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Lunedì, 11 Aprile 2016 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA Le rughe del sindacato Invecchiano e ristagnano gli iscritti, mentre i giovani restano ancora una chimera da intercettare. La Cgil primeggia in regione per numero di tessere . Ichino: «Questa è un’isola felice, dove maestranze e aziende collaborano» . La storia del sindacalista diventato imprenditore che assume con il Jobs act. E sulla via Emilia si contano venti tavoli di crisi L’analisi Risiko bancario tra localismo e immobilismo di Massimiliano Marzo C osa sta succedendo alle banche nostrane? Recentemente si sono verificati alcuni fatti importanti nel panorama bancario emiliano- romagnolo. In primo luogo, è stato varato il decreto di riorganizzazione delle Bcc che prevede, tra alcuni correttivi, la possibilità per ogni Bcc di uscire dal sistema, pur di unirsi con una banca spa, alla quale trasferire il complesso dell’attività bancaria, mantenendo in una sorta di «fondazione» esterna la natura cooperativa. E allo stesso tempo, abbiamo almeno due aumenti di capitale molto importanti: dalle notizie di stampa, Cassa di Risparmio di Rimini necessita di una ricapitalizzazione di 100 milioni, mentre Cassa di Risparmio di Cesena è in attesa della chiusura di un analogo intervento pari a 70 milioni. La prima domanda che viene spontanea è: ce la faranno? Saranno sufficienti? Chi saranno i sottoscrittori principali, privati o grandi fondi esteri? Com’è evidente, è tutto il sistema della banca locale che è in profonda trasformazione. Le ragioni sono molteplici. Il combinato disposto di tassi di interesse bassi, contrazione dell’attività economica e inasprimento della regolamentazione ha reso l’attività bancaria particolarmente difficile e non più remunerativa come ai tempi d’oro. Le banche locali che hanno saputo innovare e riallocare i propri costi, dalla filiale tradizionale al contatto con il cliente maggiormente basato sulla tecnologia, oggi si trovano in una posizione di vantaggio competitivo. E queste non sono banche locali. Perché? continua a pagina 15 Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Carlo Zini (Ancpl) «La ripresa riparte dalle nostre radici» 5 Food valley Ecco come gusti, fede e allergie cambiano i nostri Dop e Igp 12 Monopoli Olidata, la caduta della piccola Apple di Cesena 7 Primo piano L’intervento Renzi arriva in Iran Anche l’Emilia-Romagna raccoglie la sfida M atteo Renzi arriva domani a Teheran per la prima missione di un capo di governo dell’Ue dopo che l’accordo di Vienna di luglio 2015 ha riaperto uno dei mercati di maggiore interesse per gli opera- tori internazionali. L’Italia è ansiosa di ricon- quistare le quote di mercato perse a seguito dell’inasprimento delle sanzioni nel 2011 di cui hanno beneficiato competitors come Ci- na, India e Turchia. Del resto l’Italia rappre- senta da sempre uno dei principali partner economici e commerciali dell’Iran: tanto che nel 1998 Romano Prodi fu uno degli ultimi statisti occidentali a visitare Teheran prima del deterioramento delle relazioni e che il presidente Hassan Rouhani ha scelto proprio Roma come tappa iniziale del suo primo viag- gio nel Vecchio Continente, a febbraio. In quell’occasione sono stati firmati accordi commerciali e istituzionali per un valore di circa 17 miliardi di euro, dalle infrastrutture ai trasporti, dalla siderurgia al settore petrolife- ro. La progressiva eliminazione delle sanzio- ni, sia quelle imposte dall’Onu sia quelle occi- dentali, e il ritorno dell’Iran sulla scena ener- getica mondiale avranno impatti positivi, an- corché ancora difficili da quantificare, sull’economia di un Paese che nel 2009 era il terzo esportatore di petrolio greggio. continua a pagina 15 di Andrea Goldstein e Emanuele Di Faustino Corteo La manifestazione regionale «L’unione fa la scuola», promossa da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda a ottobre a Bologna

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Page 1: Le rughe del sindacato - Corriere della Sera · N el novembre del 2014Susanna Camusso se-deva in studio da Bal-lar con Massimo Giannini, un sorriso ... cariato non stato una parente-si

Lunedì, 11 Aprile 2016 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

Le rughe del sindacatoInvecchiano e ristagnano gli iscritti, mentre i giovani restano ancora una chimera

da intercettare. La Cgil primeggia in regione per numero di tessere . Ichino: «Questa è un’isola

felice, dove maestranze e aziende collaborano» . La storia del sindacalista diventato

imprenditore che assume con il Jobs act. E sulla via Emilia si contano venti tavoli di crisi

L’analisi

Risiko bancariotra localismo e immobilismodi Massimiliano Marzo

Cosa sta succedendoalle banche nostrane?Recentemente sisono verificati alcunifatti importanti nel

panorama bancario emiliano-romagnolo. In primo luogo, è stato varato il decreto di riorganizzazione delle Bcc che prevede, tra alcuni correttivi, la possibilità per ogni Bcc di uscire dal sistema, pur di unirsi con una banca spa, alla quale trasferire il complesso dell’attività bancaria, mantenendo in una sorta di «fondazione» esterna la natura cooperativa. E allo stesso tempo, abbiamo almeno due aumenti di capitale molto importanti: dalle notizie di stampa, Cassa di Risparmio di Rimini necessita di una ricapitalizzazione di 100 milioni, mentre Cassa di Risparmio di Cesena è in attesa della chiusura di un analogo intervento pari a 70 milioni. La prima domanda che viene spontanea è: ce la faranno? Saranno sufficienti? Chi saranno i sottoscrittori principali, privati o grandi fondi esteri? Com’è evidente, è tutto il sistema della banca locale che è in profonda trasformazione. Le ragioni sono molteplici. Il combinato disposto di tassi di interesse bassi, contrazione dell’attività economica e inasprimento della regolamentazione ha reso l’attività bancaria particolarmente difficile e non più remunerativa come ai tempi d’oro. Le banche locali che hanno saputo innovare e riallocare i propri costi, dalla filiale tradizionale al contatto con il cliente maggiormente basato sulla tecnologia, oggi si trovano in una posizione di vantaggio competitivo. E queste non sono banche locali. Perché?

continua a pagina 15

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te d

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orrie

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ella

Ser

a

L’intervistaCarlo Zini (Ancpl)«La ripresa ripartedalle nostre radici»

5

Food valleyEcco come gusti, fede e allergie cambiano i nostri Dop e Igp

12

MonopoliOlidata, la caduta della piccola Apple di Cesena

7

Primo piano

L’intervento

Renzi arriva in IranAnche l’Emilia-Romagnaraccoglie la sfida

M atteo Renzi arriva domani a Teheranper la prima missione di un capo digoverno dell’Ue dopo che l’accordo di

Vienna di luglio 2015 ha riaperto uno deimercati di maggiore interesse per gli opera-tori internazionali. L’Italia è ansiosa di ricon-quistare le quote di mercato perse a seguitodell’inasprimento delle sanzioni nel 2011 dicui hanno beneficiato competitors come Ci-na, India e Turchia. Del resto l’Italia rappre-senta da sempre uno dei principali partner

economici e commerciali dell’Iran: tanto chenel 1998 Romano Prodi fu uno degli ultimistatisti occidentali a visitare Teheran primadel deterioramento delle relazioni e che ilpresidente Hassan Rouhani ha scelto proprioRoma come tappa iniziale del suo primo viag-gio nel Vecchio Continente, a febbraio. Inquell’occasione sono stati firmati accordicommerciali e istituzionali per un valore dicirca 17 miliardi di euro, dalle infrastrutture aitrasporti, dalla siderurgia al settore petrolife-ro. La progressiva eliminazione delle sanzio-ni, sia quelle imposte dall’Onu sia quelle occi-dentali, e il ritorno dell’Iran sulla scena ener-getica mondiale avranno impatti positivi, an-corché ancora difficili da quantificare,sull’economia di un Paese che nel 2009 era ilterzo esportatore di petrolio greggio.

continua a pagina 15

di Andrea Goldsteine Emanuele Di Faustino

CorteoLa manifestazione regionale «L’unione fa la scuola», promossa da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda a ottobre a Bologna

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BO

2 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Tengono gli iscritti, ma si fatica ancora ad attrarre i giovani, mentre la crisi fa calare le vertenze individuali di fronte al giudice

Cgil, Cisl e Uil: viaggio all’alba del nuovo lavoro

Nel novembre del 2014Susanna Camusso se-deva in studio da Bal-l a r ò co n M a s s i m oGiannini, un sorriso

marmorizzato di fronte ai nu-meri sciorinati da AlessandraGhisleri sulla popolarità dei sin-dacati: erano appena il 18,5% gliitaliani che nutrivano fiducianella «triplice». E da molti fat-tori dipende questa percezione:l’impresa fordista è ormai sto-ria, la globalizzazione con il di-lemma delle delocalizzazionipone nuovi interrogativi, il pre-cariato non è stato una parente-si e il pianeta lavoro continua lasua orbita anche sulla feliceEmilia-Romagna, dove la sinda-calizzazione arriva al 40% (la piùalta d’Europa) e gli imprenditoripropensi al dialogo sono piùche altrove. Ma è altrettanto ve-ro che gli anni della crisi hannomesso a dura prova la galassiadelle professioni. Basti vedere lostorico delle ore di cassa inte-grazione autorizzate: dalle8.828.387 del 2008 due anni do-po sono schizzate a 118.559.024e solo l’anno scorso sono torna-te a scendere (52.252.454).

In questo mare in tempesta,quale è stata la forza del sinda-cato? Cominciamo dalle truppe,cioè dalla tessere. Tutte e tre lesigle bene o male tengono. LaCgil nel 2015 contava 822.176iscritti (appena 120 tesserati inmeno rispetto al 2014, ma dal2008 continuano a lievitare); laCisl 307.023 (-3.570, il calo piùmarcato); la Uil invece a sorpre-sa cresceva: 124.695 contro i122.124 dell’anno precedente.Scorporando i numeri, nellaconta si nota il peso di chi èuscito dal lavoro: per la Cgil gliattivi erano 359.877 (il 43,8% deltotale), mentre i pensionati ad-dirittura 462.299 (il 56,2%); perla Cisl rispettivamente 163.495 e143.528 (pensionati e speciali);per la Uil 81.209 e 43.486.

«Dal 2008 abbiamo gestitoqualcosa come 90 milioni di cigall’anno», premette VincenzoColla, segretario regionale deiconfederali, che spunta parecchisegni meno nelle sue varie cate-gorie. «In questi numeri io vedouna tenuta eccezionale. Se negliedili (Fillea) e nella manifattura(Fiom) non siamo potuti cresce-re perché i settori hanno rallen-tato, siamo riusciti invece a sin-dacalizzare quei rami primamolto parcellizzati come i servi-zi (Filcams) e gli atipici (Nidil)».

«Dal 2008 a oggi gli iscrittisono aumentati e registriamoun calo solo negli ultimi anniper colpa dei pensionati e per-ché i disoccupati fanno fatica aiscriversi, ma nel commercio

siamo cresciuti del 30%, negliatipici del 16% e a trainarci sonoanche bancari e università», ag-giunge Giorgio Graziani, nu-mero uno della Cisl.

L’altro tasto dolente sono igiovani. Iniettare forze fresche èla regola base per spingere sulrinnovamento. Un vecchio man-tra di Maurizio Landini. Ma sul-la via Emilia non ci sentono. Iconfederali tra il 2008 e il 2014hanno perso 197.372 iscritti nel-la fascia tra i 15 e i 34 anni. Ilsindacato bianco nello stessobacino ha recuperato oltre l’8%negli ultimi due anni. «Nelle fa-sce d’età successive le tessereperò salgono — puntualizzaColla — è come se avessimo untravaso: i ragazzi vanno all’este-ro e ci rimangono perché nontrovano lavoro; se non hanno unmestiere come fanno a iscriversialla Cgil? E se lo ottengono atempo determinato le cose noncambiano, perché sono ricatta-

bili». Cioè c’è una fetta di giova-ni precari che non viene rappre-sentata. «Abbiamo un proble-ma, infatti — ammette il segre-tario — Ma io vorrei risolvere ilproblema della loro inquadratu-ra prima della loro rappresen-tanza».

Sarà, eppure anche i nuovilavoratori della conoscenza nonvengono intercettati dalle mae-stranze. «Noi veniamo dal postofisso e dalla manifattura. Pensa-vamo che la precarietà fosse unaparentesi invece era un modelloper competere». Per questo Col-la pensa che la nuova direttriceda tracciare sarà tutelare i dirittinon per singolo contratto, maper tutta la filiera dei lavoratori.«Sicuramente non siamo staticapaci di spiegare ai ragazzi cheattraverso la nostra azione pote-vamo dare una mano a limitarela loro precarietà, siamo stati vissuti come complici», fa am-menda Graziani, che vuole in-

trodurre delle quote per i giova-ni e le donne dentro la Cisl alcongresso del 2017. Intanto lasua organizzazione da tre anniha lanciato una web radio perconquistare le nuove leve: i con-tatti sono buoni e anche i 20giovani volontari che vi lavoranofanno ben sperare. Giuliano Zi-gnani della Uil Emilia-Romagnaperò sorride amaro: «Dai un’oc-chiata ad attivi e passivi e vediche il sindacato è il sindacatodei capelli bianchi. Per anni ab-biamo seguito le grandi aziendeperdendo di vista il fiorire dipiccole realtà o di nuove figurecome i centralinisti».

Le nuove leggi in materia dilavoro hanno terremotato anchela difesa del posto: le vertenzeindividuali in tribunale, affer-mano i tre segretari, sono dimi-nuite di circa il 30%. La genterinuncia a pagarsi l’avvocato epiuttosto trova una conciliazio-ne in sede extragiudiziale. Ma,

dicono anche, per questo moti-vo cresce chi si rivolge a loroper avere aiuto e informazione.

In compenso le occasioni perdare battaglia non mancano: lavendita di quote pubbliche diHera e ora di Iren, la letteradella Fiom alle aziende per di-sdettare il Jobs act, ma anche ilecomunicazioni a favore del-l’unione dei comuni di Busana,Collagna, Ligonchio e Ramisetoe la protesta per l’allontanamen-to di uno studente con i capellirasta. Si va in piazza per i motivipiù disparati. E dire che perGiuseppe Di Vittorio il vero ne-mico da combattere era la di-soccupazione. «Che lo scioperopossa essere un’arma un po’spuntata è vero, ma cosa rimaneper far valere le tue ragioni? Ne-gli ‘80 bastava la minaccia diuno sciopero generale per farcadere il governo. Oggi occorretrovare forme di lotta che inci-dano di meno sulla busta paga efacciano le dovute pressioni»,ragiona Zignani. Aggiornare laprotesta, dunque. «No, la pro-posta — suggerisce Colla — mase non ci mobilitavamo alla Ca-stelfrigo di Modena stavano an-cora alle vecchie condizioni».

Dove non si lesina in alcunicasi è anche con le assemblee:come le 158 in un anno dei di-pendenti del Comune di Bolo-gna. Facile nel pubblico: un solodatore di lavoro e piuttosto mal-leabile. «I contratti sancisconodiritti e doveri, se fai più ore diassemblea c’è qualcosa che nonva», continua Colla. «Il pubblicoè il peggior datore di lavoro, ri-duce i contratti, denigra — at-tacca Graziani — gli abusi sonoindifendibili e qualche volta ab-biamo abusato, ma i diritti de-vono rimanere. Che poi ci siauna proliferazione di sindacati-ni, frutto di questa situazione...».

Sono meno duttili i privaticome Fca che, non firmando ilcontratto nazionale, hanno fattoda apripista per altri come ibancari. Lasciando tanti lavora-tori fuori da questo ombrello.Inoltre l’Ue ha centralizzato lepolitiche fiscali e liberalizzato iconfini, come fa un sindacato afar valere le sue idee a Bruxel-les? «I contratti li stiamo facen-do — risponde ancora il nume-ro uno Cisl — alimentare, chi-mici, stiamo discutendo i mec-canici, la gdo, il pubblico. E c’èun’altra dimensione da esercita-re, quella europea». Dello stessoavviso gli altri due segretari. In-tanto le agenzie che propongo-no contratti rumeni, come suc-cesso a Modena, sono già spun-tate (e giustamente segnalatedal sindacato). Non si rischia diarrivare anche qui tardi inse-guendo la dimensione europea?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi sonodi Andrea Rinaldi Le tessere

20152014

822.296 822.176

112.124 124.695

FILMCTEM

FILLEA

FIOM

FLAI

SLC

FILCAMS

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FP

FLC

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NIDIL

affiliati

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30.752

27.486

72.037

38.757

9.236

66.034

17.542

49.689

23.748

7.757

96

15.921

1.074

462.255

30.523

25.328

70.621

38.501

9.142

71.645

17.574

48.757

22.938

7.676

93

16.049

1.030

462.299

CGIL

FEMCA

FLAEI

FILCA

FIM

FISTel

FAI

UGC

FP

CISL Medici

CISL Scuola

CISL Università

FIR

FNS

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FISASCAT

FIRST

SLP

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Frontalieri

Pre-ades.Anolf

Pre-ades.Sicet

Speciali

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10.418

836

14.524

13.790

1.696

13.168

6.157

15.280

471

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435

121

845

7.106

28.699

10.752

4.140

3.693

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6.952

2.976

2.555

146.643

10.046

914

13.237

14.624

1.630

13.324

6.112

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451

18.875

490

124

899

6.814

30.379

12.142

4.192

4.293

74

6.438

3.109

1.533

141.995

CISL

UILA

FENEAL

UILM

UILTEC

UILCA

UILCOM

UILPOSTE

UILTUCS

UILTRASPORTI

UILTEMP

UIL FPL

UIL OO.CC.

UIL SCUOLA

UILPA

UILRUA

ATTIVI

UILPENSIONATI

14.534

8.479

7.406

7.813

4.195

1.136

1.842

7.887

5.592

2.285

11.323

0

3.626

2.024

323

78.465

43.659

17.052

8.047

7.426

8.109

4.195

1.158

1.892

7.917

5.612

2.365

11.323

0

3.684

2.082

347

81.209

43.486

UIL

319.593 307.023

Vincenzo Colla, segretario regionale della Cgil

Giorgio Graziani, numero uno della Cisl Emilia-Romagna

Giuliano Zignani, segretario Uil Emilia-Romagna

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3Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

Professor Pietro Ichi-no, senatore Pd e do-cente di Diritto dellavoro all’Universitàdi Milano, il sindaca-

to è in crisi?«Dal punto di vista della

quantità delle adesioni, in Ita-lia il sindacalismo confederalee quello cosiddetto autonomosono assai meno in crisi diquanto lo sono i movimentisindacali di molti altri Paesioccidentali, anche se si avver-tono pure in Italia alcuni se-gni di marginale perdita dirappresentatività. C’è inveceuna crisi evidente sul piano,per così dire, funzionale: ilsindacato pesa complessiva-mente molto meno di prima,sia nel sistema delle relazioniindustriali, sia soprattutto suquello politico generale».

Quali sono, secondo lei, leragioni di questa perdita dipeso?

«Nel settore pubblico il ri-dimensionamento del ruolodel sindacato — gravementesovradimensionato nei decen-ni passati — va di pari passocon l’impegno dei vertici poli-tici per il recupero di efficien-za delle amministrazioni e con la riappropriazione daparte della dirigenza delleproprie prerogative manage-riali. Nel settore privato, quel-lo che sta perdendo peso per

ragioni sistemiche è il con-tratto collettivo nazionale; equesto porta immediatamentecon sé una perdita di peso disindacati che si sono struttu-rati prioritariamente in fun-zione della contrattazionecentralizzata».

Quando è cominciata que-sta crisi?

«A occhio e croce, con l’en-trata dell’Italia nel sistemadell’euro. Certo, essa era giàfacilmente avvertibile nel pri-mo decennio del nuovo seco-lo: è del 2005 il mio libro Ache cosa serve il sindacato,nel quale mi sembra di avereindividuato con precisione ilritardo del nostro sistema del-le relazioni industriali rispettoa linee di tendenza nitida-mente avvertibili su scala eu-ropea. Un ritardo poi manife-statosi in modo clamorosocon lo strappo della vicendaFiat del 2010-2011».

Perché il sindacato fatica aintercettare i giovani e così ainnescare quel rinnovamen-to di cui ha tanto bisogno?

«Perché i giovani hanno bi-sogno soprattutto di servizi diorientamento e di assistenzain un mercato del lavoro sem-pre più complesso e difficile;ma su questo terreno il sinda-cato italiano — tutto: anchequello confederale — è quasicompletamente assente, occu-

pandosi di fatto soltanto deilavoratori che un lavoro stabi-le lo hanno già trovato».

Però in Emilia-Romagna cisono buoni esperimenti,buone collaborazioni, c’èmolto dialogo con gli im-prenditori…

«Sì. L’Emilia-Romagna, co-me il Veneto, si caratterizzaper la felice coniugazione diun tessuto produttivo e di untessuto civile entrambi moltoevoluti e permeati da un sen-so civico forte e diffuso: que-sto si riflette anche su di unsistema di relazioni industrialiche produce con facilità ac-cordo e fiducia tra le parti. Colrisultato che la Cgil, egemonein Emilia e Romagna, finiscecon l’assumere di fatto atteg-giamenti e comportamenti so-stanzialmente partecipativi inazienda, simili a quelli del sin-dacato egemone nel Veneto,che è la Cisl».

Questa della contrattazio-ne aziendale è davvero lastrada che il sindacato do-vrebbe imboccare priorita-

riamente, o esso fa bene aspingere sul contratto nazio-nale?

«Il contratto nazionale inItalia può svolgere la funzionedi rete di sicurezza, di “disci-plina di default”, che si appli-ca nei casi in cui manca uncontratto aziendale; possibil-mente prevedendo schemi dicollegamento tra retribuzionee produttività o redditività aziendale. Ma la contrattazio-ne aziendale, quando a nego-ziare nell’impresa è un sinda-cato maggioritario, deve poterderogare e anche sostituire ilcontratto nazionale».

Secondo il paradigmainaugurato da Marchionne.

«Sì: un paradigma che conle grandi multinazionali puòfunzionare molto meglio ri-spetto al modello della con-trattazione collettiva col bari-centro a Roma. E noi abbiamouna necessità assoluta di ren-dere il Paese più attrattivo peri grandi investitori stranieri».

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ichino: «Ma di fatto questa regione è un’isola felice»Il sindacato e un tessuto sociale più evoluti creano collaborazioni fra lavoratori e imprese

Ferdinando Iacuaniello, 33anni da Napoli, dopo lalaurea in Scienze Infermie-ristiche e dopo aver giratotra Milano e Pavia, dal 2008

si è fermato a lavorare all’unità dirianimazione dell’ospedale Infer-mi di Rimini. Fino a dicembre èstato delegato territoriale Cisl perla sanità nella cittadina romagno-la. Poi ha aperto Izeos Italia, laweb company che si occupa dimedia, formazione e lavoro e chepubblica Nurse24.it, quotidianod’informazione sanitaria. Non la-vorando più al policlinico rimine-se la casacca del sindacalista l’hadismessa.

Perché hai deciso di aprirequesta attività?

«Perché è un sogno che si rea-lizza. L’idea è nata nel 2012 con imiei colleghi Pietro Caputo e An-gelo Del Vecchio. Ancora oggi c’èspesso confusione in questo tipodi informazione così specialistica,quindi, appassionati del giornali-smo e del web, abbiamo creato ilportale. Ogni mese registra230.000 visitatori e più di 660.000pagine viste».

Quante persone lavorano conte?

«Siamo in 4, ma prevediamoentro il prossimo anno di assume-re altre persone».

Come ci si sente a passaredalle battaglie sindacali a gesti-re un’azienda in proprio e maga-ri confrontarsi con i dipendenti?

«È molto strano firmare uncontratto di lavoro al contrario.Fino allo scorso anno firmavo icontratti integrativi sotto la vocesindacato. Il mese scorso sotto lavoce Datore di Lavoro».

I dipendenti li hai assunti conil Jobs act?

«Siamo 3 soci dipendenti enon potevamo accedere al Jobsact, perché eravamo tutti con uncontratto a tempo indeterminatoin precedenza. La redattrice cheabbiamo assunto invece sì, manon ha le agevolazioni per età,solo le agevolazioni perché nonera dipendente in precedenza, macome saprai le agevolazioni sonosolo di 3.250 euro quest’anno.Non ci siamo fatti irretire dal ri-sparmio, abbiamo voluto scegliereil migliore tra i 20 candidati chehanno risposto al nostro annun-cio».

Cosa pensi della tua esperien-za da sindacalista?

«La rifarei tutta, con la consa-pevolezza della fine. Il sindacalistanon ha vita facile, non credo l’ab-bia mai avuta, ma nell’ultimo tri-ennio è stato un susseguirsi dieventi negativi per i dipendentipubblici. E sei sempre additatocome quello che fa il sindacalistaper scappare dal lavoro, invece faile tue ore di lavoro e le altre 16 oredella giornata il sindacalista, cer-

cando di ritagliare tempo per te».Oggi come sta il sindacato?«È cambiato molto, non ci si

riconosce più come appartenenzapolitica o come mezzo per miglio-rare il contratto. Le condizioni dilavoro nel pubblico, soprattutto insanità sono congelate da troppotempo e i dipendenti si rivolgonoal sindacalista sopratutto per cau-se individuali. Ci vuole una rifor-

Al delegato-imprenditore piace il Jobs actIacuaniello, infermiere, ha aperto un sito di news assumendo con il decreto Poletti

DocentePietro Ichino (Milano, 1949), insegna Diritto del lavoro nell’Università degli Studi di Milano. È stato dirigente Fiom-Cgil, è giornalista, avvocato e senatore Pd.

Il contratto nazionale in Italia può svolgere la funzione di rete di sicurezza, di “disciplina di default”, che si applica nei casi in cui manca un contratto aziendale

Lo scenario

Da Coopsette alla Saeco,venti tavoli di crisi

M entre una parte del Pa-ese (e della regione)guarda al domani, alla

«ripresina» e mostra con or-goglio i grandi risultati del-l’export che hanno consentitoa molte imprese di non risen-tire affatto della crisi, c’èun’altra parte della via Emiliache non ha nulla da festeg-giare. Sono quelle ditte spari-te nel gorgo della recessionee che con sé hanno trascinatotutto, operai, conoscenza, for-nitori.

E ancora oggi non sonopoche le aziende salite aglionori delle cronache perchéin seria difficoltà. I tavoli dicrisi censiti dalla Regioneerano ben 20 al 31 marzoscorso e riguardavano il futu-ro di quasi 5.000 lavoratori.La vicenda tristemente più fa-mosa è stata quella della Sae-co di Gaggio Montano, sul-l’Appennino bolognese, cheha mobilitato un intero paesee addirittura Francesco Guc-cini pur di scongiurare il li-cenziamento di 243 personesu 558. Alla fine si è trovatoun accordo per incentivare239 esuberi volontari. Idem

per i 521 della Cisa di Faenza:a oggi alle 130 mobilità incen-tivate hanno aderito in 100.Stesso copione per la Weba-sto di Molinella (248 dipen-denti, le mobilità sono 36);per la Iter (182 tutti in mobili-tà); e la Sfir di Cesena con 12su 20 totali. L’edilizia sulcampo ha lasciato storichecooperative come Coop co-struzioni (340 operai) e Co-opsette (544), Coop Querzolia Forlì (124) in liquidazionecoatta. Non va bene nemme-no a Cpl, dove sono a rischioin 1.300. Qui c’è un tavolo dimonitoraggio che si apertoanche per i 15 punti venditadi Mercatone Uno (3 ancorachiusi), per i 914 tecnici dellaElectrolux e per i 220 dellaDemm del gruppo Paritel. Alministero si sta discutendopure della sorte di IndustriaItaliana Autobus che ha per-sonale pure a Bologna (187unità). Temono per il proprioposto anche gli 82 dellaStampi Group: nella primametà del 2015 sono stati mes-si in cassa integrazione e aluglio è scattata la solidarietà,ora ricevono stipendi a sin-ghiozzo. Vive brutti momentiRete 7, alla Open.Co e le ac-que cominciano ad agitarsipure al petrolchimico di Ra-venna, dove si teme la cessio-ne di Versalis da parte di Eni.

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Striscione I lavoratori Saeco in regione

ma interna al mondo sindacale,serve cioè una vision aziendale: isindacalisti devono essere profes-sionisti del settore, la preparazio-ne tecnica deve prevalere sullamera provenienza lavorativa peraffrontare le nuove sfide del dirit-to del lavoro nonché per garantireuna continuità».

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BusinessFerdinando Iacuaniello, 33 anni di Napoli, dopo essere stato delegato territoriale Cisl ha aperto una web company

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4 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

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5Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

Presidente Zini, il numero uno del-l’Ance regionale Stefano Betti diceche il crollo del settore costruzioniin Emilia-Romagna si è arrestato,ma è ancora presto per essere otti-

misti. Dal versante cooperativo la vedeteallo stesso modo?

«In generale sì. Il mondo cooperativo haresistito un po’ più a lungo di quello privato,cercando almeno di tutelare l’occupazioneche è la nostra ragione sociale; ma alla fine,dal 2011-2012 in poi, l’onda lunga della crisivenuta dal Sud ha travolto anche noi. Ora ilfenomeno si sta concludendo. Ripartire, pe-rò, sarà molto difficile. Non dimentichiamocipoi dell’enorme quantità di immobili rimastiin mano alle banche per l’insolvenza dei cre-ditori. Finiranno sul mercato e sarà un altrobagno di sangue per i prezzi».

Un quadro a tinte fosche...«Senza esagerare, però. Nel settore auto

abbiamo visto che dopo sette anni di stasi ladomanda ha ripreso slancio. Prevedo checon gli immobili accadrà lo stesso. L’abitazio-ne è un bene di prima necessità. Le case,come le auto, invecchiano e un nuovo acqui-sto non si può rinviare all’infinito. Per oravediamo un aumento nella richiesta di mutuie una lieve ripresa delle compravendite. Spe-ro siano i segnali di un’inversione di tenden-za».

Cesi e Coop Costruzioni sono gli ultimicaduti nelle vostre fila. Resisteranno glialtri colossi pericolanti, a partire da Ccc,Coopsette, Unieco, Iter?

«Con la nascita di Integra abbiamo garan-tito la continuità aziendale al Ccc. Le altrecooperative in crisi sono impegnate nella so-luzione dei loro problemi. Ma tutto dipendedal mercato, dalla ripartenza dei grandi pro-getti infrastrutturali e dalla politica urbani-stica».

Il sistema Lega, e voi come Ancpl, nonpotete fare nulla? La Cesi, secondo qualcu-no, è stata abbandonata a se’ stessa e lefusioni di cui si era tanto parlato, per esempio Coopsette e Unieco, non sono an-date in porto...

«La Cesi non è stata abbandonata: ci siamo

svenati, ma purtroppo anche i 120 milioniinvestiti non sono bastati. Fusioni e aggrega-zioni non sono la medicina per tutti i mali.A volte funzionano, altre no. Abbiamo vistoOpen.co, dove l’unione di più realtà operantinegli infissi non ha evitato la crisi. Io credodi più a forme di integrazione fra diversetipologie di azienda, per esempio le costru-zioni e i servizi, che diano una risposta adomande di mercato più complesse».

Modello Integra?«Appunto. Con il nuovo codice degli ap-

palti assisteremo alla concentrazione dellestazioni di committenza, con capitolati moltocomplessi. Ci dovremo presentare con offerteche comprendono project financing, capacitàprogettuali, piani di gestione e manutenzio-ne. Poche aziende hanno tutto al propriointerno, ma tutte possono trovarlo all’internodel mondo Lega con il sistema dei consorzi».

La sua cooperativa, la Cmb di Carpi, ègià una Integra in miniatura. Per questo è

ancora in salute?«Noi abbiamo anticipato i tempi. Nell’edi-

lizia abitativa offriamo cinque anni di gestio-ne energetica e manutenzione; nell’ediliziaospedaliera, che è il nostro fiore all’occhiello,ci occupiamo anche dell’allestimento tecno-logico e dell’intera gestione della struttura.Sappiamo fare innovazione, come stiamo di-mostrando a Milano nella torre di Zaha Ha-did. Sappiamo gestire appalti complessi co-me quello della Salerno-Reggio Calabria».

Quindi, almeno per Cmb, crisi finita?«Il bilancio 2015 lo stiamo chiudendo, pro-

babilmente con risultati migliori rispetto ai560 milioni di fatturato del preconsuntivo.L’obiettivo per quest’anno è di toccare i 600

milioni e stimiamo di superare i livelli precrisi nel 2020, arrivando ai 700 milioni. Co-me vede, siamo un diesel; e soprattutto nonfacciamo passi più lunghi della gamba».

La Cmc di Ravenna, altra isola felice delmondo Lega, si è buttata sui grandi appaltiinternazionali. Le vostre cooperative delsettore industriale con l’export hanno sal-vato i bilanci e già l’anno scorso hannobattuto tutti i record pre crisi. E la Cmb?

«Il nostro obiettivo è raggiungere nel tri-ennio una quota di lavoro estero del 20%.Puntiamo molto sull’Iran, per esempio, cheha grandi potenzialità nel settore ospedalie-ro. Ma nelle costruzioni andare all’estero èun po’ come andare sulla luna: non bastavolerlo e non ci si può improvvisare. Servi-rebbe un capitale di diverse centinaia di mi-lioni, mentre in una cooperativa dove i socipossono versare al massimo 100 mila euro sifa fatica a mettere insieme 40-50 milioni».

Infatti Cmc pensa di creare una Spa daquotare in Borsa, sul modello di Unipol. E’una strada percorribile per Cmb e o peraltre grandi cooperative di produzione la-voro del settore industriale vostre associa-te come Sacmi, Cefla o Deco?

«In questa fase ci basta utilizzare bene glistrumenti di credito tradizionali. Certamentequando i fatturati arrivano attorno al miliar-do, come nel caso di Cmc o di Sacmi, diventadifficile sostenere un sviluppo accelerato senza accedere al mercato dei capitali. Que-sto è un tema che dobbiamo porci».

In conclusione: come si esce dalla crisi?«La ripresa deve partire da qui, dove ab-

biamo le nostre radici. Il presidente Bonacci-ni ha promesso l’avvio di opere come Cispa-dana e Passante e questo fa ben sperare.L’esperienza della ricostruzione post sisma ciha permesso anche di mettere a punto pro-cedure e know how per la riqualificazioneurbana che sembra essere l’obiettivo dellaRegione quando parla di sviluppo edilizio aconsumo zero di territorio. Ma attenzione.Senza interventi pubblici per abbattere i valo-ri fondiari, i costi diventano insostenibili. AMilano i prezzi nei quartieri riqualificativiaggiano a 7-8 mila euro al metro quadrato,mentre noi abbiamo bisogno di case miglioriper i comuni mortali». .

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L’Ancpl

Case, industria e progettazioni: 10 miliardi di ricavida oltre mille imprese

C arlo Zini, classe ‘55, lau-rea in ingegneria, presi-dente della Cooperativa

muratori e braccianti (Cmb) diCarpi, è appena stato confer-mato al vertice dell’Ancpl, l’or-ganizzazione della Lega cherappresenta tutte le cooperati-ve di produzione lavoro italia-ne. Nei tre settori delle costru-zioni, che rappresenta il 56%del giro d’affari totale, dell’in-dustria (43%) e della progetta-zione (1%) fanno capo ad Ancpl1.057 imprese, con un fatturatodi oltre 10 miliardi di euro, 37mila dipendenti e 24.500 soci.

Il 2015, che pure è stato l’an-nus horribils dell’edilizia coo-perativa con la fine di dueaziende storiche come la Cesidi Imola e la Coop Costruzionidi Bologna, ha rivisto nel com-plesso qualche segno più: ilfatturato aggregato è aumenta-to del 3,1%, la produzione del4,1%, l’occupazione del 2,2%.Ma quasi tutto il buono, perAncpl, è venuto dalle piccolecooperative e dai pochi colossidel settore industriale comeCefla, Sacmi e Deco Industrie,mentre nelle costruzioni resta-no in difficoltà quasi tutte leaziende medio grandi, a parti-re dal mega consorzio Ccc,dalle reggiane Coopsette eUnieco, dalla Iter di Lugo.

Uniche eccezioni in regionesono la Cmc di Ravenna, digran lunga la numero uno con1,1 miliardi di fatturato, per il50% in grandi appalti interna-zionali, e la Cmb, sempre inutile durante gli anni della cri-si e con un fatturato cresciutol’anno scorso da 500 a 560 mi-lioni. La cooperativa guidatada Zini ha avuto negli anni lacapacità di giocare su più tavo-li. Al Sud è capofila dell’appal-to da 600 milioni per il com-pletamento della Salerno-Reg-gio Calabria, una maxi opera,principalmente in galleria, chesarà terminata entro l’anno, inanticipo sui tempi contrattuali.A Milano sta realizzando ilgrattacielo «Storto» progettatodall’archistar Zaha Hadid,scomparsa due settimane fa.Sorge nell’area dell’ex Fiera,ora ribattezzata di City Life esarà la sede delle Generali; unasfida tecnologica da 110 milio-ni di euro. Nello stesso temporealizza con successo quartieriresidenziali e housing socialenell’hinterland del capoluogolombardo. Ma il vero cavallo dibattaglia sono gli ospedali«chiavi in mano» in concessio-ne, che Cmb realizza in projectfinancing con tanto di attrez-zature, manutenzione e servizi.

Cmb e Cmc, assieme a Cefla,Manutencoop, Coopservice,Camst e Sicrea, hanno appenacostituito il consorzio Integrache con un capitale di 42 mi-lioni rileverà da Ccc il ramod’azienda che si occupa di ac-quisizione lavori e che dà lavo-ro a 55 dipendenti. Permetteràcosì a Ccc di proseguire l’attivi-tà nei collaudi e nella gestionedelle partecipazioni, in conti-nuità aziendale.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Massimo Degli Esposti

«La ripresa parte dalle radici»

Con il nuovo codice degli appalti assisteremo alla concentrazione delle stazioni di committenza, con capitolati molto complessi. Dovremo presentare offerte che comprendonoproject financing e capacità progettuali

L’INTERVISTA

Carlo ZiniIl numero uno di Cmb e dei costruttori di Legacoop «Spero nell’avvio delle grandi opere. In futuro l’edilizia dovrà integrare produzione e servizi»

Chi è

Carlo Zini, Modena, 1955, nel 2014 è stato riconfermato presidente dell’Associazione nazionale delle cooperative di produzione e lavoro. È presidente anche della Cmb di Carpi e consigliere di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A.

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6 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

La super batteria che immagazzina il soleI modenesi Vittorio Balugani ed Ettore Uguzzoni con la loro Aton producono un sistema per stoccare l’energia in eccesso degli impianti fotovoltaici: già 1.110 gli apparecchi installati

Nei giorni in cui il mon-do economico fibrilla-va con i 300.000 ordi-ni incassati da Teslaper la sua auto elettri-

ca low cost, la Model 3, il di-stretto della meccatronica mo-denese svelava in un hotel neipressi dell’aeroporto di Bolognauna delle sue nuove creature:una startup che punta anch’essaa entrare di peso nel settoredella green economy.

«Abbiamo tutti i mezzi ne-cessari per crescere in manieraimportante», affermava a mar-gine della conferenza VittorioBalugani. Che è presidente delgruppo Sorgenti Emiliane (inportafoglio marchi come Lieta eNocera umbra), ma parlava co-me managing director di AtonGreen Storage, l’azienda creatadue anni fa assieme a EttoreUguzzoni, oggi suo general ma-nager, e prima a capo di AlfaProgetti, specializzata nel mo-nitoraggio delle batterie. «Lanostra forza, rispetto a colossicome Samsung e Bosch, è ilprezzo e il Made in Italy», certi-ficava Balugani. La fiducia deidue soci veniva tutta da Ston,l’accumulatore di energia elet-trica predisposto per la mag-gior parte degli impianti foto-voltaici domestici già esistenti.

Ston permette di immagazzi-

nare in grosse batteria al litioferrofosfato l’energia solare inesubero che verrebbe altrimenticeduta al gestori come Enel eche così modo può essere uti-lizzata per le utenze future dellacasa. Dotato di connettività wi-fi e 3G, il dispositivo trasmettein tempo reale i dati relativi alfunzionamento, caratteristicache lo rende accessibile da pc,smartphone o tablet e monito-rabile da remoto. Le «pile» par-tono da tutti da una capacità di5 kilowattora e salgono fino a20.

«La detrazione Irpef per im-pianti fotovoltaici è del 50% in10 anni. E se aggiungiamo Sto-ne, possiamo calcolare che me-diamente in 7 anni il clientepotrà rientrare dell’investimen-to totale in pannelli — osservaUguzzoni – inoltre tra dieci an-ni il costo della batteria saràancora più basso, a quel puntol’utente potrà semplicementeestrarla dal nostro apparecchioe sostituirla». È questa infatti la«pietra filosofale» del ventune-simo secolo, quello intorno acui tutte le aziende hi-tech sistanno arrovellando: trovareuna pila piccola e di lunga vita.

Punta di diamante di Aton èun’equipe di 10 ingegneri gui-dati dal senior Alberto Ferreroche, prima di Ston, avevano in-

ventato Ra.Storage, un altro ac-cumulatore per nuovi impiantifotovoltaici. A Spilamberto, do-ve ha sede, lavorano anche altri18 operai che assemblano il ma-gico marchingegno. «Siamouna startup che ha venduto in

Italia 1.100 impianti — rivela or-goglioso il managing director— partiti da zero, nei primi 6mesi abbiamo fatturato 2 milio-ni e ora siamo pronti ad arriva-re a un picco massimo di pro-duzione di 220 impianti al gior-

no». I mercati a cui guarda l’im-

presa modenese, oltre a quellointerno, sono la Spagna, la Re-pubblica Ceca «e speriamo dientrare presto in Germania eSud Africa». E se le vendite do-vessero andare anche troppobene? «Se l’azienda avrà unacrescita verticale esponenzialepossiamo rivolgerci alla Borsa oa dei fondi. Non possiamo pa-ragonarci a colossi come Teslao Samsung, ma pensiamo diriuscire a fare un buon lavoro».Intanto Aton va ad aggiungersiai miracoli energetici del Mo-denese come la superbike elet-trica Energica, ideata dal con-terraneo gruppo Crp.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

InventoriVittorio

Balugani edEttore

Uguzzoni, socifondatori della

Aton GreenStorage di

Spilamberto.A destra Ston,

l’accumulatoredi energia

solare

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7Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

Era speciale, anzi unica.Una piccola azienda sem-pre un passo avanti aglialtri, costretti a inseguir-la. Anche giganti come

Compaq e Ibm. Poi la paraboladell’Olidata iniziò la sua discesa,conclusasi malinconicamentevenerdì 25 marzo 2016 con ladecisione del cda di mettere lasocietà in liquidazione.

Sì, la storia dell’azienda nata aCesena il 29 aprile 1982 è davve-ro una parabola disegnata a ca-vallo dei due secoli. Prima i me-ravigliosi anni Ottanta, in cuinella sede di Pievesestina le ideeseguivano le idee ed erano lalinfa, mentre la rapidità con cuivenivano prese le decisioni era ilvaso in cui scorreva. Poi il decli-no e la rovinosa caduta. Una sto-ria che ha soprattutto un nomee un cognome: Carlo Rossi. Ge-niale, vulcanico, fu lui, assiemeal socio Stefano Savini, a fonda-re Olidata come «Software Hou-se» specializzata nella produzio-ne di pacchetti applicativi nelsettore contabile e amministra-tivo. Il nome, Oli-data, richiama-va insieme la Olivetti (di cuiRossi e Savini erano concessio-nari per macchine da ufficio) e iprimi programmi per computer.

Già l’esordio fu rivoluziona-rio, grazie al pacchetto «Picam»,un software di gestione di daticontabili che rappresentò unasvolta per l’epoca e si imposesubito sul mercato. Un anno do-po Olidata produceva e com-mercializzava la sua prima gam-

ma di personal computer. Poigrazie a un’altra geniale intuizio-ne fu la prima azienda del setto-re a inserire il sistema «Build toorder», che consentiva di pro-durre pc personalizzati in basealle richieste del cliente. Fuun’ascesa vorticosa che portòOlidata a costruire una retecommerciale su tutto il territo-rio nazionale: 400 rivenditoriautorizzati, 75 centri tecnici cer-tificati. I computer Olidata eranoovunque. I fatturati volavano. Sipassò dai 75 miliardi di lire del1991 ai 380 del 1998. E i dipen-denti arrivarono ad essere circa200.

Ma c’era anche un altro aspet-to. Chi lavorava allora all’Olidatasi sentiva speciale, era come farparte di un gruppo di eletti, diprivilegiati che cavalcavano l’on-da dell’informatica. Per circavent’anni è stato così, talmenteinebriante da farsi venire le ver-tigini, da sentirsi bravi, forti, in-vincibili. E tutto sembrava nondovesse finire mai. Anni di cre-scita vorticosa culminati nellaquotazione in Borsa avvenutanel 1999.

Ma ecco arrivare il 2000, eccol’inizio della curva verso il basso.

Nel maggio di quell’anno Rossiviene arrestato con l’ipotesi direato di associazione a delin-quere finalizzata alla frode fisca-le per alcune decine di miliardidi lire. Trascorre un mese nelcarcere di Opera (Milano), dove,già sofferente per questioni car-diache, le sue condizioni si ag-gravano. A febbraio 2005 la sen-tenza di primo grado: tre anni edue mesi di carcere. Un annodopo il tribunale, in appello, ri-baltò il verdetto per la segretariadi Rossi, su cui pendevano lestesse accuse, ma il fondatoredell’Olidata era morto un meseprima.

Il declino dell’azienda ha peròanche altre chiavi di lettura, co-

me ci spiega l’ingegner MarcoSangiorgi, nipote di Rossi, inazienda dal ‘98 e alla guida diOlidata dal 2010 al 2015: «Il mer-cato è cambiato tantissimo. Pen-siamo alla situazione attuale: icompetitor ormai sono 4-5grandi nomi. Era inimmaginabi-le continuare a essere un puntodi riferimento. Così ci siamo ri-strutturati, puntando molto sul-le forniture alle amministrazionipubbliche. Ma quello è un setto-re dove i margini sono bassissi-mi. E soprattutto con tempi dipagamento biblici: 200-250giorni. Ci sarebbe voluta unaforte iniezione di capitale. E lelinee di credito erano azzerate».

Il colosso asiatico Acer nel2009 acquista il 29,9% delleazioni del gruppo e fino al 2014ne detiene la maggioranza. Poientra in campo l’imprenditoreRiccardo Tassi, forlivese, titola-re di Le Fonti Capital Partnersrl. Un’operazione da un milio-ne di euro. Tutto inutile. Il bi-lancio 2014 di Olidata segnala

Così si spegne il sogno della piccola Apple di CesenaConcorrenti agguerriti e taglio alle commesse pubbliche hanno decretato la fine di Olidata

Sul webPuoi leggere, commentare e condividere gli articoli di Corriere Imprese su www.corrieredibologna.it

un fatturato di circa 40 milioni euna perdita che sfiora i 4 milio-ni di euro. Il colpo di grazia lodà la decisione della Consip di«considerare risolta la conven-zione per la fornitura in acqui-sto di personal computer desk-top a ridotto impatto ambientalee dei servizi connessi per lepubbliche amministrazioni».Servirebbero almeno 5 milioniper la ricapitalizzazione, ci sonoi debiti con le banche da ristrut-turare. Quando il cda alza ban-diera bianca i dipendenti sono27. A fine marzo il titolo vienesospeso in Borsa a tempo inde-terminato. Lo stesso Tassi e Ma-rinella Rossi vengono indicaticome liquidatori, ma quest’ulti-ma ha subito rinunciato per mo-tivi personali. «Cosa provo ora?Tanta amarezza — dice Sangior-gi — ma anche la consapevolez-za di aver vissuto un’esperienzastraordinaria e forse irripetibi-le».

Maurizio Andreoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

CoscienzaI dipendenti si sentivano speciali, era come far parte di un gruppo di eletti

MONOPOLI

Tecnologia Olidata è nata nel 1982 a Pievesestina, in provincia di Cesena

Il successoSi passò dai 75 miliardi di ricavi del 1991ai 380 del 1998, i pc Olidata erano ovunque

Dopo i «ParmesanBond» potrebbero ar-r i v a r e i « W i n eBond». Lo ipotizzaCrif Ratings, l’agenzia

di rating del gruppo bologne-se Crif, in uno studio sull’as-setto patrimoniale e finanzia-rio delle principali aziende vi-tivinicole italiane. La conclu-sione è che gran parte di esse,nell’ambito di quelle con fat-turati superiori ai 20 milionidi euro l’anno, avrebbe le ca-ratteristiche ideali per ricorre-re a forme di finanziamentoalternative al tradizionale, e ora problematico, creditobancario. Con grandi vantaggisu costi, durate e prevedibilitàdei finanziamenti.

Come già avvenuto in gen-naio per il caseificio coopera-tivo modenese produttore diParmigiano Reggiano, ancheper i produttori di vino si trat-terebbe di emettere «mini-bond» (obbligazioni societa-rie a medio termine), garantitidall’ingente valore del magaz-zino. Il re dei formaggi e ilvino pregiato, infatti, hannoin comune il lungo periodo diinvecchiamento: fino a 36 me-si per il primo, da due a sei

anni per il secondo. Per leaziende si tratta di immobiliz-zare consistenti masse finan-ziarie, con un ritorno econo-mico elevato e certo, ma po-sticipato nel tempo. SecondoCrif Ratings almeno quindici«griffes» italiane del vinoavrebbero la possibilità diemettere titoli garantiti ri-scontrando un forte interesseda parte degli investitori, an-che internazionali. Nel casodei «Parmesan Bond» già incircolazione si parla di titoli asei anni, con rendimento an-nuo del 5% e una garanzia le-gata alle forme di grana stoc-cate in magazzino per la ma-turazione.

«Per il vino ipotizziamostrumenti analoghi — dicePaolo Bono che con FrancescaFraulo ha curato il rapporto— anche se non escludiamoche i tassi spuntati sul merca-to possano essere anche piùconvenienti per emissioni diaziende particolarmente soli-de e accreditate, quindi ingrado di ottenere rating eleva-ti». Il settore vitivinicolo ita-liano, fa poi notare Bono, stavivendo un momento di gra-zia, con quote di esportazione

crescenti e prezzi in decisoaumento. I tassi di default nelsettore, nota poi un altro stu-dio realizzato da Crif Ratingsin collaborazione con WineMonitor di Nomisma, risulta-no ampiamente al di sottodella media del Food & Beve-rage. Ciò è evidente sia conriferimento a incagli e soffe-renze bancarie che per i de-fault pubblici (procedure con-

corsuali o pregiudizievoli).Nel 2015 i tassi di default siattestano rispettivamente al3,9% e 0,5%, sensibilmente in-feriori a quelli del complessi-vo comparto rispettivamenteil 4,4% e lo 0,9% e ormai mi-gliori rispetto ai livelli pre-cri-si. Un altro elemento di inte-resse, questo, sia per gli inve-stitori, che affrontano un ri-schio decrescente, sia per gli

Crif Ratings: il mercato ha sete di «wine bond»Dopo il Parmigiano, anche il settore vitivinicolo avrebbe le carte in regola per accedere alle obbligazioni

emettitori che possono spun-tare condizioni migliori.

Osservando le prime 15 im-prese italiane per marginalitàunitaria, per circa l’80% di es-se il peso del magazzino ri-spetto al fatturato è superioreal 50% e raggiunge nel com-plesso del campione un valoredi 400 milioni di euro. Pro-prio il peso finanziario dellostock di magazzino, concludelo studio, costituisce l’ostaco-lo principale al riposiziona-mento verso l’alto della pro-duzione, che però consenti-rebbe prezzi di vendita e mar-gini unitari superiori e ilpresidio dei mercati interna-zionali. Da qui la valida alter-nativa del mercato obbligazio-nario. Tanto più se il valoredel magazzino può essere uti-lizzato a «garanzia» del debitoe quindi a riduzione del suocosto. Il tema è particolar-mente attuale per i grandiproduttori cooperativi emilia-no romagnoli, al vertice delleclassifiche per fatturati, maancora troppo sbilanciati nel-le produzioni di massa a bas-sa marginalità.

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

Top 15 aziende vitivinicole per marginalità unitaria (2014)Posizionamento rispetto alla media di settore

Fonte: CRIF RATINGS su bilanci aziendali

PES

OD

ELLE

RIM

AN

ENZE

SUL

FATT

UR

ATO

(%)

EBITDA MARGIN (%)

*Media settoriale costruitasu un campione di 482società di capitali, per unfatturato cumulato di 3,7miliardi di euro nel 2014.**L’azienda SantaMargherita Spa controllaCà del Bosco, un'altradelle 15 aziendeconsiderate

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35%

Ferrari

Ca' del Bosco

Masi Agricola

BerlucchiBanfi

Fontanafredda

AntinoriRuffino

Santa Margherita**

Castellani

Sella&MoscaGenaricolaFrescobaldi

CesariDuca

di Salaparuta

Origine assi=mediasettore*: 10% (ebitda);40% (peso rimanenze)

120%

110%

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Da sapere A febbraio 4 Madonne Caseificio dell’Emilia lancia il primo prestito obbligazionario garantito da forme di Parmigiano Reggiano

Lo studio di Crif Ratings vede la possibilità di replicare l’emissione bond anche per il mondo del vino

Sarebbero 15 le aziende vitivinicole con i criteri in regola per questa operazione

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8 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

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9Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

CASI DI SCUOLA

Il cowboy che sussurra ai robotCresce (e assume) Electric 80, l’azienda di Viano fondata dall’eccentrico Enrico Grassi. I suoi carrelli a guida laser nei magazzini di tutto il mondo

«Lavorando con leuniversità si può in-ventare tutto ciò cheancora non esiste incommercio: è così

che bisogna fare ricerca». Non faaltro che ripeterlo Vittorio Cavira-n i , d i r e t to r e o p e r a t i o n s d iElettric80, mentre ripercorre lastoria di un’azienda che in oltre tredecenni è riuscita a diventare «lea-der assoluto nelle applicazioni dilogistica automatizzata completa,dalla materia prima al carico ca-mion». Nei 13.000 metri quadratidi capannoni in una vallata di Via-no, vicino a di Reggio Emilia, cisono circa 350 persone che riesco-no a realizzare ogni anno qualcosacome 300 tra robot intelligenti, ve-icoli a guida laser e relativi softwa-re di gestione, rispondendo alleesigenze logistiche di multinazio-nali come Barilla, Ferrero, Nestlé,Unilever, Coca Cola, Pepsi, Vinadioe Sofidel. «Sono arrivato qui nel1987 e il mio obiettivo era quello dinon lavorare più per conto terzi,ma di inventare qualcosa di no-stro», racconta ancora Cavirani, al-la guida di Elettric80 insieme alpresidente Enrico Grassi.

Grassi è un personaggio strano-to in tutta Emilia; per il suo eccen-trico abbigliamento (immancabiletenuta da cowboy e mai una cra-vatta a memoria d’uomo), il pizzet-to da generale Custer, la passioneper la caccia e i cavalli, l’hobbydella campagna e dell’aceto balsa-mico. Fu lui, con tre amici elettro-tecnici appena rientrati dal serviziomilitare, ad avviare una piccolaazienda di cablaggi elettrici, chia-mandola appunto Electric80. Diecianni dopo, nel 1991, i dipendenti

si lavora a stretto contatto coi di-partimenti di Ingegneria in gradodi sostenere la ricerca aziendale, aCracovia c’è un vero e proprio uffi-cio «circondato da cinquemila stu-denti» e in più, ogni anno,Elettric80 finanzia almeno sei osette dottorati di ricerca negli ate-nei della zona. E quasi sempre, ri-marca ancora Cavirani, questaesperienza si trasforma in un verocontratto di lavoro per i dottoran-di.

Trovare però le professionalitàgiuste non è sempre scontato, al-cune università hanno una pro-grammazione sbagliata negli studie così, continua il direttore opera-tions, sembra quasi ci siano piùaziende che richiedono determina-te competenze che neolaureatipronti a soddisfarle. «Ogni annopuntiamo ad assumere almeno 30persone, ma non è facile trovareingegneri elettronici. Basti pensareche finora quest’anno siamo riusci-ti ad assumerne solo tre». TuttaviaElettric80 continua a crescere: ilfatturato del 2015 ha toccato i 120milioni di euro (nel 2003 era di 28milioni), senza dimenticare i 25milioni della consociata Bema, checon i suoi 85 dipendenti si occupadi fasciatori robotizzati. Le filiali,contando anche gli uffici commer-ciali, sono negli Stati Uniti, in Cile,Polonia, Brasile, Svezia, Australia,Dubai, Messico e Russia; i mercatidi riferimento sono a nord del Vec-chio Continente e dall’altra partedell’Atlantico, ma a breve si arrive-rà anche nel sud-est asiatico «perassecondare i nuovi progetti deiclienti» assicura Cavirani.

Beppe Facchini© RIPRODUZIONE RISERVATA

ingegneri), magazzino e uffici tec-nici, ce ne sono tanti altri in giroper il mondo, per un totale di ben480 dipendenti, metà dei quali lau-reati, con età media di 35 anni.«Puntiamo sui giovani perché an-che se non hanno esperienza por-tano con sé la mentalità giusta perguardare al futuro» continua il di-rettore generale, sottolineando lavicinanza di Elettric80 al mondouniversitario. Al Campus di Parma

venta tutta in ascesa. Forse anchetroppo velocemente, tanto che nel‘99 le grandi sfide del mercato in-ternazionale, al quale l’azienda or-mai deve ambire, spaventano i socifondatori che decidono di vendere.Carlo De Benedetti fiuta l’affare e sifa avanti con un’offerta «impossi-bile da rifiutare per chi, come noi,stava affrontando questa sfida daautodidatta e non senza difficol-tà», ammette Cavirani. Nel 2001,

non superano le 10 unità, ma lecose sono già cambiate: l’intuizio-ne è realizzare veicoli in grado dispostarsi autonomamente in ma-gazzino e movimentarne le merci.

Nel 1992 nasce così «Primo», unveicolo a guida laser, realizzato incollaborazione con l’Università diGöteborg. Poco dopo arriva «Fre-eway», sistema robotizzato di pa-lettizzazione e movimentazionemerci, e la storia di Elettric80 di-

però, la proprietà passa a sua voltaal gruppo elvetico SIG e così «noiabbiamo cominciato a studiare se-riamente e a capire molte cose.Abbiamo acquisito fiducia in noistessi e nel 2004 abbiamo ricom-prato l’azienda, che in quel mo-mento aveva 149 dipendenti».

Oggi, oltre a quelli che ognigiorno si recano a Viano, tra pro-duzione, customer care, ricerca(della quale in sede si occupano 12

Duo Enrico Grassi, Presidente di Elettric 80 e a destra Vittorio Cavirani, ad di Elettric 80

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10 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

IN VETRINA

L’Emilia-Romagna del-l’arredo va a Milano.Sono 53, su oltre 2.000,le aziende della regioneal Salone del Mobile al

via domani. Fino a domenica af-folleranno i padiglioni dell’expoorganizzato da Federlegno. Cisono giganti leader nel loro set-tore, come Florim: l’azienda diFiorano Modenese conta 1.300dipendenti in tutto il mondo edesporrà le applicazioni delle suenuove lastre di ceramica. Altri,come Paolo Castelli, sono inforte espansione e si stanno tra-sformando da azienda familiarea impresa industriale.

Ma accanto a queste realtà cene sono di minuscole. DavideMedri vive a Cesena e, insiemea due collaboratori, va a Rhocon un lavoro molto particolare:«Porto una collezione in mosai-co di marmi, “La Classicità nellastrada”. Ho disegnato la testa diAugusto e il busto della Veneredi Milo. Queste forme diventanoante di lamiera, servono a copri-re un contenitore».

Il Salone del Mobile è fatto didiverse manifestazioni conco-mitanti. Trenta aziende parteci-pano al Salone internazionaledel mobile, altre dieci sono al-l’interno Salone internazionaledel complemento d’arredo. Alledue biennali — il Salone inter-nazionale del bagno ed Eurocu-cina, con l’evento collaterale Te-chnology for the kitchen — par-tecipano 24 realtà emiliane. Sa-r a n n o r a p p re s e n t a te ot toprovince su nove. Vengono daBologna Calibe, Falper, MarigiòCreazioni, Renzo Romagnoli,Celso Calesini, Cem, Ilpo, Ipe,Paolo Castelli e Venturi Arte. Undici imprese sono della pro-vincia di Forlì-Cesena: oltre aDavide Medri, anche Effegibi,Technogym, Astor Poltrone eDivani, Cierre Imbottiti, ClubHouse, Dom, Gamma Arreda-menti International, Imperfetto-lab, Momenti di Matteo Bagnaie Tumidei. Detto di Florim, lealtre modenesi sono CeramicheMutina, Etruria Design, Il Tem-po Del, Lacus, Laminam, Petra-

cer’s Ceramics, Claudia Barbari,Budri, Vela Arredamenti. Ci so-no poi le parmensi Barj Buzzo-ni, Scic, Ghilba, La Contessina,Nft, Pezzani e Verzelloni, le reg-giane Gaia, Antartidee, Bertaz-zoni, Smeg, Arteinmotion, Bi-liardi Cavicchi e Cava, le raven-nati Fos Ceramiche, Atl Group eSicis, le piacentine Rabitti 1969,Sitap e Driade e le riminesi Bal-larini e Ferrimobili.

L’esercito delle emiliane nonsi limita alla fiera, ma è presen-te anche al Fuorisalone. C’è chi,

come Florim e Laminam, parte-cipa a entrambe le iniziative. Al-tre si concentrano sull’eventonon ufficiale: the B-Side, pro-getto dell’emiliana San Persice-to Marmi, parteciperà al Din diLambrate. Diverse aziende par-tecipano a un’iniziativa di Cnaall’Opificio 31: oltre all’esposi-zione, incontri b2b per mettersiin contatto con potenziali acqui-renti. L’evento serve soprattuttoa trovare nuovi clienti nell’unicomercato in crescita: l’estero.

Per alcuni rivolgersi agli stra-

Il Salone del Mobile si affaccia sulla via EmiliaLe aziende presenti a Milano saranno 53Il loro export nel 2015 valeva 920 milioni

nieri è una scelta obbligata: «Ilnostro mercato è al 95% estero,perché copriamo un segmentodi alto livello e produciamo pro-dotti di nicchia» spiega Ema-nuela Ravelli, che con VerterTurroni dà vita a Imperfettolab.Nel 2015 il valore delle esporta-zioni ha sfiorato i 920 milioni dieuro, in aumento di 37 milionirispetto al 2014. In netta espan-sione soprattutto i mercati ara-bi: l’Arabia Saudita vale 50,8 mi-lioni (+34,9%), gli Emirati ArabiUniti 35,5 (+12%), il Qatar 22,2(+20,9%). Crescita in doppia ci-fra anche per Cina (+22,5%) eCroazia (+14%), mentre crollanoTurchia (-9,6%), Grecia (-13%) eRussia (-30,9%, persi 8,6 milio-ni). Ad assorbire le nostreesportazioni è soprattutto laFrancia, che da sola vale 180 mi-lioni: quasi un quinto del nostrofatturato estero. «I mercati va-riano da provincia a provincia –spiega Alessandro Battaglia, re-sponsabile del settore legno perCna Emilia-Romagna -. In gene-rale c’è una ripresa delle espor-tazioni verso un mercato storicocome gli Stati Uniti (+13,4%), an-che grazie alla svalutazione del-l’euro sul dollaro».

La crescita, però, è relativa:«Siamo il quarto produttoremondiale del settore, ma nonabbiamo ancora recuperato i li-velli pre-crisi. Questo potrebbeessere l’anno dell’aggancio».Mentre il settore prova a riparti-re con l’export, il fatturato inter-no resta al palo: «La domandainterna è ferma, per un proble-ma di potere d’acquisto e per-ché patisce la concorrenza deiprodotti esteri scadenti».

Riccardo Rimondi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Battaglia, responsabile Cna Internazionalizzazione

Chi è

Francia

Stati Uniti

Germania

Arabia Saudita

Regno Unito

Svizzera

Emirati Arabi Uniti

Turchia

Grecia

Russia

Spagna

Qatar

Israele

Croazia

Cina

Altri

TOT. EMILIA ROM.

21.629.676

20.415.455

16.340.370

3.540.113

6.055.600

4.306.745

2.314.213

4.797.375

3.318.752

4.090.448

3.840.619

1.333.329

1.347.006

2.845.576

818.931

58.179.647

155.173.855

23.448.022

12.624.748

14.320.983

5.908.870

7.695.105

4.056.001

5.081.962

2.992.877

2.991.439

4.331.784

6.965.234

5.202.242

2.505.224

1.717.613

3.606.711

67.426.056

170.874.871

134.014.877

38.939.111

31.194.722

41.358.532

24.475.168

28.232.093

28.100.701

23.666.249

24.808.812

19.565.832

16.994.010

15.693.526

16.553.566

14.106.324

13.871.757

159.406.593

630.981.873

179.092.575

71.979.314

61.856.075

50.807.515

38.225.873

36.594.839

35.496.876

31.456.501

31.119.003

27.988.064

27.799.863

22.229.097

20.405.796

18.669.513

18.297.399

285.012.296

957.030.599

Legno e prodottiin legno e sughero(esclusi i mobili)articoli in paglia

e materiali da intreccio

Apparecchiatureper illuminazione

Mobili TOTALEL-A

Var. %2015/2014

-0,6%

13,4%

3,2%

34,9%

1,2%

0,2%

12,0%

-9,6%

-13,0%

-30,9%

2,8%

20,9%

1,0%

14,0%

22,5%

7,2%

3,9%

I dati dell’exportGennaio-Dicembre 2015. Valori in euro

Fonte: Centro Studi Federlegno Arredo Eventi Spa su dati ISTAT

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11Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

Profilare online l’utente perfetto I guru del marketing arrivano a RiminiDa venerdì a sabato al Palacongressi di Rimini torna «Be Wizard!», la kermesse per scoprire la comunicazione del futuro. Quest’anno focus su contenuti personalizzati e food

Una full-immersion allascoperta di tutti i segretidel web marketing se-guiti passo per passo da62 esperti, e da quattro

guru del settore arrivati apposita-mente in Italia da America e In-ghilterra. È l’ottava edizione di«Be-Wizard!», la due giorni diformazione continua — in pro-gramma al Palacongressi di Ri-mini il 15 e il 16 aprile, e di cuiCorriere Imprese è media partner— dedicata al mondo del digita-le e del business. E in particolareal fenomeno dell’automazione,esplosa nel 2015 e intesa comeuno studio di sistemi che con-sentono, attraverso l’uso di parti-colari software, di tracciare ri-tratti digitali per ogni singoloutente, incluse preferenze e abi-tudini, ed offrire così contenutiiper-personalizzati.

«Questo in particolare è un fe-nomeno in crescita e consentel’incremento della produttivitàall’interno di ogni azienda. Difatto le macchine non sono altroche strumenti a servizio dellepersone, ci riscattano dai “lavorida scimmie” e ci permettono di

svolgere lavori intelligenti» sot-tolinea Paolo Zanzoterra diShinystat, un’azienda che si oc-cupa di statistica e bench-marking, che il 15 aprile aprirà ladue giorni.

Ad assistere a conferenze e la-boratori mirati su varie temati-che, dal food al turismo declinatiin chiave digitale, sono attesi im-

prenditori, manager, operatori, blogger e tutti gli interessati alsettore della comunicazione edel web marketing. Mentre aparlare dei grandi trend del mo-mento ci saranno quattro big in-ternazionali. Da Peter Fisk, auto-re di «Gamechangers», ceo diGeniusWorks e docente alla IeBusiness School a Madrid, a

Gary Angel considerato dagli ad-detti ai lavori uno dei maggioriesperti di digital measurement almondo. Chris Anderson dellaCornell university, invece, nellasessione incentrata sul turismoracconterà come si acquisisce ecome si è evoluta la domandanegli ultimi vent’anni, analizzan-do sfide e opportunità legate al-l’oggi. Mathew Sweezey, respon-sabile marketing di Salesforce, il-lustrerà infine come usare le au-tomazioni per creare esperienzeautentiche in grado di distin-guersi.

Ai temi affrontati quest’annonelle consuete sessioni speciali-stiche del pomeriggio — l’acco-glienza 2.0 (Welcoming cities), ilturismo, l’e-commerce e le tecni-che avanzate per webmaster — siaggiungerà anche il cibo, diven-tato a tutti gli effetti uno degliargomenti più popolari in rete.Solo al food in Italia sono infattidedicati 25.000 blog e 100 sitiweb. Così a raccontare tuttoquanto c’è da sapere su comecomunicare al meglio il mangiarbene sul web o su come aumen-tare i clienti nel proprio locale, ci

PlateaAvinash Kaushik, digital marketing evangelist per Google, a una delle precedenti edizioni di Be Wizard!

saranno 14 esperti del campo,coordinati da Nicoletta Polliotto,docente di Social media marke-ting alla Luiss business school.

«Tra i cinque grandi trend didigital food marketing — spiegal’esperta — ci sono, da un lato, laprenotazione online dei ristoran-ti e, dall’altro, il servizio di con-segna a domicilio tramite piatta-forme web. Le forme di condivi-sione di competenze legate aquesto tema, come chef on de-mand o cooking class, sono fi-glie della sharing economy estanno modificando i modelli diristorazione, sia locali che globa-li».

Si discuterà poi anche di fooddesign, ovvero del valore del-l’estetica del cibo nel marketing,con Sonia Massari, docente delpolitecnico di Milano. E ancoradel ruolo della rete nella ricercadi locali vicini alla propria posi-zione attraverso app e piattafor-me sociali, assieme a Luca Bove,coautore di «Ingredienti di digi-tal marketing per la ristorazio-ne».

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

IN VETRINA

Chi sono

Chris Anderson della Cornell university

Mathew Sweezey, responsabile di Salesforce

P R O G R A M M A

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12 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

Parmigiano kosher, mortadella di pollo e tortellini gluten-free: sulla via Emilia le aziende sperimentano

Gusti, fede e allergiecambiano Dop e Igp

Tortellini gluten-free,mortadella di pollo esquacquerone senzalattosio. E poi ancoraParmigiano Reggiano

con certificazione Kosher, cap-pellacci bio e piadina senzastrutto. Cambiano le abitudinialimentari, o vanno acconten-tate quelle di altri Paesi perconquistare fette di export, co-sì anche i prodotti tipici del-l’Emilia-Romagna, quelli tute-lati da marchi Dop e Igp, siadeguano con vere e proprievarianti dei rispettivi discipli-nari. E spesso con notevolesuccesso. Basti citare la morta-della di pollo lanciata nel 2010da Casa Modena, marchio diGrandi Salumifici Italiani, al-l’interno della gamma di affet-tati Liberamente. «È fatta al100% di pollo, col 60% in menodi grassi rispetto a quella tradi-zionale, e secondo i dati Nil-sen, da aprile 2015 è la morta-della più venduta — spiega ildirettore marketing di GSIMarco Luciani — Sta renden-

do in modo incredibile, contassi di crescita fra il 30 e il40%». Il costo è di circa il 30%superiore rispetto alla tradizio-nale mortadella bolognese e adacquistarla, prosegue Luciani,sono principalmente «personeistruite e con reddito medio al-to che cercano anche nei salu-mi un’esperienza psicologica enaturale di benessere alimen-tare».

Questione di gusti, insom-ma. Ben diversa è la situazionedi chi soffre di intolleranze epertanto deve stare più attentoa quel che mangia, come i172.000 italiani celiaci, 14.000in regione. Lo conferma l’Asso-ciazione Italiana Celiachia, ri-velando che il mercato del glu-ten-free ha un giro d’affari dicirca 320 milioni di euro, deiquali solo 215 «sono riconduci-

bili all’erogazione per pazienticeliaci». Questo, spiegano dal-l’Aic, lascia intendere che «unterzo del mercato è costituitoda consumatori non diagnosti-cati celiaci». Il gluten-free,quindi, attira anche i palati chepossono permettersi di tutto.Forse anche perché «più dige-ribile» come ammette AntonioMontanini, presidente di Ta-ste Italy startup nata nel 2014 eproprietaria del brand Gusta-mente, che a Budrio (Bologna)produce e commercializza dagennaio «il primo tortellino in-dustriale al mondo senza gluti-ne e ambient, ovvero con 150giorni di vita a temperaturaambiente». Il 70% del prodottoè venduto in farmacie e negozispecializzati e il target di riferi-mento comprende «intolleran-ti al glutine, al lattosio e vege-tariani».

La Sarchio di Carpi, 50 di-pendenti e 13 milioni di fattu-rato, è da 35 anni nel mercatodei prodotti biologici, glutenfree e vegan. Sandra Mori, re-sponsabile marketing raccontache «negli ultimi anni sono au-mentate le diagnosi di celia-

chia ma si è anche ampliato ilfenomeno della gluten sensiti-vity, persone che eliminandodalla dieta alimentare il glutinesi sentono meglio. Indubbia-mente il consumo odierno digrano è eccessivo. Noi consi-gliamo a tutti di diversificareanche con miglio, quinoa egrano saraceno, materie primesulle quali puntiamo molto». Ea Vinitaly debuttano Lambru-sco e Pignoletto certificati Bio-vegan. Li presenta TerraQuiliadi Guiglia (Modena), dove ilpatron Romano Mattioli adottail metodo di produzione «an-cestrale». Perfino il Consorziodel Prosciutto di Parma haconvinto i suoi 150 produttori asostituire la farina tradizionalecon quella di riso per la patinaesterna delle cosce, mentre traquelli del Consorzio della Pia-

dina Romagnola c’è chi lanciavarianti senza strutto o con fa-rina di kamut o di grano sara-ceno. La richiesta di piadine«integrali, biologiche e light» èin aumento, conferma GiorgioDal Prato, ad della ravennateDeco, mentre Luca Comellini,presidente dell’associazioneSquacquerone di RomagnaDop e alla guida di un caseifi-cio a Castel San Pietro, raccon-ta che da circa un anno produ-ce «una piccola parte di squac-querone con caglio vegetale esenza lattosio perché quellocon clienti più attenti è unmercato in espansione. C’è unapiccola differenza nei costi diproduzione, perché bisognadelattizzare il prodotto che sulmercato vale 40 o 50 centesimial chilo in più rispetto a quelloDop, ma sono due cose diver-se: il mercato non ne risente,non c’è concorrenza».

Un capitolo a parte meritainvece l’esperienza del Caseifi-cio Bertinelli di Parma, «unicarealtà al mondo con certifica-zione Dop e Kosher, ovvero se-guendo le regole della Torah.La prima forma di ParmigianoReggiano Kosher — racconta ilceo Nicola Bertinelli — è statatagliata a Expo lo scorso otto-bre, dopo un anno di stagiona-tura e due di studio seguiti dal-la comunità ebraica italiana». Ilmercato di riferimento di que-sto formaggio, certificato dalrabbino di Brooklyn (dove hasede l’ente «OK Kosher Certifi-cation») e con due suoi addetti(Mashgiach) che ogni giornone controllano la produzionesecondo i canoni biblici, è qua-

si tutto all’estero. «Solo il 5%resta in Italia — continua Ber-tinelli — in città come Roma,Trieste, Milano e Livorno doveci sono grandi comunità ebrai-che. Ci crediamo molto: preve-diamo 5.000 forme all’anno,con l’obiettivo di salire da 20 a35 al giorno». L’investimentoper arrivare al Kosher è stato dicirca 2,5 milioni di euro, i costidi produzione e quelli di ven-dita più alti del 20-25% rispettoal Parmigiano classico.

All’estero guarda anche Da-niele Beccati del comitato pro-motore per la certificazione Igpdel Cappellaccio di Ferrara,che ora si può trovare nella va-riante proposta da Sapori&Din-torni di Conad come «Tortello-ni di zucca ferrarese», che nonè fatto a mano come l’Igp. «Surichiesta — precisa — produ-ciamo cappellacci biologici peril mercato estero, soprattuttofrancese».

Ma c’è il rischio che questofiorire di varianti inquini edanneggi le tipicità emiliane?Mauro Tonello di Coldirettinon lo pensa perché «i saporisono diversi e i nostri prodottitradizionali restano eccellenzeintoccate». Anche l’assessoreregionale Simona Caselli èconvinta che «siano tipologiedi clienti diversi». E teme piut-tosto le le imitazioni, il cosid-detto italian sounding che siaccanisce contro le eccellenzedella nostra regione, leader eu-ropeo con 43 specialità tutelatee un valore alla produzione dioltre 2,5 miliardi di euro, parial 40% del dato nazionale e al15% di quello europeo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Beppe Facchini

ComelliniProduciamo una piccola parte di squacquerone con caglio vegetale, senza lattosio:è un mercato in espansione

ProdottiDall’alto in senso orario il Parmigiano Reggiano Kosher del Caseificio Bertinelli, i tortellini senza glutine di Gustamente e la piada senza strutto di Deco

FOOD VALLEY

CeliaciSono 172.00 in Italia e 14.000 in regione Il giro d’affari vale 320 milioni di euro

Prosciutto di ParmaIl Consorzio ha convinto i suoi 150 produttori a usare la farina di riso

Chi sono

Nicola Bertinelli,ad del caseificio parmense Bertinelli

Antonio Montanini, presidente di Gustamente

Marco Luciani, direttore marketing di Grandi Salumifici Italiani

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13Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

A Reggio Emilia

Aperte le iscrizioni per la prima edizione del Food Innovation Executive Program

Y oucangroup, startup fondatada Sara Roversi (nella foto) siallarga sempre più alla for-

mazione. Con Food innovationprogram 2.0 guardare al futuro del mondo del cibo per riuscire acomprenderlo e a prevederne glisviluppi. Si tratta di un master disecondo livello, con sede a ReggioEmilia, incentrato su cibo e inno-vazione, della durata di 12 mesi(iscrizioni entro il 29 aprile). C’èinvece meno tempo, fino al 15aprile, per scegliere di parteciparealla prima edizione bolognese delFood innovation executive pro-gram. Un workshop, dall’11 al 14maggio, indirizzato agli operatoridell’industria alimentare in Italia eall’estero. Si tratta di un laborato-rio, che sarà ospitato all’internodei giardini Margherita di Bolo-gna, organizzato dall’università diModena e Reggio Emilia, e da In-stitute for the future. Oltre a que-sta prima full-immersion, si puòscegliere anche il Food innovationdiscovery mission. Un tour di settegiorni, dal 25 al 31 maggio, dedi-cato alla scoperta della cultura im-prenditoriale della Silicon Valley,all’incontro con startup, alla visitadi diverse aziende e alla DesignThinking Education all’universitàdi Stanford. E sempre a Bologna ea proposito di food, il 9 aprileandrà in scena il primo eventoorganizzato da FeatApp. Un appli-cazione in grado di registrare ipassi degli utenti e di regalare incambio gettoni per acquistare ci-bo sano nei bar convenzionati. Coma la Bottega di Silvia, in viaVittorio Veneto 9b, dove dalle 15 sipartirà alla volta di San Luca. Lapasseggiata permetterà poi al ri-torno di comprare prodotti scon-tati grazie al movimento effettua-to. Foodinnovationprogram.org

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Formazione

«Vieni con me, tiporto in un po-s to b e l l i s s i -m o » . A l i c eSaccani, 29 an-

ni, accompagnata dal suocero,scopre così il fondo sulle colli-ne di Berceto (Parma) dove dilì a poco avrebbe costruito l’at-tività: un allevamento di galli-ne ovaiole a terra. Lo rileva nel2012 e ristruttura l’ex-stalla dipecore. Parte con trenta capi eregala le prime uova ai cono-scenti. «Piacciono eccome!».Ne apprezzano il sapore genu-ino e il colore giallo intensodel tuorlo che colora la sfogliae il gelato di crema, racconta.Oggi le galline sono 1.500 ediventeranno presto 3.500 ap-pena sarà pronto il nuovo ca-pannone. «Raccolgo le uovadeposte in giornata, circa1.450, che subito arrivano su-gli scaffali dei supermercati».

Alice, come molti giovaniagricoltori, ha saputo trarredalla sua passione, la terra masoprattutto gli animali, unavera fonte di reddito mostran-do grande spirito di iniziativae intuito. Marco Tamba, ra-vennate, prima faceva il tecni-co informatico, ma a casa giàsi dilettava nella preparazionedi marmellate e prodotti sot-t’olio. Poi un giorno compra ilkit per fare la birra. Adessoproduce la «100%» che è l’uni-ca birra in Emilia-Romagna(in Italia ce ne sono in tuttodue) a contenere materie pri-me esclusivamente coltivate inazienda (quella di famiglia aSolarolo), e ottenute da agri-coltura integrata. «Il birrificioha preso il posto della stallaed è nato il luppoleto con du-ecento piante». Per la malta-zione serve invece una struttu-ra esterna, solitamente si con-ferisce ad un consorzio cheperò non garantisce di restitu-ire il malto proveniente dal-l’orzo aziendale. «Allora misono appoggiato a una malte-ria vicino a Norimberga peravere la certezza di ricevereproprio il mio orzo maltato».Al momento la gamma com-prende sette tipologie diversecon una novità attesa per l’au-tunno, «una birra invernalescura con malto molto tostato

che avrà — ci anticipa — la“pecora nera” in etichetta».Infatti, spiega sorridendo,ognuna si rifà sempre ad unanimaletto. Perché aspettarela fine dell’estate quando ilconsumo diminuisce? «Il miotarget non è sensibile alleoscillazioni, beve tutto l’annoquindi nel periodo invernaleposso testare meglio il gradi-mento del prodotto». L’ideavincente? «Aver creduto nellabirra alla spina, cioè nelle ven-dite in fusto e non solo inbottiglia destinate a pizzerie,birrerie e ristoranti». Dal 2010la produzione è raddoppiatacon una crescita del 30-35%negli ultimi due anni.

«Cercavo un animale chepotesse pulire tutti i giorni ilsottobosco del podere di Do-vadola (Forlì—Cesena) lascia-tomi dai nonni». È l’inizio del-l’avventura imprenditoriale di

Gian Luca Cellini. Si docu-menta, legge, finché trova unacapra che fa al caso suo: laHircus originaria della Mon-golia, patria del miglior cash-mere al mondo. Non ha biso-gno di particolari cure e viveallo stato brado, a basse tem-perature. Regala una pregia-tissima fibra, seppur solo 300grammi all’anno per capo(una pecora comune producealmeno tre chili di lana). «Hoacquistato i primi esemplariquattro anni fa dopo aver fre-quentato un corso nel Chian-ti». Adesso l’allevamento neconta trenta e «con l’aiuto del-la moglie Floriana e di suamadre magliaia si confeziona-no guanti, maglioni e accesso-ri vari in vendita on line». Mac’è un problema: «I piccoli al-levatori italiani debbono an-dare all’estero per trasformarela fibra in filato, quindi ci sia-

mo uniti nell’intento di costi-tuire un polo che possa chiu-dere la filiera». Il cashmereCellini è fine e di qualità, vie-ne certificato in Colorado conun test che garantisce 15,5 mi-cron di diametro del crine(«molto buono basti pensareche l’alto standard della Mon-golia si aggira sui 13,5»).

Caterina Conti voleva anzi-tutto crescere la famiglia incampagna. La scelta ricade suun terreno con annesso rude-re a Bagnara di Romagna (Ra-venna). All’inizio del 2011 fauna prova e pianta alcuni bul-bi di zafferano. «Ogni annoattendo emozionata la fioritu-ra autunnale. Da metà ottobrea fine novembre raccolgo i fio-ri nel mezzo ettaro di campocoltivato con metodo biologi-co poi in laboratorio taglio glistimmi rossi che vendo diret-tamente, come le candele e lesaponette allo zafferano».Rende? «Il prodotto raccolto,mondato ed essiccato costa4-5 euro al grammo e realizzoda 10 a 15 euro a seconda sesfuso, per i ristoranti, oppureconfezionato».

Ba. Be.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalla passione per la terra al lavoroI giovani tornano in campagnaLe storie di chi è riuscito a reinventarsi tra zafferano, birra artigianale e cashmere

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Cilindrico scuro oppure tondo «bolognese»lo zucchino guarda all’allungamento della shelf life

Verde cilindrico scuro e chiaro oppureil «bolognese», ma adesso va anche iltondo (prezzi all’ingrosso da 60 cente-simi fino a 1 euro al chilo per il bolo-gnese e il tondo; fonte Caab). Infatti

«sono aumentate le richieste dei coltivatori inEmilia-Romagna», dice Maurizio Montalti country manager della Gautier Sementi, leaderdi mercato in Italia dello zucchino tondo chia-ro, che è il più venduto e si discosta dalloscuro già conosciuto sul territorio col nome«tondo di Piacenza».

L’ultima varietà proposta si chiama GaliléeF.1: ottima presentazione del frutto, colore bril-lante, buon livello di resistenza ai virus e all’oi-dio, eccellente resa; si presta in particolare acoltivazioni in pieno campo e si adatta allacoltura in serra tardiva. È il risultato di unlavoro di ricerca e miglioramento geneticocondotto sulla cultivar «tondo chiaro di Tosca-

na», aggiunge Montalti. Tomas Malaguti a SanMatteo della Decima (Bologna) sta raccoglien-do il «tondo chiaro di Nizza». Buono. Dolce.«La pianta è produttiva e vigorosa: anche duefrutti in più rispetto allo zucchino classico».Attenzione, però, «va tenuta ben pulita a parti-re dall’ultimo mese prima della raccolta». Prez-zi sui 4-5 euro al chilo, aziendaagricolamalagu-ti.it.

Lo zucchino cresce in regione su una super-ficie di 90-100 ettari sotto serra e 300-400 inpieno campo. Il periodo di raccolta inizia adaprile e termina a fine ottobre. «Prevale il tipoverde scuro cilindrico cosiddetto “america-no”», spiega Larry Bottolo crop specialist EnzaZaden. Tra le novità: Apollonia (pianta vigoro-sa, portamento eretto con frutto perfetto e unabuona tenuta post raccolta) e Zelia «che èdotata di un ampio spettro di resistenze alleproblematiche agronomiche».

Poi c’è il «bolognese» chiaro a clava corta. Incoltura protetta domina la varietà Jumbo, inpieno campo Shorouq. La new entry, però, èTortellina: «Il primo “bolognese” che si caratte-rizza per la completa resistenza alle virosi —precisa Bottolo — leggermente clavato, regola-re e dal colore verde brillante con piccole lenti-celle. La pianta vigorosa, ben bilanciata, assicu-ra cicli lunghi di produzione anche su terrenipesanti». Infine, la terza scelta degli agricoltoriemiliano-romagnoli, ricade sugli zucchinichiari di forma allungata, leggermente screziati(‘grezzini’). Cultivar Rigas.

«Ora la ricerca guarda con attenzione al por-tamento eretto della pianta (per agevolare laraccolta), alla continuità produttiva (affinchénon sia soggetta a sbalzi di temperatura), al-l’aspetto e alle forme richieste come anche aduna migliore shelf-life».

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La piantaLa zucchina o zucchino (Cucurbita pepo L.) è una specie della famiglia delle Cucurbitaceae i cui frutti sono utilizzati immaturi. Il fiore, dal colore giallo-arancione, è molto utilizzato in campo culinario, solitamente fritto

Caterina ContiLo zafferano raccolto, mondato ed essiccato costa 4-5 euro al grammo e realizzo da 10 a 15 euro a seconda selo rivendo sfuso, per i ristoranti, oppure confezionato

L’agenda 12-13 aprileAll’università di Bologna la terza tappa del salone della Csr e dell’innovazione sociale, organizzata da Impronta Etica. Dalle 9

13 aprileAlla Fiera di Parma le finali del campionato mondiale della pizza. Dalle 10

13 aprileNella sede di Unindustria Reggio Emilia il ciclo di incontri WoMen in Change «Valorizzare e sviluppare il proprio talento». Dalle 17

14 aprileA Parma presentazione dei risultati del progetto «Eccellenze in digitale» realizzato dalla Camera di commercio Dalle 17

15 aprileA Carpi, dal 15 aprile fino a metà giugno, si potrà visitare nelle sale dei Musei di palazzo dei Pio la mostra «White. Il bianco nella moda»

15-17 aprileNel centro storico di Cesena va in scena il «Romagna Wine Festival»

22 aprileC’è tempo fino al 22 aprile per partecipare al bando della Camera di commercio di Modena, che eroga contributi alle imprese che intendono dotarsi di sistemidi sicurezza per contrastare la microcriminalità

FOOD VALLEY

AllevamentoAlice Saccani, 29 anni, con le sue galline ovaiole sulle colline di Berceto (Parma)

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14 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

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15Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

L’analisi

Risiko bancario tra localismo e immobilismo

SEGUE DALLA PRIMA

Alla luce dellastoria recente,possiamo cer-tamente affer-mare che loca-

lismo bancario equivalea «conservatorismo»bancario. Le resistenzeal cambiamento sonospesso raccolte nel-l’esperienza delle ban-che locali, che oggi so-no vittime di loro stes-se, a parte qualche ec-cezione, in regionelodevolmente rappre-sentate da CariRavenna,Credem e Banca di Bo-logna. E gli aumenti dicapitale: non è dettoche siano sufficienti,anche perché il ciclodelle sofferenze potreb-be non essere ancoragiunto alla fine, special-mente per quanto ri-guarda la Romagna, do-ve le esposizioni incampo immobil iarehanno registrato livelliesagerati. Dalle situa-zioni pendenti potrem-mo senz’altro attendercisviluppi locali del risikobancario nazionale. Valela pena chiedersi se labanca universale, so-prattutto se locale, pos-sa ancora essere unpunto di forza del terri-torio. La regolamenta-zione impone oggi scel-te importanti ed è sem-pre più difficile pensarea una banca locale atti-va in tutti i rami dell’at-tività bancaria. Se da unlato a Bologna mancauna realtà bancaria se-riamente in grado di so-stenere gli investimentiindustriali di una certataglia, dall’altro, ha for-se più senso ripensarel’attività bancaria sus e g m e n t i s p e c i f i c i(mid-corporate, smallcorporate, private, re-tail) e avere più banchelocali attive su ogni seg-mento, alleate tra loro.Non sono più i tempidella banca tuttofare: larealtà impone di opera-re su una scala più am-pia. Al di là degli inve-stimenti, la sostenibilitàdi una banca dipendetutta dalla visione dimedio termine di chi lagestisce. E i soci – mol-to spesso riottosi – oggipiù che mai devono ras-segnarsi a considerarel’investimento in unabanca con un orizzontenon brevissimo.

Massimiliano Marzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Andrea Rinaldi

STARTUP SENZA PATRIAE WEB ECONOMY SENZA RADICI

È sicuramente la notizia più interessantedegli ultimi tempi perché succede qui vicinoa noi e perché interseca due orbite, quella delpianeta lavoro e quella del pianeta delle gio-vanissime imprese hi-tech: il primo tavolo dicrisi con una startup. Stiamo parlando dei34 lavoratori assunti da Pizzabo.it, che lasua nuova proprietà, Just Eat, vorrebbe spo-stare da Bologna a Milano. Pizzabo, vendutadal suo fondatore Cristian Sarcuni per 51milioni di euro a Rocket Internet, altro biginternazionale del food delivery, è stato un

piccolo miracolo tutto emiliano. Sarcuni halasciato la carica di ad di Webs. Webs è lasocietà bolognese cofondata insieme al con-terraneo Livio Linfranchi e che controlla Piz-zabo. «Ho cercato di costruire un piano diintegrazione che prevedesse il mantenimentodella sede, ma il nuovo socio ha deciso inmaniera differente. A quel punto non avevapiù senso per me restare», ha ammesso. Gra-zie, verrebbe da dire. Difficilmente si sonovisti titolari di aziende che dopo averle ven-dute a player più grandi hanno mantenuto

qualche forma di controllo pur sedendo incda. La new economy non fa eccezione. Anzi,è più aggressiva, forte della velocità e dellasmaterializzazione innescate dai bit delle glo-balizzazione.

Eppure è il sogno recondito di tantissimistartupper: fare colpo sulle poche, imponenticorporate che gestiscono l’economia dei servi-zi per poi diventarne parte. Anche in questocaso sono pochi i casi di piccole, genialiaziendine fagocitate che hanno conservato laloro indipendenza. Vi ricordate nomi comeZappos o Gizmo5? Ecco, sono finiti rispetti-vamente in pancia ad Amazon e Google. Maa parte questo, lo spirito imprenditoriale con-sente di fare al titolare ciò che vuole della suaditta (purché si rispetti la legge). Il problemasorge quando le startup, prima di sognarel’espatrio, ottengono fondi regionali o vinco-no cospicui premi nell’ambito di competizioniistituzionali volte a stimolare l’attitudine albusiness dei giovani. È il bello e il bruttodella web economy: libera, eterea e senzaradici. Dura per tali neoimprese stare sulmercato di questi tempi e nel contempo ricor-darsi, se non di una patria, almeno dellaculla.

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D a fine marzo scorso Siti-B&T Group èquotata al comparto Aim di Piazza Affa-ri. Azienda modenese, sede a Formigi-ne, è parte del gruppo Barbieri e Taroz-

zi. Produzione di impianti destinati all’indu-stria delle piastrelle è l’attività caratteristica diquesta impresa. Come l’imolese Sacmi, leadermondiale del settore. Nel 2015 il fatturato diSiti ha sfiorato 172 milioni di euro con unEbitda di circa 17 milioni di euro. L’80% circadel fatturato è di fonte estera e, nell’arco degliultimi quattro anni, l’incremento complessivodel fatturato stesso è stato di circa il 75%.Calcolato al prezzo di collocamento delle azioniin sede di quotazione, 8 euro per azione, ilvalore di Siti supera di poco i 100 milioni dieuro. Ha stabilimenti in più parti del globo. Èdi 20.000 metri quadrati, per un investimentodi 6 milioni di euro, l’ultimo stabilimento co-struito in Cina. Paese, quest’ultimo, che rappre-senta ormai il maggior produttore di piastrellea livello mondiale. Spagna, mercato storico, maanche America latina, Egitto, India, Indonesia,per citare alcuni terminali delle esportazioni

dell’azienda di Formigine. Del fatturato, circa il5% è destinato alla ricerca, cui contribuisconoingegneri e ricercatori, che rappresentano pocopiù della metà dei dipendenti, 600 in tutto. Ilrecente collocamento delle azioni si avvale diun meccanismo di protezione riservato ai sociche le hanno sottoscritte. Remedy shares è ladenominazione tecnica. Il meccanismo prevedeche, se nel 2016, non verrà raggiunto un obiet-tivo gestionale minimo a questi soci spetteran-no azioni in forma gratuita, cedute dai socioriginari (i fondatori). A Piazza Affari sonoquotate pure obbligazioni convertibili e unWarrant con scadenza 2021(ai soci 1 ogni 10azioni possedute). Inutile ricordare la difficilefase che vive il comparto azionario, che non haimpedito il successo del collocamento. Anzi,domande di azioni in eccesso. Perdurando l’in-certa prospettiva economica mondiale, accu-mulare azioni Siti, in caso di parziale calo delprezzo di mercato, può rappresentare una stra-tegia di gestione del patrimonio foriera di buo-ni ritorni nel medio periodo.

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SEGUE DALLA PRIMA

L e opportunità di businesssono pertanto enormi, an-che per le aziende emilia-

no-romagnole, che nel 2015hanno esportato beni per circa250 milioni di euro. Una cifraragguardevole – un quinto delMade in Italy totale sul merca-to iraniano – ma che rimaneperò ben inferiore rispetto alperiodo pre-sanzioni quandole esportazioni regionali supe-ravano i 415 milioni di euro.Nel breve periodo è la fornitu-ra di macchine e beni stru-mentali (già oggi prima vocedell’export emiliano-romagno-lo in Iran con un peso del 68%)a offrire le migliori opportuni-tà di business. Dopo anni incui bassa crescita e debolezzadei canali di finanziamentohanno penalizzato gli investi-menti, la domanda è destinataad aumentare rapidamente altraino delle necessità di am-

modernamento e sviluppodell’industria manifatturiera edel settore agricolo locale. Poic’è il comparto oil&gas, bra-moso di tecnologie e soluzioniavanzate per aumentare rapi-damente la capacità produttiva(5,7 milioni di barili al giornoentro il 2018 secondo i pianidel governo). Accordi e part-nership con le imprese localisono infine già molteplici perl’edilizia, i trasporti e altre in-frastrutture.

Nel medio-lungo termine, leprospettive sono forse ancorapiù allettanti per i beni di con-sumo: l’Iran è un grande mer-cato (con 78 milioni di abitan-ti è il ventesimo più grande almondo) dove con l’attesa acce-lerazione dell’economia e l’au-mento del peso della middleclass è facile prevedere una ri-presa dei consumi. Orientatiin particolare alla fascia del lusso accessibile che fa la forzadi tante imprese italiane ed

emiliano-romagnole, che giàstanno esplorando i canali divendita scoprendo magari chei propri marchi sono già ven-duti nei bazar, o perché con-traffatti, o perché importatiparallelamente da Dubai! Op-portunità e rischi che interes-sano anche il food tricolore, incui l’Emilia-Romagna gioca unruolo centrale dato che rap-presenta oggigiorno circa il30% dell’agroalimentare italia-no venduto in Iran.

Le istituzioni, anche regio-nali, saranno fondamentali peraccompagnare gli operatorieconomici in Iran, e del restoil Premier sarà accompagnatoda una nutrita comitiva di im-prenditori. Anche Nomisma siprepara alla sfida, con il nuovoOsservatorio Iran che seguiràda vicino l’evoluzione dell’eco-nomia, organizzerà incontri edibattiti e assisterà le impresenella difficile comprensionedei meandri del mercato ira-niano.

Andrea Goldstein Emanuele Di Faustino

Nomisma© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoIl premier Matteo Renzi arriva in IranAnche l’Emilia-Romagna raccoglie la sfida

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Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

Siti, buoni ritorni nel medio periodo

Fatti e scenari

Distribuzione alimentareMarr acquisisce l’abruzzese De.AlE si rafforza nel medio Adriatico

S empre più grande. Non si placa l’appetito diMarr per le aziende concorrenti del settore ecosì la controllata del gruppo Cremonini ha

messo a segno la scorsa settimana un’altra acquisi-zione: dopo l’acquisto della Sama di Zola Predosa(Bologna), avvenuto lo scorso giugno per rafforzarsinel comparto bar, adesso tocca alla De.Al. Srl, socie-tà abruzzese operante nella distribuzione alimentareal Foodservice con il marchio PAC Food. Il prezzopagato da Marr è di 36 milioni di euro. De.Al., conoltre 60 milioni di euro di vendite nel 2015, è realtàleader del suo territorio nella distribuzione alimen-tare agli operatori indipendenti della ristorazioneextra domestica. Ora Marr potrà disporre di un cen-tro distributivo di oltre 7.000 metri quadri copertilocalizzato ad Elice (Pescara), che andrà a rafforzar-ne la presenza nel medio Adriatico. Marr ha chiusoil 2015 con ricavi totali consolidati per 1.481,0 milio-ni.

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Con gli algoritmi di Expert SystemLe novità della ricerca scientificaal servizio delle imprese

U n sistema per cercare e trovare informazionisulle ultime novità della ricerca scientifica alservizio delle imprese. È l’obiettivo del pro-

getto «Discovery24», presentato da FondazioneGolinelli, Expert System di Modena e Istituto Ita-liano di Tecnologia (IIT) di Genova e selezionatoda Google nell’ambito di Digital News Initiative,programma a supporto di editori e organizzazionieuropee. Al progetto è stato accordato un finanzia-mento di 530.000 euro, la cifra più alta fra gli ottoitaliani premiati. Si avvarrà degli strumenti se-mantici e di intelligenza artificiale messi a puntodalla modenese Expert System, che saranno arric-chiti dal lavoro umano, di ricercatori e giornalisti.«Discovery24» è il primo progetto nato dalla colla-borazione tra Fondazione Golinelli e IIT annuncia-to in dicembre per lo sviluppo di iniziative diformazione, ricerca e innovazione volte ad aumen-tare la capacità competitiva del sistema italiano.

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Gruppo Marr fa parte del gruppo Cremonini

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