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1 / 4 Data Pagina Foglio 01-11-2020 44/47 L'Espresso Italia\rir«s / Gli sprechi •••. •.•:•.. °° a• •••• •• •• a•••••• .• ~•• •• : ••••• m ••• a • • ~• •• •• _ ••••••• ° ••~• °° •••• -• •• o .. ..••••••••• •••• ••• ••° •• - •~~ •• •• ~ ~ '• ••••••• ••• ••• s° ° ••••- •• •'-'•• ° s•a PONTI, DIGHE, FERROVIE. DECINE DI GRANDI OPERE FERME. FINANZIATE CON MONTAGNE DI SOLDI MAI USATI. IN ATTESA DEL RECOVERY FUND, L'ITALIA FA I CONTI CON IL SUO IMMOBILISMO DI ANTONIO FRASCHILLA 44 L'Espresso 1 novembre 2020 A Milano il Seveso esonda puntualmente ogni autun- no, da almeno sei anni sono a disposizione 120 milioni di euro per realizzare le vasche di compensazione, ma i la- vori sono praticamente fermi. A Palermo da cinque anni sono stati stanziati 17 milioni di euro per mettere in sicurezza il ponte Corle- one, una sorta di ponte Morandi di Genova come importanza strategica per la città vi- sto che collega i due tratti principali della circonvallazione, ma ad oggi non un euro è stato speso. Sono due fotogrammi che uni- scono da Nord a Sud il Paese che non sa spendere i soldi che ha già in cassa. E ne ha Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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PONTI, DIGHE, FERROVIE.DECINE DI GRANDI OPERE FERME.FINANZIATE CON MONTAGNE DISOLDI MAI USATI. IN ATTESA DELRECOVERY FUND, L'ITALIA FA ICONTI CON IL SUO IMMOBILISMO

DI ANTONIO FRASCHILLA44 L'Espresso 1 novembre 2020

AMilano il Seveso esondapuntualmente ogni autun-no, da almeno sei anni sonoa disposizione 120 milioni dieuro per realizzare le vaschedi compensazione, ma i la-

vori sono praticamente fermi. A Palermo dacinque anni sono stati stanziati 17 milioni dieuro per mettere in sicurezza il ponte Corle-one, una sorta di ponte Morandi di Genovacome importanza strategica per la città vi-sto che collega i due tratti principali dellacirconvallazione, ma ad oggi non un euro èstato speso. Sono due fotogrammi che uni-scono da Nord a Sud il Paese che non saspendere i soldi che ha già in cassa. E ne ha

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Foto: Ansa. Fotogramma. I.o

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tanti, in pancia, divisi in mille rivoli tra entilocali, Stato e società controllate come Rfi eAnas. Almeno 120 miliardi di euro non spesi,a voler essere buoni, secondo i dati del di-partimento della Coesione territoriale e an-che secondo una ricerca che hanno condot-to in solitaria gli ex responsabili della Strut-tura di missione di Palazzo Chigi tra fondieuropei, fondi statali per investimenti e con-tratti di programma con Rete ferrovie italia-ne e Anas. L'Italia che da decenni in alcunicasi ha nel cassetto decine e decine di miliar-di di euro mai spesi, è la stessa che adessonon vede l'ora di incassare i fondi promessidall'Europa per affrontare la crisi economi-ca causata dal Covid-19.

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I SOLDI NEI CASSETTIIn questi mesi dal presidente delConsiglio Giuseppe Conte aisindaci, passando per governa-tori e amministratori delle Pro-vince, è iniziata la corsa ad an-nunciare le mirabolanti opereche si potranno fare con il Re-covery fund: 207 miliardi di eu-

ro, ai quali si aggiungeranno 80miliardi di fondi di Bruxelles della

programmazione 2021-2027. E pocoimporta che tra questi "nuovi" progetti

ci siano spesso iniziative che in alcuni ca-si erano già finanziate, ma che le ammini-strazioni o le società che dovevano realiz-zarle non hanno speso. Solo sui fondi euro-pei, la Corte dei conti ha segnalato che dei75 miliardi di euro della programmazione2014-2020 i pagamenti ammontavanoall'inizio di quest'anno al 27 per cento: in-somma, il 70 per cento dei fondi era nelrassetto. Altri 11 miliardi sono fermi sulfronte dissesto idrogeologico, poi ci so-no i quasi 30 miliardi in pancia all'Anassolo per i ponti, i 6 miliardi rimasti fer-mi di Comuni e Province, un altro mi-liardo non speso per la depurazione euna trentina di miliardi di grandi opere

che da anni non vanno avanti. Il conto faappunto 120 miliardi di euro che l'Italia giàha e non riesce a spendere in maniera celere.

GLI APPALTI BLOCCATIMentre si discute su come utilizzare il Reco-very fund, in questo momento in Italia ci so-no una miriade di appalti che vanno a rilen-to, sono fermi del tutto o addirittura non so-no mai stati avviati. Solo sul fronte del disse-sto idrogeologico sono bloccati dal 2014appalti per 11 miliardi di euro mentre altri14 miliardi sono impegnati giuridicamentema i lavori si trascinano da anni e anni.Qualche esempio? «Sul Seveso è fermo dacinque anni uno stanziamento pari a 120milioni di euro, perché i Comuni non hannoi tecnici per portare avanti gli appalti», rac-contano Erasmo DAngelis e Mauro Grassi,ex dirigenti della Struttura di missione di Pa-lazzo Chigi: «Di interventi fermi ne possia-mo contare a decine: in Friuli Venezia Giuliaper la messa in sicurezza del Tagliamentorestano inutilizzati 400 milioni, in Venetooccorre avviare subito lavori sul fiume Asti-co, fermi qui 200 milioni. In Piemonte i -,

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- lavori sul Dora Riparia non sono mai par-titi, restano così nel cassetto 150 milioni giàstanziati. Per non parlare del Tevere, dovesono programmati da anni e anni interventiper un miliardo di euro».Non va meglio su altri fronti. Nel 2015 il

governo Renzi ha firmato i Patti, un piano diaiuti da 21 miliardi di euro che solo per laSicilia e i tre grandi Comuni di Palermo, Ca-tania e Messina, valeva 3 miliardi: di questisoldi sono stati spesi poche decine dí milio-ni. E un motivo c'è: mancano spesso i pro-getti, perché le amministrazioni non hannoi tecnici per farli. Così 300 milioni di eurostanziati per mettere in sicurezza le stradedell'Isola non vengono spesi perché le Pro-vince non sanno a chi far fare un progettinoper asfaltare le strade. Emblematico il casodi Palermo: il Comune della quinta città d'I-talia per numero di abitanti oggi ha un solodirigente tecnico. Si chiama Nicola Di Bar-tolomeo e si occupa di piano regolatore,centro storico, edilizia, urbanistica, appaltipubblici e perfino della protezione civile.Risultato? 1350 milioni che sono stati dati alComune sono praticamente fermi. Ma pro-prio il Comune di Palermo è stato il primo apresentare al governo Conte le proposte pergli interventi da realizzare con i nuovi soldieuropei del Recovery: e tra i progetti sonosaltati fuori interventi per i quali il Comuneaveva già da anni dei finanziamenti e non liha spesi, a partire dalla messa in sicurezzadel Ponte Corleone. In Calabria invece con ilRecovery c'è chi vorrebbe concludere i lavo-ri, che vanno avanti da 31 anni, per la digadel Melito: per i ritardi nell'opera il ministe-ro delle Infrastrutture ha appena ritirato laconcessione al Consorzio che doveva realiz-zare la diga e ha chiesto indietro 120 milionidi euro di fondi mai spesi per una enormeincompiuta.

I GRANDI APPALTI AL PALOIl problema dei fondi in cassa e non spesinon riguarda soltanto Province e Comuni.Nei giorni scorsi il ministero delle Infrastrut-ture ha minacciato la Regione Piemonte direvocare per ritardi nell'avvio delle opere unfinanziamento da 18 milioni per la nuovastazione ferroviaria Rebaudengo a Torino eun altro finanziamento da 380 milioni peralcuni lotti della Tav, la Torino-Lione. Legrandi opere ferme, nonostante i finanzia-menti, sono decine: secondo uno studio

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MILIARDI DI EURO

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studio Grassi D'Argelis

11MILIARDI DI EURO

10MILIARDI DI EURO

condotto da Grassi e D'Angelis tra le operefinanziate e al palo ci sono l'autostrada pe-demontana Lombarda (2 miliardi di euro), larealizzazione della terza corsia tra Firenze ePistoia (3 miliardi di euro) e diversi tratti del-la linea veloce ferroviaria Napoli-Bari (2 mi-liardi di euro). Soltanto IAnas dal 2016 ha inpancia quasi 30 miliardi di euro per monito-rare gli oltre 3.500 ponti che attraversano lasua rete stradale, dalla Valle d'Aosta alla Sici-lia: ad oggi di questa cifra ha speso pochecentinaia di milioni. A gennaio 2020 la sti-ma era di appena 200 milioni.In tema di ponti e viadotti anche sul fron-

te delle Province le cose non vanno meglio.Solo loro ne gestiscono circa 6 mila: «Il pro-blema vero sono le norme: per ristrutturareil ponte Teodorico ho perso mesi perché puressendo stato realizzato in calcestruzzo enon proprio agli inizi del Novecento c'eranoproblemi di vincoli e si è dovuta riunire unacommissione ministeriale per darmi il vialibera ai lavori», dice Michele De Pascale,presidente dell'ente di Ravenna e dell'Unio-ne province italiane: e sindaco delal città«Per fare un piccolo intervento su un viadot-to ho dovuto attendere il parere di 20 entiper iniziare i lavori. Tutto si stava fermandoperché nidificavano degli uccelli: ma conqueste norme come possiamo spendere inpoco tempo i fondi del Recovery?».

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C. Abbate / Ansa

Un altro ente che ha in pancia miliardi emiliardi e che non riesce a spenderli celer-mente è Rete ferrovie italiane. Il ministroper il Sud Giuseppe Provenzano ha convo-cato i vertici di Rfi per fare un punto su al-cuni contratti strategici, come la Napo-li-Lecce-Taranto, la Salerno-Reggio e la li-nea veloce Palermo-Catania-Messina. «Ab-biamo scoperto gravi ritardi e avviato inalcuni casi l'iter per le penalità, visto che sitratta di opere finanziate in alcuni casi qua-si dieci anni fa», dice il ministro. Ad esem-pio, sulla linea veloce Messina-Palermo-Ca-tania nel 2013 sono stati stanziati 6 miliardidi euro, ad oggi ne sono stati spesi poco piùdi un miliardo: ma nel 2019 l'avanzamentodei lavori è stato pari ad appena 26 milionidi euro. In pratica l'opera si è quasi fermata:«Problemi burocratici legati alle autorizza-zioni in ritardo date dalla Regione», hannodetto i vertici di Rfi.

I PIANI DEL GOVERNOUna macchina che non cammina, quelladella burocrazia italiana. Non a caso il mini-stro Provenzano ha proposto un piano peraiutare gli enti che dovranno spendere inuovi fondi europei: «Dobbiamo avviare al-meno 10 mila assunzioni di giovani profes-sionisti, una battaglia che sto cercando diportare avanti in Consiglio dei ministri. Alla

Un operaio al lavoronel cantiere dell'AttaVelocità ferroviariaad Afragola, vicino aNapoli

Prima Pagina

luce dei dati della spesa sui fondi Ue e suifondi della Coesione non possiamo più rin-viare». Provenzano sul suo tavolo ha l'ulti-mo monitoraggio sulla spesa dei fondi perinvestimenti. «Ad esempio, per i programmicomplementari di Azione e coesione, ben 7miliardi di euro dati a Regioni, ministeri eComuni, dal 2014 a oggi i pagamenti sonofermi al 5,5 per cento sui fondi Europei delleRegioni meno sviluppate, quelle del Sud, suuna dotazione di 17,7 miliardi di euro in seianni la spesa è stata pari a 6 miliardi, il 34per cento», aggiunge il ministro.

Per accelerare la spesa, Provenzano haavviato una riprogrammazione con le Re-gioni per quasi 10 miliardi dì euro: «Maquesta volta abbiamo indicato noi gli obiet-tivi da raggiungere anche alla luce dell'e-mergenza Covid», sottolinea: «Di certo,però, adesso con il Recovery e i nuovi fondidella programmazione 2021-2027 dobbia-mo aiutare la macchina amministrativa:con le assunzioni e cambiando il sistemadelle assistenze tecniche esterne che costa-no milioni di euro. In questi anni si sonocreati rapporti opachi tra dirigenti pubblicie le società private, il tutto con scarsi risul-tati. Non possiamo affidare tutto alle so-cietà di consulenza, assumiamo giovani etecnici preparati che possano aiutare leamministrazioni». Il presidente del Consi-glio Giuseppe Conte ha proposto invece l'i-dea di strutture commissariali, sul modelloArcuri per l'emergenza Covid. Una cosa èfuor di dubbio: la scommessa vale tanto,anzi tantissimo. In ballo ci sono quasi 300miliardi in arrivo da Bruxelles che rischia-no di impantanarsi nelle pieghe della buro-crazia e questa volta il Paese, alle prese conla più grande crisi economica dal dopo-guerra, non può davvero permetterselo. •

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LA MESSA IN SICUREZZA DELTAGLIAMMO. LA DIGA SULMELITO IN CALABRIA. DAL HORDAL SUD LA BUROCRAZIA È UNAMACCHINA CHE NON FUNZIONA

1 novembre 2020 l'Espresso 47

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