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Anno 20 - Primo semestre 2003 - N. 38 - Spedizione in Abbonamento Postale Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Milano Lettera agli Amici di M ARCELLO CANDIA M ARCELLO CANDIA Lettera agli Amici di Fondazione Dr. Marcello Candia In quell’agosto di vent’anni fa... In quell’agosto di vent’anni fa...

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Page 1: Lettera agli Amici di C ARCELLO ANDIA · C hi scrive queste note conobbe Marcello nel 1978, e strinse con lui un’amicizia che dura tuttora. Dura ovviamente come può durare con

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EDITORIALE

Il prossimo 31 agosto saranno vent'anni da quando Marcello è statochiamato in Paradiso a godere della visione del Suo volto santo, unvolto da lui tanto amato e servito nei poveri. E' una ricorrenza chevogliamo ricordare con la festa nel cuore, poiché da vent'anni abbia-mo un intercessore amato presso il Signore. Il processo di beatifica-zione segna il passo in attesa che un fatto, ritenuto miracoloso dal-l'apposita commissione vaticana, confermi "l'eroicità delle virtù" diMarcello. Ma noi, che l'abbiamo conosciuto e amato, non possiamoche considerarlo "beato" fin d'ora e pregarlo perché ponga i suoibuoni uffici dinanzi al suo e nostro Signore perché questa infeliceumanità percorra finalmente le aspre, ma diritte, vie della pace,della giustizia, della libertà, della verità e dell'amore.In questo numero iniziamo a ricordare, meglio a "celebrare" lamemoria di quest'uomo che rappresenta un po' anche le nostre radiciculturali e religiose. Marcello non rinnegò mai la sua origine di

uomo ricco di cultura, dimezzi economici, soprat-tutto ricco di fede. Macompì – a suo modo esecondo i suoi tempi – lastessa operazione diFrancesco d'Assisi: se nespogliò per restare liberodi mettersi accanto aipoveri più poveri. Forse ilparallelo Francesco –Marcello non finisce qui:anche per Marcello l'in-contro "fatale" fu con illebbroso, icona dell'esclu-

sione dalla società degli uomini "sani", perbene, fortunati.Iniziamo e continueremo nel prossimo, in chiusura d'anno, ascoltan-do le voci di coloro (sempre meno, purtroppo) che Marcello hannoincontrato di persona o che l'hanno incontrato nelle sue opere, nellesue lettere, negli scritti che lo riguardano. Non sono pochi nemmenoquesti amici del giorno dopo, uomini e donne affascinati dalla figuradi un laico ordinario e straordinario insieme. Ordinario, se così sipuò dire, per la sua volontà di non avere etichette particolari, oltrequella di battezzato, di "semplice fedele" (come amava dire lui).Straordinario, per la sua scelta di sequela radicale di Gesù Cristo edel suo vangelo; facendosi lui stesso "buona notizia" per i poveri. Per ricordare Marcello vi saranno anche alcuni eventi che in questonumero vi anticipiamo, per quanto possibile, e di cui poi daremo atutti notizie più dettagliate.In questo momento di buio per l'umanità (al di là delle apparentiluci) una figura semplice, schietta, affascinante come quella dell'in-dustriale dottor Marcello Candia dà certezza che il "sogno" di Diosull'umanità può avverarsi.

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Lettera agli Amici di

MARCELLO CANDIAMARCELLO CANDIALettera agli Amici di

Fondazione Dr. Marcello Candia

In quell’agosto

di vent’anni fa...In quell’agosto

di vent’anni fa...

Lettera agli amici di Marcello CandiaSede: via P. Colletta, 21 - 20135 Milano

Direttrice ResponsabileMarisa Sfondrini

Realizzazione GraficaGilberto Cappelletti

Fotocomposizione e StampaArti Grafiche Torri srl - Cologno Monzese (Mi)

Autorizzazione del Tribunaledi Milano n. 532 del 17/11/1984

Spedizione in abbonamento postale 50% - Milano

In copertina: Il 31 agosto 1983 moriva MarcelloCandia. A vent’anni da quella data, vogliamo faregrata memoria di un amico che ci sprona ancheoggi con il suo esempio.

1Pensieri e sogni di un novantenne

amico di Marcello

3L’amico Marcello si ricorda di noi

4Commento al bilancio

6Dalle cifre alla gente

8Per colpa di Marcello

10Quel giorno d’agosto

di vent’anni fa

12A vent’anni dalla morte di Marcello

Le rive del Rio delle Amazzoni, abitate da unapopolazione poverissima, dedita alla pesca.(Foto di Marcello Candia)

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Chi scrive queste note conobbeMarcello nel 1978, e strinse conlui un’amicizia che dura tuttora.

Dura ovviamente come può durare conuna persona defunta, ma che sentiamoviva per la sua indimenticabile staturamorale.Sono passati da allora venticinque anni.E poiché il sopravvissuto che ora scrivene aveva allora sessantacinque, l’arit-metica dice che oggi i suoi anni sono no-vanta. Ne ringrazia il buon Dio che gliconcede ancora di muoversi e di far usoseppure moderato degli occhi per legge-re e della penna per scrivere.Le buone letture furono sempre unasua sana abitudine, ed è immaginabileche nel corso della sua lunga vita, lavarietà e il numero di esse siano state,se non proprio sterminate, quantomeno ragguardevoli, a fare inizio daquell’opera straordinaria che é "Guerrae Pace" di Tolstoi, che segnò per lui, al-lora diciottenne, il passaggio dall’adole-

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Pensieri e sogni di unnovantenne amico di Marcello

scenza alla maturità. Oggi, a tanti annidi distanza, sono entrate a fare partedelle sue letture predilette le narrazio-ni di Mario Rigoni Stern, che per tantimotivi (l’amore per i luoghi dove è natoe vive tuttora, le terribili vicende dellaguerra a cui ha partecipato, la tragicaritirata nell’ansa del Don, la prigionianei lager tedeschi, la natura bonaria ele tradizioni di una Russia contadina dioltre mezzo secolo fa) sembrano sugge-stivamente riecheggiare qualcosa dellagrande opera di Tolstoi.Chissà se Marcello aveva letto queilibri. Ma una affinità di sentimenti,la bontà, l ’ onestà , i l coraggio ,l’amore alla verità, alla libertà, allagiustizia, sembrano legare Marcelloe le sue vicende, pur nella loro gran-de indubbia diversità, alle vicende eai sentimenti quali ci è dato scorgerenei libri di Rigoni Stern, in partico-lare nel suo capolavoro: "Il sergentenella neve".

Non c’è nella narrazione di quelladrammatica marcia nella steppa inne-vata per uscire dall’accerchiamento, ilminimo accenno a sentimenti religiosi.L’uomo è solo, è ferito, ha scarpe bucatefasciate con stracci legati con fil diferro, il piede che duole; procede sullaneve appoggiandosi a un bastone. Noncerca nessuno, non vuole niente. Maper delle ore si sorprende a ripetere"Adesso e nell’ora della nostra morte","Adesso e nell’ora della nostra morte".Rigoni Stern non dice quali sentimentisuscitassero in lui quelle parole ripetu-te come un ritornello, che sono quelledell’Ave Maria, imparate da tutti noifin da bambini. Forse in quelle ore buie(così pensa chi legge), in cui la morte

Sopra: Marcello Candia insieme alPresidente Sandro Pertini (di spalle), inoccasione del conferimento del PremioFeltrinelli, nel 1982.

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non era più un pensiero ma l’incomberedi un destino tragico, quelle parole ve-nivano alle labbra inconsciamente,quasi un andare incontro, un affrontarequel tragico destino. O erano invece, opiuttosto erano anche la semplice pre-ghiera che sgorga inconsapevole comeinvocazione d’aiuto nel momento delpericolo? Rigoni Stern non lo dice, forselui stesso non sa spiegarselo.Ma c’è pure, in quelle bellissime pagi-ne, la tristezza di chi è ritornato la-sciando sotto la terra delle sterminatepianure ucraine amici carissimi, com-pagni un tempo di scuola e di giochi,compagni di gioventù e di naia, quandoil servizio militare non era ancora pre-parazione alla guerra.Questa nostalgia degli amici perduti af-fligge anche il novantenne che nel corsodella sua vita ha visto uno alla voltascomparire non solo coetanei, ma ancheuomini con meno anni dei suoi.I novant’anni si festeggiano, non c’èdubbio, ma è triste non festeggiarli conMarcello, che troppo presto se ne è an-dato, a un’età, sessantasette anni, in cuiancora molto si può dare, se non inter-vengono, come a lui è accaduto, quellemalattie che un po’ fatalisticamente si èsoliti definire come incurabili.Il prossimo 31 agosto, cadrà il ventesi-mo anniversario della sua morte, chefu, per tutti quelli che lo stimavano edamavano, un avvenimento tristissimo.Quel giorno il novantenne di oggi pian-se come non aveva pianto per la mortedel papà e della mamma. E non si ver-gogna di confessarlo, perché quelle la-

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Sopra, ancora Candia davanti alla “ma-loca” nel parco dell’Ospedale São Camiloe São Luis a Macapà.Sotto, circondato dai fedeli della sua par-rocchia milanese, SS. Angeli Custodi. Die-tro di lui si riconosce don Peppino Orsini.

crime non erano segno di debolezza omancanza di fede. Nel capitolo dodicesimo delle sue Con-fessioni, Agostino narra della morte disua madre Monica e come nel chiuderlegli occhi "confluisse nel suo cuore untristezza immensa". Tuttavia non pian-se assistendo alla sua sepoltura, nonpianse per l’intera giornata.Ma risvegliandosi la notte e ricordan-do i versi di Ambrogio "Dio creator ditutto, del cielo reggitore", così conti-nua Agostino la sua commossa narra-zione: "a poco a poco riconducevo da-vanti ai miei sensi la tua ancella, conla sua vita pia verso di Te, santamenteaffabile e condiscendente verso di noi.Allora mi fu dolce piangere davanti a

Te di lei e per lei, di me e per me".E anche noi oggi ricordiamo Marcello,santamente affabile e condiscendente,in particolare verso i poveri, i malati,gli afflitti, verso coloro che il nascerepoveri ha relegato agli ultimi posti delconsorzio civile.

Giuseppe Morerio

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Cari Amici di Marcello Candia, ho unabella notizia da darvi. Sono testimonedi due grazie "straordinarie" che Mar-cello ha ottenuto da Dio per due missio-nari del Pime che hanno chiesto la suaintercessione avendolo avuto amico perlunghi anni e che, in occasione di gravimalanni, sono guariti in modo certa-mente insolito, anche se non "certifica-to" secondo le regole canoniche.

L' "avventura" di padre Pecorari…Padre Giorgio Pecorari. In Brasile dal1966 (con la parentesi in Italia dal1973 al 1981, redattore di "Mondo eMissione"), nel 1999 è chiamato a Mila-no come direttore della stessa rivista.Giunto in Italia, nell'estate 2000 è scos-so da una tosse insistente e incominciaa sentire difficoltà di respiro. La radio-grafia mette in evidenza una macchiaallo sterno. Ricoverato in ospedale, il 5gennaio 2001 gli dicono che ha un tu-more al sistema linfatico. Il 12 gennaiola biopsia evidenzia che si tratta di unlipo-sarcoma, un tumore cattivo, diffici-le da guarire. Dietro sua insistenza, glidicono che ha circa due mesi di vita:Giorgio prega molto e si prepara a benmorire.Il superiore generale del Pime indicepreghiere in tutte le comunità dell'Isti-tuto, per chiedere a Marcello Candia lasua guarigione. In Brasile si stampaun'immagine con la foto di Marcello euna preghiera in portoghese per padrePecorari, diffusa in varie diocesi e par-rocchie.Troppo lungo raccontare i passaggi se-

guenti. Alla fine di gennaio 2001 il tu-more, che nella precedente biopsia erastato classificato "lipo-sarcoma", risultainvece un "linfoma", una varietà di tu-more conosciuta e facile da combattere.Inizia il cammino di guarigione, convari tipi di cure. Potrebbe essere un "miracolo" ricono-

sciuto dalla congregazione dei santi (unmale non cambia spontaneamente na-tura!), ma i medici sono restii a darespiegazioni e non consegnano la docu-mentazione completa, tra cui i "vetri-ni". A padre Pecorari non importa: sidichiara "un miracolato del dottor Mar-

cello Candia" ed oggi è in Brasile "per-fettamente guarito". Lavora nella par-rocchia di Ibiporà nello stato del Pa-ranà.

... e quella di padre GheddoSento il dovere di dare questa testimo-nianza all'amico Marcello Candia. Il 31gennaio 2003 sono partito per Singapo-re e Indonesia, in visita ai missionari diParigi e ai saveriani italiani. Sto beneanche se sono affaticato dalla vita chefaccio, con troppi impegni. Viaggio otti-mo, accoglienza cordiale, molto materia-le raccolto; era con me p. Carlo Torrianidel Pime, da 33 anni missionario aBombay (India, oggi Mumbay). Durante il viaggio, mi vedo crescere in

pancia un rigonfiamento anomalo esempre più grosso ("Lei aveva in panciacome una testa di bambino", mi diconoin seguito). Tornato a Roma sono ricove-rato. Mi operano per ben due volte. Allaprima operazione è presente la mia se-gretaria, suor Franca Nava, missiona-ria dell'Immacolata e già infermiera inBangladesh e India (lavoriamo assiemeda 29 anni!). Il chirurgo dice a suorFranca: "Purtroppo questo è un sarco-ma", cioè un cancro maligno.A me non dicono niente, ma i medici chemi visitano ogni giorno in ospedale, miripetono che debbo prepararmi a fare

Sotto: siamo a Macapà, in una delle de-gradate periferie cittadine visitate periodi-camente da Marcello.

cure radio e chemioterapiche. Fin dall'i-nizio abbiamo pregato e fatto pregareMarcello Candia, coinvolgendo altrimissionari, religiosi, parenti, amici, per-sino a qualche vescovo amico, ecc. Ripe-to spesso la giaculatoria cara a Marcel-lo: "Signore, aumenta la mia fede!". Misento invaso da una serenità, unapace, una tranquillità che stupisconoanche il personale sanitario. Sopportobene le due anestesie; e mi rimettocompletamente nelle mani di Dio: que-st'anno compio i 50 anni di sacerdozioe considero quest'imprevista malattiaun suo dono. Dopo 15 giorni giunge il responso: l'esa-me istologico, realizzato con molta cura,non rileva nessuna cellula cancerogena,quindi sono dispensato da ogni tratta-mento chemioterapico, nemmeno ascopo preventivo. Mi rimane una lungaconvalescenza per ricuperare! Natural-mente debbo cambiare vita, stare piùtranquillo: ma i doni di Dio sono semprefinalizzati alla conversione!

Piero Gheddo

L’amico Marcellosi ricorda di noi

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Prima di commentare brevemente il rendiconto per l’anno 2002, ricordiamo che il rendiconto per il precedenteanno 2001, pubblicato sul n° 36 di questa "Lettera", era ancora espresso in lire. Abbiamo perciò convertito quei va-lori da lire in Euro per poterli confrontare con i valori del rendiconto al 31.12.2002, ormai espressi esclusivamentein Euro.I dati che più interessano e sui quali richiamiamo l’attenzione di chi ci legge, sono le offerte che riceviamo dagliamici e le elargizioni alle opere in Brasile.

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Commento al bilancio

SITUAZIONE PATRIMONIALE 31-12-2002 31-12-2001

Attività euro euro

1) Cassa 3.349 1.033 2) Banca c/c postale 837.445 632.866 3) Titoli di Stato e altri valori mobiliari 30.611 165.641 4) Crediti diversi 1.095 1.579 5) Ratei attivi per interessi 315 7.215 6) Macchine ufficio 3.866 3.866 7) Mobili e arredi 936 936 8) Immobili e terreni P.M. P.M.Totale attività 877.617 813.136

Passività

1) Donazioni e oblazioni destinateai fini istituzionali:- Risorse al 31.12.2001 772.683 951.547 - Variazione del periodo:

a) Risorse dell'esercizio 1.058.606 b) Utilizzi per fini istituzionali 993.599

Avanzo (disavanzo) del periodo 65.007 (178.864)Risorse da utilizzare al 31.12.2002 837.690 772.683

2) Debiti verso erario per imposte sul reddito 0 999 3) Fondo ammortamento macchine ufficio 3.866 3.866 4) Fondo ammortamento mobili e arredi 936 936 5) Fondo T.F.R. personale dipendente 8.215 7.100 6) Debiti diversi 1.087 1.729 Totale passività 851.794 787.313

Patrimonio 25.823 25.823

Totale a pareggio 877.617 813.136

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Dal confronto con i dati dell’anno precedente risulta una sostanziale stabilità sia nelle offerte, di poco aumentate,sia nelle elargizioni un po’ diminuite. Lo scorso anno facevamo notare che per il 2001 le elargizioni superavanoancora i tre miliardi di lire, comprese le elargizioni dalla Fondazione Marcello Candia di Lugano.L’attuale rendiconto dice che le elargizioni (comprese quelle della Fondazione svizzera per un controvalore di Euro476.315) hanno raggiunto la cifra di Euro 1.409.591, se vogliamo per nostalgia riferirci ancora una volta delle vec-chie lire, essa equivale a oltre due miliardi e settecento milioni. Che, se anche è diminuita rispetto a quelladell’anno precedente, è pur sempre una somma di entità non trascurabile.Ringraziamo perciò gli amici che ci seguono nel nostro lavoro e che ci sostengono con la loro generosità sulla qualeancora facciamo affidamento. Perché è soltanto grazie ad essa che ci è consentito di proseguire nell’opera iniziatada Marcello Candia tanti anni fa contando anche allora unicamente sugli aiuti che otteneva dagli amici nelle suefamose "campagne invernali". Contento poi se riusciva a portare qualcuno nel "suo" Brasile a vedere con i propriocchi quelle grandi povertà che l’avevano commosso e persuaso a vivere per sempre in mezzo ad esse.

RENDICONTO DELLE ENTRATE E DELLE USCITE 31-12-2002 31-12-2001

Entrate ordinarie euro euro

1) Offerte e lasciti 972.744 689.684 2) Affitti attivi 0 9.399 3) Interessi attivi

- su c/c banche e C.C.P. 6.452 - su titoli di stato 9.723

16.175 40.528 4) Sopravvenienze attive e plusvalenze 69.687 101.719

Entrate straordinarie

1) Vendita patrimonio immobiliare 0 190.056 Totale entrate 1.058.606 1.031.386

Uscite1) Sostegno alle opere 933.276 1.115.900 2) Costi promozionali 11.704 20.935 3) Costi di gestione 39.680 54.987 4) Imposte e tasse non sul reddito 4.183 12.991 5) Sopravvenienze passive e minusvalenze 4.756 4.438 Totale uscite 993.599 1.209.251

AccantonamentiImposte sul reddito 0 999 Totale accantonamenti 0 999 Totale uscite e accantonamenti 993.599 1.210.250

Avanzo (Disavanzo) del periodo 65.007 (178.864)

Totale a pareggio 1.058.606 1.031.386

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Ed eccoci al nostro consueto"esame di coscienza". Come giàdicevamo l'anno scorso in analo-

ga circostanza, per una Fondazionecome la "Dottor Marcello Candia", pergli scopi che essa si prefigge, per l'ere-dità morale ricevuta dal fondatore, nonè sufficiente impiegare i denari raccolticon oculatezza ed in maniera traspa-rente; occorre un plus, che possiamo in-dividuare in quest'espressione: esseresempre attenti alla dignità delle perso-ne, d'ogni persona e non instaurare unpernicioso clima d'assistenzialismo.Non vogliamo essere "zii d'America"!E' questo il motivo per il quale, alleconsuete cifre, aggiungiamo una sortadi "rendiconto delle intenzioni", dei mo-tivi che ci hanno spinto a dare aiuto aquesta o a quell'iniziativa; e sul come levarie iniziative hanno progredito.Ci pare, poi, giusto mantenere la stessa"griglia" entro la quale abbiamo, comel'anno scorso, elencato i vari interventi:i malati, i bambini e i giovani, la pro-mozione umana, presenze di preghiera.

I malatiE' sicuramente il settore nel qualeanche la Fondazione è più "esposta" eimpegnata. Come già gli amici dellaFondazione ben sanno, l'opera più note-vole, anche per il costo complessivo so-stenuto, è stata ultimamente la ristrut-turazione dell'Ospedale diocesano diRIO BRANCO. La realizzazione – comegià annunciato – si è conclusa nel 2002.Siamo intervenuti anche a MACAPA'aiutando la locale comunità dei FratiMinori Cappuccini nella sua opera d'as-sistenza ai malati poveri. La Fondazio-ne ha sostenuto la sistemazione degli

ambulatori mediciche i frati gestiscononelle vicinanze delloro convento (siaper gli ambienti siaper le apparecchiatu-re). Ne usufruisconofamiglie indigenti incerca d'aiuto, di con-sulenza medica, chenon possono accede-re agli ospedali pri-vati o non possonosopportare le lungheliste d'attesa degliospedali pubblici,dove spesso la qua-lità del servizio èmolto scarsa.A QUIXADA' (Cearà) è continuata l'ope-ra di sostegno all'Ospedale della Diocesi(realizzato, come ricorderete, tra il 1992e il 1994 con le risorse che avevamomesso a disposizione). L'Ospedale, con isuoi 150 posti letto, continua ad essereal servizio dei più poveri della regione.Fra i malati poveri, quelli cui Marcelloteneva di più erano gli hanseniani. LaFondazione continua ad impegnarebuona parte delle sue risorse in questocampo, perché – anche se il problemalebbra si è molto ridimensionato – con-tinua ad essere purtroppo presente. Alcentro delle preoccupazioni sta ancoraMARITUBA (Parà), dove abbiamo por-tato a termine un'ulteriore ristruttura-zione (dopo quella effettuata, a suotempo, da Marcello). Come già ricorda-to l'anno scorso, oggi il nostro interven-to si limita ad un contributo per l'ordi-naria amministrazione che continua adessere nelle sapienti mani dei Poveri

Servi della Divina Provvidenza di donCalabria.La Fondazione interviene, a favoredegli hanseniani, anche a SALVADOR(Bahia) sostenendo una laica missiona-ria, Maria Iafullo, che oltre delle cure adomicilio dei lebbrosi, si occupa anchedelle ragazze madri, uno dei principaliproblemi della povera gente brasiliana.Sempre su questo fronte, sosteniamo illebbrosario di RIO BRANCO; quello diPORTO VELHO (Rondônia) affidatoalle Suore Marcelline. Aiutiamo anchele Missionarie dell'Immacolata che aMAUÈS (Amazonas) offrono assistenzasanitaria ai lebbrosi ed ai tubercolotici.Un originale servizio ai malati (ma nonsoltanto) è fornito anche ad ANTONIOGONÇALVES (Bahia) dove la Fonda-zione sostiene un piccolo centro sanita-rio nel quale si preparano (e s'insegna apreparare) medicinali estratti dalleerbe locali, un’ottima risorsa soprattut-to per chi non può acquistare le medici-ne normalmente in commercio.Infine, la Fondazione ha continuato adinviare aiuti, sempre alle Missionariedell'Immacolata che a TERESINA(Piauì) assistono i malati più poveri, inparticolare gli hanseniani.

I bambini e i giovaniCome già dicevamo l’anno scorso, lacura dei bambini abbandonati, ilrecupero dei meninos de rua, la forma-zione dei più grandicelli erano al centrodell’attenzione anche di Marcello Can-dia, il quale si rendeva conto della neces-sità primaria che anche i poveri potesse-ro accedere almeno ai primi gradi

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Dalle cifre alla gente

Sopra: il Centro di Promozione Umana aperto dai frati Cap-puccini a Macapà; in basso: ragazzi al lavoro nella “granja”di Santana oggi affidata ai padri Piamartini.

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no un centro sociale parroc-chiale al quale diamo soste-gno finanziario; così comesosteniamo le attività di pro-mozione umana della Dioce-si di RIO BRANCO e quellepastorali di Mons. MoacirGrechi, vescovo di PORTOVELHO. Qui, nel 2000, laFondazione ha posto manoalla costruzione di due cen-tri comunitari in due parroc-chie periferiche, che attual-mente contribuisce a mante-nere.Un altro impegno è quello afavore di Olinto Pegoraro,l'amico di Candia che in que-sti anni sta praticamentetrasformando in "bairro"(cioè quartiere con le ade-guate infrastrutture e rico-noscimento legale degli abi-tanti) la favela do Borel a

RIO DE JANEIRO. In particolare, so-steniamo le attività a favore dei bambi-ni e dei ragazzi.Infine, su questo versante, diamo unamano alle Missionarie dell'Immacolatache si occupano della promozioneumana in un quartiere periferico diMANAUS (Amazonas).

Presenze di preghieraAnche la preghiera stava particolar-mente a cuore a Marcello. Non soltantoper sé, ma anche per coloro che a que-sta si dedicano per vocazione. E' anche(ma non solo, perché noi pure crediamoalla forza positivamente rivoluzionariadella preghiera) in memoria del nostroAmico che continuiamo a sostenere ilCarmelo di MACAPA' e le religiose chelo abitano, lo "fanno".Sempre in questo spirito, riteniamo didover contribuire al mantenimentodella casa per le Suore della Sacra Fa-miglia che a MARITUBA assistono glihanseniani più anziani e non autosuffi-cienti. Così come diamo una mano alleCarmelitane di BELO HORIZONTE edi BRUMADINHO (Minas Gerais) cheoltre a dedicarsi alla preghiera, curanoi poveri delle "favelas".

Come per il passato, possiamo orachiederci: abbiamo fatto tutto quantopotevamo? Probabilmente si potevafare di più. L’abbiamo fatto al meglioche potevamo? L’abbiamo fatto impie-gando tutte le risorse intellettuali, diconoscenza dei problemi, d'ascoltodelle nostre stesse coscienze… Iltutto nella massima trasparenza pos-sibile e cercando di non tradire inalcun modo il mandato ricevuto daMarcello Candia.

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dell’istruzione. La Fondazione ha conti-nuato e continua alacremente su questofronte, che forse si sta dimostrandoanche più "scoperto" di quello dei malati.A MACAPA' contribuiamo ad alcuneiniziative a favore dei minori (mante-niamo 4 asili nido che ospitano circa450 bambini in città e in periferia).Continuiamo anche a sostenere l'impe-gno formativo verso gli adolescenti,condotto avanti dalla comunità brasi-liana Shalom.Anche quest'anno non ci siamo dimen-ticati della Casa di ospitalità fondatada p. Luigi Brusadelli e attualmente af-fidata alle Suore della Divina provvi-denza, in SANTANA (Amapà). Come ri-corderete, nel corso del 2000 erano statifatti notevoli lavori di miglioramentodelle strutture di accoglienza e riabili-tative. Quest'anno abbiamo contribuitoa quella che, con termine burocratico,chiamiamo l' "ordinaria amministrazio-ne"! Sempre a SANTANA c'è la"granja", la fattoria con scuola primariae corsi di avviamento al lavoro per i ra-gazzi a rischio. Anche quest'opera è do-vuta al "genio" di padre Brusadelli;oggi è affidata alla Congregazione deiPadri Piamartini che le stanno dandonuovo impulso. Anche qui, continuiamoa contribuire sia al mantenimento, siaai lavori di miglioria e ristrutturazione.Attualmente sono circa duecento gliadolescenti che la "animano".Anche a QUIXADA' siamo presenti sulversante educativo accompagnando fi-nanziariamente la Scuola di Artigianatovoluta dal vescovo, Dom Adelio Tomasine portata avanti dalle Povere Servedella Divina Provvidenza, che non sol-tanto contribuisce a professionalizzarediverse persone povere, ma aiuta nelcollocamento dei prodotti fabbricati.Sempre a Quixsadà, abbiamo aiutatol’ampliamento della scuola primaria, delgruppo Regina Pacis, della diocesi.Ancora, ad ANTONIO GONÇALVES so-steniamo la gestione dell'asilo nido, cheavevamo costruito nel 1993 e che ospita120 bimbi, molti dei quali in stato digrave denutrizione. Diamo una mano,inoltre, all'orfanotrofio diocesano.Infine, per quanto riguarda l'attenzioneai più piccoli, contribuiamo al gigante-sco lavoro portato avanti dalle SuoreMarcelline a PORTO VELHO: in totale,i ragazzi che fanno riferimento a questescuole sono più di tremila.

La promozione umanaTerzo campo che aveva catalizzato, asuo tempo, l’attenzione di MarcelloCandia, nel cui cuore era "stampato afuoco" il principio espresso anche nelConcilio Vaticano II, Gaudium et spes,secondo il quale annuncio del vangelo e

realizzazione storica della giustiziaumana sono strettamente collegati. Perquesto, fra l'altro, aveva istituito a MA-CAPA' la Cruz Liriada, che attraversole mani ed il cuore delle Suore Carmeli-tane, continua a distribuire viveri, me-dicinali, materiali da costruzione edaltri aiuti (anche immateriali) ai poveridella città. A MARITUBA la Fondazione dà soste-gno ad un "bairro" (nei pressi del leb-brosario) di cui è responsabile il diaco-no Francisco de Assis Gonçalves. Fran-cisco conduce una valida assistenza incampo sanitario, ma soprattutto si oc-cupa di una scuola per circa 700 bambi-ni; accanto a questa, vi sono altre atti-vità formative e ricreative. Negli scorsianni è stato anche realizzato un asiloinfantile ed un campo sportivo copertoper i giovani del quartiere.Sempre ad ANTONIO GONÇALVES,oltre che nel sostegno della biblioteca edella radio comunitarie, la Fondazioneha contribuito all’acquisto del terrenonecessario per la costituzione della"Scuola Famiglia Agricola", il cui obiet-tivo è lo sviluppo di una scuola cheoltre alle nozioni tradizionali, forniscaconoscenze per lo sviluppo dell’agricol-tura nella zona (semiarida) al fine di ri-durre lo spopolamento con la conse-guente fuga verso le grandi città.Si è inoltre aiutato l’avviamento di una"granja" (piccola fattoria) che ha loscopo di fornire gli alimenti per l’asilogestito dalla comunità che, in questomodo, potrà essere sempre meno dipen-dente, per il suo sostentamento, dallaFondazione, anche con qualche entratadalle possibili vendite.Le Missionarie dell'Immacolata a CA-RACOL (Mato Grosso do Sul) conduco-

Un momento di vita nell’asilo nido di AntonioGonçalves che ospita 120 bambini.

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C’è nella vita di Marcello Candiaun episodio narrato da lui stes-so, che sembra preso dalla vita

di qualche santo o magari inventato ascopo edificante.Il fatto invece è veramente accaduto(Marcello, da buon testimone, racconta-va ma non inventava) ed è l’inizio diuna lunga avventura, se così può esserechiamata, le cui straordinarie conse-guenze ci è dato di vedere nella Maritu-ba di oggi. Ma come conobbe Marcellola Marituba di ieri?Era il 1967. Marcello, da pochi anni de-finitivamente in Brasile, stava seguen-do la costruzione dell’Ospedale di Ma-capá. Ma, senza perdere tempo, avevagià organizzato, con l’aiuto di due medi-ci, un servizio di visite a domicilio neiquartieri più poveri. E’ durante queste

visite che sente parlare, ma in modovago e impreciso, di un luogo remoto,sepolto nella foresta, dove vengono in-ternati i lebbrosi, che sono allontanatidalle famiglie per timore del contagio;si trova a ben 350 chilometri di distan-za da Macapá, sull’altro lato dell’im-menso estuario del Rio Amazonas,lungo la strada che da Belém scendenell’immensa foresta dello Stato delPará. Dei malati finiti nel lebbrosarionessuno ha più modo di interessarsi,della loro sorte si sa poco o nulla. Spes-so in famiglia nessuno sa scrivere, o lostesso malato non sa o non può più scri-vere, magari per le mutilazioni causatedalla malattia. Le famiglie di originehanno spesso vergogna di parlarne,Marituba è un luogo che si preferiscenon nominare. Marcello però vuol capi-

re e soprattutto vuol vedere; decide diandare lui personalmente a visitare iparenti abbandonati delle famiglie chevisita. E ciò che vede lo sgomenta: girafra i padiglioni della "colonia" (comeMarituba è chiamata), un vero lazza-retto abitato da circa 750 persone dovela foresta ha la funzione di filo spinatoper isolare dal resto del mondo; ne con-stata il degrado, nota l’incuria e l’ab-bandono. L’episodio della ragazza leb-

Per colpa di Marcello.....

Sotto: il complesso di Marituba fotografa-to dall’alto; nella pagina accanto, unodei passaggi coperti che permettono ai ma-lati di transitare all’asciutto anche duran-te le piogge tropicali.

In pochi decenni la prodigiosa trasformazione di Marituba.

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brosa che porta un bicchiere d’acqua aun Marcello stanchissimo e assetato,gli sembra, nel suo forte significato disimbolo, un esplicito invito a prendersia cuore le condizioni e quasi la sorte diMarituba.Nelle sue frequenti visite successivestringe rapporti di fiduciosa amiciziacon gli ospiti della colonia. Frequentan-doli si rende conto delle loro necessità,delle loro legittime aspirazioni, anchedei loro sogni e desideri. E infatti faràsistemare alcuni padiglioni che hannourgente bisogno di manutenzione, faràrinascere e sviluppare il Centro Socialecostruito dai malati, apportandoviscuole di cucito e dattilografia, farà sor-gere una falegnameria, una calzoleriadove i lebbrosi potranno avere calzatu-re adatte ai loro piedi deformati. Insi-sterà perché nel lebbrosario siano pre-senti le Suore Missionarie dell’Immaco-lata. Per loro farà costruire un’abitazio-ne vicino alla piccola chiesa che verràchiamata Casa di Preghiera Nostra Si-gnora della Pace.Marituba si sta così trasformando negliedifici, nei servizi indispensabili perun’assistenza dignitosa, soprattutto nel"clima" sociale che non è più di egoismoe di sopraffazione.Il lavoro di un decennio ha dato fruttistraordinari. Eppure è solo l’inizio. Nel1978 arriverà Mons. Aristide Pirovano

e lo sviluppo di Marituba continuerà.Continuerà come?Ecco una rapida descrizione della Mari-tuba di oggi.E’ una città con più di 100.000 abitantiche nel 2000 è diventata municipio. Illebbrosario, nei fatti, non esiste più: c’el’"Abrigo" (ricovero) per i più colpiti emutilati dalla hanseniasi. L’Abrigo èstato ottenuto ristrutturando alcunivecchi padiglioni della colonia.Il resto dell’antico lebbrosario, in cuisono sorte le attività portate da Marcel-lo, è diventato il Centro del Municipio.Il vecchio Centro Sociale è ora la SedeMunicipale. La chiesina della coloniavisitata dal Papa nel 1980 è diventataparrocchia.In più nell’area del vecchio lebbrosariovi è ora un ospedale (voluto da Mons.Pirovano) con 120 letti, un centro diprevenzione e cura dell’hanseniasi rico-nosciuto dallo Stato come il più impor-tante della regione, una scuola, la casadei Padri e delle Suore di Don Calabria,la casa delle suore alle quali è affidatol’Abrigo.Nell’area circostante l’antica colonia ipadri di Don Calabria hanno scuole easili per più di 2.000 alunni.Inoltre vi sono tre consultori medici chelavorano in stretto contatto con l’ospe-dale e funzionano anche come luogo di"screening" prima dei ricoveri ospeda-

lieri, oltre che come luoghi di preven-zione e profilassi. Uno dei risultati diquesta rete capillare è l’incidenza dimalattie infettive che è decisamentepiù bassa della media dello stato delPará.Nessuno avrebbe immaginato che illuogo più abbandonato della zona, esimbolo della emarginazione e dell’iso-lamento, sarebbe in poco più di ventianni diventato il centro di una cittadi-na che, pur con tutti i limiti di unarealtà di periferia nella zona amazzoni-ca, è diventato un luogo di riferimentoper prevenzione e cura delle malattietropicali e non soltanto della lebbra,nonché luogo di educazione soprattuttoper i giovani.Dire che l’incredibile trasformazione diMarituba sia merito esclusivo di Mar-cello è certamente dire troppo. "Se nonci fosse stato Marcello..." Ma è noto chela storia non si fa con i se...Tuttavia ci sembra giusto e più ancorache giusto, doveroso, riconoscere chequella sorta di scintilla che operò latrasformazione di un luogo di morte na-scosto nella foresta in un centro viva-cissimo e vitale, quella scintilla partìproprio da lui. Senza di lui, questo lo sipuò dire, le cose sarebbero andate di-versamente. Insomma, se non si puòdire che fu per merito, diciamo che fuper colpa di Marcello.

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Achi mi chiedeva se avevo piantosu Marcello alla notizia della suamorte, ho risposto di no, che non

avrei potuto farlo (così come non avevopianto per la scomparsa di mio padre edi mia madre) perché la morte di unuomo giusto è una festa per chi credenella Trinità e nella risurrezione. La-crime ce n'erano state, ma su di me,che restavo senza la presenza tangibiledi un amico, anzi di quel fratello cheavevo sempre sognato e che la sortenon mi aveva concesso.L'incontro con Marcello Candia, nellasua "apparenza" milanese (bel signore,elegantemente vestito, sempre accom-pagnato dalla discreta fragranza di unottimo dopobarba) non era stato unafolgorazione, anche se i preventivatipochi minuti erano diventati un'ora ab-bondante di racconti, di diapositiveproiettate, di passione che si sentiva "apelle"… Una relazione profonda dovevanascere dopo, con il lavoro fatto insie-me, lui in Brasile ed io qui, Milanocittà, scrivania di casa (o anche d'uffi-cio, finito il tempo del lavoro).

Un uomo senza qualitàGià, potrebbe sembrare un paradosso,ma Candia non mostrava qualità parti-colari, non aveva un'aureola al postodella lobbia. Avevi la sensazione, avvi-cinandolo, che per lui tutto quanto face-va (compreso il trascurare la sua salu-

te) a favore dei poveri del Brasile fossedel tutto normale, non frutto – appunto– di una speciale "qualità". Anche lasua scelta vocazionale (quanti istitutireligiosi o secolari gli avranno fatto lacorte per poterlo contare nelle propriefile!) è stata nell'assoluta ordinarietà. La sua spiritualità era quella semplice,qualcuno (ci sono sempre gli snob igno-ranti) la definiva "da donnetta". MaMarcello non aveva vergogna di estrar-re dalla sua tasca, una volta davanti alsuo Signore, il libriccino consunto dellesue devozioni, delle preghiere che suamadre gli aveva messo sulle labbra dapiccolo. Come Francesco d'Assisi, trova-va nel Vangelo l'unica fonte e alimentodel suo rapporto con Gesù Cristo. Era un uomo colto, possessore di due (o

tre) lauree che aveva messo sempre adisposizione degli altri: della famiglia,dei dipendenti dell'azienda e, infine,dei poveri, imprimendo alle sue "impre-se di bontà" l'andamento efficiente diun'azienda che avesse, però, di miranessun altro "utile" che la salvezza el'esaltazione della dignità umana so-prattutto nei più poveri.Era anche un uomo dolcissimo: questolato del suo carattere è svelato dallelettere alla famiglia. Non certo capola-vori di letteratura, ma segni di una ca-

Quel giorno d’agostodi vent’anni fa

Sopra: Marcello riceve l’Eucarestiadalle mani del Papa.

Sotto: ancora Marcello con Adalucio.

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pacità d'amare grande, estesa, mai rin-chiusa in confini, simile all'amore diDio per il quale tutti siamo "prediletti".Aveva difetti: anche questi di tipo "or-dinario". Si arrabbiava se qualcosa nonandava per il verso giusto, se la suasensibilità manageriale era urtata dapigrizie, inadempienze… Ma se i "suoi"poveri non venivano serviti a dovere,oltre ad arrabbiarsi, s'intristiva, il suocuore malato diventava ancora più de-bole.

Poco prima dell'IncontroMarcello aveva sempre saputo che lasua vita non sarebbe stata lunga: ilmal di cuore era lì, a ricordarglielo ditanto in tanto, quando doveva metterequalche compressa di trinitrina sottola lingua per poter sopportare il dolo-re. Ed aveva capito che quel male ulte-riore, la "brutta bestia" del cancro –che i suoi parenti e amici volevanoignorare – l'avrebbe portato all'incon-tro sperato con Gesù, il Povero per ec-

cellenza, colui che "da ricco che era" siera messo per amore nei nostri miseripanni.Gli ultimi giorni della sua vita sonostati anche lo specchio dell'intera esi-stenza. Non si è risparmiato faticheper gli altri, per dare realtà al suo"sogno" di pace, d'amore universale,quindi anche dentro il piccolo ambitodella famiglia, dei collaboratori piùstretti.Da buon industriale, aveva preordina-to tutto: fra l'altro, l'eredità maggiore,quella del suo spirito e del suo staredalla parte dei poveri, andava ad unafondazione appositamente costituita,con un gruppo d'amici a guidarla,amici fedeli che non avrebbero traditolo spirito che l'aveva provocata.Non mi è stato permesso di visitarlo inquei giorni; il fil di vita che ancora glirestava era troppo sottile perché nonfosse riservato altro che alla sua fami-glia, agli amici di sempre (quindi fami-glia in qualche modo anche loro).

Rividi il suo volto fermato dalla mortein un'espressione serena e grave insie-me. Non c'era dolore, spasimo in quelvolto, anche se dolore e spasimo l'ave-vano accompagnato fino all'ultimo pro-babilmente. C'era la consapevolezzache la morte è un fatto serio della vita enello stesso tempo la porta che apre sulvero destino dell'uomo, la compagniaeterna con il Signore.Anche quell'ultima, silenziosa, brevis-sima visita fu per me scuola: di fede,di preghiera, ma anche di compo-stezza umana. Era morto mio fratel-lo, era nato un intercessore potentedavanti a Dio.

Marisa Sfondrini

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Un momento della visita di GiovanniPaolo II a Marituba.

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A vent’annidalla morte di Marcello

Il 31 agosto di vent'anni fa Marcello Candia tornava a casa, alla Casa del Padrone dellamesse di cui è stato solerte, fedele "operaio". La Fondazione, che ha raccolto lapreziosa eredità di Marcello vuole celebrare questa ricorrenza anche conpubbliche manifestazioni che avranno per titolo generale "MarcelloCandia, un milanese fattosi povero per andare verso i poveri e i leb-brosi in Amazonia". Al momento in cui scriviamo, non siamo an-cora in grado di fornire dati precisi, poiché attendiamo ancoraalcune risposte. Assicuriamo che, nei prossimi mesi, tutti noi,amici di Marcello, saremo messi in grado di conoscere tutto per-fettamente da un "dépliant" che ci sarà recapitato.

Intanto, possiamo prendere nota delle date (è sicura soltanto quel-la del concerto) e delle varie iniziative che qui elenchiamo.

Martedì, 28 ottobre 2003 dalle 18 alle 19,30Tavola rotonda sul tema "Marcello Candia, industriale milanese aservizio dei poveri".È prevista la partecipazione di S.E. il Card. Dionigi Tettamanzi, deldr. Giancarlo Lombardi*, del dr. Urbano Aletti* e delprof. Giovanni Bazoli*.Moderatore il dr. Giorgio Torelli.Sede: Assolombarda, via Pantano 9, Milano.* da confermare

Mercoledì, 12 novembre 2003 – ore 21: concerto dei SolistiVeneti che interpreteranno musiche di Bach e Vivaldi.Sede: Teatro Dal Verme, via S. Giovanni sul Muro 2.

Domenica, 30 novembre 2003 – ore 11la Parrocchia dei SS. Angeli Custodi ricorderà MarcelloCandia con una solenne concelebrazione eucaristica pre-sieduta da S.E. il Card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo diMilano.

Dal 1° novembre 2003 al 31 gennaio 2004mostra che illustrerà la straordinaria vita di Marcello Can-dia, da industriale milanese a missionario laico al serviziodei poveri.La sede deve ancora essere definita.

Questo è un programma di massima che potrà subirevariazioni.

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La Fondazione è la concreta conse-guenza dello slancio missionario diMarcello Candia. Da lui voluta ed

entrata in attività alla sua morte si pre-figge di dare continuità alle opere da luiiniziate e di svilupparne altre sollecitateda esigenze contingenti.

Prevalentemente promuove iniziativea favore dei lebbrosi, dei bambini, degliammalti e dei poveri del Brasile con par-ticolore riferimento alla Regione Amazzo-nica. Ancora vivente Marcello gli inter-venti si erano già estesi oltre i confinidell’Amazzonia; la favela do Borel a Riode Janeiro e la comunità nelle favelas diBelo Horizonte ne sono un esempio.

Oggi altre iniziative, richieste dalladifficile situazione, vengono promossedalla Fondazione in varie località delBrasile senza distinzione di regione.

I fondi raccolti vengono destinati allediverse iniziative e trasmessi direttamen-te ai responsabili di ogni singola opera.

La Fondazione attraverso la Letteraagli amici di Marcello Candia dàinformazioni in merito alle sue diverseattività ed annualmente pubblica il bi-lancio per render nota a tutti la destina-zione dei fondi.La Fondazione Marcello Candia si basasul volontariato dei Consiglieri e di alcu-

ni amici presenti in diverse città italiane;in Brasile opera attraverso religiosi elaici e spesso i Consiglieri là si recano peril controllo delle attività e lo sviluppodelle nuove iniziative.

La Fondazione é persona giuridica condecreto del Presidente della Repubblican. 1060 dell'1.12.83 e può essere destina-

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Consiglio diAmministrazionePresidentePaolo MorerioVice PresidenteMarco LivaConsiglieriMario AntonelliMario ContiDaniela MazzuconiErnesto PreziosiMarisa Sfondrini

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taria di donazioni e legati testamentari;può essere indicata anche come erede atitolo universale e verificandosi una dellepredette ipotesi, gli atti relativi sono, inforza di legge, esenti da ogni imposta.

A norma del decreto legislativo n. 460del 4.12.1997 e successive modifiche laFondazione Dottor Marcello Candia -ONLUS possiede i requisiti per fruiredella disciplina tributaria ivi prevista afavore delle Organizzazioni non lucrativedi utilità sociale (ONLUS).Fra le agevolazioni previste dalla vigentenormativa sono comprese le erogazioni li-berali da persone fisiche e giuridiche, neilimiti e con le modalità di cui all’art. 13bis del D.P.R. n. 917 del 22.12.1986,come modificato dall’art. 13 del D. L.vo n.460/97.In particolare, le persone fisiche posso-no detrarre dall’imposta lorda un am-montare pari al 19% delle “erogazioni li-berali in denaro, per importo non supe-riore a 4 milioni di lire, a favore delleONLUS”, mentre le aziende e gli im-prenditori commerciali possono de-durre dal reddito d’impresa le erogazioniliberali in denaro, a favore delle ONLUS,per importo non superiore a 4 milioni dilire o al 2% del reddito d’impresa dichia-rato.

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Nello spirito di Marcello CandiaMarcello Candia, industriale milanese, dopoaver sostenuto opere a carattere sociale, cari-tativo ed educativo in Italia, nel 1965 vende lasua azienda e va a vivere tra i poveridell’Amazzonia brasiliana. Costruisce aMacapà un ospedale di 150 posti letto. Neglianni successivi si dedica ad altre opere inBrasile e sostieneanche iniziative giàesistenti: assistenzaai lebbrosi, case perhandicappati, centridi accoglienza perbambini abbandona-ti, ambulatori, scuolee centri sociali.Marcello Candia, nella sua lungimiranza,prima di morire ha costituito la Fondazioneche porta il suo nome, con il compito di conti-nuare la sua azione.

Fondazione Dr. Marcello Candia