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LINEE GUIDA PER LA
GESTIONE
DELL'IBRIDAZIONE
TRA LUPO E CANE
A cura di :Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Paolo Ciucci, Massimo Machetti, Antonio Pollutri, Giorgia Romeo, Valeria Salvatori
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LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DELL'IBRIDAZIONE TRA LUPO E CANE
A cura di :Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Paolo Ciucci, Massimo Machetti, Antonio Pollutri, Giorgia Romeo, Valeria Salvatori
Basato sul documento originale sviluppato da A. Bocci e L. Boitani, nell'ambito del Tavolo TecnicoIbridi, con il contributo di:
ASL 9 GR/Servizi Veterinari – Paolo Madrucci Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori – Francesca Marucco
Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli Animali Selvatici, IZS Piemonte, Liguria e Valle
d'Aosta – Riccardo Orusa
Corpo Forestale dello Stato – Livia Mattei, Giancarlo Papitto, Marco Panella
ISPRA – Ettore Randi, Piero Genovesi
Legambiente – Antonio Nicoletti, Stefano Raimondi Università “La Sapienza” di Roma – Adriano Argenio, Orlando Gallo, Lorenzo Manghi, Davide
Pagliaroli, Elisabetta Tosoni, Margherita Zingaro WWF Italia Onlus – Antonello Pollutri, Massimiliano Rocco Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano – Mia Canestrini, Luigi Molinari, Willy Reggioni
Parco Nazionale del Cilento – Sabatino Troisi Parco Nazionale della Majella – Antonio Antonucci, Simone Angelucci
Parco Regionale della Maremma – Andrea Sforzi
Provincia di Grosseto – Claudio Galli, Fabio Fabbri, Massimo Machetti, Dario Petrucci, Giorgia Romeo,
Giampiero Sammuri, Maurizio Zaccherotti
Provincia di Firenze – Duccio Berzi
Regione Lazio – Luciana Carotenuto Regione Toscana – Paolo Banti, Andrea Casadio, Sabrina Nuti, Enrico Rossi
Unione Comuni Montani Amiata Grossetana – Marta Gandolfi
Rivisto da Valeria Salvatori in seguito alle indicazioni fornite da MATTM e ISPRA
Citazione suggerita:
Bocci A., L. Boitani, C. Braschi, P. Ciucci, M. Machetti, A. Pollutri, G. Romeo, V. Salvatori. 2015. Linee
guida per la gestione dell'ibridazione tra lupo e cane. Documento tecnico. Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.
Il presente documento è da considerarsi completo solo in presenza degli allegati I-IV.
Documento prodotto con il contributo della Commissione Europea nell'ambito del programma LIFE+
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Indice generale
LISTA DELLE TABELLE..................................................................................................................4
GLOSSARIO........................................................................................................................................5
ABBREVIAZIONI...............................................................................................................................6
PRESENTAZIONE..............................................................................................................................7
PREMESSA.........................................................................................................................................8
PREMESSA DEGLI AUTORI............................................................................................................9
INTRODUZIONE..............................................................................................................................10
DEFINIZIONE DI IBRIDAZIONE...................................................................................................11
Ibridazione antropogenica tra lupo e cane.....................................................................................12
Tecniche per identificare gli ibridi e quantificare l’ibridazione....................................................13
Identificazione degli ibridi lupo/cane............................................................................................13
SITUAZIONE DEL LUPO IN ITALIA.............................................................................................15
RANDAGISMO CANINO................................................................................................................16
OBIETTIVI........................................................................................................................................17
LINEE GUIDA...................................................................................................................................19
Attività Preparatorie.......................................................................................................................19
Interventi Gestionali......................................................................................................................27
BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................31
ALLEGATI
ALLEGATO I – ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA IN PROVINCIA DI GROSSETO
ALLEGATO II – PROTOCOLLO DI CATTURA DEGLI IBRIDI LUPO/CANE APPROVATO DA ISPRA E MATTM
ALLEGATO III – QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
ALLEGATO IV – AZIONI CHE GARANTISCONO LA CONTINUITÀ DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NELL'AMBITO DEL PROGETTO LIFE+ IBRIWOLF
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LISTA DELLE TABELLE
Tabella 1 – Principali fattori di minaccia per il lupo in Italia; in parentesi il codice di riferimentoIUCN-CMP. In neretto sono riportate le minacce connesse alla presenza dei cani vaganti.
Tabella 2 – Caratteristiche fenotipiche attese negli ibridi, rispetto allo standard fenotipico dellepopolazioni parentali di lupo (da Ciucci 2012, modificata). * caratteristiche in attesa di un riscontrosu base genetica o sperimentale.
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GLOSSARIO
Allopatria............................. Situazione in cui due specie occupano aree geografiche completamenteseparate
antropogenica....................... Dovuta ad azione diretta o indiretta dell'uomo
aplotipo................................ gruppo di geni associati sul medesimo cromosoma che la progenie eredita da un genitore
bottleneck............................. collo di bottiglia, diminuzione drastica della popolazione
depressione da esoincrocio.. riduzione della fitness dovuta ad accoppiamento tra individui appartenenti a popolazioni geneticamente divergenti
dispersal............................... movimento definitivo fuori dal territorio natale alla ricerca di un nuovoterritorio in cui stabilirsi e riprodursi
DNAmt................................ DNA mitocondriale
estinzione genomica........... Estinzione della diversità e organizzazione genetica originaria che caratterizza la specie
eterosi.................................. caratteri fenotipici migliorati a seguito di incrocio
fitness................................... La probabilità relativa di sopravvivenza e riproduzione per un genotipo
frequenze alleliche............... Misura della frequenza di un allele nella popolazione; la proporzione ditutti gli alleli di un dato gene nella popolazione
ibridazione interspecifica.... Incrocio tra individui appartenenti a specie diverse
ibridazione intraspecifica.... Incrocio tra individui appartenenti a popolazioni geneticamente distintedella stessa specie
introgressione....................... Trasferimento di varianti genetiche da una specie all'altra tramite reincrocio di ibridi di prima generazione con una o entrambe le specie parentali
loci biparentali..................... loci (plurale di locus) di eredità sia materna che paterna
marcatori fenotipici.............. Caratteri associati ad uno specifico genotipo e che si manifestano comeprodotto dell’espressione genetica (biochimici, morfologici, fisiologici,comportamentali, etc.)
panel..................................... gruppo, nel senso di insieme di loci
sciame ibrido........................ condizione in cui una specie o popolazione parentale si trova nel momento in cui la proporzione di individui ibridi o introgressi con altraspecie o popolazione è particolarmente elevata e caratterizzata da elevato tasso di reincrocio
simpatria.............................. situazione in cui due specie occupano aree geografiche che si sovrappongono completamente
sinantropici.......................... organismi che vivono in compagnia dell'uomo
taxa....................................... plurale di Taxon in tassonomia
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ABBREVIAZIONI
ASL Azienda Sanitaria Locale
CIRSEMAF Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Selvaggina e sui Miglioramenti
Ambientali a fini Faunistici
CITES Convention on International Trade of Endangered Species
CRASM Centro di Recupero Animali Selvatici della Maremma
CRASE Centro di Recupero Animali Esotici
ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
IZS Istituto Zooprofilattico Sperimentale
LCIE Large Carnivore Initiative for Europe
MATTM Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
OIE Organizzazione Mondiale per il Benessere Animale
SNP Single-Nucleotide Polymorphism
SWOT Strengths, Weakenesses, Oppotunities, Threats
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PRESENTAZIONE
L’ibridazione tra cane e lupo è una delle minacce più insidiose per la conservazione del lupo. Sitratta di una problematica la cui rilevanza è stata riconosciuta solo da pochi anni grazie alle piùrecenti tecniche di indagine genetica e alla rinnovata attenzione per le condizioni ecologiche in cuisi sviluppa. Certamente cani e lupi hanno vissuto a stretto contatto per millenni in tutte le aree delmondo, Italia per prima, dove la presenza dell’uomo è stata massiccia accanto ad ampi spazinaturali in cui la fauna selvatica ha mantenuto le sue popolazioni. É probabile che per molto tempol’ibridazione tra cane e lupo sia rimasta un fenomeno marginale, aumentando significativamente inanni più recenti per il notevole aumento del randagismo canino, una piaga culturale che il nostroPaese non è ancora riuscito a debellare.La comparsa di caratteri morfologici estranei allo standard conosciuto per il lupo ha presto messo inallarme gli esperti del settore e le tecniche diagnostiche della genetica hanno contribuito a definire ilfenomeno che, in alcune parti d’Italia, sembra essere decisamente preoccupante. Allo stesso temponon sono ancora chiari e definiti gli strumenti e le risposte per affrontare questa minaccia, anche inragione della solo recente percezione del problema. Le normative nazionali e comunitarie nonoffrono ancora risposte chiare, a partire dal fatto che manca una chiara definizione di ibrido, per oralimitata dalla soggettività nel giudizio dei caratteri morfologici e dalla veloce evoluzione delletecniche di indagine genetica.In questo quadro ancora non consolidato del fenomeno, il progetto LIFE+ Ibriwolf ha cercato dicontribuire alla definizione e alla gestione del problema. La sperimentazione di tecniche di campo edi protocolli sui vari aspetti della ibridazione (ad esempio, la collaborazione nel controllo delrandagismo, l’identificazione della introgressione genetica, la rimozione degli animali ibridi) ècostellata di successi e insuccessi ma è il passo necessario per costituire un corpo di informazioni sucui innestare una politica più generale di soluzione a lungo termine del problema. Il Ministero,insieme ad ISPRA, ha collaborato attivamente con il Progetto LIFE+ Ibriwolf sostenendone leattività e seguendo i risultati dei protocolli sperimentali di volta in volta sviluppati e adottati.In queste Linee Guida sono distillate le fasi salienti dell’esperienza accumulata. Lungi dall’essere ildocumento definitivo sulla complessa problematica della ibridazione, le Linee Guida costituisconocomunque un prezioso punto di partenza per tutte le amministrazioni (regioni e aree protette) cheintendono affrontare il controllo e possibilmente la soluzione di questa importante minaccia allaintegrità del lupo in Italia.
Dott.sa Maria Carmela Giarratano, Direttore GeneraleDirezione Generale per la Protezione della Natura e del MareMinistero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
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PREMESSA
Il lupo è una specie di particolare interesse negli ecosistemi naturali, la cui conservazione offre uncontributo importante al mantenimento della biodiversità. La recente ricolonizzazione di territori, incui si era persa la memoria storica della sua presenza, solleva in varie zone di Italia, e quindi anchein provincia di Grosseto, rilevanti problemi sia gestionali, principalmente connessi alla predazionedi bestiame domestico, che conservazionistici. In questo contesto, la Provincia di Grosseto, raccogliendo maggiori elementi conoscitivi, ma ancheproponendo obiettivi realistici e azioni concrete, si è promossa capofila di LIFE Ibriwolf, che è natonel tentativo di contrastare una delle principali minacce alla conservazione lupo, ovverol’ibridazione con il cane, favorita dalla presenza sul territorio di popolazioni di cani mal custoditi.Con l'intento di fornire un contributo sostanziale alla gestione della fauna selvatica nel proprioterritorio, la Provincia di Grosseto ha svolto con particolare impegno il proprio ruolo di beneficiariocoordinatore, affrontando momenti critici che la trattazione di questo argomento ha comportato. Ilpercorso è stato integrato e inclusivo, coinvolgendo i portatori di interesse presenti sul territorio,avvalendosi dei massimi esperti nazionali in gestione del lupo, e garantendo in ogni caso il rispettodel benessere animale e l'ottimizzazione delle risorse messe a disposizione dalla Unione Europea. Nell'ambito del progetto la Provincia di Grosseto ha approvato il “Piano strategico provinciale per
la riduzione del randagismo canino”, con l’obiettivo di costruire un documento di pianificazione dicarattere integrato, condiviso con tutti i gruppi di interesse (allevatori, ambientalisti, animalisti,azienda sanitaria, cacciatori, Comuni), che individui i problemi, vagli le opportunità, gli obiettivi egli scenari del territorio grossetano, e che codifichi una serie di azioni, calate sulla realtà locale, damettere in atto per ottenere una significativa riduzione del fenomeno nel territorio provinciale.Il tentativo di contrastare la perdita di identità genetica del lupo nel territorio grossetano hapermesso, inoltre, di individuare un percorso concreto di obiettivi e azioni nel medio e lungoperiodo, che hanno portato alla stesura delle “Linee Guida”. Si tratta di un documento di estremaimportanza, che, per la prima volta, affronta la problematica dell’ibridazione lupo-cane sotto tutti isuoi aspetti, a partire dal vuoto normativo nazionale e internazionale, fino all’individuazione diopportune modalità di campionamento e strategie di riduzione. Questo documento è lo strumentoche, basato sulle migliori pratiche a scala nazionale ed internazionale, detta la linea di riferimentoper la stesura di una corretta pianificazione delle azioni di gestione, riportando, in dettaglio, icontenuti degli strumenti preparatori e di quelli attuativi che sono necessari in un’area localizzata ein un determinato contesto. La prima parte, di carattere generale, individua obiettivi chiari e diversificati perché possa trovareapplicazione in tutte le possibili realtà italiane, mentre l’allegato I è la sua applicazione al territoriogrossetano, frutto quindi delle lezioni apprese in questi 4 anni di progetto, degli elementi conoscitivinoti e della strategia che in Provincia di Grosseto si è scelto di seguire.
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PREMESSA DEGLI AUTORI
Con il termine Linee Guida si intende la enunciazione di un insieme di principi e raccomandazionicon l’intento di individuare strategie gestionali e guidare la realizzazione di azioni concreteappropriate. Le Linee Guida per la gestione degli ibridi lupo/cane sono lo strumento che, basatosulle migliori pratiche a scala nazionale ed internazionale, detta la linea di riferimento per la stesuradi una corretta pianificazione gestionale. Riportano quindi, in dettaglio, i contenuti degli strumentipreparatori e di quelli attuativi (quantomeno le procedure obbligatorie) necessari in un Piano diGestione specifico per una determinata area e contesto.
U n Piano di Azione è invece un elaborato tecnico che rappresenta lo strumento necessario perrendere operativo un indirizzo gestionale, individuando chiaramente obiettivi specifici,responsabilità, priorità, azioni e costi (oltre che la loro sostenibilità nel tempo). Si tratta pertantodello strumento base che detta le regole per la messa in atto delle strategie di gestione locale (ladimensione dell’unità spaziale è funzione della specie considerata) di un determinato contesto.
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INTRODUZIONE
L’ibridazione tra il cane domestico ed il lupo, suo progenitore selvatico, non è certamente unfenomeno recente e si è probabilmente verificato in più occasioni durante la lunga storia delladomesticazione del cane (Lorenz 1954, Clutton-Brock 1995, 1999, Schwartz 1997, Vilà et al. 1997,Anderson at al. 2009). È tuttavia a seguito della frammentazione, rarefazione e riduzione dellepopolazioni di lupo che il fenomeno dell’ibridazione con il cane domestico viene visto comepotenziale minaccia per l’integrità genomica, e quindi conservazionistica, del lupo, in particolare inquei paesi dove popolazioni di lupo numericamente ridotte si trovano a convivere con un elevatonumero di cani vaganti (sensu Boitani et al. 1995). In queste condizioni, infatti, l’esiguità dellepopolazioni locali di lupo, congiunta all’alterazione della coesione sociale della specie conseguenteagli elevati livelli di persecuzione antropica, può corrispondere ad un aumento delle interazioniaffiliative con il cane domestico e quindi ad una accresciuta frequenza dei casi di accoppiamentomisto (Boitani 1983, 2003, Bibikov 1985, Verardi et al. 2006, Godinho et al. 2011).
Sebbene oggi non sia possibile quantificare frequenza e ricorrenza dei casi di ibridazione tra lupo ecane avvenuti nella recente storia evolutiva, è presumibile che, dal primo neolitico all’epocarecente, i rapporti numerici tra le popolazioni di lupo e cane domestico fossero tali da rendere glieventuali casi di ibridazione ininfluenti a livello popolazionistico e genomico (ma vedi Anderson etal. 2009); questo sia perché le opportunità di accoppiamento misto avrebbero avuto una probabilitàrelativamente trascurabile, sia perché gli eventuali ibridi sarebbero stati rapidamente diluitiall’interno della popolazione parentale lupina, numericamente superiore e dall’ampissimadistribuzione. Allo stato attuale, questa situazione, non è necessariamente realistica nel casocambino i rapporti numerici tra le popolazioni di lupo e cane: laddove popolazioni di luponumericamente ridotte convivano con elevate densità di cani vaganti aumenta potenzialmente lafrequenza di interazioni affiliative e di eventuali accoppiamenti misti, nonché la possibilità cheeventuali varianti genetiche introgresse si fissino all’interno della popolazione parentale di lupo. Inqueste circostanze, anche se dal punto di vista evolutivo l’ibridazione lupo/cane non è fenomenonuovo, lo potrebbe diventare la frequenza con cui i casi di ibridazione si manifestano, con il rischiodi un impatto genomico, e quindi adattativo, di proporzioni ben più rilevanti rispetto al passato.Nelle condizioni attuali il fenomeno si va quindi ad associare alle altre minacce che già gravanosulla specie lupo, con l’importante differenza che la perdita di biodiversità, in questo casorappresentata dall’integrità genomica originaria della specie, sarebbe irreversibile (Rhymer eSimberloff 1996; Allendorf et al. 2001; Randi 2008).
In seguito ad un’accresciuta frequenza dei casi d’ibridazione tra lupo e cane recentemente accertatiin Italia (Randi 2008; Ciucci 2012), ed alle problematiche tecniche, sociali e politiche checaratterizzano l’argomento e ritardano una decisa risposta a livello istituzionale, il progetto LIFE+Ibriwolf ha rappresentato una esperienza pilota per affrontare il fenomeno e la complessitàgestionale e culturale che lo circonda. Lo scopo principale del progetto è stato quello di esplorare lafattibilità di possibili soluzioni gestionali, testarle e documentare la loro applicabilità su vasta scala.Infatti, nonostante la complessità del problema sia chiara a tutti, due documenti su scala nazionaleribadiscono la necessità e l’urgenza di affrontare in maniera consapevole e possibilmente risolutivala questione: il Piano d’Azione Nazionale per la Conservazione del Lupo (Genovesi 2002), ed ildocumento di sintesi siglato da diversi tecnici ed amministrazioni in occasione del IV workshop suiCantieri della Biodiversità (AA.VV. 2009). Di recente pubblicazione, inoltre, la raccomandazioneN. 173/2014 del Comitato permanente della Convenzione di Berna. Il presente documentorappresenta la sintesi dell'esperienza maturata mediante le attività di progetto e vuole fornire degliindirizzi gestionali agli enti che affrontino il fenomeno a livello locale. In allegato viene riportato ildettaglio tecnico ed operativo delle attività svolte nella provincia di Grosseto, come esempio diapplicazione degli orientamenti gestionali generali.
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DEFINIZIONE DI IBRIDAZIONE
Nel contesto del presente documento, si intende con il termine ibridazione la riproduzione traindividui appartenenti a specie diverse (interspecifica) o tra individui appartenenti a razze dellastessa specie (intraspecifica).
L’ibridazione interspecifica porta spesso alla produzione di ibridi sterili per incompatibilitàcromosomica all’atto della produzione dei gameti. In questi casi si riscontrano solo ibridi di primagenerazione (F1). Nel caso in cui gli ibridi siano invece fertili, questi possono accoppiarsi tra lorodando origine a generazioni successive di ibridi (F2 , F3, etc.), oppure reincrociarsi con individui diuna o entrambe la popolazioni parentali (B1 , B2, etc.). Laddove specie o popolazioni parentalidistinte, trovandosi in condizioni di simpatria, si accoppino e producano ibridi almeno parzialmentefertili, si possono venire a creare zone di ibridazione, spesso in seguito ad un contatto secondario trataxa evolutisi come entità distinte in condizioni di allopatria. La fitness degli ibridi può variareradicalmente rispetto a quella delle rispettive popolazioni parentali: si può verificare una fitness
superiore (eterosi, o vigore dell’ibrido) o inferiore (depressione da esoincrocio). Nonostante gliibridi siano spesso contro-selezionati rispetto alle popolazioni parentali, diversi meccanismipossono interagire per assicurare la stabilità delle zone di ibridazione.
L’ibridazione può avvenire con o senza introgressione (flusso genico tra popolazioni che siibridano), che si verifica nei casi in cui gli esemplari ibridi fertili si reincrocino all’interno di una odentrambe le popolazioni parentali. Nei fenomeni introgressivi le varianti geniche degli ibridi sipossono diffondere, con entità variabile, all’interno delle popolazioni parentali. Se l’introgressioneprogredisce in maniera sostanziale, una o entrambe le popolazioni parentali possono arrivare acontenere un’elevata proporzione di individui ibridi e/o di loro reincroci di varie generazioni,rappresentando uno sciame ibrido. Quest’ultimo può essere causa di estinzione genomica, ovverodella perdita di tutte le varianti genetiche accumulatesi a livello genomico nel corsodell’evoluzione.
Anche l’ibridazione senza introgressione può avere effetti demografici sostanziali a livello dellepopolazioni parentali, specialmente se il rapporto tra le due è fortemente sbilanciato. Essa puògenerare infatti competizione per i riproduttori a livello della popolazione parentale, riducendonequindi il potenziale riproduttivo ed il tasso di accrescimento demografico nel lungo periodo, coneffetti che possono essere sostanziali specialmente nel caso di popolazioni parentali di dimensioniridotte.
Se l’ibridazione, in quanto fenomeno naturale, è un meccanismo che va attentamente tutelato, laprospettiva cambia radicalmente nei casi in cui essa venga di fatto determinata e facilitatadall’uomo. L’ibridazione antropogenica, con o senza introgressione, rappresenta infatti una graveminaccia per il mantenimento di specie o popolazioni distinte. A differenza dell’ibridazionenaturale, i rischi dell’ibridazione antropogenica devono essere puntualmente affrontati in un’otticadi conservazione e varie strategie gestionali devono essere messe in campo per contrastarne leconseguenze a livello demografico e genetico nelle popolazioni parentali.
L'intervento per il controllo dell'ibridazione antropogenica tra lupo e cane è pertanto necessario, madata l’elevata vagilità del lupo, la messa in pratica di interventi gestionali su scala locale puòrisultare inutile nel medio-lungo periodo se non vengono parallelamente adottate misure analoghenel resto dell’areale su scala nazionale. A questo proposito il presente documento vuole fornire unpunto di riferimento per enti locali e nazionali per l'elaborazione di eventuali interventi gestionali.
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Ibridazione antropogenica tra lupo e cane
Il lupo viene oggi considerato, con un buon margine di certezza, l’unico progenitore selvatico delcane. Ne consegue che, nonostante la variabilità morfologica delle numerose razze canine sia digran lunga superiore della variabilità riscontrabile all’interno dell’intera famiglia dei Canidi, il caneè geneticamente molto affine al lupo, con differenze a livello del DNAmt paragonabili a quelle chemediamente si riscontrano tra le diverse razze di cane. Data l’elevata similitudine genetica, non èsemplice distinguere geneticamente individui ibridi o introgressi.
A livello genetico, l’ibridazione tra lupo e cane può avere effetti particolarmente deleteri per lasopravvivenza e l‘integrità delle popolazioni del progenitore selvatico, comportando:
• la perdita di frequenze alleliche coadattate, presumibilmente responsabili di adattamentiecologici e comportamentali del lupo su scala locale;
• un aumento dei rischi di depressione da esoincrocio;
• la diffusione (tramite introgressione) di varianti geniche del cane domestico poco o affattoadattative allo stato selvatico, con l’effetto di ridurre significativamente la fitness dellepopolazioni di lupo su scala locale.
A livello gestionale, poiché l’introgressione da parte del cane avviene all’interno delle popolazioniselvatiche di lupo con frequenza e distribuzione tutt’altro che irrilevanti, questo fenomeno ècaratterizzato da due aspetti particolarmente rilevanti:
• l a direzionalità dell’introgressione, che sembra essenzialmente procedere per viapaterna dal cane a lupo tramite accoppiamenti asimmetrici (femmina di lupo e canemaschio) o sopravvivenza/reincrocio preferenziale degli ibridi che scaturiscono da questiaccoppiamenti.
• l e condizioni ecologiche e di antropizzazione che, più di altre, sembrano facilitareinsorgenza e diffusione del fenomeno.
Rispetto alla (scarsa) probabilità iniziale che un cane può avere nell’instaurare relazioni affiliative equindi accoppiarsi con un lupo, gli ibridi F1, una volta allevati in natura dalla femmina di lupo,avranno maggiori probabilità di integrarsi all’interno della popolazione parentale di lupo edeventualmente riprodursi a loro volta. Rispetto a un cane, ci si attende che gli eventuali ibridiallevati in natura siano dal punto di vista ecologico e comportamentale molto più affini al lupo.Inoltre, mentre l’evento d’ibridazione iniziale coinvolge essenzialmente una femmina di lupo ed uncane maschio, è presumibile che la reintegrazione degli ibridi F1 all’interno della popolazioneparentale lupina avvenga indipendentemente dal sesso. Va inoltre considerata la possibilità che gliibridi, attraverso meccanismi di eterosi (o perché portatori di variazioni geniche selezionatepositivamente), possano mostrare vantaggi riproduttivi nella popolazione di lupo, meccanismo chefaciliterebbe ulteriormente il reincrocio e la diffusione dell’introgressione.
Fertilità e sopravvivenza possono essere ridotte negli ibridi rispetto alle forme parentali selvatiche egli ibridi possono mostrare uno sfasamento della stagione riproduttiva. Questi e altri fattori possonocontribuire a limitare l’introgressione, anche in presenza di ibridazione sostanziale. È tuttavia anchevero che questi meccanismi potrebbero non essere più sufficienti laddove le occasioni di ibridazionesiano particolarmente diffuse e frequenti, o laddove si verifichino interazioni tra condizioni chefacilitino la diffusione dell’introgressione.
Dal punto di vista delle condizioni ecologiche, per quanto concerne l’Italia, la conformazionedell’areale del lupo rispetto all’ampiezza teorica attesa delle zone d’ibridazione (50 volte la distanzadi dispersione; Barton e Hewitt 1989, Lehman et al. 1991) determina il fatto che praticamente nonesistano zone dell’areale chiaramente periferiche in termini introgressivi. Mentre è vero che in base
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alle condizioni ecologiche le zone in cui i casi d’introgressione si verificano possono considerarsimarginali rispetto alle condizioni ottimali per la specie, in Italia contesti sinantropici tali dacorrispondere ad elevati rischi di ibridazione si riscontano anche nelle porzioni centrali dell’areale,come ad esempio, in diversi parchi nazionali in posizione centrale rispetto all’areale appenninicodel lupo (Boitani 1986, Randi et al. 2006, W. Reggioni in litteris). Si deve inoltre considerare che,anche qualora le istanze di introgressione si verifichino con maggiore probabilità e frequenza nelleporzioni geograficamente periferiche dell’areale, nel caso del lupo individui introgressi indispersione potrebbero raggiungere facilmente qualsiasi porzione dell’areale, incluse quelle centrali,facilitando quindi la diffusione del fenomeno indipendentemente dalla località di origine. In altricontesti che riguardano la diffusione dell’introgressione tra lupo rosso e coyote, è stato infattidimostrato che anche rari casi di introgressione possono poi diffondersi facilmente su larga scalagrazie a movimenti di dispersal (Adams et al. 2003b).
Tecniche per identificare gli ibridi e quantificare l’ibridazione
Alla luce delle importanti implicazioni di conservazione dei casi di ibridazione antropogenica,l’identificazione degli eventuali individui ibridi all’interno delle popolazioni parentali, laquantificazione e, possibilmente, il monitoraggio della diffusione degli ibridi all’interno dellapopolazione sono elementi cruciali alla base di qualsiasi strategia gestionale.
Mentre il riconoscimento degli ibridi si deve basare sull’adozione di criteri diagnostici affidabili, laquantificazione dell’ibridazione a livello di popolazione dipende sia dalla funzionalità dei criteridiagnostici utilizzati, sia dalle strategie adottate per campionare gli individui all’interno di una oentrambe le popolazioni parentali.
I caratteri potenzialmente utilizzabili in questo senso si possono classificare in marcatorimorfologici, o più in generale fenotipici, e marcatori genetici. In realtà, la maggiore parte deimarcatori genetici ad oggi utilizzati non rispetta una o più delle caratteristiche ideali che consentonoloro di avere un potere discriminante che sottende ad un’elevata capacità diagnostica.
Identificazione degli ibridi lupo/cane
Sia nel caso vengano utilizzati criteri fenotipici o genetici, oppure una combinazione di entrambi,esiste comunque la possibilità di commettere errori d’identificazione, e quindi di assegnazione alletre categorie di base (lupo, cane, ibrido): da una parte, si può assegnare erroneamente alla categoriadegli ibridi un esemplare di lupo che ibrido non è (errore di Tipo-I); dall’altra si può fare l’erroreopposto, ovvero non riconoscere un esemplare ibrido in quanto tale, assegnandolo erroneamentealla popolazione parentale di lupo (Tipo-II).
I metodi di diagnosi dovranno essere selezionati e perfezionati in modo da ridurrepreferenzialmente l’uno o l’altro dei due possibili errori (che avranno conseguenze gestionalidifferenti), in base al contesto e agli indirizzi gestionali. Ad esempio, se gli individui dellapopolazione parentale selvatica sono ridotti ai minimi termini, risulta prioritario minimizzare ilrischio per cui la rimozione erronea di un individuo parentale potrebbe essere deleteria per lapopolazione stessa (errore di Tipo I). Di conseguenza non sarà necessaria un’elevata risoluzioned’indagine ed un elevato potere diagnostico, in quanto è preferibile correre il rischio di nonriconoscere un individuo introgresso piuttosto che fare l’errore opposto, specialmente se lapopolazione parentale è ormai ampiamente introgressa (p.es. lupo etiope e cane).
D’altra parte, laddove la popolazione parentale è demograficamente più robusta e l’obiettivo è
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eliminare il rischio di diffusione dell’introgressione è d’obbligo adottare un sistema diagnostico aelevata efficienza, al fine di minimizzare l’eventualità di commettere errori di Tipo-II (non essere ingrado di riconoscere gli individui introgressi come tali). Ciò potrà consentire di individuare gliibridi, ai fini di una loro pronta rimozione. Questo secondo approccio comporta il rischio dirimuovere dalla popolazione individui non introgressi (o solo in minima parte), ma una simileeventualità non avrebbe conseguenze sostanziali sullo stato della popolazione parentale (p.es. luporosso e coyote).
Considerata la recente storia e lo status di conservazione del lupo in Italia, e a fronte di unperdurante ed elevato numero di cani vaganti presenti sul territorio, il fatto che la popolazione dilupo sia tuttora in fase di espansione e che il fenomeno dell’ibridazione, perlomeno su scalaappenninica, sembra presentarsi con frequenza e diffusione maggiori rispetto al recente passato,qualsiasi intervento gestionale deve essere prioritariamente mirato ad eliminare o limitarefortemente il fenomeno su scala locale e nazionale rispetto alle tendenze attuali. Quest’obiettivo sipuò ottenere solo attraverso interventi realizzati su scala locale ed atti alla rimozione (effettiva oriproduttiva) e al controllo sia dei cani che degli individui ibridi, introgressi o sospetti tali.
L o status della popolazione di lupo in Italia suggerisce che l’approccio da perseguire siapreferenzialmente quello di minimizzare un errore di Tipo-II, ovvero utilizzare sistemi diagnostici
ad elevata efficienza, al fine di aumentare le probabilità di riconoscere gli individui introgressi e
ridurre le possibilità di trascurare gli ibridi criptici. È infatti forse preferibile assegnareerroneamente un lupo alla categoria degli ibridi (con il rischio di rimuoverlo erroneamente dallapopolazione), piuttosto che assegnare un ibrido alla popolazione parentale di lupo e non risponderequindi con un intervento di rimozione.
Una strategia ottimale per l’identificazione dei casi di introgressione si dovrebbe infatti basare
sull’uso integrato e concertato di strumenti genetici e fenotipici. I primi devono essere diversificatie ad elevata efficienza diagnostica, mentre i secondi (anche se non ancora formalmente validati dariscontri di natura genetica) devono individuare le caratteristiche morfologiche che più di altre sonoanomale nel lupo (e quindi di possibile derivazione canina). Attraverso l’uso congiunto di criterigenetici e fenotipici è possibile che nel prossimo futuro un numero maggiore di caratteri fenotipicipossa essere considerato un attendibile segnale di ibridazione, tramite riscontri più oggettivi dinatura genetica. Ciò aumenterebbe il livello di confidenza con cui tali caratteristiche fenotipichepotranno essere interpretate come segnali di ibridazione e, sopratutto, il potere diagnostico dei casisospetti mediante un approccio integrato.
Mentre un panel adeguato (tipo e numero) di loci biparentali ipervariabili o, se possibile, l’impiegodi SNP diagnostici permettono di evidenziare con una certa affidabilità eventuali casi di ibridazionee/o introgressione e di stimare la classe d’appartenenza degli ibridi, la caratterizzazione degliaplotipi a livello del DNAmt e del cromosoma Y contribuisce a completare il quadro delleconoscenze, chiarendo il contributo materno e paterno degli ibridi in questione. Questa, a sua volta,è una informazione critica in quanto permette di risalire ai meccanismi ed alla direzionalità deglieventi di ibridazione riscontrati.
Tutti gli ibridi ad oggi rilevati in Italia mostrano l’aplotipo mitocondriale del lupo, indicando laforte direzionalità dell’introgressione, nonché aplotipi Y rilevati solo nella popolazione di lupo, ilche suggerisce non solo che gli individui ibridi identificati siano in realtà tutti reincroci (B1, B2,etc.), ma che il campionamento di individui ibridi (F1, F2, etc.) sia un evento particolarmente raro.
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SITUAZIONE DEL LUPO IN ITALIA
Il lupo, originariamente presente in gran parte dell’emisfero settentrionale (comprendendo l’interocontinente nord-americano e quello eurasiatico), ha subìto nei secoli una drastica contrazione delproprio areale a causa della persecuzione operata dall’uomo; nel XIX secolo risultava così estinto intutta l’Europa centrale e settentrionale (Spagnesi & De Marinis 2002), riuscendo a sopravviveresolo nell’Europa orientale e meridionale (Paesi dell’Est, Grecia, Balcani, Carpazi, Italia, PenisolaIberica).In Italia, dove la specie era comunque ampiamente diffusa fino alla metà del 1800, subì una drasticariduzione in areale nella prima metà del XX secolo: la persecuzione umana ne determinòl’estinzione in Sicilia e sull’intero arco alpino; nei primi anni ’70 del secolo scorso il lupo risultavaquindi presente solo in poche e frammentate aree montane dell’Appennino centro-meridionale(Spagnesi & De Marinis 2002). Attualmente la specie è presente in maniera stabile su tutta la catenaappenninica, dall’Aspromonte fino alle Alpi occidentali. Sulle Alpi italiane la popolazione è increscita, con la maggior parte dei branchi riproduttivi presenti ad Occidente (Marucco et al. 2012),e le prime dispersioni documentate nelle Alpi Centro-Orientali (Fabbri et al. 2013); il primo brancoriproduttivo documentato nel 2013 nelle Alpi orientali (tra Veneto e Trentino) è il segnale, dopodue secoli, del ricongiungimento della popolazione di lupo italiana con quella dinarica. Ciò èavvenuto anche grazie numerose azioni finalizzate alla sua conservazione (sia misure legislative cheprogrammi promossi dalle amministrazioni locali, dagli enti gestori di aree protette, da ONG e daistituti di ricerca pubblici), realizzate a partire proprio dagli anni ’70 del secolo scorso nel nostroPaese.Nonostante il numero di lupi in Italia abbia mostrato negli ultimi decenni un costante e progressivoaumento (conseguenza dell’abbandono degli ambienti rurali, dell’incremento delle prede selvatiche,del nuovo atteggiamento assunto nei confronti della specie, nonché di una migliore protezione), laspecie resta minacciata per la limitata consistenza complessiva, stimata, alla fine dello scorsomillennio, in 400-500 individui (Ciucci & Boitani 1998, Spagnesi & De Marinis 2002), e ritenutaattualmente pari a 900-1000 soggetti (Genovesi et al. 2014). I principali fattori di minaccia sonorappresentati dalla persecuzione diretta operata dall’uomo (attualmente si stima che 50-70 lupivengano uccisi illegalmente ogni anno, con un impatto sulla popolazione superiore al 10%;Spagnesi & De Marinis 2002) e dalla diffusa presenza di cani vaganti, quali (i) potenzialicompetitori per le risorse alimentari, (ii) responsabili di attacchi al bestiame, con conseguenteinasprimento dei conflitti con l’uomo per l’erronea attribuzione al lupo, (iii) causa di ibridazione,con conseguente perdita del patrimonio genetico del lupo, (iv) vettori per il rischio sanitario. Tutti ipotenziali fattori di minaccia sono dettagliatamente trattati nel “Piano d’azione nazionale per la
conservazione del lupo” (Genovesi 2002), da cui è tratta la Tabella 1.
Tabella 1 – Principali fattori di minaccia per il lupo in Italia; in parentesi il codice di riferimento IUCN-CMP. Inneretto sono riportate le minacce connesse alla presenza dei cani vaganti.
Minacce e fattori limitanti Rilevanza
Bracconaggio (5.1.3) PrimariaConflitti con la zootecnia (2.3.2) PrimariaConflitti con l’attività venatoria (5.1) PrimariaRiduzione e frammentazione degli habitat (1 e 7) SecondariaDisturbo antropico (6) SecondariaPiccoli numeri, basse densità e fluttuazioni demografiche SecondariaForma e frammentazione dell’areale (7) SecondariaInquinamento genetico (8,3) Primaria
Altre minacce legate alla presenza di cani vaganti (K03) Primaria
Assenza di coordinamento degli interventi di conservazione Primaria
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Dal momento che la causa primaria e origine del fenomeno dell'ibridazione è rappresentata dallapresenza di cani vaganti sul territorio in simpatria con il lupo, è utile fornire un breve quadro dellasituazione del randagismo canino in Italia.
RANDAGISMO CANINONel 1979, un’indagine effettuata dalla Direzione Generale dei Servizi Veterinari e condotta nel 70%dei Comuni italiani, aveva rilevato una consistenza complessiva della popolazione canina pari a3.133.863 individui, di cui solo la metà regolarmente registrati (ovvero 1.513.968); dell’altra metà,438.609 i cani randagi e 1.161.286 i soggetti non registrati (Biocca et al. 1984). Ciò è in accordocon i dati di un’altra indagine, condotta più o meno nello stesso periodo da Boitani & Fabbri (1983)insieme al Corpo Forestale dello Stato, da cui risultavano 220.140 randagi, 79.112 caniinselvatichiti e 411.151 incustoditi con padrone (per un totale di 710.403 cani vaganti, arrotondato a800-850.000 e pari al 25% del totale). Nel 2011, i cani di proprietà iscritti nell’anagrafe nazionale degli animali d’affezione erano5.815.727, comprendendo anche i cani ospitati nei canili e iscritti a nome dei Comuni (142.689); nel2012, essi erano saliti a 6.442.959, con una stima di 6-700.000 randagi1, di cui solo un quartoospitati in canili rifugio (fonte: www.salute.gov.it). L’incremento del numero dei cani randagi è avvenuto in concomitanza con l’ultimo bottleneck dellupo, aumentando drammaticamente il rischio di ibridazione (Boitani & Fabbri 1983).
1 dato calcolato sulla base dei dati forniti da 8 Regioni e Province Autonome nell’anno 2011, e pubblicato dal Ministero della Salute.
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OBIETTIVI
L'obiettivo di conservazione generale e a lungo termine, coerentemente con la legislazionenazionale ed internazionale, è
la salvaguardia dell’identità genetica del lupo e l’eliminazione della minaccia rappresentata
dall'ibridazione con il cane.
Dal momento che non è attualmente conosciuta l'entità dell'ibridazione lupo/cane su scalanazionale, è impossibile stabilire un obiettivo specifico e quantificabile, anche in considerazionedella possibilità di assistere ad una situazione di elevata introgressione che non permetterebbe unadiminuzione sostanziale del tasso di ibridazione in tempi brevi e a costi sostenibili. La conoscenzadi prevalenza (cioè il numero degli eventi verificatisi in una determinata popolazione, in undeterminato periodo di tempo) e distribuzione del fenomeno dell’ibridazione sono un requisitofondamentale per qualsiasi Piano di Gestione che, in funzione della specifica situazione locale edell’obiettivo gestionale che si vuole raggiungere, sia in grado di delineare una strategia di azione.Si deve pertanto considerare come obiettivo primario la stima dell'entità del fenomeno a livellolocale e nazionale.
Per verificare l’occorrenza e la natura (introgressiva o meno) dell’ibridazione, oltre a quantificare ladiffusione degli ibridi nella popolazione parentale (direzionalità), è necessario rilevare lo status
delle popolazioni di lupo e di cani mediante strategie di campionamento ben strutturate e stratificate(sia geograficamente che temporalmente). Sarebbe inoltre necessario intraprendere studi sullecaratteristiche fisiologiche degli ibridi, al fine di poterne stimare la fitness. Questo approccioconsente, inoltre, di conoscere i fattori che influenzano i tassi di ibridazione, la dinamica delle zonedi ibridazione, e di approfondire la natura delle loro interazioni con le popolazioni parentali di lupo(Ciucci 2012). Benché si tratti di un’attività complessa (la popolazione italiana di lupo è oggi infase di espansione ed ampiamente diffusa anche in aree difficilmente accessibili) e costosa, èritenuta prioritaria sia a livello nazionale (Genovesi 2002) che europeo (Boitani 2000, Raccom,173/2014 Conv. Berna). Si rende pertanto necessario sviluppare protocolli di rilievo (stima diabbondanza) e di monitoraggio nel tempo (dinamica temporale della popolazione) su ampia scalageografica e a costi compatibili con le modeste risorse disponibili.A livello di campionamento genetico si possono distinguere due diverse strategie, in funzione delladiversa provenienza del campione biologico e della scala temporale e spaziale che si intendeadottare:
• strategia estensiva, ovvero su larga scala (almeno regionale), utilizzando campionibiologici non invasivi (p.es. peli, escrementi, saliva, che contengono DNA in misuraminore e di qualità ridotta);
• strategia intensiva, ovvero su scala locale (almeno provinciale2), utilizzando campio-ni biologici invasivi (p.es. sangue, tessuto).
E’ importante rimarcare che la complementarietà delle indagini a scale diverse e con differenti tec-niche corrisponde ad una diversa affidabilità (sia genetica che fenotipica) nel riconoscere individuipotenzialmente ibridi. Di conseguenza occorre attuare, almeno in una fase iniziale, un campiona-mento su ampia scala (idealmente nazionale), o quantomeno adeguata a rilevare il fenomeno atteso.Qualora il fenomeno venga rilevato (ovvero vi siano indicazioni genetiche e/o fenotipiche della pro-babile presenza di casi di ibridazione), si deve localmente effettuare (e quindi a scala più ridotta) uncampionamento puntuale e intensivo che consenta di aumentare l’affidabilità delle indagini geneti-che e fenotipiche. Inoltre è necessario che il campionamento genetico sia affiancato da una apposita
2 Tenuto conto dell’enorme vagilità di lupo, ibridi e cani, si ritiene da escludersi qualsiasi indagine a scala comunale, o comunque su aree ridotte.
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campagna di indagine basata sulla ricerca di segni di presenza (per esempio mediante tracciatura suneve, ululato indotto, raccolta standardizzata di escrementi) e osservazioni dirette derivanti, peresempio, da fototrappolaggio, raccolta di carcasse ed eventualmente radiotelemetria.
Se attuati con campionamenti rappresentativi delle variazioni nel tempo e nello spazio, i rilievi sullostato delle popolazioni possono evidenziare una delle seguenti situazioni-tipo di distribuzione e pre-valenza, che prospettano criticità e soluzioni gestionali del tutto diverse:
1. nessun caso di ibridazione;2. un caso isolato e localizzato di ibridazione; 3. più casi isolati di ibridazione;4. sciame ibrido diffuso.
Ai fini della definizione di obiettivi chiari che indirizzino ad una scelta della tipologia di interventoda realizzarsi in uno specifico contesto ambientale, è opportuno tener presente i seguenti criteri:
• funzionalità: l’intervento deve ridurre in modo significativo il problema;• applicabilità: l’intervento deve essere realizzabile e compatibile con le
caratteristiche del territorio;• condivisione: la scelta deve esser fatto tenendo possibilmente conto delle posizioni
dei vari portatori di interesse locale;• sostenibilità: l’intervento deve avere risultati che si mantengano nel tempo, e di
conseguenza finanziamenti adeguati alla sua attuazione sul lungo periodo.Per poter operare una scelta consapevole è quindi necessario, una volta descritto il pattern locale
di ibridazione, analizzare in dettaglio il contesto locale, mediante un’analisi S.W.O.T, e solo inseguito definire obiettivi chiari e raggiungibili.
Dipendentemente dalle condizioni ecologiche e socio-economiche dell'area in cui si applicano lemisure di gestione, l'obiettivo specifico a breve termine potrà ricadere in una delle tre tipologie quidi seguito descritte:gestione opportunistica, cioè senza che vi sia una precisa pianificazione degli eventi di rimozione (effettiva o ri -produttiva), né una quantificazione degli obiettivi da raggiungere. La strategia di intervento è in questo caso limitataalla gestione di emergenze singole e occasionali. I vantaggi di tale strategia risiedono sopratutto nella riduzione deicosti di intervento, oltre che dello sforzo, mentre la sua maggiore limitazione consiste nel non risolvere il problema inmaniera definitiva;
limitazione, cioè rimozione (effettiva o riproduttiva) pianificata dei cani e degli ibridi catturati su aree di limitate di -mensioni, ma importanti come sorgente del fenomeno. In questo caso, quindi, vi è una precisa pianificazione della ri-mozione, che non azzera però l’ibridazione su grande scala. Il vantaggio di una simile strategia consiste nel ridurredrasticamente l’incidenza del fenomeno a scala locale (ma a fronte di uno sforzo consistente) e nel potersi concentraresu alcune aree, definite in base a un maggior rischio di ibridazione. Questo approccio è comunque ristretto al controllodi una situazione acuta e puntiforme e la soluzione del problema locale sarà solo temporanea;
eradicazione, cioè rimozione effettiva e puntuale di tutti gli individui ibridi presenti nell’area oggetto di gestione.Si tratta naturalmente di un intervento che potrà realizzarsi su aree limitate in dimensioni e che richiederà un impegnoforte e continuato sul territorio, non solo in termini di rimozione, ma anche e sopratutto di monitoraggio, al fine di va -lutare il raggiungimento dell’obiettivo ed eventuali criticità nell’attuazione.
E' fondamentale considerare la possibilità di adottare misure gestionali diverse in ambiti territorialidiversi, tenendo in considerazione fattori che non dipendono esclusivamente dalla capacità disopravvivenza del lupo, la cui popolazione allo stato attuale sembra essere in fase crescente. Saràimportante tenere in dovuta considerazione la priorità degli obiettivi di conservazione all'internodelle aree protette, che devono essere in grado di garantire il loro eventuale ruolo di fonte diprovenienza di nuovi individui.
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LINEE GUIDA
Le linee guida forniscono gli indirizzi pratici ed esecutivi la cui attuazione deve essere valutata casoper caso. Esistono però delle azioni preliminari da cui non si può prescindere e che devono essereattuate prima di iniziare qualsiasi programma di gestione degli ibridi lupo/cane.
Attività Preparatorie
Obiettivo 1.
Stima dell'entità del fenomeno a livello locale
La stima della presenza degli ibridi è estremamente difficile poiché essi sono essenzialmente similial lupo in quanto a segni di presenza. Pertanto è necessario adottare una strategia di campionamentoadeguata per l'area di intervento e prevedere la raccolta di indici che forniscano informazioni suicaratteri fenotipici e genotipici degli individui presenti. E’ pertanto necessario prevedere laperlustrazione del territorio alla ricerca di segni di presenza e l'uso di trappole fotografiche chefacilitino il riconoscimento dei caratteri fenotipici. Sarà infine necessario prevedere la raccolta dicampioni biologici per le analisi genetiche.
Sarà necessaria una intensa attività di perlustrazione a copertura dell’intera area d’interesse, daeffettuarsi con le usuali tecniche di studio del lupo: ululato indotto (wolf-howling), tracciatura suneve (snow-tracking), fototrappolaggio e campionamento genetico. L’ululato indotto permette diidentificare il numero di unità riproduttive presenti nell’area di studio. La tracciatura su neveconsente di delineare l’assetto territoriale e di conoscere con esattezza i confini ed i limiti delterritorio di pertinenza di ciascun branco, all’interno del quale procedere con sopralluoghifinalizzati alla ricerca dei segni di presenza (tracce ed escrementi), al fine di localizzare glieventuali punti di marcatura; ciò permette la raccolta di informazioni dettagliate sugli spostamentiabitudinari dei lupi. L’utilizzo delle trappole fotografiche, infine, consente una prima valutazionesulla presenza di ibridi all’interno dei branchi, basandosi sull’analisi delle caratteristiche fenotipichedegli individui fotografati, da integrare poi con i risultati delle analisi genetiche. L’attuazione incontemporanea delle suddette tecniche deve protrarsi per un periodo di tempo utile all’applicazionedelle stesse e alla copertura di almeno un intero ciclo biologico della specie (che può coincidere conun anno). Le informazioni complessivamente raccolte permetteranno di localizzare le aree in cui ilfenomeno sia più o meno esteso e nelle quali intervenire con priorità ed intensità diverse a secondadel caso specifico.
I dati raccolti mediante le due tecniche saranno integrati in base al protocollo di riconoscimento diseguito riportato (per una trattazione dettagliata dei casi in cui sono stati riportati i caratteri vediCiucci 2012):
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Caratteri Riferimenti
bibliografici
Cane/ibridi Valutazione
1. 5° dito nelle zampe posteriori (sperone)Andersone et al. 2002, Ciucci et al. 2003
Spesso presenteIbrido anche in assenza di
conferma genetica
2. Unghie Andersone et al. 2002, Greco 2009
Biancastre o depigmentate (di solitonon tutte)
Ibrido anche in assenza diconferma genetica
3. Melanismo
Anderson et al. 2009, Greco 2009Andersone et al. 2002Verardi et al. 2006, Godinho et al. 2011
VariabileIbrido se confermato da
analisi genetiche
4. Macchie di colore anomalo sul mantello
Mahan et al. 1978Andersone et al. 2002, Godinho et al. 2011
Spesso presenti e di colore bianco,nero o comunque estraneo al fenotipo
della specie
Ibrido anche in assenza diconferma genetica
5. Mascherina facciale *
Colori più forti e contrastati, conconfini cromatici più netti e demarcati;mancano spesso la lima labiale scura e
il sottogola chiaro
Ibrido se confermato daanalisi genetiche
6. Bandeggi zampe anteriori * AssentiIbrido se confermato da
analisi genetiche
7. Tartufo nasale * A chiazze o depigmentatoIbrido se confermato da
analisi genetiche
8. Dentizione *Mengel 1971Schmitz e Kolenosky 1985
Anomalie dentarie e/o mancanza didenti
Ibrido se confermato daanalisi genetiche
9. Dimensioni corporee *
Lunghezza eccessiva delle orecchie,ampiezza elevata della fronte,
lunghezza eccessiva del muso e dellacoda
Ibrido se confermato daanalisi genetiche
10. Pelo *Godinho et al. 2011Silver e Silver 1969
Anomalie nella lunghezza, densità eportamento (ovvero liscio o riccio)
Ibrido se confermato daanalisi genetiche
11. Vibrisse nasali * Fini e/o arricciate o depigmentateIbrido se confermato da
analisi genetiche12. Pigmentazione delle gengive lungo i
denti *Assente o discontinua (a macchie)
Ibrido se confermato daanalisi genetiche
13. Cuscinetti plantari * Depigmentati o a macchieIbrido se confermato da
analisi genetiche
14. Macchie intorno agli occhi *Assenti, o più chiare e ampie e dai
margini più marcatiIbrido se confermato da
analisi genetiche
Tabella 2 – Caratteristiche fenotipiche attese negli ibridi, rispetto allo standard fenotipico delle popolazioni parentali di lupo (da Ciucci 2012, modificata). * caratteristiche in attesa di un riscontro su base genetica o sperimentale.
Per quanto riguarda l’analisi genetica, attualmente vengono utilizzati i seguenti marcatori:
(i) DNA mitocondriale: il DNA mitocondriale, grazie al suo alto tasso di mutazione, è spessousato per distinguere specie affini (oltre che per rilevare la direzionalità dell’ibridazione,ovvero la derivazione materna); tuttavia la sua trasmissione esclusiva per via materna nelimita il potere diagnostico (se gli eventi di ibridazione fossero unidirezionali, ovverofemmina di lupo x maschio di cane, l’ibridazione non verrebbe riscontrata con l’analisi delDNA mitocondriale);
(ii) cromosoma Y: il cromosoma Y viene trasmesso esclusivamente per via paterna, quindianche questa analisi, come quella del DNA mitocondriale, da sola è insufficiente a rilevarel’ibridazione in caso di incrocio unidirezionale (essa è comunque da sola utile per larilevazione del sesso e l’eventuale derivazione paterna, oltre a essere necessaria perconfermare l’eventuale appartenenza del campione alla popolazione italiana di lupo);
(iii) biparentali a livello dei geni nucleari: in tal caso, visto che il segnale geneticodell’ibridazione si “offusca” rapidamente dopo la prima generazione di incrocio, ènecessario analizzare un elevatissimo numero di loci polimorfici3: solo in questo modopossono essere quantificati anche i differenti livelli di introgressione (oltre cioè gli individuidi prima generazione), riducendo al minimo l’eventualità che individui introgressi di
3 Superiori a 48 (Vähä & Primmer 2006). La probabilità di rilevare casi di introgressione aumenta se si utilizzano loci associati (linked), ovvero loca-lizzati su segmenti di cromosomi non indipendenti (Falush et al. 2003).
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generazioni passate rimangano criptici ai test di assegnazione (Ciucci 2012, Randi et al.2014);
(iv) SNP (Single Nucleotide Polymorphism): sono marcatori genetici biparentali di recentissimascoperta che, grazie alle loro caratteristiche biomolecolari, potrebbero costituire a breve latecnica a più alto potere diagnostico, oltre a rappresentare un importante convalidasperimentale del valore diagnostico dei marcatori fenotipici (Randi, comm. pers.); unadescrizione dettagliata degli SNP è disponibile in Ciucci (2012).
Nello specifico, riguardo i valori soglia (qi), si suggerisce che nel DNA microsatellite, ai fini del-l’assegnazione di un campione alla popolazione italiana di lupo, siano da considerarsi i seguenti li-miti:
• qi ≥ 0.95 (e CI), in assenza di altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di ibridazione;• in presenza di (i) altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di possibile ibridazione il geno-
tipo è da identificarsi come ibrido anche se qi ≥ 0.95;
E' comunque importante la considerazione delle popolazioni di riferimento usati per l'assegnazionedi appartenenza dei campioni oggetto di indagine. Si tratta infatti di non sottovalutare la variabilitàgenetica delle popolazioni locali, sia di lupo che di cane, essenziale per la corretta identificazionedei singoli genotipi ibridiI criteri di analisi e i valori soglia di cui sopra devono essere soggetti a revisione annuale o
ogni qual volta si abbiano ulteriori sviluppi delle tecniche genetiche.
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Obiettivo 2.
Definizione della fattibilità dei possibili interventi gestionali
Una corretta analisi della situazione deve contemplare un’analisi dei punti di forza e di debolezzache la caratterizzano, evidenziando le opportunità e le minacce che porterebbero al fallimentodell'intera operazione. A tale scopo si proceda con una analisi SWOT, che aiuti ad elaborareeventuali strategie di attuazione di misure ordinarie e straordinarie per ovviare ai limiti interni edesterni.
FATTORI INTERNI FATTORI ESTERNI
PUNTI DI FORZA (Strenghts) OPPORTUNITA’ (Opportunities)
Analizzare tutti i fattori positivi intrinseci al fenomeno (p.es. distribuzione circo-scritta ad un solo branco)
Valutare l'opinione pubblica, le opportunità economiche, la sinergia con altre iniziative
PUNTI DI DEBOLEZZA (Weaknesses) MINACCE (Threats)
Considerare, per non sottostimare, l'effetto di alcune caratteristiche intrinseche del fenomeno (p.es. difficoltà diagnostica)
Valutare attentamente tutti i fattori che potrebbero mettere a rischio la riuscita delle attività (p.es. commercio incontrollato di ibridi tipo cane lupo cecoslovacco)
In base alle risorse umane ed economiche disponibili, nonché al contesto sociale ed ecologico delterritorio (che devono essere ben rappresentati nell’analisi SWOT) si definiscono le strategiegestionali da mettere in atto, quali, per esempio:
• nessun intervento;• agire esclusivamente sui fattori che alimentano il fenomeno, ovvero la presenza sul territorio
di cani vaganti;• agire sulla presenza fisica degli ibridi tramite la loro rimozione dalla popolazione lupina;• agire sulla possibilità di riproduzione degli ibridi nella popolazione lupina.
Ciascuna di queste strategie deve essere supportata da un piano di gestione adeguato e che deveessere messo in atto con obiettivi precisi e quantificati nel tempo, al fine di poterne valutarel'efficacia e la sostenibilità. Sarà pertanto necessario stabilire l'intensità di intervento, valutare ilcosto di ciascuna strategia, le necessità logistiche e di supporto amministrativo e politico e lapossibilità realistica di raggiungere un obiettivo concreto.
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Obiettivo 3.
Chiara individuazione delle responsabilità e degli iter amministrativi e sviluppo di un
protocollo specifico
In seguito alla valutazione delle strategie da mettere in atto, dovrà essere sviluppato uno specificopiano d'azione, le cui fasi di approvazione, adozione e attuazione necessitano di un chiaro iter
amministrativo.La fase di adozione del piano è funzione della scala di intervento, e quindi varia se si tratta di unComune, una Provincia, una Regione o addirittura unità territoriali che comprendono più Comuni,Province o Regioni, o di aree protette.Per quanto riguarda la fase attuativa, indipendentemente dalla strategia che localmente si intendaperseguire, è opportuno avere ben chiari fin dall’inizio, e quindi pianificare correttamente, iseguenti iter amministrativi:
il randagismo canino, e quindi la cattura dei cani, è materia di competenza dei Comuni, ele attività di gestione sono chiaramente indicate all'interno della LN 281/1991. Leoperazioni di prevenzione e cattura, qualora si voglia sensibilmente ridurre il fenomeno,devono essere attentamente pianificate e implicano uno sforzo importante sia economicoche in termini di risorse umane.
la cattura degli ibridi lupo/cane, per essere efficiente, deve essere attuata con le medesimetecniche con cui si catturerebbe il conspecifico selvatico: in questo caso, raramente legabbie potranno essere ritenute idonee e occorrerà utilizzare altre tecniche (p.es. specialilacci al piede), la cui autorizzazione viene rilasciata dal MATTM, sentito il parere tecnicodi ISPRA. La cattura degli ibridi, inoltre, pone importanti quesiti riguardo la loropermanenza in cattività o liberazione in natura previa sterilizzazione (in funzione dellastrategia adottata):
- permanenza in cattività: per la detenzione di ibridi in cattività occorre un nullaosta del MATTM, espresso sulla base di un parere tecnico di ISPRA; inoltre sononecessarie strutture autorizzate dalla commissione scientifica CITES (sulla base direquisiti tecnici da loro indicati) adatte alla permanenza in cattività, siatemporanea (per gli esemplari provenienti dall’ambiente selvatico nella fase diattesa dei risultati dell’analisi genetica; se risultassero essere lupi devono infattiessere immediatamente rilasciati), che permanente (nel caso il riscontro geneticoconfermi che si tratta di ibridi), di “animali pericolosi” (D.M. 19/04/1996);
- cattura, sterilizzazione e immediato rilascio in natura: oltre al nulla osta delMATTM, è necessaria anche una stretta collaborazione con i Servizi Veterinaridella ASL e con medici veterinari libero-professionisti con esperienza nellamanipolazione di fauna selvatica; la procedura di cattura, sterilizzazione e rilasciodeve essere ben codificata nel piano d'azione.
Al fine di ottenere i permessi necessari, bisognerà stilare un protocollo per codificare leazioni da intraprendere in valutazione di tutte le eventuali situazioni. Un esempio diprotocollo è incluso in allegato II. Per un dettagliato protocollo veterinario di cattura sifaccia riferimento al documento prodotto nell'ambito del progetto LIFE WOLFNET dallostaff del Parco Nazionale della Majella.
Il lupo è una specie protetta sia dalla legge italiana che dalla normativa europea. Ai fini dellagestione del fenomeno dell’ibridazione la cattura di lupi non è necessaria, ma può accidentalmenteavvenire, dato che per catturare gli ibridi vengono utilizzati gli stessi sistemi di cattura impiegatiper i lupi. Occorre pertanto aver preventivamente ottenuto specifica autorizzazione dal MATTM,espressa sulla base di un parere ISPRA. Inoltre, nel caso in cui ciò avvenga, sarà opportuno che sia
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stato preventivamente disposto un appropriato protocollo di raccolta e analisi di campioni geneticial fine di contribuire ad ampliare il quadro conoscitivo locale e la banca dati nazionale.Infine, l’iniziale discriminazione tra lupo e ibrido verrà fatta sul campo utilizzando i caratterifenotipici, ma ai fini di una corretta distinzione sarà necessario prevedere di condurre accurateanalisi genetiche sui campioni prelevati; il piano di azione dovrà quindi includere un protocollo diraccolta dei campioni e prevedere una specifica convenzione con l’ISPRA.
Il piano d'azione deve prevedere la descrizione dettagliata delle attività da svolgersi, con preciseresponsabilità e tempistiche. Si tratta pertanto di un documento di riferimento tecnico necessario afare chiarezza sulle attività da svolgere, i metodi usati, la tempistica, il personale coinvolto, irisultati attesi e il costo stimato per ciascuna azione. E' necessario per ciascuna azione di compilarelo schema seguente:
COSACOMECHIRISULTATI ATTESITEMPISTICACOSTO
Per ogni specifica attività è necessario stilare un apposito protocollo, che codifichi minuziosamentee al minimo dettaglio cosa sarà fatto. La tabella di seguito mostra un esempio di chiara descrizionedi cosa sarà fatto in caso si intraprendano azioni di cattura di ibridi.
ANIMALE CATTURATO
PERSONALE COINVOLTO
INTERVENTO TRASMISSIONE DATI
NOTE
LUPO Indicare l'ente responsabile, eventualmente con nomi e numeri di telefono
Indicare cosa sarà fatto nel caso in cui venga catturato uno degli animali indicati nella prima colonna
Indicare quali dati, informazioni, materiali saranno inviati da chi a chi (es. Campione di sangue al laboratorio ISPRA; documentazione fotografica, etc.)
Indicare quali potrebbero essere le fonti di errore o di malfunzionamento della catena di azioni
CANE
IBRIDO
EVENTUALE ALTRA SPECIE
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Obiettivo 4.
Piano di comunicazione
Una corretta campagna di comunicazione ha un importante ruolo strategico sia in fase dipreparazione della strategia di gestione, che nella sua successiva attuazione mediante il pianod'azione. Occorre infatti tener presente che, in buona parte del territorio italiano, non solo si è persala memoria storica della presenza del lupo, ma vi è anche la falsa ma diffusa convinzione che essosia stato recentemente introdotto; allo stesso tempo manca la consapevolezza dello stretto legametra ibridazione lupo/cane e randagismo canino, aggravata spesso da una scarsa disponibilità, daparte dei proprietari dei cani, a modificare abitudini e atteggiamenti consolidati nella gestione deipropri animali. E' importante considerare che comunicare la rimozione di animali che vivono allostato selvatico non è facile, sopratutto ad alcuni settori della società, che devono necessariamenteessere messi al corrente delle attività che si intende svolgere.Il Piano di Comunicazione avrà come obiettivo generale l’incremento del grado di
consapevolezza sul problema degli ibridi lupo/cane, focalizzandosi sia sulle cause che looriginano, sia sulla corretta gestione e custodia dei cani. Gli obiettivi specifici saranno:
- aumentare la consapevolezza sulle conseguenze dell’ibridazione (in particolare sullaperdita di identità genetica del lupo);- incrementare le conoscenze sulle interazioni tra cani vaganti e lupo, e quindi suirischi legati all’abbandono dei cani o alla loro scarsa custodia;- migliorare la corretta gestione dei cani (sopratutto in ambiente rurale);- costruire un clima favorevole alle attività previste dal piano d'azione;- supportare le misure del Piano di Gestione, in particolare quelle che limitano ilfenomeno del randagismo nel territorio interessato.
I target principali della campagna di comunicazione saranno le categorie maggiormente interessatedal fenomeno, quindi:
- g l i allevatori: da un lato, si tratta della categoria che subisce l’impatto direttodell’espansione dell’areale dei carnivori e della presenza di cani vaganti e ibridi sulterritorio, con attacchi al bestiame che hanno una ricaduta sia sul singolo proprietario chesubisce il danno, sia sull’intera collettività (direttamente attraverso i risarcimenti, eindirettamente per le minori produzioni zootecniche e la maggiore ostilità verso i lupi);dall’altro lato, gli allevatori hanno solitamente un elevato numero di cani che, se nonopportunamente selezionati e gestiti, possono vagare liberamente sul territorio, anche esopratutto durante le ore notturne (in caso di mancato ricovero). Si tratta di canipadronali, utilizzati o meno come cani da lavoro e, in parte, sprovvisti di microchip, nonvaccinati e non sterilizzati, che rappresentano un enorme bacino di reclutamento di canirandagi e inselvatichiti e un serio pericolo per la diffusione di malattie infettive edinfestive (in particolare, rabbia silvestre, cimurro Europa type e artic type,…);- i cacciatori: i cani legati all’attività venatoria, perduti o abbandonati a causa dellaloro scarsa “efficienza”, vanno ad incrementare il randagismo (sopratutto nella caccia alcinghiale in braccata, è frequente che uno o più cani della muta si allontanino senza fareritorno);- il cittadino in generale: l’abbandono e la mancata registrazione del cane in anagrafecanina sono gli effetti del mancato possesso responsabile da parte dei proprietari. Al finedi indirizzare correttamente la campagna di comunicazione è opportuno tener presenteche i giovani rivestono un ruolo importante tra l’opinione pubblica, in quanto veicolanol’informazione all’interno delle famiglie;- i medici veterinari, sia liberi professionisti che dipendenti del Servizio Sanitario
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Nazionale: si tratta della categoria professionale che si interfaccia più spesso con iproprietari di cani (allevatori, cacciatori e cittadini in generale), e che per questo, secorrettamente formata e informata riguardo il problema dell’ibridazione lupo/cane, puòsvolgere una fondamentale opera di sensibilizzazione e di mediazione.
Infine, le attività minime che il Piano di Comunicazione deve prevedere sono di seguito elencate:- produzione di prodotti informativi (depliant, info point, etc.), specifici per ogni tar-
get;- utilizzo dei canali di informazione “generalisti” (tv locali, quotidiani, radio) e dicampagne pubblicitarie standard (affissioni, videowall in centri commerciali, etc.), al finedi aumentare le potenzialità di contatto (nonostante si tratti di attività economicamentemolto dispendiose);- azioni di sensibilizzazione e formazione di allevatori, cacciatori e medici veterinarisia attraverso le Organizzazioni, le Associazioni di riferimento e gli Ordini Provincialidei Medici Veterinari, che con incontri diretti di un campione rappresentativo delle trecategorie;- interventi diretti nelle scuole;- sensibilizzazione attraverso i social network.
I messaggi proposti dovranno essere adattati al target di riferimento, utilizzando un linguaggioappropriato (p.es. sfruttando una comunicazione immediata e non tecnica, e usando delleimmagini).
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Interventi Gestionali
Obiettivo 5.
Riduzione dei fattori che generano ibridi: controllo del randagismo canino
I fattori che generano gli ibridi lupo/cane sono diversi, ma sicuramente quello su cui si puòintervenire in modo efficace è il controllo della presenza di cani vaganti sul territorio. I problemilegati all’abbandono dei cani sono molteplici: la possibilità di attacchi all’uomo, i rischi sanitari, idanni alle attività zootecniche, ma anche l’interferenza negativa nel funzionamento delle zoocenosi;i cani vaganti in generale, e quelli inselvatichiti in particolare, rappresentano infatti un pericolo perla fauna selvatica e domestica non solo come possibili predatori o competitori, ma anche comepotenziali fonti di infezioni, ossia come serbatoi o vettori di patogeni. Nel caso poi di una specietutelata dalla legislazione nazionale ed europea, quale il lupo, i cani vaganti rappresentano unaminaccia per quanto riguarda il mantenimento dell’integrità del patrimonio genetico del lupo stesso.Le cause del randagismo canino possono essere essenzialmente suddivise in due categorie,strettamente connesse le une alle altre:
fonti che lo alimentano: cani legati alla pastorizia, al mondo venatorio, abbandonati o natidalla riproduzione non controllata dei cani vaganti;
fattori (ambientali e non) che favoriscono la crescita del fenomeno: abbondanza di ciboe/o presenza di discariche non/mal gestite, carenze negli strumenti di controllo, mancanzadi educazione al possesso responsabile (ovvero mancata iscrizione in anagrafe canina, ab-bandono, mancata sterilizzazione degli animali non direttamente impiegati a fini riprodut-tivi e scarso controllo padronale).
Per ridurre il randagismo occorre pianificare, attraverso un apposito Piano, una serie di azionipensate per essere applicate alla realtà territoriale oggetto di intervento e suddivise in operazioni diriduzione, ovvero con la funzione di annullare o comunque ridurre il numero di cani vaganti sulterritorio (essenzialmente mediante cattura e mantenimento in canile), e azioni di prevenzione,ovvero atte a prevenire il randagismo, garantendone nel tempo una mitigazione e diventando unanormale pratica gestionale e di controllo per le pubbliche amministrazioni.In generale, un buon piano di controllo/riduzione del randagismo canino deve sia individuare le areeprioritarie di intervento che comprendere le seguenti azioni:
- verifica e incentivazione del rispetto della normativa vigente (p.es. verifica della presenzadel microchip e iscrizione all’anagrafe canina);
- controllo dei cani (p.es. controllo del territorio, controllo alla commercializzazione);- incentivazione per le adozioni dei cani in canile;- sensibilizzazione e informazione.
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Obiettivo 6.
Controllo degli ibridi
Nel caso in cui l'indagine conoscitiva non abbia riscontrato la presenza di ibridi sul territorio oppurenon vi siano i presupposti sociali e/o economici per mettere in atto le attività necessarie acontrastare il fenomeno, si dovrà optare per non mettere in atto nessun intervento.
In caso contrario si sceglierà di intervenire con diverse modalità di rimozione degli ibridi:
rimozione opportunistica, se si tratta di (i) un caso isolato e localizzato di ibridazione o piùcasi isolati, limitando quindi la gestione alle singole ed occasionali emergenze; (ii) sciameibrido diffuso, nel caso in cui sia impossibile procedere alla rimozione totale degli individuia causa della loro numerosità e si debba quindi attuare una gestione di intervento che massi-mizzi lo sforzo nelle aree prioritarie. Nel primo caso sarà facile tendere alla rimozione tota-le, mentre nel secondo caso il problema sarà arginato (in funzione dello sforzo associato allagestione), ma mai risolto in maniera definitiva;
rimozione totale, se tutti gli ibridi sono identificati o identificabili, cosa peraltro più proba-bile quando si abbia a che fare con un caso isolato e localizzato di ibridazione o più casi iso-lati; si tratta di un intervento che potrà realizzarsi su aree di limitate dimensioni e che richie-derà un impegno forte e continuato sul territorio, non solo in termini di rimozione, ma anchee sopratutto di monitoraggio, al fine di valutare il raggiungimento dell’obiettivo ed eventualicriticità nell’attuazione;
cattura, sterilizzazione e rilascio, ossia rimozione riproduttiva (e non effettiva) degli ibrididal territorio. Questo tipo di intervento comporterà una riduzione dell’incidenza dell’ibrida-zione sul lungo periodo, ma non di tutte le altre conseguenze associate alla presenza di ibridisul territorio (p.es. percezione dell’aumento della presenza del lupo, competizione alimenta-re e territoriale con il conspecifico selvatico). Allo stesso tempo, però, rispetto alla rimozio-ne effettiva, non si avranno costi per il mantenimento in cattività e si avrà continuità nell’oc-cupazione dei territori da parte degli individui stanziali, evitando così l’arrivo di nuovi sog-getti.
I metodi di rimozione degli ibridi saranno avviati tramite catture che, sulla base di esperienzepregresse, si ritiene debbano avvenire con lacci da piede tipo Belisle (e successivaimmobilizzazione farmacologica dell’animale, mediante siringhe autoiniettanti sparate concerbottana o fucile lancia-siringhe, oppure mediante contenimento meccanico e somministrazionediretta in relazione all’esperienza personale del medico veterinario della squadra di cattura). Ilriconoscimento degli individui ibridi avverrà sul campo sulla base dei criteri fenotipici descrittiprecedentemente, ma sarà necessario prelevare sempre campioni di sangue da utilizzarsi per leanalisi genetiche (per le evidenze genetiche nell’attribuzione del soggetto si rimanda allo specificoparagrafo). L’animale dovrà essere quindi anestetizzato, misurato e sottoposto al prelievo delcampione biologico di cui sopra. Sarà necessario stilare un protocollo da seguire per le attività dicattura, indicando con precisione chi sarà presente, con quali responsabilità e cosa farà. In funzionedella specifica strategia gestionale adottata, si potrà:
sterilizzare il soggetto e rilasciarlo in natura: fa seguito all’immobilizzazione farmacologicail trasporto presso un ambulatorio veterinario in cui l’intervento chirurgico di sterilizzazionepossa essere eseguito in sicurezza dal punto di vista anestesiologico e di sterilità. Sarà il me-dico veterinario a decidere i tempi del rilascio in natura dell’animale in relazione al sesso eal tipo di intervento chirurgico eseguito;
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mantenere il soggetto in cattività (in strutture idonee preventivamente individuate), almenofino a che non siano stati analizzati i campioni biologici e si abbia un riscontro dalle analisigenetiche, necessario per la successiva e definitiva rimozione dell’ibrido dall’ambiente natu-rale; in tal caso il soggetto deve essere sottoposto a castrazione chirurgica. Qualora le analisigenetiche dimostrino che il soggetto catturato è invece un lupo, questo dovrà essere imme-diatamente rilasciato; da qui l’importanza di detenere l’animale per il minor tempo possibile– necessario allo svolgimento rapido delle analisi genetiche – in strutture adeguate a uneventuale successivo rilascio in natura. E’ inoltre importante sottolineare che il mantenimen-to in cattività di soggetti ibridi incontra un primo problema nella scarsa presenza sul territo-rio italiano di strutture autorizzate alla detenzione di “animali pericolosi” (D.M. 19/04/1996).Allo stesso tempo, una questione spesso sottovalutata riguarda i costi per la gestione di dettestrutture, oltre che per il mantenimento a vita degli ibridi stessi.
La cattura deve essere vista come il momento finale di un più complesso percorso conoscitivo egestionale, basato su informazioni robuste utili alla quantificazione del fenomeno. Essa deve quindinecessariamente essere preceduta, affiancata e seguita da un monitoraggio a copertura dell’interaarea d’interesse, da effettuarsi con le usuali tecniche di studio del lupo. I risultati ottenuti fornirannoindicazioni sui luoghi in cui agire (p.es. rilevamento della presenza di un branco riproduttivo in cuisono presenti cuccioli, oppure intensa attività di passaggio rilevata mediante snow tracking orilevamento occasionale di tracce).In generale, la cattura di un animale è strettamente legata:
- alla conoscenza del numero di branchi presenti nell’area di studio e al loro assetto terri-toriale;
- alla disponibilità di informazioni sugli spostamenti abitudinari degli animali e alla loca-lizzazione degli eventuali siti di marcatura;
- all’esperienza e alla dedizione degli operatori;- all’efficienza delle attrezzature utilizzate;- ad un’attenta organizzazione delle attività di campo.
Inoltre, il numero di animali catturati è associato allo sforzo di campo e alle risorse disponibili(mezzi e personale altamente qualificato). Un’ipotesi da non escludere, in particolar modo nei casidi aree di studio di vaste dimensioni, è una zonazione del territorio d’interesse con assegnazione asingole squadre di proprie aree di pertinenza, nelle quali svolgere il monitoraggio e raccogliere leinformazioni utili ad una attenta pianificazione delle attività di cattura. Tale suddivisionegarantirebbe: (i) una presenza degli operatori più costante e localizzata sul territorio, e quindi unamaggiore accuratezza dei dati raccolti; (ii) la creazione di un legame con gli allevatori della zona.Molto spesso infatti ci si trova a lavorare in proprietà private, dove è necessario stringere unrapporto di fiducia con il proprietario del terreno, utile sia alla squadra (disponibilità di dati dipresenza e conoscenza delle zone di maggiore frequentazione), sia al progetto in generale(possibilità di contare sull’appoggio dei diretti interessati).Infine, per affrontare il problema della formazione ed accrescere il numero di persone con lecompetenze necessarie, ogni squadra potrebbe essere composta da un operatore esperto affiancatoda uno o più operatori in fase di formazione.
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Obiettivo 7.
Monitoraggio e verifica delle attività di gestione
I processi di monitoraggio e verifica finale delle attività intraprese contemplano il confronto dispecifici indicatori con i dati iniziali, permettendo quindi di valutare nel tempo la realizzazionedegli obiettivi prefissati, di canalizzare lo sforzo sulle criticità di intervento (ottimizzando quindi lerisorse), di comparare il successo delle strategie utilizzate in altri luoghi e situazioni (fermorestando la standardizzazione del metodo applicato).I l monitoraggio è un intervento di tipo continuo che valuta i progressi e permette di fare i dovutiaggiustamenti; accompagna quindi la realizzazione delle attività in tutte le sue fasi.
La verifica è un intervento di tipo puntuale, svolto generalmente nelle tappe fondamentali del Piano,e sopratutto alla fine, per valutare se esso abbia avuto gli effetti e gli impatti ipotizzati inizialmente. Entrambi i processi si avvalgono di specifici “indicatori”, che possono essere misure dirette (peresempio prevalenza e distribuzione degli ibridi nell’area oggetto di intervento) o indirette (peresempio il numero di incidenti stradali dovuti a ibridi) del fenomeno dell’ibridazione, che neriflettano i cambiamenti nel tempo in una determinata area. Le fonti da cui attingere per gliindicatori sono essenzialmente (i) dati oggettivi sulla dimensione e distribuzione della/epopolazione/i degli ibridi e (ii) feedback delle comunità locali, per esempio attraverso l’uso diquestionari o un processo di consultazione dei gruppi di interesse.Gli output delle attività di monitoraggio e verifica devono essere scrupolosamente documentati inmodo da permettere anche una valutazione dello sforzo e dei costi rispetto all’esito e ai beneficidelle strategie di gestione adottate.
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
ALLEGATO I
ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA IN PROVINCIA DI GROSSETO
Valeria Salvatori, Anna Bocci, Luigi Boitani, Chiara Braschi, Massimo Machetti, Antonio Pollutri,
Giorgia Romeo.
Indice
Premessa............................................................................................................................................... 2
Il progetto LIFE+ IBRIWOLF............................................................................................................. 2
LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DEGLI IBRIDI LUPO/CANE IN PROVINCIA DI
GROSSETO......................................................................................................................................... 2
Attività Preparatorie.........................................................................................................................2
Interventi Gestionali........................................................................................................................ 9
CONSIDERAZIONI GESTIONALI SULLE attività SVOLTE IN PROVINCIA DI GROSSETO. 17
Aspetti Tecnici............................................................................................................................... 17
Aspetti Sociali................................................................................................................................18
BIBLIOGRAFIA CITATA..................................................................................................................19
LISTA DELLE TABELLE
Tabella 1 – Schema riassuntivo delle attività di comunicazione.
Tabella 2 – Competenze specifiche e procedure da adottare in fase di cattura, in funzione del soggetto catturato in
provincia di Grosseto.
Tabella 3 – Indicatori usati sia per il monitoraggio che per la verifica del Piano di Gestione.
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
PremessaLa presenza di individui ibridi lupo/cane nel territorio della provincia di Grosseto è nota da diversi
anni: nel Parco Regionale della Maremma un branco di ibridi è stato individuato e monitorato a
partire dal 2006 (Manghi & Boitani 2009), ma la loro presenza è stata rilevata anche in altre aree,
quali ad esempio il comprensorio dell’Amiata (Lovari & Sangiuliano 2006). Con la consapevolezza
della minaccia che il fenomeno dell'ibridazione pone per la conservazione del lupo, la Provincia di
Grosseto, in collaborazione con l'Università Sapienza di Roma Dipartimento di Biologia e
Biotecnologie “Charles Darwin”, il Parco Regionale della Maremma e l'Unione dei comuni montani
dell'Amiata grossetana, con il supporto del WWF Italia, hanno intrapreso un percorso pionieristico
nell'applicazione di misure di gestione tese alla eliminazione della minaccia dal territorio
provinciale, con particolare attenzione nelle aree in cui la presenza di ibridi lupo/cane era stata
rilevata in precedenza (l'Amiata grossetano e il Parco Regionale della Maremma), attraverso il
progetto LIFE+ IBRIWOLF. Di seguito si fornisce la descrizione delle attività svolte all'interno di
ciascun obiettivo posto dalle linee guida e una discussione e valutazione delle attività svolte,
considerando sia i costi che i benefici.
Il progetto LIFE+ IBRIWOLFCo-finanziato dalla Commissione Europea e svoltosi da ottobre 2011 a febbraio 2015, il progetto
LIFE+ IBRIWOLF ha permesso la sperimentazione di azioni concrete tese all'eliminazione, seppur
a scala puramente locale, degli individui catturati e risultanti essere ibridi lupo/cane. Il progetto ha
rappresentato un punto di riferimento nazionale per tutti gli enti che abbiano rilevato la presenza
della minaccia dell'ibridazione nel proprio territorio, ed ha permesso alle autorità nazionali di far
affidamento su una esperienza concreta che fornisse lo spunto per attività gestionali a larga scala.
Per lo svolgimento delle attività si è intrapreso un percorso gestionale che ha visto l'applicazione
delle linee guida al contesto della provincia di Grosseto.
LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DEGLI IBRIDI LUPO/CANE IN PROVINCIA DI GROSSETO
Attività Preparatorie
Obiettivo 1.Stima dell'entità del fenomeno a livello locale
La presenza di ibridi lupo/cane, di cani e lupi, è stata attentamente monitorata (attraverso un
campionamento standardizzato) da gennaio 2012 a giugno 2013 mediante l’applicazione di due
tecniche complementari: la raccolta di campioni genetici (ovvero il recupero di reperti su carcasse
di animali trovati morti, la raccolta di frammenti di resti fecali o di campioni di sangue prelevati ai
soggetti catturati) e il monitoraggio fotografico (Manghi et al. 2012). Il campionamento è avvenuto
individuando 11 aree di monitoraggio, per una copertura complessiva di circa 30-40% del territorio
provinciale (oltre che in alcune aree periferiche; Manghi et al. 2012).
Per quanto riguarda i risultati delle trappole fotografiche, il 91% (n=10) delle 11 aree che
definiscono l’area di monitoraggio hanno dato esito positivo alla presenza di lupi/ibridi, il 64%
(n=7) alla presenza di cani ed il 55% (n=6) alla presenza di grossi canidi, confermando, pertanto, la
presenza e distribuzione di canidi di grossa taglia nel territorio della provincia di Grosseto (Manghi
2
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
et al. 2012).
Le analisi genetiche sono state effettuate su un campione di 110 escrementi e 25 resti biologici di
esemplari di canidi rinvenuti tra il 2010 e il 2013. Per il test di assegnazione alla popolazione di
lupo o cane, si è preferito adottare un approccio conservativo, considerando i seguenti valori soglia:
qi ≥ 0.975, in presenza di (i) altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di possibile ibridazione e/o
(ii) intervalli fiduciali del valore qi superiori alla media degli altri campioni non sospettati di
introgressione e/o (iii) variante del locus K (KB), sia in stato di eterozigosi che di omozigosi;
- qi ≥ 0.95 (e CI), in assenza di altre indicazioni genetiche e/o fenotipiche di ibridazione.
La soglia di 0.975 garantisce un livello di probabilità inferiore di errore nel classificare un ibrido
come lupo, garantendo al massimo una presenza di 25 ibridi erroneamente classificati come lupi
ogni mille campioni analizzati (anziché 50 ibridi nel caso si adottasse la soglia dello 0.95).
I risultati hanno individuato 20 esemplari introgressi (17 se si adotta la soglia dello 0.95)1, 32 lupi
(29 se si adotta la soglia dello 0.95) e 7 cani2 (Braschi & Boitani 2013). Se ne deduce che, in
provincia di Grosseto, vi è un’elevata percentuale di individui che presentano almeno una evidenza
genetica di ibridazione; il grado di introgressione rilevato nella popolazione campionata costituisce
comunque una stima approssimativa del numero effettivo di ibridi, dato che le analisi genetiche, per
quanto accurate, non riescono sempre a riconoscere individui introgressi originati da generazioni
successive alla seconda (Braschi & Boitani 2013).
Le attività hanno richiesto la presenza di 2 persone sul campo per circa 120 giorni e la percorrenza
di 23.711 km in auto. In aggiunta è stato necessario acquistare materiale tecnico e affidare un
incarico di servizio per le analisi genetiche dei campioni biologici raccolti.
Costo delle attività:Personale di campo: 32.628€
Supervisione logistica e scientifica: 9.091€
Elaborazione geografica: 7.000€
materiale tecnico: 9.805€
carburante: 4.399€
analisi genetiche: 19.460€
TOTALE: 82.383€
Obiettivo 2.Definizione della fattibilità dei possibili interventi gestionali
L’analisi SWOT relativa alla strategia di contrasto e riduzione dell’ibridazione in provincia di
Grosseto è mostrata in Tabella 2 e riassume i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le
minacce che hanno guidato le scelte strategiche.
Tra i fattori endogeni sono stati individuati l’identità e le risorse del territorio provinciale, le
modalità e l’intensità del loro utilizzo, i servizi, la promozione, la capacità di programmazione ed
eventuali supporti strutturali ed economici. Per quanto riguarda i punti di forza, sono stati analizzati
sia gli strumenti di stretta pertinenza alla riduzione dell’ibridazione lupo/cane (in primis la presa di
coscienza anche e sopratutto a livello istituzionale), sia gli elementi del contesto socio-economico
locale, che influiscono in modo più o meno diretto e che aiutano a fare delle previsioni a breve e
1 In questo caso l'adozione della soglia q>0,975 ha evitato che 3 ibridi fossero scambiati per lupi.
2 Dato che i campioni sono stati raccolti solamente nelle aree montane e boschive, distanti dai centri abitati, il numero di cani campionati non è
assolutamente rappresentativo del numero effettivo di cani vaganti presenti sul territorio.
3
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
medio termine (ovvero, nello specifico, il fatto che la Provincia di Grosseto nell'ambito del progetto
LIFE+ IBRIWOLF si sia dotata di un Piano di riduzione del randagismo canino e possa contare, nel
suo territorio, su di una struttura potenzialmente in grado di mantenere in cattività un certo numero
di ibridi). Tra i punti di debolezza sono da citare in particolare le carenze in termini di dati numerici
attendibili (sia per i cani che per gli ibridi) e di controllo (vigilanza sull’anagrafe canina e gestione
dei cani, sopratutto in ambiente rurale).
Tra gli elementi esogeni, sono stati presi in considerazione i fattori del contesto globale di analisi
del fenomeno: tra le opportunità, principalmente quelle economiche e di confronto (sia a livello
nazionale, che internazionale, ma anche con i vari portatori di interesse locale); tra le minacce, le
problematiche relative al fenomeno del randagismo e dell’ibridazione nel contesto italiano, con i
limiti e le debolezze del sistema normativo.
FATTORI ENDOGENI FATTORI ESOGENI
PUNTI DI FORZA (Strenghts) OPPORTUNITA’ (Opportinities)
- Presa di coscienza della problematica a vari livelli
istituzionali e volontà di concertare una soluzione
adeguata
- Percorso partecipativo e condiviso tra tutti i portatori
di interesse locali per individuare un approccio
operativo e integrato su tutto il territorio della
Provincia di Grosseto al fine di ridurre il fenomeno del
randagismo canino
- Presenza di un CRASM/CRASE (Semproniano,
WWF) autorizzato al mantenimento in cattività degli
ibridi
- Progetto LIFE Ibriwolf, con finanziamenti specifici per
individuare le problematiche, fare formazione,
sensibilizzazione e tavoli di concertazione e individuare
strategie idonee
- Confronto con altre realtà nazionali (PNATE, PNM,
PNFC, …) e internazionali (Portogallo - tramite il
progetto LIFE+ Ibriwolf)
- Progetto della Regione Toscana per la lotta al
randagismo e di difesa degli allevamenti zootecnici nel
Comune di Scansano ed in quelli limitrofi e nuova
strategia gestionale regionale in via di definizione
PUNTI DI DEBOLEZZA (Weaknesses) MINACCE (Threats)
- Difficoltà nel riconoscere gli ibridi
- Mancanza di dati numerici attendibili sul numero di
cani vaganti e quello degli ibridi
- (Necessità di intervenire rapidamente)
- Eterogeneità territoriale (e quindi di tipologia di
problematiche tra le realtà rurali e quelle più cittadine
e meno rurali - vedi aree protette montane)
- Applicazione non sempre attenta della vigilanza
sull’anagrafe canina (in particolare nelle realtà rurali)
e mancanza di una squadra di tecnici specializzati per
la cattura di cani inselvatichiti (difficilmente
avvicinabili)
- Gestione dei cani, in particolare in ambiente rurale
- Limiti e debolezze del sistema normativo
- Esiguità di risorse disponibili
- Attuale crisi economica che grava sulle famiglie anche e
sopratutto per il mantenimento e l’adeguata assistenza
sanitaria dei propri animali domestici
- Ridotto controllo delle nascite dei cani (sterilizzazione)
- Acquisti inconsapevoli e possesso non responsabile
- Mancata competenza che assicuri una gestione a lungo
termine del fenomeno (si hanno spesso soluzioni
emergenziali che terminano con la fine dei progetti
specifici).
- Bracconaggio
Obiettivo degli interventi:
4
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
Tenendo conto della locale situazione di prevalenza e distribuzione degli ibridi, dei punti di forza e
di debolezza, delle opportunità e delle minacce in grado di influenzare il successo del programma di
intervento (cf. con analisi SWOT), si è ritenuto che in provincia di Grosseto fosse necessario
avviare interventi di limitazione, ovvero di rimozione pianificata dei cani e degli ibridi, catturati su
aree che, seppur di limitate dimensioni, risultassero importanti come sorgente del fenomeno (aree a
maggior rischio di ibridazione).
Per il territorio della provincia di Grosseto, dove l’allevamento ovi-caprino rappresenta
un’importante risorsa (circa 1.200 aziende che allevano più di 210.000 capi3) e dove gli attacchi al
bestiame da parte di canidi (Ricci 2013) hanno prodotto importanti ripercussioni sulla percezione
dell’opinione pubblica e sulla problematica della convivenza uomo-lupo, la rimozione non può che
essere effettiva, e non riproduttiva. Gli interventi di cattura, sterilizzazione e rilascio in natura,
infatti, non diminuiscono le problematiche legate alla pressione esercitata dagli ibridi sul territorio,
ovvero non riescono in alcun modo a mitigare la convivenza uomo-lupo.
Obiettivo 3. Chiara individuazione delle responsabilità e degli iter amministrativi e sviluppo di un
protocollo specifico
La strategia gestionale individuata per il territorio della provincia di Grosseto è il risultato di un
tavolo di concertazione realizzato sotto un coordinamento di carattere più ampio, ovvero in grado di
coinvolgere, oltre alla Provincia stessa in qualità di capofila, esperti nazionali del fenomeno
ibridazione lupo/cane e gestori di altre realtà territoriali, ma anche portatori di interesse locale. Si è
pertanto istituito un Tavolo Tecnico Ibridi, che ha anche contribuito a definire gli indirizzi
gestionali generali contenuti nel presente documento. Questo approccio scaturisce dalla necessità di
un continuo confronto sugli elementi conoscitivi, le azioni e le attività, al di là della realtà specifica
della provincia di Grosseto; il coordinamento è fondamentale per la standardizzazione nella raccolta
dei dati e per lo svolgimento degli interventi, e quindi per la redazione dei protocolli più volte citati
in questo testo (p.es. analisi genetiche, campionamento, distinzione ibrido/lupo sulla base delle
caratteristiche fenotipiche). Inoltre, poiché l’enorme vagilità di lupi, cani e ibridi fa sì che essi si
spostino su lunghe distanze, non rispettando i confini amministrativi, qualsiasi strategia attuata in
provincia di Grosseto non può prescindere da un coordinamento a livello sovra-provinciale, oltre
che operare in coerenza con la programmazione regionale (un coordinamento regionale per questo
tipo di attività sarebbe pertanto auspicabile).
A livello strettamente provinciale, il ruolo di coordinamento lo riveste la Provincia di Grosseto, che
è in grado di organizzare gli interventi, a scala sub-provinciale in funzione della individuazione
delle aree a maggiore priorità, delegando però alle altre istituzioni le attività di loro competenza
(p.es. ai Comuni le attività relative alla cattura e custodia in canile dei cani).
Iter amministrativo
Al fine di attuare le operazioni di indagine, cattura e rimozione degli ibridi, i singoli interventi
sono stati attentamente pianificati, con la definizione dei seguenti documenti:
1. specifica autorizzazione al MATTM, sentito l’ISPRA, per la cattura di ibridi lupo/cane, e
quindi la messa in opera sia di gabbie che di lacci al piede tipo Belisle (e uso degli
strumenti per la immobilizzazione dell’animale); l’autorizzazione contempla anche la
probabilità di catturare lupi (in quanto i sistemi di cattura non sono selettivi), per i quali è
3 Dati rilevati dalla Banca Dati dell’anagrafe nazionale dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo.
5
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
comunque previsto l’immediato rilascio (dopo aver prelevato un campione genetico);
2. nulla osta del MATTM sulla base di un parere ISPRA per il mantenimento in cattività dei
“presunti” ibridi (almeno temporaneo, fino a che non siano disponibili i risultati delle
analisi genetiche);
3. stretta collaborazione con i Comuni e con la ASL, nel caso venga catturato un cane nelle
trappole predisposte per gli ibridi;
4. definizione di uno specifico protocollo di cattura, che preveda nel dettaglio tutte le
possibilità di cattura (cane, ibrido, lupo, altro animale selvatico), oltre alle singole
responsabilità del personale coinvolto;
5. specifica convenzione per il mantenimento in funzione e il controllo (almeno 2 volte al
giorno) delle trappole;
6. specifica convenzione con personale tecnico esperto per la cattura di ibridi (ricercatori e
veterinari);
7. specifica convenzione con l’Ente gestore del CRASM/CRASE di Semproniano (WWF)
per il mantenimento in cattività degli ibridi.
Nella fase di pianificazione è stato inoltre previsto un momento di condivisione con le parti
sociali.
Il diagramma di seguito riassume il protocollo di cattura che rappresenta l'allegato II al presente
documento, e basato sui caratteri diagnostici illustrati in tabella 2 delle Linee Guida per la Gestione
dell'ibridazione tra Lupo e Cane (modificata da Ciucci 2012) di cui il presente documento
costituisce l'allegato I.
6
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
7
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
Obiettivo 4.Piano di comunicazione
Il Piano di Comunicazione redatto (prodotto nell'ambito dell'azione A7 del progetto Life Ibriwolf, e
quindi per la Provincia di Grosseto; www.provincia.grosseto.it) ha affrontato due problematiche
chiave:
la scarsa conoscenza, in ambito provinciale, del fenomeno dell’ibridazione e dello stretto
legame tra ibridazione lupo/cane e e randagismo canino;
la presenza, sul territorio, di cani mal gestiti e, specificamente per i cani da guardianìa,
spesso mal selezionati e liberi di vagare, aggravata frequentemente da una scarsa
disponibilità, da parte dei proprietari, a modificare abitudini e atteggiamenti consolidati
nella gestione dei propri cani.
La finalità principale del Piano di comunicazione è stata quella di progettare e programmare alcune
attività di diffusione di informazioni, sensibilizzazione e innalzamento del grado di consapevolezza,
al fine di responsabilizzare i possessori di cani sul loro ruolo nella diffusione dei cani vaganti e
dell’ibridazione, evidenziandone le cause che l’originano e indirizzandoli verso forme di corretta
gestione e custodia dei cani. Obiettivi specifici sono quindi stati: (i) aumentare la consapevolezza
sulle conseguenze dell’ibridazione (in particolare sulla perdita di identità genetica del lupo); (ii)
incrementare le conoscenze sulle interazioni tra cani vaganti e lupo, e quindi sui rischi legati
all’abbandono dei cani o alla loro scarsa custodia, e sulle misure di prevenzione; (iii) migliorare la
corretta gestione dei cani (in particolare in ambiente rurale); (iv) costruire un clima favorevole alle
attività previste dal Piano di gestione degli ibridi lupo/cane in provincia di Grosseto; (v) supportare
l’applicazione del Piano strategico provinciale per la riduzione del randagismo canino.
I target destinatari delle azioni di comunicazione/informazione sono stati selezionati tenendo conto
delle maggiori emergenze del territorio grossetano; è stato pertanto individuato un target principale,
costituito dagli allevatori4 e dai cacciatori5, e un target secondario, rappresentato dai cittadini6 in
generale, coinvolgendo, in particolar modo, i giovani. I messaggi proposti sono stati adattati ai
target di riferimento, utilizzando un linguaggio appropriato (p.es. sfruttando una comunicazione
immediata, e non tecnica, e usando delle immagini). La tabella di seguito elenca le attività
intraprese nel corso delle azioni volte alla informazione e sensibilizzazione sul tema del randagismo
canino e l'ibridazione cane /lupo (principalmente azioni C6, D1, D2, D3 e D4 del progetto).
Tabella 1 – Schema riassuntivo delle attività di comunicazione.
ATTIVITA’ TARGET DESCRIZIONEIncontri “porta a porta” allevatori Incontri tra gli allevatori ed esperti/facilitatori
Disseminazione di
materiale informativotutti
Presso studi veterinari, info point dei Parchi,
fiere espositive e rivenditori prodotti zoo-
tecnici
Incontri in piazza
sulla tematica del
randagismo canino
allevatori, cacciatori
Coinvolgendo i gruppi di interesse e
affiancando uno stand di progetto
Stand espositivi in fiere tutti Installazione di stand con pannelli informativi e
4 che subiscono l’impatto diretto dell’espansione dell’areale dei carnivori e della presenza di cani vaganti e ibridi sul territorio, con attacchi al
bestiame e che, allo stesso tempo, hanno un elevato numero di cani che, se non opportunamente selezionati e gestiti, possono vagare liberamente sul
territorio, anche e sopratutto durante le ore notturne.5 i cui cani, se non opportunamente gestiti, possono allontanarsi senza fare ritorno.6per l’abbandono e la mancata registrazione del cane in anagrafe canina.
8
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
locali distribuzione di opuscoli e gadget
Campagna informativa
mini-mass mediaallevatori, cacciatori
Pubblicità con logo di progetto e slogan (Buste
Latte Maremma)
Promozione su canale
televisivo localeallevatori, cacciatori Promozione di uno spot /video sul progetto
Promozione abbinata a
prodotti alimentariallevatori
Disseminazione di informazioni su prodotti
locali presenti negli stand fieristici
Street art giovani
Incontro in piazza per elaborazione creativa
sull’immagine del lupo/ibrido, con presenza di
stand e distribuzione di materiali informativo
Ufficio stampa locale tutti
Informazione sulle attività di progetto e sui
risultati ottenuti nelle varie fasi (comunicati o
conferenze)
Le azioni di comunicazione hanno previsto una intensa campagna svolta nel periodo 2013-2014,
che includeva: presidio in piazza in occasione di manifestazioni locali (7: nei comuni di Grosseto,
Manciano, Follonica, Montieri, Scansano, Arcidosso, Orbetello), nonché la partecipazione al
festival FESTAMBIENTE promosso da Legambiente. Si è inoltre condotto un programma di
sensibilizzazione ed educazione nelle scuole, coinvolgendo 31 istituti scolastici primari e secondari
di I e II grado, raggiungendo un totale di circa 1200 alunni. Si è prodotto uno spot pubblicitario per
promuovere il controllo del randagismo canino. Infine si è svolta una campagna capillare di
informazione porta a porta visitando le aziende agricole con cani da lavoro ed offrendo assistenza
nell'espletamento delle pratiche necessarie per la regolare iscrizione all'anagrafe canina di tutti i
cani presenti in azienda. Si sono visitate in totale 80 aziende. Per una descrizione dettagliata delle
attività svolte vedi Pollutri (2015).
Le attività svolte hanno richiesto la presenza di 5 persone sul campo per un periodo di 12 mesi. In
aggiunta è stato necessario nominare un responsabile della comunicazione di progetto, a cui si è
affidata la gestione del sito web e del profilo facebook del progetto. Si è inoltre provveduto ad
organizzare incontri e redarre comunicati stampa in occasione di particolari situazioni, e si è
proceduto ad acquistare materiale tecnico e alla stampa di materiale divulgativo. Infine, si sono
organizzati due eventi, uno dedicato esclusivamente al tema del randagismo canino ed a carattere
locale, tenutosi ad Arcidosso il 22 Novembre 2013, ed uno a carattere scientifico e gestionale e di
respiro internazionale sulla tematica degli ibridi selvatici/domestici, che si è tenuto a Grosseto il 2-
4 Novembre 2014.
Costo delle attività:Consulenti per campagna comunicazione sul campo: 54.650€
Personale per coordinamento e supervisione: 40.524€
Sito web: 6.341€
Stampa materiale e gadgets: 18.326€
Partecipazinoe a Festambiente: 7.804€
Simposio Arcidosso: 19.487€
Conferenza Grosseto: 44.749€
TOTALE: 191.881€
Interventi Gestionali
9
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
Obiettivo 5. Riduzione dei fattori che generano ibridi: controllo del randagismo canino
Nell'ambito del progetto LIFE+ IBRIWOLF (Azione A6) la Provincia di Grosseto ha redatto e
approvato, sia in Giunta che in Consiglio Provinciale, il Piano strategico provinciale per la
riduzione del randagismo canino (www.provincia.grosseto.it), un documento di pianificazione di
carattere integrato che, dopo aver individuato i problemi, le opportunità, gli obiettivi e gli scenari
del territorio grossetano (attraverso un’adeguata tabella SWOT), ha codificato una serie di azioni,
calate sulla realtà locale, da mettere in atto per ottenere una significativa riduzione del fenomeno.
Nella fase di sviluppo del Piano è stato attuato un processo partecipativo, creando un gruppo di
consultazione costituito dai principali portatori di interesse locale (Amministrazioni comunali, ASL
9 – Servizio veterinario, Associazioni ambientaliste/animaliste, Associazioni venatorie,
Organizzazioni agricole). Lo scopo principale delle consultazioni è stato quello di analizzare,
inquadrare e quantificare il problema (identificandone le cause e raccogliendo l’opinione generale
sulla problematica), oltre a proporre e condividere gli approcci più efficaci da mettere in pratica, sia
sul breve che sul lungo periodo.
Il Piano è stato strutturato in una parte di inquadramento ed una attuativa, che individua le azioni
principali, all’interno delle quali le Misure rappresentano le strategie locali (ovvero calibrate sulla
fattibilità nel territorio della provincia di Grosseto), attuabili per il raggiungimento degli scopi
specifici. Per il dettaglio si rimanda al Piano stesso, scaricabile dal sito della Provincia di Grosseto,
oltre che da quello del progetto LIFE+ IBRIWOLF.
Le attività intraprese dalla Provincia di Grosseto nell'ambito della riduzione del randagismo canino
Hanno incluso:
1. Cattura di cani vaganti
Durante gli anni 2012, 2013 e 2014 sono state attivate fino a 9 gabbie trappola per la cattura di cani
vaganti nel territorio dei comuni di Arcidosso, Roccalbegna, Manciano, Scansano, Civitella
Paganico. Le gabbie, di cui 8 acquistate con fondi regionali ed una già in possesso della provincia di
Grosseto, sono state gestite dal personale tecnico dell'ufficio provinciale. Le attività di cattura,
svolte nel rispetto della normativa vigente, in piena collaborazione con le autorità competenti ed in
maniera intensiva rispetto alle attività ordinarie, hanno visto anche il coinvolgimento di guardie
ambientali volontarie, alcune delle quali sono proprietarie di aziende agricole. Le trappole sono
state attivate per periodi variabili tra 2,5 a 10 mesi, in modo più o meno continuativo. Per i tre anni
di operatività, cumulativamente per tutte le trappole, si sono totalizzati circa 350, 700 e 550 giorni
per il 2012, 2013 e 2014, rispettivamente. Durante i mesi estivi le gabbie venivano disattivate nelle
ore diurne, per evitare l'esposizione di eventuali animali catturati a temperature elevate. Sono stati
catturati in totale 24 cani, 15 dei quali dotati di microchip e restituiti ai rispettivi proprietari. Nei
casi in cui la legge lo prevedeva, sono state applicate sanzioni per mancata custodia dell'animale (n
= 2). Un cane catturato è riuscito a scappare. I rimanenti 7 cani non dotati di microchip sono stati
affidati ai canili competenti. Due ulteriori cani sono stati catturati durante le attività di
perlustrazione per l'apposizione delle trappole per catturare gli ibridi operate dal personale tecnico
dell'Università Sapienza di Roma (vedi obiettivo 6).
Costo delle attività:Personale per coordinamento e disposizione atti amministrativi: 9.525€
Personale per controllo trappole sul campo: 16.193€
Materiale tecnico (gabbie e cartelli): 4.000€
TOTALE: 29.718€
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
2. Azioni di prevenzione e monitoraggio
Si è provveduto a stilare dei protocolli d'intesa con le ATC al fine di intensificare le attività di
controllo dei cani vaganti mediante scansione di eventuale microchip. A tal fine si sono acquistati
23 lettori per i microchip, affidati alle ATC (18) e alle Guardie Ambientali Volontari (5).
Costo delle attività: Personale per coordinamento e disposizione atti amministrativi: 2.974€
Acquisto rilevatori di microchip: 3.680€
TOTALE: 6.654€
3. Azioni di incentivazione e informazione
La Provincia, con fondi propri, ha promosso l'iniziativa denominata “Valorizzazione delle
Biodiversità Maremmane sul territorio provinciale (cani da pastore maremmani, cani segugi
maremmani, e attività correlate)”, durante la quale si sono visitate 32 aziende zootecniche
ovicaprine per: (i) eventuale apposizione di microchip ai cani da pastore e segugi; (ii) censimento
dei cani pastore maremmano-abruzzese; (iii) censimento dei segugi; (iv) promozione del piano
provinciale condiviso per la riduzione del randagismo canino. E' stato inoltre organizzato un
simposio divulgativo per diffondere informazioni circa l'uso e il comportamento adeguati per i cani
pastore maremmano-abruzzese.
Costo delle attività:Personale per coordinamento: 1.200€
Personale tecnico per attività di campo: 2.500€
Organizzazione e realizzazione simposio: 961€
TOTALE: 4.661€ + IVA
Obiettivo 6.Controllo degli ibridi
La strategia individuata per la provincia di Grosseto, dove l’analisi della locale situazione di
prevalenza e distribuzione degli ibridi mostra la presenza di uno sciame ibrido diffuso, è quella
della rimozione opportunistica, poiché è impossibile procedere alla rimozione totale degli
individui a causa della loro numerosità e occorre quindi attuare una gestione di intervento che
massimizzi lo sforzo nelle aree prioritarie. Al fine di ridurre la pressione esercitata dagli ibridi sul
territorio, per la loro rimozione si è deciso di adottare un approccio di cattura e mantenimento degli ibridi in cattività, attuabile anche grazie alla presenza, nel territorio della provincia di
Grosseto (a Semproniano), del CRASM/CRASE, una struttura autorizzata al mantenimento di
animali classificati come “pericolosi” (D.M. 19/04/1996). Tale struttura è legata alla Provincia di
Grosseto da apposita convenzione per il recupero, cura ed eventuale rilascio in natura di fauna
selvatica in difficoltà.
Si è pertanto prefissato l'obiettivo di catturare almeno 20 canidi nel territorio provinciale e
rimuovere tutti quelli che risultassero essere ibridi.
Tutte le operazioni di cattura e rimozione degli ibridi in Provincia di Grosseto sono regolamentate
in un apposito protocollo, approvato dal MATTM e dall’ISPRA, che prevede:
- la cattura degli ibridi mediante lacci da piede tipo Belisle (e gli strumenti necessari alla
immobilizzazione dell’animale preso nella trappola);
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
- la liberazione di ogni individuo catturato che appaia lupo ad un esame morfologico
esterno e non presenti alcun indizio fenotipico, tra quelli presi attualmente in esame (cf.
Tabella 2), di possibile ibridazione;
- la destinazione al canile di ogni individuo catturato che risulti essere evidentemente un
cane domestico7;
- la captivazione temporanea, finalizzata al riscontro genetico, di quegli individui che
presentino caratteri fenotipici (tra quelli presi attualmente in esame) ritenuti possibile
indicazione di ibridazione (cf. Tabella 2);
- immediato rilascio di qualsiasi altro animale catturato;
- lista di criteri per la valutazione fenotipica come segno di possibile ibridazione (cf.
Tabella 2);
- specifiche responsabilità per tutti coloro che a vario titolo risultano coinvolti nelle
operazioni di cattura e rimozione;
- indicazione specifica sui campioni biologici da prelevare e tempistica per i risultati
genetici.
La Tabella 2 riassume quanto riportato nel protocollo relativamente alle competenze specifiche e
alle procedure da adottare in funzione del soggetto catturato.
Tabella 2 – Competenze specifiche e procedure da adottare in fase di cattura, in funzione del soggetto catturato in
provincia di Grosseto.
Animale catturato
Personale coinvolto
Intervento Trasmissione dei dati
Lupo BBCD
Prelievo di sangue e
immediato rilascio in
natura
Invio campioni organici ad
ISPRA
Cane BBCD, canileCattura e mantenimento in
canile
Invio documentazione
fotografica ad ISPRA,
successivamente alla
rimozione
Ibrido BBCD, WWF
Cattura e mantenimento
temporaneo in cattività
presso il CRASM. Analisi
genetiche e decisione
finale sull’esemplare
Trasmissione protocolli
espliciti e risultati delle
analisi genetiche ad
ISPRA ed invio campioni
organici ad ISPRA
preventivamente alla
rimozione
Altra specie BBCDImmediato rilascio in
natura-
Le attività svolte hanno richiesto una intensa fase di perlustrazione pressoché continua del territorio,
al fine di individuare le aree in cui attivare le trappole che garantissero elevate probabilità di
successo. Le attività si sono svolte per 18 mesi, da novembre 2012 a giugno 2014, e sono state
impegnate 3-5 persone sempre sul territorio per un totale di circa 900 giornate/uomo. Nei periodi di
attivazione delle trappole i tecnici specializzati erano inoltre impegnati anche la notte per il
controllo dei meccanismi di allarme di scatto dei lacci. Le attività di cattura erano previste
inizialmente solo nelle aree prioritarie del Parco della Maremma e dell'Amiata Grossetana, in cui la
presenza di ibridi era stata rilevata in passato. I risultati delle indagini preliminari (vedi obiettivo 1)
non hanno però rivelato la presenza nel parco della Maremma di individui ibridi. Pertanto si è
7 Spetta ai Comuni la tutela e il controllo della popolazione animale vagante sul territorio di propria competenza; i cani vaganti ritrovati e catturati,
devono essere trasferiti presso i canili comunali o i rifugi (L.N. 281/1991, L.R. 59/2009).
12
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
proceduto ad estendere le aree di intervento, richiedendo un notevole aumento dello sforzo rispetto
a quanto previsto. Si sono inoltre incontrate difficoltà di tipo logistico dovute a: (i) impreviste
inondazioni; (ii) frequenza quasi costante sul territorio di attività legate alla produttività del
territorio stesso: raccolta funghi, escursionismo, caccia, zootecnia; (iii) recrudescenza del conflitto
con le attività zootecniche che hanno portato ad atti illegali che sono risultati nell'uccisione di
almeno 8 individui, contribuendo ad aumentare la diffidenza dei predatori selvatici.
Ciononostante, si sono intensificati gli sforzi per arrivare a catturare 13 esemplari ibridi, 11 dei
quali sono stati rimossi dal territorio in modo permanente. Per gli altri 2 le analisi genetiche non
hanno permesso la conferma del sospetto status di ibrido e pertanto sono stati rilasciati in natura.
Gli ibridi catturati sono stati ospitati in strutture appositamente costruite nell'ambito del progetto
LIFE+ IBRIWOLF presso il CRASM/CRASE di Semproniano. Il progetto ha anche provveduto a
coprire le spese per le adeguate cure veterinarie, il cibo e la gestione dal punto di vista tecnico-
sanitaria.
Costo delle attività:Personale per coordinamento e disposizione atti amministrativi: 5.308€
Personale per coordinamento tecnico e supervisione scientifica: 46.800€
Personale per cattura: 118.227€
Veterinario per assistenza nelle catture: 17.808
Carburante: 15.906€
Affitto stazione base di campo: 11.987€
Materiale tecnico (trappole e materiale veterinario): 11.283€
Costruzione recinti: 148.888€
Assistenza veterinaria per mantenimento ibridi: 35.479€
Alimentazione ibridi: 9.517€
TOTALE: 421.203€
Obiettivo 7.Monitoraggio e verifica delle attività di gestione
Al fine di consentire sia il monitoraggio (intervento di tipo continuo che valuta i progressi e
permette di fare i dovuti aggiustamenti) che la verifica (intervento di tipo puntuale, svolto
generalmente nelle tappe fondamentali del programma, e sopratutto in fase finale, al fine di valutare
se esso abbia avuto gli effetti e gli impatti ipotizzati inizialmente) delle attività svolte si sono
individuati degli specifici indicatori che permettessero il confronto con i dati iniziali, e quindi una
valutazione sulla realizzazione degli obiettivi inizialmente prefissati. I parametri impiegati come
specifici indicatori (Tabella 3) sono misure, sia dirette che indirette, che riflettono i cambiamenti
dell’ibridazione lupo/cane nel tempo e/o in una determinata area.
Tabella 3 – Indicatori usati sia per il monitoraggio che per la verifica del Piano di Gestione.
Misure DIRETTE Misure INDIRETTE
Prevalenza degli ibridi nell’area oggetto di
intervento
Distribuzione degli ibridi nell’area oggetto di
Nuove catture di ibridi
Numero di incidenti stradali dovuti a ibridi
Numero di incidenti stradali dovuti a cani
vaganti
13
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
intervento Avvistamento di cani vaganti
Feedback delle comunità locali attraverso
l’uso di questionari
Feedback attraverso un processo di
consultazione dei gruppi di interesse locale
Le attività svolte hanno previsto: (i) una indagine conoscitiva tesa a valutare direttamente la
presenza e la distribuzione di ibridi sul territorio provinciale; ( ii) la registrazione di tutti gli eventi di
incidente stradale dovuti a ibridi; (iii) feedback delle comunità locali attraverso questionari e
incontri.
1. Indagine sulla presenza e la consistenza degli ibridi alla fine delle attività di gestione
L'indagine conoscitiva per stimare la presenza e la consistenza di ibridi sul territorio provinciale ha
previsto lo svolgimento di attività intensive nel periodo luglio-novembre 2014. Attraverso
l'applicazione integrata di tecniche conoscitive quali il wolf-howling, il monitoraggio fotografico e
le analisi genetiche su campioni biologici non invasivi, hanno visto 3 operatori impegnati per circa
50 giornate sul campo. I risultati ottenuti hanno riportato la presenza di almeno 5 nuclei riproduttivi,
identificati da 4 branchi e una femmina gravida in tutto il territorio provinciale. In particolare le
aree in cui si sono rilevati sono: Montioni, Monteleoni, Abbandonato, Baccinello e Montauto.
Nei 4 branchi si è rilevata la presenza di animali ibridi, e le analisi genetiche hanno riportato 28
individui caratterizzati, dei quali circa il 35% ha genotipo ibrido lupo/cane. Le analisi genetiche
sembrano indicare che gli individui ibridi siano di generazioni successive alla prima o seconda.
Non si è rilevata la presenza di lupi o ibridi nei comprensori di Poggio Ferro (Scansano), mentre nel
Parco della Maremma, nel comprensorio di Monte Penna / Elmo e nell'area dell'Amiata si sono
rinvenuti segni che riportano alla presenza sporadica di pochi individui di lupo. Nei comprensori di
Montebottigli (Magliano in Toscana), Catabbio (Semproniano) e Rocconi (Manciano) si è rilevata
una presenza sporadica di canidi selvatici, e non è stato possibile reperire campioni di materiale
biologico da sottoporre ad analisi genetica.
La presenza di cani vaganti sul territorio sembra essere notevolmente inferiore a quanto rilevato
nelle indagini preliminari (vedi obiettivo 1), e si è documentata la presenza di cani soli
esclusivamente nel comprensorio di Montauto e dell’Oasi di Monteleoni. I cani sono comunque di
piccola taglia. Non si sono rinvenuti casi di lupi associati a cani.
Costo delle attività:Personale di campo: 36.905€
Supervisione logistica e scientifica: 10.146€
Materiale tecnico: già acquistato in precedenza
carburante: 2.611€
analisi genetiche: 8.995€
TOTALE: 58.657€
2. Monitoraggio degli incidenti stradali dovuti a lupi e/o ibridi
La provincia di Grosseto, tramite il progetto LIFE+ STRADE ha attivato un sistema di
monitoraggio e prevenzione degli incidenti stradali in cui risultasse coinvolta fauna selvatica
(www.lifestrade.it). Nel periodo successivo all'attuazione delle attività tese alla diminuzione degli
ibridi lupo/cane, si sono rilevati 2 eventi in cui animali rinvenuti sul ciglio della strada (12/5/2014;
12/2/2015), molto presumibilmente coinvolti in incidenti stradali. In seguito ad analisi genetiche
condotte su campioni di materiale biologico, sono risultati essere ibridi lupo/cane.
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
Costo delle attività:
Personale per raccolta dati: 7.922€
3. Feedback dalle popolazioni locali
Il progetto LIFE+ IBRIWOLF, nella sua fase conclusiva, ha commissionato all’istituto Piepoli
un’indagine quantitativa volta a rilevare il livello di informazione, consapevolezza e
preoccupazione dei residenti nella provincia di Grosseto in merito alla presenza di ibridi lupo/cane
(per un resoconto dettagliato della metodologia e dei risultati vedi Pollutri, 2015; WWF 2015).
L’indagine è stata svolta nel mese di gennaio 2015 su un campione rappresentativo della
popolazione adulta (uomini e donne di almeno 15 anni di età) della provincia di Grosseto attraverso
1.329 interviste telefoniche di cui:
-1.106 interviste alla popolazione
- 223 interviste ad allevatori.
L’indagine ha fatto emergere che, per quanto riguarda il tema degli ibridi lupo/cane, il target degli
allevatori, rispetto alla popolazione in generale, percepisce con maggiore intensità la loro presenza
sul territorio, ma possiede comunque una scarsa conoscenza degli aspetti biologici ed ecologici del
fenomeno. Infatti, per questa categoria, gli ibridi lupo/cane sono in aumento, così come i lupi, ma la
comparsa di entrambi nel territorio provinciale è legata a una qualche iniziativa di introduzione
artificiale.
Un’opinione condivisa dalle due categorie (Allevatori e popolazione generica) è che gli ibridi
costituiscono una minaccia per la conservazione del lupo, mentre attribuiscono loro scarsa
importanza rispetto al ruolo ecologico che potrebbero svolgere. Per entrambi, quindi, gli ibridi
lupo/cane andrebbero gestiti, sia per l’impatto che ne consegue a carico del lupo, sia per quello
esercitato a carico dell’attività zootecnica locale. Comunque per gli allevatori il problema principale
è il lupo, che è considerato il principale responsabile delle aggressioni agli ovini.
Rispetto alla presenza di cani vaganti, la popolazione in generale e gli allevatori non ritengono sia
in corso un relativo incremento. Ciò nonostante è opinione diffusa in entrambe le categorie che
questi animali debbano essere gestiti e il conferimento nei canili appare la soluzione più accettabile
al problema.
Confrontando il campione provinciale con quello nazionale (tramite interviste ad un campione di
riferimento di 500 persone fuori dalla provincia di Grosseto), il primo è comunque risultato
maggiormente coinvolto nella problematica, sia perché dichiara consapevolezza rispetto
all’aumento del numero di esemplari del carnivoro selvatico, sia perché esprime maggior
preoccupazione rispetto alle predazioni.
Lo stesso risultato si ha per quanto riguarda l’opinione sui cani vaganti, che in provincia di Grosseto
vengono maggiormente ritenuti una minaccia per la zootecnia.
Circa il fenomeno dell’ibridazione tra lupo e cane risulta che in provincia di Grosseto senz’altro se
ne parla di più che altrove, e che la presenza di ibridi richiede un qualche tipo d’intervento
gestionale.
Costo delle attività:Coordinamento e supervisione: 12.080€
Appalto indagine: 21.838€
TOTALE: 33.918
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
CONSIDERAZIONI GESTIONALI SULLE ATTIVITÀ SVOLTE IN PROVINCIA DI GROSSETO
Aspetti Tecnici
Le attività di cattura di ibridi lupo/cane, che sono state svolte per la prima volta in Italia in maniera
intensiva a livello locale, hanno messo in evidenza alcuni aspetti cruciali connessi alla
caratterizzazione (fenotipica e genetica) di questi animali che non erano mai stati presi in
considerazione prima della realizzazione del Progetto LIFE+ Ibriwolf.
Innanzitutto, la realizzazione delle attività di cattura ha richiesto la formulazione di un protocollo
operativo di riferimento in cui fossero contenute tutte le procedure e le figure coinvolte nelle varie
fasi operative, i criteri morfologici di riferimento in base ai quali stabilire se un animale andasse
trattenuto (presenza di evidenze fenotipiche di ibridazione) o rilasciato (nessuna anomalia
fenotipica rispetto allo standard selvatico del lupo), e l'esplicitazione della sequenza di azioni e
responsabilità. La redazione del protocollo di cattura (Allegato II), avvenuta tra l'altro grazie alla
collaborazione attiva del referente di ISPRA al Tavolo Tecnico per gli ibridi, istituito nell'ambito del
progetto e che ha contribuito alla stesura del presente documento, per quanto necessaria e dovuta,
costituisce un risultato estremamente innovativo e assolutamente non scontato per i suoi contenuti.
Infatti, per la prima volta si è affrontato il problema di come stabilire criteri facilmente riconoscibili
che permettessero di poter prendere una decisione immediata sugli animali da trattenere (o meno),
in base ai caratteri fenotipici. Viene pertanto per la prima volta riconosciuta in Italia l'importanza
diagnostica dei caratteri fenotipici per l’identificazione preliminare degli ibridi lupo/cane. E' da
notare che prima della formulazione di tale protocollo non esistevano in Italia norme nazionali in
materia di gestione degli ibridi lupo/cane, che infatti venivano assimilati ai selvatici, e pertanto non
era contemplata in nessun modo la loro rimozione dal territorio. Il progetto non solo ha messo in
luce l'impatto negativo dell'ibridazione sulla conservazione del lupo, ma ha anche aperto la strada
per la messa in atto di attività gestionali a partire dal riconoscimento degli individui potenzialmente
ibridi unicamente sulla base di caratteristiche fenotipiche anomale rispetto allo standard selvatico, e
prima ancora di avere a disposizione i risultati delle analisi genetiche.
L'importanza del protocollo operativo consiste principalmente nel fatto che questo documento
consentirà, non solo nella Provincia di Grosseto ma anche in altre parti di Italia, la cattura e la
rimozione di esemplari ibridi cane–lupo (sia essa definitiva o temporanea in seguito a
sterilizzazione degli animali, a seconda della scelta gestionale che verrà effettuata a livello locale)
in maniera più efficace e coerente di quanto sia stato fatto anteriormente all'esperienza maturata dal
progetto LIFE+ Ibriwolf. A riprova di come tutto questo percorso gestionale sia servito per produrre
una buona pratica esportabile ad altri contesti territoriali ne è esempio l’adozione del protocollo
operativo di cattura da parte di altri progetti, come ad esempio a) il progetto LIFE+ WolfAlps, che
prevede la cattura di eventuali ibridi rinvenuti sul territorio alpino ; b) la redazione delle Linee
Guida per la gestione degli ibridi lupo/cane in provincia di Grosseto, prodotte nell'ambito del
progetto LIFE+ Ibriwolf, c) il nuovo programma della Regione Toscana, approvato negli ultimi
mesi del 2014, finalizzato a contrastare il randagismo canino, e la presenza degli ibridi lupo/cane, in
cui gli enti incaricati, l'ASL 9 di Grosseto e il CIRSEMAF, utilizzano come riferimento operativo il
protocollo prodotto nell'ambito del progetto LIFE+ Ibriwolf.
Non ultima l'acquisita consapevolezza, da parte delle amministrazioni locali, di ISPRA e del
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di come le sole tecniche genetiche
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
attualmente in vigore in Italia e nel mondo possiedano ancora un potere diagnostico limitato nella
identificazione di esemplari introgressi oltre la seconda generazione, e che tale limitazione non può
supportare da sola scelte gestionali che possano essere negative per la conservazione del lupo. Tale
consapevolezza rafforza la convinzione che, al fine di massimizzare la probabilità di individuare
esemplari ibridi in natura, e di conseguenza di minimizzare il rischio di inquinamento genetico del
lupo, sia necessario adottare un approccio gestionale che preveda l'integrazione del dato genetico
con l'aspetto fenotipico, ovvero con le caratteristiche morfologiche di possibile derivazione canina
che vengono riscontrate in un esemplare di lupo. Questo elemento conoscitivo non sarebbe mai
stato acquisito senza il concreto apporto del programma di catture del progetto LIFE+ Ibriwolf, che
ha dimostrato la necessità di riconnettere il dettato teorico della genetica con la pratica della
gestione sul campo delle popolazioni ibridate.
Aspetti Sociali
Nel territorio della provincia di Grosseto, la percezione diffusa che la popolazione locale ha dei
predatori è decisamente negativa, e nel corso degli anni di svolgimento del progetto numerosi sono
stati gli episodi che hanno reso evidenti i toni accesi di questo conflitto, sfociato tra l'altro in
numerosi casi di uccisione illegale di canidi selvatici. In seguito all'avvio del progetto si è diffusa,
nella popolazione locale, la percezione dell'esistenza degli ibridi lupo/cane, e la possibilità della
loro rimozione (ad oggi mai contemplata nei confronti dei lupi). Gli ibridi lupo lupo/cane (come
anche i lupi) vengono considerati dalla popolazione locale come un ostacolo alle attività
zootecniche. Una frazione degli allevatori presenti nel territorio provinciale non è aperta a nessun
tipo di mediazione e, per essi, l'unica soluzione possibile è l'eliminazione definitiva di tale ostacolo,
in alcuni casi limite ricorrendo anche a strumenti illegali. Benché tale posizione non sia assunta
dalla maggioranza degli allevatori, chi si arrocca su posizioni limite riesce spesso anche ad
esternare “rumorosamente” il proprio punto di vista. Il fatto che il progetto prevedesse la rimozione
degli ibridi ha concorso alla sua accettazione da parte della popolazione locale, anche se
caratterizzata da eventi episodici di proteste, spesso strumentali a secondi fini. D'altro canto, la
veicolazione di un messaggio errato da parte di alcuni amministratori locali, che hanno associato la
rimozione degli ibridi dal territorio alla risoluzione del problema dei danni causati dai predatori al
bestiame domestico, non ha fatto altro che alimentare false aspettative che hanno, in alcune fasi del
progetto, stimolato il verificarsi di proteste e atti dimostratori anche gravi. Il rilascio in natura di
due esemplari ibridi, ma ritenuti non“sufficientemente ibridi” in base ai parametri genetici adottati
dal primo permesso di cattura rilasciato dal MATTM, ha contribuito ad acuire i toni del conflitto,
permettendoci di arrivare alla revisione del permesso come incluso nel presente documento. Va
comunque sottolineato che, da un punto di vista gestionale e sociale, questo evento ha contribuito
ad una revisione delle procedure normative ed ha promosso un aumento della sensibilità mediatica e
della stampa rispetto al problema della gestione degli ibridi, ed è quindi da ritenersi positivo nel suo
complesso generale. Ha costituito infatti l'occasione per rivedere il protocollo di cattura e le linee
guida per la gestione degli ibridi, inserendo la possibilità di rimuovere individui risultanti
geneticamente ibridi anche se di generazione successiva alla seconda. Il clima sociale
particolarmente teso non ha permesso la formulazione di una strategia di comunicazione adeguata
per un evento del genere. Infatti, tale evento si è svolto in una fase iniziale del progetto (ottobre
2013) in cui né la popolazione locale né i beneficiari del progetto erano preparati alla eventualità di
rilascio di predatori (ibridi) catturati. Essendo il tema estremamente nuovo, sia per chi è offeso dalla
presenza dei predatori che per chi invoca la loro conservazione in natura, forse la durata del
progetto sarebbe dovuta essere superiore, per permettere l'elaborazione di informazioni e
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato I
conoscenze nuove da parte dei diversi gruppi di interesse. La campagna di comunicazione per il
controllo del randagismo canino svolta in modo intensivo nel 2014 ha supportato il progetto in
modo adeguato, ma la difficoltà mediatica dell'argomento, la strumentalizzazione politica degli
attacchi alle greggi, e le aspettative di chi vuole una riduzione significativa dei predatori sul
territorio, hanno provocato una situazione particolarmente critica in cui il progetto è riuscito
comunque a svolgere le attività previste, creare solidarietà tra gruppi d'interesse e ottenere la
partecipazione di buona parte della popolazione locale.
Nonostante le difficoltà del contesto in cui si è svolto il progetto, si è comunque continuato a
svolgere sia le attività di cattura che di mediazione con i diversi gruppi di interesse, in particolare
con gli allevatori e gli animalisti, senza tuttavia riuscire ad evitare dimostrazioni di disapprovazione
sia dirette (uccisioni illegali), che indirette (atteggiamento negativo nei confronti del progetto e
degli operatori sul campo). Pertanto, nel caso di eventuali progetti analoghi di rimozione degli ibridi
lupo/cane dal territorio nazionale, sopratutto nei casi in cui si decida di non trattenere gli animali ma
di sterilizzarli e rilasciarli in natura, sarà necessario che la rimozione di questi individui venga
preceduta, oltre che svolta in contemporanea, con una attenta analisi del contesto sociale e una
campagna informativa esaustiva e adeguata. Dal momento che il progetto LIFE+ Ibriwolf ha avuto
una eco nazionale, la prosecuzione di attività analoghe non dovrà necessariamente aprire una porta
chiusa, ma troverà terreno fertile e precedenti a cui fare riferimento.
BIBLIOGRAFIA CITATA
Braschi C., L. Boitani 2013. Azione A3 – Caratterizzazione genetica e morfologica degli ibridi
lupo/cane in provincia di Grosseto. Risultati delle analisi genetiche – Relazione tecnica.
Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.
Lovari S., A. Sangiuliano 2006. Il lupo sul Monte Amiata: progetto sui grandi canidi (lupo, cane)
nel territorio dell'Amiata grossetana e senese. In: Caniglia et. al (a cura di)- Ricerca
scientifica e strategie per la conservazione del lupo (Canis lupus) in Italia. Quaderni di
Conservazione della Natura 33: 269-298.
Manghi L. e Boitani L. 2009. Monitoraggio degli ibridi lupo-cane nel Parco della Maremma:
confronto ed integrazione tra tecniche d’indagine. 4° Workshop: L’ibridazione tra animali
selvatici e domestici: una minaccia per la biodiversità. Cantieri della Biodiversità.
Manghi L., E. Tosoni, M. Masi. 2012. Indagine sulla presenza di ibridi lupo/cane in Provincia di
Grosseto. Azioni A3-A4 – Relazione tecnica. Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.
Pollutri A. 2015. Campagna di sensibilizzazione pubblica “Mai più lupi a metà”. Azione C6 –
Relazione Tecnica. Progetto LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.
Ricci S. 2013. Indagine sui danni al bestiame domestico causati da predatori in Provincia di
Grosseto. Azione A4 – Relazione tecnica. Progetto LIFE11NAT/IT/069 Medwolf.
WWF Italia. 2015.Valutazione dello stato di conoscenza e consapevolezza sul problema della
perdita di identità genetica del lupo. Azione E3 – Relazione Tecnica. Progetto
LIFE10NAT/IT/265 Ibriwolf.
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Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato II
ALLEGATO II
PROTOCOLLO DI CATTURA DEGLI IBRIDI IN
PROVINCIA DI GROSSETO
PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2
PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA CATTURA E RIMOZIONE DEGLI IBRIDI CANE/LUPO NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI GROSSETO
PREMESSAIl Progetto IBRIWOLF è stato concepito per realizzare una serie di azioni a supporto della
conservazione del lupo. Tra queste, sono prioritarie le azioni per indagare la effettiva incidenza
della ibridazione tra cane e lupo nel territorio della Provincia di Grosseto e per disegnare e iniziare
un percorso operativo per la soluzione del fenomeno.
La campagna di cattura di esemplari di ibridi avverrà a seguito di una massiccia raccolta dati svolta
da gennaio a giugno 2012 e composta da materiale audio-visivo raccolto attraverso trappole
fotografiche e da campioni biologici (escrementi) raccolti su percorsi distribuiti su tutta la provincia
(Azioni A3 e A4). Questi campioni sono attualmente in esame presso il Laboratorio dell’U.S Forest
Service, Rocky Mountain Research Station e i dati saranno usati a supporto della definizione della
reale incidenza della ibridazione nella popolazione di canidi selvatici della provincia.
Parallelamente alle analisi di laboratorio, le Azioni C1 e C2 del progetto prevedono la cattura ed
eventuale rimozione di esemplari ibridi. La campagna catture e rimozione è programmata a partire
da settembre/ottobre 2012, secondo il presente protocollo i cui tratti principali sono riassunti nella
Tabella riepilogativa-
CATTURA DEGLI ANIMALIOggetto delle catture sono i presunti ibridi cane/lupo. Tuttavia, le tecniche e gli strumenti
utilizzabili per le catture (lacci al piede tipo Belisle e fucile lanciasiringhe) non permettono di essere
efficacemente selettivi su questa categoria di canidi ed è quindi probabile che potranno essere
catturati sia lupi che cani e ibridi.
Pertanto, la cattura di un canide libero di vagare sul territorio avrà come seguito:
a) liberare subito ogni animale che appaia lupo ad un esame morfologico esterno e non
presenti indizi morfologici di possibile ibridazione,
b) avviare al canile ogni animale con evidenti caratteri di cane domestico,
c) trattenere per ulteriori analisi genetiche quegli animali che presentano caratteri ritenuti
sufficienti indicatori di recente ibridazione.
Al momento della cattura, gli operatori dovranno valutare, attraverso criteri morfologici,
l’appartenenza ad una delle tre categorie. Mentre per l’assegnazione alle categorie lupo e cane si
ritiene sufficiente menzionare gli standard riconosciuti in letteratura (ad esempio, per il lupo, vedi
Ciucci e Boitani 1998, Documenti Tecnici INFS, o anche Boitani et al 2003, Fauna d’Italia), ai fini
della valutazione da condurre al momento della cattura di eventuali ibridi gli operatori faranno
riferimento al set di criteri riportato in Allegato 1.
PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2
Gli animali catturati saranno quindi trattati nel seguente modo: 1 CATTURA DI UN LUPO: L’animale verrà anestetizzato, misurato, fotografato, sottoposto ad un prelievo di
campione di sangue per le analisi genetiche e verrà immediatamente rilasciato in natura. Solamente il
personale del BBDC (ricercatori e veterinario) si occuperà della cattura, della manipolazione e del rilascio
dell’animale in loco.
2 CATTURA DI UN IBRIDO LUPO/CANE: L’animale verrà anestetizzato, misurato e fotografato e sottoposto ad
un prelievo di campione di sangue per le analisi genetiche. Verrà quindi trasportato presso il CRASM di
Semproniano dove verrà mantenuto in cattività fino alla decisione finale sulla sua eventuale rimozione dalla
natura. I ricercatori ed il veterinario del BBCD si occuperanno della cattura e sedazione dell’animale. Appena
verificata la cattura, i ricercatori del BBCD avviseranno il responsabile del personale del WWF che interverrà
entro massimo quattro ore, nel punto prestabilito, e si occuperà del trasporto dell’animale presso i recinti
del CRASM. Il successivo mantenimento dell’animale nei recinti del CRASM sarà a carico del WWF.
3 CATTURA DI UN CANE: Il cane verrà trasportato presso il canile del Comune competente. I ricercatori ed il
veterinario del BBCD si occuperanno della cattura ed eventuale sedazione (se necessaria). L’animale sarà
comunque fotografato e sottoposto ad un prelievo di campione di sangue per le analisi genetiche. Appena
verificata la cattura, i ricercatori del BBCD avviseranno il responsabile del Comune interessato (oppure del
canile preventivamente indicato dal Comune) che interverrà entro massimo quattro ore nel punto
prestabilito e si occuperà del trasporto dell’animale presso il canile. Il successivo mantenimento dell’animale
sarà a carico del canile. Nel caso sia necessario contattare la Polizia Provinciale o le Guardie Ambientali
Volontarie, si può fare riferimento ai contatti riportati nel Protocollo Cattura Cani (Azione C4 - vedi Allegato
1 della nota della Provincia di Grosseto n. 103950 del 06/07/2012).
4 CATTURA DI ALTRO ANIMALE SELVATICO/DOMESTICO: L’animale verrà immediatamente rilasciato dal
personale del BBDC (ricercatori e veterinario)
Campioni biologici di ogni esemplare catturato saranno inviati anche ad ISPRA.
RIMOZIONE DEGLI IBRIDI
La rimozione definitiva dall’ambiente selvatico (e mantenimento in cattività) di ogni esemplare di
ibrido catturato e mantenuto in cattività, avverrà sulla base di:
a) analisi genetica indipendente e/o di valutazione dei caratteri morfologici sulla base di completa
descrizione fotografica;
b) valutazione del dato genetico e della documentazione fotografica da parte di ISPRA e
approvazione della sua rimozione.
La rimozione, quindi, non fa più riferimento ai caratteri morfologici utilizzati durante la fase di
cattura (in Allegato 1) ma ad una indagine indipendente posteriore alla cattura.
Le analisi genetiche saranno condotte con la massima celerità possibile presso il laboratorio
dell’U.S Forest Service che collabora al progetto IBRIWOLF (Michael Schwartz, Montana) e/o
anche, se disponibile, presso ISPRA stesso ad Ozzano Emilia o altro laboratorio qualificato. In ogni
caso, i risultati delle indagini genetiche verranno inviati a ISPRA insieme ad una descrizione
dettagliata del protocollo di indagine (markers e procedure utilizzate), al fine di permettere una
valutazione pienamente informata dei risultati.
PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2
La ibridazione si può presentare in una vasta gamma di livelli dovuta ai vari gradi di introgressione.
Sarebbe necessario decidere, prima della campagna di cattura, una soglia sopra la quale si potrà
procedere alla rimozione e sotto la quale si opterà invece per una re-immissione in libertà
dell’animale, seppure ibrido. Questa decisione dovrebbe essere sancita da una direttiva tecnica
emanata dal Ministero Ambiente, ma tuttora manca. Il Progetto IBRIWOLF ha come impegno lo
svolgimento di una specifica azione che porterà alla stesura di Linee Guida per la gestione degli
ibridi nel territorio della Provincia. Le stesse Linee Guida potranno poi essere la base di discussione
per linee guida nazionali. Nelle more della conclusione di questo processo, pur iniziato con la
istituzione di un Tavolo Tecnico che riunisce tutti i potenziali interessati e responsabile del
problema ibridazione (incluso ISPRA), il Progetto IBRIWOLF porterà la questione al Tavolo Tecnico
per ottenere una posizione comune e basata sul consenso tra ISPRA e i vari operatori interessati. In
ogni caso, si suggerirà di adottare per il momento una politica conservativa di autorizzazione alla
rimozione che preveda di intervenire, salvo casi particolari, solo fino ad ibridi di seconda
generazione, vale a dire quelli identificabili con buona certezza con le attuali tecniche genetiche.
Tale livello sarà suscettibile di modifiche non appena fosse confermata l’attendibilità di tecniche
diagnostiche anche per livelli di ibridazione oltre la F2.
A seguito della valutazione e decisione di ISPRA (in tempi brevissimi), ogni animale catturato sarà
mantenuto nei recinti del CRASM o liberato nella stessa area di cattura, possibilmente dotato di
radiocollare per seguirne comportamento ed ecologia.
TABELLA RIEPILOGATIVA
ANIMALE
CATTURATO
PERSONALE
COINVOLTO
INTERVENTO TRASMISSIONE
DATI
NOTE
LUPO BBCD Prelievo di sangue
e immediato
rilascio in natura
Invio campioni
organici ad ISPRA
Possibilità di errore
di tipo I
CANE BBCD, CANILE Cattura e
mantenimento in
canile
Invio
documentazione
fotografica ad
ISPRA
successivamente
alla rimozione
IBRIDO BBCD, WWF Cattura e
mantenimento in
cattività presso il
CRASM. Analisi
genetiche e
decisione finale
sulla cattività
Trasmissione
protocolli espliciti
e risultati delle
analisi genetiche
ad ISPRA ed invio
campioni organici
ad ISPRA
preventivamente
alla rimozione
Possibilità errore di
tipo II
EVENTUALE ALTRA
SPECIE
BBCD Immediato rilascio
in natura
PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2
ALLEGATO 1 - CRITERI DIAGNOSTICI PER L’ASSEGNAZIONE TEMPORANEA ALLA CATEGORIA DI
IBRIDO LUPO/ CANE
L’assegnazione temporanea dell’animale catturato alle categorie cane/lupo/ibrido verrà effettuata
in base a criteri fenotipici, facendo riferimento a quanto riportato nella Relazione Tecnica
“Ibridazione con il cane come minaccia per la conservazione del lupo: status delle conoscenze e
criteri per l’identificazione degli ibridi” (Ciucci, 2012, § 6.2.2). L’assegnazione si intende preliminare
per la categoria degli ibridi e dovrà essere confermata da analisi genetiche prima della eventuale
autorizzazione alla rimozione da parte di ISPRA. Infatti, è necessario ricordare che nessun carattere
fenotipico in sé consente di stabilire con assoluta certezza la presenza di un evento di ibridazione,
che può essere verificato solamente attraverso un’analisi genetica. La presenza di determinati
caratteri fenotipici va pertanto intesa come indizio consistente di un probabile evento di
ibridazione nell’animale catturato e, in quanto tale, come giustificazione plausibile della sua cattura
e del suo mantenimento in cattività al fine di effettuare gli adeguati esami genetici che
determineranno la conferma o meno dell’evento di ibridazione.
Sebbene la valutazione fenotipica dell’ibridazione cane/lupo soffra potenzialmente di una elevata
componente di soggettività nel valutare quali siano effettivamente le deviazioni da considerare
anomale rispetto alle caratteristiche fenotipiche del lupo e del cane, il riconoscimento
dell’individuo verrà stabilito tenendo conto delle seguenti considerazioni:
i. la soggettività nella valutazione di determinate caratteristiche fenotipiche può essere
ridotta attraverso una descrizione e documentazione accurata e possibilmente quantitativa
delle caratteristiche stesse, che consenta una valutazione basata sul criterio della
presenza/assenza dei singoli tratti osservati
ii. l’elenco dei caratteri fenotipici utilizzati come indici di ibridazione con il cane comprende
tratti la cui origine canina è stata dimostrata geneticamente e caratteri che sono stati
osservati e descritti qualitativamente in ibridi noti (lupo/cane, dingo/cane e coyote/cane),
sia in cattività che in natura, ma non sono stati ancora validati tramite supporto genetico,
diretto o indiretto
Considerate tali premesse, l’assegnazione dell’individuo alla categoria di “probabile ibrido” avverrà
analizzando le seguenti indicazioni morfologiche:
1. presenza di speroni sulle zampe posteriori ! cattura dell’animale senza altre evidenze
fenotipiche
2. presenza di unghie depigmentate ! cattura dell’animale senza altre evidenze fenotipiche
3. presenza di macchie anomale (bianche o di altro colore) sul corpo ! cattura dell’animale
senza altre evidenze fenotipiche
4. colorazione totalmente nera/scura del mantello ! cattura dell’animale senza altre evidenze
fenotipiche
5. mascherina facciale assente ! cattura dell’animale senza altre evidenze fenotipiche
6. assenza di bandeggi neri sulle zampe anteriori ! cattura dell’animale senza altre evidenze
fenotipiche
7. anomalie dentarie e/o mancanza di denti ! cattura dell’animale solo se associate ad altri
indicatori fenotipici 7-10
PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2
8. lunghezza eccessiva delle orecchie, ampiezza elevata della fronte, lunghezza eccessiva del
muso e della coda ! cattura dell’animale solo se associati ad altri indicatori fenotipici 7-10
9. presenza di anomalie nella lunghezza, densità e portamento del pelo (liscio o riccio) ! cattura dell’animale solo associati ad altri indicatori fenotipici 7-10
10. depigmentazione totale del tartufo e/o dei cuscinetti e/o delle gengive ! cattura
dell’animale solo se associata ad altri indicatori fenotipici 7-10
PROGETTO LIFE IBRIWOLF, AZIONI C1 E C2
ALLEGATO 2 – TEMPISTICA DELLE ATTIVITA’ PRELIMINARI ALLE CATTURE:
1. ACQUISTO DEL MATERIALE (BBCD) ! completare acquisti entro 20 settembre
2. INDIVIDUAZIONE DEL PERSONALE COINVOLTO NELLE ATTIVITA’ DI CATTURA (BBCD, WWF, PRM, CMA, personale CANILI) ! entro 10 settembre
a) stilare elenco definitivo dei responsabili delle attività correlate alle azioni C1 e C2 per ognuno dei
partner coinvolti (compilare Allegato 3)
b) identificare i Comuni interessati in via prioritaria ed ottenere indicazioni sui canili di riferimento
c) svolgere, entro 10 settembre, una riunione operativa tra i partner per confermare il protocollo e
la sequenza delle responsabilità
3. APPROVAZIONE DI UN PROTOCOLLO TECNICO (BBCD) ! entro 15 settembre
4. INDIVIDUAZIONE DELLA BASE LOGISTICA (BBCD) ! entro 15 settembre
5. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE PRIORITARIE DI CATTURA (BBCD) ! entro 10 settembre
6. DEFINIZIONE DI UN CALENDARIO DI CATTURA (BBCD) ! entro 20 settembre
AZIONE 5 SETT 10 SETT 15 SETT 20 SETT 25 SETT 30 SETT
INDIVIDUAZIONE
PERSONALE
COINVOLTO
INDIVIDUAZIONE
COMUNI
INTERESSATI
RIUNIONE
OPERATIVA
INDIVIDUAZIONE
AREE CATTURA
APPROVAZIONE
PROTOCOLLO
INDIVIDUAZIONE
BASE LOGISTICA
ACQUISTO
MATERIALE
DEFINIZIONE
CALENDARIO
CATTURE
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III
ALLEGATO III
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
LUPO
Quadro normativo europeo
• Il lupo è inserito nell’Allegato II (animali severamente protetti) della Convenzione di
Berna (firmata a Berna il 19 settembre 19791) per la conservazione degli habitat naturali e
della flora e fauna selvatica, prevedendone una speciale protezione e proibendone in
particolare la cattura, l’uccisione, la detenzione ed il commercio.
• Nell'ambito della convenzione di Berna, la Recommendation No. 173 (2014) of the
Standing Committee, adopted on 5 December 2014, on hybridisation between wild grey
wolves (Canis lupus) and domestic dogs (Canis lupus familiaris) : riconosce i rischi
derivanti dall’ibridazione per la conservazione delle popolazioni di lupo; evidenzia la
necessità di attivare efficaci misure di prevenzione e mitigazione del rischio di ibridazione,
misure che includano la rimozione e la detenzione degli ibridi.
• Nella Convenzione di Washington (Convention on International Trade in Endangered
Species of the Wild Fauna and Flora o CITES, firmata a Washington il 3 marzo 1973) sulle
specie animali e vegetali minacciate di estinzione, il lupo è elencato nell’Allegato II (specie
potenzialmente minacciate – tranne per il Bhutan, il Pakistan, l’India e il Nepal, dove il lupo
è elencato nell’Allegato I, ovvero specie minacciate d’estinzione), imponendo una stringente
regolazione del commercio, l’importazione, l’esportazione e la detenzione delle specie
minacciate a livello globale. Il regolamento CEE di applicazione della CITES (338/97/CEE
del 9 dicembre 1996) include la popolazione italiana di lupo nell’Allegato A, mentre le
popolazioni di lupo della Spagna settentrionale (a nord del Duero) e della Grecia (a nord del
39° parallelo) sono state inserite in Allegato B.
• Esso è altresì inserito nell’Allegato D (relativo alle specie animali e vegetali di interesse
comunitario, che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva Habitat (92/43/CEE)
e il suo spazio vitale deve essere conservato (Allegato B). La Direttiva europea, quindi, ne
proibisce la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la
commercializzazione.
Quadro normativo nazionale
• Il lupo è inserito tra le specie particolarmente protette nella L.N. 157/1992, che contiene le
norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.
• A livello nazionale, la Convenzione di Berna è stata ratificata con la L.N. 503/1981, mentre
la Direttiva Habitat (92/43/CEE) è stata recepita con il D.P.R. 357/1997 (modificato e
integrato dal D.P.R. 120/2003).
• L a L.N. 150/92 di applicazione della CITES ha introdotto una serie di obblighi per la
captivazione (ovvero mantenimento in cattività) di individui delle specie tutelate dalla
convenzione, subordinandone la detenzione ad una verifica di idoneità delle strutture e ad
1 I seguenti Paesi hanno però espresso una riserva in merito, e il lupo non sottostà alla protezione di detta Convenzione: Bulgaria, Repubblica Ceca,
Finlandia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Spagna e Turchia.
1
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III
una specifica autorizzazione, ed imponendone l’iscrizione in un apposito registro nazionale.
•
Altri documenti
• Il Piano d’Azione Europeo sul lupo, prodotto dalla LCIE (Large Carnivore Initiative for
Europe, campagna promossa dal WWF internazionale e del Consiglio d’Europa per la
conservazione dei grandi carnivori del nostro continente) è stato ufficialmente adottato dal
Comitato permanente della Convenzione di Berna nel 1999, che lo ha approvato con la
raccomandazione n.72 nella quale, sottolineando che i grandi carnivori rappresentano un
gruppo ecologico unico ed interessante, che essi sono scomparsi da vaste aree dell’Europa e
che i piani di azione rappresentano uno strumento potenzialmente utile per fronteggiare tale
situazione, raccomanda ai paesi membri di produrre ed applicare piani di azione sul lupo,
anche sulla base dei piani di azione prodotti dalla LCIE.
• Il Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi 2002) individua le
azioni necessarie per una corretta strategia di conservazione della specie, pianificando
obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Sintesi
In sintesi, l’attuale quadro normativo:
• vieta la cattura e l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto e lo scambio di esem-
plari di lupo (LN 157/1992, artt. 2,30; LN 150/1992, artt. 1,6; DPR 357/1997, art. 8);
• prevede la possibilità di deroga ai divieti di cattura o abbattimento al fine di prevenire
danni agli allevamenti di bestiame dietro autorizzazione del Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare, espressa alla luce di un parere ISPRA e a
condizione che non esistano altre soluzioni praticabili e che la deroga non pregiudichi
il mantenimento delle popolazioni di lupo in uno stato di conservazione soddisfacente
(LN 157/1992, art. 19; DPR 357/1997, art. 11);
• prevede, per ogni attività di rimozione di lupi a fini di controllo, la necessità sia di
un’autorizzazione regionale (LN 157/1992, art. 19) che di un’autorizzazione del
MATTM (DPR 357/1997, art. 11). Entrambe le autorizzazioni devono essere espresse
sulla base di un parere dell’ISPRA;
• prevede la creazione di un fondo regionale per la prevenzione e il risarcimento dei
danni (LN 157/1992, art. 26);
• prescrive che all’interno delle aree protette sia l’Ente Parco a risarcire i danni causati
dal lupo (LN 394/1991);
• prevede il monitoraggio delle popolazioni di lupo da parte delle regioni sulla base di
linee guida prodotte dal MATTM, di concerto con l’ISPRA e il Ministero per le Poli-
tiche Agricole e Forestali (DPR 357/1997, art. 7).
CANE
Quadro normativo europeo
La protezione degli animali da affezione a livello europeo è oggetto di specifica Convenzione (ETS
N. 125 - 13 novembre 1987), introdotta dal Consiglio d’Europa e firmata da 22 Paesi (rispetto ai 47
che ne fanno parte), Italia inclusa.
Non esiste invece, a livello comunitario, una normativa specifica per il controllo del randagismo
canino (se non delle linee guida nella sopracitata Convenzione per la protezione degli animali da
affezione); il controllo del randagismo è quindi attuato in maniera diversa da Paese a Paese. In
2
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III
questo quadro di assenza di specifica normativa europea, l’Organizzazione Mondiale per la Salute
Animale (OIE) ha redatto nel 2009 le “Linee guida per il controllo del randagismo”2,
universalmente adottate dai membri dell’OIE (Italia compresa).
Quadro normativo nazionale
• A livello nazionale, la tutela degli animali da affezione e la lotta al randagismo è oggetto
della L.N. 281/1991, che stabilisce che i cani vaganti ritrovati e catturati, vengano trasferiti
presso canili comunali o rifugi, oltre ad individuare misure preventive, sistemi di
identificazione dei cani e ad istituire l’anagrafe canina3 a livello locale. L’attuazione e la
regolamentazione di quanto sopra è demandata alle Regioni, che lo hanno fatto con tempi e
modalità diverse.
• La normativa vigente individua infine i Sindaci dei Comuni quali referenti sia come autorità
locali che come responsabili del controllo, della vigilanza sul benessere e della tutela di tutti
gli animali presenti sul proprio territorio, siano essi d’affezione, da reddito, da cortile,
selvatici o esotici (Accordo Stato Regioni del 24 gennaio 2013 - in materia di
identificazione e registrazione degli animali da affezione). Il medesimo accordo prevede
inoltre una serie di misure al fine di ridurre il fenomeno del randagismo: (i) l’introduzione
del microchip come unico sistema ufficiale di identificazione dei cani (a decorrere dal 1
gennaio 2005); (ii) la creazione di una banca dati informatizzata, su base regionale o
provinciale; (iii) l’attivazione di una banca dati nazionale istituita presso il Ministero della
Salute (anagrafe canina nazionale), alla quale confluiscono i dati delle anagrafi regionali.
Vengono qui ulteriormente precisate e definite le competenze di Stato, Regioni, Comuni,
ASL e proprietari in materia di identificazione e registrazione degli animali di affezione,
oltre che di quelli rinvenuti e catturati.
• La L.N. 201/2010 infine ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da
compagnia.
Altri documenti
I l Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi 2002) individua la
presenza dei cani vaganti come potenziale minaccia per la conservazione della specie selvatica, in
quanto competitori con il lupo per le risorse, oltre a rappresentarne un pericolo sia dal punto di vista
sanitario che per l’integrità genetica.
IBRIDI LUPO/CANE
Quadro normativo europeo
• Le Direttive Comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE), così come la
Convenzione di Berna, non affrontano esplicitamente il tema generale degli ibridi,
tantomeno il caso specifico dell’ibridazione fra selvatici e domestici, e in particolare tra lupo
e cane.
• Al contrario, la Convenzione di Washington e il regolamento CEE di applicazione della
CITES (338/97/CEE4) fanno esplicito riferimento alla protezione degli ibridi qualora nelle
2 Le linee guida sono state recentemente aggiornate (agosto 2013; www.oie.int).
3 L’anagrafe degli animali da affezione è il registro nazionale dei cani, gatti e furetti identificati con microchip in Italia, realizzata dal Ministero della
Salute in stretta collaborazione con le Amministrazioni regionali. Si tratta di una banca dati, alimentata dalle singole anagrafi territoriali, che intende
fornire on line i riferimenti utili per rintracciare il luogo di registrazione degli animali e il loro legittimo proprietario, nel rispetto della tutela della pri-
vacy del cittadino.
4 E il successivo Reg. 709/2010, che all’articolo 10 dell’Allegato “Note sull’interpretazione degli allegati A, B, C e D” recita “Gli ibridi possono es-
sere espressamente inclusi nelle appendici, ma soltanto se formano popolazioni distinte e stabili in natura. Gli animali ibridi che nelle precedenti
3
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III
quattro generazioni precedenti abbiano avuto almeno un individuo parentale appartenente ad
una specie protetta.
Quadro normativo nazionale
Analogamente a quanto indicato per il quadro normativo europeo, a livello nazionale manca ogni
riferimento agli ibridi nel recepimento delle Direttive e delle Convenzioni Internazionali.
Manca inoltre una specifica legge nazionale in materia di ibridi.
Altri documenti
Dall’analisi del quadro normativo vigente risulta quindi evidente che manca una definizione di
ibrido (così come manca una definizione di lupo nella 157/1992 e di cane nella 281/1991) e non vi è
chiarezza se gli ibridi di specie protette siano a loro volta protetti, ovvero come tali strumenti
normativi si applichino agli ibridi, con chiare ripercussioni in ambito gestionale e
conservazionistico.
Nella sentenza n. 2598 della Corte di Cassazione Sez. III del 26 gennaio 20045, si fa specifico
riferimento al concetto giuridico di fauna selvatica che si basa sulla condizione di “libertà naturale”
in cui gli animali vivono, come interpretazione delle disposizioni e dei principi della L.N. 157/1992
(art. 2). Seguendo tale interpretazione, gli ibridi devono essere considerati a tutti gli effetti afferenti
alla specie selvatica nominale.
I l Documento finale del 4° Workshop dei Cantieri della Biodiversità (Siena, 10-11 dicembre
2009) “Ibridazione tra animali selvatici e domestici: una minaccia per la biodiversità” riporta
come, in attesa di una migliore conoscenza del problema che consenta di formulare chiare
indicazioni normative, e quindi di una legge nazionale specifica sulla materia, sia opportuna
l’applicazione dei principi e delle disposizioni della L.N. 157/1992, coerentemente con quanto
affermato dalla Sentenza 2598 Corte Cassazione Sez. III 26 gennaio 2004, ai fini della gestione
delle popolazioni degli ibridi (o estesamente delle popolazioni di specie domestiche incontrollate,
afferenti a specie selvatiche, per le quali non esistano norme ad hoc).
L a sentenza n. 357 del TAR Emilia Romagna (PR) del 2 dicembre 2013, tenendo conto del
parere del MATTM (che con nota del 18 ottobre 2012 ha chiarito che l’ibrido lupo/cane che viva in
stato di libertà naturale sia “assoggettabile alla disciplina relativa alle specie selvatiche”) e della
definizione di ibrido riportata nel regolamento CEE di applicazione della CITES (338/97/CEE), ha
ribadito l’applicazione agli ibridi lupo/cane delle normative in materia di protezione della fauna
dettata dalla L.N. 157/1992.
L’equiparazione degli ibridi al lupo ha come diretta conseguenza il fatto che siano da considerarsi
“animali pericolosi” in base al Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 aprile 1996, e quindi la
loro detenzione in cattività sia possibile solo in strutture autorizzate dalla Commissione Scientifica
quattro generazioni della loro ascendenza hanno uno o più esemplari di specie inclusi negli allegati A o B sono soggetti alle disposizioni del presente
regolamento come se fossero una specie completa, anche se l’ibrido in questione non è espressamente incluso negli allegati”.
5 Sentenza n. 2598 della Corte di Cassazione Sez. III del 26 gennaio 2004 “Per la definizione della fauna selvatica non è rilevante la nocività dell'a-
nimale. […] L'unico elemento giuridicamente rilevante è dato dallo stato di libertà naturale, atteso che secondo l'art. 2 della legge 11.2.1992 n. 157
fanno parte della fauna selvatica, oggetto di tutela della legge, "le specie di mammiferi e uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente o
temporaneamente in stato di libertà naturale nel territorio nazionale". Sotto il profilo giuridico lo stato di libertà naturale coincide con una condizio-
ne di vita indipendente dall'uomo per quanto attiene alla riproduzione, alla alimentazione e al ricovero. La fauna diventa domestica solo quando la
sua condizione di vita è interamente governata dall'uomo in ordine ai profili riproduttivi, alimentari e abitativi. […] Ne deriva che la distinzione giu-
ridica tra fauna selvatica e fauna domestica non coincide con la classificazione in uso nella scienza zoologica […]”.
4
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III
CITES (art. 6 comma 6 della L.N. 150/1992).
A corredo delle “Guidelines for Population Level Management Plans for Large Carnivores”, il
“Policy Support Statement” della LCIE chiede che agli ibridi venga data la stessa protezione legale
accordata al lupo, da cui è difficilmente distinguibile sulla base dei soli caratteri morfologici, al fine
quindi di tutelare in maniera stringente il lupo stesso; chiede però, al tempo stesso, che gli ibridi
possano essere efficacemente rimossi con speciali deroghe. La discussione di tutti i punti a supporto
di una tale interpretazione della normativa internazionale e europea è riportata nell’articolo di
Trouwborst (2014).
Infine, il Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi 2002), nonostante
non definisca il concetto di ibrido, tratta la sua gestione in cattività, sottolineando la necessità di
censire i centri di allevamento o detenzione degli ibridi, ma allo stesso tempo invitando a bloccarne
ogni forma di allevamento.
5
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato III
6
Linee Guida per la Gestione dell'Ibridazione tra Lupo e Cane – Allegato IV
ALLEGATO IV
AZIONI CHE GARANTISCONO LA CONTINUITÀ
DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NELL'AMBITO DEL
PROGETTO LIFE+ IBRIWOLF.
PIANO OPERATIVO PER L'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI IN
MATERIA DI CONSERVAZIONE DEL LUPO “Canis lupus” E
PREVENZIONE/RIDUZIONE DELLE PREDAZIONI IN TOSCANA.
La Regione Toscana, in virtù delle necessità espresse da diversi settori, e in considerazione dei
risultati ottenuti dalla Provincia di Grosseto nell'ambito dei progetti LIFE+ IBRIWOLF e LIFE+
MEDWOLF, ha stanziato fondi per lo svolgimento di una serie di azioni volte alla conservazione
del lupo in Toscana. Il piano operativo prevede una serie di azioni che saranno svolte nel periodo
2014-2017, in collaborazione con diversi enti presenti sul territorio regionale, che hanno aderito al
piano operativo mediante sottoscrizione dell'accordo allegato. Tra le azioni ne sono incluse alcune
strettamente legate alla gestione del fenomeno di ibridazione lupo/cane:
Azione A: un sistema organico ed integrato di monitoraggio anche genetico della presenza del
lupo e degli ibridi e degli eventi di predazione ad essi collegati sul territorio regionale ampliando
il quadro conoscitivo in ambiente rurale relativamente al numero di cani vaganti/ibridi/lupi.
Azione C: iscrizione di tutti i cani all’anagrafe canina (riconoscimento individuale degli animali)
ed il suo potenziamento con controlli e azioni informative rivolte alle differenti categorie di
proprietari di cani quale la diffusione della cultura del “possesso responsabile” come elemento
essenziale per la lotta al vagantismo e randagismo canino (anche mediante la pianificazione e la
realizzazione di campagne di sensibilizzazione negli istituti scolastici).
Azione D: potenziamento attività di cattura dei cani vaganti, stabilendo azioni di coordinamento
e di pianificazione degli interventi di cattura e controllo sanitario degli stessi. Le catture
dovranno essere pianificate e realizzate secondo procedure standard, con valutazione prioritaria
delle aree critiche nel rispetto delle normative, della salvaguardia della salute degli animali e
avvalendosi della collaborazione dell'ISPRA.
Azione F: custodia nei canili, previa sterilizzazione da parte delle ASL, dei cani randagi catturati
avviando contestualmente campagne di informazione per favorire l’adozione dei medesimi e
forme di supporto ai Comuni.