lavoro e commercio nelle "storie" di erodoto

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LAVORO E COMMERCIO NELLE "STORIE" DI ERODOTO Author(s): Riccardo Danieli Source: Aevum, Anno 65, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1991), pp. 13-34 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20858594 . Accessed: 16/06/2014 08:19 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.34.79.54 on Mon, 16 Jun 2014 08:19:21 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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LAVORO E COMMERCIO NELLE "STORIE" DI ERODOTOAuthor(s): Riccardo DanieliSource: Aevum, Anno 65, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1991), pp. 13-34Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858594 .

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LAVORO E COMMERCIO NELLE STORIE DI ERODOTO

Nei panorama degli studi erodotei, dedicati soprattutto ad indagini filologiche, storiche od etnografiche, si e prestata scarsa attenzione alle considerazioni di natura economica presenti nelle Storie. Esse sono state utilizzate, e vero, come testimonian ze per delineare la storia economica della Grecia nei VI-V sec. a.C, ma due soli stu diosi se ne sono serviti per mettere in luce la percezione dei fatti economici che Ero doto manifesta nella sua opera l. Un tale disinteresse pud essere spiegato con Pepiso dicita con cui osservazioni di questo genere vengono formulate dallo storico, il che rende difficile restituire una sistemazione complessiva ad idee che Pautore ci presenta solo per cenni. D'altra parte non si vorra certo rimproverare il pater historiae se di

mostra maggior interesse per notizie politico-militari o etnogeografiche, invece che comporre un trattato di economia, un'esigenza che dopotutto maturd solo nei secolo successivo con Senofonte ed Aristotele. Ha poi nociuto la leggenda, dura a morire, di un Erodoto aneddotico, dal dettato vivace, ma superficiale e dispersivo. Eppure, ad una lettura attenta, proprio le digressioni diventano elementi essenziali del modo erodoteo di fare storia e consentono di cogliere i molteplici aspetti della realta. Essa e fatta di avvenimenti politici e militari, ma a questi si intrecciano storie individuali, condizioni geografiche e climatiche, usanze, imprese costruttive. Proprio nelle digres sioni, poi, troviamo molti dei passi che riguardano piu da vicino Pindagine che si vuol qui condurre. Non si tratta, naturalmente, di esposizioni organiche, ma esse

permettono comunque di ricostruire il punto di vista di Erodoto sui fenomeni econo mici che contraddistinsero il periodo di cui par la.

Questa ricerca si occupera in modo particolare delPatteggiamento erodoteo nei confronti del lavoro artigianale e servile e del commercio. I due aspetti riservano, ad un'analisi attenta, notevoli spunti d'interesse e tuttavia non devono essere dimentica te le importanti osservazioni d'argomento fiscale e monetario che tanto posto occu pano nelPinteresse erodoteo; basti pensare, per citare i passi piu famosi, alia descri zione delPorganizzazione tributaria persiana [III 89-97] e al capitolo sulPinvenzione della moneta da parte dei Lidi [I 94]. Nelle digressioni etnografiche possono essere rintracciate anche informazioni sulPagricoltura dei popoli evoluti che si affacciano sul Mediterraneo orientale e sulla struttura socioeconomica di alcune popolazioni no

madi, argomenti per cui Erodoto dipendeva in buona parte da scrittori anteriori, in

particolare dalla Periegesi di Ecateo. Perd anche quando le singole notizie sono con

ogni probability frutto della ricerca erodotea [cfr. IV 195-199], questi due temi, per la posizione in cui vengono collocati e per il modo in cui vengono svolti, risentono

1 M. Giacchero, L'intuizione dei fenomeni e del comportamenti economici nelle Storie di Erodoto, in Studi De Regibus, Genova 1969, pp. 91-134, e G. Nenci, Economie et socie'te chez Herodote, ?Actes du IX Congres International de l'Association Guillaume Bude?, I, Paris 1975, pp. 133-146. Entrambi, tutta via, per motivi diversi, non hanno pretese di completezza e del primo studio non mi sento di condividere l'immediato accostamento tra il passo antico e la legge moderna, procedimento che induce a piegare il testo verso direzioni ignote alPautore.

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14 R. DANIELI

in misura notevole dello schema espositivo che la letteratura etnografica precedente era giunta ad elaborare 2. Infatti le risorse ? la dynamis

? di una regione appaiono allo storico inscindibilmente legate ai modi di vita ? la diaita ? dei popoli che le abitano; una dottrina, questa del legame tra uomo ed ambiente, assai cara alia Gre cita d'Asia Minore.

IL LAVORO ARTIGIANALE

Se la visione che caratterizza Petnografia erodotea anche nella sfera socioecono mica e condizionata dal quadro che la tradizione aveva creato, piu originale si pre senta il modo con cui lo storico affronta i temi del lavoro umano nei suoi vari

aspetti, a cominciare dalla valutazione che di esso veniva data in Grecia. E nelle Sto

rie, infatti, cihe compare il passo piu famoso scritto da un Greco a proposito del va lore che Pantichita attribuiva al lavoro manuale:

et fxev vuv xat touto Trap' AtyuTmtov (xefxaGrjxaat 01 "EXXr]v?<;, oux e'xco axpexetos xptvai, opcov xoct 0prjtxas xai 2xo0a{ xai Uipoac, xai AuS ovc, xai axeSov Tiavxas xouc (JapPapous arco Tt[xoT?pous tcov aXXtov rjyT)[X?vou^ TcoAtriTecov tou$ toc<; tiyyoL^ fxavGavovra^ xat tou$ exy6vou<; toutcov, toui; hi OOTaXXaypievous xcav x?tpcova?t?cov yevvatoui; vopttCofxevou*; elvat, xat [xaXiaia xou^ i<; xov 7r6Xe(jLov avetptevoui;. (x?[xa0Tjxaai 8' cov touto 7ravT?i; ot e,EXXr)v?; xai (jtaXiaxa Aa

x?8at(jLovtot, 7jxtaxa hi KoptvGiot ovovcai toix; x?tP?^Xva? (H? 167).

Trovare passi di altri autori greci che suffraghino la notizia erodotea sul di sprezzo per Partigianato e esercizio interessante e peraltro praticato abbastanza fre

quentemente negli studi sulPeconomia antica 3. Ma mentre le altre testimonianze si limitano a presentare la situazione qual era in Grecia, nella sua aspirazione verso una ?storia ad ampio respiro? Erodoto si preoccupa di cogliere le relazioni esistenti fra popoli diversi grazie a prestiti reciproci. I Greci non sono un popolo chiuso, nel Peccellenza della propria civilta, ad un qualsiasi contatto con Pesterno; al contrario se ne puo comprendere Pessenza solo inserendolo in una rete di rapporti con le altre

regioni del Mediterraneo. E qui i Greci sono messi a confronto non solo con popoli civili come Egizi, Lidi e Persiani, ma persino con la Scizia e la Tracia, regioni deci samente meno evolute.

Anche in altri passi Erodoto afferma che Partigianato non era considerato atti vita nobile. Per PEgitto ricorda ancora che ai ?guerrieri? era proibita qualsiasi atti vita ?banausica? [II 165-166]. Anche in Lidia, dove pure commercianti, artigiani e

cortigiane godono di un tale status sociale da poter erigere il sepolcro di Aliatte [I 93], Atys ricorda al padre Creso che solo guerra e caccia sono attivita onorevoli [I

2 Le sezioni etnografiche delle Storie sono state oggetto di numerose indagini. La natura particolare delPetnografia erodotea, che nella categoria dei nomoi include gli aspetti sociali, religiosi, economici, lin

guistici, di costume, costringe gli studiosi ad affrontare tutte queste notizie complessivamente, soprattutto per i popoli piu arretrati: cfr. ad es. F. Mora, Religione e religioni nelle Storie di Erodoto, Milano 1986 e, d'impostazione strutturalista, M. Rosellini - S. Said, Usages de femmes et autres nomoi chez le ?sauva

ges? d'Herodote: essai de lecture structurale, ASNP, s. Ill, VIII (1978), pp. 949-1005. 3 Fra gli altri vd. Xen., Oec. IV 2-3 e Arist., Pol. Ill 5 1278a. Questi passi sono cari alle interpre

tazioni ?primitiviste?: vd. J. Hasebroek, Staat und Handel im alten Griechenland, Tubingen 1928, ora in // pensiero imperialistico nelVantichitd, Milano 1984, pp. 98 ss.; per altre analisi moderne cfr. C. Mosse, La fin de la democratic athenienne, Paris 1962, pp. 162-166 e Ch. G. Starr, The Economic and Social Growth of Early Greece: 800-500 B.C., New York 1977, pp. 92-94. Sulla valutazione del lavoro in Grecia si veda ora Ch. Meier, Arbeit, Politik, Identitat, in Der Mensch und seine Arbeit, hrsg. von V. Schubert, St. Ottilien 1986, pp. 47-109, attento soprattutto agli aspetti politico-istituzionali.

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LAVORO E COMMERCiO NELLE ?STORIE? DI ERODOTO 15

37]. La guerra e la rapina godono della stima anche dei Traci [V 6] e dei Sauromati [IV 112]. La paideia persiana, infine, prevede tre sole ?materie?: ?cavalcare, tirar d'arco e dire la verita [I 136] 4. E anche vero che Dario apprezza in una donna dei Peoni la laboriosita, che i fratelli avevano saputo mettere in buona luce con astuzia, a tal punto da far sorgere nelPanimo del Re il desiderio che quel popolo venisse tra sferito dalPEuropa in Asia [V 12-15]; ma Poperosita domestica poteva essere onora ta anche da chi disprezzava il lavoro artigianale [cfr. Xen., Oec. VII 17-34].

Una considerazione piu importante pud essere tratta da II 167: Erodoto e ben

consapevole che Pavversione per il lavoro non e atteggiamento accettato universal mente, perlomeno in Grecia ed anche in Egitto. NelPEllade, infatti, egli osserva due

posizioni estreme: da una parte gli Spartani presso i quali il disprezzo verso gli arti

giani e massimo; all'altro estremo i Corinzi che li disprezzano meno di tutti [II 167]. Si rilevi anche che, per dar maggior vigore alia propria affermazione, Erodoto sce

glie, a rappresentare i poli opposti, due popoli appartenenti alia medesima area cul

turale, la bellicosa terra dei Dori; Pesempio non avrebbe avuto altrettanta forza se fosse stata presa come secondo termine una citta ionica, poiche era luogo comune la dedizione degli Ioni al commercio e alPartigianato.

?Un'etica attivistica ed antipauperistica? 5 si intravede anche nelle parole che

Demarato rivolge a Serse durante la spedizione del 480 per spiegare il carattere dei Greci forgiato dalla poverta nel raggiungimento delPapeTrj [VII 102]. In questo di scorso non si evidenzia soltanto la poverta di risorse della terra greca; anzi si affer

ma che il progresso, il passaggio dalla tisviy] alPapexri, e stato reso possibile in Gre cia grazie alPimpegno di una comunita di uomini retta dalla aocpir] e dal v6[io<; ta^u

Anche se Erodoto ne prende in considerazione solo le conseguenze militari, e di nuovo Pimpegno degli uomini a far progredire

? rju^evTo

? Atene dopo la cacciata dei Pisistratidi [V 78] 7, grazie anche alPiar]yoptY] che sanci nella polis democratica la sovranita del nomos ed il rifiuto di qualsiasi tirannide. Ma il ?lavorare per se stessi? e non ?per altri? non pud non favorire anche la prosperity economica, come ben sa Ari stotele quando critica Putopia platonica del comunismo dei beni [Pol. II 3 1261b].

Ad un'etica ?attivistica? va ricondotto anche il nomos arghias ? la legge con

tro Poziosita ? che Erodoto sostiene essere stato introdotto dapprima da Amasi in

Egitto e poi, sulPesempio di questi, da Solone ad Atene, dove era ancora in vigore essendo una legge perfetta. Essa prescriveva che chi non dimostrava al nomarco di vivere con mezzi onesti fosse punito con la morte [II 177] 8. Con ogni probability la

4 Queste erano d'altra parte le virtu del xocX6<; xayaGo? anche secondo Senofonte, grande ammirato

re della Persia; cfr. Xen., Oec. V 5 e le due operette De re equestri e Cynegeticus. 5 Cosi la definisce D. Musti, L'economia in Grecia, Bari 1981, 108 n. 6 Si ricordi che ao<pirj in Erodoto ha per lo piu il valore di intelligenza pratica che consente di risol

vere i problemi posti dalle circostanze: H.R. Immerwahr, Form and Thought in Herodotus, Cleveland

1966, p. 320; sul carattere ?sociale? e non morale deirdpexTj vd. anche A. Dihle, Herodot und die Sophi stik, ?Philologus?, CVI (1962), pp. 209-210; per un'analoga interpretazione cfr. Giacchero, L'intuizione, p. 130.

7 Per un concetto analogo cfr. De aeribus, aquis, locis XXIII. Anche nel piu insigne testimone delle teorie climatiche, dunque, Papplicazione di quelle dottrine non avviene in fin dei conti in modo automati co, ma lascia un certo spazio anche all'azione dell'ambiente sociale sull'uomo.

8 Si tralasciano le contraddizioni cronologiche del testo che pone le apodemiai soloniane dopo che Amasi divenne re; cfr. L. Piccirilli nel commento a Plutarco, Vita di Solone, Milano 19862, pp. 117-119 e pp. 263-265. Una norma simile, comunque, vigeva effettivamente in Egitto ben prima di Amasi, mentre ad Atene il merito di averla introdotta fu attribuito ora a Solone, ora a Dracone, ora a Pisistrato; cfr. ibid., pp. 239-240 dove si propende per la sua inclusione tra i phoinikoi nomoi di Dracone, senza natural

mente alcun influsso dalPEgitto.

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legge aveva in Egitto lo scopo di obbligare i sudditi a dichiarare i propri redditi per Timposizione fiscale, ad Atene quello di render possibile la suddivisione in classi se condo il censo; ma essa intendeva anche perseguire, con una pena severissima, quegli individui che per la loro inerzia costituivano un peso per la societa 9. E ovvio che il nomos arghias si applicasse soltanto a chi era sprovvisto di mezzi, sicche fra gli oziosi non venivano compresi i ricchi che, nelle schole, si dedicavano agli affari cit tadini, una condizione che rappresento sempre un ideale per i Greci. Con i concetti di ?vivere onestamente? e di ?legge perfetta?, pero, Erodoto sottolinea gli intendi menti morali di questa legge, che presuppone appunto un preciso giudizio assiologi co, non tanto da parte dello storico, quanto da parte delle societa in cui quella legge veniva applicata. Riappare percio la commistione fra economia ed etica che era pro fonda nelPantichita, come del resto in tutte le comunita in cui esistano dei valori forti il cui rispetto e condizione essenziale per sentirsi parte integrante di quel grup po sociale. L'economia e Petica non appartengono a due sfere distinte, ma qualsiasi decisione, e quindi anche quelle di carattere economico, non pud prescindere da una valutazione d'ordine morale, pena la riprovazione da parte della comunita.

Non e un caso che il nomos arghias, parziale rivalutazione del lavoro, venga ascritto da Erodoto alPazione legislativa di Amasi, nonostante fosse in vigore gia da

lungo tempo. Potrebbe trattarsi naturalmente di un fraintendimento dovuto alia bre vita delPesposizione, poiche e vero che la dinastia di Amasi riprese un nomos ar

ghias precedente. Ma cio e stato certamente favorito dalla figura di Amasi quale ad Erodoto era stata presentata da una parte della tradizione egizia. Un filone ostile, infatti, attribuiva a quel sovrano azioni e frasi biasimevoli, rimproverandogli persino un'origine plebea [II 172]. Per Erodoto dunque Amasi era un homo novus, libero

dagli ideali aristocratici in materia di religione o di etichetta [II 172-174]. Diventava

percio spontaneo collegare a lui anche Pintroduzione del nomos arghias che attribui sce al lavoro una dignita nuova. Si noti poi che Pemanazione della legge coincide col

periodo di maggiore prosperita delPEgitto [II 177]: il Nilo con i suoi benefici ed il faraone con le sue leggi ?perfette? cooperano per il bene del paese. E si osservi an cora un'idea caratteristica del modo antico di intendere Peconomia: Peta felice, sotto il regno di Amasi, e il risultato delParmonia tra la prosperita materiale assicurata dal Nilo e Pordine morale elevato a norma inderogabile, poiche del nomos arghias Erodoto considera solo gli effetti morali. Dopo una tale legge in Egitto v'era posto solo per chi viveva onestamente, agli altri era riservata la morte.

II nomos arghias, che della legislazione soloniana e la sola norma citata nelle

Storie, si accorda col pensiero che Solone espone nel dialogo con Creso. In quel pas so, difendendo gli ideali greci di onore contro Yabrosyne lidia, egli fa proprio il di stacco dai beni materiali che ha sempre contraddistinto la figura del saggio nella

mentalita greca. In Solone pero il rifiuto delle ricchezze non si fa norma assoluta, perche Pideale e il ?possedere in giusta misura di che vivere? [I 32,5], il che induce taluno a parlare di etica ?borghese? Si tratta del principio della moderazione ap plicato anche alle attivita economiche, un ne quid nimis che non permette di aspirare a grandi ricchezze, ma neppure consente Pinattivita. E cosi, anche nel caso esso sia stato solo rinnovato da Solone, il nomos arghias pud essere riportato nel quadro

9 Ibid., pp. 239-240. 10 Per questo ideale ?borghese? della felicita vd. D. Asheri (a c. di), Erodoto, Le Storie, I, Milano

1988, pp. 281-283 e S. Mazzarino, II pensiero storico classico, I, Bari 1965, pp. 132-133 che vi riscontra, come gia Aristotele [Eth. Nic. X 9 1979a], un accento polemico nei confronti deU'oX(3o? intellettualistico di

Anassagora.

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delle norme che la tradizione ateniese interpreto concordemente quali misure pro mosse dal legislatore per favorire lo sviluppo agricolo ed artigianale della citta 11.

Se nelle Stone Erodoto si fa testimone della tendenza a svalutare il ruolo sociale del lavoro, non e per nulla scontato che la condivida 12. Lo rivela innanzitutto il po sto che egli riserva alia descrizione delle opere delPuomo, ma soprattutto Pinteresse con cui non di rado parla delle tecniche di lavoro, una propensione che sembra esse re genuinamente erodotea poiche per cor re tutta P opera. Egli viene cosi ad esporre

metodi di coltivazione e di allevamento [I 193; II 14; IV 2; 194; VII 31], di caccia e di estrazione dell'oro [IV 22; 95], ma anche tecniche artigianali: la saldatura del fer ro [I 25], Pimbalsamazione egizia [II 86-89], la tecnica costruttiva delle piramidi [II 125] sollecitano tutte la sua attenzione 13. La tecnologia persiana, ammirata da Ero doto, trovava applicazione soprattutto in campo militare: ponti di bar che su stretti e

fiumi, sia pure con Paiuto di architetti greci o fenici [IV 87; 97; VII 25; 36]; gallerie sotterranee sotto le mura delle citta assediate [IV 200; V 115]; tagli di istmi come al PAthos [VII 22-24] o fra il Mediterraneo ed il Mar Rosso [II 158]. Infine trovano

posto anche le tecniche di navigazione, soprattutto fluviale, e di carpenteria navale in uso presso Egizi e Babilonesi [I 194; II 29; 96].

LA ?TECHNE? IN ERODOTO

Coerentemente col suo metodo storico della ricerca delle cause e col particolare interesse per le technai, Erodoto spesso tenta di risalire al primo, ?tra quelli che co

nosciamo?, cui si possa attribuire una determinata tecnica in base a prove storica mente fondate. Come spiega la Burford, the ?first discoverers are not to be dismis sed as merely rhetorical figures, or creatures of folklore. They represent a certain appreciation of technological development ... a result of real admiration for craft

smanship? 14. II primus inventor, persona o popolo che sia, marca le tappe del pro gresso tecnologico che Pumanita ha compiuto nel suo cammino 15; egli e la traduzio ne in termini pienamente storici degli ?eroi civilizzatori? che nel mito portarono agli uomini la civilta. La visione erodotea del mondo e quella di un'umanita legata da reciproci scambi, sicche ogni scoperta giunge prima o poi anche agli altri popoli 16; per questo non puo aver senso per lui cercare un alter inventor. E questo progresso e conquista interamente umana, in cui gli dei, significativamente, non intervengo no 17.

Abbiamo dunque i nomi di Glauco di Chio, il primo a saldare il ferro [I 25],

11 Per queste norme vd. Plut., Sol. XXII et XXIV e il commento di Piccirilli, cit., pp. 238-241 e 249-254.

12 Anche uno studioso cauto come Meier, Arbeit, p. 83, distingue la posizione di Erodoto da quelle di Senofonte, Platone ed Aristotele.

13 Per l'imbalsamazione, descritta con una certa accuratezza, anche se con una rigidita un po' sche matica vd. A.B. Lloyd (a c. di), Erodoto, Le Storie, II, Milano 1989, pp. 307-311; per le piramidi ibid., p. 345; non e qui rilevante che la tecnica descritta sia quella contemporanea ad Erodoto e non quella effet tiamente adottata nella costruzione.

14 A. Burford, Craftsmen in Greek und Roman Society, Ithaca 1972, p. 191. 15 Nenci, Economic p. 141; cfr. A. Kleingunther, TlQdjxoc, evgetrjQ, Leipzig 1933, pp. 46-65.

?Philologus?, suppl. 26. 16 E la categoria del ?diffusionismo culturale?, uno dei caposaldi delPetnografia erodotea fondata

sul principio del post hoc ergo propter hoc; vd. Mora, Religione, pp. 225-239. 17 II progresso e comunque per i Greci un incremento di capacita tecniche piu che un'ideologia in

grado di interpretare la storia: vd. Ch. Meier, La nascita della categoria del politico in Grecia, Bologna 1988 (ed. or. Frankfurt am Main 1980), pp. 445-507.

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dei Lidi per Pinvenzione dei giochi [I 94], dei Cari per innovazioni nelParmatura [I 171]. Piu spesso Erodoto ricorda i nomi degli artefici che compirono opere insigni nelPantichita, unendo in tal modo Pinteresse per la techne ? e per i fatti individuali ? con Pammirazione per le loro opere. Vengono dunque nominati Glauco di Chio dedito alia metallurgia [I 25] ed alcuni artisti legati a Samo, Pasilo delPesule Erodo to: Mandrocle di Samo costruttore di un ponte di barche sul Bosforo [IV 87], gli ar chitetti Eupalino di Megara e Roico di Samo [III 60], ma soprattutto Porafo Teodo ro di Samo. Egli fu Pautore del fatidico anello di Policrate [III 41] e di lavori per la dinastia lidia: due enormi crateri offerti a Delfi da Creso [I 51] e, secondo Fozio

[Bibl. 612 ss.], il platano e la vite d'oro che Pizio dond a Serse [VII 27]. A Mandro cle, ad Eupalino, a Roico e ad altri personaggi non nominati, infine, viene attribuita la qualifica di ocpxiTexTcov

? da intendersi come ?capocantiere? ?

[II 175; III 60; IV 87; VII 36; cfr. anche VII 22].

Si pud anche osservare che oltre agli aspetti tecnici Erodoto non tralascia di

porre in rilievo il ruolo sociale che alcuni artisti-artigiani 18 si sono conquistati grazie

alia propria intelligenza e al lavoro delle proprie mani. Quando ne riferisce il nome, ne consegna in tal modo la memoria al futuro e cosi anche essi entrano a far parte di quegli avvenimenti che lo storico deve curare coc; fxrj axXeoc yevrjTat. La gloria per se e per la propria citta, un tema caro alia sensibilita aristocratica, pud essere otte nuta non solo col valore in battaglia o nelle competizioni, ma anche con Paiuto del la propria perizia. Un'esaltazione della techne e della gloria che essa assicura e, in fin dei conti, Piscrizione in cui Mandrocle celebra il ponte sul Bosforo e che e una delle poche citate per esteso [IV 88].

Techne fu una delle parole-chiave del pensiero e delPeducazione sofistica, una sorta di manifesto programmatico. Per questo il Dihle 19 ritiene che Pinteresse erodo teo per la tecnica debba essere ricondotto alPinflusso di quel movimento filosofico. Che Erodoto fosse a conoscenza ed abbia anche utilizzato argomenti e metodi della sofistica e certo; il Dibattito costituzionale nel III libro ne e la prova piu significati va 20. Ma la cultura di fondo di Erodoto non e quella di un sofista e non pud essere attribuito solo alia sofistica un interesse di portata generale, cosi legato alia sua per sonale visione del mondo e al suo modo di fare storia. ?I Sofisti non chiamarono scienza, ma techne la loro arte e teoria delPeducazione... II sofista qualifica la sua

professione "techne politica", poiche insegna P arete politica? 21. Le parole dello

Jaeger evidenziano quale fosse il tipo particolare di techne sofistica, una parola vec chia applicata ad un ambito del tutto nuovo. Techne, che prima designava solamen te le attivita della materia, venne adottata dai sofisti per definire le attivita dello spi rito, sottolineando in questo modo che anche Varete, al pari delle tecniche artigiana li, poteva essere insegnata ed appresa. Technai sono dunque Parte retorica, Parte di educare Panima, Parte politica

? in cui va compresa anche Purbanistica di Ippoda mo di Mileto che e un'esposizione di principi di filosofia politica ancor prima che un insieme di precetti sulPorganizzazione del tessuto urbano ?. Ippia di Elide, che vantava anche la propria abilita pratica [Plat., Hipp. Min. 368b] come condizione

18 II limite fra artista ed artigiano non era netto nell'antichita poiche il lavoro di entrambi veniva

giudicato in base alia perizia tecnica: Burford, Craftsmen, pp. 198-207. Era invece piu netta la distinzione fra produttori di beni di largo consumo e quelli di beni di lusso; per 1'orgoglio professionale di alcuni arti

giani vd. ibid., pp. 11-12. 19 Herodot und, pp. 215-216. 20 Per una parodia delle antilogie sofistiche vedi anche il dialogo fra Temistocle e gli Andri su ?Per

suasione? e ?Necessita? [VIII 111]. 2> W. Jaeger, Paideia, I, Firenze 1953 (ed. or. Berlin 1934), p. 514.

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LAVORO E COMMERCIO NELLE ?STORIE? DI ERODOTO 19

per l'autarchia del saggio, fu un'eccezione nel panorama sofistico e d'altra parte fu

posteriore ad Erodoto. Nelle Storie, techne si riferisce sempre ai metodi di produzione artigianale, non

ad attivita dello spirito, e in questo sta la differenza con la techne sofistica. Scrive ancora lo Jaeger: ?La tecnicizzazione delPeducazione ?

quella promossa dai sofisti ? non sembra che un caso particolare della tendenza generale delPepoca a risolvere la vita intera in un insieme di specialita opportunamente costruite e teoricamente fondate, che procurano un sapere concreto trasmissibile. Troviamo specialisti e trat tati speciali per le scienze matematiche, per la medicina, la ginnastica, la teoria della

musica, Parte scenica, ecc. Persino gli artisti come Policleto incominciano a scrivere trattati? 22. Piu che invocare una diretta derivazione dalle dottrine sofistiche, sara al lora il caso di chiamare in causa un'attitudine propria della cultura greca fin dai

tempi di Esiodo e forse accentuata dalla provenienza micrasiatica dello storico. Le acquisizioni tecnologiche, fattori dello sviluppo, destano Pinteresse ed il fa

vore di Erodoto che da del progresso una valutazione tutto sommato positiva in

quanto ampliamento delle capacita umane 23. Lo storico, per6, sapeva anche di una diffusa tendenza ad interpretare le innovazioni come un regresso delPumanita da una felice condizione originaria, quelPeta delPoro il cui mito Esiodo attinse dalla

mitologia orientale, ma in cui Erodoto non credeva 24. Si pud riconoscere una trac cia della diffidenza verso il progresso nelPepisodio in cui lo spartano Lica, che cre deva nelPeta delPoro 25, afferma che il ferro fu scoperto ?per la rovina delPuomo?

[I 68,4] 26. Questa considerazione si confaceva alia mentalita spartana; mentre infatti Corinto ed Atene favorivano il lavoro con norme e con la stima sociale, Sparta fu tra le citta della Grecia, forse la piu indifferente ai problemi delPartigianato ed an che la piu restia ad elaborare un'etica del lavoro almeno a partire dai VI-V secolo 27.

NelPanalisi delle attivita artigianali e del lavoro in genere non si possono trascu rare le condizioni sociali ed istituzionali che ne consentono Peffettivo esercizio. Tali condizioni non sono solo frutto di leggi particolari, come il nomos arghias, che inco

raggino Pintraprendenza dei singoli, ma dipendono anche dalla situazione politica degli stati. Infatti solo Yeunomia assicura la pace ad uno stato e la prosperity a chi vi lavora. Erodoto non lo ignorava, anche se questa consapevolezza e frutto piu del

Pinteresse per la genesi delle istituzioni politiche che di quello verso la vita economi ca degli stati. L'interdipendenza tra eunomia e prosperity viene sottolineata nelPas semblea dei Medi convocata per porre fine nello stesso tempo alPanarchia e alia vio lazione dei diritti di proprieta; con un re i Medi sarebbero stati ben governati e liberi di dedicarsi alle proprie attivita ? r\ x^P7! ?uvo(Jnqaexai xal auxot npbq i'pya xpecj>6 {jteOa [I 97] ?. Cosi Deioce divenne il primo sovrano dei Medi e il fondatore del /co smos medo [I 99]. II racconto erodoteo sulla nascita del regno medo non e da consi

22 Ibid., pp. 514-515. 23 II progresso era segno dell'evoluzione storica, un'idea che accomuna gli storici antichi e li con

trappone al concetto del tempo che alcuni sistemi filosofici avevano elaborato: vd. A. Momigliano, Time in ancient Historiography, ?History and Theory?, VI (1966) = La storiografia greca, Torino 1982, p. 87.

24 Nelle Storie le eta piu antiche sono contraddistinte dalla poverta [VI 137; VIII 137]. Per l'oscilla zione della cultura greca tra rifiuto ed accettazione del progresso tecnologico vd. Mazzarino, // pensiero, I, pp. 15 e 311-314. Anche Meier, La nascita, pp. 469 ss. fa coincidere la valutazione positiva del progres so con la rinuncia al mito di un'originaria eta felice.

25 La statura gigantesca di Oreste, le cui ossa Lica cercava, indica che l'eroe era vissuto in quel periodo.

26 Sentenza famosa nelPantichita. La riprese Callimaco nella Chioma di Berenice [frg. 110 Pfeiffer

48-50], poi tradotta da Catullo [c. 66,48-50]; cfr. anche Tibullo I 10. 27 Musti, L'economia, pp. 53-54.

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20 R. DANIELI

derare resoconto propriamente storico, ma un'interpretatio Graeca di avvenimenti non greci e riassume in forma quasi paradigmatica la teoria con cui Erodoto spiega va le diverse fasi della formazione dello stato e della sua evoluzione: il passaggio dalPanarchia al governo monarchico, il sinecismo sotto la guida di un sovrano ener

gico. Anche il legame che qui viene istituito tra eunomia e condizioni favorevoli per il lavoro deve avere percio validita generale. Lo stesso tema ritorna poi nelPelogio della democrazia ateniese: Yisegoria

? forma ateniese delYeunomia ? rende potente Atene e stimola Pindustriosita dei suoi abitanti, finalmente liberati dalla tirannide [V 78].

Del lavoro umano Erodoto ricorda anche i prodotti degni di maggior nota, so

prattutto i monumenti e le opere grandiose che contraddistinguono le civilta evolute e rappresentano un motivo di ammirazione per il visitatore. Ma il lavoro pud anche assicurare una certa posizione sociale, come si e visto per Mandrocle di Samo [IV 88] e come accadde anche agli artigiani lidi [I 93], al medico Democede di Crotone

[III 129-137] e alPindovino Egesistrato [IX 83]. Grazie alia propria professione que sti demiurgoi hanno acquisito nelle rispettive citta una posizione di prestigio, ma es sa dipende in misura notevole anche dalle grandi ricchezze loro donate da sovrani orientali. Nella percezione erodotea Pabilita professionale procura la benevolenza del re e i suoi larghi donativi, grazie ai quali questi artefici si assicurano un ruolo emi nente nelle citta d'origine. Mentre al primus inventor la fama proviene dalla propria invenzione, per questi demiurgoi essa e piu o meno legata alia protezione di qualche potente: Mandrocle e Democede a Dario, Egesistrato a Mardonio, gli artigiani lidi alia munificenza di Aliatte. E vero che Democede gia in Grecia ottenne onorari assai elevati ? un talento Panno ad Egina, cento mine ad Atene, due talenti a Samo, in

competizione fra loro per ottenere i servigi di un medico capace ?; ma fama e ric chezza gli vennero dalla familiarita e dalla larghezza che gli dimostrarono Dario ed Atossa. Inoltre solo sposando la figlia di un concittadino eminente egli consolido il

proprio status sociale [III 137] e della sua attivita di medico Erodoto non parla piu 28.

Mi sembra ormai dimostrato che Erodoto non nutrisse pregiudizi ideologici nei confronti del lavoro; anzi, mettendo in risalto la techne quale fattore di progresso, ne apprezzava i risultati e la capacita di sottomettere la natura alle esigenze umane.

Egli era anche in grado di constatare che per lo meno alcune categorie di demiurgoi potevano raggiungere posizioni di eccellenza in seno alle proprie citta; pero non e in

grado di cogliere in pieno la funzione economica delPartigianato ed il suo peso nella vita delle citta greche o degli stati orientali, o almeno una tale comprensione non trova posto nelle Storie. Un tale limite e diretta conseguenza del tipo di artigianato che Erodoto tiene presente nella composizione della sua opera. Egli trascura quasi completamente le attivita artigianali piu umili e diffuse, cui dedica solo cenni di scarsa importanza, non perche le disprezzi intenzionalmente ma perche esse non gli offrivano quelle personality di spicco di cui era curioso 19. Egli preferisce piuttosto concentrare la propria attenzione su professioni piu elitarie: orafi, medici, architetti,

28 L'arte medica gode di un particolare favore presso Erodoto, soprattutto perche fonte di importan ti principi, come il determinismo geografico, per comprendere il mondo. Oltre ai passi sulle teorie mediche, si vedano anche quelli sulla professione medica: III 131 (Grecia); I 197 (Babilonia); II 84 (Egitto); III 1 e 129 (Persia).

29 Costituiscono un'eccezione solo apparente al disinteresse per i lavori piu umili le numerose men zioni dell'attivita estrattiva, in realta da collegare al tema etnografico delle risorse di una regione. I passi sono i seguenti: IV 53, VII 30 (sale); II 8, 124, 155, 175 (pietra); I 93, III 57, 96, IV 195, V 17, 23, 101, VI 46-47, VII 112, IX 75 (oro e argento).

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LAVORO E COMMERCIO NELLE ?STORIE? Dl ERODOTO 21

ingegneri. Per esse il rapporto fra chi presta la propria opera e chi di essa utilizza i frutti e in qualche misura diverso dal semplice legame che corre fra produttore ed

acquirente ed assomiglia piuttosto a quello fra committente ed artista. Cid che Parti sta ? in senso lato ? produce, infatti, non e soltanto un bene economico, ma un bene destinato a conferire prestigio a chi lo possiede o a chi lo ha commissionato. L'utilita economica viene percid sopravanzata dal desiderio di ostentazione e la ri

compensa per Partista non pud essere considerata alia stregua di un pagamento di

prestazioni, ma va inclusa fra gli atti di munificenza del mecenate. La scelta di Ero doto di occuparsi soltanto delle technai piu ?nobili? condiziona fortemente la visio ne che egli sa dare del lavoro. II lavoro manuale e il modo con cui la gente umile si

guadagna il pane; cosi e per i tessitori [II 35] e i pescatori egizi [II 95], per il fabbro di Tegea [I 68] o per i pescatori cretesi [IV 151]. Ma esso non da ricchezza. Nelle

professioni piu ?nobili? il lavoro assicura la fama, il prestigio sociale e la benevolen za dei potenti, ma la ricchezza dipende sempre dalla liberalita dei protettori e pud essere assimilata ad analoghi gesti nei confronti di poeti o di favoriti. Del resto e no to quale parte avesse il dono nella sensibilita aristocratica 30, ma un'analisi della fun zione economica del lavoro richiederebbe che si evidenziasse il lavoro come produt tore di beni economici o di servizi, valutabili secondo parametri accettati dalla co

munita sociale ? qualsiasi tipo di ?moneta? ?, non come modo per ottenere doni dai sovrani. Un tale limite, d'altronde, e segno non di ottusita da parte di Erodoto, ma di un tipo di societa in cui solo da poco alcuni mestieri si erano vista riconosciu ta una cert a dignita.

IL LAVORO SERVILE

Se Erodoto trascura i mestieri umili, non molto maggiore e Pattenzione verso il lavoro servile 31, forse anche perche nella realta economica della Grecia arcaica e

classica, con la parziale eccezione di Atene e di Sparta, il ?modo di produzione schiavistico? ebbe un peso minore di quello che ebbe in epoche successive o nel

mondo romano 32. Degli schiavi greci, dei veri schiavi perche dpyupojvriToi [cfr. IV 72], Erodoto non parla molto. Sa, per averlo probabilmente appreso da Ecateo, che vi fu un tempb in cui i Greci non avevano schiavi [VI 137; VIII 137] ed il progresso rispetto alia poverta delPeta arcaica e segnato dalParricchimento e dalla comparsa degli schiavi. L'evoluzione dei rapporti sociali che portd airintroduzione della schia vitu non era nozione sconosciuta ai Greci, i quali distinguevano nettamente le anti chissime forme di servitu della gleba, come gli Iloti a Sparta, dalla schiavitu vera e

propria, introdotta nelPEllade dagli abitanti di Chio, come testimonia Teopompo [F 122 Jac. ap. Athen. VI 265b]. Di questi schiavi comprati Erodoto non specifica qua si mai la funzione, anche se lascia intendere che essi erano merce di lusso, non im

piegata direttamente come forza produttiva, ma destinata per lo piu al servizio do mestico [cfr. Ill 125; IV 95] 33. Un'altra forma di schiavitu, conseguenza di una cat

30 Di questa ?cultura aristocratica del dono? numerosi sono gli esempi anche nelle Storie. Anche

un'opera a tutta prima legata a finalita economiche, come l'appalto affidato agli Alcmeonidi per la riedifi cazione del tempio di Delfi, viene presentata da Erodoto come un gesto di mecenatismo, poiche essi non si curano affatto di trarne profitto [V 63].

31 Tale e anche la constatazione di Nenci, Economie, p. 141. 32 II piu deciso a negare che sia stato determinante l'apporto della manodopera schiavile nello svilup

po dell'artigianato greco e Starr, The Economic and Social Growth, pp. 90-92. 33 Nei due casi in cui di essi viene specificata l'origine e detto che sono della Tracia [II 135; IV 95],

dov'erano gli stessi genitori a vendere i propri figli [V 6].

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tura in battaglia, di solito era temporanea perche dopo qualche tempo tali schiavi venivano riscattati [V 77; VI 79]. Talora questi prigionieri venivano impiegati come

manodopera in opere pubbliche [III 39], ma e un tratto, questo, che nelle Stone sembra caratterizzare piu le monarchic dei barbari che i Greci. Del bottino di Zancle

spetto ad Ippocrate di Gela tcocvtcov tg>v iiz'nzk&v xoct avSpaTuoScav toc rjpuaea ... t&v ev t7) 7u6Xi, toc 8' ?Tct Tcov aypoov tuocvtoc [VI 23,5] 34. L'espressione dimostra che il

rapporto di proprieta verso le cose e verso gli schiavi e il medesimo, ma essa e anche Tunica volta in cui le Stone ricordano la presenza di schiavi rurali e il loro impiego in attivita produttive, a differenza di quelli cittadini che potevano essere semplice

mente schiavi domestici. Un certo interesse viene prestato alle rivolte servili, mai intese pero come ?lotta

di classe? 35. Per i ribelli> infatti, siamo di fronte ad una tipologia diversa di servag gio: non schiavi apyupcovrjToi, ma servi della gleba. Di questo tipo dovevano essere i servi ? secondo il racconto scitico figli di donne scitiche e di schiavi ? che insorse ro contro i propri padroni [IV 3], dal momento che in Scizia non esistevano schiavi

comprati [IV 72]. Le altre due ribellioni servili citate nelle Storie interessano il mon do greco. Ad Argo dopo la disfatta di Sepeia

? ca. 494 ? gli schiavi presero il po tere [VI 83]. Altrettanto fecero il demos e gli schiavi, detti Cilliri, coalizzati ai danni delParistocrazia fondiaria di Siracusa [VII 155]. Erodoto se ne occupa per il peso storico-politico che questi avvenimenti ebbero nelPevoluzione istituzionale delle due citta. Ma va anche detto che i SouXot d'Argo

? altre fonti li chiamano yu(xvr)Te<; o

yufxvrjaioi ? e i Cilliri di Siracusa erano simili, per condizione, agli Iloti spartani 36.

Le loro ri volte furono non i tumulti devastator i di tante ribellioni schiavili, ma in surrezioni organizzate, tanto che riuscirono a prendere e conservare per un certo

tempo il pot ere. Ed il legame che uni e coordino le loro forze fu non soltanto la co mune condizione servile, ma anche il fatto d'essere e di sentirsi un gruppo sociale oppresso da un altro gruppo sociale 37.

Agli occhi di Erodoto, tuttavia, e POriente la terra delle grandi masse servili, destinate ad attivita produttive. In quei paesi, piu che in Grecia, Peconomia si regge sul lavoro schiavile e le grandi tenute vengono coltivate dagli schiavi, come nel caso del lidio Pizio [VII 28]. Nella percezione erodotea e proprio la forma istituzionale della monarchia assoluta, tipica delPOriente, a far si che tutti gli abitanti siano 8ou Xoi piuttosto che cittadini. Tale e la situazione persiana [cfr. VII 135], dove schiavi tu e sinonimo di assenza di liberta politica. Ancor piu significativo, pero, e il caso

egizio dove la schiavitu dei sudditi comporta un vero e proprio obbligo di lavorare per il faraone. Nelle opere pubbliche egizie furono impiegati anche schiavi catturati in guerra [II 108] o condannati ai lavori forzati perche colpevoli di qualche delitto

[II 137]; ma il peso piu gravoso ricadde sulle spalle di tutti i sudditi indistintamente, il che corrispondeva alPidea egizia della potesta incondizionata del faraone su tutto il paese, ed anche alPimmagine che di un tale potere si erano fatti i Greci. II massi

34 Secondo Nenci, Economie, p. 141, avSpdrcoSov ha in Erodoto il senso di schiavo come proprieta mobiliare, mentre SouXo? indica la condizione opposta aU'eXeuOepi'r). Questo passo, con V 31,1 e VII 28, e 1'unico che giustifichi una tale distinzione perche nelle altre occorrenze dvSpdrcoSov sembra avere piuttosto il senso di prigioniero di guerra; d'altra parte IV 142 sembra suggerire che i due termini fossero pratica

mente sinonimi. 35 Anche uno studioso di indirizzo marxista come J.P. Vernant, Remarques sur la lutte de classe

dans la Grece ancienne, ?Eirene?, IV (1965), pp. 5-19, mette in guardia dall'applicare il concetto di classe alia storia antica e nega che schiavi e padroni si affrontassero in quanto classi (ibid., p. 17).

36 Cfr. J. Oehler, s. v. rv/uvrjotoi, PW VII, coll. 2085-2086. 37 Per certi versi si potrebbe parlare di scontro etnico, dal momento che gli iloti formavano un grup

po sostanzialmente endogamico.

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LAVORO E COMMERCIO NELLE ?STORIE? Dl ERODOTO 23

mo grado di asservimento del popolo fu raggiunto durante il regno di Cheope e

Chefren, i costruttori delle piramidi cui lavorarono centinaia di migliaia di sudditi

[II 124-128]. Erodoto, che qui ricalca, piu che la realta storica, una tradizione egizia ostile ?contaminata dal motivo del governante tirannico? 38, afferma che con queste angherie contro i propri sudditi quei faraoni condussero il paese, prima prospero, al Pestrema rovina. Quando Erodoto visito le piramidi, la sua guida egizia, pretenden do di leggerlo da un'iscrizione in geroglifici, riferi che per il vitto degli operai impie gati nella costruzione furono spesi 1.600 talenti d'argento solo per rafani, cipolle ed

aglio. Meravigliato lo storico si chiese quanto mai avessero speso allora per il ferro, per gli abiti e per il cibo [II 125]. La Giacchero si dichiara convinta che in questo passo affiori, ?come tendenza, la legge bronzea di Lassalle, secondo la quale il costo del lavoro tende a coincidere con il costo di ricostituzione delle energie umane? ed

aggiunge, senza spiegarne i motivi, che cio ?necessariamente implica il lavoro servi le? 39. Ma un tale accostamento tra la frase delle Storie ed una legge moderna non e

pienamente convincente. L'economista tedesco infatti sosteneva che ?il mantenimen to del salario al livello minimo e dovuto alia procreazione, che tende a salire in pre senza di salari piu alti, determinando cosi un'offerta di lavoro maggiore della do

manda con relativa diminuzione del salario verso il livello minimo? 40. La variabile individuata da Lassalle e dunque la pressione demografica sul mercato del lavoro e la legge e chiamata ad operare in una situazione di libero mercato in cui il prezzo del lavoro e regolato solamente dalla legge della domanda e delPofferta. Niente di tutto questo viene presupposto dalle parole erodotee: non la questione demografica e

neppure Pidea di un lavoro il cui costo sia regolato, al pan di qualsiasi altra merce, dalla legge della domanda e dell'offerta. Una tale legge non era ignota nelPantichita ? e neppure allo stesso Erodoto ? a proposito di beni materiali; ma passare, nella sua applicazione, da questi beni a concetti immateriali, quali la forza-lavoro, richie de una notevole finezza d'analisi ed il possesso sicuro di strumenti teorici adeguati. Quali che fossero i veri motivi che spinsero i sovrani egizi ad erigere le piramidi, e che a noi qui non interessano, cio che possiamo trovare nelle Storie e che non la

pressione demografica, di cui Erodoto non sa nulla, ma Poppressione regale mantie ne coercitivamente bassi i salari, impedendo una libera contrattazione del prezzo del lavoro. Ma soprattutto dalle parole dello storico si comprende che la condanna mo rale del dispotismo faraonico prevale su ogni considerazione economica.

Questi capitoli offrono lo spunto per un'altra osservazione. Erodoto, in Egitto, si interessa in modo particolare alle imprese costruttive promosse dai sovrani. Furo no grandi campagne di lavori pubblici che portarono alPerezione di monumenti am miratissimi. Ma quali furono gli effetti economici di tali imprese costruttive? Erodo to non ne dice nulla. Una politica che promuova lavori pubblici, agli occhi di noi

moderni, ha sempre anche lo scopo di creare infrastrutture e di favorire Poccupazio ne. NelPantichita gli obiettivi di simili intraprese non erano, o non erano sempre, gli stessi. Musti ritiene che Pericle abbia promosso, con la riedificazione monumentale di Atene, ?una politica di lavon\ pubblici in funzione delPoccupazione? e tuttavia e costretto a riconoscere che ?espliciti nessi tra lavori pubblici e finalita di occupazio ne appaiono riscontrabili quasi esclusivamente negli scrittori dei primi due secoli del

38 Lloyd, Erodoto II, ad II 124. 39 Giacchero, L'intuizione, p. 119. 40 Nuovo dizionario di economia, Milano 1989, s. v. Legge bronzea del salario.

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24 R. DANIEL!

rimpero? 41. Quel che e certo e che ancora Aristotele portava proprio le piramidi fra

gli esempi di opere pubbliche promosse dai tiranni col solo fine di impoverire i sud diti e di tenerli occupati allontanandoli dalle congiure [Pol. V 11 1313b]. D'altra parte lo stesso Erodoto sostiene che queste opere diedero al paese non una ricchezza

piu diffusa, come sarebbe dovuto avvenire se esse avessero avuto di mira Poccupa zione dei sudditi, ma lo gettarono in un'estrema poverta. Insomma Aristotele, su

questo punto, e ancora d'accordo con Erodoto: questi lavori furono i parti di un

potere tirannico ed oppressivo che mirava a render schiavi i sudditi e lo scopo fu

quello di erigere non opere utili alia collettivita, ma i simboli giganteschi del proprio potere tirannico [cfr. II 128]. Per questo motivo essi non debbono essere valutati co me misure di politica economica, ma vanno giudicati secondo criteri morali. Non e il caso naturalmente di pensare ad una condanna della schiavitu da parte di Erodoto; la colpa dei faraoni non e di avere schiavi, ma di aver ridotto schiavi i propri suddi ti, cui avrebbero invece dovuto assicurare, se non la liberta, almeno umane condizio ni di vita. Comunque ancora una volta lo storico tralascia gli aspetti economici del lavoro schiavile. E il motivo di fondo puo essere anche qui individuato nella prefe renza che Erodoto accorda alle professioni ?nobili?. Umili artigiani e schiavi non

potevano offrire personaggi di spicco ad un Erodoto curiosissimo delle vicende indi vidual!. Citarli piu spesso non avrebbe portato automaticamente Erodoto ad un'ana lisi del peso economico del lavoro, cosa che non fece neppure per mestieri piu presti giosi, ma il livello d'interesse non giunse nemmeno a quel punto.

IL COMMERCIO

Ben diverso, sin dalPinizio, e invece Pinteresse per il commercio e non e un ca so se Erodoto incomincia la propria opera proprio con una storia di mercanti, i mercanti fenici che, giunti in Argolide per vendere al minuto merci egizie ed assi re 42, rapirono lo [I 1-2]. Se il racconto e una leggenda cui lo stesso Erodoto non crede [I 5], e invece verosimile il quadro in cui questa scena viene ambientata. La fama delPintraprendenza commerciale fenicia datava sin dai tempi in cui prese for ma Pepopea omerica [cfr. Od. XIII 271-286; XIV 287-300; XV 415-426], ma e con fermata anche da altre fonti e dai reperti archeologici 43. In quanto mercanti di

41 Musti, L'economia, p. 105. In seguito alle teorie di Keynes si e diffusa la convinzione che un'o culata politica di lavori pubblici stimoli l'economia e favorisca il benessere di una nazione. Queste furono le misure propugnate dalPeconomista inglese per superare la recessione del 1929, le stesse che vennero ap plicate anche da Hitler in Germania ? cfr. J.K. Galbraith, La moneta, Milano 1976 (ed. or. 1975), pp. 268s. ? e in proporzioni minori da Mussolini in Italia. Tuttavia si osservi una differenza fondamentale: mentre i provvedimenti moderni vengono realizzati grazie all'aumento del debito pubblico, l'antichita fu

sempre convinta dall'opportunita di una rigida politica di bilancio. La politica costruttiva di Pericle fu fi nanziata non da prestiti allo stato, ma dal tesoro della lega delio-attica, sfruttando l'egemonia ?imperialisti ca? di Atene sulle citta alleate.

42 Asheri, Erodoto I, ad I 1 ritiene che questa scena rispecchi la ?realta degli scambi in natura? di certe zone. A dire il vero Erodoto non parla di baratto, come e probabile che avrebbe fatto se questo fosse stato il caso (cfr. IV 196). Di solito lo storico infatti ragionava in termini di economia monetaria anche per civilta che non avevano raggiunto questo stadio (vd. II 136 e comm. di Lloyd, Erodoto II, p. 354).

43 Sulla datazione della presenza fenicia nell'Egeo ? la ?talassocrazia? fenicia ? vd. S. Mazzarino,

Fra Oriente e Occidente, Milano 19892 [1947 i], pp. 248-261. Per le fonti greche e latine vd. F. Mazza,

L'immagine del Fenici net mondo antico, in I Fenici, a c. di S. Moscati, Milano 1988, pp. 557-560. Per un

primitivista come Hasebroek, // pensiero, pp. 74 s. il vero mercante, soprattutto in eta arcaica e il Fenicio; in realta anche i mercanti greci solcarono assai presto le onde delPEgeo: cfr. Starr, The Economic, pp. 61-62. Per tracce della presenza greca ad Al Mina vd. J. Boardman, The Greeks overseas, London 19802, pp. 43-44; a Pitecussa, ibid., pp. 165-168.

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LAVORO F COMMERCIO NELLE <.<STORIE? DI ERODOTO 25

schiavi i Fenici, ma anche i Greci, spesso si trasformavano in rapitori di donne e

bambini44; oltre ad Io ne furono vittime anche due donne egizie [II 54]. L'immagine dei Fenici mercanti-pirati era dunque ampiamente diffusa in Grecia e nel racconto erodoteo veniva proiettata nelPeta mitica una situazione propria del periodo arcaico, quando la presenza di mercanti fenici sui mercati della Grecia fu davvero consisten te. AlPepoca arcaica si adatta poi il fatto che quei mercanti vendessero ad Argo non

generi di consumo, ma merci di lusso, beni ?desiderabili? [I 1], probabilmente pro fumi o tessuti stranieri45.

La loro familiarita col mare li aveva resi una potenza navale, arma temibile nel le mani della Persia [cfr. I 143; III 19] e consent! loro di intraprendere lunghissimi viaggi di esplorazione fra cui la circumnavigazione delPAfrica 46 che compirono in tre anni per incarico del faraone Neco [II 42] e che doveva probabilmente essere il

preludio al controllo politico ed economico del continente 47. Le loro colonie, nume rose sulla costa settentrionale delP Africa [IV 197], assicurarono loro il controllo di

molte rotte commerciali. Oltre a quella dello stagno, presentata con qualche dubbio [III 115], assai importante era una ?rotta delPoro? che giungeva alia costa atlantica delP Africa. I Cartaginesi, si narra nelle Storie [IV 196], raccontano che, superate le colonne d'Eracle, approdano su una spiaggia dove scaricano le proprie mercanzie e

poi attendono che gli indigeni portino sempre piu oro fino a che i mercanti giudica no il valore di questo conveniente a quello delle merci. Lo scambio viene concluso con reciproca soddisfazione e senza che vi sia alcun contatto fra le due parti48. Que sta notizia non e riferita solo perche proveniente da testimoni autoptici e dunque at

tendibili; essa, con quelle dei capitoli vicini [IV 195-199], e oggetto di uno specifico interesse erodoteo. Lo testimonia il fatto che per questi capitoli, quasi un esergo al

logos libico, viene citata una fonte precisa ? i Cartaginesi

? a differenza del piu generico ?i Libi? adottato per il resto della sezione. Inolte qui si evidenzia Pinteresse per i confini del mondo [cfr. Ill 106 ss.] e Paspetto commerciale, che invece e del tutto assente nelle parti etnografiche dipendenti da Ecateo dove, anche quando si ri cordano prodotti commerciali, lo si fa solo in quanto prova della dynamis di una re

gione. Per tutti questi elementi e probabile che tali notizie siano frutto di una origi nale ricerca erodotea e non di un sunto di fonti scritte come il resto del logos. Si e vista Pattenzione di Erodoto per la techne; anche IV 196, in fondo, tratta di una te chne, quella commerciale. Essa non consente di fabbricare alcun oggetto concreto, ma Posservanza di una serie preordinata di azioni, che immutata viene appresa dalle generazioni di mercanti cartaginesi

? il segnale col fumo, il depositare ed il ritirarsi ? assume il valore di conoscenza trasmissibile finalizzata alPagire pratico e percid

44 Cfr., ad es., Od. XV 415-453. Sulla slealta fenicia che, in concomitanza con le guerre puniche, di venne un tema sfruttatissimo nella propaganda romana contro Cartagine vd. L. Prandi, La ?fides punica? e il pregiudizio anticartaginese, CISA, VI, Milano 1979, pp. 90-97.

45 Erodoto ricordava forse gli dOvqiiam di Od. XV 416. Essi erano destinati a soddisfare la dPpo auvrj dei nobili: vd. Mazzarino, Fra Oriente e Occidente, p. 261. II venir meno nel VII secolo della richie sta di questi articoli condusse ad una contrazione della presenza mercantile fenicia nell'Egeo.

46 Questo viaggio, generalmente ritenuto reale dai commentatori, e invece messo in dubbio da P.

Janni, ?Jl sole a destra?: estrapolazione nella letteratura geografica antica e nei resoconti di viaggio, SCO, XXVIII (1978), pp. 87-115, il quale riconduce anche il particolare del sole a destra, da altri considerato

probante, ad un'estrapolazione fatta a partire da dati conosciuti. 47 Neco, secondo Erodoto, ebbe l'ambizione di far diventare l'Egitto una potenza marinara [II 159];

per un caso analogo cfr. IV 44. 48 L'oro di queste regioni africane continuo ad essere importato anche nel Medioevo, tanto che con

senti a Firenze (1252) e a Venezia (1284) di approntare le prime coniazioni auree; vd. R. Romano, La sto ria economica, in Storia d'ltalia, a c. di R. Romano - C. Vivanti, II 2, Torino 1974, p. 1834.

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26 R. DANIELI

somigliante per questo verso alle technai artigianali. Gli etnologi moderni designano questa particolare forma di scambio col nome di ?baratto silenzioso? 49. Essa infatti sembra comune non solo a vari popoli delPantichita [cfr. Plin., NH VI 17, 54 et 22, 88-89; Philostr., VA VI 2], ma pare continuare in zone marginali ancora in epoca

moderna 50.

II passo erodoteo e stato attentamente analizzato dalla Giacchero, ma non tutte le osservazioni che ella compie risultano pienamente convincenti. Non lo e quando afferma che ?questo passo descrive chiaramente il funzionamento della fondamentale

legge della domanda e dell'offerta? 51. Non si pud certamente negare che Erodoto sapesse che quanto piu un bene e raro tanto piu esso e costoso e che quindi la rarita o Pabbondanza di una merce si ripercuote sul suo prezzo. Una simile constatazione e abbastanza intuitiva, soprattutto in un'economia monetaria vivace come quella del la Grecita ionica del V secolo. Si trova espressa nei Dissoi Logoi [VS 90, 1,3-10], senza parlare poi degli altri, piu noti, luoghi senofontei ed aristotelici; ma non e

questo il caso del passo erodoteo. E vero che la quantita d'oro ottenuta varia ad

ogni carico, tuttavia la ?contrattazione? fra Libi e Cartaginesi non ha come oggetto due soli tipi di merci, una situazione in cui sarebbe semplice osservare una variazio ne nelPequivalenza reciproca. In quel caso la rarefazione di un prodotto determine rebbe lo spostamento del livello di equivalenza con Paltro. In questo caso invece, poiche ogni carico rappresentava un caso a se per quantita e composizione, la quan tita d'oro equivalente doveva cambiare anche indipendentemente da una variazione di prezzo delle singole merci. Quel che si vuol dire, in definitiva, e che qui ad Ero doto non interessa minimamente analizzare i meccanismi di formazione dei prezzi, quanto piuttosto conoscere il modo di acquisizione delle merci.

Non posso consentire con la Giacchero neppure quando sostiene che qui ?non si e lungi dalPintendere il metallo prezioso come strumento di compravendita? 52. Na turalmente Erodoto conosceva bene Poro e Pargento come moneta [cfr. ex. gr. IV

166 et al.], ma qui chiaramente Poro e solo una merce che i Cartaginesi vanno ap positamente a ?comprare? in Libia, anche se altrove, nei traffici coi Greci ad esem

pio, essi potevano utilizzare lo stesso oro come mezzo di scambio. D'altra parte si ricordi che nelPantichita solo raramente il valore della moneta perse la propria rela zione col valore intrinseco del metallo di cui era fatta e quindi non cesso di essere una merce, sia pur con la funzione specifica di mezzo di scambio. Nei caso partico lare dei Cartaginesi, poi, si ricordi che nonostante la loro intraprendenza commercia

le, non coniarono moneta se non nella seconda meta del IV secolo per pagare le

truppe mercenarie 53.

Meno difficile e accettare di vedere nelPagire dei mercanti punici Pazione della

?legge delle ofelimita decrescenti?, la quale spiega ?il comportamento del commer ciante alPingrosso, che sempre si rifiuta di frazionare? il suo carico 54. Ma anche qui non accentuerei troppo Pimportanza di una ?legge? economica o semmai invocherei

49 Per gli studi moderni suH'argomento ?

Grierson, ma anche Cognetti e Mauss ? si veda la biblio

grafia citata da N.F. Parise, ?Baratto silenzioso? fra Punici e Libi ?al di la delle colonne d'Eracle?,

?Quaderni di archeologia della Libia?, VIII (1976), pp. 75-80. 50 In G. Ifrah, Storia universale dei numeri, Milano 1983 (ed. or. Paris 1981), p. 114, viene citato

un resoconto sul ?baratto silenzioso? che soleva avvenire in Siberia tra cacciatori e mercanti di pelli. I mo di dello scambio sono del tutto analoghi a quelli riferiti da Erodoto per la Libia; in piu c'e solo il partico lare che vengono ricordati casi in cui la contrattazione non ebbe buon esito.

51 Giacchero, L'intuizione, p. 94. 52 Ibid. 53 Cfr. M.H. Crawford, La moneta in Grecia e a Roma, Bari 1982, lln. e 73. 54 Giacchero, L'intuizione, p. 98.

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LAVORO E COMMERCIO NELLE ?STORIE? DI ERODOTO 27

i motivi della praticita e della particolare struttura del ?mercato? libo-fenicio. Infatti i mercanti fenici vendevano anche al minuto i propri carichi, come fecero ad Argo [I 1-2], laddove per ciascuna minima porzione delle proprie merci era possibile ottenere da ciascun acquirente un prezzo relativamente piu alto che se si fosse venduto il tut to ad un'unica persona. Cio avveniva perche in Grecia il mercato era frazionato in una moiteplicita di possibili compratori. Del tutto diversa la situazione in Africa do ve invece Tacquirente era uno solo, anche se collettivo, e percio lo strappare un

prezzo piu alto per le prime frazioni della merce si sarebbe equilibrato con il prezzo minore delle ultime. Ma e difficile dimostrare che i mercanti punici siano giunti ad un calcolo simile; forse fu solo un'intuizione la loro. Piu semplice e credere ? e

probabilmente anche Erodoto lo credeva ? che il loro comportamento fosse dettato da ragioni di praticita: i problemi di comunicazione, la scomodita del luogo doveva no indurre i naviganti a concludere quanto prima l'?affare? e non c'era naturalmen te metodo migliore che trattare alPingrosso.

Un'analisi esclusivamente ?economicistica?, comunque, mette in ombra altri te mi che pure sono presenti nel passo erodoteo. Vi e un abbozzo di osservazione etno

logica. Quando Erodoto ci dice che i Libi aggiungono oro ?finche soddisfacciano i

Cartaginesi?, ci lascia intravedere un diver so tipo di approccio allo scambio, dovuto anche alia diversa struttura sociale dei popoli libici di cui lo storico ha parlato nei

capitoli precedenti. A differenza dei Cartaginesi, infatti, i quali ragionano in termini di convenienza economica prendendo Poro solo quando esso amacoBfj xr\ a?ir) tcov

cpopxicov senza dubitare che ?Patteggiamento dei Libi possa essere dettato da motivi diver si dai loro?, il comportamento dei Libi ?risponde piuttosto alia regola del siste ma del dono? 55.

Ancor piu interessanti per6 sono le valutazioni morali che il brano sottintende. ?Erodoto ed i suoi informatori mostrano di non conoscere casi di disaccordo fra le

parti e piuttosto annotano che non c'e mai stato inganno?. Questa considerazione, che Parise utilizza per dare Pavvio alia sua indagine etnologica, trova la sua piena valorizzazione solo se se ne mettono in luce le implicazioni morali; del resto lo stori co usa in questo passo il verbo dSixeetv [IV 196,3], un concetto che fa riferimento direttamente alia sfera morale e religiosa. Parlando del baratto Erodoto non cita casi in cui esso non abbia avuto buon esito. Cio pud essere dovuto alia concisione del racconto e alia tendenza di Erodoto a generalizzare; ma vi possono essere anche mo tivazioni piu profonde. Per quanto Erodoto fosse certamente privo di pregiudizi ?nazionalistici?, resta comunque strano che egli additi a modello di virtu i mercanti

punici, per antonomasia maestri nei raggiri. Infatti, da quanto Erodoto scrive, sono i Cartaginesi che in fin dei conti stabiliscono il prezzo delle proprie merci, poiche gli indigeni sarebbero disposti a concedere oro senza limiti; solo la morigeratezza puni ca, dunque, consente che non si oltrepassi il limite della giustizia, che e poi il livello in cui Poro eguaglia in valore le merci offerte. E chiaro che le cose non potevano andare sempre cosi, se pure mai lo sono andate. Nella descrizione erodotea si posso no ravvisare tracce di un certo grado di idealizzazione: in quella regione cosi lonta na, dalle parole dei mercanti cartaginesi, forse conosciute per il tramite di qualche abitante di Cirene e alterate per lo stupore di fronte a tanta abbondanza d'oro, Ero doto credette di scoprire finalmente una forma eticamente giusta di mercato, un luo go in cui lo scambio avviene senza bisogno di altre leggi che le norme morali, un

luogo in cui, alia fine, nessuna delle due parti si sente truffata, come invece succede

55 Parise, ?Baratto silenzioso?, p. 78, che presenta anche le diverse posizioni degli studiosi sul pas saggio dal sistema del dono a quello dello scambio.

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28 R. DANIELI

di solito nelle contrattazioni, ma tutti se ne ripartono soddisfatti ed onesti. Ed e si

gnificative che una simile idealizzazione compaia per regioni di cui si favoleggiava la ricchezza d'oro, qui come per gli Etiopi dalla lunga vita [III 17-24], qui come per gli Arimaspi monoftalmi [IV 27].

Insomma Erodoto vede in quelle spiagge africane quasi il contraltare, o piutto sto la versione perfezionata, di quelYagord per cui Ciro irrideva i Greci: 6 x^P0^ &v

(jtearj xrj tcoXi a%ohzhey\ihot; iq x6v auXXeyopievot aXXrjXous 6[i,vuvx?<; e^a^axwat [I 153]. Erodoto fu effettivamente piuttosto attento all9agora ed in genere ai problemi dello scambio presso i diversi popoli. Solo nei popoli ?primitivi? egli tralascia di considerare gli aspetti commerciali, probabilmente perche questo tema non era com

preso nelPantica periegetica 56. Ma nei popoli evoluti Pinteresse per Vagora e notevo le. Cosi viene definito il luogo dove i mercanti fenici vendevano vettovaglie agli ope rai delPistmo del monte Athos [VII 23]. Tale e il nome attribuito da Erodoto al

mercato babilonese, il punto d'approdo delle caratteristiche imbarcazioni rotonde di cuoio che trasportavano merci dairArmenia lungo PEufrate. Alia fine del viaggio, nella citta di Babilonia, si vendeva il carico ? per lo piu vino di palma, a detta di Erodoto ?, la paglia ed i pali dell'intelaiatura [I 194]. E naturalmente Vagora e pre sente anche in Lidia, dove era stato inventato e si era diffuso il mestiere di xdc7rrjXoi [I 93; 94; 155]. La notizia di I 94 viene immediatamente preceduta da quella notissi

ma sulPinvenzione della moneta. Anche per questo motivo era sorta la vecchia teo

ria, suffragata dalPanalisi aristotelica [Pol. I 9 1257a], secondo cui le prime conia zioni sarebbero il frutto delPespandersi del commercio al minuto e Pavrebbero poi favorito. Dice per 6 bene Musti che questa frase ?e troppo vivacemente desultoria, perche si possa ricavare dalla vicinanza di tutte queste notizie la prova che egli ve desse qualcosa in comune fra tutti questi fatti? 57.

DeWagord Erodoto parla anche per PEgitto, dove sono le donne, e non gli uo mini come in Grecia, ad andare al mercato e commerciare. La notizia, che compare anche nei Dissoi Logoi e in Sofocle (Oed. Col. 337-338], e una generalizzazione do vuta al fatto che qui lo storico non fa una ricerca statistica, ma intende sottolineare

Popposizione dei nomoi egizi rispetto a tutti gli altri popoli e del resto egli conosce situazioni in cui a commerciare furono uomini egizi [cfr. II 141 et 164]. Ma non e solo Vagord-Xuogo ad interessarlo, bensi anche il mercato inteso come sistema di scambi. Le teste maledette dei buoi sacrificati non possono essere mangiate da nes sun pio egizio 58, percio vengono vendute ai Greci, quando ci sono, altrimenti sono

gettate nei Nilo [II 39]. Questo comportamento e, per Erodoto, una stranezza di cui valuta anche le conseguenze economiche, ritenendolo un fattore che viene a viziare il mercato egizio. Gli Egizi infatti, a causa di un elemento del tutto estraneo alle forze

economiche, sono costretti a gettar via cio che potrebbe dare un guadagno economi co; ma lo storico osserva anche che cio che non ha valore per alcuni pud averlo per altri. Solo un mercato assolutamente libero puo consentire di sfruttare tutte le op portunity di guadagno.

Gli elementi che condizionano il mercato possono essere molteplici e non solo esterni al mercato come il tabu religioso egizio. Altrove il fattore di condizionamen to e interno al mercato. Presso gli Etiopi dalla lunga vita Poro e abbondante e svili

56 Le eccezioni di II 92; IV 17; 24 si possono spiegare con l'autopsia erodotea. Per quanto possa va lere Yargumentum ex silentio, tra i frammenti superstiti della Periegesi ecataica non ve n'e alcuno sugli scambi commerciali, a parte l'indicazione generica degli emporia che ha finalita topografiche.

57 Musti, L'economia, p. 72. 58 La norma non era tassativa quanto ce la descrive Erodoto; per le credenze egizie che sottostanno

a questo rito vd. Mora, Religione, pp. 119-121.

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LAVORO E COMMERCIO M 1 ! 1 STORIl... Dl ERODOTO 29

to, mentre tcocvtcov 6 yakxo<; a7cavia>Ton;ov xat TLpLtoJTatov [III 23]. I due aggettivi le

gano la scarsita di un bene al suo costo elevato ? ma non solo, poiche ti[aio$ corn

prende nel suo significato anche Papprezzamento non economico ?. Una reale valu tazione economica di questo fatto puo essere compiuta solo da un osservatore greco poiche non c'e traccia nelle Storie delPesistenza di un mercato presso questo popolo dai tratti idealizzati. Tuttavia la frase puo essere ritenuta un'allusione, ma niente piu di questo, alia legge della domanda e delPofferta. Ad essa si fa cenno poi nelPe

spressione ?cio che noi consideriamo bello e piu raro? [III 116]. In essa si allude non solo ai meccanismi delPofferta, per cui cio che e raro e prezioso, ma anche a

quelli della domanda: la ?desiderabilita? di un bene e un dato che dipende dalle sin

gole culture. Infine, sempre a proposito delle disfunzioni del mercato, Erodoto con stata che un mercato isolato e un mercato impoverito perche non puo esprimere le

proprie potenzialita sicche alcune merci hanno prezzi troppo elevati, altre troppo bassi. In questo senso giustamente la Giacchero interpreta IV 15 2 59: i primi mercan ti samii che giunsero a Tartesso fecero enormi guadagni con le merci che ne riporta rono appunto perche esse erano a Tartesso sottovalutate.

Come si e visto, la critica piu radicale all'agora e messa in bocca a Ciro [I 153], quando riconosce nel commercio solo un'occasione di menzogna, colpa gravissima presso i Persiani [I 138]. Lo storico individua dunque nella presenza de\Y agora, il mercato al dettaglio, una distinzione fondamentale fra Greci e Persiani. Cio rispec chia certamente la struttura statica dell'economia persiana

? che non vale pero per le nazioni assoggettate

? in cui gli scambi erano assai ridotti ed ogni nobile cercava

Pautosufficienza, almeno per i bisogni primari, all'interno dei propri possedimenti [cfr. VII 28]. Da cio derivava la censura sociale in cui incorreva chi si indebitava, una riprovazione sicuramente piu grave che in Grecia, se Erodoto la mette tanto in evidenza. Pero la categoricita con cui Erodoto esclude che vi sia un mercato in Per sia, anche se non e priva di fondamento, e comunque una generalizzazione conse

guente all'immagine un po' idealizzata che lo storico si e fatto della civilta persiana, rude, talvolta crudele, ma fondamentalmente retta 60. Per quanto verosimile in bocca ad un Persiano privo di agora, la diffidenza verso il mercato doveva rappresentare tuttavia un luogo comune anche nella mentalita greca. Ma le parole con cui Erodoto spiega la frase di Ciro lasciano intendere una certa presa di distanza. Infatti lo stori co ignora Paspetto dell'inganno reciproco definendo Yagord semplicemente come il luogo dove si effettuano compravendite, il momento di compensazione fra le ecce denze di alcuni e le deficienze di altri. Pur senza lanciarsi in un panegirico del mer cato e pur consapevole dei suoi difetti ? fra i quali anche la possibility dell'imbro

glio ? nel commento alle parole di Ciro [I 153,2] Erodoto ne riconosce il valore di

strumento (per questo motivo usa xp^vxai) insostituibile nella vita cittadina greca. Lo scambio e quindi il commercio sono d'altra parte vitali per una nazione per

che Pautarchia, intesa come autosufficienza assoluta, indipendente da qualsiasi rap porto con Pesterno, e solo un miraggio. Essa puo essere una condizione desiderabile, ma non e nell'ordine naturale delle cose e della storia, poiche ?nessuna terra e capa ce di produrre da se ogni cosa, ma una cosa Pha, di un'altra manca; e la migliore e

quella che ne ha moltissime? [I 32]. Cio crea contrasto fra il desiderio di un mondo

59 Giacchero, L'intuizione, p. 99. 60 Per la rettitudine, la magnanimita, la saggezza persiana, cfr. I 134-138; III 15; 154; IX 122 che

comunque Erodoto bilancia raccontando le efferatezze dei sovrani persiani, soprattutto di Cambise. L'idea lizzazione dei Persiani si accentua poi in Senofonte, secondo il quale in Persia Vagord muta radicalmente funzione: non piu luogo in cui gli uomini si ingannano a vicenda, ma luogo in cui si formano con esercizi fisici [Cyr. I 2,3], un'eXeuGepa ayopa che Aristotele scopre in Tessaglia e approva [Pol. VII 12 1331 a-b].

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30 R. DANIELI

perfetto, in se compiuto, e la realta di un paese che perfetto non e o, nel migliore dei casi, puo essere solo meno imperfetto di altri61. In questo contrasto Erodoto ne

ga il mito utopico, rifiuta Pillusione e si pronuncia a favore della realta, cioe della storia. Questo in fin dei conti e il senso delle parole di Solone a Creso, che valgono sia per Pindividuo, sia per le societa [I 32]. Seppure in modo meno esplicito rispetto al passo sul nomos arghias gia analizzato, anche questo discorso mostra la propen sione del legislatore verso un'etica ?attivistica? grazie alia quale viene valorizzato il lavoro che sopperisce alle deficienze di una regione; ma esso mostra anche una sin

golare consonanza col modo di pensare di Erodoto. Infatti secondo lo storico, che crede nel ?diffusionismo culturale?, non solo Peconomia, ma anche la cultura ed il

progresso dei popoli non possono esistere autarchicamente, ma si sviluppano solo

grazie ai rapporti e alle influenze reciproche. Erodoto conosceva i vantaggi di un vivace scambio commerciale fra le diverse

regioni del Mediterraneo e lo sottolinea soprattutto a proposito della Grecia, su cui per le questioni etnografiche ed istituzionali e, al contrario, piu parco di informazio ni. Egli ricorda i porti commerciali, gli emporia, fondati dai Greci o da essi frequen tati. Essi coprono tutta Parea mediterranea: Naucrati in Egitto [II 178-179] 62, gli emporia del Ponto Eusino e in particolare la citta dei Boristeniti ? Olbia ?

[IV 17; 20; 24; 108]; gli emporia greci in Sicilia [VII 58]. Tra i porti frequentati dai Greci troviamo gli emporia che appartengono agli Arabi [III 5] e il porto di Tartesso, Pe stremo approdo occidentale raggiunto dai mercanti greci secondo Erodoto [IV 152].

Dalla descrizione di Erodoto dunque risulta che i Greci contesero ai Fenici il vanto di essere abili marinai ed esperti commercianti. Se non compirono imprese strabilianti come la circumnavigazione delPAfrica, essi furono comunque assai attivi

nelPaprire nuove rotte marittime e cercare nuovi spazi commerciali. Lo Hasebroek 63

nega che i Greci mirassero a costituire aree commerciali e sostiene che il loro solo obiettivo era di fondare talassocrazie da sfruttare con i tributi. Eppure PEgitto, Tar tesso, le coste delPimpero persiano, per le quali Erodoto testimonia una vivace atti vita dei mercanti greci, erano ben fuori delle regioni che una polls poteva sperare di sottomettere. Inoltre i viaggi dei mercanti samii e focei, talvolta in concorrenza come accadde per Tartesso [I 163; IV 152], erano espressamente finalizzati alPacquisizione di nuovi mercati e per la loro difficolta erano imprese, se non di tutta la polls, sicu ramente di solide associazioni mercantili. I porti frequentati dai Greci punteggiavano le rive del mar Nero e del Mediterraneo ad esclusione della parte occidentale delle coste libiche, sotto il controllo punico. Le principali citta coinvolte in questi traffici

61 Anche Aristotele non crede possibile l'autarchia in uno stato [Pol. VII 8 1321b]; percid giustifica il commercio a lunga distanza. Nel pensiero politico del V-IV secolo il tema dell'autarchia ebbe uno svilup po particolare, soprattutto in connessione a quello della talassocrazia: la terra migliore e quella che piu fa cilmente pu6 ricevere merci da altri paesi. Nell'interpretazione antica proprio questo fu il motivo della fio ritura di Atene [cfr. Thuc. II 38, 2; Ps. Xen., Ath. Resp. II 7; Xen., De Vect. Ill 1-2]. Pur non in questi termini, il problema della talassocrazia, nei suoi risvolti militari ed economici, fu presente ad Erodoto [I 17; V 36; VI 7]; i passi I 171 e III 122 confermano le considerazioni di Hasebroek, Staat, pp. 234 ss. se

condo cui la creazione di imperi marittimi fu perseguita non per espandere la propria area commerciale, ma per riscuotere tributi.

62 Per Naucrati, il solo porto egizio aperto ai mercanti greci, vd. M. Austin, Greece and Egypt in the Archaic Age, PCPhS, suppl. 2 (1970), pp. 22 ss. Erodoto rimase comunque colpito dalla chiusura del

mercato egizio per ordine di Amasi, anche se la interpreto come misura di benevolenza. In realta essa do vette rispondere ad esigenze di controllo daziario delle importazioni e alia necessita di far concessioni ai ri voltosi xenofobi.

63 Staat, pp. 185-186.

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LAVORO E COMMERCIO NELLE ?STORIE>? DI ERODOTO 31

erano, oltre a Samo [cfr. anche I 70] e Focea, Egina [II 178; IV 152; VII 147], Co rinto [I 24] e le citta ioniche presenti a Naucrati [II 178].

La polis non era indifferente ai problemi del commercio. L'episodio del poeta Arione e del tiranno corinzio Periandro [I 24] testimonia che Pautorita politica, raf forzandosi, aveva assunto anche compiti di controllo dei commerci. D'altra parte tutte le testimonianze antiche sono concordi nelPaffermare la cura che la dinastia ci

pselide pose nel favorire i commerci, soprattutto quelli non piu rivolti a soddisfare la richiesta aristocratica di prodotti raffinati, ma indirizzati verso merci di piu largo consumo 64. Un altro caso di intervento della polis e registrato a proposito di Chio. I Chioti non vollero vendere le isole Enusse ai Focei in fuga dalla patria perche pa ventavano che la loro concorrenza commerciale danneggiasse la propria citta [I 165]. Questo brano e significativo non solo perche testimonia Pimportanza economica del commercio in alcune citta, ma anche perche e Punico caso nelle Storie in cui una de cisione politica venga presa avendo presenti solamente ragioni di opportunity eco nomica.

Quanto agli oggetti del commercio greco, sono pochi i casi in cui lo storico li

specifica e comunque corrispondono a cio che si sa per altra via. La Grecia esporta vino in Egitto [III 6] ed importa grano dal mar Nero [VII 147] e dalla Sicilia [VII 158] 65. Vengono inoltre acquistati beni di lusso come aromi, ambra o stagno [III 107-115]. Frequente infine e il ricordo del commercio di schiavi [II 135; V 6; VIII 105 con la raccapricciante vicenda di Panionio di Chio].

I MERCANTI

Resta da parlare delle figure attive sul mercato, vale a dire dei mercanti. II fon damentale saggio del Finley

66 sulle denominazioni del commerciante in greco ha condotto ad una nuova sistemazione del materiale antico, sebbene quello reperibile in Erodoto non sia stato esaurientemente analizzato. Cio ha consentito una piu pre cisa delimitazione delParea semantica coperta rispettivamente da epuiopo^, vocuxXrjpo^ e xd7ir)A0$, ma ha anche mostrato quanto i confini fra i tre termini siano labili. An che in Erodoto, comunque, sembra generalmente rispettata la distinzione fra qjuio po$ 67, per i commerci a lunga distanza, e xdc7iY]Xo<;, mercante locale. Infatti &[X7copo^ e usato per i Greci che commerciano con PEgitto [II 39] ed epL7copCrj e il loro com mercio [III 139]; ?fX7iopo$ e detto infine Temisone, mercante di Tera che operava an che a Creta [IV 154]. Nelle Storie compaiono poi altri mercanti cui si adatta perfet tamente il nome di epcopot nonostante esso non venga usato. Di molti di loro, ano nimi o talvolta nominati [cfr. II 135], si e gia parlato, ma sara opportuno soffer marsi ancora su due figure di mercanti assai note nell'antichita.

Coleo di Samo viene detto da Erodoto vocuxXrjpos, cioe proprietario della nave e mercante ad un tempo; attorno al 638 egli fu il primo greco a giungere al porto di Tartesso quando, volendo andare in Egitto, fu portato fuori rotta da un vento impe

64 Vd. A. Mele, // commercio greco arcaico: prexis ed emporie, Napoli 1979, pp. 103-104. 65 Entrambi i passi si riferiscono al 480 a.C. e sono dunque le prime testimonianze scritte sulPimpor

tazione granaria. Sul primo vd. T.S. Noonan, The Grain Trade in the Northern Black Sea in Antiquity, AJPh, XCIV (1976), pp. 231-242; il secondo e solo una promessa, ma precisa cio che la Sicilia poteva offrire.

66 M.I. Finkelstein (Finley), "Epnoqoq, NavxXrjgoq und KdnrjXog: a Prolegomena to the Study of Athenian Trade, CPh, XXX (1935), pp. 320-336.

67 In Erodoto il Termine eu.7copos ha perso il significato arcaico di viaggiatore per conservare solo quello di mercante: Mele, // commercio, p. 99.

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32 R. DANIEL!

tuoso e dal volere divino. Poiche Tartesso non era frequentata dai Greci i mercanti

sami, con le merci che ne riportarono, riuscirono ad ottenere guadagni talmente ele vati da poter offrire ad Era una decima del valore dei sei talenti [IV 152] 68. Nel VI secolo, poi, quel porto fu frequentato soprattutto dai Focei che ottennero la benevo lenza del re Argantonio [I 162]. Come si e gia detto Erodoto osserva a proposito di Tartesso gli effetti che un mercato chiuso in se stesso ha sul livello dei prezzi; ma

qui interessa un'altra notizia, quella che mette a confronto i guadagni ottenuti da Coleo di Samo con quelli ancora maggiori di Sostrato d'Egina 69, il piu famoso mer cante delPeta arcaica [IV 152]. Essi non solo vissero in due epoche diverse, ma rap presentano anche due fasi diverse del commercio greco. Coleo, infatti, pratica anco

ra, nella seconda meta del VII secolo, il commercio-^rejds, commercio aristocratico di beni pregiati, finalizzato al guadagno ed esercitato spesso collettivamente grazie a relazioni di ^eivtrj nel porto d'arrivo ? quali sono testimoniate da Erodoto fra Tar tesso e Focea [I 162]

? 70; per quel che si puo capire dai ritrovamenti, invece, So

strato e gia passato al commercio-ew/?one, commercio su piu larga scala ed anche di merci di minor valore, con il riferimento ad un ifjwuopiov e non ad uno ?eTvoc;71.

Si e detto 72 che la societa descritta da Erodoto e una societa statica, in cui ric chi e poveri possono capovolgere la propria sorte solo a causa di una metabole ?

cfr., ad es., la storia di Aminocle di Magnesia [VII 190] ?. Anche gli artigiani pos sono arricchirsi solo grazie alia munificenza di qualche potente. Nel caso di Sostrato e di Coleo, invece, e solo il loro lavoro, la loro intraprendenza nei commerci che li rende ricchi senza bisogno della protezione di un patrono. E si dovra far rilevare an cora una volta che si tratta di mercanti? Nella visione erodotea della societa essi sembrano rivestire, dunque, il ruolo attivo di stimolo aU'economia molto piu delle altre professions A dire il vero c'e nelle Storie anche un altro esempio di una perso na arricchitasi grazie al proprio mestiere: e la cortigiana Rodopi [II 135], ma in fon do e sempre commercio, anche se di tipo particolare.

SulPaltra categoria di mercanti, i xdc7C7]Xot, Erodoto e piuttosto avaro di notizie. I passi in cui egli adopera questo termine si possono adattare all'interpretazione del

Finley di mercanti locali [I 94; II 141; 164; V 9]. A III 89 se ne fa anche un uso me taforico: Dario e detto xdwcTjXoc; perche, con la sua riorganizzazione del sistema fisca

le, ?cerco di trarre profitto, come ogni buon mercante, da ogni faccenda?. I com mentatori credono di ravvisare nelle pagine erodotee una condanna nei confronti della xoc7U7)Xeioc73. A dire il vero, pero, mi sembra che una simile interpretazione ri senta troppo la suggestione della posteriore e ben nota censura aristotelica. E vero che i xoctctiXoi vengono presi a simbolo della vilta [cfr. I 155 et II 141], ma credo che

68 Anche se viene nominate* solo Coleo, fu un'impresa collettiva di mercanti samii alia ricerca di

guadagni grazie al commercio di prodotti pregiati ? una caratteristica del commerdo-prexis arcaico ?: vd.

Mele, // commercio, pp. 80-83. 69

Questo Sostrato viene plausibilmente identificato col dedicatario di un cippo ritrovato a Gravisca e col mercante che fece apporre il marchio ?0 su un centinaio di vasi attici rinvenuti in Etruria. Per la ric ca bibliografia sulPargomento vd. fra gli altri: A.W. Johnston, The rehabilitation of Sostratos, PP, XX VII (1972), pp. 416-423; F.D. Harvey, Sostratos of Aegina, PP, XXXI (1976), pp. 206-214 ? dove si ri tiene il nostro un tipico esponente dei mercanti internazionali di eta arcaica ?; M. Torelli, // santuario

greco di Gravisca, PP, XXXII (1977), pp. 398-458. 70 Mele, // commercio, p. 74. 71 Anche uno studioso come Hasebroek, Staat, p. 67, che sottovalutava queste testimonianze sui

guadagni dei mercanti greci, si e poi dovuto ricredere: vd. la sua Griechische Wirtschafts- und Gesellschaft sgeschichte bis zur Perserzeit, Tubingen 1931, ora in // pensiero, p. 629 n. 22.

72 Cfr. Nenci, Economie, pp. 144-146. 73 Cosi ibid., p. 142; Musti, L'economia, p. 72.

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LAVORO E COMMERCIO NELLE ?STORIE? DI ERODOTO 33

nessuno possa rimproverare ad un mercante la mancanza di coraggio e per I 155 va ricordato che si tratta di un consiglio rivolto al ?guerrafondaio? Ciro del tutto ine

sperto dei piaceri della civilta. Anche in riferimento a Dario il termine non pud ave re senso spregiativo, tutt'al piu di bonaria ironia, se si pone mente alPammirazione dello storico per Porganizzazione tributaria delPimpero. Semmai si puo dire, come

per Partigianato, che anche qui si manifesta la tendenza a trascurare i mestieri piu umili, e la xa^rjXeia era fra questi. Non di disprezzo si deve allora parlare quanto piuttosto di voluta negligenza, poiche Pattenzione dello storico si concentra sui feno meni di maggior respiro e di maggior peso economico e politico, Pattivita degli 7topoi appunto.

Non si puo fare a meno di ricordare infine un'attivita che per lungo tempo i Greci sentirono affine al commercio: la pirateria 74. Gia in Omero sembra fosse con suetudine chiedere ad uno straniero se fosse mercante o pirata [cfr. Od. Ill 72-74; IX 252-255]. Scorrerie sulle coste potevano essere condotte come azioni di guerra [V 81], ma vi erano anche casi di vera e propria pirateria navale come quello di Istieo

sulPEllesponto [VI 5]. Gli Ioni ed i Carii [II 152] ed i Samii [I 70; III 47; 58-59] avevano una particolare fama in questo campo e Policrate ne segui la tradizione sen za risparmiare alcuno, amico o nemico che fosse, in una spregiudicata politica di po tenza [III 39]. Anche se Erodoto non pronuncia mai un giudizio esplicito, egli sem bra pero non approvare la pirateria quando e rivolta contro i Greci. Piu giustificata, almeno quanto un'azione di guerra, gli pare la pirateria contro non Greci; ed infatti i Focei, cacciati dalla propria citta, da mercanti che erano si fanno pirati nel Tirre no, ma solo ai danni di Etruschi e di Cartaginesi [I 166] e la conversione fu facile

perche gia nei lunghi viaggi mercantili essi adoperavano le penteconteri da guerra [I 163]. Dopo Lade anche Dionisio di Focea segui il loro esempio, ma anche lui, come osserva compiaciuto Erodoto, risparmid i Greci e si volse contro Cartaginesi ed Etruschi [VI 17] 75.

I passi che si sono raccolti, il quadro che si e tentato di ricostruire mi sembrano ormai dimostrare piu che a sufficienza Pipotesi gia formulate che Pinteresse di Ero doto verso il commercio sia un fatto non casuale, ma intenzionale. Si e persino sug gerito che Erodoto stesso fosse un mercante e che per questo motivo avesse intrapre so i suoi viaggi; ?Pipotesi non e assurda, ma e superflua? 76. E d'altra parte Patten zione per il commercio non deriva semplicemente da esperienze personali, ma rispon de ad una visione piu ampia della sua funzione sociale. II commercio produce ric chezza, e tutto cio senza Pintervento di alcun benefattore. Anche questo conferma che Erodoto considerasse il commercio come Pattivita piu vivace, il ?motore? delPe conomia antica. Insomma i traffici mercantili, e in parte anche Partigianato, sono

pienamente dentro la visione che Erodoto ha della storia. Non e un caso infatti che mentre le notizie sui popoli ?primitivi? o sulPagricoltura si trovano solitamente con

74 Sulla compresenza di questi aspetti in eta arcaica cfr. Mele, // commercio, pp. 71-74: solo relazio ni di ?eiv(7) impediscono che il commercio possa trasformarsi in pirateria.

75 Sugli altri indizi delPattenzione erodotea verso il commercio non mette conto di dilungarsi. Sono

descrizioni delle vie di comunicazione piu importanti. Spesso si tratta di fiumi [II 17; 29; IV 47; 52], ma anche di vie di terra [III 5; IV 24; V 52; VIII 98], mentre per le misure itinerarie [I 203; II 34; IV 85-86] l'uso che ne viene fatto tradisce piuttosto preoccupazioni di natura geografica. Un paio di capitoli, infine, spiegano le tecniche costruttive e di navigazione sulPEufrate [I 194] e sul Nilo [II 96].

76 F. Cassola (a c.di), Erodoto, Storie, I, Milano 1984, p. 7; lo Jacoby la rifiutava perche Erodoto era debole in matematica; ma per i suoi errori di calcolo, meno numerosi di quanto si pensi e dovuti spesso alia riluttanza ad operare sull'abaco con le frazioni vd. P. Keyser, Errors of Calculation in Herodotus, CJ, LXXXI (1986), pp. 230-242.

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34 R. DANIELI

finate nelle sezioni etnografiche, le notizie sugli artigiani ed ancor piu quelle sui mer canti sono per lo piu perfettamente integrate nella trama della narrazione storica. Le notizie sulPemporio di Naucrati o sui mercanti di Focea non sono aneddoti od ex cursus, sono fatti storici strettamente collegati alia politica di Amasi o alle vicende della scoperta e della colonizzazione greca delPOccidente.

Sarebbe anacronistico, perd, cercare nelle Storie un'analisi dei fatti storici se condo i metodi della storiografia economica e d'altronde ridurre Pinterpretazione del testo erodoteo ad una chiave esclusivamente economicistica significa mortificarne la

complessita e la multiformita dei temi. La storia delPeconomia si fa anche con me die e statistiche, mentre Erodoto e troppo interessato al dato concreto, alPepisodio individuale per occuparsi di tali cose. La percezione erodotea dei fenomeni economi ci non puo che essere empirica; per questo solo con grande cautela si puo applicare la categoria di legge economica alle osservazioni presenti nelle Storie. Inoltre per lo storico, come del resto per tutta la mentalita antica, il dato economico non puo es sere disgiunto da un giudizio morale. Di questo atteggiamento Erodoto e testimone, come quando registra il disprezzo generalizzato per il lavoro [II 167], ma ne e anche

partecipe, ad esempio nella sua ricerca di un mercato giusto, dove Pinganno sia ban dito. Tuttavia anche per questi problemi egli mostra una notevole apertura mentale, essendo consapevole del fatto che un giudizio morale vale soltanto alPinterno della cultura di chi Pha espresso e non delle altre [III 38].

Questa percezione particolare dei fatti economici, Pevidente preferenza accorda ta al commercio e, in misura minore, alPartigianato non ci illuminano soltanto sulla

prospettiva che Erodoto adotto per esporre i fatti economici; ci consentono anche di dare uno sguardo sui tipo di mentalita che Erodoto ebbe. Egli non dice quasi nulla di se, ma tutto questo lascia intendere che la sua cultura fu una cultura eminente mente cittadina e, piu precisamente, di una citta mercantile. Quando fu ad Atene

egli conobbe anche i nuovi fermenti culturali, che si andavano organizzando nel mo vimento della sofistica, ma non li condivise mai in pieno, forse anche perche Puomo di Alicarnasso, Pesule di Samo, il peregrinante viaggiatore negli empori greci del Mediterraneo rimase sempre fedele alPeducazione ricevuta in una citta ed in una cul tura legate al mare e ai traffici, sempre fedele alia sua formazione ionica.

RlCCARDO DANIELI

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