le case della lessinia

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Paese che vai... casa che trovi PROGETTO INTERDISCIPLINARE DI STUDIO DELLE ABITAZIONI DELLA LESSINIA VERONESE Le abitazioni della Lessinia veronese Testi realizzati dalle classi seconde della Scuola secondaria di primo grado di Tregnago nell’a.s. 2012-13

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Presentazione di un'attività di studio delle abitazioni della Lessinia condotta dalle classi seconde della scuola secondaria di 1°grado di Tregnago (VR) nell'a.s. 2012-13

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Page 1: Le case della lessinia

Paese che vai... casa che trovi

PROGETTO INTERDISCIPLINAREDI STUDIO DELLE ABITAZIONI DELLA LESSINIA VERONESE

Le abitazioni della Lessinia veronese

Testi realizzati dalle classi seconde della Scuola secondaria di primo grado di Tregnago nell’a.s. 2012-13

Page 2: Le case della lessinia

MOTIVAZIONI DEL PROGETTO

L'idea di questo progetto nasce dalla volontà di studiare il territorio che

ci circonda non solo per comprendere la nostra storia e conservarla, ma per

comprendere come, in particolare, le abitazioni siano la testimonianza di un

rapporto creativo tra uomo e ambiente, realizzato nel pieno rispetto di

quest'ultimo e come negli spazi funzionali di una casa, rimasti immutati nel

tempo, siano invece cambiati i rapporti fra persone e il senso di solidarietà e

comunione, esistente in quei vecchi borghi.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Il progetto è iniziato con l'osservazione e lo studio delle tipologie

abitative della Lessinia attraverso un'uscita sul territorio nelle contrade di Velo

Veronese in provincia di Verona, l’incontro con alcuni abitanti della zona e la

lettura di alcuni documenti storici.

I ragazzi sono stato chiamati a confrontare le tipologie abitative di

questi luoghi con quelle di altre località in Italia e in Europa per evidenziare

come il bisogno umano debba adeguarsi alle caratteristiche ambientali e sia

condizionato dai materiali reperibili in loco, dal tipo di attività prevalente e

dalla cultura. Successivamente si è passato ad analizzare gli spazi

dell'abitare e le funzioni delle stanze di queste case.

La lettura dei documenti si è tradotta, insieme alle immagini, in una

precisa descrizione di queste case e contrade e una ricostruzione storica

della vita quotidiana di queste nuclei familiari.

Gli alunni hanno realizzato alla fine un album in cui ai disegni della

contrade si affiancano i particolari costruttivi delle case, gli strumenti delle

attività lavorative, gli edifici usati in comune dalla collettività e per ogni foglio

delle precise e puntuali spiegazioni. Questo album è stato presentato al

concorso bandito dal FAI per l’anno scolastico 2012-2013 Paese che vai casa

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che trovi. Tutto il materiale di studio e le testimonianze raccolte sono invece

confluite in questo breve testo.

DESTINATARI Alunni delle classi seconde

Obiettivi • Saper riconoscere gli elementi caratteristici di una abitazione e saperli

confrontare con quelle note

• Saper distinguere la tipologia della contrada da quella della casa di

corte (le diverse funzioni in relazione all'insediamento)

• Saper descrivere con immagini e testi un luogo e una attività

• Saper utilizzare software di videoscrittura e impaginazione e semplici

software di acquisizione immagini

• Saper impaginare un testo alternandolo con immagini corredate di

didascalia

DESCRIZIONE DELLE FASI DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Lezioni in aula: analisi di documenti; lettura della carta topografica del

territorio della Lessinia; analisi delle immagini portate dall'insegnante;

confronto con le abitazioni in Italia e Europa.

Visita sul territorio: osservazione, realizzazione di schizzi e fotografie;

individuazione in loco delle caratteristiche dell'abitare individuate in classe.

In aula: realizzazione di un piccolo plastico per visualizzare la tipologia

abitativa delle case a corte e delle contrade; realizzazione dell'album con il

materiale raccolto

In aula informatica: acquisizione digitale del materiale video e

digitalizzazione dei testi

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1. La Lessinia La Lessinia è un vasto Altopiano caratterizzato dalla presenza di 4 valli

che scendono a pettine da nord a sud: la Valpolicella, la Valpantena, la Val

d'Illasi e la Val d'Alpone.

La valle nella quale si trova Tregnago, il territorio in cui viviamo, è la Val

d'Illasi, caratterizzata dalla presenza del torrente Progno, in secca per la

maggior parte dell'anno e carico d'acqua in primavera e in autunno. Questo

altopiano, situato al di sopra dei 300 mslm, raggiunge in modo graduale

un'altezza massima di 1800 mslm e confina a nord con le Piccole Dolomiti e

la provincia di Trento, a ovest con la valle dell'Adige, a sud con Verona e la

sua provincia, a est con quella di Vicenza.

1.1 Geologia del territorio L'origine geologica di questo territorio è molto antica: oltre 50 milioni di

anni fa, infatti, questa zona era ricoperta dal mare tropicale che ospitava

pesci multicolori, flora marina che possiamo ancora oggi vedere nei numerosi

resti fossili che si trovano in loco e in particolare nel territorio di Bolca, zona

fossilifera conosciuta in tutto il mondo. Le Lessinia è stata abitata fin dalla

preistoria per il suo ambiente, ricco di acqua e vegetazione e per la grande

quantità di selce che il suolo offriva.

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Page 5: Le case della lessinia

Con la professoressa di scienze abbiamo studiato proprio la conformazione

della pietra della Lessinia e ci siamo soffermati su alcune caratteristiche

particolari, cioè gli strati e i colori.

Questa roccia é composta da 72 strati, a volte se ne trova uno in più o

in meno, e di spessore differenti tra l'uno e l'altro. Questi strati, dai quali si

estraggono lastre di diverso spessore e durezza, venivano commercializzati

per la costruzione delle abitazioni.

I colori variano dal rosa carico, tipico degli strati superiori della bancata,

ad una colorazione più chiara con venature bianche, fino ad arrivare a un

bianco pallido che assume sfumature verdi man mano che ci si avvicina agli

strati inferiori. Ogni strato ha un preciso nome dialettale scelto dai cavatori,

che dipende dalla difficoltà d'estrazione, dalla posizione e dal colore.

La tabella riporta qualche esempio.

Facilità di estrazione Pigmentazione Posizione

Zéntil Biancon Majon de simo

Lastra grisa Maseta de banco

Loa rossa Pelosa de fondo

Corso ultimo

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Alcuni strati venivano selezionati per creare lastre adatte alla costruzione di

alcuni particolari esterni e interni della casa

Strato Uso e nome

Strato n°53-54 Lastre per tetti: “lastre da coerti”

Strato n°42-43 Lastre per l'acquaio: “seciar”

Strato n°27 Lastre per pavimentazione dei cortili esterni

Abbiamo rappresentato in un disegno i vari strati di roccia che ancora

oggi si estraggono dalle cave in Lessinia.

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La roccia affiorante a Camposilvano e il famoso “fungo”, simbolo della zona

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1.2. Territorio oggetto di studio

Il territorio che è stato oggetto del nostro studio è limitato alle zone di

Velo Veronese e Camposilvano, a nord ovest rispetto a Tregnago, ad

un'altitudine compresa tra i 1083 mslm e i 1167 mslm. In particolare abbiamo

studiato le caratteristiche degli insediamenti abitativi, condizionati dal

territorio, dalle risorse a disposizione e dalla cultura dei suoi abitanti.

1.3. I muretti a secco A chi passeggia tra le montagne veronesi non sfuggono le lunghe fila di

muretti a secco che delimitano gli appezzamenti di terra, realizzati per

delimitare le proprietà. Sono semplici costruzioni realizzate con lastre di

pietra poste in verticale o veri e propri muretti alzati con pezzi di pietra più

piccoli.

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Page 8: Le case della lessinia

Era importante delimitare le proprietà per sapere cosa apparteneva a

ciascuna famiglia. A San Martino, 11 novembre, i terreni venivano affittati e

bisognava conoscerne il valore che variava in base a quanta erba produceva

per il pascolo. Ciascun proprietario doveva quindi liberarli da sassi, dalle erbe

infestanti e da quelle velenose in modo tale che la capacità produttiva

aumentasse e fosse chiaro quanti animali potessero pascolarci. Il valore era

calcolato in paghe. Le paghe erano la misura di produzione del terreno quindi

se un terreno valeva 5 paghe significava che poteva ospitare 5 mucche

oppure, se valeva una paga poteva ospitare 4 pecore o due vitelli. Era

importante tagliare le erbe velenose che erano tossiche per gli animali. Gli

animali selvatici di montagna avevano imparato a riconoscerle, ma quelli

portati dalla pianura rischiavano di morire intossicati. Si tratta di un’erba che

cresce molto in altezza con le foglie larghe e bella d'aspetto.

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Oggi in alcune zone della Lessinia ci sono interi pascoli infestati da

queste erbe perché nessuno fa più l'opera di pulitura.

Esempio di confine con muretto a secco Esempio di confine con lastre di pietra

1.4. Le contrade Le abitazioni in Lessinia non sono mai isolate, ma perlopiù riunite in

contrade e attaccate le une alle altre formando una sorta di continuità.

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La contrada è un nucleo minimo di edifici, costituito solitamente da 5 o

6 case unifamiliari a schiera. Gli

e d i f i c i d e l l a c o n t r a d a s o n o

generalmente disposti con le

facciate rivolte verso Sud per

sfruttare al meglio il calore del sole

e in genere seguono le pendenze

del terreno. In un territorio montano,

dove l'inverno è lungo e rigido, il

problema del riscaldamento delle

abitazioni non era da poco. Anche il

fatto di costruire le case una

accanto all'altra, in un certo senso,

si può giustificare con la ricerca di

risparmio in termini di calore (meno

pareti esposte) e di materiale. La

parete dell'abitazione che univa le due case, infatti, era già costruita: bastava

partire da essa per realizzare un nuovo nucleo abitativo.

Man mano che la famiglia cresceva, aumentava anche il numero di

abitazioni della contrada perché il nuovo nucleo familiare si insediava in una

nuova unità abitativa costruita a fianco di quelle esistenti, sfruttando uno dei

muri laterali. Ancora oggi le contrade hanno il nome delle famiglie che erano

insediate lì in origine. Per esempio nel nostro percorso abbiamo visitato la

contrada Tecchie, il cui nome è molto diffuso ancora oggi tra la popolazione

locale.

Vivere in una contrada significava anche condividere alcune strutture

come per esempio il forno, il baito, il lavatoio e anche collaborare nella

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difficile vita quotidiana, soprattutto in alcuni periodi dell'anno quando

determinati lavori richiedevano l'impegno di molti.

2. La tipologia delle costruzioni I materiali da costruzione erano quelli presenti sul territorio e facilmente

reperibili: quindi la pietra per le pareti, il legno per la struttura del tetto e le

porte e finestre e il canel, vale a dire un tipo di canna palustre, per la

copertura.

Le abitazioni erano interamente costruite in pietra con uno spessore

delle pareti di 50 cm. Erano tutte simili tra loro: disposte a schiera per

risparmiare un muro tra una casa e l'altra e anche per limitare la dispersione

del calore. I muri interni, infatti, rimanevano più caldi perché meno esposti.

Erano costruite in pietra perché questo era ed è ancora oggi il materiale

facilmente reperibile sul luogo e permetteva di mantenere il calore all'interno

delle case. Le coperture erano realizzate con una struttura in legno ricoperta

di canel.

La forma delle coperture è uno dei tratti più caratteristici: hanno una

forma cosiddetta a tesa gotica, con due falde spioventi e originariamente

erano sono coperti con paglia e canne lacustri, sempre per la necessità di

utilizzare il materiale locale. La paglia, la stroa, infatti si trova in Lessinia fino

ad un'altitudine di 1200-1500 m.s.l.m., mentre nel fondovalle gli acquitrini

torrenziali garantivano grande quantità di canna lacustre che la gente della

montagna scambiava con la legna o il ghiaccio che portava dai monti. Questa

copertura, isolante dal punto di vista termico, aveva bisogno di continui

restauri, ma aveva una durata di 60-80 anni. Oggi, purtroppo non siamo

riusciti a vedere con i nostri occhi la testimonianza di questo manufatto,

perché con il tempo è stato sostituito con materiali più duraturi. Possiamo

però immaginarlo vedendo alcune fotografie scattate in Lessinia tra gli anni

'80 e '90 del secolo scorso.

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Nella foto si vede sullo sfondo il profilo di un tetto a tesa gotica

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Fotografia di un tetto in paglia come si vedeva ancora negli anni ’80 in una contrada di Campofontana (foto M. Miliani)

Fotografia del particolare della copertura in canel (foto M. Miliani)

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Dallo studioso Aristide Baragiola, abbiamo una testimonianza in un

documento del 1908: Le case, secondo i loro stili, sono proporzionalmente

fabbricate a somiglianza quasi tutte di quelle d'Alemagna, con le coperte di

forma piramidale, con anco tutte le altre de sette comuni che fanno bella

vista... Le coperte di esse case, ad uso de luoghi montanari e settentrionali,

sono parte in paglia, di scagliola di legname.1

Questo tipo di architettura, così omogenea sul territorio, è chiara

testimonianza di un modello di costruzione architettonica che rimanda alle

costruzioni tedesche d’oltralpe

Si hanno infatti testimonianze scritte di popolazioni definite “bande e

tribù tedesche”, i cimbri, provenienti dal territorio vicentino alle quali il

vescovo di Verona Bartolomeo della Scala concedette terre nel 1287 e

successivamente Pietro della Scala nel 1376.

Questi insediamenti, molto antichi, testimoniano una presenza

autonoma e libera, soprattutto per la zona più a est dell'altopiano veronese,

quella meno esposta ai contatti con la pianura e i suoi abitanti. Proprio in

riferimento a questa parte si conosce l'esistenza di un “Vicariatus

montanearum Theoutonicorum” risalente già al 1403, quindi un'istituzione

amministrativa autonoma, e soppresso poi in età napoleonica e

definitivamente con il Regno d'Italia.

Ancora oggi questa realtà diversa e particolare si manifesta con il

mantenimento della lingua a testimonianza del patrimonio culturale cimbro

nella zona di Giazza (Ljetzan) e anche più a ovest. La presenza di questo

popolo, infine, è resa evidente proprio dalle architetture delle case così

omogenee e risultato di una precisa identità. In questo popolo ritroviamo

modelli di costruzione architettonica che rimandano alle costruzione tedesche

d'oltralpe come ad esempio il tetto gotico e l'abitudine allo sfruttamento dei

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1 da ARISTIDE BARAGIOLA; La casa villereccia delle colonie tedesche vento-trenitne, ed. Comunità Montana dell’Altopiano dei Sette Comuni, Vicenza, riproduzione dall’originale del 1908

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materiali presenti in loco, segno di una secolare tradizione di popoli abituati a

vivere in simbiosi con il territorio e le sue risorse.

2.1 Suddivisione degli spazi e aperture Le case in genere erano a due o tre piani al massimo, più il sottotetto

utilizzato per conservare il fieno.

Le abitazioni erano unifamiliari e rispondevano alle esigenze concrete

di una famiglia contadina: al piano terra si svolgevano i lavori domestici. Sulla

parete di fondo dell’unica

stanza si trovava un grande

camino adagiato di solito sul

muro opposto alla parete di

ingresso. Serviva per cucinare

ma soprattutto per riscaldare la

casa. Oltre al camino, l’arredo

fisso della stanza era costituito

dall'acquaio, il seciar, realizzato

in un unico blocco di pietra

addossato alla parete esterna

su cui era praticato un foro da

cui una canalina portava direttamente all'esterno l'acqua utilizzata per lavare.

Da questo ambiente, con una scala in legno, si accedeva al piano superiore

destinato ad ospitare le camere da letto che venivano riscaldate dalla canna

fumaria del camino al piano inferiore. Da questo livello si raggiunge l'ultimo

piano che era utilizzato per conservare il fieno in un luogo asciutto e areato.

Anche dalla facciata esterna si può intuire questa suddivisione interna e la

cosa che colpisce subito sono le aperture, poche perché bisognava

risparmiare il calore che si trovava all'interno e alcune molto particolari.

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Le aperture sulla facciate, infatti, sono poche. Nel pian terreno si trova

la porta d'ingresso, spesso protetta da una lastra di pietra, il pendenel e una

piccola finestra della cucina protetta con le grate. Al primo piano si trovano

una o due piccole finestre che danno sulle camere e, all'ultimo piano, si

trovano i bocaroi: piccole aperture di forma circolare o trilobata che

permettevano il passaggio dell'aria, necessaria per essiccare il fieno, senza

far entrare acqua o neve.

Porta con grata al piano terra Un esempio di porta di ingresso

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Aperture del piano terra. Si noti sulla porta il pendenel

Una delle piccole aperture del primo piano

I bocaroi sulla facciata di una abitazione ristrutturata

Esempio di bocarol in una facciata originale, ormai senza copertura

I bocaroi potevano avere forme diverse: circolari, quadrangolari e

talvolta anche più elaborati, segno che, pur nella semplicità di una comunità

povera, non mancava un certo gusto per il decoro e il bello. Nelle

ristrutturazioni moderne sono stati conservati con cura questi particolari,

donando loro nuova vita.

Anche le canne fumarie dei camini, così importanti per la vita

nell’abitazione, terminavano sul tetto in semplici opere architettoniche,

spesso diverse tra loro e degne di nota.

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3. Le architetture in comune Una delle caratteristiche della contrada era la collaborazione tra i suoi

abitanti che costituivano una piccola comunità, lontana dai centri abitati di

grandi dimensioni e che faceva dell’aiuto reciproco il suo punto di forza. A

questo scopo rispondevano alcune architetture che non erano proprietà della

singola famiglia, ma erano costruite con la collaborazione di tutti e il loro uso

era comune. Ancora oggi alcune di queste strutture, sopravvissute al tempo,

non hanno un solo proprietario. Così abbiamo scoperto che è difficile venderli

se non c’è l’accordo della comunità per la loro ristrutturazione, possono

essere lasciati cadere in rovina.

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3.1 Il baito

Il baito è una struttura costituita principalmente da massi di pietra.

Abbiamo avuto la fortuna di poterne vedere uno nella contrada Tecchie di

Velo Veronese, restaurato per conservare la memoria della tradizione locale.

Questa struttura veniva utilizzata principalmente per la produzione di

formaggi e burro. Ogni residente della contrada portava nel baito la quantità

di latte che il proprio animale produceva. Il casaro scriveva su un registro la

quantità accanto al nome e cognome della persona che consegnava il latte in

modo tale da poter sapere quale era stato il contributo di ciascuno. Il latte

veniva quindi lavorato a mano con l’utilizzo di semplici macchinari. Per

produrre il burro, per esempio, si faceva bollire il latte, quindi si toglieva la

panna in superficie fino a creare il burro. L’attrezzo con il quale si faceva il

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Page 20: Le case della lessinia

burro era chiamato zangola. Non

abbiamo potuto vedere questi

strumenti dal vivo nella nostra

breve escursione, ma ci siamo

d o c u m e n t a t i g u a r d a n d o i

numerosi libri che parlano delle

tradizioni del territorio e abbiamo

poi riprodotto alcuni strumenti con

dei disegni.

La sera questo luogo assumeva un altro ruolo, altrettanto importante:

ospitava uomini, donne e bambini della contrada che si incontravano per

chiacchierare, raccontare storie, ma anche per lavorare e soprattutto stare al

caldo. Si faceva, come dicono i nostri anziani, filò. Stando tutti nel baito si

sentiva meno freddo, ci si riscaldava e si condividevano semplici divertimenti.

Il signor Angelo Tezza, un abitante della contrada Tecchie di Velo Veronese,

da tempo trasferitosi a vivere in città, ci ha accompagnato alla scoperta dei

luoghi della sua infanzia a cui è ancora molto legato e ci ha raccontato come

viveva qui insieme alla sua famiglia quando era bambino, ormai più di 50 anni

fa. Così abbiamo scoperto che quando la sera ci si riuniva nel baito le donne

filavano la lana o facevano la calza con le uce, mentre gli uomini spelavano le

frasche di frassino che erano state raccolte in estate e fatte leggermente

essiccare: erano i cosiddetti foscai o vansei. Le foglie, infatti, erano molto

gradite agli animali e in inverno costituivano un ottimo nutrimento. Mentre le

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Page 21: Le case della lessinia

mani erano impegnate, era bello raccontare le storie a cui spesso si dedicava

un contastorie ed era particolarmente seguito e apprezzato dai ragazzi. Tra le

storie che il signor Tezza ricorda c’è quella di un luogo misterioso che doveva

trovarsi dopo la stalla, ma che mostrava il suo tesoro solo a quelle persone

che avrebbero avuto il coraggio di avventurarcisi. Così si dava avvio ad una

vera prova di coraggio tra i bambini e i ragazzi della contrada. Chi fosse

riuscito a raggiungere il luogo misterioso e a dire le parole magiche “bella

ciserbola apriti!” avrebbe visto una ricca tavola imbandita di ogni genere di

alimento. Nessuno, a quanto pare, ha mai superato la prova, perché il luogo

poco illuminato e in pendenza spaventava molto i ragazzi, ma a noi lascia

una traccia per capire che questa gente non viveva nell’abbondanza, se il

premio era proprio “ogni ben di Dio”.

3. 2. La giassara La giassara è una sorta di profonda buca scavata nel terreno a sezione

circolare e si trova solitamente in zone ombreggiate e vicino alle pozze usate

per abbeverare il bestiame al pascolo. Poteva essere sormontata da una

cupola in pietra come quella che abbiamo fotografato, ma anche essere

molto più semplice. Serviva per conservare il ghiaccio, che poi veniva

venduto in pianura in cambio delle paglia. Ce n'era normalmente una per

contrada, sempre per quello spirito di condivisione e generosità di cui

abbiamo già fatto cenno.

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Il ghiaccio si formava naturalmente in inverno nelle pozze che in estate

servivano come abbeveratoio per gli animali al pascolo, mentre in inverno si

coprivano di uno spesso strato ghiacciato fino a mezzo metro.

Il ghiaccio veniva tagliato in lastre di forma quadrangolare che

dovevano essere il più possibili simili tra loro. I tagliatori del ghiaccio usavano

strumenti semplici. Con una specie di “rastrello” che aveva due punte

all'estremità tracciavano il perimetro della lastra che veniva poi inciso con

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Page 23: Le case della lessinia

asce, finché non si spezzava. La lunga lastra era poi suddivisa in tanti blocchi

più piccoli per renderne più facile il trasporto. Questi ultimi venivano trascinati

dagli uomini con l'aiuto di arpioni nella giassara della contrada. Lì, i blocchi

venivano alternati con strati di paglia e foglie perché non si attaccassero tra

loro. Si conservavano così tutto l'inverno e in estate venivano portati a valle

per essere venduti. Era una merce di scambio importante per acquistare tutto

ciò che non si poteva trovare o produrre in montagna, come per esempio le

canni palustri per la copertura del tetto o l’uva per fare il vino.

Imboccatura della giassara Interno della giassara

Proprio a proposito della produzione del vino, sempre il signor Angelo Tezza,

ci ha raccontato che le cassette di uva che venivano acquistate a valle erano

poi trasformate in vino con la partecipazione di tutti, in particolare dei bambini

e dei ragazzi che venivano chiamati a pigiare l’uva da cui usciva il mosto che

sarebbe diventato vino. Dagli acini spremuti, ma ovviamente non del tutto

perché la pressione esercitata dai piedi non poteva eguagliare quella delle

moderne presse, si otteneva la graspia, un vino leggero che veniva bevuto

nelle fredde sere invernali quando ci si trovava a fare filò nella stalla o nel

baito. C’era chi, tra gli anziani della contrada, sosteneva che aggiungendo

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agli acini d’uva l’acqua il giorno del venerdì santo si sarebbe ottenuto un

prodotto migliore.

3.3. I lavatoi Un’altra struttura di uso collettivo e importante per la vita collettiva era

la fontana-lavatoio, chiamato anche arbio che poteva essere all’ingresso della

contrada, come abbiamo visto in contrada Tecchie, ma anche all’esterno,

come quello che abbiamo fotografato che però assumeva più la funzione di

abbeveratoio per gli animali.

Al lavatoio le donne si ritrovavano per fare il bucato, in un altro

momento di condivisione.

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Altre strutture architettoniche erano in comune nella contrada, come per

esempio il forno per la cottura del pane, ma di queste nel nostro percorso non

abbiamo trovato testimonianza.

4. Testimonianza della vita in contrada L’architettura, come abbiamo visto, è funzionale all’attività dell’uomo e

osservandola attentamente, guardando la disposizione degli edifici,

ascoltando la voce dei testimoni che vi hanno vissuto e continuano a viverci,

si riscopre una comunità solidale, abituata a vivere in condizioni difficili e a

superare i limiti del territorio con mezzi semplici e soprattutto con il valore

della condivisione e collaborazione. Il signor Angelo Tezza ci ha aiutato

proprio a vedere quello a cui non siamo più abituati.

Abbiamo così scoperto che quando era il momento di tagliare l’erba in

estate per farne fieno per il lungo inverno, sulla cima della collina si stendeva

un lenzuolo bianco visibile da lontano, addirittura fino a S. Bortolo. Venivano

così in aiuto per il taglio e la raccolta gli uomini, i segàti e le donne, le

resteline. Un altro modo per chiedere aiuto a persone che abitavano in una

contrada vicina era il suono emesso con il corno della mucca conservato

appositamente.

La contrada vedeva poi nei suoi spazi comuni, ma anche nelle singole

abitazioni, altri momenti in cui tutta la comunità era impegnata a sostegno di

una famiglia. Questo accadeva per esempio in inverno quando arrivava il

momento di uccidere il maiale, fondamentale per l’alimentazione degli abitanti

della Lessinia. Il maiale di una famiglia veniva ucciso e lavorato con la

collaborazione di tutti e il fegato, la parte che doveva essere consumata

subito, veniva distribuita. Con la carne del maiale, si sa, si ottenevano vari

prodotti che bastavano tutto l’inverno!

La vita di tutti i giorni era scandita da ritmi ben precisi, determinati dal

lavoro nelle stalle e nei campi, così la sveglia suonava presto e anche i

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ragazzi aiutavano i genitori prima di andare a scuola. La mamma con il latte

appena munto preparava la colazione. Il signor Angelo ci ha raccontato che

per andare a scuola dalla contrada Tecchie dove abitava dove fare 4 km a

piedi. Si partiva da casa con la saccoccia, un sacco di tela cucito e non si

riempiva con le merende come oggi. Talvolta la mamma dava qualcosa ai

ragazzi da portare a scuola, ma il più delle volte non c’era nulla di merenda.

Ai piedi si indossavano le sgalmare, della calzature di legno con dei chiodini

(le broche) sulla suola perché non si consumassero: di certo non dovevano

essere comode.

Le abitazioni della Lessinia veronese

Testi realizzati dalle classi seconde della Scuola secondaria di primo grado di Tregnago nell’a.s. 2012-13

Page 27: Le case della lessinia

Bibliografia

AAVV, Architettura nei monti Lessini, ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona,

1982

CTG, Le contrade di Velo Veronese. Itinerari 3, ed. Tipolitografia Grafiche P2,

Verona, 1993

M. MILIANI, Appunti sull’architettura in Lessinia, contrada Roncari di

Campofontana, in Cimbri-Tzimbar, rivista del Curatorium Cimbricum

Veronense, Anno VII, n. 15, 1996.+

M. MILIANI, Case cimbre nel Veneto. Ipotesi, verifiche, risultati, in Cimbri-

Tzimbar, rivista del Curatorium Cimbricum Veronense, Anno IX, n. 17,

1997

M. MILIANI, Architettura rurale in Lessinia, in Cimbri-Tzimbar, rivista del

Curatorium Cimbricum Veronense, Anno XIII, n. 27, 2002

M. MILIANI, A. RIDOLFI (a cura di), La Lessinia e i cimbri, ed. Curatorium

Cimbricum Veronense, 2005

PAOLO RIGHETTI, L’architettura popolare nell’area dei cimbri, ed. Taucias

Gareida, Giazza-Verona, 1989

Le abitazioni della Lessinia veronese

Testi realizzati dalle classi seconde della Scuola secondaria di primo grado di Tregnago nell’a.s. 2012-13

Page 28: Le case della lessinia

Conclusioni Con questo nostro lavoro abbiamo voluto lasciare una testimonianza di

una ricerca fatta insieme a scuola che ha avuto come esito la realizzazione di

un album di disegni corredato da didascalie e fumetti e questo breve testo.

Non abbiamo la presunzione di aver aggiunto nulla di nuovo a tutti gli

studi che sono stati fatti sul territorio e da cui noi abbiamo preso spunto;

abbiamo semplicemente ricostruito con immagini e pensieri un percorso di

studio del nostro territorio, sperando che altri vorranno leggerlo e magari

integrarlo.

Ringraziamo tutti quelli che ci hanno aiutato: i volontari della sezione

CAI di Tregnago, che con il loro impegno e la loro passione ci hanno

accompagnato alla scoperta di questo straordinario territorio, il signor Angelo

Tezza che ci ha raccontato con passione la sua storia e quella degli abitanti

delle contrade di Velo Veronese nel secondo dopoguerra e le insegnanti che

ci hanno guidato in questa avventura di scoperta e conoscenza.

Le immagini utilizzate in questa presentazione, laddove non

diversamente indicato, sono state realizzate da noi o dai nostri insegnanti.

Tutto il lavoro viene rilasciato con licenza creative commons: .

Gli alunni delle classi 2^A-B-C della scuola secondaria di primo grado di

Tregnago “Ferrari Dalle Spade” nell’anno scolastico 2012-13 con le loro

insegnanti: Laita Michela, Miliani Elisa, Nebula Antonella, Picchi Raffaella,

Rancan Annamaria.

Le abitazioni della Lessinia veronese

Testi realizzati dalle classi seconde della Scuola secondaria di primo grado di Tregnago nell’a.s. 2012-13