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M M i i n n i i H H o o t t e e l l e e C C a a s s a a l l e e g g l l i i U U l l i i v v i i p p r r e e s s e e n n t t a a L L e e G G u u i i d d e e d d e e l l C C a a s s a a l l e e O O R R B B E E T T E E L L L L O O Mini Hotel e Casale gli Ulivi via Francesco Zugiani, 6 58016 – Orbetello Scalo (Gr) Mobile +39 328 7211454 Tel./Fax 0564 864319 www.casalegliulivi.it

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Mini Hotel e Casale gli Ulivi via Francesco Zugiani, 6

58016 – Orbetello Scalo (Gr) Mobile +39 328 7211454

Tel./Fax 0564 864319 www.casalegliulivi.it

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IInnddiiccee

Orbetello…………………………………………………………………………………… 3

Orbetello – Patrimonio Artistico e Culturale……………………………………………. 4 Orbetello - Le Mura Ciclopiche………………………………………………………….. 5 Orbetello – Le Porte………………………………………………………………………. 5 Orbetello – La Polveriera Guzman……………………………………………………… 6 Orbetello – Il Molino Spagnolo…………………………………………………………... 7 Orbetello – L’Idroscalo……………………………………………………………………. 7 Orbetello – Il Duomo……………………………………………………………………… 8 Orbetello – Piazza Eroe dei Due Mondi………………………………………………… 9 Orbetello – Il Frontone di Talamone……………………………………………………. 10 Orbetello – Morfologia……………………………………………………………………. 10 La formazione della costa…………………………………………………….. 10

La Laguna e i tomboli………………………………………………………….. 12 Lo Stato dei Reali Presidi………………………………………………………………… 14 I pionieri del cielo – Le crociere su Idrovolante………………………………………... 15 Indirizzi Utili………………………………………………………………………………... 17

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Orbetello "Fino al 1930 si entrava in città, titolo che Orbetello ebbe da Siena, passando per un ponte levatoio, quasi camminando sull'acqua. Infatti la sua cerchia delle mura saliva dalla laguna e gli Spagnoli avevano scavato, immediatamente al di là dei bastioni, un largo fossato che univa i due specchi lagunari isolando Orbetello dalla terraferma. La cittadina era un'isola sorgente dalle acque, ed Anadiomene la chiamò infatti un suo eclettico figlio, Raffaele del Rosso, il quale la sognava porto di Roma. Per i vecchi orbetellani era invece la "Piccola Venezia", e a chi faceva loro notare che, forse, nell'appellativo traspariva un po' di presunzione, rispondevano con modestia di non avere mai pensato che Venezia fosse...la grande Orbetello!"

P.Salvucci, La costa che è d'argento, 1965

Città di Anadiomene quindi, "città che sorge sul mare", Orbetello forse nasceva già durante l’età del bronzo e il disegno della storia si perde nei secoli, dalle tracce etrusche, romane, medievali fino al grande momento dello Stato dei Presidi Spagnolo.

La cittadina sorge nel mezzo di una laguna ed è unita al Monte Argentario tramite una strada costruita nel 1841 su un terrapieno artificiale (la Diga), che ha diviso la laguna in due specchi d’acqua, la Laguna di Levante e la Laguna di Ponente. Due lingue di terra, dette Tomboli della Feniglia e della Giannella, che offrono al visitatore diversi chilometri di incantevoli spiagge.

La posizione naturale di Orbetello è fuori dal comune e questa sua particolare conformazione geografica l’ha sempre resa ambita terra di conquista. I primi abitatori della zona furono gli etruschi (fin dal VII secolo a.C.) che, intorno al V secolo a.C., eressero mura difensive

nell’area dell’attuale centro storico, ancora visibili. Il territorio passò nel 273 a.C. sotto

il controllo dei Romani che vi fondarono la colonia di Cosa (Ansedonia).

Della città di Orbetello per un lungo periodo storico non si hanno notizie precise fino all'anno 805, data in cui nella Bolla Leonino-Carolingia Carlo Magno e papa Leone III la donarono all'Abbazia delle Tre Fontane. Tra il XIII e il XVI secolo fu dominio degli Aldobrandeschi, di Orvieto, degli Orsini e, infine, della Repubblica di Siena. Sotto la dominazione senese, nella laguna erano stati eretti nove grandi mulini, poi restaurati dagli spagnoli e successivamente distrutti: uno solo è ancora ben visibile appena fuori Orbetello.

Dopo la sconfitta di Siena da parte dei Medici, nel 1557 Orbetello divenne capitale dello Stato dei Presidi sotto il controllo spagnolo. Gli spagnoli la trasformarono in un’importante base navale e realizzarono diverse strutture fortificate che caratterizzano ancora il territorio. Invano assediata dai francesi, nel 1707 agli spagnoli subentrarono gli austriaci e, successivamente, nel 1737, i Borboni di Napoli. Nel 1801 Napoleone la riunì al Regno di Etruria, poi soppresso nel 1807, anno in cui fu restaurato il Granducato di Toscana di cui Orbetello entrò a far parte.

Figura 1 - Veduta Area Orbetello

Figura 2 - Il Molino Spagnolo

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Questa decisione fu confermata anche dal successivo Congresso di Vienna (1815) per poi essere annessa, come tutta la Toscana, al Regno d’Italia nel 1861.

Dalla Laguna di Orbetello, tra il 1927 e il 1933, partì Italo Balbo con uno squadrone di idrovolanti per le sue quattro crociere aeree.

Orbetello – Patrimonio Artistico e Culturale Orbetello è situata proprio di fronte al Promontorio dell'Argentario in una posizione così particolare da ricevere, nel corso del tempo, diversi nomi. La cittadina, grazie alla sua posizione geografica nel mezzo della tranquilla laguna, costituì sempre per i naviganti del passato un valido rifugio, protetto dalle traversie del Libeccio e del Ponente. Per questo motivo ebbe scambi e commerci fiorenti durante il periodo etrusco. Tuttavia, nel periodo che va dal 1557 al 1707, la città visse il suo massimo splendore come capitale dei Reali Presidi. A testimonianza del periodo, restano molte opere architettoniche e militari, come le diverse torri di avvistamento, che possiamo ritrovare su tutto il Monte Argentario. I forti di Porto Ercole (Rocca, Santa Caterina, Forte Filippo e Forte Stella), nonché lo stesso paese vecchio arroccato sul promontorio, la fortezza di Porto Santo Stefano e la Polveriera Guzman di Orbetello. Di notevole importanza è la fortezza chiamata "I Bastioni", che sorge sulla sommità della quale spicca il Cassero, costruito dall'architetto militare Lorenzo di Pietro. Nella piazza della fortezza sorge la piccola Chiesa di S. Maria delle Grazie, dove al suo interno è conservato un affresco di scuola senese raffigurante la “Vergine col Bambino” seduta sul trono tra i Santi Pietro e Paolo. L'autore del dipinto, che risale al XV secolo, è sconosciuto ma lo si attribuisce a Neroccio de Landi che pare abitasse ad Orbetello in quel periodo.

Il centro storico è circondato dalle mura etrusche per circa 2 chilometri. Costruite con blocchi poligonali, le mura risalgono probabilmente al V secolo a.C. Proseguendo per le Mura di Ponente, sulla sinistra delle Piazze della Repubblica e del Duomo, sorge l'antica Cattedrale di Santa Maria Assunta. Fu costruita su un tempio etrusco-romano (riconsacrato al tempo di Onorio) e abbellita dagli Orsini, nel 1315, con una facciata in stile gotico-toscano. Da vedere è l'antica Caserma Umberto I, già Istituto Religioso, che attualmente ospita il prezioso Frontone di Talamone. Passeggiando per il Corso si possono ammirare il Palazzo del Governatore, sormontato dalla Torre

Figura 3 - Regio Idroscalo Agostino Brunetta

Figura 4 - Forte Filippo

Figura 5 - Palazzo del Governatore

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dell'Orologio ed il Monumento a Garibaldi, opera di Ettore Ferrari (1887). Orbetello - Le Mura Ciclopiche Le Mura circondano il centro storico di Orbetello nella parte affacciata sulla laguna. Vengono comunemente attribuite all'opera etrusca e romana, ma recenti studi hanno dimostrato che probabilmente la loro realizzazione risale ai Villanoviani. Essi furono un popolo dedito alla caccia ed alla pesca che abitò la zona lagunare circa 10 secoli a.C., come testimoniato anche dalla presenza, nel territorio, di alcuni reperti rinvenuti a Terrarossa di Monte Argentario e nella campagna orbetellana in località S. Donato. Le Mura sono formate da grandi pietre di forma poligonale, incastrate fra loro senza cemento. La pietra con la quale sono costruite pare che sia stata prelevata da una località marina vicino a Orbetello, quindi facilmente trasportabile. Sono dette "ciclopiche" per l'imponenza e la pesantezza dei massi di pietra che le compon-gono. Lungo il percorso della cinta muraria, probabilmente, nell'antichità si aprivano delle porte dalle quali si poteva entrare e uscire con la barca, perchè il centro di Orbetello era attraversato da canali che sboccavano in laguna. Orbetello – Le Porte Quando si parla delle porte di Orbetello, automaticamente si pensa a quella costruzione monumentale che, prospiciente al viale tra il Parco delle Crociere e l'ex Idroscalo, separa la città storica dal più recente agglomerato urbano del quartiere Neghelli. In realtà Porta Nuova è solo una delle quattro porte che Orbetello può contare. La porta più antica, rispetto al primo gruppo delle quattro, è quella "Senese": la si può trovare nell'angolo di intersezione tra il terrapieno e il bastione della Rocca, proprio dietro un angolo del campo sportivo.

Attualmente è murata, ma perfettamente visibile. S. Maria delle Grazie nel XV-XVI sec. era chiamata S. Maria ad Portam per la sua vicinanza con Porta Senese. Questa informazione è giunta fino ai giorni nostri grazie a un documento attribuito all'architetto fiorentino Baldassarre Peruzzi, datato 1530. La Porta "del Soccorso" fu fatta costruire nel 1620 sotto il regno del re di Spagna Filippo III. Il suo nome deriva da un battaglia risalente

all'assedio franco-piemontese di Orbetello del 1646. La si può ammirare, purtroppo non in buone condizioni, presso le attuali peschiere, affiancata a sinistra dal basso bastione Burgos con i corpi di guardia attigui. Poco distante, interrata e in stato di abbandono, si trova la bella "Porta Esterna di Terra" di stile barocco, rivestita di granito e travertino. Tutt’oggi sono ancora con ben evidenti gli alloggiamenti delle travi di un ponte levatoio, ormai inesistente. A suo tempo, infatti, fu costruita a pelo di un fossato colmo d'acqua che, sviluppandosi parallelamente a tutto il perimetro delle fortificazioni cingenti da quel lato la città, ad ulteriore

Figura 6 - Le Mura Ciclopiche

Figura 7 – Porta Nuova – Facciata Esterna

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difesa, la separava dalla terraferma. Il ponte levatoio raccordava l'antica strada di ingresso ad Orbetello; ai suoi lati, accorpava due stanzoni che ospitavano i soldati di guardia, di cui uno dei due oggi ospita il laboratorio di ceramica del noto artigiano Gianni Capitani. La costruzione della porta fu terminata nel 1692 sotto il regno del re di Spagna Carlo II, il vicereame del duca di Benavides ed il governatorato dello Stato dei Reali Presidi di Don Marino Carafa, come documentano l'epigrafe e gli stemmi ivi apposti.

Infine vi è la quarta porta, ultima in ordine cronologico e la più imponente: Porta Nuova o Portone di Piazza d'Armi o Porta Medinacoeli. Quest'ultimo appellativo è dovuto al vicerè Don Aloisio de la Cerda Duca di Medinacoeli che ne volle la costruzione, o meglio la ristrutturazione, completata nel 1697 sotto il regno del re di Spagna Carlo II, nell'ambito dei lavori di potenziamento del sistema difensivo della piazzaforte di Orbetello. Originariamente Porta Nuova aveva un solo usciale (fornice), gli altri due, così come si presenta oggi, furono aperti attorno al 1930 per rendere più agevole l'ingresso alla città. Osservandola oggi, notiamo che sulla facciata interna (lato Orbetello), sopra l'arco dell'usciale principale, sono apposti: l'epigrafe che ricorda il completamento

dell'opera e lo stemma reale di Spagna. Sempre dalla parte interna, sopra il tetto, domina una statua di S. Biagio patrono di Orbetello, rivolto verso la città, con un braccio alzato benedicente e con un pastorale nell'altra mano. Sulla facciata esterna si possono notare: uno stemma reale di Spagna, uno stemma della città di Orbetello (il destro), e due stemmi di vicerè, che, assieme ad un’epigrafe, completa il gruppo. Originariamente erano di corredo alla Porta del Soccorso e furono apposti su Porta Nuova verso la fine dell'Ottocento, dopo che Porta del Soccorso fu giudicata pericolante. Nella stessa posizione, dove oggi troviamo Porta Nuova, esisteva una porta molto più piccola, già presente nelle più vecchie fortificazioni senesi del XVI sec. Ciò è documentato in una relazione dell'architetto militare Peruzzi datata attorno al 1530, nella quale suggeriva di apportarvi modifiche per renderla più sicura. Fu costruita corredata di caserme, laboratori, corpo di guardia e quant’altro fosse in uso nel XVII secolo: venne descritta in un documento dell'Ottocento "...alta, amplia, a volta, con doppio usciale...", quindi come un vero gioiello di architettura militare. Orbetello – La Polveriera Guzman Fu eretta durante il regno di Carlo II nel 1692, sulle fondamenta del Torrione della Campanella che si trovava sul lungolago di Levante. La costruzione, progettata e diretta da Ferdinando di Grunemberg, è a due piani volanti a botte. Sulla facciata, sopra il portone d'ingresso, è situato lo stemma in marmo bianco del Casato Imperiale di Spagna. L'edificio ha il tetto a capanna e quattro parafulmini davanti alle finestre, costruiti nel 1820. Nella Polveriara si conservavano la polvere da sparo ed il materiale bellico dell'esercito spagnolo, di stanza nella capitale dei Presidi.

Figura 8 - Porta Esterna di Terra

Figura 9 - Porta Nuova – Facciata Interna

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Nel 1860, la Guzman ebbe il merito di fornire munizioni e alcuni pezzi d'artiglieria alla spedizione di Giuseppe Garibaldi nelle Due Sicilie. Quando Garibaldi, infatti, sbarcò con i Mille a Talamone per simulare un attacco allo Stato Pontificio, oltre a creare un diversivo, venne ad Orbetello dove ricevette il materiale che caricò sulle navi. Oggi la Polveriera ospita il nuovo antiquarium che espone molti reperti e la collezione archeologica comunale, ricca di monili, bucchero e utensili in pietra, che coprono un arco cronologico dall'età Villanoviana a quella

Romana. Molti reperti provengono da Cosa, dall'Isola del Giglio e dall’Isola di Giannutri, vasi di epoche diverse, provenienti dalla necropoli di Orbetello, fra i quali un tardo villanoviano, iscrizioni funerarie provenienti da Cosa, Talamone e Marsiliana, terrecotte e marmi architettonici etruschi del VI-V secolo a.C., basi e frammenti di colonne dell'epoca etrusca, arcaica all'età romana. La raccolta è completata dai materiali provenienti dal territorio orbetellano. Di particolare interesse è, infine, la copiosa documentazione archeologica rinvenuta nella Villa di Settefinestre, splendido esempio di villa latifondistica di età tardo-repubblicana e imperiale, i cui grandiosi resti sono visibili alcuni chilometri a sud di Capalbio. Orbetello – Il Molino Spagnolo

Nel XVI secolo, i Senesi costruirono ad Orbetello nove molini nella laguna. Si presume che sorgessero dall'estremo lembo del paese che guarda l'Argentario, fino quasi a Terrarossa. Quando vennero realizzati la diga naturalmente non esisteva ed il grano veniva portato con i barchini. L'unico molino presente ancora oggi è conosciuto come "Molino Spagnolo", dato che, circa un secolo più tardi, il Governo spagnolo ne curò la ristrutturazione ed il consolidamento dell'intero complesso.

Orbetello – L’Idroscalo L’Idroscalo rappresenta una leggenda dell'Aeronautica, cancellata in un giorno del 1944, quando arrivarono i tedeschi con sidecar e camionette. In poche ore minarono e fecero saltare gli hangar di Nervi, i magazzini, le mense, le officine, le camerate, i garage e gli alloggi degli ufficiali. Tutto andò distrutto, si salvarono solo la palazzina del Comando e poco altro. L'Idroscalo deve la sua importanza in quanto fu protagonista di quattro grandi Trasvolate Oceaniche.

Figura 10 - Polveriera Guzman

Figura 11 - Il Molino Spagnolo

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Le Trasvolate, che a cavallo tra il 1928 ed il 1933, regalarono all'Italia un posto di primo piano nella storia dei raid aerei di gruppo, furono organizzate da Italo Balbo.

Tutto il mondo ne parlò ed in particolar modo l'Italia fascista, in quanto l'Idroscalo "Brunetta" era famoso anche in Asia e in America. Negli anni ’30, ad Orbetello, arrivarono piloti da tutto il mondo per imparare a volare "alla cieca", con le tendine dell'aereo abbassate, aiutati da strumentazioni di bordo all'avanguardia per quei tempi, come il radiogoniometro.

Orbetello – Il Duomo In Piazza della Repubblica sorge l'antica Cattedrale di Santa Maria Assunta, chiamata da tutti gli orbetellani "Il Duomo". Il Duomo di Orbetello si trova quasi certamente sopra i resti di un tempio romano (tesi non confermata è che sia quello dedicato a Giove Vicilino). Già nel Settecento, nel corso di lavori, furono rinvenuti materiali di epoche diverse e, nel 1902, resti etruschi e Romani (acquisiti dal Museo archeologico di Firenze). si trova sull'altare maggiore. Nel 1376 ci fu una la ristrutturazione, in stile tardo-gotico con motivi già pre-rinascimentali. L'edificio comprendeva una sola navata con transetto, ma successivamente, nel 1585, tutto l'edificio venne ampliato con navate laterali che hanno modificato sostanzialmente anche la forma originaria della facciata. La facciata ha assunto la fisionomia attuale con l'aggiunta della Cappella di San Biagio, visibile anche dall'esterno con la cupola avente quattro guglie barocche. Il portale, restaurato nel 1923 dall'Opificio delle Pietre dure di Firenze, è inquadrato fra rilievi con simbologie eucaristiche di tralci d'uva in marmo bianco che partono dal basso da una figura umana sulla sinistra e da un vaso sulla destra; nella strombatura si affiancano colonnine a tortiglioni, rosette e punte di diamante. In alto a sinistra compare l'emblema di Orbetello: il leone che infiocina un pesce, secondo la tradizione, il leone è quello senese, assegnato alla città lagunare con gli attributi della pesca dopo la conquista da parte di Siena avvenuta nel 1414. Sul muro laterale destro della cattedrale, è inserito un rilevo marmoreo funerario di età repubblicana. La torre campanaria è della fine dell'Ottocento ed ha sostituito due campanili precedenti: il

Figura 12 - Idroscalo

Figura 13 - Il Duomo

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primo duecentesco, il secondo in stile barocco. Anche l'interno è completamente ristrutturato in stile barocco, con pavimenti del presbiterio di maioliche policrome napoletane del XVII secolo e una Madonna della stessa epoca che, insieme a qualche pietra tombale, testimoniano il periodo spagnolo.

Nel 1974, la Cattedrale subì due incendi alla distanza di 7 mesi l'uno dall'altro che causarono numerosi danni alla Cappella di San Biagio e alla Cappella del SS. Sacramento. Si trattò, probabilmente, di due incendi dolosi, dato che il primo, sviluppatosi l'11 febbraio, è coinciso con l'anniversario della Conciliazione fra Stato e Chiesa.

All'interno del Duomo, si possono ammirare interessanti opere artistiche, come gli stucchi della Cappella del SS. Sacramento, la serie dei Misteri del S. Rosario, il Confessionale di San Paolo della Croce, in ricordo dell'opera apostolica prestata dal Santo in Orbetello, e la scultura in legno della Vergine Assunta, realizzata dagli Spagnoli nel 1600 insieme alla Cappella in stile barocco dedicata a San Biagio.

Orbetello – Piazza Eroe dei Due Mondi Piazza Eroe dei Due Mondi, un tempo Piazza dell'Indipendenza, anticamente era soprannominata "Piazza del Bivacco", a testimonianza del fatto che già da secoli gli orbetellani amavano passeggiare, sostare e

chiacchierare nella piazza e nelle vie attigue. La piazza è orlata da un antico chiosco dei giornali, costruito nel 1906 e rimodernato nel 1967 e da molti negozi, come la Farmacia Cosana, che nacque nel 1830, o il Caffè del Lucchese, aperto per tutta la notte, dove si recava il brigante Tiburzi. Fino al 1927 era ammirabile anche una fontana, fatta costruire dai Lorena. Poi, proprio nel 1927, la fontana venne trasferita all'Idroscalo, da dove sparì misteriosamente nel nulla durante gli anni dell'ultimo conflitto mondiale. La vita sociale della città si concentra in piazza Eroe dei Due Mondi ed è qui che si svolgono da sempre tutte le manifestazioni storiche, culturali e politiche. Sul palazzo che la domina, si eleva la Torre dell'Orologio alta 25 metri, con all'interno una campana e sotto l'orologio, si trova il monumento a Giuseppe Garibaldi, che oggi le dà anche il nome.

Figura 14 - Piazza Eroe dei Due Mondi

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Orbetello – Il Frontone di Talamone

Il "Frontone" era la parte superiore frontale del tempio antico, sia greco sia etrusco-romano, che veniva generalmente decorato con bassorilievi figurati. Alcuni archeologi hanno ritrovato a Colle Talamonaccio, nei pressi di Talamone, il frontone e altri resti di un tempio risalente al 150 a.C. circa, attualmente conservati ad Orbetello. Dagli studi effettuati si pensa che il tempio sia stato distrutto durante le guerre civili tra Mario e Silla. Nei rilievi che sono stati ricomposti si può vedere la storia dei "Sette contro Tebe", in particolare Edipo, principe di Tebe che alla fine della storia libera la città dalla sfinge risolvendone l'enigma e andando poi incontro al suo tragico destino, che gli era stato predetto. Egli uccide involontariamente il padre, sposa la madre e i suoi figli Eteocle e Polinice si contendono il trono. Edipo, resosi conto di ciò che aveva fatto, si acceca e Polinice, escluso dal potere, prepara un attacco alla città con l'aiuto di sei guerrieri: Adrasto (il suocero), Anfiarao (l'indovino), Capaneo, Tideo, Ippomedonte e Partenopeo. Eteocle oppone a ciascuno un eroe tebano e scende in campo lui stesso contro il fratello. Edipo maledice entrambi i figli che, l'uno contro l'altro, si uccidono. Nei rilievi del Frontone è raffigurata la scena finale della lotta sotto le mura di Tebe. Al vertice si vede Capaneo che scala le mura con due guerrieri, a destra Adrasto che fugge dal campo di battaglia con i piedi trascinati da una furia alata; a destra Anfiarao, che aveva previsto la sua tragica fine e una quadriga sono trascinati in basso da un demone e tre furie. Al centro si vede Edipo in un gesto di disperazione (inginocchiato a braccia alzate) tra i figli morenti, sostenuti da un uomo e una donna. Il Frontone ha grande valore archeologico e storico perchè è un esempio di arte in Etruria, inoltre in esso si concentra la narrazione di un mito greco che, in metafora, rappresenta la lotta interna che divideva Roma. Il Frontone di Telamone è esposto ad Orbetello, all'interno di una ex caserma, nella piazza di fronte alla cattedrale cittadina. Orbetello – Morfologia La formazione della costa La linea della costa, al cui centro sorge Orbetello, è abbastanza complessa ed è il risultato di una lunga trasformazione, a partire dall'inabissamento della Tirrenide, contemporaneo alla formazione della catena appenninica, che determinò l'isolamento di alcune vette, rimaste poi circondate dalle acque: l'Argentario e le isole del Giglio e di Giannutri.

Figura 15 - Il Frontone di Talamone

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Solo successivamente, circa un milione di anni fa, si formarono le colline sulla fascia costiera orbetellana, i colli di Sant'Angelo (dove si trova Il Casale gli Ulivi), parallelamente all'orogenesi dei monti dell'Uccellina, più a nord, e tramite i depositi di detriti di erosione, si allargò la pianura costiera. Quello che ora si chiama promontorio dell'Argentario, in epoca romana, ancora aveva le caratteristiche di

un'isola, la cosiddetta Insula Matidiae, dal nome della proprietaria, figlia dell'Imperatore Traiano. Le acque marine vennero racchiuse dapprima sul lato a sud-est dal tombolo di Feniglia che, partendo da Ansedonia, progredì nel mare fino a raggiungere l'Argentario dove, in località Pertuso, pare che sia rimasto per lungo tempo un canale di comunicazione al mare aperto fino ad epoca storica, oggi completamente interrato. Dal lato nord-ovest, il processo avvenne contemporaneamente, ma con maggiore lentezza e non si compì mai del tutto perché il tombolo, detto di Giannella dal cognome di un affittuario cinquecentesco non andò a

saldarsi al monte. Questo fu in parte dovuto anche all'intervento umano; i Romani, infatti, cercarono di salvare la Laguna dall'impaludamento impedendo che il bacino stagnante di acqua salmastra si isolasse del tutto dal mare, permettendo, invece, alle correnti marine di entrarvi e circolare, ossigenandolo e tenendolo vivo. Il canale di Nassa, a Santa Liberata, rimase perciò quello più largo, ed ancora è aperto, mentre furono creati altri sbocchi artificiali a Fibbia (Albinia) ed Ansedonia, per favorire il flusso delle acque. Quando Rutilio Namaziano, scrittore latino, nel 416 d.C. passò navigando lungo queste coste, scrisse nel suo itinerario: "Sporge questo monte in mezzo all'acque, e da due parti preme il curvo mare. Si allunga nei

trasversali poggi per sei miglia ed il suo perimetro è di ventiquattro." La Laguna racchiusa dai tomboli è rimasta per secoli un unico specchio, fino a quando, nel 1842, venne costruita la Diga che la divise in due zone le quali, con il passare del tempo, hanno acquistato diverse caratteristiche ambientali. La Diga è lunga un chilometro circa, con cinque fornici per lo scambio idrico e a metà si apre il ponte principale: il ponte "di mezzo". Lungo il suo

Figura 16 - Tombolo della Feniglia

Figura 17 - Tombolo della Giannella

Figura 18 - Diga negli anni '30

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percorso passa la strada che porta verso l'Argentario, ma fino a cinquant'anni fa vi transitava anche un trenino locale che congiungeva Orbetello Scalo con Porto Santo Stefano. La Laguna e i tomboli

Figura 19 - La Laguna e i tomboli Chi voglia avere più chiara l'immagine della particolare conformazione della Laguna di Orbetello, nel suo complesso, può andare sulla cima del Monte Argentario e là osservare dall'alto la linea costiera che si estende a nord-est: noterà alla sua sinistra il Tombolo di Giannella, ricoperto di vegetazione mista di macchia, di pineta, campi coltivati, abitazioni e campeggi, bagnato a nord-ovest dal mare. L'ampia insenatura inizia in località Santa Liberata sul Monte Argentario e si salda alla costa alla foce dell'Albegna, nei pressi dell'abitato di Albinia. Rivolgendosi verso levante si potrà invece riconoscere il tombolo di Feniglia che si stende a sud-est fino a raggiungere la collinetta di Ansedonia, si vede la piccola isola della Formica di Burano, davanti al lago omonimo. Il tombolo della Feniglia è una riserva naturale che si estende su una striscia sabbiosa di circa 500 ettari, definita "tombolo". La Riserva Duna Feniglia rappresenta uno straordinario impegno delle Autorità locali che attorno, al 1900, decisero di espropriare le terre per pubblica autorità, dopo che secoli di tagli della preesistente macchia avevano innescato imponenti fenomeni di erosione eolica, con gravi rischi per la duna e la laguna retrostante. Una densa pineta ammanta oggi le dune sabbiose costituita da pini marittimi (Pinus pinaster) e domestici (Pinus pinea), ombreggiando il denso sottobosco di macchia mediterranea con eriche (Erica arborea, E. multiflora), mirto (Myrtus communis), alaterno (Rhamnus alaternus), fillirea (Phillyrea angustifolia), lentisco (Pistacia lentiscus), cisti (Cistus salvifolius, Cistus incanus, Cistus monspeliensis), salsapariglia (Smilax aspera) e salicornie sul bordo della laguna. Occasionalmente, presso la sponda lagunare e nelle depressioni interdunali, si incontrano anche boschetti meso-igrofili con frassini (Fraxinus oxycarpa), ornielli (F. ornus), olmi (Ulmus minor). Sono presenti anche le querce sempreverdi: il leccio (Quercus ilex) e la sughera (Q. suber). Le dune sabbiose della riva marina, invece, ospitano ginepri coccoloni (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa) e specie erbacee, come l'euforbia delle spiagge (Euphorbia paralias), il giglio di mare (Pancratium maritimum), il poligono marittimo (Polygonum maritimum) e l'eringio (Eryngium maritimum). Sul lato del mare troviamo ancora qualche residuo di "piante pioniere" (psammophile) amanti della sabbia, che riescono a sopravvivere nonostante il continuo calpestio dell'uomo e dell'erosione marina. Sulla duna di Feniglia, nel tratto che congiunge il Promontorio ad Ansedonia, c'è una carrareccia percorribile solo a piedi o in bicicletta (uniche eccezioni i veicoli del Corpo Forestale dello Stato) dalla quale dipartono sentieri più piccoli, sabbiosi e costellati di radici affioranti che portano alla spiaggia sul mare o alla riva della Laguna di Levante. Fra i due tomboli si trova la Laguna, con l'abitato di Orbetello di cui si distingue chiaramente il centro storico racchiuso nelle sue mura, come una prua di nave, e congiunto all'Argentario dalla diga. Più lontano, l'abitato che raggiunge la zona della stazione e la ferrovia stessa sullo sfondo dei colli di Sant'Angelo. La Laguna di Orbetello è l'ultimo rimasto dei laghi costieri toscani: la sua sopravvivenza all'impaludamento avvenuto, invece, per gli altri, oltre ai fattori naturali, si deve anche alla tutela ambientale, alla continua manutenzione ed alle opere periodiche di risanamento che si sono intensificate negli ultimi dieci anni per arginare il crescente fenomeno di un'imponente fioritura algale e per consentire la pesca.

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La Laguna si estende per 2700 ettari e ha due sbocchi al mare: il canale artificiale di Ansedonia ed il canale naturale di Nassa (Santa Liberata) che è il più importante ed è navigabile. Ha poi un terzo sbocco artificiale alla foce dell'Albegna (Fibbia) dove è presente acqua dolce che affiora dal fondo della Laguna in altre numerose polle. Le uscite di Fibbia e di Ansedonia sono dotate di chiuse, per la necessità di ricambio delle acque della Laguna e degli spostamenti del pesce. Essendo una delle poche aree umide della costa tirrenica, la laguna è diventata meta di passo e sosta di una grande quantità di uccelli: se ne contano 257 specie (ma altre se ne stanno aggiungendo di recente) di cui circa 70 nidificanti. Gli uccelli trovano qui un habitat ideale grazie all'abbondanza di pesce e di invertebrati di cui possono nutrirsi. I più numerosi sono svassi, sterne, gabbiani, anatre e folaghe (circa diecimila ogni inverno). Ci sono anche diverse migliaia fra codoni, fischioni, alzavole, morette e moriglioni e di limicoli (pittime, pettegole, totani, piovanelli, gambecci, beccaccini), ci sono anche una ventina di aironi maggiori e altrettante spatole. I fenicotteri si sono moltiplicati e ora se ne contano da 500 a 2000 per tutto l'anno. La nidificazione non è costante perchè risente delle variazioni di livello delle acque e del disturbo umano. Fra i nidificanti ci sono la garzetta e l'airone cinerino, l'occhione, il gruggine e il cavaliere d'Italia. I cormorani hanno avuto un enorme sviluppo, raggiungendo gli 8500 esemplari qualche tempo fa, ora ridotti a 1500 circa. Le acque della laguna di levante sono più profonde e meno salmastre (fino a due metri di profondità) e per queste caratteristiche vi sostano uccelli che si nutrono sul fondo (folaghe, anatre tuffatrici, tuffetti, svassi, cormorani) e sulle sue rive crescono canneti dove trovano rifugio per la sosta e per la nidificazione altri uccelli (gallinelle d'acqua, porciglioni, voltolini, cannareccioni, cannaiole, beccamoschini). Sulla riva sud-est, lungo il tombolo di Feniglia, si susseguono piccoli specchi stagnanti, fra la macchia mediterranea, che ospitano cavalieri d'Italia, germani reali e aironi cenerini. La Laguna di Ponente, dalla salinità più elevata, ha le rive coperte di salicornia e dalla parte dell'entroterra è caratterizzata da isolotti fangosi. Nel 1971 è stata istituita l’Oasi di Orbetello ed aveva un'estensione di 870 ettari; nel 1977 è stata inserita nei luoghi di valore internazionale secondo il “Trattato intergovernativo di Ramsar”, stipulato in Iran nel 1971, che aveva come obiettivo la conservazione e l'uso corretto delle zone umide tramite l'azione, nazionale o internazionale, di cooperazione per raggiungere uno sviluppo sostenibile. Nel 1980 diventa anche Riserva Naturale dello Stato e nel 1998 è istituita anche come Riserva Naturale della Provincia. Durante questi anni il WWF è riuscito ad acquistare, attraverso campagne di sensibilizzazione, il Bosco di Patanella ed altri piccoli appezzamenti di terreno e ad oggi l'Oasi misura circa 1500 ettari.

Dal 1973, il WWF si è curato della conservazione e del mantenimento del “Casale della Giannella”, costruito tra il 1821 ed il 1822, utilizzandolo a fini naturalistici, didattici e quindi anche per attività legate allo studio dell'ambiente. Il WWF Italia, nel 1989, ha realizzato il Centro di Educazione Ambientale (CEA) Aurelio Pecci che si caratterizza per il ricco contenuto ambientale a disposizione (mare, tombolo, laguna) e la bellezza del manufatto. La struttura è composta da un Casale Spagnolo del 1600 e da tre casali di inizio secolo. Presso il Casale è allestito il "Giardino delle farfalle", un osservatorio sulla laguna e pannelli didattici. Il Giardino delle Farfalle è

corredato da un percorso costellato da cartelli e tabelloni in cui sono descritte alcune specie di farfalle (Lepidotteri) e il loro ciclo biologico. Tra le tante piante presenti, c'è anche l'ortica che attira molte farfalle. Questi insetti vivono in un'oasi dove possono nutrirsi e riprodursi senza temere diserbanti ed insetticidi che hanno causato, in molte zone, la scomparsa dei fiori spontanei di cui esse vivono e quindi, il loro sterminio. Nelle giornate tiepide di febbraio e marzo, si possono vedere volare le cedronelle, farfalle dalle ali di colore giallo limone, mentre il bruco verde e cilindrico vive su varie specie di alterno o legno puzzo (Rhamnus

Figura 20 - Casale della Giannella

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alaternus), pianta tipica della macchia mediterranea. Dall'inizio della primavera ad ottobre si può osservare la cavolaia, molto comune, dalle ali bianche con poche macchie nere, che vive a danno dei cavoli e di tutte le altre Crocifere (cavolfiore, ravanello, rapa, broccolo). E’ possibile notare anche le vanesse, di taglia piccola o medio-grande, e il macaone, una farfalla dalle grandi ali a coda di rondine di colore giallo e nero, che vive dove ci sono piante di carote e finocchi selvatici, di cui si nutre il grosso e variopinto bruco. Più difficile è incontrare la polissena (Zerynthia poliyxena), farfalla diffusa in tutta Italia, tranne che in Sardegna, il cui bruco vive su varie specie dell'Aristolochia, una pianta presente soprattutto al Ceriolo, presso Albinia. L'Oasi di Orbetello comprende tre itinerari di visita: il primo è quello ornitologico, il più attrezzato, e permette l'osservazione dell'avifauna grazie ad un percorso di nove capanni posti sulle rive della laguna. Il secondo è quello botanico che permette di osservare e ammirare i vari ambienti che compongono l'Oasi, si trova al Km 148 della Strada Statale 1 Aurelia. Il terzo itinerario è quello del Bosco di Patanella dove è possibile una passeggiata in riva alla laguna tra pini e sugheri e dove sono presenti alcuni capanni per l'osservazione. Lo Stato dei Reali Presìdi La storia dei Reali Presidi ha inizio con la dominazione spagnola, ma si apre in realtà con una leggenda: quella della "Bella Marsilia". Si racconta che Margherita Marsili, detta "la Rossa" o "Rossellana", fosse una giovane bellissima, dei nobili signori del Collecchio, che possedeva le terre sui colli dell'Uccellina, detta ancora oggi "della bella Marsilia". Qui la giovane passava l'estate scendendo alla spiaggia sottostante, quella di Cala di Forno, dove un giorno del 1543 fu rapita dai corsari turchi e portata ad Instambul, dove il sultano Solinano I la elesse fra le sue favorite e da lei ebbe due figli. La leggenda prosegue a ritrarre la bella anche come intrigante e crudele quando, per favorire uno dei suoi figli a danno di un altro pretendente alla successione, tramò per far uccidere il rivale e riuscì nell'impresa.

Il figlio fu dunque Selim II, sconfitto nella celebre battaglia di Lepanto. Probabilmente questa è una favola, ma è certo che in quegli anni i Turchi compivano le più temibili scorribande sulle nostre coste, nel loro progetto espansionistico verso occidente. A partire dal 1534, dopo l'occupazione di Tunisi da parte del capitano del mare (comandante supremo della flotta turca) Khair Ade-Din, in italiano Ariodeno detto il Barbarossa. Proprio in questo periodo, si crearono i presupposti per l'occupazione spagnola. Si combatteva allora la guerra tra la Francia di Francesco I e l'Impero di Carlo V, fra gli assalti turchi e le incursioni della flotta papale (nel 1526 Andrea Doria conquistò facilmente Orbetello, Porto Ercole e Talamone); anche Siena travagliata al suo interno, chiese l'intervento di Carlo V che inviò le galere del vicere di Napoli. Ariodeno, alleato dei francesi, nonostante la tregua del 1544, assalì Talamone bombardando il paese e trucidando i suoi abitanti, conquistò senza sforzo Porto Ercole, poi, non riuscendo a trovare un varco nelle difese di Orbetello, se ne andò, non senza aver fatto schiavi tutti gli abitanti dell'isola del Giglio. Il suo successore, il terribile corsaro Rais Dorghut – italianizzato in Dragut - infestò ancor più le nostre coste con le sue terribili scorribande a partire dal 1551. Tra il 1552 e il 1557 Orbetello divenne un'imprendibile cittadella dove gli Spagnoli si asserragliarono per difendersi dagli attacchi dei francesi e dei senesi che avevano conquistato Porto Ercole. Nel 1555 cadde Siena e Porto Ercole fu conquistata dalle truppe di Carlo V d’Asburgo e del Duca Cosimo I de’ Medici, dopo una lunga battaglia.

Figura 21 - Spiaggia di Cala di Forno

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Orbetello passò, quindi, ufficialmente sotto il dominio spagnolo dopo che Carlo V cedette Siena al duca Cosimo I, mantenendo Orbetello come capitale di un piccolo stato per il figlio Filippo II. Lo stato comprendeva anche Talamone, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, e Ansedonia. La superficie territoriale era di circa 300 kmq, la sua funzione quella di costituire una testa di ponte spagnola nell'Italia centrale. Nacque così nel 1557 lo Stato dei Reali Presìdi di Spagna, dipendente dal vicerè di Napoli, con un Governatore locale, residente ad Orbetello, cittadina che divenne centro di grande importanza strategica. Fino al 1707 lo stato fu amministrato dai vicerè spagnoli che risiedevano a Napoli, poi, in seguito alla guerra di successione polacca, fino al 1737 passò sotto la giurisdizione austriaca (con vicerè austriaci sempre residenti a Napoli). Assegnato, infine, ai Borboni di Napoli fino al 1800, lo stato non ebbe più vicerè, ma fu amministrato direttamente dalla monarchia borbonica. Durante l'anno 1800 conservò ancora l'identità di stato sotto

la Francia, dopo la conquista napoleonica, ma l'anno successivo cessava di esistere, annesso al Regno d'Etruria e poi al Granducato di Toscana. I pionieri del cielo – Le crociere su Idrovolante Furono quattro le crociere nelle quali Italo Balbo coinvolse la città di Orbetello: 1. 1928 - Crociera del Mediterraneo Occidentale (Orbetello-Los Alcazares); 2. 1929 - Crociera del Mediterraneo Orientale (Taranto-Odessa-Orbetello); 3. 1930 - Prima Crociera Atlantica (Orbetello-Rio De Janeiro); 4. 1933 - Seconda Crociera Atlantica (Orbetello-Chicago- New York-Roma). Nel 1928 nacque l'idea di organizzare, al posto di lunghi raid individuali, delle crociere collettive, con il duplice fine di addestrare i reparti di volo dell'allora Regia Aeronautica e di riscuotere il successo internazionale con un raid in formazione, immagine di una moderna ed efficiente aviazione. Ad organizzare l'impresa il sottosegretario al Ministero dell'Aeronautica, Italo Balbo, chiamò il generale di brigata Francesco De Pinedo, noto per il suo Raid Roma-Melbourne-Tokio-Roma.

Per questo primo raid la rotta scelta fu: Orbetello, Elmas, Pollensa nelle Baleari, Los Alcasarez, Puerto Alfaques, la Laguna di Berres vicino a Marsiglia e il ritorno ad Orbetello. Nella laguna di Orbetello si riunirono tutti gli aerei partecipanti all'impresa: 51 S.59 bis, otto S.55, un Cant 22 e un S 62. Agli S. 55 fu assegnato il ruolo di trasporto di personalità, soccorso e officina. La mattina del 25 maggio 1928 la Crociera ha inizio e lo stormo decolla con destinazione la laguna di Elmas in Sardegna. Il 27 si riparte per le Baleari, il volo procede regolarmente ad

Figura 22 - La cartina del 1600 raffigurante lo Stato dei Reali Presidi

Figura 23 - Savoia Marchetti S55

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eccezione di una breve sosta da parte di un 55 per problemi ad un motore. Poco prima di Pollensa una formazione spagnola rende onore ai piloti italiani scortandoli fino all'ammaraggio. Il 28 maggio 1928 la meta della tappa successiva fu Los Alcazares in Spagna, il vento forte rende problematiche l'ammaraggio e il flottaggio degli idrovolanti. Nello stesso periodo si consuma la tragedia del Dirigibile Italia sui ghiacci polari, Umberto Maddalena viene richiamato a Sesto Calende per organizzare la spedizione di soccorso agli uomini della Tenda Rossa, il suo S55 I-SAAT ripartì per la Baia del Re. La trionfale crociera continua verso Port Alfaques, raggiunta il 31 maggio e le cattive condizioni meteo non fermano la tappa successiva: Marsiglia. Dopo un passaggio in formazione sulla città gli idrovolanti francesi scortano i nostri all'ammaraggio nello stagno di Berre. E’ il 2 giugno quando avviene il rientro ad Orbetello. In totale gli S.55 percorsero oltre 3000 Km senza incidenti e per l'industria aeronautica italiana fu un vero successo. L'ottima riuscita dell'impresa fu di stimolo per la realizzazione di altre crociere, l'anno successivo gli S.55 partirono per la Crociera del Mediterraneo Orientale: Grecia-Turchia-Romania-Bulgaria-Russia. Nel 1930 all'idroscalo di Orbetello venne fondata la scuola di navigazione di alto mare, qui si formarono gli uomini per le due trasvolate oceaniche: la Crociera Italia-Brasile alla fine del 1930 e la Crociera in Nord America nel 1933 in occasione dell'Esposizione Universale di Chicago. Quest'ultima fu un vero trionfo per le ali italiane tanto che ancora oggi in USA per indicare una formazione di aerei si usa il termine "Balbo". Nell'inverno del 1930 iniziò, intorno alle acque della laguna di Orbetello, l'avventura dei 14 idrovolanti S55 che sorvolarono l'Atlantico fino a raggiungere il Brasile sotto gli ordini del comandante Italo Balbo. Purtroppo, quando tutto era ormai pronto, le pessime condizioni atmosferiche per tutta la lunghezza del tragitto, negarono la desiderata partenza. Così la mattina di mercoledì 15 dicembre, data fissata per prendere quota, vide tornare tutti alle ordinarie mansioni. La mattina del 16 non registrò alcun miglioramento climatico, perciò le squadriglie degli S55 furono costrette a rinunciare ancora una volta ad alzarsi in volo. L'attesa terminò solo il giorno seguente, venerdì 17. Alle 4 in punto della mattina suonò la sveglia ai 56 trasvolatori divisi in 14 equipaggi; l'idroscalo "Brunetta" era ancora immerso nel buio, con la luce intermittente dei riflettori che illuminava i velivoli ancora coperti. Di certo Italo Balbo, che aveva scelto come punto di partenza la laguna di Orbetello per l'amore che nutriva per questo posto, avrà sentito una forte emozione al momento dell'alzabandiera. Fu, infatti, proprio il suo aereo il primo ad alzarsi in volo, alle 7 e 45, seguito immediatamente dagli altri compagni di viaggio che con lui avrebbero percorso i 10.400 chilometri che li separavano da Rio de Janeiro. Soltanto 10 dei 14 idrovolanti che si alzarono in volo arrivarono in America meridionale, gli altri andarono invece incontro ad un esito diverso, per alcuni di loro, tragico. Un intero equipaggio morì, infatti, in un decollo fallimentare, a seguito del quale l'apparecchio ricadde subito dopo essersi alzato. In circostanze analoghe perse la vita un altro trasvolatore, mentre gli altri due aerei che non arrivarono a destinazione, mancarono di poco la meta, cadendo in mare prima del compimento dell'ultima tappa, quella che li avrebbe portati da Bahia alla capitale brasiliana. Alle 16 e 10 dell'11 gennaio 1931, nei cieli di Rio, quei motori in cui rombavano 1200 cavalli, annunciarono l'arrivo dei trasvolatori partiti da Orbetello al seguito di Italo Balbo, il primo che alle 16 e 35 toccò terra. A conti fatti fu un bel successo anche per gli idrovolanti modello S55, che una commissione ministeriale aveva a quei tempi definito "un ozio della mente", in quanto si trattava, in effetti, di macchine piuttosto particolari con "due eliche e una sola ala" al posto della consueta combinazione "un'elica e due ali". La Crociera aerea del Decennale, o Crociera Nord Atlantica, anche nota come crociera aerea Italia-America del Nord, Orbetello-Chicago-New York-Roma o II crociera atlantica, fu seconda ed ultima crociera aerea transatlantica di Figura 24 - Cartolina commemorativa

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massa che si tenne tra il 1° luglio ed il 12 agosto 1933. Venne organizzata da Italo Balbo nel primo decennale della Regia Aeronautica e come occasione di propaganda per la Century of Progress, l'esposizione universale che si tenne a Chicago per il centenario della città. Vi presero parte 25 idrovolanti S.55X, organizzate in 8 squadriglie. A bordo 52 ufficiali piloti, 1 ufficiale ingegnere e 62 sottufficiali specialisti. Ritornarono in Italia in 24 velivoli, uno essendo stato perso nel tragico incidente alle Azzorre (Baia di Horta). L'idea di una seconda trasvolata risale ai mesi immediatamente successivi alla Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile. La prima idea proposta da Balbo è quella di una circumnavigazione del globo, poi abbandonata per i costi e per le difficoltà rappresentata dalla situazione tra Giappone e Unione Sovietica. La seconda scelta è rappresentata dall'esposizione universale che si sarebbe tenuta a Chicago nel 1933. La meta principale della trasvolata a tappe era rappresenta dalla Century of Progress, esposizione universale che si tenne a Chicago tra il 1933 ed il 1934 per festeggiare il centenario della città. Quella di Balbo non fu l'unica partecipazione aeronautica di rilievo, anche l'LZ 127 Graf Zeppelin, con Hugo Eckener come comandante, visitò la fiera, arrivando a Chicago il 26 ottobre 1933, 2 mesi dopo le squadriglie di Balbo. Le poste statunitensi emisero anche un francobollo per l'occasione, ma l'impresa di Balbo rimase quella che colpì maggiormente l'immaginario collettivo, anche perché le trasvolate atlantiche del Graf Zeppelin, potevano ormai considerarsi routine. Inoltre, vista la crisi del 1929 la partecipazione internazionale fu relativamente modesta, e solo 9 padiglioni internazionali vennero eretti. Quello italiano, tipico esempio di architettura razionalista, caratterizzato da torre in forma di fascio littorio ed un'ala in forma di S.55, era considerato tra i più prominenti. Oltre al padiglione razionalista era presente un piccolo complesso di edifici, denominato Italian village che riproponeva alcuni scorci tipici di un paese italiano. Dopo la partenza di Balbo, venne eretta davanti al padiglione italiano un'antica colonna romana. La colonna, esistente ancor oggi tra stadio Soldier Field ed il lungo lago all'interno del Burnham Park, rappresenta una delle poche, se non l'unica, testimonianza della Century of Progress. Due furono gli incidenti gravi che funestarono la Crociera. Il 1 luglio 1933, dopo una tratta di 1.000 km, al primo ammaraggio ad Amsterdam l'idrovolante del capitano pilota Mario Baldini cappottò e perse la vita il sergente motorista Ugo Quintavalle. Già sulla via del ritorno, il 9 agosto 1933 al decollo dalla Baia di Horta per Lisbona distante 1.440 km, capottò l'idrovolante del capitano pilota Celso Ranieri provocando la morte del secondo pilota tenente Enrico Squaglia di Lucca e la perdita del velivolo. Giungevano così a sette le vittime avvenute durante questo tipo di crociere che comunque aumentavano il prestigio dell'Italia nel mondo, ma che pure chiedevano un obolo di sangue. Indirizzi Utili Museo Archeologico Nazionale di Cosa Via delle Ginestre - 58015 - ANSEDONIA (GR) Tel./Fax: 0564 881421 Orario di apertura 9.00 - 19.00 Chiuso la domenica Mostra Permanente del Frontone di Talamone Ex caserma Umberto I Piazza della Repubblica, 1 - 58015 - Orbetello (GR) Telefono: 0564/860447 Ingresso Gratuito Orario di apertura Dal 1 Ottobre al 31 Marzo: 9.00-12.30 - 16.00-19.00 Dal 1 Aprile al 30 Giugno e dal 1 Settembre al 30 Settembre: 9.30-13.00 - 16.00-19.00 Dal 1 Luglio al 31 Agosto: 9.30-13.00 - 16.00-20.00 Museo Archeologico Comunale Ex Polveriera Guzman Via Mura di Levante - 58015 - Orbetello (GR) Ingresso Gratuito

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Orario di apertura Dall'1 Gennaio al 30 Giugno e dall'1 Ottobre al 31 Dicembre Venerdì Sabato e Domenica 10.00 - 13.00 Festivi infrasettimanali 10.00 - 13.00 Dall'1 Luglio al 31 Agosto: Venerdì Sabato e Domenica 18.00 - 22.00 Festivi infrasettimanali 18.00 - 22.00 Dall'1 al 30 Settembre: Venerdì Sabato e Domenica 16.00 - 20.00 Festivi infrasettimanali 16.00 - 20.00 L'apertura viene garantita anche nelle giornate di chiusura (mattina) per le visite delle scuole e di gruppi organizzati che dovranno effettuare la loro prenotazione almeno 48 ore prima della data richiesta per la visita. Museo della Cultura Contadina Via Salvo D'Acquisto, 2 - 58010 - ALBINIA (GR) Tel.: 0564 872084 Ingresso Gratuito Orario di apertura Dall'1 Gennaio al 30 Giugno e dall'1 Ottobre al 31 Dicembre Venerdì Sabato e Domenica 10.00 - 13.00 Festivi infrasettimanali 10.00 - 13.00 Dall'1 Luglio al 31 Agosto: Venerdì Sabato e Domenica 18.00 - 22.00 Festivi infrasettimanali 18.00 - 22.00 Dall'1 al 30 Settembre: Venerdì Sabato e Domenica 16.00 - 20.00 Festivi infrasettimanali 16.00 - 20.00 Oasi e riserva della Laguna di Orbetello Ingresso al Km 148 della s.s. 1 Aurelia.. Per il Casale della Giannella (Centro Educazione Ambientale “A. Peccei”) usciti dalla s.s. 1 Aurelia, indicazioni per P.S. Stefano- Orbetello, si percorre la Giannella fino al Km 4. Aperta dal 1° Settembre al 30 Aprile, visite libere con partenza da Loc. Ceriolo, sabato e domenica dalle ore 9,30 alle 13,30. Chiusura 15,30. Il Bosco di Patanella è visitabile tutti i giorni liberamente, oppure con visita guidata, su prenotazione. Per visite guidate, oppure gruppi e scolaresche, prenotare telefonando allo 0564870198 Riserva Forestale del Tombolo della Feniglia La riserva si può raggiungere in auto percorrendo la strada in direzione di Porto Ercole, girando all'indicazione "Feniglia", o percorrendo la SS1 Aurelia Sud in direzione di Ansedonia. La Riserva è sempre aperta. E’ consentito l'ingresso a piedi ed in bicicletta. Nascosta nella bella pineta, la strada "bianca" della riserva corre parallela alla spiaggia della Feniglia ed alla Laguna di Orbetello per una lunghezza di 6 km. Si possono osservare varie specie di uccelli e di daini, che vivono qui in completa libertà. Convento dei Frati Passionisti

Percorrendo la strada in direzione di Porto Santo Stefano, girando all'indicazione "Convento Frati Passionisti". Fu fatto costruire nel 1737 da S. Paolo della Croce, in seguito al miracolo della visione della Vergine che gli indicò il perimetro esatto su cui innalzare il convento. Dal belvedere sistemato al fianco della piazzetta antistante la piccola Chiesa "Della Presentazione", ospitante una bella immagine della "Maria Regina dell'Argentario" del '600, si può ammirare Orbetello con la Laguna di Ponente ed il Tombolo della Giannella. Figura 25 - Convento dei Frati Passionisti