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Le stagioni della vita
N..B. - I titoli contrassegnati da asterisco si riferiscono a testi di canzoni.
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Fiore di maggio*
Tu che sei nata dove c’ è sempre il sole
sopra uno scoglio che ci si può tuffare
e quel sole ce l'hai dentro il cuore
sole di primavera
su quello scoglio in maggio è nato un fiore.
E ti ricordi c'era il paese in festa
tutti ubriachi di canzoni e di allegria
e pensavo che su quella sabbia
forse sei nata tu
o a casa di mio fratello non ricordo più.
E ci hai visti su dal cielo
ci hai trovato e piano sei venuta giù
un passaggio da un gabbiano
ti ha posato su uno scoglio ed eri tu.
Ma che bel sogno era maggio e c'era caldo
noi sulla spiaggia vuota ad aspettare
e tu che mi dicevi guarda su quel gabbiano
e stammi vicino e tienimi la mano.
Tu che sei nata dove c'è sempre il sole
sopra uno scoglio che ci si può tuffare
e quel sole ce l'hai dentro il cuore
sole di primavera
su quello scoglio in maggio nasce un fiore.
Fabio Concato
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Pioggia
Va per la strada una bambina
con un ombrello di sette colori.
Sotto la pioggia grigia cammina
con quel piccolo arcobaleno
ma nel suo cuore c’ è sempre sereno.
Gianni Rodari
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* * *
Mi nascondevo, ricordi?
fra le tue gambe sotto la scrivania
del tuo studio, tempio
della potenza tua che m’abbagliava
d’amore. Soave
era l’attesa del momento quando
mi scoprivi, scalciando dolcemente
e chiedendo: chi è? . E io allora
volavo fra le tue braccia,
sulle tue ginocchia,
soli finalmente soli,
tutto il resto del mondo
dietro la porta
chiusa.
Marina Magaldi
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La mia bambina
Canta ai miei piedi come un uccel fra i rami
la bimba, come zolla a primavera,
per lei la stanza olezza di ciclami.
Parla con la sua bambola e la culla
con miti atti materni, e con lei ride.
Nulla mirai di così dolce, nulla
udii che avesse la freschezza alata
di questa voce: aura tra foglie, vena
garrula d’ acqua, musica sognata ...
Testina bruna e bocca di sorriso,
cuore che vivi di felicità,
io penso intenta e scolorata in viso
all’ avvenire che fra le nebbie sta.
Ada Negri
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Ritratto della mia bambina
La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’ estiva vesticciola : Babbo
- mi disse - voglio uscire oggi con te .
Ed io pensavo : Di tante parvenze
che s’ ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’ onde biancheggia, a quella scia
ch’ esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.
Umberto Saba
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La fanciulla
Chi vede te vede una primavera,
uno strano arboscello, che non reca
fiori, ma frutti.
Un giorno ti tagliavano i capelli.
Stavi, tra il tuo carnefice e la mamma,
stavi ritta e proterva;
quasi un aspro garzon sotto la verga,
a cui le guance ira e vergogna infiamma,
luccicavano appena i tuoi grandi occhi;
e credo ti tremassero i ginocchi
dalla pena che avevi.
Poi con quale fierezza raccoglievi
quel tesoro perduto,
quel magnifico tuo bene caduto,
i tuoi lunghi capelli.
Io ti porsi uno specchio. Entro la bruna
chioma vi tondeggiava il tuo bel volto
come un polposo frutto.
Umberto Saba
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* * *
Questa che ancor se stessa ama su tutto
ha bei capelli d’ oro,
e le riveste un oro
impalpabile il corpo come un frutto.
E’ bella quanto può così acerbetta
esser bella fanciulla.
Non è fatta di nulla
la sua grazia? Non è la mia Chiaretta?
Vedi come al sapore della lode
le s’ imporpora il viso.
Io le dico: Narciso.
Si specchia nell’ ingiuria ella, e ne gode.
Fortunata creatura! Ma gli anni
mutano affetti e voglie,
e l’ aerea una moglie
sarà, la madre dura negli affanni.
Umberto Saba
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Mattino della pigra fanciulla
Il vento di marzo è sul balcone,
picchia ai vetri con unghie d’uccello;
dalla nuvola rompe il sole,
traversa l’aria come un biondo ruscello.
Il sole è nella stanza, sul piccolo letto
dove dorme la pigra fanciulla:
una rosa, un tenero candor di mughetto,
una ciocca nera su la tempia azzurra.
Non dorme. Le braccia si drizzano, sciolte
nell’ oro bianco, ricadono lievi:
le mani si colmano d’un tepor dolce
di sangue che batte a fior dei seni.
In fondo alla carne s’aprono lenti
moti ansiosi, come di radici
dentro la terra; brividi ardenti
corrono le molli membra felici.
Supina, immota, a occhi chiusi,
chiusa tutta come nella morte,
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ella dona i suoi sensi confusi
alla vita che dentro la morde.
DiegoValeri
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Adolescente.
Su te, vergine adolescente,
sta come un’ ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell’ attenta veste
e abiti lontano
con la tua grazia
dove non sai chi ti raggiungerà.
Certo non io. Se ti veggo passare
a tanta regale distanza,
con la chioma sciolta
e tutta la persona astata,
la vertigine mi si porta via.
Sei l’ imporosa e liscia creatura
cui preme nel suo respiro
l’ oscuro gaudio della carne che appena
sopporta la sua pienezza.
Nel sangue, che ha diffusioni
di fiamma sulla tua faccia,
il cosmo fa le sue risa
come nell’ occhio nero della rondine.
La tua pupilla è bruciata
del sole che dentro vi sta.
La tua bocca è serrata.
Non sanno le mani tue bianche
il sudore umiliante dei contatti.
E penso come il tuo corpo
difficoltoso e vago
fa disperare l’amore
nel cuor dell’uomo!
........................................
Vincenzo Cardarelli
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Cussì bela tu geri
Cussì bela tu geri e cussi nova
el rie de fantulina 'pena nata
e l'alba su la boca tova
la se verzeva candida e beata.
Cussì t'hè vista in fior,
albero zoveneto de sariese,
ne l'aria de l'avril duta splendor
co in t'i urti se infiora le vanese.
El vecio cuor a quela luse sorto
a quela festa de la nova vita
el s'ha 'ncantào: fiurisse in t'el gno orto
ridente al sol, un fior de margherita.
Biagio Marin
Così bella tu eri.
Così bella tu eri e così nuova / il ridere di fantolina appena nata / e l'alba sulla bocca tua
/ si apriva candida e beata.
Così ti ho vista in fiore, / albero giovinetto di ciliegie, / nell'aria dell'aprile tutta lume /
quando negli orti si infiorano le aiole.
Il vecchio cuore a quella luce sveglio / a quella festa della giovane vita / si è incantato:
fiorisce nel mio orto / ridente al sole, un fiore di margherita.
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Fanciulla snella e bruna ...
Fanciulla snella e bruna, il sole che crea la frutta,
quello che incurva le alghe e fa granire i grani,
creò il tuo corpo gaio, i tuoi occhi di luce
e la tua bocca che sorride col sorriso dell'acqua.
Un sole nero e ansioso ti si avvolge a ogni filo
dei tuoi neri capelli, quando stiri le braccia.
Tu giochi con il sole come con un ruscello
e due oscuri ristagni lui ti lascia negli occhi.
Fanciulla snella e bruna, niente a te mi avvicina.
Tutto da te mi scosta come dal mezzogiorno.
Tu sei la gioventù frenetica dell'ape,
l’ubriachezza dell’onda, la forza della spiga.
Eppure, tenebroso, il mio cuore ti cerca:
amo il tuo corpo gaio, la tua voce svelta e lieve.
Farfalla bruna, dolce e definitiva,
come il frumento e il sole, il papavero e l'acqua.
Pablo Neruda
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Maria bionda
Com’ eri bella, o giovinetta, quando
tra l’ ondeggiar de’ lunghi solchi uscivi
un tuo serto di fiori in man recando,
alta e ridente, e sotto i cigli vivi
di selvatico fuoco lampeggiante
grande e profondo l’ occhio azzurro aprivi!
Come ‘l ciano seren tra ‘l biondeggiante
or de le spiche, tra la chioma flava
fioria quell’ occhio azzurro; e a te d’ avante
la grande estate, e intorno, fiammeggiava;
sparso tra’ verdi rami il sole ridea
del melogran, che rosso scintillava.
Al tuo passar, siccome a la sua dea,
il bel pavon l’ occhiuta coda apria
guardando, e un rauco grido a te mettea.
Giosuè Carducci.
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Doride
La bella si assopisce. Lieve
palpitano le palpebre,
poi calano e quete si posano,
come foglie di rosa.
Breve il sonno. La bella, ora, s è desta,
ride dai grandi occhi di giada.
Diego Valeri
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Idillio
Per una stradetta ombreggiata
fra due muri di pietre rugginose
da cui spuntavano pampani
soleggiati,
vidi un giorno, in Liguria,
(oh incontro inatteso!)
una giovane contadina
ritta sil limite del suo vigneto.
Era la via romita,
l’ ora estuosa.
Mi guardò, mi sorrise,
la villanella.
Ed io le dissi, accostandomi,
parole che udivo salire
dal sangue,
da tutto il mio essere, in lode
di sua bellezza.
Sotto il rossore del volto imperlato
dall’interrotta fatica
la bocca sua rideva luminosa.
Era scalza. Una scaglia
d’argilla dorata
rivestiva i suoi piedi usi ai diurni
lavacri della fonte.
Gli occhi, infocati e lustri,
di gioventù brillavano,
solare e profonda.
E dietro a lei, così terrosa e splendida,
l’ombre cognite e fide
della domestica vite
parevan vigilarla.
Tutto era pace intorno
e silenzio agreste.
Vincenzo Cardarelli
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***
Questa è la donna che un tempo cuciva
seduta alla finestra.
Nell'ago era maestra,
e l'occhio, l'occhio nella via fuggiva.
E’ la sartina. Ufficio oggi ha diverso,
e altrimenti è nomata.
Ma è pur la stessa. Amata
risana, langue se amore l'è avverso.
E’ la stessa. O mutata è sì, ma in parte
piccola veramente.
L'occhio un giorno sfuggente
oggi affissa. E di segni empie le carte.
Ma chi la vede per la via passare
sul ben calzato piede,
nella vita più fede
sente, e in se stesso. E si volge a mirare.
Umberto Saba
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E viene un tempo...
E viene un tempo che la tua persona
si fa maturando più dolce, si screzia
il tuo volto di bruna come i fiori
che ami, i garofani e i gerani
dell’umida primavera di qui.
Gli anni sono passati, sull’intonaco
inverdito di muffa luce e ombra
si baciano, a quest’ora che volge,
con tale disperata tenerezza
il tempo prolungando dell’addio.
Attilio Bertolucci
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L’ alibi
Si guardò nella vetrina scura della strada solitaria
e così, colpita da un lato dalla luce mattutina
e dall’ altro dal suo sorriso amaro,
apparvero le rughe profonde intorno agli occhi.
Invecchio disse; e sentì una dolce paralisi
nelle membra.
Allora aprì la borsa per mettere un’ elemosina
sul palmo del mendicante. Ma nessun mendicante
si vedeva nella strada. Scorse nella vetrina
il proprio gesto - probabilmente un’ inversione
un’innocente, nobile illusione - forse un’ impostura -
e sorrise di nuovo alla sua immagine. Allora estrasse il pettine
e prese a pettinarsi tranquilla, certo come un alibi.
Se non esisteva più una strada per qui o più lontano,
c’ erano nel fondo della vetrina scura le sue rughe illuminate
come una piccola scala dritta. Poteva salire.
Ma se dietro al vetro, se proprio dietro alla sua immagine
la osservasse, invisibile, l’impiegato del negozio?
Ghiannis Ritsos
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Bellezze di un tempo
Queste signore della Fiera, anziane, con i labbri appassiti,
le guance rilassate,
sono quelle che amammo negli anni fuggiti,
le care, le adorate?
Sono queste le giovani cose seriche e rubiconde
cui ci votammo, e giurammo,
nelle feste d’ estate, nascosti sulle sponde
del Froom e di Budmouth?
Ricorderanno esse le gaie note che s’ intrecciava
là sull’ erba abbracciati,
sinchè la luna sul prato irradiava
splendore di broccati?
Oh, esse hanno scordato, scordato, non sanno
quello che già furono,
o la memoria le trasfigurerebbe, mostrandole
belle come già furono.
Thomas Hardy
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Pensiero d'autunno
Fammi uguale, Signore, a quelle foglie
morbide, che vedo oggi nel sole
tremar dell'olmo sul più alto ramo.
Tremano, sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole, e dolce il distaccarsi
dal ramo, per congiungersi alla terra.
S'accendono alla luce ultima, cuori
pronti all'offerta; e l'agonia per esse,
ha la clemenza d'una mite aurora.
Fa' ch'io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza un lamento,
penetrata di Te come nel sole.
Ada Negri