindi attuare una gestione di intervento che massi-mizzi lo sforzo nelle aree prioritarie. Nel primo caso sarà facile tendere alla rimozione tota-le, mentre nel secondo caso il problema sarà arginato (in funzione dello sforzo associato allagestione), ma mai risolto in maniera definitiva;

rimozione totale, se tutti gli ibridi sono identificati o identificabili, cosa peraltro più proba-bile quando si abbia a che fare con un caso isolato e localizzato di ibridazione o più casi iso-lati; si tratta di un intervento che potrà realizzarsi su aree di limitate dimensioni e che richie-derà un impegno forte e continuato sul territorio, non solo in termini di rimozione, ma anchee sopratutto di monitoraggio, al fine di valutare il raggiungimento dell’obiettivo ed eventualicriticità nell’attuazione;

cattura, sterilizzazione e rilascio, ossia rimozione riproduttiva (e non effettiva) degli ibrididal territorio. Questo tipo di intervento comporterà una riduzione dell’incidenza dell’ibrida-zione sul lungo periodo, ma non di tutte le altre conseguenze associate alla presenza di ibridisul territorio (p.es. percezione dell’aumento della presenza del lupo, competizione alimenta-re e territoriale con il conspecifico selvatico). Allo stesso tempo, però, rispetto alla rimozio-ne effettiva, non si avranno costi per il mantenimento in cattività e si avrà continuità nell’oc-cupazione dei territori da parte degli individui stanziali, evitando così l’arrivo di nuovi sog-getti.

I metodi di rimozione degli ibridi saranno avviati tramite catture che, sulla base di esperienzepregresse, si ritiene debbano avvenire con lacci da piede tipo Belisle (e successivaimmobilizzazione farmacologica dell’animale, mediante siringhe autoiniettanti sparate concerbottana o fucile lancia-siringhe, oppure mediante contenimento meccanico e somministrazionediretta in relazione all’esperienza personale del medico veterinario della squadra di cattura). Ilriconoscimento degli individui ibridi avverrà sul campo sulla base dei criteri fenotipici descrittiprecedentemente, ma sarà necessario prelevare sempre campioni di sangue da utilizzarsi per leanalisi genetiche (per le evidenze genetiche nell’attribuzione del soggetto si rimanda allo specificoparagrafo). L’animale dovrà essere quindi anestetizzato, misurato e sottoposto al prelievo delcampione biologico di cui sopra. Sarà necessario stilare un protocollo da seguire per le attività dicattura, indicando con precisione chi sarà presente, con quali responsabilità e cosa farà. In funzionedella specifica strategia gestionale adottata, si potrà:

sterilizzare il soggetto e rilasciarlo in natura: fa seguito all’immobilizzazione farmacologicail trasporto presso un ambulatorio veterinario in cui l’intervento chirurgico di sterilizzazionepossa essere eseguito in sicurezza dal punto di vista anestesiologico e di sterilità. Sarà il me-dico veterinario a decidere i tempi del rilascio in natura dell’animale in relazione al sesso eal tipo di intervento chirurgico eseguito;

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mantenere il soggetto in cattività (in strutture idonee preventivamente individuate), almenofino a che non siano stati analizzati i campioni biologici e si abbia un riscontro dalle analisigenetiche, necessario per la successiva e definitiva rimozione dell’ibrido dall’ambiente natu-rale; in tal caso il soggetto deve essere sottoposto a castrazione chirurgica. Qualora le analisigenetiche dimostrino che il soggetto catturato è invece un lupo, questo dovrà essere imme-diatamente rilasciato; da qui l’importanza di detenere l’animale per il minor tempo possibile– necessario allo svolgimento rapido delle analisi genetiche – in strutture adeguate a uneventuale successivo rilascio in natura. E’ inoltre importante sottolineare che il mantenimen-to in cattività di soggetti ibridi incontra un primo problema nella scarsa presenza sul territo-rio italiano di strutture autorizzate alla detenzione di “animali pericolosi” (D.M. 19/04/1996).Allo stesso tempo, una questione spesso sottovalutata riguarda i costi per la gestione di dettestrutture, oltre che per il mantenimento a vita degli ibridi stessi.

La cattura deve essere vista come il momento finale di un più complesso percorso conoscitivo egestionale, basato su informazioni robuste utili alla quantificazione del fenomeno. Essa deve quindinecessariamente essere preceduta, affiancata e seguita da un monitoraggio a copertura dell’interaarea d’interesse, da effettuarsi con le usuali tecniche di studio del lupo. I risultati ottenuti fornirannoindicazioni sui luoghi in cui agire (p.es. rilevamento della presenza di un branco riproduttivo in cuisono presenti cuccioli, oppure intensa attività di passaggio rilevata mediante snow tracking orilevamento occasionale di tracce).In generale, la cattura di un animale è strettamente legata:

- alla conoscenza del numero di branchi presenti nell’area di studio e al loro assetto terri-toriale;

- alla disponibilità di informazioni sugli spostamenti abitudinari degli animali e alla loca-lizzazione degli eventuali siti di marcatura;

- all’esperienza e alla dedizione degli operatori;- all’efficienza delle attrezzature utilizzate;- ad un’attenta organizzazione delle attività di campo.

Inoltre, il numero di animali catturati è associato allo sforzo di campo e alle risorse disponibili(mezzi e personale altamente qualificato). Un’ipotesi da non escludere, in particolar modo nei casidi aree di studio di vaste dimensioni, è una zonazione del territorio d’interesse con assegnazione asingole squadre di proprie aree di pertinenza, nelle quali svolgere il monitoraggio e raccogliere leinformazioni utili ad una attenta pianificazione delle attività di cattura. Tale suddivisionegarantirebbe: (i) una presenza degli operatori più costante e localizzata sul territorio, e quindi unamaggiore accuratezza dei dati raccolti; (ii) la creazione di un legame con gli allevatori della zona.Molto spesso infatti ci si trova a lavorare in proprietà private, dove è necessario stringere unrapporto di fiducia con il proprietario del terreno, utile sia alla squadra (disponibilità di dati dipresenza e conoscenza delle zone di maggiore frequentazione), sia al progetto in generale(possibilità di contare sull’appoggio dei diretti interessati).Infine, per affrontare il problema della formazione ed accrescere il numero di persone con lecompetenze necessarie, ogni squadra potrebbe essere composta da un operatore esperto affiancatoda uno o più operatori in fase di formazione.

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Obiettivo 7.

Monitoraggio e verifica delle attività di gestione

I processi di monitoraggio e verifica finale delle attività intraprese contemplano il confronto dispecifici indicatori con i dati iniziali, permettendo quindi di valutare nel tempo la realizzazionedegli obiettivi prefissati, di canalizzare lo sforzo sulle criticità di intervento (ottimizzando quindi lerisorse), di comparare il successo delle strategie utilizzate in altri luoghi e situazioni (fermorestando la standardizzazione del metodo applicato).I l monitoraggio è un intervento di tipo continuo che valuta i progressi e permette di fare i dovutiaggiustamenti; accompagna quindi la realizzazione delle attività in tutte le sue fasi.

La verifica è un intervento di tipo puntuale, svolto generalmente nelle tappe fondamentali del Piano,e sopratutto alla fine, per valutare se esso abbia avuto gli effetti e gli impatti ipotizzati inizialmente. Entrambi i processi si avvalgono di specifici “indicatori”, che possono essere misure dirette (peresempio prevalenza e distribuzione degli ibridi nell’area oggetto di intervento) o indirette (peresempio il numero di incidenti stradali dovuti a ibridi) del fenomeno dell’ibridazione, che neriflettano i cambiamenti nel tempo in una determinata area. Le fonti da cui attingere per gliindicatori sono essenzialmente (i) dati oggettivi sulla dimensione e distribuzione della/epopolazione/i degli ibridi e (ii) feedback delle comunità locali, per esempio attraverso l’uso diquestionari o un processo di consultazione dei gruppi di interesse.Gli output delle attività di monitoraggio e verifica devono essere scrupolosamente documentati inmodo da permettere anche una valutazione dello sforzo e dei costi rispetto all’esito e ai beneficidelle strategie di gestione adottate.

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

ALLEGATO I

ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA IN PROVINCIA DI GROSSETO

Valeria Salvatori, Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Massimo Machetti, Antonio Pollutri,

Giorgia Romeo.

Indice

Premessa............................................................................................................................................... 2

Il progetto LIFE+ IBRIWOLF............................................................................................................. 2

LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DEGLI IBRIDI LUPO/CANE IN PROVINCIA DI

GROSSETO......................................................................................................................................... 2

Attività Preparatorie.........................................................................................................................2

Interventi Gestionali........................................................................................................................ 9

CONSIDERAZIONI GESTIONALI SULLE attività SVOLTE IN PROVINCIA DI GROSSETO. 17

Aspetti Tecnici............................................................................................................................... 17

Aspetti Sociali................................................................................................................................18

BIBLIOGRAFIA CITATA..................................................................................................................19

LISTA DELLE TABELLE

Tabella 1 – Schema riassuntivo delle attività di comunicazione.

Tabella 2 – Competenze specifiche e procedure da adottare in fase di cattura, in funzione del soggetto catturato in

provincia di Grosseto.

Tabella 3 – Indicatori usati sia per il monitoraggio che per la verifica del Piano di Gestione.

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

PremessaLa presenza di individui ibridi lupo/cane nel territorio della provincia di Grosseto è nota da diversi

anni: nel Parco Regionale della Maremma un branco di ibridi è stato individuato e monitorato a

partire dal 2006 (Manghi & Boitani 2009), ma la loro presenza è stata rilevata anche in altre aree,

quali ad esempio il comprensorio dell’Amiata (Lovari & Sangiuliano 2006). Con la consapevolezza

della minaccia che il fenomeno dell'ibridazione pone per la conservazione del lupo, la Provincia di

Grosseto, in collaborazione con l'Università Sapienza di Roma Dipartimento di Biologia e

Biotecnologie “Charles Darwin”, il Parco Regionale della Maremma e l'Unione dei comuni montani

dell'Amiata grossetana, con il supporto del WWF Italia, hanno intrapreso un percorso pionieristico

nell'applicazione di misure di gestione tese alla eliminazione della minaccia dal territorio

provinciale, con particolare attenzione nelle aree in cui la presenza di ibridi lupo/cane era stata

rilevata in precedenza (l'Amiata grossetano e il Parco Regionale della Maremma), attraverso il

progetto LIFE+ IBRIWOLF. Di seguito si fornisce la descrizione delle attività svolte all'interno di

ciascun obiettivo posto dalle linee guida e una discussione e valutazione delle attività svolte,

considerando sia i costi che i benefici.

Il progetto LIFE+ IBRIWOLFCo-finanziato dalla Commissione Europea e svoltosi da ottobre 2011 a febbraio 2015, il progetto

LIFE+ IBRIWOLF ha permesso la sperimentazione di azioni concrete tese all'eliminazione, seppur

a scala puramente locale, degli individui catturati e risultanti essere ibridi lupo/cane. Il progetto ha

rappresentato un punto di riferimento nazionale per tutti gli enti che abbiano rilevato la presenza

della minaccia dell'ibridazione nel proprio territorio, ed ha permesso alle autorità nazionali di far

affidamento su una esperienza concreta che fornisse lo spunto per attività gestionali a larga scala.

Per lo svolgimento delle attività si è intrapreso un percorso gestionale che ha visto l'applicazione

delle linee guida al contesto della provincia di Grosseto.

LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DEGLI IBRIDI LUPO/CANE IN PROVINCIA DI GROSSETO

Attività Preparatorie

Obiettivo 1.Stima dell'entità del fenomeno a livello locale

La presenza di ibridi lupo/cane, di cani e lupi, è stata attentamente monitorata (attraverso un

campionamento standardizzato) da gennaio 2012 a giugno 2013 mediante l’applicazione di due

tecniche complementari: la raccolta di campioni genetici (ovvero il recupero di reperti su carcasse

di animali trovati morti, la raccolta di frammenti di resti fecali o di campioni di sangue prelevati ai

soggetti catturati) e il monitoraggio fotografico (Manghi et al. 2012). Il campionamento è avvenuto

individuando 11 aree di monitoraggio, per una copertura complessiva di circa 30-40% del territorio

provinciale (oltre che in alcune aree periferiche; Manghi et al. 2012).

Per quanto riguarda i risultati delle trappole fotografiche, il 91% (n=10) delle 11 aree che

definiscono l’area di monitoraggio hanno dato esito positivo alla presenza di lupi/ibridi, il 64%

(n=7) alla presenza di cani ed il 55% (n=6) alla presenza di grossi canidi, confermando, pertanto, la

presenza e distribuzione di canidi di grossa taglia nel territorio della provincia di Grosseto (Manghi

2

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

et al. 2012).

Le analisi genetiche sono state effettuate su un campione di 110 escrementi e 25 resti biologici di

esemplari di canidi rinvenuti tra il 2010 e il 2013. Per il test di assegnazione alla popolazione di

lupo o cane, si è preferito adottare un approccio conservativo, considerando i seguenti valori soglia:

qi ≥ 0.975, in presenza di (i) altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di possibile ibridazione e/o

(ii) intervalli fiduciali del valore qi superiori alla media degli altri campioni non sospettati di

introgressione e/o (iii) variante del locus K (KB), sia in stato di eterozigosi che di omozigosi;

- qi ≥ 0.95 (e CI), in assenza di altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di ibridazione.

La soglia di 0.975 garantisce un livello di probabilità inferiore di errore nel classificare un ibrido

come lupo, garantendo al massimo una presenza di 25 ibridi erroneamente classificati come lupi

ogni mille campioni analizzati (anziché 50 ibridi nel caso si adottasse la soglia dello 0.95).

I risultati hanno individuato 20 esemplari introgressi (17 se si adotta la soglia dello 0.95)1, 32 lupi

(29 se si adotta la soglia dello 0.95) e 7 cani2 (Braschi & Boitani 2013). Se ne deduce che, in

provincia di Grosseto, vi è un’elevata percentuale di individui che presentano almeno una evidenza

genetica di ibridazione; il grado di introgressione rilevato nella popolazione campionata costituisce

comunque una stima approssimativa del numero effettivo di ibridi, dato che le analisi genetiche, per

quanto accurate, non riescono sempre a riconoscere individui introgressi originati da generazioni

successive alla seconda (Braschi & Boitani 2013).

Le attività hanno richiesto la presenza di 2 persone sul campo per circa 120 giorni e la percorrenza

di 23.711 km in auto. In aggiunta è stato necessario acquistare materiale tecnico e affidare un

incarico di servizio per le analisi genetiche dei campioni biologici raccolti.

Costo delle attività:Personale di campo: 32.628€

Supervisione logistica e scientifica: 9.091€

Elaborazione geografica: 7.000€

materiale tecnico: 9.805€

carburante: 4.399€

analisi genetiche: 19.460€

TOTALE: 82.383€

Obiettivo 2.Definizione della fattibilità dei possibili interventi gestionali

L’analisi SWOT relativa alla strategia di contrasto e riduzione dell’ibridazione in provincia di

Grosseto è mostrata in Tabella 2 e riassume i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le

minacce che hanno guidato le scelte strategiche.

Tra i fattori endogeni sono stati individuati l’identità e le risorse del territorio provinciale, le

modalità e l’intensità del loro utilizzo, i servizi, la promozione, la capacità di programmazione ed

eventuali supporti strutturali ed economici. Per quanto riguarda i punti di forza, sono stati analizzati

sia gli strumenti di stretta pertinenza alla riduzione dell’ibridazione lupo/cane (in primis la presa di

coscienza anche e sopratutto a livello istituzionale), sia gli elementi del contesto socio-economico

locale, che influiscono in modo più o meno diretto e che aiutano a fare delle previsioni a breve e

1 In questo caso l'adozione della soglia q>0,975 ha evitato che 3 ibridi fossero scambiati per lupi.

2 Dato che i campioni sono stati raccolti solamente nelle aree montane e boschive, distanti dai centri abitati, il numero di cani campionati non è

assolutamente rappresentativo del numero effettivo di cani vaganti presenti sul territorio.

3

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

medio termine (ovvero, nello specifico, il fatto che la Provincia di Grosseto nell'ambito del progetto

LIFE+ IBRIWOLF si sia dotata di un Piano di riduzione del randagismo canino e possa contare, nel

suo territorio, su di una struttura potenzialmente in grado di mantenere in cattività un certo numero

di ibridi). Tra i punti di debolezza sono da citare in particolare le carenze in termini di dati numerici

attendibili (sia per i cani che per gli ibridi) e di controllo (vigilanza sull’anagrafe canina e gestione

dei cani, sopratutto in ambiente rurale).

Tra gli elementi esogeni, sono stati presi in considerazione i fattori del contesto globale di analisi

del fenomeno: tra le opportunità, principalmente quelle economiche e di confronto (sia a livello

nazionale, che internazionale, ma anche con i vari portatori di interesse locale); tra le minacce, le

problematiche relative al fenomeno del randagismo e dell’ibridazione nel contesto italiano, con i

limiti e le debolezze del sistema normativo.

FATTORI ENDOGENI FATTORI ESOGENI

PUNTI DI FORZA (Strenghts) OPPORTUNITA’ (Opportinities)

- Presa di coscienza della problematica a vari livelli

istituzionali e volontà di concertare una soluzione

adeguata

- Percorso partecipativo e condiviso tra tutti i portatori

di interesse locali per individuare un approccio

operativo e integrato su tutto il territorio della

Provincia di Grosseto al fine di ridurre il fenomeno del

randagismo canino

- Presenza di un CRASM/CRASE (Semproniano,

WWF) autorizzato al mantenimento in cattività degli

ibridi

- Progetto LIFE Ibriwolf, con finanziamenti specifici per

individuare le problematiche, fare formazione,

sensibilizzazione e tavoli di concertazione e individuare

strategie idonee

- Confronto con altre realtà nazionali (PNATE, PNM,

PNFC, …) e internazionali (Portogallo - tramite il

progetto LIFE+ Ibriwolf)

- Progetto della Regione Toscana per la lotta al

randagismo e di difesa degli allevamenti zootecnici nel

Comune di Scansano ed in quelli limitrofi e nuova

strategia gestionale regionale in via di definizione

PUNTI DI DEBOLEZZA (Weaknesses) MINACCE (Threats)

- Difficoltà nel riconoscere gli ibridi

- Mancanza di dati numerici attendibili sul numero di

cani vaganti e quello degli ibridi

- (Necessità di intervenire rapidamente)

- Eterogeneità territoriale (e quindi di tipologia di

problematiche tra le realtà rurali e quelle più cittadine

e meno rurali - vedi aree protette montane)

- Applicazione non sempre attenta della vigilanza

sull’anagrafe canina (in particolare nelle realtà rurali)

e mancanza di una squadra di tecnici specializzati per

la cattura di cani inselvatichiti (difficilmente

avvicinabili)

- Gestione dei cani, in particolare in ambiente rurale

- Limiti e debolezze del sistema normativo

- Esiguità di risorse disponibili

- Attuale crisi economica che grava sulle famiglie anche e

sopratutto per il mantenimento e l’adeguata assistenza

sanitaria dei propri animali domestici

- Ridotto controllo delle nascite dei cani (sterilizzazione)

- Acquisti inconsapevoli e possesso non responsabile

- Mancata competenza che assicuri una gestione a lungo

termine del fenomeno (si hanno spesso soluzioni

emergenziali che terminano con la fine dei progetti

specifici).

- Bracconaggio

Obiettivo degli interventi:

4

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

Tenendo conto della locale situazione di prevalenza e distribuzione degli ibridi, dei punti di forza e

di debolezza, delle opportunità e delle minacce in grado di influenzare il successo del programma di

intervento (cf. con analisi SWOT), si è ritenuto che in provincia di Grosseto fosse necessario

avviare interventi di limitazione, ovvero di rimozione pianificata dei cani e degli ibridi, catturati su

aree che, seppur di limitate dimensioni, risultassero importanti come sorgente del fenomeno (aree a

maggior rischio di ibridazione).

Per il territorio della provincia di Grosseto, dove l’allevamento ovi-caprino rappresenta

un’importante risorsa (circa 1.200 aziende che allevano più di 210.000 capi3) e dove gli attacchi al

bestiame da parte di canidi (Ricci 2013) hanno prodotto importanti ripercussioni sulla percezione

dell’opinione pubblica e sulla problematica della convivenza uomo-lupo, la rimozione non può che

essere effettiva, e non riproduttiva. Gli interventi di cattura, sterilizzazione e rilascio in natura,

infatti, non diminuiscono le problematiche legate alla pressione esercitata dagli ibridi sul territorio,

ovvero non riescono in alcun modo a mitigare la convivenza uomo-lupo.

Obiettivo 3. Chiara individuazione delle responsabilità e degli iter amministrativi e sviluppo di un

protocollo specifico

La strategia gestionale individuata per il territorio della provincia di Grosseto è il risultato di un

tavolo di concertazione realizzato sotto un coordinamento di carattere più ampio, ovvero in grado di

coinvolgere, oltre alla Provincia stessa in qualità di capofila, esperti nazionali del fenomeno

ibridazione lupo/cane e gestori di altre realtà territoriali, ma anche portatori di interesse locale. Si è

pertanto istituito un Tavolo Tecnico Ibridi, che ha anche contribuito a definire gli indirizzi

gestionali generali contenuti nel presente documento. Questo approccio scaturisce dalla necessità di

un continuo confronto sugli elementi conoscitivi, le azioni e le attività, al di là della realtà specifica

della provincia di Grosseto; il coordinamento è fondamentale per la standardizzazione nella raccolta

dei dati e per lo svolgimento degli interventi, e quindi per la redazione dei protocolli più volte citati

in questo testo (p.es. analisi genetiche, campionamento, distinzione ibrido/lupo sulla base delle

caratteristiche fenotipiche). Inoltre, poiché l’enorme vagilità di lupi, cani e ibridi fa sì che essi si

spostino su lunghe distanze, non rispettando i confini amministrativi, qualsiasi strategia attuata in

provincia di Grosseto non può prescindere da un coordinamento a livello sovra-provinciale, oltre

che operare in coerenza con la programmazione regionale (un coordinamento regionale per questo

tipo di attività sarebbe pertanto auspicabile).

A livello strettamente provinciale, il ruolo di coordinamento lo riveste la Provincia di Grosseto, che

è in grado di organizzare gli interventi, a scala sub-provinciale in funzione della individuazione

delle aree a maggiore priorità, delegando però alle altre istituzioni le attività di loro competenza

(p.es. ai Comuni le attività relative alla cattura e custodia in canile dei cani).

Iter amministrativo

Al fine di attuare le operazioni di indagine, cattura e rimozione degli ibridi, i singoli interventi

sono stati attentamente pianificati, con la definizione dei seguenti documenti:

1. specifica autorizzazione al MATTM, sentito l’ISPRA, per la cattura di ibridi lupo/cane, e

quindi la messa in opera sia di gabbie che di lacci al piede tipo Belisle (e uso degli

strumenti per la immobilizzazione dell’animale); l’autorizzazione contempla anche la

probabilità di catturare lupi (in quanto i sistemi di cattura non sono selettivi), per i quali è

3 Dati rilevati dalla Banca Dati dell’anagrafe nazionale dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo.

5

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

comunque previsto l’immediato rilascio (dopo aver prelevato un campione genetico);

2. nulla osta del MATTM sulla base di un parere ISPRA per il mantenimento in cattività dei

“presunti” ibridi (almeno temporaneo, fino a che non siano disponibili i risultati delle

analisi genetiche);

3. stretta collaborazione con i Comuni e con la ASL, nel caso venga catturato un cane nelle

trappole predisposte per gli ibridi;

4. definizione di uno specifico protocollo di cattura, che preveda nel dettaglio tutte le

possibilità di cattura (cane, ibrido, lupo, altro animale selvatico), oltre alle singole

responsabilità del personale coinvolto;

5. specifica convenzione per il mantenimento in funzione e il controllo (almeno 2 volte al

giorno) delle trappole;

6. specifica convenzione con personale tecnico esperto per la cattura di ibridi (ricercatori e

veterinari);

7. specifica convenzione con l’Ente gestore del CRASM/CRASE di Semproniano (WWF)

per il mantenimento in cattività degli ibridi.

Nella fase di pianificazione è stato inoltre previsto un momento di condivisione con le parti

sociali.

Il diagramma di seguito riassume il protocollo di cattura che rappresenta l'allegato II al presente

documento, e basato sui caratteri diagnostici illustrati in tabella 2 delle Linee Guida per la Gestione

dell'ibridazione tra Lupo e Cane (modificata da Ciucci 2012) di cui il presente documento

costituisce l'allegato I.

6

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

Obiettivo 4.Piano di comunicazione

Il Piano di Comunicazione redatto (prodotto nell'ambito dell'azione A7 del progetto Life Ibriwolf, e

quindi per la Provincia di Grosseto; www.provincia.grosseto.it) ha affrontato due problematiche

chiave:

la scarsa conoscenza, in ambito provinciale, del fenomeno dell’ibridazione e dello stretto

legame tra ibridazione lupo/cane e e randagismo canino;

la presenza, sul territorio, di cani mal gestiti e, specificamente per i cani da guardianìa,

spesso mal selezionati e liberi di vagare, aggravata frequentemente da una scarsa

disponibilità, da parte dei proprietari, a modificare abitudini e atteggiamenti consolidati

nella gestione dei propri cani.

La finalità principale del Piano di comunicazione è stata quella di progettare e programmare alcune

attività di diffusione di informazioni, sensibilizzazione e innalzamento del grado di consapevolezza,

al fine di responsabilizzare i possessori di cani sul loro ruolo nella diffusione dei cani vaganti e

dell’ibridazione, evidenziandone le cause che l’originano e indirizzandoli verso forme di corretta

gestione e custodia dei cani. Obiettivi specifici sono quindi stati: (i) aumentare la consapevolezza

sulle conseguenze dell’ibridazione (in particolare sulla perdita di identità genetica del lupo); (ii)

incrementare le conoscenze sulle interazioni tra cani vaganti e lupo, e quindi sui rischi legati

all’abbandono dei cani o alla loro scarsa custodia, e sulle misure di prevenzione; (iii) migliorare la

corretta gestione dei cani (in particolare in ambiente rurale); (iv) costruire un clima favorevole alle

attività previste dal Piano di gestione degli ibridi lupo/cane in provincia di Grosseto; (v) supportare

l’applicazione del Piano strategico provinciale per la riduzione del randagismo canino.

I target destinatari delle azioni di comunicazione/informazione sono stati selezionati tenendo conto

delle maggiori emergenze del territorio grossetano; è stato pertanto individuato un target principale,

costituito dagli allevatori4 e dai cacciatori5, e un target secondario, rappresentato dai cittadini6 in

generale, coinvolgendo, in particolar modo, i giovani. I messaggi proposti sono stati adattati ai

target di riferimento, utilizzando un linguaggio appropriato (p.es. sfruttando una comunicazione

immediata, e non tecnica, e usando delle immagini). La tabella di seguito elenca le attività

intraprese nel corso delle azioni volte alla informazione e sensibilizzazione sul tema del randagismo

canino e l'ibridazione cane /lupo (principalmente azioni C6, D1, D2, D3 e D4 del progetto).

Tabella 1 – Schema riassuntivo delle attività di comunicazione.

ATTIVITA’ TARGET DESCRIZIONEIncontri “porta a porta” allevatori Incontri tra gli allevatori ed esperti/facilitatori

Disseminazione di

materiale informativotutti

Presso studi veterinari, info point dei Parchi,

fiere espositive e rivenditori prodotti zoo-

tecnici

Incontri in piazza

sulla tematica del

randagismo canino

allevatori, cacciatori

Coinvolgendo i gruppi di interesse e

affiancando uno stand di progetto

Stand espositivi in fiere tutti Installazione di stand con pannelli informativi e

4 che subiscono l’impatto diretto dell’espansione dell’areale dei carnivori e della presenza di cani vaganti e ibridi sul territorio, con attacchi al

bestiame e che, allo stesso tempo, hanno un elevato numero di cani che, se non opportunamente selezionati e gestiti, possono vagare liberamente sul

territorio, anche e sopratutto durante le ore notturne.5 i cui cani, se non opportunamente gestiti, possono allontanarsi senza fare ritorno.6per l’abbandono e la mancata registrazione del cane in anagrafe canina.

8

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

locali distribuzione di opuscoli e gadget

Campagna informativa

mini-mass mediaallevatori, cacciatori

Pubblicità con logo di progetto e slogan (Buste

Latte Maremma)

Promozione su canale

televisivo localeallevatori, cacciatori Promozione di uno spot /video sul progetto

Promozione abbinata a

prodotti alimentariallevatori

Disseminazione di informazioni su prodotti

locali presenti negli stand fieristici

Street art giovani

Incontro in piazza per elaborazione creativa

sull’immagine del lupo/ibrido, con presenza di

stand e distribuzione di materiali informativo

Ufficio stampa locale tutti

Informazione sulle attività di progetto e sui

risultati ottenuti nelle varie fasi (comunicati o

conferenze)

Le azioni di comunicazione hanno previsto una intensa campagna svolta nel periodo 2013-2014,

che includeva: presidio in piazza in occasione di manifestazioni locali (7: nei comuni di Grosseto,

Manciano, Follonica, Montieri, Scansano, Arcidosso, Orbetello), nonché la partecipazione al

festival FESTAMBIENTE promosso da Legambiente. Si è inoltre condotto un programma di

sensibilizzazione ed educazione nelle scuole, coinvolgendo 31 istituti scolastici primari e secondari

di I e II grado, raggiungendo un totale di circa 1200 alunni. Si è prodotto uno spot pubblicitario per

promuovere il controllo del randagismo canino. Infine si è svolta una campagna capillare di

informazione porta a porta visitando le aziende agricole con cani da lavoro ed offrendo assistenza

nell'espletamento delle pratiche necessarie per la regolare iscrizione all'anagrafe canina di tutti i

cani presenti in azienda. Si sono visitate in totale 80 aziende. Per una descrizione dettagliata delle

attività svolte vedi Pollutri (2015).

Le attività svolte hanno richiesto la presenza di 5 persone sul campo per un periodo di 12 mesi. In

aggiunta è stato necessario nominare un responsabile della comunicazione di progetto, a cui si è

affidata la gestione del sito web e del profilo facebook del progetto. Si è inoltre provveduto ad

organizzare incontri e redarre comunicati stampa in occasione di particolari situazioni, e si è

proceduto ad acquistare materiale tecnico e alla stampa di materiale divulgativo. Infine, si sono

organizzati due eventi, uno dedicato esclusivamente al tema del randagismo canino ed a carattere

locale, tenutosi ad Arcidosso il 22 Novembre 2013, ed uno a carattere scientifico e gestionale e di

respiro internazionale sulla tematica degli ibridi selvatici/domestici, che si è tenuto a Grosseto il 2-

4 Novembre 2014.

Costo delle attività:Consulenti per campagna comunicazione sul campo: 54.650€

Personale per coordinamento e supervisione: 40.524€

Sito web: 6.341€

Stampa materiale e gadgets: 18.326€

Partecipazinoe a Festambiente: 7.804€

Simposio Arcidosso: 19.487€

Conferenza Grosseto: 44.749€

TOTALE: 191.881€

Interventi Gestionali

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

Obiettivo 5. Riduzione dei fattori che generano ibridi: controllo del randagismo canino

Nell'ambito del progetto LIFE+ IBRIWOLF (Azione A6) la Provincia di Grosseto ha redatto e

approvato, sia in Giunta che in Consiglio Provinciale, il Piano strategico provinciale per la

riduzione del randagismo canino (www.provincia.grosseto.it), un documento di pianificazione di

carattere integrato che, dopo aver individuato i problemi, le opportunità, gli obiettivi e gli scenari

del territorio grossetano (attraverso un’adeguata tabella SWOT), ha codificato una serie di azioni,

calate sulla realtà locale, da mettere in atto per ottenere una significativa riduzione del fenomeno.

Nella fase di sviluppo del Piano è stato attuato un processo partecipativo, creando un gruppo di

consultazione costituito dai principali portatori di interesse locale (Amministrazioni comunali, ASL

9 – Servizio veterinario, Associazioni ambientaliste/animaliste, Associazioni venatorie,

Organizzazioni agricole). Lo scopo principale delle consultazioni è stato quello di analizzare,

inquadrare e quantificare il problema (identificandone le cause e raccogliendo l’opinione generale

sulla problematica), oltre a proporre e condividere gli approcci più efficaci da mettere in pratica, sia

sul breve che sul lungo periodo.

Il Piano è stato strutturato in una parte di inquadramento ed una attuativa, che individua le azioni

principali, all’interno delle quali le Misure rappresentano le strategie locali (ovvero calibrate sulla

fattibilità nel territorio della provincia di Grosseto), attuabili per il raggiungimento degli scopi

specifici. Per il dettaglio si rimanda al Piano stesso, scaricabile dal sito della Provincia di Grosseto,

oltre che da quello del progetto LIFE+ IBRIWOLF.

Le attività intraprese dalla Provincia di Grosseto nell'ambito della riduzione del randagismo canino

Hanno incluso:

1. Cattura di cani vaganti

Durante gli anni 2012, 2013 e 2014 sono state attivate fino a 9 gabbie trappola per la cattura di cani

vaganti nel territorio dei comuni di Arcidosso, Roccalbegna, Manciano, Scansano, Civitella

Paganico. Le gabbie, di cui 8 acquistate con fondi regionali ed una già in possesso della provincia di

Grosseto, sono state gestite dal personale tecnico dell'ufficio provinciale. Le attività di cattura,

svolte nel rispetto della normativa vigente, in piena collaborazione con le autorità competenti ed in

maniera intensiva rispetto alle attività ordinarie, hanno visto anche il coinvolgimento di guardie

ambientali volontarie, alcune delle quali sono proprietarie di aziende agricole. Le trappole sono

state attivate per periodi variabili tra 2,5 a 10 mesi, in modo più o meno continuativo. Per i tre anni

di operatività, cumulativamente per tutte le trappole, si sono totalizzati circa 350, 700 e 550 giorni

per il 2012, 2013 e 2014, rispettivamente. Durante i mesi estivi le gabbie venivano disattivate nelle

ore diurne, per evitare l'esposizione di eventuali animali catturati a temperature elevate. Sono stati

catturati in totale 24 cani, 15 dei quali dotati di microchip e restituiti ai rispettivi proprietari. Nei

casi in cui la legge lo prevedeva, sono state applicate sanzioni per mancata custodia dell'animale (n

= 2). Un cane catturato è riuscito a scappare. I rimanenti 7 cani non dotati di microchip sono stati

affidati ai canili competenti. Due ulteriori cani sono stati catturati durante le attività di

perlustrazione per l'apposizione delle trappole per catturare gli ibridi operate dal personale tecnico

dell'Università Sapienza di Roma (vedi obiettivo 6).

Costo delle attività:Personale per coordinamento e disposizione atti amministrativi: 9.525€

Personale per controllo trappole sul campo: 16.193€

Materiale tecnico (gabbie e cartelli): 4.000€

TOTALE: 29.718€

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

2. Azioni di prevenzione e monitoraggio

Si è provveduto a stilare dei protocolli d'intesa con le ATC al fine di intensificare le attività di

controllo dei cani vaganti mediante scansione di eventuale microchip. A tal fine si sono acquistati

23 lettori per i microchip, affidati alle ATC (18) e alle Guardie Ambientali Volontari (5).

Costo delle attività: Personale per coordinamento e disposizione atti amministrativi: 2.974€

Acquisto rilevatori di microchip: 3.680€

TOTALE: 6.654€

3. Azioni di incentivazione e informazione

La Provincia, con fondi propri, ha promosso l'iniziativa denominata “Valorizzazione delle

Biodiversità Maremmane sul territorio provinciale (cani da pastore maremmani, cani segugi

maremmani, e attività correlate)”, durante la quale si sono visitate 32 aziende zootecniche

ovicaprine per: (i) eventuale apposizione di microchip ai cani da pastore e segugi; (ii) censimento

dei cani pastore maremmano-abruzzese; (iii) censimento dei segugi; (iv) promozione del piano

provinciale condiviso per la riduzione del randagismo canino. E' stato inoltre organizzato un

simposio divulgativo per diffondere informazioni circa l'uso e il comportamento adeguati per i cani

pastore maremmano-abruzzese.

Costo delle attività:Personale per coordinamento: 1.200€

Personale tecnico per attività di campo: 2.500€

Organizzazione e realizzazione simposio: 961€

TOTALE: 4.661€ + IVA

Obiettivo 6.Controllo degli ibridi

La strategia individuata per la provincia di Grosseto, dove l’analisi della locale situazione di

prevalenza e distribuzione degli ibridi mostra la presenza di uno sciame ibrido diffuso, è quella

della rimozione opportunistica, poiché è impossibile procedere alla rimozione totale degli

individui a causa della loro numerosità e occorre quindi attuare una gestione di intervento che

massimizzi lo sforzo nelle aree prioritarie. Al fine di ridurre la pressione esercitata dagli ibridi sul

territorio, per la loro rimozione si è deciso di adottare un approccio di cattura e mantenimento degli ibridi in cattività, attuabile anche grazie alla presenza, nel territorio della provincia di

Grosseto (a Semproniano), del CRASM/CRASE, una struttura autorizzata al mantenimento di

animali classificati come “pericolosi” (D.M. 19/04/1996). Tale struttura è legata alla Provincia di

Grosseto da apposita convenzione per il recupero, cura ed eventuale rilascio in natura di fauna

selvatica in difficoltà.

Si è pertanto prefissato l'obiettivo di catturare almeno 20 canidi nel territorio provinciale e

rimuovere tutti quelli che risultassero essere ibridi.

Tutte le operazioni di cattura e rimozione degli ibridi in Provincia di Grosseto sono regolamentate

in un apposito protocollo, approvato dal MATTM e dall’ISPRA, che prevede:

- la cattura degli ibridi mediante lacci da piede tipo Belisle (e gli strumenti necessari alla

immobilizzazione dell’animale preso nella trappola);

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

- la liberazione di ogni individuo catturato che appaia lupo ad un esame morfologico

esterno e non presenti alcun indizio fenotipico, tra quelli presi attualmente in esame (cf.

Tabella 2), di possibile ibridazione;

- la destinazione al canile di ogni individuo catturato che risulti essere evidentemente un

cane domestico7;

- la captivazione temporanea, finalizzata al riscontro genetico, di quegli individui che

presentino caratteri fenotipici (tra quelli presi attualmente in esame) ritenuti possibile

indicazione di ibridazione (cf. Tabella 2);

- immediato rilascio di qualsiasi altro animale catturato;

- lista di criteri per la valutazione fenotipica come segno di possibile ibridazione (cf.

Tabella 2);

- specifiche responsabilità per tutti coloro che a vario titolo risultano coinvolti nelle

operazioni di cattura e rimozione;

- indicazione specifica sui campioni biologici da prelevare e tempistica per i risultati

genetici.

La Tabella 2 riassume quanto riportato nel protocollo relativamente alle competenze specifiche e

alle procedure da adottare in funzione del soggetto catturato.

Tabella 2 – Competenze specifiche e procedure da adottare in fase di cattura, in funzione del soggetto catturato in

provincia di Grosseto.

Animale catturato

Personale coinvolto

Intervento Trasmissione dei dati

Lupo BBCD

Prelievo di sangue e

immediato rilascio in

natura

Invio campioni organici ad

ISPRA

Cane BBCD, canileCattura e mantenimento in

canile

Invio documentazione

fotografica ad ISPRA,

successivamente alla

rimozione

Ibrido BBCD, WWF

Cattura e mantenimento

temporaneo in cattività

presso il CRASM. Analisi

genetiche e decisione

finale sull’esemplare

Trasmissione protocolli

espliciti e risultati delle

analisi genetiche ad

ISPRA ed invio campioni

organici ad ISPRA

preventivamente alla

rimozione

Altra specie BBCDImmediato rilascio in

natura-

Le attività svolte hanno richiesto una intensa fase di perlustrazione pressoché continua del territorio,

al fine di individuare le aree in cui attivare le trappole che garantissero elevate probabilità di

successo. Le attività si sono svolte per 18 mesi, da novembre 2012 a giugno 2014, e sono state

impegnate 3-5 persone sempre sul territorio per un totale di circa 900 giornate/uomo. Nei periodi di

attivazione delle trappole i tecnici specializzati erano inoltre impegnati anche la notte per il

controllo dei meccanismi di allarme di scatto dei lacci. Le attività di cattura erano previste

inizialmente solo nelle aree prioritarie del Parco della Maremma e dell'Amiata Grossetana, in cui la

presenza di ibridi era stata rilevata in passato. I risultati delle indagini preliminari (vedi obiettivo 1)

non hanno però rivelato la presenza nel parco della Maremma di individui ibridi. Pertanto si è

7 Spetta ai Comuni la tutela e il controllo della popolazione animale vagante sul territorio di propria competenza; i cani vaganti ritrovati e catturati,

devono essere trasferiti presso i canili comunali o i rifugi (L.N. 281/1991, L.R. 59/2009).

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

proceduto ad estendere le aree di intervento, richiedendo un notevole aumento dello sforzo rispetto

a quanto previsto. Si sono inoltre incontrate difficoltà di tipo logistico dovute a: (i) impreviste

inondazioni; (ii) frequenza quasi costante sul territorio di attività legate alla produttività del

territorio stesso: raccolta funghi, escursionismo, caccia, zootecnia; (iii) recrudescenza del conflitto

con le attività zootecniche che hanno portato ad atti illegali che sono risultati nell'uccisione di

almeno 8 individui, contribuendo ad aumentare la diffidenza dei predatori selvatici.

Ciononostante, si sono intensificati gli sforzi per arrivare a catturare 13 esemplari ibridi, 11 dei

quali sono stati rimossi dal territorio in modo permanente. Per gli altri 2 le analisi genetiche non

hanno permesso la conferma del sospetto status di ibrido e pertanto sono stati rilasciati in natura.

Gli ibridi catturati sono stati ospitati in strutture appositamente costruite nell'ambito del progetto

LIFE+ IBRIWOLF presso il CRASM/CRASE di Semproniano. Il progetto ha anche provveduto a

coprire le spese per le adeguate cure veterinarie, il cibo e la gestione dal punto di vista tecnico-

sanitaria.

Costo delle attività:Personale per coordinamento e disposizione atti amministrativi: 5.308€

Personale per coordinamento tecnico e supervisione scientifica: 46.800€

Personale per cattura: 118.227€

Veterinario per assistenza nelle catture: 17.808

Carburante: 15.906€

Affitto stazione base di campo: 11.987€

Materiale tecnico (trappole e materiale veterinario): 11.283€

Costruzione recinti: 148.888€

Assistenza veterinaria per mantenimento ibridi: 35.479€

Alimentazione ibridi: 9.517€

TOTALE: 421.203€

Obiettivo 7.Monitoraggio e verifica delle attività di gestione

Al fine di consentire sia il monitoraggio (intervento di tipo continuo che valuta i progressi e

permette di fare i dovuti aggiustamenti) che la verifica (intervento di tipo puntuale, svolto

generalmente nelle tappe fondamentali del programma, e sopratutto in fase finale, al fine di valutare

se esso abbia avuto gli effetti e gli impatti ipotizzati inizialmente) delle attività svolte si sono

individuati degli specifici indicatori che permettessero il confronto con i dati iniziali, e quindi una

valutazione sulla realizzazione degli obiettivi inizialmente prefissati. I parametri impiegati come

specifici indicatori (Tabella 3) sono misure, sia dirette che indirette, che riflettono i cambiamenti

dell’ibridazione lupo/cane nel tempo e/o in una determinata area.

Tabella 3 – Indicatori usati sia per il monitoraggio che per la verifica del Piano di Gestione.

Misure DIRETTE Misure INDIRETTE

Prevalenza degli ibridi nell’area oggetto di

intervento

Distribuzione degli ibridi nell’area oggetto di

Nuove catture di ibridi

Numero di incidenti stradali dovuti a ibridi

Numero di incidenti stradali dovuti a cani

vaganti

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

intervento Avvistamento di cani vaganti

Feedback delle comunità locali attraverso

l’uso di questionari

Feedback attraverso un processo di

consultazione dei gruppi di interesse locale

Le attività svolte hanno previsto: (i) una indagine conoscitiva tesa a valutare direttamente la

presenza e la distribuzione di ibridi sul territorio provinciale; ( ii) la registrazione di tutti gli eventi di

incidente stradale dovuti a ibridi; (iii) feedback delle comunità locali attraverso questionari e

incontri.

1. Indagine sulla presenza e la consistenza degli ibridi alla fine delle attività di gestione

L'indagine conoscitiva per stimare la presenza e la consistenza di ibridi sul territorio provinciale ha

previsto lo svolgimento di attività intensive nel periodo luglio-novembre 2014. Attraverso

l'applicazione integrata di tecniche conoscitive quali il wolf-howling, il monitoraggio fotografico e

le analisi genetiche su campioni biologici non invasivi, hanno visto 3 operatori impegnati per circa

50 giornate sul campo. I risultati ottenuti hanno riportato la presenza di almeno 5 nuclei riproduttivi,

identificati da 4 branchi e una femmina gravida in tutto il territorio provinciale. In particolare le

aree in cui si sono rilevati sono: Montioni, Monteleoni, Abbandonato, Baccinello e Montauto.

Nei 4 branchi si è rilevata la presenza di animali ibridi, e le analisi genetiche hanno riportato 28

individui caratterizzati, dei quali circa il 35% ha genotipo ibrido lupo/cane. Le analisi genetiche

sembrano indicare che gli individui ibridi siano di generazioni successive alla prima o seconda.

Non si è rilevata la presenza di lupi o ibridi nei comprensori di Poggio Ferro (Scansano), mentre nel

Parco della Maremma, nel comprensorio di Monte Penna / Elmo e nell'area dell'Amiata si sono

rinvenuti segni che riportano alla presenza sporadica di pochi individui di lupo. Nei comprensori di

Montebottigli (Magliano in Toscana), Catabbio (Semproniano) e Rocconi (Manciano) si è rilevata

una presenza sporadica di canidi selvatici, e non è stato possibile reperire campioni di materiale

biologico da sottoporre ad analisi genetica.

La presenza di cani vaganti sul territorio sembra essere notevolmente inferiore a quanto rilevato

nelle indagini preliminari (vedi obiettivo 1), e si è documentata la presenza di cani soli

esclusivamente nel comprensorio di Montauto e dell’Oasi di Monteleoni. I cani sono comunque di

piccola taglia. Non si sono rinvenuti casi di lupi associati a cani.

Costo delle attività:Personale di campo: 36.905€

Supervisione logistica e scientifica: 10.146€

Materiale tecnico: già acquistato in precedenza

carburante: 2.611€

analisi genetiche: 8.995€

TOTALE: 58.657€

2. Monitoraggio degli incidenti stradali dovuti a lupi e/o ibridi

La provincia di Grosseto, tramite il progetto LIFE+ STRADE ha attivato un sistema di

monitoraggio e prevenzione degli incidenti stradali in cui risultasse coinvolta fauna selvatica

(www.lifestrade.it). Nel periodo successivo all'attuazione delle attività tese alla diminuzione degli

ibridi lupo/cane, si sono rilevati 2 eventi in cui animali rinvenuti sul ciglio della strada (12/5/2014;

12/2/2015), molto presumibilmente coinvolti in incidenti stradali. In seguito ad analisi genetiche

condotte su campioni di materiale biologico, sono risultati essere ibridi lupo/cane.

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

Costo delle attività:

Personale per raccolta dati: 7.922€

3. Feedback dalle popolazioni locali

Il progetto LIFE+ IBRIWOLF, nella sua fase conclusiva, ha commissionato all’istituto Piepoli

un’indagine quantitativa volta a rilevare il livello di informazione, consapevolezza e

preoccupazione dei residenti nella provincia di Grosseto in merito alla presenza di ibridi lupo/cane

(per un resoconto dettagliato della metodologia e dei risultati vedi Pollutri, 2015; WWF 2015).

L’indagine è stata svolta nel mese di gennaio 2015 su un campione rappresentativo della

popolazione adulta (uomini e donne di almeno 15 anni di età) della provincia di Grosseto attraverso

1.329 interviste telefoniche di cui:

-1.106 interviste alla popolazione

- 223 interviste ad allevatori.

L’indagine ha fatto emergere che, per quanto riguarda il tema degli ibridi lupo/cane, il target degli

allevatori, rispetto alla popolazione in generale, percepisce con maggiore intensità la loro presenza

sul territorio, ma possiede comunque una scarsa conoscenza degli aspetti biologici ed ecologici del

fenomeno. Infatti, per questa categoria, gli ibridi lupo/cane sono in aumento, così come i lupi, ma la

comparsa di entrambi nel territorio provinciale è legata a una qualche iniziativa di introduzione

artificiale.

Un’opinione condivisa dalle due categorie (Allevatori e popolazione generica) è che gli ibridi

costituiscono una minaccia per la conservazione del lupo, mentre attribuiscono loro scarsa

importanza rispetto al ruolo ecologico che potrebbero svolgere. Per entrambi, quindi, gli ibridi

lupo/cane andrebbero gestiti, sia per l’impatto che ne consegue a carico del lupo, sia per quello

esercitato a carico dell’attività zootecnica locale. Comunque per gli allevatori il problema principale

è il lupo, che è considerato il principale responsabile delle aggressioni agli ovini.

Rispetto alla presenza di cani vaganti, la popolazione in generale e gli allevatori non ritengono sia

in corso un relativo incremento. Ciò nonostante è opinione diffusa in entrambe le categorie che

questi animali debbano essere gestiti e il conferimento nei canili appare la soluzione più accettabile

al problema.

Confrontando il campione provinciale con quello nazionale (tramite interviste ad un campione di

riferimento di 500 persone fuori dalla provincia di Grosseto), il primo è comunque risultato

maggiormente coinvolto nella problematica, sia perché dichiara consapevolezza rispetto

all’aumento del numero di esemplari del carnivoro selvatico, sia perché esprime maggior

preoccupazione rispetto alle predazioni.

Lo stesso risultato si ha per quanto riguarda l’opinione sui cani vaganti, che in provincia di Grosseto

vengono maggiormente ritenuti una minaccia per la zootecnia.

Circa il fenomeno dell’ibridazione tra lupo e cane risulta che in provincia di Grosseto senz’altro se

ne parla di più che altrove, e che la presenza di ibridi richiede un qualche tipo d’intervento

gestionale.

Costo delle attività:Coordinamento e supervisione: 12.080€

Appalto indagine: 21.838€

TOTALE: 33.918

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

CONSIDERAZIONI GESTIONALI SULLE ATTIVITÀ SVOLTE IN PROVINCIA DI GROSSETO

Aspetti Tecnici

Le attività di cattura di ibridi lupo/cane, che sono state svolte per la prima volta in Italia in maniera

intensiva a livello locale, hanno messo in evidenza alcuni aspetti cruciali connessi alla

caratterizzazione (fenotipica e genetica) di questi animali che non erano mai stati presi in

considerazione prima della realizzazione del Progetto LIFE+ Ibriwolf.

Innanzitutto, la realizzazione delle attività di cattura ha richiesto la formulazione di un protocollo

operativo di riferimento in cui fossero contenute tutte le procedure e le figure coinvolte nelle varie

fasi operative, i criteri morfologici di riferimento in base ai quali stabilire se un animale andasse

trattenuto (presenza di evidenze fenotipiche di ibridazione) o rilasciato (nessuna anomalia

fenotipica rispetto allo standard selvatico del lupo), e l'esplicitazione della sequenza di azioni e

responsabilità. La redazione del protocollo di cattura (Allegato II), avvenuta tra l'altro grazie alla

collaborazione attiva del referente di ISPRA al Tavolo Tecnico per gli ibridi, istituito nell'ambito del

progetto e che ha contribuito alla stesura del presente documento, per quanto necessaria e dovuta,

costituisce un risultato estremamente innovativo e assolutamente non scontato per i suoi contenuti.

Infatti, per la prima volta si è affrontato il problema di come stabilire criteri facilmente riconoscibili

che permettessero di poter prendere una decisione immediata sugli animali da trattenere (o meno),

in base ai caratteri fenotipici. Viene pertanto per la prima volta riconosciuta in Italia l'importanza

diagnostica dei caratteri fenotipici per l’identificazione preliminare degli ibridi lupo/cane. E' da

notare che prima della formulazione di tale protocollo non esistevano in Italia norme nazionali in

materia di gestione degli ibridi lupo/cane, che infatti venivano assimilati ai selvatici, e pertanto non

era contemplata in nessun modo la loro rimozione dal territorio. Il progetto non solo ha messo in

luce l'impatto negativo dell'ibridazione sulla conservazione del lupo, ma ha anche aperto la strada

per la messa in atto di attività gestionali a partire dal riconoscimento degli individui potenzialmente

ibridi unicamente sulla base di caratteristiche fenotipiche anomale rispetto allo standard selvatico, e

prima ancora di avere a disposizione i risultati delle analisi genetiche.

L'importanza del protocollo operativo consiste principalmente nel fatto che questo documento

consentirà, non solo nella Provincia di Grosseto ma anche in altre parti di Italia, la cattura e la

rimozione di esemplari ibridi cane–lupo (sia essa definitiva o temporanea in seguito a

sterilizzazione degli animali, a seconda della scelta gestionale che verrà effettuata a livello locale)

in maniera più efficace e coerente di quanto sia stato fatto anteriormente all'esperienza maturata dal

progetto LIFE+ Ibriwolf. A riprova di come tutto questo percorso gestionale sia servito per produrre

una buona pratica esportabile ad altri contesti territoriali ne è esempio l’adozione del protocollo

operativo di cattura da parte di altri progetti, come ad esempio a) il progetto LIFE+ WolfAlps, che

prevede la cattura di eventuali ibridi rinvenuti sul territorio alpino ; b) la redazione delle Linee

Guida per la gestione degli ibridi lupo/cane in provincia di Grosseto, prodotte nell'ambito del

progetto LIFE+ Ibriwolf, c) il nuovo programma della Regione Toscana, approvato negli ultimi

mesi del 2014, finalizzato a contrastare il randagismo canino, e la presenza degli ibridi lupo/cane, in

cui gli enti incaricati, l'ASL 9 di Grosseto e il CIRSEMAF, utilizzano come riferimento operativo il

protocollo prodotto nell'ambito del progetto LIFE+ Ibriwolf.

Non ultima l'acquisita consapevolezza, da parte delle amministrazioni locali, di ISPRA e del

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di come le sole tecniche genetiche

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

attualmente in vigore in Italia e nel mondo possiedano ancora un potere diagnostico limitato nella

identificazione di esemplari introgressi oltre la seconda generazione, e che tale limitazione non può

supportare da sola scelte gestionali che possano essere negative per la conservazione del lupo. Tale

consapevolezza rafforza la convinzione che, al fine di massimizzare la probabilità di individuare

esemplari ibridi in natura, e di conseguenza di minimizzare il rischio di inquinamento genetico del

lupo, sia necessario adottare un approccio gestionale che preveda l'integrazione del dato genetico

con l'aspetto fenotipico, ovvero con le caratteristiche morfologiche di possibile derivazione canina

che vengono riscontrate in un esemplare di lupo. Questo elemento conoscitivo non sarebbe mai

stato acquisito senza il concreto apporto del programma di catture del progetto LIFE+ Ibriwolf, che

ha dimostrato la necessità di riconnettere il dettato teorico della genetica con la pratica della

gestione sul campo delle popolazioni ibridate.

Aspetti Sociali

Nel territorio della provincia di Grosseto, la percezione diffusa che la popolazione locale ha dei

predatori è decisamente negativa, e nel corso degli anni di svolgimento del progetto numerosi sono

stati gli episodi che hanno reso evidenti i toni accesi di questo conflitto, sfociato tra l'altro in

numerosi casi di uccisione illegale di canidi selvatici. In seguito all'avvio del progetto si è diffusa,

nella popolazione locale, la percezione dell'esistenza degli ibridi lupo/cane, e la possibilità della

loro rimozione (ad oggi mai contemplata nei confronti dei lupi). Gli ibridi lupo lupo/cane (come

anche i lupi) vengono considerati dalla popolazione locale come un ostacolo alle attività

zootecniche. Una frazione degli allevatori presenti nel territorio provinciale non è aperta a nessun

tipo di mediazione e, per essi, l'unica soluzione possibile è l'eliminazione definitiva di tale ostacolo,

in alcuni casi limite ricorrendo anche a strumenti illegali. Benché tale posizione non sia assunta

dalla maggioranza degli allevatori, chi si arrocca su posizioni limite riesce spesso anche ad

esternare “rumorosamente” il proprio punto di vista. Il fatto che il progetto prevedesse la rimozione

degli ibridi ha concorso alla sua accettazione da parte della popolazione locale, anche se

caratterizzata da eventi episodici di proteste, spesso strumentali a secondi fini. D'altro canto, la

veicolazione di un messaggio errato da parte di alcuni amministratori locali, che hanno associato la

rimozione degli ibridi dal territorio alla risoluzione del problema dei danni causati dai predatori al

bestiame domestico, non ha fatto altro che alimentare false aspettative che hanno, in alcune fasi del

progetto, stimolato il verificarsi di proteste e atti dimostratori anche gravi. Il rilascio in natura di

due esemplari ibridi, ma ritenuti non“sufficientemente ibridi” in base ai parametri genetici adottati

dal primo permesso di cattura rilasciato dal MATTM, ha contribuito ad acuire i toni del conflitto,

permettendoci di arrivare alla revisione del permesso come incluso nel presente documento. Va

comunque sottolineato che, da un punto di vista gestionale e sociale, questo evento ha contribuito

ad una revisione delle procedure normative ed ha promosso un aumento della sensibilità mediatica e

della stampa rispetto al problema della gestione degli ibridi, ed è quindi da ritenersi positivo nel suo

complesso generale. Ha costituito infatti l'occasione per rivedere il protocollo di cattura e le linee

guida per la gestione degli ibridi, inserendo la possibilità di rimuovere individui risultanti

geneticamente ibridi anche se di generazione successiva alla seconda. Il clima sociale

particolarmente teso non ha permesso la formulazione di una strategia di comunicazione adeguata

per un evento del genere. Infatti, tale evento si è svolto in una fase iniziale del progetto (ottobre

2013) in cui né la popolazione locale né i beneficiari del progetto erano preparati alla eventualità di

rilascio di predatori (ibridi) catturati. Essendo il tema estremamente nuovo, sia per chi è offeso dalla

presenza dei predatori che per chi invoca la loro conservazione in natura, forse la durata del

progetto sarebbe dovuta essere superiore, per permettere l'elaborazione di informazioni e

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I

conoscenze nuove da parte dei diversi gruppi di interesse. La campagna di comunicazione per il

controllo del randagismo canino svolta in modo intensivo nel 2014 ha supportato il progetto in

modo adeguato, ma la difficoltà mediatica dell'argomento, la strumentalizzazione politica degli

attacchi alle greggi, e le aspettative di chi vuole una riduzione significativa dei predatori sul

territorio, hanno provocato una situazione particolarmente critica in cui il progetto è riuscito

comunque a svolgere le attività previste, creare solidarietà tra gruppi d'interesse e ottenere la

partecipazione di buona parte della popolazione locale.

Nonostante le difficoltà del contesto in cui si è svolto il progetto, si è comunque continuato a

svolgere sia le attività di cattura che di mediazione con i diversi gruppi di interesse, in particolare

con gli allevatori e gli animalisti, senza tuttavia riuscire ad evitare dimostrazioni di disapprovazione

sia dirette (uccisioni illegali), che indirette (atteggiamento negativo nei confronti del progetto e

degli operatori sul campo). Pertanto, nel caso di eventuali progetti analoghi di rimozione degli ibridi

lupo/cane dal territorio nazionale, sopratutto nei casi in cui si decida di non trattenere gli animali ma

di sterilizzarli e rilasciarli in natura, sarà necessario che la rimozione di questi individui venga

preceduta, oltre che svolta in contemporanea, con una attenta analisi del contesto sociale e una

campagna informativa esaustiva e adeguata. Dal momento che il progetto LIFE+ Ibriwolf ha avuto

una eco nazionale, la prosecuzione di attività analoghe non dovrà necessariamente aprire una porta

chiusa, ma troverà terreno fertile e precedenti a cui fare riferimento.

BIBLIOGRAFIA CITATA

Braschi C., L. Boitani 2013. Azione A3 – Caratterizzazione genetica e morfologica degli ibridi

lupo/cane in provincia di Grosseto. Risultati delle analisi genetiche – Relazione tecnica.

Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.

Lovari S., A. Sangiuliano 2006. Il lupo sul Monte Amiata: progetto sui grandi canidi (lupo, cane)

nel territorio dell'Amiata grossetana e senese. In: Caniglia et. al (a cura di)- Ricerca

scientifica e strategie per la conservazione del lupo (Canis lupus) in Italia. Quaderni di

Conservazione della Natura 33: 269-298.

Manghi L. e Boitani L. 2009. Monitoraggio degli ibridi lupo-cane nel Parco della Maremma:

confronto ed integrazione tra tecniche d’indagine. 4° Workshop: L’ibridazione tra animali

selvatici e domestici: una minaccia per la biodiversità. Cantieri della Biodiversità.

Manghi L., E. Tosoni, M. Masi. 2012. Indagine sulla presenza di ibridi lupo/cane in Provincia di

Grosseto. Azioni A3-A4 – Relazione tecnica. Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.

Pollutri A. 2015. Campagna di sensibilizzazione pubblica “Mai più lupi a metà”. Azione C6 –

Relazione Tecnica. Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.

Ricci S. 2013. Indagine sui danni al bestiame domestico causati da predatori in Provincia di

Grosseto. Azione A4 – Relazione tecnica. Progetto LIFE11NAT/IT/069 Medwolf.

WWF Italia. 2015.Valutazione dello stato di conoscenza e consapevolezza sul problema della

perdita di identità genetica del lupo. Azione E3 – Relazione Tecnica. Progetto

LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato II

ALLEGATO II

PROTOCOLLO DI CATTURA DEGLI IBRIDI IN

PROVINCIA DI GROSSETO

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PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2

PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA CATTURA E RIMOZIONE DEGLI IBRIDI CANE/LUPO NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI GROSSETO

PREMESSAIl Progetto IBRIWOLF è stato concepito per realizzare una serie di azioni a supporto della

conservazione del lupo. Tra queste, sono prioritarie le azioni per indagare la effettiva incidenza

della ibridazione tra cane e lupo nel territorio della Provincia di Grosseto e per disegnare e iniziare

un percorso operativo per la soluzione del fenomeno.

La campagna di cattura di esemplari di ibridi avverrà a seguito di una massiccia raccolta dati svolta

da gennaio a giugno 2012 e composta da materiale audio-visivo raccolto attraverso trappole

fotografiche e da campioni biologici (escrementi) raccolti su percorsi distribuiti su tutta la provincia

(Azioni A3 e A4). Questi campioni sono attualmente in esame presso il Laboratorio dell’U.S Forest

Service, Rocky Mountain Research Station e i dati saranno usati a supporto della definizione della

reale incidenza della ibridazione nella popolazione di canidi selvatici della provincia.

Parallelamente alle analisi di laboratorio, le Azioni C1 e C2 del progetto prevedono la cattura ed

eventuale rimozione di esemplari ibridi. La campagna catture e rimozione è programmata a partire

da settembre/ottobre 2012, secondo il presente protocollo i cui tratti principali sono riassunti nella

Tabella riepilogativa-

CATTURA DEGLI ANIMALIOggetto delle catture sono i presunti ibridi cane/lupo. Tuttavia, le tecniche e gli strumenti

utilizzabili per le catture (lacci al piede tipo Belisle e fucile lanciasiringhe) non permettono di essere

efficacemente selettivi su questa categoria di canidi ed è quindi probabile che potranno essere

catturati sia lupi che cani e ibridi.

Pertanto, la cattura di un canide libero di vagare sul territorio avrà come seguito:

a) liberare subito ogni animale che appaia lupo ad un esame morfologico esterno e non

presenti indizi morfologici di possibile ibridazione,

b) avviare al canile ogni animale con evidenti caratteri di cane domestico,

c) trattenere per ulteriori analisi genetiche quegli animali che presentano caratteri ritenuti

sufficienti indicatori di recente ibridazione.

Al momento della cattura, gli operatori dovranno valutare, attraverso criteri morfologici,

l’appartenenza ad una delle tre categorie. Mentre per l’assegnazione alle categorie lupo e cane si

ritiene sufficiente menzionare gli standard riconosciuti in letteratura (ad esempio, per il lupo, vedi

Ciucci e Boitani 1998, Documenti Tecnici INFS, o anche Boitani et al 2003, Fauna d’Italia), ai fini

della valutazione da condurre al momento della cattura di eventuali ibridi gli operatori faranno

riferimento al set di criteri riportato in Allegato 1.

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PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2

Gli animali catturati saranno quindi trattati nel seguente modo: 1 CATTURA DI UN LUPO: L’animale verrà anestetizzato, misurato, fotografato, sottoposto ad un prelievo di

campione di sangue per le analisi genetiche e verrà immediatamente rilasciato in natura. Solamente il

personale del BBDC (ricercatori e veterinario) si occuperà della cattura, della manipolazione e del rilascio

dell’animale in loco.

2 CATTURA DI UN IBRIDO LUPO/CANE: L’animale verrà anestetizzato, misurato e fotografato e sottoposto ad

un prelievo di campione di sangue per le analisi genetiche. Verrà quindi trasportato presso il CRASM di

Semproniano dove verrà mantenuto in cattività fino alla decisione finale sulla sua eventuale rimozione dalla

natura. I ricercatori ed il veterinario del BBCD si occuperanno della cattura e sedazione dell’animale. Appena

verificata la cattura, i ricercatori del BBCD avviseranno il responsabile del personale del WWF che interverrà

entro massimo quattro ore, nel punto prestabilito, e si occuperà del trasporto dell’animale presso i recinti

del CRASM. Il successivo mantenimento dell’animale nei recinti del CRASM sarà a carico del WWF.

3 CATTURA DI UN CANE: Il cane verrà trasportato presso il canile del Comune competente. I ricercatori ed il

veterinario del BBCD si occuperanno della cattura ed eventuale sedazione (se necessaria). L’animale sarà

comunque fotografato e sottoposto ad un prelievo di campione di sangue per le analisi genetiche. Appena

verificata la cattura, i ricercatori del BBCD avviseranno il responsabile del Comune interessato (oppure del

canile preventivamente indicato dal Comune) che interverrà entro massimo quattro ore nel punto

prestabilito e si occuperà del trasporto dell’animale presso il canile. Il successivo mantenimento dell’animale

sarà a carico del canile. Nel caso sia necessario contattare la Polizia Provinciale o le Guardie Ambientali

Volontarie, si può fare riferimento ai contatti riportati nel Protocollo Cattura Cani (Azione C4 - vedi Allegato

1 della nota della Provincia di Grosseto n. 103950 del 06/07/2012).

4 CATTURA DI ALTRO ANIMALE SELVATICO/DOMESTICO: L’animale verrà immediatamente rilasciato dal

personale del BBDC (ricercatori e veterinario)

Campioni biologici di ogni esemplare catturato saranno inviati anche ad ISPRA.

RIMOZIONE DEGLI IBRIDI

La rimozione definitiva dall’ambiente selvatico (e mantenimento in cattività) di ogni esemplare di

ibrido catturato e mantenuto in cattività, avverrà sulla base di:

a) analisi genetica indipendente e/o di valutazione dei caratteri morfologici sulla base di completa

descrizione fotografica;

b) valutazione del dato genetico e della documentazione fotografica da parte di ISPRA e

approvazione della sua rimozione.

La rimozione, quindi, non fa più riferimento ai caratteri morfologici utilizzati durante la fase di

cattura (in Allegato 1) ma ad una indagine indipendente posteriore alla cattura.

Le analisi genetiche saranno condotte con la massima celerità possibile presso il laboratorio

dell’U.S Forest Service che collabora al progetto IBRIWOLF (Michael Schwartz, Montana) e/o

anche, se disponibile, presso ISPRA stesso ad Ozzano Emilia o altro laboratorio qualificato. In ogni

caso, i risultati delle indagini genetiche verranno inviati a ISPRA insieme ad una descrizione

dettagliata del protocollo di indagine (markers e procedure utilizzate), al fine di permettere una

valutazione pienamente informata dei risultati.

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PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2

La ibridazione si può presentare in una vasta gamma di livelli dovuta ai vari gradi di introgressione.

Sarebbe necessario decidere, prima della campagna di cattura, una soglia sopra la quale si potrà

procedere alla rimozione e sotto la quale si opterà invece per una re-immissione in libertà

dell’animale, seppure ibrido. Questa decisione dovrebbe essere sancita da una direttiva tecnica

emanata dal Ministero Ambiente, ma tuttora manca. Il Progetto IBRIWOLF ha come impegno lo

svolgimento di una specifica azione che porterà alla stesura di Linee Guida per la gestione degli

ibridi nel territorio della Provincia. Le stesse Linee Guida potranno poi essere la base di discussione

per linee guida nazionali. Nelle more della conclusione di questo processo, pur iniziato con la

istituzione di un Tavolo Tecnico che riunisce tutti i potenziali interessati e responsabile del

problema ibridazione (incluso ISPRA), il Progetto IBRIWOLF porterà la questione al Tavolo Tecnico

per ottenere una posizione comune e basata sul consenso tra ISPRA e i vari operatori interessati. In

ogni caso, si suggerirà di adottare per il momento una politica conservativa di autorizzazione alla

rimozione che preveda di intervenire, salvo casi particolari, solo fino ad ibridi di seconda

generazione, vale a dire quelli identificabili con buona certezza con le attuali tecniche genetiche.

Tale livello sarà suscettibile di modifiche non appena fosse confermata l’attendibilità di tecniche

diagnostiche anche per livelli di ibridazione oltre la F2.

A seguito della valutazione e decisione di ISPRA (in tempi brevissimi), ogni animale catturato sarà

mantenuto nei recinti del CRASM o liberato nella stessa area di cattura, possibilmente dotato di

radiocollare per seguirne comportamento ed ecologia.

TABELLA RIEPILOGATIVA

ANIMALE

CATTURATO

PERSONALE

COINVOLTO

INTERVENTO TRASMISSIONE

DATI

NOTE

LUPO BBCD Prelievo di sangue

e immediato

rilascio in natura

Invio campioni

organici ad ISPRA

Possibilità di errore

di tipo I

CANE BBCD, CANILE Cattura e

mantenimento in

canile

Invio

documentazione

fotografica ad

ISPRA

successivamente

alla rimozione

IBRIDO BBCD, WWF Cattura e

mantenimento in

cattività presso il

CRASM. Analisi

genetiche e

decisione finale

sulla cattività

Trasmissione

protocolli espliciti

e risultati delle

analisi genetiche

ad ISPRA ed invio

campioni organici

ad ISPRA

preventivamente

alla rimozione

Possibilità errore di

tipo II

EVENTUALE ALTRA

SPECIE

BBCD Immediato rilascio

in natura

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PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2

ALLEGATO 1 - CRITERI DIAGNOSTICI PER L’ASSEGNAZIONE TEMPORANEA ALLA CATEGORIA DI

IBRIDO LUPO/ CANE

L’assegnazione temporanea dell’animale catturato alle categorie cane/lupo/ibrido verrà effettuata

in base a criteri fenotipici, facendo riferimento a quanto riportato nella Relazione Tecnica

“Ibridazione con il cane come minaccia per la conservazione del lupo: status delle conoscenze e

criteri per l’identificazione degli ibridi” (Ciucci, 2012, § 6.2.2). L’assegnazione si intende preliminare

per la categoria degli ibridi e dovrà essere confermata da analisi genetiche prima della eventuale

autorizzazione alla rimozione da parte di ISPRA. Infatti, è necessario ricordare che nessun carattere

fenotipico in sé consente di stabilire con assoluta certezza la presenza di un evento di ibridazione,

che può essere verificato solamente attraverso un’analisi genetica. La presenza di determinati

caratteri fenotipici va pertanto intesa come indizio consistente di un probabile evento di

ibridazione nell’animale catturato e, in quanto tale, come giustificazione plausibile della sua cattura

e del suo mantenimento in cattività al fine di effettuare gli adeguati esami genetici che

determineranno la conferma o meno dell’evento di ibridazione.

Sebbene la valutazione fenotipica dell’ibridazione cane/lupo soffra potenzialmente di una elevata

componente di soggettività nel valutare quali siano effettivamente le deviazioni da considerare

anomale rispetto alle caratteristiche fenotipiche del lupo e del cane, il riconoscimento

dell’individuo verrà stabilito tenendo conto delle seguenti considerazioni:

i. la soggettività nella valutazione di determinate caratteristiche fenotipiche può essere

ridotta attraverso una descrizione e documentazione accurata e possibilmente quantitativa

delle caratteristiche stesse, che consenta una valutazione basata sul criterio della

presenza/assenza dei singoli tratti osservati

ii. l’elenco dei caratteri fenotipici utilizzati come indici di ibridazione con il cane comprende

tratti la cui origine canina è stata dimostrata geneticamente e caratteri che sono stati

osservati e descritti qualitativamente in ibridi noti (lupo/cane, dingo/cane e coyote/cane),

sia in cattività che in natura, ma non sono stati ancora validati tramite supporto genetico,

diretto o indiretto

Considerate tali premesse, l’assegnazione dell’individuo alla categoria di “probabile ibrido” avverrà

analizzando le seguenti indicazioni morfologiche:

1. presenza di speroni sulle zampe posteriori ! cattura dell’animale senza altre evidenze

fenotipiche

2. presenza di unghie depigmentate ! cattura dell’animale senza altre evidenze fenotipiche

3. presenza di macchie anomale (bianche o di altro colore) sul corpo ! cattura dell’animale

senza altre evidenze fenotipiche

4. colorazione totalmente nera/scura del mantello ! cattura dell’animale senza altre evidenze

fenotipiche

5. mascherina facciale assente ! cattura dell’animale senza altre evidenze fenotipiche

6. assenza di bandeggi neri sulle zampe anteriori ! cattura dell’animale senza altre evidenze

fenotipiche

7. anomalie dentarie e/o mancanza di denti ! cattura dell’animale solo se associate ad altri

indicatori fenotipici 7-10

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PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2

8. lunghezza eccessiva delle orecchie, ampiezza elevata della fronte, lunghezza eccessiva del

muso e della coda ! cattura dell’animale solo se associati ad altri indicatori fenotipici 7-10

9. presenza di anomalie nella lunghezza, densità e portamento del pelo (liscio o riccio) ! cattura dell’animale solo associati ad altri indicatori fenotipici 7-10

10. depigmentazione totale del tartufo e/o dei cuscinetti e/o delle gengive ! cattura

dell’animale solo se associata ad altri indicatori fenotipici 7-10

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PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2

ALLEGATO 2 – TEMPISTICA DELLE ATTIVITA’ PRELIMINARI ALLE CATTURE:

1. ACQUISTO DEL MATERIALE (BBCD) ! completare acquisti entro 20 settembre

2. INDIVIDUAZIONE DEL PERSONALE COINVOLTO NELLE ATTIVITA’ DI CATTURA (BBCD, WWF, PRM, CMA, personale CANILI) ! entro 10 settembre

a) stilare elenco definitivo dei responsabili delle attività correlate alle azioni C1 e C2 per ognuno dei

partner coinvolti (compilare Allegato 3)

b) identificare i Comuni interessati in via prioritaria ed ottenere indicazioni sui canili di riferimento

c) svolgere, entro 10 settembre, una riunione operativa tra i partner per confermare il protocollo e

la sequenza delle responsabilità

3. APPROVAZIONE DI UN PROTOCOLLO TECNICO (BBCD) ! entro 15 settembre

4. INDIVIDUAZIONE DELLA BASE LOGISTICA (BBCD) ! entro 15 settembre

5. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE PRIORITARIE DI CATTURA (BBCD) ! entro 10 settembre

6. DEFINIZIONE DI UN CALENDARIO DI CATTURA (BBCD) ! entro 20 settembre

AZIONE 5 SETT 10 SETT 15 SETT 20 SETT 25 SETT 30 SETT

INDIVIDUAZIONE

PERSONALE

COINVOLTO

INDIVIDUAZIONE

COMUNI

INTERESSATI

RIUNIONE

OPERATIVA

INDIVIDUAZIONE

AREE CATTURA

APPROVAZIONE

PROTOCOLLO

INDIVIDUAZIONE

BASE LOGISTICA

ACQUISTO

MATERIALE

DEFINIZIONE

CALENDARIO

CATTURE

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III

ALLEGATO III

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

LUPO

Quadro normativo europeo

• Il lupo è inserito nell’Allegato II (animali severamente protetti) della Convenzione di

Berna (firmata a Berna il 19 settembre 19791) per la conservazione degli habitat naturali e

della flora e fauna selvatica, prevedendone una speciale protezione e proibendone in

particolare la cattura, l’uccisione, la detenzione ed il commercio.

• Nell'ambito della convenzione di Berna, la Recommendation No. 173 (2014) of the

Standing Committee, adopted on 5 December 2014, on hybridisation between wild grey

wolves (Canis lupus) and domestic dogs (Canis lupus familiaris) : riconosce i rischi

derivanti dall’ibridazione per la conservazione delle popolazioni di lupo; evidenzia la

necessità di attivare efficaci misure di prevenzione e mitigazione del rischio di ibridazione,

misure che includano la rimozione e la detenzione degli ibridi.

• Nella Convenzione di Washington (Convention on International Trade in Endangered

Species of the Wild Fauna and Flora o CITES, firmata a Washington il 3 marzo 1973) sulle

specie animali e vegetali minacciate di estinzione, il lupo è elencato nell’Allegato II (specie

potenzialmente minacciate – tranne per il Bhutan, il Pakistan, l’India e il Nepal, dove il lupo

è elencato nell’Allegato I, ovvero specie minacciate d’estinzione), imponendo una stringente

regolazione del commercio, l’importazione, l’esportazione e la detenzione delle specie

minacciate a livello globale. Il regolamento CEE di applicazione della CITES (338/97/CEE

del 9 dicembre 1996) include la popolazione italiana di lupo nell’Allegato A, mentre le

popolazioni di lupo della Spagna settentrionale (a nord del Duero) e della Grecia (a nord del

39° parallelo) sono state inserite in Allegato B.

• Esso è altresì inserito nell’Allegato D (relativo alle specie animali e vegetali di interesse

comunitario, che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva Habitat (92/43/CEE)

e il suo spazio vitale deve essere conservato (Allegato B). La Direttiva europea, quindi, ne

proibisce la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la

commercializzazione.

Quadro normativo nazionale

• Il lupo è inserito tra le specie particolarmente protette nella L.N. 157/1992, che contiene le

norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.

• A livello nazionale, la Convenzione di Berna è stata ratificata con la L.N. 503/1981, mentre

la Direttiva Habitat (92/43/CEE) è stata recepita con il D.P.R. 357/1997 (modificato e

integrato dal D.P.R. 120/2003).

• L a L.N. 150/92 di applicazione della CITES ha introdotto una serie di obblighi per la

captivazione (ovvero mantenimento in cattività) di individui delle specie tutelate dalla

convenzione, subordinandone la detenzione ad una verifica di idoneità delle strutture e ad

1 I seguenti Paesi hanno però espresso una riserva in merito, e il lupo non sottostà alla protezione di detta Convenzione: Bulgaria, Repubblica Ceca,

Finlandia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Spagna e Turchia.

1

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III

una specifica autorizzazione, ed imponendone l’iscrizione in un apposito registro nazionale.

Altri documenti

• Il Piano d’Azione Europeo sul lupo, prodotto dalla LCIE (Large Carnivore Initiative for

Europe, campagna promossa dal WWF internazionale e del Consiglio d’Europa per la

conservazione dei grandi carnivori del nostro continente) è stato ufficialmente adottato dal

Comitato permanente della Convenzione di Berna nel 1999, che lo ha approvato con la

raccomandazione n.72 nella quale, sottolineando che i grandi carnivori rappresentano un

gruppo ecologico unico ed interessante, che essi sono scomparsi da vaste aree dell’Europa e

che i piani di azione rappresentano uno strumento potenzialmente utile per fronteggiare tale

situazione, raccomanda ai paesi membri di produrre ed applicare piani di azione sul lupo,

anche sulla base dei piani di azione prodotti dalla LCIE.

• Il Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi 2002) individua le

azioni necessarie per una corretta strategia di conservazione della specie, pianificando

obiettivi a breve, medio e lungo termine.

Sintesi

In sintesi, l’attuale quadro normativo:

• vieta la cattura e l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto e lo scambio di esem-

plari di lupo (LN 157/1992, artt. 2,30; LN 150/1992, artt. 1,6; DPR 357/1997, art. 8);

• prevede la possibilità di deroga ai divieti di cattura o abbattimento al fine di prevenire

danni agli allevamenti di bestiame dietro autorizzazione del Ministero dell’Ambiente

e della Tutela del Territorio e del Mare, espressa alla luce di un parere ISPRA e a

condizione che non esistano altre soluzioni praticabili e che la deroga non pregiudichi

il mantenimento delle popolazioni di lupo in uno stato di conservazione soddisfacente

(LN 157/1992, art. 19; DPR 357/1997, art. 11);

• prevede, per ogni attività di rimozione di lupi a fini di controllo, la necessità sia di

un’autorizzazione regionale (LN 157/1992, art. 19) che di un’autorizzazione del

MATTM (DPR 357/1997, art. 11). Entrambe le autorizzazioni devono essere espresse

sulla base di un parere dell’ISPRA;

• prevede la creazione di un fondo regionale per la prevenzione e il risarcimento dei

danni (LN 157/1992, art. 26);

• prescrive che all’interno delle aree protette sia l’Ente Parco a risarcire i danni causati

dal lupo (LN 394/1991);

• prevede il monitoraggio delle popolazioni di lupo da parte delle regioni sulla base di

linee guida prodotte dal MATTM, di concerto con l’ISPRA e il Ministero per le Poli-

tiche Agricole e Forestali (DPR 357/1997, art. 7).

CANE

Quadro normativo europeo

La protezione degli animali da affezione a livello europeo è oggetto di specifica Convenzione (ETS

N. 125 - 13 novembre 1987), introdotta dal Consiglio d’Europa e firmata da 22 Paesi (rispetto ai 47

che ne fanno parte), Italia inclusa.

Non esiste invece, a livello comunitario, una normativa specifica per il controllo del randagismo

canino (se non delle linee guida nella sopracitata Convenzione per la protezione degli animali da

affezione); il controllo del randagismo è quindi attuato in maniera diversa da Paese a Paese. In

2

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III

questo quadro di assenza di specifica normativa europea, l’Organizzazione Mondiale per la Salute

Animale (OIE) ha redatto nel 2009 le “Linee guida per il controllo del randagismo”2,

universalmente adottate dai membri dell’OIE (Italia compresa).

Quadro normativo nazionale

• A livello nazionale, la tutela degli animali da affezione e la lotta al randagismo è oggetto

della L.N. 281/1991, che stabilisce che i cani vaganti ritrovati e catturati, vengano trasferiti

presso canili comunali o rifugi, oltre ad individuare misure preventive, sistemi di

identificazione dei cani e ad istituire l’anagrafe canina3 a livello locale. L’attuazione e la

regolamentazione di quanto sopra è demandata alle Regioni, che lo hanno fatto con tempi e

modalità diverse.

• La normativa vigente individua infine i Sindaci dei Comuni quali referenti sia come autorità

locali che come responsabili del controllo, della vigilanza sul benessere e della tutela di tutti

gli animali presenti sul proprio territorio, siano essi d’affezione, da reddito, da cortile,

selvatici o esotici (Accordo Stato Regioni del 24 gennaio 2013 - in materia di

identificazione e registrazione degli animali da affezione). Il medesimo accordo prevede

inoltre una serie di misure al fine di ridurre il fenomeno del randagismo: (i) l’introduzione

del microchip come unico sistema ufficiale di identificazione dei cani (a decorrere dal 1

gennaio 2005); (ii) la creazione di una banca dati informatizzata, su base regionale o

provinciale; (iii) l’attivazione di una banca dati nazionale istituita presso il Ministero della

Salute (anagrafe canina nazionale), alla quale confluiscono i dati delle anagrafi regionali.

Vengono qui ulteriormente precisate e definite le competenze di Stato, Regioni, Comuni,

ASL e proprietari in materia di identificazione e registrazione degli animali di affezione,

oltre che di quelli rinvenuti e catturati.

• La L.N. 201/2010 infine ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da

compagnia.

Altri documenti

I l Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi 2002) individua la

presenza dei cani vaganti come potenziale minaccia per la conservazione della specie selvatica, in

quanto competitori con il lupo per le risorse, oltre a rappresentarne un pericolo sia dal punto di vista

sanitario che per l’integrità genetica.

IBRIDI LUPO/CANE

Quadro normativo europeo

• Le Direttive Comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE), così come la

Convenzione di Berna, non affrontano esplicitamente il tema generale degli ibridi,

tantomeno il caso specifico dell’ibridazione fra selvatici e domestici, e in particolare tra lupo

e cane.

• Al contrario, la Convenzione di Washington e il regolamento CEE di applicazione della

CITES (338/97/CEE4) fanno esplicito riferimento alla protezione degli ibridi qualora nelle

2 Le linee guida sono state recentemente aggiornate (agosto 2013; www.oie.int).

3 L’anagrafe degli animali da affezione è il registro nazionale dei cani, gatti e furetti identificati con microchip in Italia, realizzata dal Ministero della

Salute in stretta collaborazione con le Amministrazioni regionali. Si tratta di una banca dati, alimentata dalle singole anagrafi territoriali, che intende

fornire on line i riferimenti utili per rintracciare il luogo di registrazione degli animali e il loro legittimo proprietario, nel rispetto della tutela della pri-

vacy del cittadino.

4 E il successivo Reg. 709/2010, che all’articolo 10 dell’Allegato “Note sull’interpretazione degli allegati A, B, C e D” recita “Gli ibridi possono es-

sere espressamente inclusi nelle appendici, ma soltanto se formano popolazioni distinte e stabili in natura. Gli animali ibridi che nelle precedenti

3

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III

quattro generazioni precedenti abbiano avuto almeno un individuo parentale appartenente ad

una specie protetta.

Quadro normativo nazionale

Analogamente a quanto indicato per il quadro normativo europeo, a livello nazionale manca ogni

riferimento agli ibridi nel recepimento delle Direttive e delle Convenzioni Internazionali.

Manca inoltre una specifica legge nazionale in materia di ibridi.

Altri documenti

Dall’analisi del quadro normativo vigente risulta quindi evidente che manca una definizione di

ibrido (così come manca una definizione di lupo nella 157/1992 e di cane nella 281/1991) e non vi è

chiarezza se gli ibridi di specie protette siano a loro volta protetti, ovvero come tali strumenti

normativi si applichino agli ibridi, con chiare ripercussioni in ambito gestionale e

conservazionistico.

Nella sentenza n. 2598 della Corte di Cassazione Sez. III del 26 gennaio 20045, si fa specifico

riferimento al concetto giuridico di fauna selvatica che si basa sulla condizione di “libertà naturale”

in cui gli animali vivono, come interpretazione delle disposizioni e dei principi della L.N. 157/1992

(art. 2). Seguendo tale interpretazione, gli ibridi devono essere considerati a tutti gli effetti afferenti

alla specie selvatica nominale.

I l Documento finale del 4° Workshop dei Cantieri della Biodiversità (Siena, 10-11 dicembre

2009) “Ibridazione tra animali selvatici e domestici: una minaccia per la biodiversità” riporta

come, in attesa di una migliore conoscenza del problema che consenta di formulare chiare

indicazioni normative, e quindi di una legge nazionale specifica sulla materia, sia opportuna

l’applicazione dei principi e delle disposizioni della L.N. 157/1992, coerentemente con quanto

affermato dalla Sentenza 2598 Corte Cassazione Sez. III 26 gennaio 2004, ai fini della gestione

delle popolazioni degli ibridi (o estesamente delle popolazioni di specie domestiche incontrollate,

afferenti a specie selvatiche, per le quali non esistano norme ad hoc).

L a sentenza n. 357 del TAR Emilia Romagna (PR) del 2 dicembre 2013, tenendo conto del

parere del MATTM (che con nota del 18 ottobre 2012 ha chiarito che l’ibrido lupo/cane che viva in

stato di libertà naturale sia “assoggettabile alla disciplina relativa alle specie selvatiche”) e della

definizione di ibrido riportata nel regolamento CEE di applicazione della CITES (338/97/CEE), ha

ribadito l’applicazione agli ibridi lupo/cane delle normative in materia di protezione della fauna

dettata dalla L.N. 157/1992.

L’equiparazione degli ibridi al lupo ha come diretta conseguenza il fatto che siano da considerarsi

“animali pericolosi” in base al Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 aprile 1996, e quindi la

loro detenzione in cattività sia possibile solo in strutture autorizzate dalla Commissione Scientifica

quattro generazioni della loro ascendenza hanno uno o più esemplari di specie inclusi negli allegati A o B sono soggetti alle disposizioni del presente

regolamento come se fossero una specie completa, anche se l’ibrido in questione non è espressamente incluso negli allegati”.

5 Sentenza n. 2598 della Corte di Cassazione Sez. III del 26 gennaio 2004 “Per la definizione della fauna selvatica non è rilevante la nocività dell'a-

nimale. […] L'unico elemento giuridicamente rilevante è dato dallo stato di libertà naturale, atteso che secondo l'art. 2 della legge 11.2.1992 n. 157

fanno parte della fauna selvatica, oggetto di tutela della legge, "le specie di mammiferi e uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente o

temporaneamente in stato di libertà naturale nel territorio nazionale". Sotto il profilo giuridico lo stato di libertà naturale coincide con una condizio-

ne di vita indipendente dall'uomo per quanto attiene alla riproduzione, alla alimentazione e al ricovero. La fauna diventa domestica solo quando la

sua condizione di vita è interamente governata dall'uomo in ordine ai profili riproduttivi, alimentari e abitativi. […] Ne deriva che la distinzione giu-

ridica tra fauna selvatica e fauna domestica non coincide con la classificazione in uso nella scienza zoologica […]”.

4

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III

CITES (art. 6 comma 6 della L.N. 150/1992).

A corredo delle “Guidelines for Population Level Management Plans for Large Carnivores”, il

“Policy Support Statement” della LCIE chiede che agli ibridi venga data la stessa protezione legale

accordata al lupo, da cui è difficilmente distinguibile sulla base dei soli caratteri morfologici, al fine

quindi di tutelare in maniera stringente il lupo stesso; chiede però, al tempo stesso, che gli ibridi

possano essere efficacemente rimossi con speciali deroghe. La discussione di tutti i punti a supporto

di una tale interpretazione della normativa internazionale e europea è riportata nell’articolo di

Trouwborst (2014).

Infine, il Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi 2002), nonostante

non definisca il concetto di ibrido, tratta la sua gestione in cattività, sottolineando la necessità di

censire i centri di allevamento o detenzione degli ibridi, ma allo stesso tempo invitando a bloccarne

ogni forma di allevamento.

5

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III

6

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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato IV

ALLEGATO IV

AZIONI CHE GARANTISCONO LA CONTINUITÀ

DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NELL'AMBITO DEL

PROGETTO LIFE+ IBRIWOLF.

PIANO OPERATIVO PER L'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI IN

MATERIA DI CONSERVAZIONE DEL LUPO “Canis lupus” E

PREVENZIONE/RIDUZIONE DELLE PREDAZIONI IN TOSCANA.

La Regione Toscana, in virtù delle necessità espresse da diversi settori, e in considerazione dei

risultati ottenuti dalla Provincia di Grosseto nell'ambito dei progetti LIFE+ IBRIWOLF e LIFE+

MEDWOLF, ha stanziato fondi per lo svolgimento di una serie di azioni volte alla conservazione

del lupo in Toscana. Il piano operativo prevede una serie di azioni che saranno svolte nel periodo

2014-2017, in collaborazione con diversi enti presenti sul territorio regionale, che hanno aderito al

piano operativo mediante sottoscrizione dell'accordo allegato. Tra le azioni ne sono incluse alcune

strettamente legate alla gestione del fenomeno di ibridazione lupo/cane:

Azione A: un sistema organico ed integrato di monitoraggio anche genetico della presenza del

lupo e degli ibridi e degli eventi di predazione ad essi collegati sul territorio regionale ampliando

il quadro conoscitivo in ambiente rurale relativamente al numero di cani vaganti/ibridi/lupi.

Azione C: iscrizione di tutti i cani all’anagrafe canina (riconoscimento individuale degli animali)

ed il suo potenziamento con controlli e azioni informative rivolte alle differenti categorie di

proprietari di cani quale la diffusione della cultura del “possesso responsabile” come elemento

essenziale per la lotta al vagantismo e randagismo canino (anche mediante la pianificazione e la

realizzazione di campagne di sensibilizzazione negli istituti scolastici).

Azione D: potenziamento attività di cattura dei cani vaganti, stabilendo azioni di coordinamento

e di pianificazione degli interventi di cattura e controllo sanitario degli stessi. Le catture

dovranno essere pianificate e realizzate secondo procedure standard, con valutazione prioritaria

delle aree critiche nel rispetto delle normative, della salvaguardia della salute degli animali e

avvalendosi della collaborazione dell'ISPRA.

Azione F: custodia nei canili, previa sterilizzazione da parte delle ASL, dei cani randagi catturati

avviando contestualmente campagne di informazione per favorire l’adozione dei medesimi e

forme di supporto ai Comuni.

Page 68: LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DELL'IBRIDAZIONE TRA ......Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I. ALLEGATO I. ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE LINEE