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L'idée de gémellité dans la légende des origines de Rome, (Académie royale de Belgique. Mémoires de la Classe des Lettres. Collection in -8°, III série, 24) by Alain Meurant Review by: Cristiano Dognini Aevum, Anno 76, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2002), pp. 205-209 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20861301 . Accessed: 14/06/2014 16:43 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.77.38 on Sat, 14 Jun 2014 16:43:00 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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L'idée de gémellité dans la légende des origines de Rome, (Académie royale de Belgique.Mémoires de la Classe des Lettres. Collection in -8°, III série, 24) by Alain MeurantReview by: Cristiano DogniniAevum, Anno 76, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2002), pp. 205-209Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20861301 .

Accessed: 14/06/2014 16:43

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RECENSIONI 205

tendo da un soggetto tutt'altro che privo di interesse, non corrisponde nei fatti alle at tese indotte dall'argomento e agli intend espressi dalFautrice; a quest'ultima va co

munque riconosciuto il merito di aver pre sentato una rassegna ordinata dei problemi connessi con le antiche biografie euripidee e di essere giunta in qualche caso a pro porre osservazioni degne d'interesse: sono tali ad esempio quelle relative alia biblio teca posseduta dal poeta e al suo rapporto coi libri (pp. 21-23) o quelle con cui viene smentita la notizia trasmessa dal Bioq di Sa tiro che Euripide avrebbe subito un proces so per empieta (pp. 77-79).

Antonietta Porro

Alain Meurant, L'idee de gemellite dans la legende des origines de Rome, Bruxel les 2000 (Academie royale de Belgique.

Memoires de la Classe des Lettres. Col lection in -8?, III serie, 24). Un vol. di

pp. 335.

L'argomento che l'A., gia esperto di leg gende sui gemelli1, si propone di affronta re e uno dei piu complessi che le tradizio ni antiche, e quella romana in particolare, possano presentare. I molteplici miti che hanno come protagonista una coppia di ge melli mostrano senza alcun dubbio una ta le varieta di caratteristiche da rendere ol tremodo difficile il lavoro di chi desideri classificarli entro uno schema ben delimi tate e tale da rendere conto di ogni singo la variazione rispetto alia tradizione princi pale. Lavoro indispensabile per compren dere e valorizzare appunto tali varianti, la sintesi delle speculazioni antropologiche sul concetto di coppia gemellare costituisce l'i nizio di questo volume (pp. 15-30), frutto di una tesi di dottorato, discussa il 9 otto bre 1996 all'Universite Catholique di Lou vain la Neuve. Senza eccessivi psicologi smi l'A. concentra il suo interesse non tan

to sui rapporti fra gemelli (tema questo del la terza parte del volume), quanto piuttosto su come veniva accolta dalle antiche co

munita la loro nascita. Evento singolare e, in quanto tale, dotato di una forza eversiva dell'ordine costituito, la nascita di gemelli era sempre vista col sospetto che fosse in dizio di eventi prodigiosi o tragici. L'A. in siste soprattutto sul timore che l'assoluta identita fra i due gemelli suscitava nell'uo

mo abituato alia diversita e non all'ugua glianza assoluta di due persone che a ma

lapena potevano essere distinte l'una dal l'altra. Personalmente credo che la rottura dell'ordine costituito giocasse un peso mag giore nello sconcerto generato dal duplice parto, sia per la straordinarieta dell'evento che per i problemi di ordine pratico che es so poteva suscitare (per es. a livello di suc cessione).

Dopo queste riflessioni di ordine genera le l'A. passa dal livello psicologico a quel lo leggendario, sintetizzando anche in que sto caso le peculiarita dei gemelli nelle dif ferenti tradizioni mitiche (pp. 31-51). II ri sultato delinea alcune costanti di fondo ba sate sul tentativo di annullare 1'identita ge

mellare. Di norma nei racconti leggendari avviene esattamente il contrario di quanto succede nella realta: i gemelli sono infatti figli della stessa madre, ma di due padri di versi. L'uno e normalmente di origine divi na, l'altro e un mortale. Anche il carattere

contribuisce a differenziarli, l'uno collerico viene controbilanciato dalla calma olimpi ca dell'altro. La madre, in quanto coinvol ta per forza di cose in una relazione adul

terina, viene uccisa, imprigionata o piu ge nericamente messa al bando. Altra caratte

ristica diffusa e lo stretto legame fra la cop pia gemellare e la regalita. Sembra infatti che i due elementi viaggino abbastanza pa rallelamente, cosi come l'impiego del ca vallo, animale di solito connesso con i ge melli. In alcuni casi l'A. osserva che i ge melli recuperano la loro madre e costitui scono con lei una triade dotata di poteri fe condanti, in altri, invece, la differenza ca ratteriale e genetica fra i gemelli porta al l'eliminazione di uno dei due da parte

?

piu o meno direttamente ? dell'altro. Le differenti origini dei gemelli, il loro carat tere contrapposto e l'accesa rivalita culmi

nante talvolta nell'uccisione di uno dei due sono espedienti narrativi, secondo l'A., per superare o addirittura annullare quell' ango scia antropologica nei confronti dell'identi co. Anche cosi pero mi sembra affrettato

1 Vedi A. Meurant, Les Palisques, dieux ju meaux siciliens, Louvain-la-Neuve 1998.

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206 RECENSIONI

giungere a simili conclusioni: il caso di Ca store e Polluce e paradigmatico nel mostrare

gemelli nati con caratteristiche diverse in senso genetico (l'uno mortale e 1'aitro di

stirpe divina) e in senso caratteriale, che pu re tendono costantemente ad assimilarsi ?

in luogo di distinguersi ? fino al rifiuto fi

nale da parte di Polluce di raccogliere la

propria eredita divina, rifiuto che va tutto a

vantaggio di Castore col quale il fratello ot tiene di poter dividere la sorte. Nati diver si, Castore e Polluce giungono infine a es sere gemelli in tutto e per tutto, e a condi videre il medesimo destine

In un secondo tempo (pp. 53-77) l'A. sin tetizza le peculiarity dei gemelli nella tra dizione indoeuropea, sottolineando che es se non si scontrano con le caratteristiche ge nerali, ma sono semplicemente un'ulteriore

stratificazione leggendaria che si sovrappo ne e approfondisce il piu generico mito dei

gemelli. Ancora una volta, infatti, i gemel li hanno come animale-simbolo il cavallo, con l'opposizione pero cavallo/bue. Benche entrambi siano ben rappresentati dal caval lo, alcuni aspetti secondari del mito colle gano uno dei due piu strettamente con l'e lemento equino, e l'altro con quello bovi no. Nei racconti in cui uno dei gemelli ha la meglio sull'altro, e sempre il gemello bue a prevalere sui gemello-cavallo. Un'al

tra costante e il legame con il Sole e col

pianeta Venere, i quali costituiscono i pro genitor! o i simboli della coppia gemellare. Coppia che all'occasione pud di venire una triade con l'aggiunta di una madre o di una sorella. La narrazione prevede infatti l'im

prigionamento e la successiva liberazione di una parente (sia essa appunto la madre o una sorella) insieme alia quale i gemelli danno origine a una triade dotata di poteri fecondanti e curativi. Nonostante le loro

qualita, l'A. osserva con ragione che le di

vinita maggiori sono solite poire degli osta coli alia totale integrazione della coppia ge mellare nel rango divino che pure spetta a loro di diritto. Bisogna riconoscere, a mio avviso, che i gemelli, come medici, tauma

turgi, o piu comunemente come guida per i

naviganti, compiono nell'arco della loro esi stenza una serie di imprese eroiche, volte di solito a guarire o a salvare, piu che a combattere. Per questo motivo G. Dumezil ha inserito le divinita gemellari come i Dio scuri e gli Asvin (gemelli divini della tra

dizione vedica, figli di Dyaus, il cielo) nel la cosidetta 'terza funzione' delle classi so

ciali indoeuropee2. Considerazione questa che basterebbe a spiegare il rifiuto che le divinita superiori mostrano nei confronti dei

gemelli, negando loro un'integrazione com

pleta nel pantheon divino. Sebbene le divi nita gemelle (in questo caso gli Asvin) sia no fra le piu antiche ? poiche gia i Mi tanni le annoveravano nel loro pantheon ac canto a Indra, Varuna e Mitra, come attesta

un trattato risalente al 1380 a.C. redatto in accadico fra il re dei Mitanni KUR-ti-u a(z)-za e il suocero, il sovrano ittita Suppi luliuma I3 ?, la 'terza funzione', normal

mente assimilata alia casta dei vaisya (com mercianti e agricoltori), si avvicina perico losamente a quella degli siidra, i servi, sva lutando cosi ulteriormente la posizione del la coppia gemellare innanzi agli dei mag giori.

Rispetto alia struttura antropologica uni versal e a quella indoeuropea, la tradizio ne romana presenta, pero, delle differenze notevoli. L'A. pone in luce che Romolo e Remo sono figli dello stesso padre

? e ne condividono quindi l'eredita ? e che sono assimilabili per le loro imprese ai Dioscuri e agli Asvin solo fino al termine dell'ado lescenza con l'istituzione dei Lupercali. Da

quel momento in poi le fonti mettono in ri salto la superiorita di Romolo rispetto a Re

mo, collegato a episodi di voracita sacrile ga e in ultima analisi con un universo sel

vaggio e anarchico, contrapposto a quello piu civile di Romolo.

La seconda parte del volume (pp. 103-81) esordisce con un giusto richiamo alia pru denza nell'uso della fonti. Spesso frutto di citazioni di seconda o di terza mano, alcu ni frammenti presentano varianti mitiche che i differenti passaggi possono aver mo dificato nella sostanza o nell'interpretazio ne. La difficolta di ricostruire le tradizioni estranee al canone ufficiale costringe a un'analisi attenta e minuziosa di ogni mi to, senza con cio mettere in discussione l'u

2 G. Dumezil, Les dieux souverains des Indo

Europeens, Paris 1977, trad. it. Gli dei sovrani

degli indoeuropei, Torino 1985, 11-34. 3 Sui Mitanni vedi M. Mayrhofer, Die vor

derasiatischen Arier, ?Asiatische Studien?, 23

(1969), 139-54.

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RECENSIONI 207

nitarieta del racconto ufficiale. In sede di valutazione delle fonti latine, l'A. mette in luce gli scarsi riferimenti presenti allo scon tro fra i gemelli. Lo schema narrativo del la leggenda di Romolo nelle opere di Ci cerone si presenta cosi: atto di fondazione, ratto delle Sabine e sparizione del primo re. Solo di sfuggita 1' Arpinate menziona il con flitto gemellare, citando in div. I 107-108 un lungo passo di Ennio (F 47 Vahlen e

Skutsch). Piu preciso e Livio che conosce addirittura due versioni dell'uccisione di Remo nello scontro con Romolo (I 7, 1-3). Le caratteristiche dei gemelli risalgono cer tamente all'origine indoeuropea del mito,

ma con quelche modifica introdotta dalla tradizione romana. Per quanto concerne le

fonti greche, l'analisi e molto piu compli cata, poiche le piu antiche versioni della fondazione di Roma o non conoscevano la

coppia gemellare direttamente coinvolta o ne esclusero scientemente l'intervento, ri

ducendo i gemelli a un solo fondatore in discusso. La tradizione greca, nota attra

verso Dionigi d'Alicarnasso e Plutarco, as

segna in certi casi a una donna, Rome, o a uno dei suoi figli, la fondazione della citta, che prende comunque il nome di lei quale che sia l'eroe fondatore. Non e neppure chiaro il legame di parentela fra Rome ed Enea, ora indicato come nonno ora come

marito. Altre versioni attribuiscono a Romo fratello o antenato di Romolo la kxxgxc, di Roma, raddoppiando nel secondo caso 1'at

to di fondazione, perche la citta di Romo non viene mai realmente abitata e quindi Romolo, il suo discendente, dovra proce dere a una seconda fondazione. E lecito

chiedersi dunque se queste varianti deri vassero da una reale ignoranza delle piu an tiche fonti greche o da una scelta specifica. L'A. risponde che nel primo caso, se cioe

gli autori greci conoscevano solo parzial mente le leggende di fondazione di Roma, le fonti cercarono di integrare le loro co noscenze con il patrimonio leggendario del la tradizione greca. Se invece essi non igno ravano la parte centrale, giocata da Romo lo e Remo, nei miti di fondazione della citta, bisogna supporre che per qualche motivo

gli autori greci trovassero sconveniente il conflitto gemellare e decidessero di passar lo sotto silenzio. A nulla vale ribattere che anche i Greci annoveravano fra i loro miti

sanguinose faide familiari e implabili scon

tri tra fratelli (vedi i casi esemplari di Eteo cle e Polinice e di Atreo e Tieste), l'A. ri sponde infatti che tali luttuosi conflitti non erano mai collegati nel mondo greco all'at to di fondazione di una citta.

Proprio questa caratteristica di eroi fon datori, benche l'A. non lo dica esplicita mente e lasci al lettore il compito di ren dersene conto, e la differenza che intercor re fra il modello gemellare indoeuropeo e il mito di Romolo e Remo. Che uno dei ge

melli prevalga sull'altro e che addirittura lo uccida e possibile anche se non frequentis simo ? casi piu famosi, i Dioscuri e gli

Asvin, non si comportano cosi ?, ma cer

tamente l'uccisione di un gemello non e mai, al di fuori dell'ambito italico, alia ba se di un atto di fondazione. Per ovvi moti vi non sembra di buon auspicio che una nuova citta sorga su un fratricidio, eppure tale e addirittura la versione ufficiale del racconto di Romolo e Remo. Una volta tan to, quello che appare come un episodio in famante e taciuto dalle tradizioni seconda rie e messo in primo piano dalla tradizione

principale. La terza parte del libro (pp. 185-263) ten

ta appunto di giustificare questa apparente incoerenza, dimostrando che in realta quel la che pud sembrare una nefandezza isola ta e il risultato di una serie di contrasti ere ditati di generazione in generazione. L'A., sulla scorta di un passo di Livio4, indivi dua nell'avitum male e nella cupido regni i due cardini del comportamento di Enea e dei suoi discendenti che condurranno al fra tricidio commesso da Romolo. Gia lo scon tro fra Enea e Turno non era dettato sem

plicemente dalla rivalita per la mano di La vinia, ma piu precisamente dalla conquista del potere che tale matrimonio avrebbe comportato. L'A. cerca di inserire i due per sonaggi leggendari nello schema psicologi co di R. Girard5 che vede la contrapposi zione di due antagonisti come il risultato di una mimesi reciproca volta alia conquista

4 Liv. I 6, 4: ?Intervenit deinde his cogitatio

nibus avitum male, regni cupido, atque inde foe dum certamen coortum a satis miti principio?. 5 L'A. fonda la sua analisi sulla metodologia espressa soprattutto nei volumi R. Girard, Men

songe romantique et verite romanesque, Paris 1961 e Id., La violence et le sacre, Paris 1972.

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208 RECENSIONI

dell'oggetto del desiderio. In sostanza Gi rard supera il modello lineare Soggetto del desiderio -

Oggetto del desiderio, introdu cendo un terzo elemento, o Mediatore, che

concupisce o meglio gia possiede 1'Ogget to. Per imitazione (mimesi) del Mediatore, e non per 1'Oggetto in se stesso, il Sogget to desidera 1'Oggetto. Questa spiegazione, a mio avviso poco

utile ai fini della comprensione del mito, non suffraga certo la dimostrazione fatta dall'A. che vede quattro coppie coinvolte dalla cupido regni e quindi colpevoli del Yavitum male: Enea-Turno, Ascanio (Iulo) Silvio, Numitore-Amulio e Romolo-Remo.

II processo di assimilazione dei contenden ti va da due perfetti estranei (Enea e Tur no) fino a due gemelli (Romolo e Remo), passando attraverso due fratellastri (Asca nio e Silvio) e due fratelli non gemelli (Nu mitore e Amulio). Oltre al legame di una

sempre maggiore affinita familiare, vi e an che, secondo l'A., una sorta di chiasmo nei risultati: la prima coppia e la quarta si ri chiamano perche il conflitto si risolve in en trambi i casi con un duello in cui uno dei contendenti e ucciso dall'altro, mentre per la seconda e la terza coppia l'ostiiita e piu sfumata. Amulio si limita a deporre il fra tello, mentre l'ostiiita di Ascanio per Silvio e solo accennata dalle fonti6. In base a que sto schema e come se la morte di Remo ri

proponesse quella di Turno, per chiudere in modo circolare una serie di eventi scatena

ti dall'arrivo di Enea nel Lazio. II fratrici dio e in questo caso una sorta di espiazio ne che va a compensare, con la morte di un

discendente di Enea, la fine di Turno. Co si alle caratteristiche universali della cop pia gemellare, a cui gia si sovrappongono le peculiarity indoeuropee, altre e piu spe cifiche caratteristiche devono essere prese in esame, secondo il Meurant, nel rapporto fra Romolo e Remo, tali da ricollegare la coppia di gemelli ad altre coppie genealo gicamente precedenti e da giustificare la ne cessity del fratricidio in corrispondenza con l'atto di fondazione: da un lato, infatti, l'i nizio delle coppie rivali, suggellato da un

altro omicidio, coincide con l'arrivo della stirpe troiana nel Lazio ed e perpetrato dal capostipite della stirpe Enea, dall'altro 1'ul tima della coppie, che conclude con un nuo vo omicidio la serie delle rivalita, e posta alia fine del processo di fusione fra i Troia ni e i Latini. La morte di Remo non pese rebbe dunque, secondo questa interpreta zione, sulla fondazione di Roma, ma sa rebbe anzi un modo per cancellare i lutti e le rivalita sorte fra l'arrivo di Enea e la na scita della nuova citta. Questa complessa esegesi ha senza dub

bio un certo valore sul piano letterario, ma sembra poco rilevante per la comprensione a un livello diacronico della leggenda e per Tidentificazione della sua origine storica. Le fonti che ci tramandano la vicenda di Romolo e Remo risalgono infatti non oltre al III sec. a.C. (Ennio e Fabio Pittore). De gli strati anteriori della leggenda nulla e

possibile dire, giacche, come ammette l'A., le piu antiche fonti greche sembrano ? piu 0 meno scientemente ? oscurare l'elemen

to gemellare ? determinante invece per gli

autori latini ? con la sola eccezione di Li cofrone 1232-1233 che allude ai due cuc cioli di leone, discendenti di Enea7. D'al tro canto anche i pochi frammenti supersti ti del Bellum Poenicum di Nevio non ci per

mettono di conoscere a fondo la sua ver

sione della fondazione di Roma. In sostan za permane il dubbio che 1'analisi cosi ben condotta dall'A. si riferisca piu a una co

struzione letteraria risalente al massimo al III sec. a.C. che a un mito di antichissima formazione. La struttura profonda della leg genda e anzi cesellata in modo fin troppo raffinato e polisemico per essere un pro dotto della tradizione aurale, mentre sem bra piu probabilmente il frutto di una note vole rielaborazione letteraria. Fra il II e il 1 sec. a.C. gli intellettuali romani ricostrui rono pressoche interamente la storia arcai ca di Roma, adattandola sovente alle esi genze propagandistiche del momento. Non stupisce dunque che perfino il mito di fon dazione debba ascriversi al lavoro di ri strutturazione storico-mitica operata in quel periodo. L'esperienza delle guerre civili, in

6 Dionys. Hal. I 70, 3, Origo XVI 2-5 e Diod.

VII 6 apud Const. Exc. Ill 197 (oil jxexot ttjv AivEioi) TeXeuTriv ZiA,omo<; eTiePouXetieri xmb 'AaKocviou vfimoq a>v).

7 Lycophr. Alex. 1232-1233: xoio\)o8' epoq ti

coyyovoq Xel\j/ei 8ircXo\)<; / aicopvoax; Aiov

xoq, e?o%ov pebprj yevoq.

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RECENSIONI 209

fatti, puo aver dato maggior peso al moti vo del fratricidio come atto fondatore del la citta. Se d'altra parte la tradizione con tiene degli elementi antichi, sara necessario allora non solo un raffronto con i cicli ge

mellari indoeuropei, ma anche un'attenta ri

cerca di elementi etruschi che potrebbero averne influenzato Tevoluzione. Non si pos sono sottovalutare in ogni caso due elementi etruschi sostanziali nella leggenda dei ge melli: il primo riguarda 1' origine etrusca della Lupa Capitolina8, e il secondo la pre senza sempre in Licofrone 1245-1249 dei

8ircTD%oi fratelli Tarconte e Tirreno. Credo

pertanto che un'ulteriore indagine circa l'o

rigine dei miti gemellari a Roma debba an dare in questa direzione. Chiariti questi li miti, il volume ha una sua utilita nel pre sentare una completa rilettura di tutta la tra dizione letteraria della leggenda di Romo lo e Remo secondo un'esegesi densa di sug gestion!.

Cristiano Dognini

8 A. Alfoldi, La louve du Capitole: quelques

remarques sur son mythe a Rome et chez les

Etrusques, in Hommage a la memoire de Jero me Carcopino, Paris 1977, 1-11.

Lucietta Di Paola, Viaggi, trasporti e isti tuzioni. Studi sui cursus publicus, Messi na, Di.Sc.A.M., 1999. Un vol. di pp. 163.

L'A., partendo dal presupposto che l'eco nomia di ogni citta deH'impero romano e stata sempre dipendente dalle condizioni della sua rete viaria, ha preso in esame mol

te testimonianze ? letterarie e non ? spes so trascurate dai moderni e invece di fon damentale importanza per la comprensione del funzionamento del cursus publicus, in teso sia come servizio postale (cursus ve

lox) sia come trasporto di persone e beni dello stato (cursus publicus). I primi due

capitoli esaminano le caratteristiche princi pali del cursus publicus e l'uso che i ve scovi ne fecero a partire dall'eta di Co stantino.

L'espressione cursus publicus, come ben

chiarisce l'A., nasce solo ai tempi di Traia no, stando a quanto racconta Aurelio Vitto

re1; ma la sua istituzione risale all'inizio del regno di Augusto in concomitanza con la riorganizzazione delle province (Strab.

XVII 3, 25; Veil. II 39, 3; Dio Cass. LIII 12, 2-4; 14, 5; Tac. Ann. I 2-3; XIII 4, 3;

RG 26-27). In tal senso il cursus publicus doveva consentire di vigilare su tutte le pro vince, di difendere lo stato e di controllare il sistema informativo. Poiche, come si e detto, la ristrutturazione dell'insufficiente servizio postale repubblicano procedette in

modo organico con la riorganizzazione del sistema provinciale, e lecito collocare l'i stituzione del cursus publicus fra il 27 e il 23 a.C. L'A., sulla scorta di Suet. Aug. 49, ipotizza anche un'ulteriore riforma del ser vizio postale, che segna la nascita del cur sus vehicularis. Sorta di servizio di trasporti statali, il cursus vehicularis era fruibile dai corrieri della corrispondenza ufficiale e dai funzionari statali, sia civili che militari, di stanza nelle province. Lo scopo non era so

lo quello di accelerare la trasmissione de

gli ordini dell'imperatore, ma anche di co noscere quanto accadeva in ogni provincia. Per questo motivo i vehicula adibiti alia consegna della corrispondenza servivano, laddove indispensabile, a trasportare anche persone che per publica necessitas doveva no recarsi da Roma in qualche provincia e viceversa.

Significativa in tal senso e l'epigrafe di Burdur (pp. 26-31), che riporta in una ver sione bilingue (latino e greco) l'editto del governatore Sesto Sotidio Strabone Libu

scidiano, volto a sancire l'obbligo che la citta di Sagalassos e altri due villaggi vici ni hanno di fornire carri e muli per i viag giatori. Dall'editto, fondato sull'autorita di Augusto e di Tiberio (all'epoca del quale venne redatto), risulta che nessuno poteva fruire gratuitamente del cursus vehicularis e che la fornitura di carri e di muli era stret tamente proporzionale al livello gerarchico del fruitore. Al vertice della gerarchia vi era il procurator e suo figlio, poi in ordine se natori, cavalieri e centurioni. A tutti gli al tri che prestavano servizio nelle province era concesso solo l'alloggio gratuito nella mansio, perche non potessero avanzare ul

teriori pretese sui carri e sui muli. Proprio

1 Aur. Viet. Caes. 13, 5.

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