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Impianti di diffusione Diffusori per canna da zucchero Presse polpe Essiccatoi a vapore Evaporatori Impianti di cristallizzazione Pompe massacotta Centrifughe Essiccatoi / Raffreddatori per zucchero Consulenza e ingegneria Assistenza Eccellente scambio di calore, con ulteriore effetto essiccante VFC – Il condizionatore verticale a letto fluido La soluzione compatta ed efficace Con una ridotta quantità di aria è possibile raffreddare ed essiccare ulteriormente lo zucchero contemporaneamente. Le par- ticelle fini indesiderate vengono separate nel letto fluido ed espulse insieme all’aria di scarico. Il VFC è un impianto compatto indicato anche all’impiego in clima tropica- le. Con portate superiori a 100 t/h, l’utilizzo del VFC è assolutamente conveniente. Per ulteriori informazioni contattare: BMA, tel. +49-531-8040, [email protected]; www.bma-worldwide.com Passion for Progress Anno CVI SETTEMBRE-OTTOBRE 2013 (II° Semestre) L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANA 5 R I V I S T A B I M E S T R A L E Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1 DCB Ferrara

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Impianti di diffusione

Diffusori per canna da zucchero

Presse polpe

Essiccatoi a vapore

Evaporatori

Impianti di cristallizzazione

Pompe massacotta

Centrifughe

Essiccatoi / Raffreddatori per zucchero

Consulenza e ingegneria

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calore, con

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VFC – Il condizionatore verticale a letto � uidoLa soluzione compatta ed ef� cace

Con una ridotta quantità di aria è possibile raffreddare ed essiccare ulteriormente lo zucchero contemporaneamente. Le par-ticelle � ni indesiderate vengono separate nel letto � uido ed espulse insieme all’aria di scarico. Il VFC è un impianto compatto indicato anche all’impiego in clima tropica-le. Con portate superiori a 100 t/h, l’utilizzo del VFC è assolutamente conveniente.

Per ulteriori informazioni contattare: BMA, tel. +49-531-8040, [email protected];www.bma-worldwide.com

Passion

for

Progress

Anno CVISETTEMBRE-OTTOBRE 2013(II° Semestre)

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANA5

R I V I S T A B I M E S T R A L E

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1 DCB Ferrara

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IL DOPPIO VOLTO DELLA CAMPAGNA 2013(S. Bertuzzi) .........................................................................................

L’AGRO INDUSTRIA ZUCCHERIERA A CLASSE(G. Amadei).........................................................................................

COMPTE RENDU DE LA VISITE ET CONSIDÉRATIONSGÉNÉRALES (A. Guidorzi)...............................................................

SICUREZZA VI PARTE (G. Ghetti) .................................................

Pag. 83

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» 89

BMA BRAUNSCHWEIGISCHE MASCHINENBAUANSTALT AG- Braunschweig (D)................................................................................BUCKMAN LABORATORIES ITALIANA S.r.l. - Milano ................NALCO ITALIANA S.r.l. - Roma ........................................................N.C.R. BIOCHEMICAL S.p.a. - Castello d’Argine (Bo) ....................

» 1a cop.» 82» 90-91» 81

Italia ...........................................................................................................

Europa .......................................................................................................

USA, America Latina ...............................................................................

Africa ........................................................................................................

Asia e Australia .........................................................................................

88,9%

6,8%

2.5%

0,4%

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83«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 106, 2013, n. 5

F e r r a r a - V i a T i t o S p e r i , 5 - T e l . e F a x 0 5 3 2 . 2 0 6 0 0 9 E - M a i l : i n f o @ a n t z a . n e t

Anno CVISETTEMBRE-OTTOBRE 2013

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAR i v i s t a b i m e s t r a l e d e l l 'A s s o c i a z i o n e N a z i o n a l ef r a i T e c n i c i d e l l o Z u c c h e r o e d e l l ' A l c o l e5

IL DOPPIO VOLTODELLA CAMPAGNA 2013

Sergio Bertuzzi

Giano bifronte è, tra tutti gli dei dell’Olimpo, il solo ad essereesclusivamente latino. Avendo un doppio volto, guardandodavanti e dietro, era il naturale custode delle porte d’ingresso.Col passare del tempo, il suo aspetto venne modificato e, seuna faccia rimase serena e tranquilla, l’altra divenne arcigna epreoccupata. Questa nuova rappresentazione del vecchio diolatino bene si addice alla campagna saccarifera 2013 in Italia.Ad una qualità della barbabietola veramente ottima, non hafatto compagnia una accettabile produzione di saccarosio perettaro e neppure una produzione complessiva di zucchero vistolo scarso ettarato investito a bietole. Soltanto al Sud, fattoveramente inconsueto, la produzione di saccarosio si è avvici-nata alle 10 tonnellate per ettaro.La prima campagna saccarifera dopo il Trilogo e la decretatafine del regime delle quote per il 2017, non ha rassicuratocirca il futuro del settore bieticolo saccarifero italiano.Ben diversamente che in Italia, in Francia si manifesta gran-de ottimismo circa il futuro. Appare, ora chiaramente, soltan-to tattica la conclamata adesione di Oltralpe alla richiesta diprolungamento del regime delle quote almeno fino al 2020. Inun convegno delle Cooperative saccarifere francesi si è dettoche non c’è molta preoccupazione per la volatilità del prezzodello zucchero. Questa volatilità aumenterà ancora in Europae, inevitabilmente, provocherà ristrutturazioni per i gruppimeno competitivi e nei Paesi in cui la competitività della bar-babietola non è abbastanza forte. In previsione di nuove chiu-sure di fabbriche Cristal Union, prevede una espansione delproprio ettarato almeno del 15% nei prossimi 4 anni, vale adire 20.000 ettari a bietole in più.Tutte le fabbriche del grup-po sono pronte a campagne dalla durata minima di 100 giorniper produrre il 15% di zucchero in più. Si prevede che a parti-re dal 2017 lo zucchero di barbabietola, grazie a questo nuovoacquisto in competitività possa prevalere rispetto alle importa-zioni di zucchero greggio di canna per la raffinazione. LaConfederazione dei bieticoltori francesi CGB afferma che èimperativo produrre di più per ettaro poiché lo impone il dopo

2017 ed ha messo a punto un progetto per raddoppiare la cre-scita annuale della produttività. Anche la Germania saccari-fera è pronta all’attacco. Chi ha più prodotto è ormai pronto aconquistare il mercato italiano: Südzuker riversa in Italia550.000t di zucchero e sale al 17% del mercato.In Italia qualcosa si sta muovendo per tentare di affrontare ladifficile sfida del dopo quote. Per la prima volta dopo moltianni, la Legge finanziaria (ora detta di stabilità) prevede unavoce per dare compimento (anche se parziale) a quelle pro-messe, mai mantenute, fatte al settore dopo la riforma del2006. In un convegno organizzato alla biblioteca del Senato, aRoma, da CoproB, per presentare un libro che ripercorre iduecento anni di storia dello zucchero in Italia e che contieneinteressanti proposte operative per il futuro, il Presidente diUnionzucchero, Giovanni Tamburini, ha messo in evidenzala vitale importanza di costituire una filiera efficace ed effi-ciente nel settore bieticolo saccarifero, filiera che deve com-prendere, ovviamente, il mondo agricolo e quello industriale,ma anche il governo regionale e nazionale, la formazione con-tinua ed innovativa per gli addetti e la ricerca scientifica.Secondo i dati pubblicati da ANB durante la campagna2013 lo stabilimento di Termoli ha amministrato una super-ficie di circa 6050 ettari ed ha cominciato la campagna l’11luglio e l’ha conclusa il 31 agosto con 51 giorni di lavora-zione. La polarizzazione media è stata 17,77 con 9,1 ton/hasaccarosio. Eridania Sadam di San Quirico con 9300 etta-ri ha iniziato il 19 agosto e terminato il 29 settembre per 42giorni di campagna. Pol 15,23 con 7,6 ton/ha di saccarosio.CoproB a Pontelongo ha gestito 9000 ettari con inizio il 19agosto e fine il 6 ottobre con 49 giorni di lavorazione, Pol14,4 e 7,7 ton /ha di saccarosio. A Minerbio oltre 16000ettari con inizio il 9 agosto e fine il 17 ottobre dopo 70 gior-ni di lavorazione.Chiudere con i dati di Minerbio serve a dare un messaggiopositivo a tutti quelli che, e non sono pochi, non ritengonoormai persa la partita della produzione di zucchero in Italia.

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L’AGRO INDUSTRIA ZUCCHERIERA A CLASSE

Giorgio Amadei

Pubblichiamo l’intervento del Prof. Giorgio Amadei,Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura,tenuto il 21 settembre 2013 a Classe in occasione dellapresentazione del libro sulla storia del recuperatoZuccherificio di Classe. È un intervento particolarmenteinteressante per la storia dello zucchero in Italia e contie-ne, tra l’altro, interessanti ammonimenti per il presente.L’epoca del malessere.Lo zuccherificio di Classe viene concepito e realizzato in unperiodo storico in cui lo spirito del Risorgimento sembranaufragare in un seguito di sconfitte morali e civili: lo scan-dalo della Banca Romana (1893), la sconfitta di Adua(1896), la carestia alimentare (1898), la strage di Milano(1898) provocata dalle cannonate delle truppe del generaleBava Beccaris sulla folla degli operai in sciopero generale(82 morti o, forse, secondo altre fonti, 118, 600 feriti); eppoii frequenti attentati anarchici e l’emigrazione imponente etraumatizzante per l’orgoglio nazionale. Per stare al territo-rio di Ravenna, nel 1898, una folla di disoccupati, prove-nienti da Mezzano dove si sono recati a cercare lavoro, chenon hanno trovato, minacciano di occupare e saccheggiarela città. E’ Nullo Baldini a fermarla e a convincerla a desi-stere. Tutte le classi sociali si sentono tradite dal governo delpaese, quelle popolari i cui redditi sono infimi, sono quasiprive di garanzie sociali, sono minacciate dalla disoccupa-zione e dalla fame, ma anche quelle borghesi, che hannofortemente contribuito all’unificazione nazionale e sonoamareggiate dal mancato riconoscimento dei loro sacrifici edagli scontri sociali a cui non sono abituate e, pertanto, liinterpretano come un sovvertimento di ogni forma di ordi-ne sociale e legale. La polemica è forte anche all’interno diquesta classe, dove i liberali “liberisti” si scontrano con gli“interventisti” (e statalisti), favorevoli al protezionismoindustriale. I primi accusano i secondi di affamare i conta-dini per pagare i salari agli operai di industrie protette e,contemporaneamente, di affamare il sud contadino a van-taggio del nord industriale (è la polemica tra Vilfredo Paretocontro Giustino Fortunato). Eppure, il governo nazionale hafatto molte cose importanti: la bonifica, con la leggeBaccarini del 1882, la rete ferroviaria italiana, la promozio-ne e l’accoglimento di una numerosa serie di organizzazio-ni: le società mutue, le cooperative, le banche cooperative,la diffusione delle banche associative (tra cui si ricordaanche la Cassa di Risparmio di Ravenna), le stesse organiz-zazioni sindacali. Alla luce dell’esperienza storica, i cosid-detti notabili, che caratterizzano in quegli anni l’organizza-zione politica nazionale, appaiono equilibrati, competenti diamministrazione, spesso animati da intenzioni generose edisinteressate. La bonifica ed il progetto industriale. Labonifica è certamente il primo e doveroso impegno moralee materiale della classe risorgimentale, a dimostrazione del-l’amore verso la propria terra, trascurata dagli “imbelli”governi regionali. Si tratta di uno sforzo di grande importan-za, tuttavia il risultato non è quello atteso. Prova è che pro-prio nelle zone prosciugate dalle acque i problemi sociali

sono esplosivi. Infatti, in queste aree si sono raccolti ed inse-diati, richiamati dai grandi lavori, numerosi operai con leloro famiglie. Parte di questi sono venuti dalle vicine zoneappoderate, dove le famiglie mezzadrili hanno dovuto allon-tanare componenti eccedenti le necessità lavorative deipoderi, divenuti insostenibili a causa della riduzione deiprezzi agricoli (crisi agraria degli anni ’80-90 sopravvenutaper l’arrivo dei cereali e altri prodotti dai paesi d’oltremarecon le grandi navi a vapore). Altri vengono dal resto d’Italiae sono stati richiamati dai lavori di bonifica e, insieme dallasperanza di potere diventare coltivatori stabili sulle terreredente. Ma proprio queste terre si dimostrano inadatte aduna rapida utilizzazione agricola, anche perché le tecnicheper migliorarle sono poco note e poco efficaci. Inoltre,manca l’appoderamento, ossia la rete poderale, fatta diappezzamenti regolari, sistemati, drenati, dotati di stradeinterne alle aziende ed esterne, collegate con le infrastruttu-re civili. L’area di Classe, non lontana da Ravenna, da que-sto punto di vista ha dotazioni infrastrutturali superiori aquelle di molte altre zone bonificate, ma in essa l’appodera-mento cede alla “larga”, fatta di aziende ampie, coltivatecon lavoro salariato, indirizzate alla produzione di riso. Ilriso è coltura difficile, soprattutto per il governo delle acque,che implica notevole impegno di capitale, ma ha due gravidifetti: concentra l’impegno di lavoro per periodi ristrettidell’anno (nella monda e nella mietitura), lasciando i lavo-ratori insediati nell’area preda a lunghi periodi di disoccu-pazione, in più conserva la malaria (sia pure attenuata dalbuon governo delle acque), che è la maledizione di tutta l’a-rea costiera. Infine, il riso genera scarse attività industriali.E’ questa mancanza di possibilità economiche che vieneavvertita come il grande ostacolo per lo sviluppo del territo-rio di Classe. Da questa coscienza, nasce, alla fine dell’800,un piano di sviluppo di grande coraggio, che coniuga le esi-genze locali con l’interesse nazionali. All’epoca infatti, ilproblema economico nazionale è il forte disavanzo dellabilancia commerciale, che minaccia la stabilità monetaria eimpedisce l’importazione di beni strumentali, necessari perdare maggiore impulso alle trasformazioni nazionali e allerelative esportazioni. L’insufficienza di frumento, ad esem-pio, pesa molto sull’equilibrio economico nazionale. Ma giàil frumento è protetto da un dazio elevato, che sollecita l’e-stensione della coltura, la quale peraltro è fin troppo eleva-ta. E’ importante trovare qualche coltura più ricca del fru-mento, più capace di assorbire l’abbondante lavoro disponi-bile nelle campagne italiane, con possibilità successiva ditrasformazione all’interno del paese, quindi in grado dicreare una produzione nuova da esportare oppure da sosti-tuire a produzioni importate dall’estero. L’idea, mutuata daipaesi dell’Europa Settentrionale, è l’introduzione della bar-babietola da zucchero, il cui profilo produttivo, economicoe sociale, sembra perfetto per realizzare gli obiettivi men-zionati. Anche la sostituzione dello zucchero di canna,caratterizzato da prezzi mondiali particolarmente variabili efrequentemente elevati, appare utile a stabilizzare il merca-

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to alimentare interno.Tuttavia, il progetto è, per molti aspet-ti, molto rischioso. In primo luogo perché la barbabietola èpianta nordica, originaria delle dune sabbiose del mare delnord. Ha dunque bisogno di terreni sciolti, mentre in Italiaprevalgono terreni argillosi e tenaci, che ostacolano lo svi-luppo delle radici carnose. In secondo luogo, la coltura èprimaverile-estiva e pertanto richiede piogge estive, chesono carenti o inesistenti in molte parti d’Italia. In terzoluogo, gli agricoltori italiani, nonostante tentativi sporadici(risalenti addirittura ai tempi in cui Cavour dovette lasciarela carriera militare per la professione di agricoltore), nonsanno nulla della sua coltivazione e anche gli industrialisono in gran parte all’oscuro delle tecniche di estrazionedello zucchero.La nascita dell’agro industria zuccheriera.Ilterritorio di Classe, ha rispetto ad altri, alcuni vantaggi. Isuoi terreni sono in buona misura sabbiosi e soprattuttodispone di abbondanza di acque, utili per il ciclo industria-le. In più, operano nella provincia di Ravenna e anche nellealtre province emiliano romagnole gruppi di tecnici di otti-ma preparazione e fortemente convinti della propria missio-ne di innovatori. A Ravenna c’è a capo della CattedraAmbulante di Agricoltura Adolfo Bellucci, agronomo esperimentatore di grande capacità, poco lontano, a Rovigoc’è Ottavio Munerati, che importa le sementi dal nordEuropa e comincia a studiare l’adattamento delle cultivarall’ambiente italiano, oltre che a stabilire un primo piano dimiglioramento genetico. A Bologna, presso il Regio Istitutosuperiore di agricoltura c’è Samoggia, che pratica soprat-tutto la selezione dei cereali, ma che si occupa anche di altrecolture da pieno campo. In più ci sono i divulgatori deiConsorzi agrari e gli agricoltori innovatori dei Comizi agra-ri.Il progetto agro industriale di Classe prende avvionel1896, all’indomani di un incontro a Roma tra il ministrodell’agricoltura, Luzzatti (fondatore delle Banche Popolarie della Federconsorzi), il sen. Rava, “notabile” politico diRavenna e il sen. Piaggio, industriale genovese di grandeforza e viene realizzato in poco più di tre anni, con un inve-stimento senza precedenti, a cui partecipano anche Banchelocali, come la Cassa di Risparmio di Ravenna. L’impiegodi lavoro, nel campo agricolo, in quello industriale e dei ser-vizi è altrettanto elevato e per diversi anni la disoccupazio-ne scompare dal territorio, compreso il comune di Ravenna.In questo colossale mutamento, la società vive una fase diincontro ed alleanza tra classi diverse, unite dagli interessinascenti, ma anche di contrasto, come accade tra gli agricol-tori che tentano la nuova coltura e i risicoltori che nonvogliono un’industria vicina che sottrae loro l’acqua. Ancheil rapporto tra i datori di lavoro, industriali e dirigenti degliimpianti, da una parte, ed operai dall’altra, dopo una primafase, diventano conflittuali. Avviene, ovviamente, che i par-titi politici si inseriscano nelle dispute che si accendono, perapprofondire le proprie radici nella società locale. In questorivolgimento, Classe, entra nel XX secolo e nella cosiddet-ta epoca “giolittiana” in cui, finalmente, tra mille malumorie proteste, l’Italia giunge a realizzare lo sviluppo economi-co sognato in passato e mai raggiunto. E’ in questo periodo,che, purtroppo, avrà la durata di un solo decennio, ha iniziol’inserimento delle classi popolari, che sono state spettatricispesso indifferenti o contrarie al movimento risorgimentale,

nello Stato Nazionale. Inoltre, si comincia a percepire loscontro sociale come una competizione accettabile ed utile,purché resti entro i limiti della convivenza pacifica e nelrispetto delle leggi esistenti. 4-Epilogo di un’avventura agroindustriale.La fine dell’avventura bieticolo saccarifera diclasse si conclude amaramente negli anni ottanta del XXsecolo con la chiusura dell’impianto industriale e la scom-parsa della bieticoltura in questo territorio. Questo induce achiedersi se la creazione del passato, con lo sforzo umanoche ha comportato , documentato in maniera mirabile nelvolume scritto da Claudio Cornazzani e Rossano Novelli,potesse essere conservata e anzi accresciuta. E’ un quesito,questo, che oggi può essere ripetuto per la parte maggioredella filiera bieticolo saccarifera italiana, ormai dismessa.La risposta non è semplice né scontata. La prima considera-zione necessaria è che l’agro industria saccarifera italiana ènata all’ombra di una forte protezione dello Stato. Maanche nel resto d’Europa e negli stati Uniti d’America èaccaduta la stessa cosa. In Italia però la protezione necessa-ria è stata maggiore per gli “handicap” ambientali che neriducevano la produttività. Se la ricerca scientifica e l’inno-vazione fosse riuscita a ridurre a poco questo inferiorità,forse la liquidazione della filiera non sarebbe avvenuta.Beninteso, progressi anche in Italia sono stati ottenuti, manon sufficienti. D’altra parte, la battaglia su questo terrenonon ha utilizzato tutte le armi possibili. Chi dice che se sifosse seguita per tempo la strada dell’ingegneria genetica siforse qualche risultato migliore non sarebbe stato raggiun-to? Ma il terrore irrazionale per l’innovazione non è buonconsigliere.La seconda considerazione è che l’evoluzionedella tecnologia di trasformazione ha condotto nel tempo adimpianti di crescenti dimensioni. Questo ha indotto ad unaconcentrazione dell’industria e della bieticoltura ad essalegata. E’ difficile dire se, a fronte di questa tendenza gene-rale, l’impianto di Classe si sarebbe salvato, anche se la suafine è stata conseguenza degli squilibri finanziari di altra ori-gine della proprietà che, ad un certo punto, aveva acquisitol’impianto. La terza considerazione è che anche oggi la filie-ra agro saccarifera europea è difesa da una protezione signi-ficativa, ma questa protezione è commisurata alla conserva-zione della stessa nei paesi nord europei (che continuano aprodurre eccedenze di zucchero, in parte importate in Italia).C’è da chiedersi se esista un livello razionale di protezionee questo coincida, come un tempo, nell’auto sufficienzanazionale, o nel livello della produzione acquisita o solonella forza politica di chi decide. Al riguardo, si è detto checi sarebbe stato uno “scambio” tra interessi diversi. Se fossevero, sarebbe bene capire ciò che è accaduto. Tornando aClasse, si puù alla fine trovare una consolazione nel fatto laSocietà ha trovato altre strade per salvare almeno in parte ilbenessere economico raggiunto con la filiera agro saccarife-ra. Se poi si riuscisse a completare rapidamente il restaurodel colossale “scheletro” dell’impianto, valorizzando ilmateriale degli scavi del porto imperiale romano, e vivifi-candolo come centro di servizi turistici, forse si cancellereb-be in parte l’abisso economico che si è aperto negli anniottanta. Il ricordo, della filiera bieticolo saccarifera, vacomunque mantenuto, perché fu un’avventura ecomica esociale di grande coraggio umano e di succcesso.

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86 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 106, 2013, n. 5

COMPTE RENDU DE LA VISITE ET CONSIDéRATIONS GéNéRALES

Alberto Guidorzi

Il nostro Socio, dott. Alberto Guidorzi, sempre moltopresente nelle attività che ANTZA sviluppa nel mondosaccarifero, su invito di COSUMAR ha trascorso unasettimana in Marocco per visionare la coltivazionedella barbabietola a quelle latitudini. Pubblichiamo lerisultanze della sua visita. Dans la région du Gharb et dans la région du Loukkoson a visité plusieurs parcelles, malheureusement lapluie nous a limité pendant la visite (entré dans lechamps, routes barrées et coupées à cause du déborde-ment des canaux et des rivières.

Considérations généralesLes terres me semblent assez bien dotées en fertilité.La profondeur de la bonne terre supporterait, d’âpresles renseignements reçues, un labour plus profonde,un renversement des sols et le sousolage. Cette façonde labourer la terre aurait l’avantage de créer desmeilleures conditions de pénétration des racines en lesrendant plus pivotantes. En plus on aurait un meilleurnettoyage du terrain des mauvaises herbes (semence erhizomes placés plus en profondeur). Le sousolagepermettrait une meilleure évacuation de l’eau superfi-cielle. Il faudrait améliorer même le réseau des fossésd’écoulement des eaux. Je comprend bien qu’il fau-drait une dotation de machinisme et d’équipement quin’est pas présent actuellement, mais je juge cettefaçon de préparer les terres assez avantageuse. Un fois labouré il faudrait toute de suite partir pourpréparer le lit de semis, de la façon de profiter de l’hu-midité de la terre porté en surface pour casser facile-ment les pièces de terres plus volumineux. Il ne fautpas avoir peur de préparer les lits de semis à l’avance,ça vous permettra de semer plus pré des pluies de l’au-tomne et obtenir une germination et une sortie desplantules plus prompte et régulière. Le peuplement constaté, à mon avis est trop réduit:70.000 pieds/ha en moyenne avec des semis de 50 cmd’interligne peut laisser des trous de terre libre desti-nés a s’enherber et qui pourraient plus convenable-ment être couvert de feuilles de betteraves qui phto-synthetisent. A mon avis il faudrait avoir commeobjectif les 100.000 pieds/ha. Ca aurait l’avantage de: 1. Meilleure couverture du sol, et donc meilleur étouf-fement des mauvaises herbes.

2. Augmentation de la surface foliaire photosyntheti-sante et augmentation des rendements.

3. Racines moins grosses: c’est mieux une racine de800-1000 g plutôt que trop grosse. Même en per-dant un peu de tonnage, vous aurez des richessesmeilleures et surtout une qualité industriellemeilleure.

Semer des monogermes couteux, de bonne qualité ger-minative (les lots de semence monogerne arrivent

désormais à 95% de germinabilité) et beaucoup amé-lioré pour la levée en terre, sans en profiter pour avoirune meilleure peuplement, c’est un peu du gaspillage. Je trouve qui est une contresens semer en automne endeux époques distancées, ça à la récolte ne comporte-ra aucune différence. Ce qui fait la betterave adapte àdes arrachage de deuxième période de campagne sousle climat marocain c’est seulement l’état foliaire audébut de la récolte. Si vous avez deux parcelles: unequi a perdu beaucoup de feuilles (cercosporiose etcrise d’estivation) et une autre encore en meilleurevégétation, c’est cette dernière qu’il faut arracher plustard. La précocité ou tardivité d’une variété de bettera-ve est un concept totalement relatif: elle dépend uni-quement de la longueur du cycle qu’on peut permettreà la betterave en fonction du climat de la région géo-graphique. A’ confirmation, parmi la France et l’Italie,une même variété est considéré précoce en France ettardive en Italie. Qui fait ça c’est un cycle plus courten Italie, ma surtout moins régulière et avec despériodes d’impasse de la végétation causées par destempératures trop élevées en début d’été; ce qui faitque l’énergie dépensé pour l’évapotranspiration n’estpas récompensé par la photosynthèse. Il s’agit donc dejours négatifs d’un point de vue du sucre stocké dansla racine.Pour tenter d’avoir des parcelles à arrachage tardifmieux vaut faire des semis de janvier, mais pour faireça il faut avoir le lit de semence déjà préparée àl’avance quand le beau temps le permette. Vous auraiscomme-ça une betterave avec un feuillage plus jeunequi craint moins la cercosporiose, mieux défendableavec les traitements et donc qui peut rester dans lechamps pour les arrachages plus tardifs (toujours à laconditions qu’il y ai un bon feuillage). A mon avis,toutefois, un semis de janvier doit couvrir le sol maxi-mum au début d’avril, mieux si moitié mars. Il s’agit

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de faire assez d’essais et pour plusieurs années pourmettre a point la technique et découvrir des inconvé-nients imprévus et que je ne peut pas envisager à causede ma connaissance superficielle des conditions devotre pays.

Maladies et conditions climatiques extrêmes Chaleur Des températures au soleil de 35-40° C et plus, nepermettent pas une bonne photosynthèse, ça pour lesmotifs que je vous ai dit plus haut. Si en ces conditionl’eau est un facteur limitant alors la betterave se défen-de en abandonnant les feuilles plus anciennes, maisqui seraient encore valables si présentes. C’est en cesmoments qu’il faut intervenir avec l’irrigation desecours, mais la pratique il faut bien l’étudier car elle,si mal utilisée peut avoir même des aspects négatifs.N’est pas possible donner des conseils dans ce domai-ne sans connaitre bien les conditions pratiques.

Chaleur et HumiditéSont les conditions sous lesquelles le conides de lacercosporiose se forment a partir des spores présentesdans le déchets végétaux qui sont resté en terre. Ilsinfectent les feuilles des betteraves et commence lapériode d’incubation qui termine avec la formationdes taches. C’est a partir de ces taches que l’infectionse multiplie avec une progression incroyable. A cemoment c’est seulement la température qui est impor-

tante et qui favorise la diffusion de la maladie. C’estimplicite en ce qu’on a dit que les traitements il fautles commencer aussitôt qu’on note les premièrestaches, c’est-à-dire il faut empêcher la diffusion de lamaladie à travers les conides qui se forment sur letaches foliaires des feuilles plus vieilles. Les bette-raves stressées par la grande chaleur sont plus atteintesde la cercosporiose et donc la condition du bouquetfoliaire s’aggrave. Si arrive une pluie ou des orages labetterave commence à repousser (formation d’un nou-veau bouquet foliaire) au détriment du sucre accumu-lé et avec mobilisation de l’azote nuisible en transfor-mation. La polarisation tombe. Ca c’est l’aspecttypique de ce phénomène caractéristique de la bettera-ve méditerranéenne en condition de nouvelle végéta-

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tion D’après la visite effectué la présence déjà de plu-sieurs taches, accompagné par de foyers de grandinfection, m’obligent a vous suggérer l’introductiongénéralisé, tout au moins dans les régions a plus gran-de crainte de la maladie, de variétés tolérantes la cer-cosporiose. Cela vous permettra: En cas de fortes attaques d’avoir à disposition unedouble stratégie de lutte: la tolérance vous permettrade retarder l’apparition des premières taches et lamaladie partira d’une façon moins virulente, les traite-ments auront plus de chance de soigner les premièresattaques e de contrôler le développement de la mala-die. En cas d’années non favorables à la maladie, lesfaibles attaques permettront à la tolérance des variétésun bon contrôle et même de rendre inutiles les traite-ments o les diminuer; tout au moins pour les arra-chages précoces.Avec des variétés qui ont conservé les bouquetsfoliaires en bonne état on vous permettra de program-mer la campagne de transformation plus convenable-ment, car la qualité industrielle sera meilleure.J’ai noté des terres assez noires et donc qui me fontpenser a une bonne dotation organique. Ces terres seréchauffent plus que d’autres au soleil et, si les bou-quets sont assez stressés, les champignons du sol atta-quent les racines. On dit normalement qu’on est enprésence du Sclerotium rolfsii, mais on est en présen-ce de différents champignons qui utilisent le saccaro-se pour se nourrir, mais pour le faire ils ont besoin derompre le disaccaride et obtenir le glucose et le fruc-tose. Pour faire ça ils produisent l’enzyme invertase etil suffit d’avoir une certains nombre de ces betteravespourries pour augmenter la sucre inverti à des niveauxqui perturbent gravement l’extraction du sucre. C’estseulement une rotation longue qui peut vous permettrede limiter ce phénomène. En tous cas l’introduction dedifférentes cultures dans l’assolement des fermesjointe à une rotation bien étudié est la «conditio sinequa non» pour maintenir la culture betteravière dans laferme. Les problèmes phytosanitaires et de mauvaisesherbes de la culture seront moins virulents et envahis-sants. Il ne faut jamais oublier que en Italie ou au

Maroc ne trouve pas ses meilleures conditions clima-tiques pour bien végéter (comme aux latitudes Nordeuropéennes – 50° parallèle), donc on cultive dans desconditions plus difficiles et par conséquent il faut toutfaire pour se défendre. Parmi la betterave en semisd’automne italienne et au Maroc vous avez le grandavantage d’utiliser des variétés de printemps sélection-nées qui sont continuellement améliorées, tandis quel’Italie utilise des variétés particulières de sélectiontrès vieille et qui ne suivent pas des programmesajournées d’amélioration.

Dernière question Mon expérience concernant la connaissance desfilières sucre française et italienne et d’en avoir vul’évolution, me poussent a vous dire que: «jusqu’àquand les betteraviers ne comprennent pas que la cul-ture de la betterave peut représenter un pilier de l’as-solement de leurs fermes, difficilement on assistera àdes progrès techniques stables et qui se consolidentdans le temps. En ces conditions on aura même desdifficultés à trouver le juste équilibre dans la transfor-mation industrielle.Les betteraviers français ont biencompris ça et ont progressé et sont devenus mêmemaitres de leur industrie. Les agriculteurs italiensn’ont pas compris ça, ainsi que les industriels dusucre, et ont augmenté à tel point le gap de rentabilitéde la culture qu’ils ont préféré fermer les usines etchanger les assolements.»

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SICUREZZA VI PARTE

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Gabriele Ghetti

1. Categoria “ib”: se la costruzione elettrica garan-tisce la sicurezza, quando alimentata ai valorimassimi di tensione, sia in condizioni ordinarie,sia in presenza di un guasto singolo. La nongarantita sicurezza in presenza di doppio guastorende queste costruzioni adatte solo per installa-zioni in zona 1 e successiva.

C’è da dire però che le costruzioni a sicurezza intrin-seca non sono apparecchiature a se stanti, con unafunzione ben precisa, ma fanno parte di un sistemapiù complesso formato da almeno tre elementi:1. Costruzione elettrica a sicurezza intrinseca (ocostruzione semplice)

2. Costruzione elettrica associata (definita anchebarriera di protezione)

3. Cavi di collegamento tra 1 e 2

Dei sistemi a sicurezza intrinseca, formati da questetre parti, si occupa la norma CEI 31-10. Vediamo innanzitutto il significato delle parti che ciè invece spiegato dalla norma CEI 31-9.

Costruzione elettrica a sicurezza intrinseca: sonoquelle costruzioni in cui tutti i circuiti sono ad ener-gia così limitata che diventano in sè sicuri. Esempi diqueste costruzioni sono trasduttori come i sensoriinduttivi, le elettrovalvole, i convertitori I/P, i tra-smettitori di segnali, i generatori di tensione e cor-rente, etc.

Costruzione elettrica semplice: sono quelle costru-zioni che rispondono ad una di queste caratteristiche:• Elementi in grado di immagazzinare energia (Es.condensatori e induttori)

• Sorgenti di energia che non generino più di 1,5 V,100 mA, 25 mW (Es, celle solari, termocoppie)

• Componenti passivi (Es. scatole di giunzione,interruttori, componenti a semiconduttore comeLED, transistor, etc.)

Costruzione elettrica associata: le costruzioni asicurezza intrinseca e le costruzioni semplici stannoin zona pericolosa, ad esempio una termocoppia, ma

il circuito di elaborazione del segnale della termo-coppia normalmente è situato in zona non pericolo-sa. Si pone il problema dunque di far si che i circui-ti della zona sicura non trasferiscano energie perico-lose all’interno della zona potenzialmente esplosiva;la cosa si risolve interponendo fra i due un’interfac-cia di separazione, una barriera di protezione, cheviene chiamata costruzione elettrica associata.Questa separazione può essere effettuata in duemodi, passivamente attraverso circuiti contenentidiodi zener che scaricano a terra eventuali sovraten-sioni pericolose, o attivamente attraverso l’interposi-zione di separatori galvanici come fotoaccoppiatori otrasformatori.

Cavi di collegamento: sono cavi unipolari o bipola-ri normali che possono costituire un pericolo solo nelcaso di grandi lunghezze a causa dell’immagazzina-mento di energia attraverso le sue componenti indut-tive e capacitive.Un sistema a sicurezza intrinseca è definito come“insieme di costruzioni elettriche interconnesse,descritto in un documento del sistema, nel quale icircuiti o parte dei circuiti, destinati ad essere utiliz-zati in un’atmosfera esplosiva, sono circuiti a sicurezza intrinseca” dalla norma CEI 31-10.

Il modo di protezione Ex-n non ha una definizione,come gli altri, perchè in realtà consiste in un insiemedi metodi di protezione diversi, che vengono utiliz-zati a seconda del tipo di apparecchiatura che si deveproteggere. Poichè questo modo di protezione nonprende in considerazione l’ipotesi di guasto o situa-zione anomala, ma solo una situazione di funziona-mento ordinario, è adatto solo per la zona 2. Nellazona 2, ricordiamolo, la probabilità che si crei un’at-mosfera potenzialmente esplosiva è estremamentebassa, e nel contempo la maggior parte delle zonepericolose sono proprio zone 2. E’ quindi compren-sibile l’importanza di questo metodo, anche se tutto-ra più dal punto di vista teorico che pratico, in quan-to ancora poco utilizzato, almeno in Italia.Abbiamo detto che i metodi di protezioni utilizzati

Modo di protezione Definizione

Ex-nA Apparecchiature elettriche non scintillanti

Ex-nC Apparecchiature elettriche scintillanti

Ex-nL Apparecchiature a limitazione di energia

Ex-nP Apparecchiature a pressurizzazione semplificata

Ex-nR Custodie a respirazione limitata

Tabella 14 - I diversi modi di protezione Ex-n tutti adatti solo per la zona 2 (e 22)

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sono diversi e quindi giustamente la norma CEI 31-11 distingue cinque modi, ognuno contraddistinto dauna tecnica di costruzione e una filosofia di protezio-ne differente. Vediamo nella tabella 14 la sintesi diquesti “sottomodi”.

Analizziamo in dettaglio le caratteristiche di questimodi:1. Ex-nA - Metodo adatto per le costruzioni nonscintillanti, cioè quelle che, in funzionamento nor-male, non possono generare inneschi per scintille,archi o temperature elevate. Fanno parte di questeapparecchiature i motori asincroni con rotore agabbia e comunque i motori senza collettore espazzole), le scatole di derivazione e giunzione egli apparecchi illuminanti. In questo caso ilrischio di innesco è veramente minimo.

2. Ex-nC - Metodo adatto per le costruzioni elettri-che scintillanti. In questo caso occorre prendereprovvedimenti affinchè le sostanze infiammabili nonentrino in contatto con le parti scintillanti. Le tecni-che di protezione usate sono le seguenti: - Dispositivi di interruzione a cella chiusa - Inquesto caso si accetta l’eventualità che avvengauna esplosione (come nel modo di protezione Ex-d), all’interno di una cella chiusa - in cui sonocontenute le parti che possono produrre scintillecome ad esempio interruttori o relè - ma si fa inmodo che essa non possa propagarsi all’esterno.

- Dispositivi a chiusura ermetica - Qui si impedi-sce che l’atmosfera potenzialmente esplosiva,situata all’esterno del dispositivo, finisca all’in-terno, attraverso la chiusura ermetica in custodiemetalliche saldate o fuse.

- Dispositivi a tenuta - Sono dispositivi che nondevono essere aperti durante il funzionamentonormale e hanno una tenuta nei confronti dell’in-gresso dell’atmosfera esterna potenzialmenteesplosiva.

- Componenti non innescanti - Sono componenticostruiti in modo che, o il meccanismo di contat-to, o la custodia in cui sono inseriti, impedisconodi fatto l’innesco (sempre e solo in condizioniordinarie di funzionamento.

3. Ex-nL - Metodo adatto per le apparecchiature che,nel loro normale funzionamento, producono o rila-sciano un’energia talmente bassa da rendereimpossibile raggiungere il livello di innesco (comenel modo di protezione Ex-i).

4. Ex-nP - Metodo basato sul principio “qui ci sto ioe tu non entri”. Viene creata e mantenuta una sovra-pressione all’interno della custodia in cui ci sonogli elementi scintillanti, in modo che l’atmosferaesterna a pressione minore - potenzialmente esplosi-va - non possa entrare (come nel modo di protezioneEx-p).

5. Ex-nR - E’ il metodo forse più originale comeidea. Non viene impedita completamente l’entrata digas o vapori infiammabili nelle custodie, ma sololimitata; in questo modo occorre un tempo elevatoperchè all’interno della custodia si raggiunga unaconcentrazione tale da superare il limite inferioredi esplodibilità. Originale, ma forse un pò tropporischioso.

Essendo apparecchiature destinate alla zona 2 o 22(categoria 3G o 3D secondo la direttiva ATEX94/9/CE) le procedure di certificazione sono sempli-ficate, e non occorre l’esame CE di tipo da parte diun organismo notificato.

Modo di protezione EX-p (EN 50016 - CEI 31-2)Il sistema di protezione adottato dal modo di prote-zione Ex-p è molto semplice come idea, un pò menocome realizzazione. L’idea è quella di creare unasovrapressione all’interno della custodia da pro-teggere, in modo che l’atmosfera esterna poten-zialmente esplosiva non possa entrare a causadella forza di pressione creata all’interno. Questasovrapressione la si ottiene introducendo nelle custo-die aria o gas inerte.

Esistono tre tecniche differenti per creare e mantene-re nelle custodie una pressione superiore a quellaatmosferica:1. Sovrapressione con circolazione continua delgas di protezione. In questo caso il gas utilizzatoè in genere l’aria che viene prelevata dall’esterno,mandata a pressione di almeno 50 Pa (0,5 mbar)all’interno della custodia e poi scaricata all’ester-no. Questa tecnica viene utilizzata spesso neimotori in quanto si sfrutta l’aria di sovrapressioneanche per il raffreddamento.

2. Sovrapressione con compensazione delle perdi-te. Qui il gas inerte non viene fatto circolare, maviene immessa una quantità di gas sufficiente soloa compensare le perdite fisiologiche della custodiache si presume non perfettamente a tenuta.

3. Sovrapressione statica. Significa che viene intro-dotto il gas a pressione e poi non si fa più nullapresumendo che la pressione rimanga inalteratanel tempo. Si presume, ovviamente l’uso di custo-die a tenuta, senza le quali questo metodo nonfunziona.

In quali applicazioni viene adottato questo modo diprotezione? Essenzialmente per apparecchiature dielevate dimensioni: grandi motori, intere cabine elet-triche, grossi quadri elettrici, trasformatori, etc.Il tipo di protezione deve essere sottoposto a conti-nui controlli per essere certi della presenza dellasovrapressione: questo rende complesso e costoso ilmodo Ex-p, che infatti non ha una grande diffusione.Frequentemente accade che l’Ex-p non venga utiliz-zato da solo per proteggere l’intera apparecchiatura,

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ma in combinazione con altri modi; si pensi a cosapotrebbe accadere se il sistema di controllo dellapressione avesse un guasto: il sistema di sicurezza edi segnalazione si troverebbe ad operare in unambiente non protetto. Ecco allora che i circuiti disicurezza che diventano operativi in caso di guasto,vengono normalmente protetti con custodie a provadi esplosione Ex-d.

Modo di protezione Ex-m (EN 50028 - CEI 31-13)Il modo di protezione Ex-m consiste nell’incapsula-re il componente da proteggere in un composto diresina, in modo che l’atmosfera esplosiva esternanon possa essere innescata.La modalità è abbastanza semplice, ma come si puòintuire è applicabile solo a piccoli componenti(pensate ad un quadro o ad un motore inglobati in unblocco di resina !). Infatti le principali applicazionipresenti e soprattutto future (l’Ex-m è un metodo digiovane età) si rivolgono a circuiti stampati, singolicomponenti come condensatori, transistor, relè stati-ci, sensori, pile, fusibili, accumulatori, circuiti di ali-mentazione per lampade e comunque tutti i compo-nenti statici in generale.La protezione per incapsulamento, come previstodalla norma EN 60079-14 - CEI 31-33, è adatta perla zona 1 (e 21 se parliamo di polveri). Tuttavia, esi-ste una tecnica di incapsulamento speciale, chiamataEx-ma, basata su un principio di doppia protezione,tale per cui in caso di guasto la sicurezza vienegarantita dalla protezione aggiuntiva, che è adattaanche per la zona 0. Le prescrizioni da adottare perraggiungere questo grado aggiuntivo di protezioneed ottenere un incapsulamento speciale sono indica-te nella norma EN 50284 - CEI 31-43.Il componente incapsulato, ha bisogno di collega-menti con il resto dell’impianto e quindi si pone ilproblema di come inserire questo cavo senza altera-re la protezione del composto di resina. In genere silascia un tratto di conduttore nudo nel composto,della lunghezza di almeno 5 mm.

Modo di protezione Ex-o (EN 50015 - CEI 31-5)Modo di protezione secondo il quale le costruzionielettriche o parti di esse sono immerse in un liqui-do di protezione (in genere olio) in maniera tale cheun’atmosfera esplosiva che si trovi al di sopra delliquido o all’esterno della custodia non possa essereinnescata. E’ questa la definizione della norma espiega abbastanza bene di cosa si tratta. Un’altracosa che si capisce abbastanza bene sono i problemidi manutenzione e controllo che si incontrano, permantenere il livello dell’olio, per mantenere la pres-sione a livelli adeguati sia in custodie ermetiche chenon ermetiche, per svuotare e riempire la custodia incaso di lavori sull’apparecchiatura.Da quanto detto, si può concludere che anche questomodo non gode di grande popolarità. Quando sentia-mo parlare di olio, pensiamo subito ai trasformatori,

ed è infatti essenzialmente su queste macchine che siconcentra il modo di protezione Ex-m.

Modo di protezione Ex-q (EN 50017 - CEI 31-6)Il modo di protezione Ex-q, chiamato a riempimentopulverulento, è simile all’Ex-o, solo che le partisuscettibili di innescare un’atmosfera esplosivasono immerse in un materiale di riempimento(particelle di quarzo o di vetro), invece che nell’o-lio. Una delle differenze è quindi che, mentre è pen-sabile far funzionare una macchine in movimentoimmersa in olio, altrettanto non lo è se è immersa insabbia. Qui non viene impedito l’ingresso del gas all’internodella custodia, ma viene impedita comunque l’esplo-sione per il fatto che la fiamma viene estinta nel suopropagarsi attraverso il percorso nel materiale diriempimento.

Le principali applicazioni vengono ristrette alleapparecchiature funzionanti in bassa tensione(1000 V è la massima tensione di alimentazioneammessa). E’ tipico il suo uso per i condensatori dirifasamento delle lampade fluorescenti protette conl’Ex-e.

Modo di protezione Ex-sSi nota che, nel titolo di fianco al simbolo della pro-tezione Ex-s, non è stata indicata alcuna norma diriferimento, al contrario dei metodi precedenti.Infatti, ciò che caratterizza questo modo di protezio-ne è che non è coperto da nessuna norma. Vienechiamato modo di protezione speciale.Succede che vengono adottate, da parte delle azien-de costruttrici, delle soluzioni di protezione che nonsono previste da nessuna norma, ma che vengonoritenute equivalenti ai fini della sicurezza. L’aziendaallora sottopone l’apparecchiatura all’esame di unorganismo nazionale riconosciuto. Se le prove dilaboratorio confermano l’equivalenza nella protezio-ne, viene rilasciato un certificato che attesta l’appa-recchiatu-ra realizzata con modo di protezione Ex-s.Questo certificato ha validità solo nazionale, e quin-di se si vuole utilizzare l’apparecchiatura anche inaltro paese, occorre rifare la certificazione anche inquel paese.In definitiva le soluzioni definite Ex-s sono speri-mentazioni che, a volte, poi col tempo, diventano diuso comune e vengono regolarizzate in una norma.

Modi di protezione compostiMolto spesso accade che una apparecchiatura elettri-ca, per la sua protezione, non si appoggi su un singo-lo modo di protezione, ma su due o più modi: tipicoè l’esempio del motore protetto con custodia a provadi esplosione Ex-d, con morsettiera protetta con ilmodo a sicurezza aumentata Ex-e.La necessità nasce dal fatto che l’Ex-e si applica soloalle apparecchiature che non possono essere causa di

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Tabella 15 - Scelta delle costruzioni elettriche in base alla zona di installazione (gas)

Tabella 16 - Scelta delel costruzioni elettriche in base alla zona di installazione (polveri)

innesco; se la costruzione nel suo complesso com-prende anche parti scintillanti o ad elevata tempera-tura, ecco allora l’esigenza di proteggere queste partiin modo differente.Si parla in questi casi di modo di sicurezza compo-sto, e composto è anche il codice che contraddistin-gue il modo di protezione: dopo le lettere Ex si met-tono i codici dei modi di protezione in ordine diimportanza.Prendendo per esempio una torcia porta-tile protetta in esecuzione a sicurezza aumentata esicurezza intrinseca in categoria ib, adatta ad essereutilizzata in atmosfere con gas del gruppo IIC (idro-geno), con classe di temperatura T4 (135 °C). Unavolta analizzati tutti i modi di protezione delle appa-recchiature vediamo di fare un quadro riassuntivoche ci dica dove possono essere utilizzate: zone 0, 1

o 2 per i gas e zone 20, 21 e 22 per le polveri.

Luoghi con presenza di gas o vapori infiammabiliPer i gas i riferimenti per effettuare questa classifica-zione sono innanzitutto la norma EN 60079-14 - CEI31-33, e la direttiva ATEX 94/9/CE. Nella presentetabella si riscontrano le scelte possibili.La tabella 15 merita qualche commento e qualchechiarimento.• Il termine idoneo significa che quel tipo di costru-zione garantisce un livello adatto di sicurezza perquella zona. Il termine ridondante significa chequel tipo di costruzione garantisce un livellosovrabbondante di sicurezza per quella zona, esicuramente dal punto di vista economico non sem-bra la scelta migliore.

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Tabella 18

Tabella 17

Tabella 19

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• Ovvio spiegare il termine vietato.• Rimane da chiarire solo l’ultima voce della tabella“tipo industriale selezionato”. Infatti la CEI EN60079-14 prevede anche questa possibilità, checonsiste nell’utilizzare costruzioni elettricheconformi a prescrizioni di una norma riconosciuta,con precise caratteristiche per evitare inneschi(quindi zona 2) e selezionate da un esperto. In sin-tesi, una persona, che si dichiarasse e si sentisseesperto del settore, potrebbe, sotto la sua responsa-bilità, prevedere una soluzione in qualche modopersonale all’installazione in zona 2. Si presumeche in pochi vorranno prendersi questa responsabi-lità, anche se minima, considerando il basso livellodi rischio che si ha in zona 2.

Luoghi con presenza di polveri combustibiliI criteri che vanno seguiti, secondo la norma, per sta-bilire quali apparecchiature vadano installate nellevarie zone sono i seguenti:1. La massima temperatura superficiale T dellecustodie non deve essere naturalmente superiorealla temperatura di innesco della cosiddetta “nubedi polvere”Tcl (miscela aria-polvere). In realtà,per maggiore sicurezza, la norma impone che T <

2/3 Tcl. Inoltre, la massima temperatura superfi-ciale delle custodie deve rispondere anche ad unaseconda condizione, relativa alla pericolositàdello strato di polvere che si può formare su unacustodia: T = T5mm - 75 K, dove T5mm è la tem-peratura di accensione di uno strato di polvere di5 mm (per strati diversi la norma consente la con-sultazione di un grafico). In definitiva la max tem-peratura superficiale accettabile diventa la minorefra le due - quella della nube e quella dello strato.

2. Tutte le apparecchiature devono rispettare i detta-mi della direttiva ATEX 94/9/CE.

3. Tutte le apparecchiature devono ovviamente avereun adeguato grado di protezione nei confrontidella penetrazione della polvere.

4. Detto questo, possiamo evidenziare che tutti i tipidi costruzioni e di modi di protezione visti per igas, i vari Ex-d, Ex-e, etc., possono essere utiliz-zati anche per le polveri, a patto che siano rispet-tate anche le condizioni viste sopra.

Qui di seguito vengono esposte diverse tabelle con ilpanorama normativo attuale:NORME ARMONIZZATE PER LE COSTRU-ZIONI Ex

Tabella 20

Tabella 21

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PANORAMA NORMATIVO FUTURO

Dall’Ottobre 2007 è in vigore la V edizione dellanorma IEC 60079-0“Explosive atmospheres Part0: Equipment – General requirements”

INTRODUCE SIGNIFICANTI CAMBIAMENTI• Non contiene più prescrizioni solo per GAS, maanche per POLVERI

• I requisiti per Costruzioni elettriche destinate adessere utilizzate inpresenza di polveri combustibilisono trasferite in questa norma dalla NormaIEC61241-0 >

RIUNISCE IN UNA LE DUE SERIE DI NORME• Oltre al gruppo II di Gas ed ai sottogruppi IIA, IIBe IIC, definisce ilgruppo III delle Polveri e iseguenti sottogruppi:Gruppo IIIA (fibre combusti-bili); Gruppo IIIB (polveri non conduttrici);GruppoIIIC (polveri conduttrici);

• Introduce gli “Equipment protection levels” (EPL)

EXPLOSION PROTECTION LEVELS - EPLDi seguito riportiamo alcuni dei gas con le relativecaratteristiche:- il campo di esplodibilità, ovvero l’intervallo in cuiil gas miscelato con l’aria (il 21% di ossigeno è ilcomburente) se opportunamente innescato, può darluogo ad un’esplosione;

- il “MIT” (Minimum Ignition Temperature) ed il“MIE” (Minimum Ignition Energy) sono due faccedella stessa medaglia, ovvero della sorgente diinnesco.

Riportiamo alcune delle polveri con le relative carat-teristiche rispetto a quanto riportato sopra per i gassi nota che:- il “MIT” è suddiviso in due colonne: una riguardaquando le polveri sono disciolte nell’atmosfera evengono definite “in nube”, mentre nell’altracolonna è stato scelto di dare il riferimento relativo

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Tabella 23

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ad uno strato di 5 mm di polvere; ovviamente ciònon vuol dire che con strati minori o maggiori di 5mm non esiste il problema: c’è ma con dei dati dif-ferenti.

- L’unità di misura del “MIE” è passata da GJ a mJ- Vi è un nuovo riferimento: il KSt che ci indicaquanto l’esplosione sarà forte e veloce nel propa-garsi. Il Kst è numericamente uguale al valoredella massima velocità di incremento di pressionemisurata in un recipiente di 1 mc di volume sottocondizioni di test specificate (prEN 14034-1).

E’ un indice delle pericolosità della miscela esplosi-va e si ricava dalla cosiddetta legge cubica, sviluppa-ta a suo tempo dal Bartknecht:(dP/dt)max * V ^0,333 = KStE’ un indice della pericolosità della sostanza in casodi esplosione. E’ molto utile nel caso del calcolodei dischi di rottura in recipienti chepossono con-tenere atmosfere esplosive.I valori in tabella sono da intendersi solo come indi-cativi e possono variare con la concentrazione e ledimensioni dei grani di polvere. In Agosto 2009 la

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Tabella 27

IEC 60079-0:2007 è stata armonizzatacome EN60079-0:2009,con un allegato ZY che illustra il col-legamentotra EPL e le categorie ATEX.

Anche alcune delle nuove norme dei modi di prote-zione e degli impianti sono state armonizzate perpermettere il passaggio alle nuove prove di laborato-rio e marcature, ad esempio:- la IEC 60079-31:2008 (modo di protezione Ex t perpolveri) è di prossimaarmonizzazione come EN60079-31:2008;

- le norme IEC 60079-10-1:2008 e IEC 60079-10-2:2009sono già state armonizzate come EN 60079-10-1:2009 ed EN 60079-10-2:2009.(PUBBLICATE DAL CEI A GENNAIO 2010COME “CEI EN”)

Dal 1 settembre del 2009 la norma EN 60079-0:2009 risulta applicabile e quando sarà pubblica-ta, sarà di fatto la norma generale di riferimentoper ATEX sia per gas che per polveri.Vi sarà un periodo di parallelo per l’adeguamento

(presumibilmente giugno del 2012), oltre il qualenon saranno più applicabili le norme armonizzateche oggi si utilizzano.

In breve:• La scelta giusta della zona riveste grande importan-za. Ovviamente la classificazione non deve essereinferiore al necessario, ma una suddivisione inzone con classificazioni eccessivamente conserva-tive può comportare costi inutilmente elevati.

• Non è sufficiente verificare al momento dell’acqui-sto se con l’apparecchio o il sistema di protezioneè stato consegnato il certificato ATEX. Occorresoprattutto leggere il certificato, comprese tutte lecondizioni limitative, per verificare che sia effetti-vamente idoneo per l’applicazione prevista.

• È ammesso utilizzare apparecchi (o sistemi) noncertificati per l’applicazione in questione, maoccorre comunque motivare con un’analisi deirischi la ragione per cui in quel caso specifico èammesso derogare, e il livello di sicurezza previstonon ne viene compromesso.

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LISTA DI FORNITORI

Pubblichiamo in questo fascicolo e pubblicheremo in altri fascicoli e la lista dei nostri inserzionisti, fornitori di mac-chinari, prodotti, sementi o altro, che interessino l’industria saccarifera o la coltivazione della bietola. I dati di ogniditta inserzionista presente, anche per una sola volta, sulle pagine della nostra rivista nel 2013, vengono automatica-mente e gratuitamente introdotti in tale lista. I dati di ditte non inserzioniste vengono inclusi nella lista pubblicata suitre fascicoli al prezzo di euro 300,00 +20% IVA.

BABBINI S.p.A.Località Belchiaro, 135/A Tel.: +39 0543 98340047012 CIVITELLA DI Fax: +39 0543 983424ROMAGNA (FC) E-mail: [email protected]

Web: www.babbinipresses.com

BMA BRAUNSCHWEIGISCHE MASCHINENBAUANSTALT AGPostfach 3225 Tel.: +49 531 8040D-38022 BRAUNSCHWEIG Fax: +49 531 804216Germania E-mail: [email protected]

Web page: www.bma-de.com

Agente per l’Italia:Dott. Marta BrusoniRappresentanze Industriali P.zza Rossetti 2/23 - 16129 Genova

Tel.: +39 010 561784Fax: +39 010561784

BARBIERI COSTRUZIONI MECCANICHE SRLVia Morane, 264 Tel.: +39 059 300018 - 30002341100 MODENA Fax: +39 059 300095

E-mail: [email protected]

BORSARI E. & C. SRLVai di Mezzo, 114 Tel.: +39 059 54911041015 NONANTOLA Fax: +39 059 540511Modena E-mail: [email protected]

Web: www.gruppoborsari.it

BUCKMAN LABORATORIES ITALIANA SRLVia Vitali, 1 Tel.: 80078276020122 MILANO Fax: 800782761

E-mail: [email protected]

N.C.R. BIOCHEMICAL SPAVia dei Carpentieri, 8 Tel.: +39 051 686961140050 Castello d’Argile (BO) E-mail: [email protected]

www.ncr-biochemical.it

CARLA IMPORT SEMENTI SRL

Via Porta Adige, 36 B Tel.: +39 0425 3001445100 ROVIGO Fax: +39 0425 30105

E-mail: [email protected]: www.carlasementi.it

KWS - FEDERICO SALVADÈVia Andreoli, 20 Tel.: +39 051/625661640068 S. Lazzaro di Savena Fax: +39 051/6258410

E-mail: [email protected]

NALCO ITALIANA SRLViale dell’Esperanto, 71 Tel. +39 06 54297.100144 ROMA Fax +39 06 54297.300

E-mail: [email protected]@gmail.com

http://it-eu.nalco.com/eu/

NEOTERM S.r.l.Via René Vanetti, 83/A Tel.: +39 0332/33028422100 VARESE Fax: +39 0332/331508

E-mail: [email protected]: www.neoterm.it

C.A.F.A.CONSORZIO AUTOTRASPORTATORI FERRARESI ARTIGIANIVia Canneto, 1144123 Pontelagoscuro (Fe) Tel.: 0532 797500

URSINI VINCENZOVia Patuzza, 41/A Tel./Fax 0532/80967844016 San Biagio (FE) cell. 335.7768707

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