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L’EVOLUZIONE DELL’UOMO L’Uomo ha una storia evolutiva: ciò significa che nel passato abbiamo avuto un aspetto fisico diverso e caratteristiche culturali diverse. Si tratta di un processo durato milioni di anni, durante il quale caratteri fisici e comportamenti si sono trasformati con lente progressioni e retromarce. Il naturalista Charles Darwin, che nel 1859 pubblicò «L’Origine delle specie», affermò che la nostra origine era ANTICA E AFRICANA. I dati scientifici più recenti hanno pienamente confermato questa sua ipotesi. Le recenti indagini genetiche hanno stabilito che l’origine del genere umano e la separazione tra la linea evolutiva che ha portato al genere Homo e quella che invece si è evoluta nelle scimmie antropomorfe, come lo scimpazé, è avvenuta in Africa tra i 5 e i 7 milioni di anni fa. Ma qual è la prima caratteristica che ci separa dalla linea evolutiva delle scimmie antropomorfe e ci porta verso quella umana? I dati scientifici che possediamo, grazie ai ritrovamenti di resti fossili, ci indicano che l’evoluzione umana è iniziata dall’utilizzo diversificato degli arti inferiori, dall’assunzione della postura eretta e dall’andatura BIPEDE. Quindi il primo passo verso l’umanità è rappresentato dal BIPEDISMO Analizziamo questi dati sulla base degli ultimi ritrovamenti di resti ossei, che si concentrano in un’area particolare dell’Africa, la cosiddetta RIFT VALLEY. Quest’area geologicamente attiva è ideale per la conservazione e il ritrovamento di resti fossili. Qui i movimenti di allontanamento delle PLACCHE TETTONICHE, cioè della placca nubiana da quella somala, hanno fatto sì che si creasse una profonda spaccatura nel terreno e che la forte attività tettonica di sollevamento dei sedimenti più profondi, facesse riemergere fossili antichi di milioni di anni. Tali sedimenti, essendo di origine vulcanica,hanno permesso di datare i fossili con precisione attraverso metodologie radiometriche. Sulla base dei ritrovamenti in quest’ area, la separazione tra la linea evolutiva degli omini e quella delle scimmie antropomorfe è avvenuta circa tra gli 7 e i 5 milioni di anni fa. Secondo alcuni studiosi il reperto più antico risale a 7 milioni di anni fa: si tratta di Sahelanthropus tchadensis, rinvenuto però in Ciad nel 2002, quindi fuori dalla Rift Valley. Di lui abbiamo solo parte del cranio, denti canini piuttosto piccoli e quindi più simili agli ominini; lo spostamento in avanti del foro occipitale dove si inserisce la colonna vertebrale fa ipotizzare che avesse una primordiale andatura bipede. Dati più sicuri circa il bipedismo sono invece quelli relativi ad altri reperti rinvenuti in Kenya e attribuiti a Orrorin tugenensis, datati a 6 mil. anni fa: si tratta di un femore, compatibile con il bipedismo e alcuni denti. La testa del femore rotonda fa presupporre una capacità di camminare in posizione eretta e quindi di colonizzare anche spazi aperti. ARDIPITHECUS ramidus 5,5-4,5 milioni di anni fa Sicuramente possedeva un’andatura bipede primitiva ed aveva denti simili agli ominini più recenti. Ardipithecus ramidus, i cui resti sono datati tra i 5,5 e i 4,5 mil. di anni fa e rinvenuti in Africa orientale, secondo la maggior parte degli studiosi è il primo rappresentante ominino, da cui discendiamo.

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Page 1: L’EVOLUZIONE DELL’UOMO - isa1sp.it evoluzione SOLO TESTO.pdf · L’EVOLUZIONE DELL’UOMO L’Uomo ha una storia evolutiva: iò signifia he nel passato a iamo avuto un aspetto

L’EVOLUZIONE DELL’UOMO

L’Uomo ha una storia evolutiva: ciò significa che nel passato abbiamo avuto un aspetto fisico diverso e

caratteristiche culturali diverse. Si tratta di un processo durato milioni di anni, durante il quale caratteri

fisici e comportamenti si sono trasformati con lente progressioni e retromarce.

Il naturalista Charles Darwin, che nel 1859 pubblicò «L’Origine delle specie», affermò che la nostra origine

era ANTICA E AFRICANA. I dati scientifici più recenti hanno pienamente confermato questa sua ipotesi. Le

recenti indagini genetiche hanno stabilito che l’origine del genere umano e la separazione tra la linea

evolutiva che ha portato al genere Homo e quella che invece si è evoluta nelle scimmie antropomorfe,

come lo scimpazé, è avvenuta in Africa tra i 5 e i 7 milioni di anni fa.

Ma qual è la prima caratteristica che ci separa dalla linea evolutiva delle scimmie antropomorfe e ci porta

verso quella umana?

I dati scientifici che possediamo, grazie ai ritrovamenti di resti fossili, ci indicano che l’evoluzione umana è

iniziata dall’utilizzo diversificato degli arti inferiori, dall’assunzione della postura eretta e dall’andatura

BIPEDE.

Quindi il primo passo verso l’umanità è rappresentato dal BIPEDISMO

Analizziamo questi dati sulla base degli ultimi ritrovamenti di resti ossei, che si concentrano in un’area

particolare dell’Africa, la cosiddetta RIFT VALLEY.

Quest’area geologicamente attiva è ideale per la conservazione e il ritrovamento di resti fossili. Qui i

movimenti di allontanamento delle PLACCHE TETTONICHE, cioè della placca nubiana da quella somala,

hanno fatto sì che si creasse una profonda spaccatura nel terreno e che la forte attività tettonica di

sollevamento dei sedimenti più profondi, facesse riemergere fossili antichi di milioni di anni. Tali sedimenti,

essendo di origine vulcanica,hanno permesso di datare i fossili con precisione attraverso metodologie

radiometriche.

Sulla base dei ritrovamenti in quest’ area, la separazione tra la linea evolutiva degli omini e quella delle

scimmie antropomorfe è avvenuta circa tra gli 7 e i 5 milioni di anni fa.

Secondo alcuni studiosi il reperto più antico risale a 7 milioni di anni fa: si tratta di Sahelanthropus

tchadensis, rinvenuto però in Ciad nel 2002, quindi fuori dalla Rift Valley. Di lui abbiamo solo parte del

cranio, denti canini piuttosto piccoli e quindi più simili agli ominini; lo spostamento in avanti del foro

occipitale dove si inserisce la colonna vertebrale fa ipotizzare che avesse una primordiale andatura bipede.

Dati più sicuri circa il bipedismo sono invece quelli relativi ad altri reperti rinvenuti in Kenya e attribuiti a

Orrorin tugenensis, datati a 6 mil. anni fa: si tratta di un femore, compatibile con il bipedismo e alcuni

denti. La testa del femore rotonda fa presupporre una capacità di camminare in posizione eretta e quindi di

colonizzare anche spazi aperti.

ARDIPITHECUS ramidus 5,5-4,5 milioni di anni fa

Sicuramente possedeva un’andatura bipede primitiva ed aveva denti simili agli ominini più recenti.

Ardipithecus ramidus, i cui resti sono datati tra i 5,5 e i 4,5 mil. di anni fa e rinvenuti in Africa orientale,

secondo la maggior parte degli studiosi è il primo rappresentante ominino, da cui discendiamo.

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Possedeva ancora lunghe braccia e mani che gli permettevano di arrampicarsi agilmente. Il piede

possedeva un alluce opponibile ideale per afferrare i rami, come nelle attuali scimmie, mentre le altre

quattro dita contribuivano alla spinta nell’andatura bipede, utilizzata sul terreno. Questo era possibile

perché possedeva un ossicino, os peroneum (ereditato dalle scimmie arcaiche ma assente nei gorilla e

scimpanzé) che serve a dare rigidità al piede e che può avergli consentito di camminare su due zampe.

Anche l’osso del bacino ha caratteristiche in linea con il bipedismo nella parte superiore, breve e larga. I

canini sono piccoli sia nei maschi che nelle femmine come negli umani. Si tratta di un essere molto diverso

da una scimmia antropomorfa, ma diversa anche dai rappresentanti del genere Australopithecus che lo

seguiranno dopo un milione di anni. La sua capacità cranica resta ancora simile allo scimpanzé. Un dato

molto importante è che Ardipithecus viveva in un ambiente di foresta come si deduce dagli altri animali

trovati insieme ai suoi resti e dal suo regime alimentare.

Questo dato sconvolgerebbe tutte le teorie che vedevano la nascita del bipedismo in un ambiente aperto

come la savana. Secondo alcuni paleoantropologi questa scelta fu dettata dall’ utilizzo delle mani per

trasportare e offrire cibo alle femmine, scelta che divenne vincente e che ha prodotto, a livello evolutivo, la

trasformazione dei canini uguali nei maschi e nelle femmine, tipico degli ominini.

AUSTRALOPITHECUS 4-1,5 milioni di anni fa

Circa 4 milioni di anni fa un nuovo genere completamente bipede si diffonde in Africa orientale:

Australopithecus.

Uno stadio dell’evoluzione che ebbe grande successo nello spazio, poiché occupò un’ampia area dell’Africa

centro-orientale e meridionale e nel tempo, perché gli ultimi rappresentanti convissero con i primi del

genere Homo, circa 2.5 mil. di anni fa.

In Africa vissero molte forme di Australopithecus e possiamo immaginare l’evoluzione di queste come un

cespuglio con tanti rami diversi, alcuni dei quali non germoglieranno ma finiranno per estinguersi.

La certezza del bipedismo di questi esseri arriva non solo dai resti fossili, ma anche da una prova

eccezionale: il ritrovamento a Laetoli (Tanzania) di una camminata lunga 27 m con impronte di piedi di

esseri che camminavano esattamente come noi, rimasta impressa nel terreno dove poco prima si era

depositato uno strato di morbida cenere proveniente da un vicino vulcano e che una leggera pioggia aveva

reso come argilla. E’ stata datata a 3,7 mil di anni fa.

Esseri che camminavano come noi ma con una capacità cranica di circa 500cc, poco più grande di uno

scimpanzé.

Il bipedismo permetterà loro di conquistare un ambiente arido come la savana, che va diffondendosi in

Africa a danno delle foreste, a partire dai 7 mil. di anni fa a causa di cambiamenti climatici.

Fisicamente ancora piccoli, 30-35 Kg di peso e 1 m di altezza per le femmine, 40-50 kg e 1,60 per i maschi.

Il loro piede aveva alluci allineati con le altre dita come noi e un bacino basso e largo per permettere

l’inserzione dei potenti muscoli che dovevano tenere eretto il tronco.

Alcune specie (A. afarensis), vivevano in Africa orientale come Lucy, scoperta nel 1974 in Etiopia con uno

scheletro quasi completo, altre in Africa meridionale con la specie africanus, come il cosiddetto bambino di

Taug.

Gli Australopiteci vivevano in un ambiente di savana e si cibavano di frutta, radici, ma alcune specie non

erano vegetariane: si adattarono a mangiare anche la carne, resti di carcasse abbandonate dai carnivori.

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Diventarono quindi progressivamente onnivori. Come Australopithecus garhi, i cui resti sono stati trovati

insieme a quelli di carcasse abbandonate da carnivori, che recano tracce di macellazione con strumenti in

pietra già circa 2,6 mil. di anni fa. Recentemente Australopithecus sediba è stato presentato come specie

di transizione tra l'Australopithecus africanus e Homo habilis. Si tratta di due scheletri parziali appartenenti

a un giovane maschio di 12-13 anni e a una femmina adulta, risalenti a 1,78-1,95 milioni di anni fa, scoperti

in una grotta in Sudafrica. Le somiglianze con Homo comprendono un cervello più organizzato, un naso

sporgente, denti e muscoli della masticazione più piccoli, fianchi stretti simili a quelli umani, gambe più

lunghe, mano con presa di precisione, caviglie moderne. Contemporaneamente a questi vivevano alcune

specie più robuste (i Parantropi), che invece erano completamente vegetariani, masticatori di vegetali duri,

i quali si estinsero.

Quindi ad un certo punto, un ramo del genere Australopithecus oggi definito Paranthropus, possente di

corporatura, si è specializzato in una dieta di tuberi e vegetali e si è estinto e un altro ramo più esile con

gambe lunghe, con denti molari e premolari che si riducono, onnivoro e con un cervello in crescita porta

sino a noi. Un cervello grande è un vantaggio evolutivo ma implica un grande consumo di energia. Energia

che proviene da una dieta con alto apporto calorico, come quello che può fornire il midollo osseo

contenuto all’interno delle ossa delle carcasse ed estratto con l’utilizzo di strumenti in pietra.

IN SINTESI

• L’Africa è il continente che ha generato i primi Ominini della linea evolutiva che ha portato ad

Homo

• La divergenza tra la linea evolutiva degli umani da quella delle scimmie antropomorfe risale a circa

6 milioni di anni fa.

• L’ elemento fondamentale che segna questa divergenza e dà il via alla linea evolutiva degli umani è

il BIPEDISMO ( e non come si credeva inizialmente la crescita del cervello. Quella verrà dopo).

• Un altro degli elementi importanti che caratterizzano i nostri primi antenati sono i denti, in

particolare la forma dei canini non più allungata nei maschi come hanno le scimmie antropomorfe,

che li utilizzano nei combattimenti (dimorfismo sessuale).

• Il bipedismo è stata la caratteristica che ha permesso alle australopitecine di conquistare gli spazi

aperti della savana africana, che in Africa si espande attorno ai 7 mil. anni fa per cambiamenti

climatici, liberando le mani per altre attività: l’utilizzo di strumenti in pietra per estrarre il midollo

osseo dalle carcasse abbandonate ha permesso ad un ramo degli australopiteci di sopravvivere

mangiando anche alimenti molto proteici, necessari per l’espansione del cervello e sviluppare

migliori capacità di sfruttamento delle risorse.

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I primi rappresentanti del genere Homo: HOMO habilis da 2,5 a 1,5 Ma

Scoperto nel 1959 dai coniugi Leakey nella gola di Olduvai, in Tanzania, fu pubblicato su “Nature” come

nuova specie nel 1964. E’ il primo a produrre sicuramente strumenti in pietra scheggiata.

Viveva in Africa e ha convissuto con le ultime specie di Australopiteci.

Contemporaneo a lui è anche un’altra specie di HOMO: Homo rudolfensis che aveva una maggiore capacità

cranica (800 cc), denti e mandibole possenti per un’alimentazione probabilmente erbivora e

che sembra non aver lasciato discendenza. Un cosiddetto ramo

secco dell’evoluzione.

IL CLIMA MOTORE DELL’EVOLUZIONE ?

Rispetto ai suoi predecessori vive in un ambiente aperto: savane interrotte da cespugli e alberi. Habilis

riuscì ad adattarsi al nuovo habitat più secco provocato dai mutamenti climatici, che intorno a 2,8 milioni di

anni fa ridussero lo spazio della foresta in Africa a favore delle savane. Gli altri primati (gorilla e scimpanzé)

non lasceranno mai la foresta e ciò limiterà molto la loro diffusione

L’uomo di Olduvai, (così chiamato dal luogo del ritrovamento) vive in gruppi più uniti e organizzati ed inizia

a costruire utensili in pietra scheggiata (CHOPPERS), utilizzati per mangiare proteine animali, che in vista

del possibile uso vengono portati appresso quando i gruppi si spostano: questa capacità di PREVISIONE è

unica e tipica del solo genere umano.

Caratteristiche fisiche di H. habilis:

capacità cranica tra 600 e 750 cm; altezza tra 130 e 150 cm; peso corporeo tra 30 e 34 Kg; braccia ancora

lunghe per arrampicarsi agilmente sugli alberi; regime alimentare onnivoro.

Inizia il Paleolitico (antica età della pietra):la cultura olduvaiana

Il più antico strumento in pietra prende il nome di chopper: si tratta di un ciottolo di pietra scheggiato

all’estremità, per ottenere un margine tagliente, usato per scarnificare

Prima della scomparsa degli ultimi rappresentanti di Homo habilis, una nuova specie umana si diffonde in

Africa orientale e meridionale tra i 2mil. e 1,8 mil. di anni fa: Homo ergaster Una specie che stravolgerà il corso dell’evoluzione umana:

• avrà la capacità di produrre e conservare il fuoco

• fabbricherà strumenti in pietra più funzionali

• Migrerà dal continente africano e si espanderà altri territori.

• E’ il primo ominino ad avere una struttura fisica simile alla nostra

Uno dei rappresentanti di questa specie è il ragazzo del Turkana: sul lago Turkana in KENYA i coniugi

Leakey rinvennero lo scheletro quasi intero di un giovane di circa 10-12 anni, alto già 1,60 cm, più di un

coetaneo di oggi, morto per setticemia. Da adulto avrebbe raggiunto 1,80 cm. E’ dotato di una capacità

cranica di 800 cc

Caratteristiche fisiche:

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Struttura corporea già moderna

Capacità cranica: 800-900 cc

E’ il primo umano davvero vicino a noi: ha una socialità sviluppata (pensiamo come questa si possa

sviluppare intorno ad un focolare acceso), abilità manuali e capacità di pensiero progettuale che si

sviluppano con la produzione di utensili, attraverso gesti ripetuti e schemi che vengono trasmessi con un

insegnamento ai figli.

Produce strumenti chiamati bifacciali, perché scheggiati su entrambe le facce, utilizzabili come punte

oppure sul margine tagliente.

Il più importante ritrovamento paleontologico degli ultimi anni è il sito di Dmanisi, in Georgia, alle porte

dell’Europa, nel quale sono venuti alla luce resti antropici e numerosi manufatti litici che documentano la

presenza umana fuori dal continente africano già a partire da 1,8 Ma. Qui, dal 1999, durante scavi

archeologici di strutture medievali, si rinvennero negli strati più profondi, i crani di alcuni individui molto

simili a H. ergaster, ( identificati come specie nuova: Homo georgicus) insieme a strumenti in pietra e resti

di animali come la iena , la tigre dai denti a sciabola, tipici di un ambiente a clima caldo e umido. Gli studiosi

pensano che proprio seguendo gli animali, fonte di proteine, questi cacciatori giunsero in Europa, dove

abbondavano le prede.

Homo erectus in Asia

Un'ipotesi sostiene che sia la medesima specie di Homo ergaster, mentre un'altra che sia una specie

prettamente asiatica evolutasi da H. ergaster .I più antichi fossili di questa specie, ritrovati sull’isola di

Giava, sono datati a 1,8 milioni di anni fa.

La capacità cranica di H.erectus era di poco superiore a quella di H.ergaster, cioè dagli 813 cm³ ai 1 059 cm³,

ed erano piuttosto alti (160/170 cm).

Homo erectus si sviluppò in Asia Orientale per un lunghissimo tempo senza cambiare sostanzialmente

forma fisica: i reperti più recenti sono datati a 500-350000 anni fa. Potrebbe anch’esso rappresentare un

ramo secco dell’evoluzione umana.

Ma in Europa che cosa succede?

Qui H.ergaster o erectus non si espansero. Probabilmente l’inizio delle grandi glaciazione non lo permise.

Ma, nelle aree più temperate, alcuni ominidi arrivati a più riprese circa 1 mil. di anni fa riuscirono a

sopravvivere.

In Spagna, nella Gran Dolina di Atapuerca, si rinvennero i resti di una nuova specie chiamata Homo

antecessor, datati 800 mila anni fa, con capacità cranica di 1000 cc.

Più antichi potrebbero essere i resti del “primo italiano”, l’Uomo di Ceprano (Homo cepranensis), trovati

durante i lavori per l’ampliamento stradale a Ceprano nel Lazio e datati tra i 900 e i 450 mila anni fa.

Si tratta di una calotta cranica con caratteri particolari: capacità cranica di ben 1100 cc e la traccia di una

ferita guarita. Ha poi tratti moderni che anticipano le forme più evolute di Homo dai quali discenderà

l’umanità attuale. Negli strati che lo contenevano furono rinvenuti resti di fauna da clima caldo:

ippopotami, elefanti, bisonti, probabili prede di questi nostri antenati.

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Forse giunse in Italia dal Nord Africa da individui di H.ergaster trovati in Algeria. Un ramo evolutivo arrivato

precocemente in Europa che non lascerà probabilmente discendenti.

In Europa troviamo però strumenti su ciottolo (choppers) più antichi dei resti fossili umani, datati a circa

1,8 mil. di anni fa .Questo dato crea molte domande tra gli studiosi……

A partire da 1 milione di anni fa lentamente, il clima si è fatto sempre più freddo, le estati sempre più brevi,

mentre gli inverni più lunghi e freddi. Le grandi glaciazioni del Quaternario hanno avuto fasi di freddo

intenso, in cui le grandi faune a clima freddo si sono espanse ed altre fasi più temperate, dette interglaciali.

L’uomo si è adattato a tutto ciò.

Ebbe così inizio l’era glaciale.

Successivamente, a partire da circa 13000 anni fa, si innescò un riscaldamento climatico che portò alla fine

delle glaciazioni e che modificò profondamente il pianeta: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del

livello del mare, diffusione di animali e piante nelle regioni in cui il clima divenne più caldo e umido, ma

anche scomparsa di molte specie animali come le grandi faune del periodo glaciale. Finisce il periodo

detto Pleistocene ed inizia l’Olocene, periodo che vedrà la nascita dell’agricoltura e nel quale stiamo

vivendo tuttora.

Homo heidelbergensis da 600 a 100mila anni fa

Il nome è stato attribuito a ritrovamenti fossili precedentemente definiti come Homo sapiens arcaico, con

particolare riferimento a quelli trovati in Germania presso Heidelberg. Resti di H. heidelbergensis sono

stati trovati in Africa, Europa ed Asia occidentale. Discende probabilmente da H.ergaster.

Si tratta della prima specie che mostra una calotta cranica più allargata ed una capacità cranica compresa

tra 1100 e 1400 cc, più grande di Ergaster e molto vicina a quella dell’uomo moderno (1400 cc). Questa

caratteristica anatomica e l’utilizzo di strumenti più avanzati, lo hanno fatto apparire come specie più

progredita, culturalmente più evoluta di Ergaster e collocato nel Pleistocene medio quale precursore

diretto del Neanderthal. Riguardo la sua statura, le ossa di Heidelbergensis ritrovate in Sudafrica fanno

ipotizzare stature importanti, che possono arrivare a circa cm 1,90.

I bifacciali si evolvono sempre più e compaiono altri strumenti, più piccoli e funzionali.

Homo neanderthalensis 200.000 -40.000 anni fa

Comunemente detto Uomo di Neanderthal, visse nel periodo Paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i

40 000 anni fa, popolando l’Europa, Medio Oriente e la parte più occidentale del continente asiatico,

vivendo ai margini della calotta glaciale, cacciando cervi,alci, cavalli e altri erbivori e spostandosi verso sud

(Gibilterra, Puglia, Palestina) in seguito all’espandersi dei ghiacci.

Fisicamente robusti, alti 1.60-1.70 cm, un cranio con capacità tra i 1250 e 1750 cc, uguale se non superiore

a quella dell’umanità attuale, ma con fronte sfuggente, uno spesso toro sopraorbitario e la caratteristica

protuberanza nella parte posteriore del cranio detta “chignon”. Avevano un volto, arcate dentarie

comprese, protuso in avanti con zigomi sfuggenti; si pensa usassero i denti anche come strumento di

lavoro (tagliare e lavorare le pellicce per es.) Uno studio basato su ricerche avanzate di biologia

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molecolare, ha messo in luce che i Neandertaliani avessero carnagione bianca con capelli rossi in accordo

con la scarsa irradiazione solare (ultravioletta) del territorio colonizzato.

Fu un abile cacciatore, con una struttura fisica che gli permise di sopravvivere in condizioni climatiche

molto dure, ma anche capace di lasciarci le prime tracce di una cultura materiale avanzata: denti e ossa

forate, anelli d’avorio, parte di oggetti ornamentali.

Alcuni ritrovamenti porterebbero a riconoscere che i Neandertaliani concepivano l’idea della morte e della

sepoltura: nella caverna israeliana di Kebara è stato scoperto uno scheletro maschile disteso sulla schiena

con il braccio destro piegato sul petto. Nella caverna di Shanidar in Iraq una gran quantità di polline

ricopriva un sito di sepoltura. Forse qualcuno del gruppo depose dei fiori sul tumulo.

La tecnica Levallois è un metodo di scheggiatura della pietra utilizzato nella industria litica preistorica,

soprattutto durante il Paleolitico medio e quindi con l’Uomo di Neanderthal. Tale tecnica rappresenta un

deciso progresso rispetto alla precedente scheggiatura semplice di un blocco di pietra silicea, in quanto

implica una preparazione specifica del nucleo litico, che andrà poi colpito con un apposito percussore.

Le recenti indagini di biologia molecolare, hanno permesso di analizzare il Dna mitocondriale ( trasmesso

per linea materna) dei neandertaliani: si è scoperto che la linea evolutiva che ha portato al Neanderthal si è

separata da quella degli uomini attuali (Homo sapiens) circa 600-500.000 anni fa. Evolutosi da forme

arcaiche di Homo in Europa (Homo Heidelbergensis), Neanderthal si espanse in Medio Oriente, per poi

estinguersi attorno ai 40.000 anni fa presso Gibilterra e in Italia.Da qui l’ipotesi che si tratti di una specie a

sé stante (Homo neanderthalensis) e non più, come si pensava, “un cugino” dei Sapiens ( H. sapiens

neandertalensis).

Attualmente la comunità scientifica, sulla base di alcuni studi di Svante Pääbo dell'Istituto Max Planck di

Lipsia, considera comunque possibile tra le varie ipotesi, un ricongiungimento genetico tra le due specie,

sulla base della presenza, nel DNA nucleare di parte della popolazione umana attuale (esclusi gli africani),

di circa l'1-4% di materiale genetico compatibile con quello neandertaliano. Le due specie si sarebbero

ibridate nel Vicino Oriente tra i 47.000 e i 65.000 anni fa, quando gli esseri umani moderni portatori delle

tecnologie del Paleolitico superiore incontrarono i Neandertaliani a seguito della loro espansione fuori

dall'Africa. Dubbi quindi sorgerebbero su una netta distinzione in due specie separate.

Sulle cause della sua estinzione ancora non esistono certezze. Si tratta di una forma umana altamente

specializzata e quindi il venir meno di determinate condizioni ambientali può aver provocato la sua

sparizione, oppure a questa può aver contribuito in modo determinante la diffusione nel continente

euroasiatico dei sapiens moderni. Il dibattito resta aperto...

Mentre H. antecessor, cepranensis , heidelbergensis, neanderthalensis si evolvono in Europa, che cosa

succede in Africa?

Homo sapiens da 200.000 anni fa

Studi genetici recenti confermano che tutta l’umanità attuale derivi da una popolazione d’individui

vissuti in Africa non oltre 200.000 anni fa, la quale rappresenterebbe il più antico gruppo di Homo sapiens

moderno vissuto sulla Terra.

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Un’origine africana e piuttosto recente di H. sapiens moderno sarebbe supportata anche dal

ritrovamento di fossili umani moderni in siti africani datati 200-150000 anni.

Ad Herto, in Etiopia, presso la valle del fiume Awash, sono stati rinvenuti, nel 1997, resti fossili di due adulti

ed un bambino datati a 160.000 anni fa, che presentano caratteristiche moderne, tra le quali una capacità

cranica di ben 1450 cc, anche se la parte facciale e posteriore del cranio rimandano a forme più arcaiche.

Mangiavano carne di ippopotamo, che scarnificavano con strumenti in pietra, ma non vi è ancora traccia di

tutta la complessità tecnologica e culturale che caratterizzerà i Sapiens a partire da 50.000 anni fa. Un

indizio di comportamento sociale complesso c’è: le ossa del cranio del bambino furono accuratamente

levigate, come dal passaggio ripetuto di mano in mano, in un rito di adorazione di una reliquia.

Datazioni ancora più antiche vi sono per il cranio di Kibish (Omo1), rinvenuto sempre in Etiopia che ha

caratteristiche moderne ed è datato a circa 200.000 anni fa.

Questi primi sapiens moderni si sarebbero evoluti da una forma arcaica africana (H. rhodhesiensis), con

capacità cranica di 1300 cc, i cui resti sono stati datati a circa 600.000 anni fa.

IN SINTESI

Tutta l’umanità attuale (H. sapiens anatomicamente moderno) deriva da un gruppo evolutosi come

nuova specie in Africa attorno ai 200.000 anni fa, il quale avrebbe iniziato una migrazione dall’Africa

verso il Medio Oriente attorno ai 90.000 anni fa, da dove poi sarebbe partito alla conquista del mondo

intero verso est e verso ovest intorno ai 50-40.000 anni fa.

Caratteristiche fisiche di H. sapiens

• Sviluppo della corteccia celebrale

• Capacità cranica di 1350-1400cc

• Il cranio è più arrotondato con arcate sopracciliari poco sporgenti

• La fronte è alta

• La parte facciale non protusa con presenza di mento

• Orbite oculari rettangolari.

• Scheletro post-craniale meno robusto

In Medio Oriente: le prime sepolture di H. sapiens

Le più antiche sepolture intenzionali sono quelle rinvenute a Qafzeh ( Palestina-Israele) e datate a 100.000

anni fa, riferibili a H. sapiens anatomicamente moderno. Le sepolture di H. neanderthalensis hanno tutte

datazioni successive (Kebara, Teshik-Tash, Shanidar).

Si tratta quindi per i Neandartaliani di un comportamento acquisito dai primi H. sapiens?

In Medio Oriente i primi Sapiens e i Neandertaliani hanno convissuto per migliaia di anni…

Gli strumenti di H. sapiens: il balzo tecnologico. Il Paleolitico Superiore (40.000 anni fa )

La tecnologia di produzione di utensili in pietra diviene raffinata con la produzione di lunghe lame, dalle

quali si ottengono punte, grattatoi ( per lavorare le pelli) e di bulini( perforatori). Inizia a produrre numerosi

strumenti in osso, corno e avorio. Nasce l’arte, elemento distintivo dei Sapiens.

Page 9: L’EVOLUZIONE DELL’UOMO - isa1sp.it evoluzione SOLO TESTO.pdf · L’EVOLUZIONE DELL’UOMO L’Uomo ha una storia evolutiva: iò signifia he nel passato a iamo avuto un aspetto

IN ULTIMO…..IL QUADRO SI COMPLICA…

L'Homo di Denisova o donna X è il nome dato ad un ominide i cui scarsi resti sono stati ritrovati nei Monti

Altaj in Siberia.

La scoperta è stata annunciata nel marzo 2010, quando al termine della completa analisi del DNA

mitocondriale è stato ipotizzato che possa trattarsi di una nuova specie.

Questo ominide è vissuto in un periodo compreso tra 70.000 e 40.000 anni fa in aree popolate

principalmente da Sapiens e in parte da Neandertal; ciononostante, la sua origine e la sua migrazione

apparirebbero distinte da quelle delle altre due specie e il DNA del Denisova risulterebbe differente dai

DNA di H. neanderthalensis e H. sapiens.