laverna on rockerilla

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10 11 THE SWAN INSIDE Michael Gira di Massimo Padalino Entertainment Through Pain ... quel giovane è Michael Gira. Cosa accade intorno a lui nel 1980? Accade la No Wave, perché ad appena due anni dall’uscita di “No New York” (storica compilation prodotta da Brian Eno) il fermento artistico da quelle parti non ha ancora smesso di montare: ci sono i Contortions, c’è Lydia Lunch, ci sono i Mars e i D.N.A. e poi tutta una serie di altre band che fanno dell’anti-arte la loro arte. E sarà proprio per l’anfitrione di una di queste band, i Theoretical Girls, che Michael comincerà a muovere i suoi primi passi discografici. Ah, certo, prima ancora aveva militato nei cupi e pregevolissimi Circus Mort (e ancora prima, a Los Angeles, nei Bpeople), ma sarà solo quando Glenn Branca lo metterà sotto contratto per la sua Neutral Records che comincerà a fare sul serio... questo accadrà nel 1983, ma ora siamo nel 1982 e Michael ha appena cominciato con la sua nuova band ed è sempre più incazzato: tanto che forgia una estetica tutta sua, dove il bello parla attraverso il brutto e viceversa. Non a caso sarà ispirato da scrittori come Genet o De Sade. E non a caso sceglierà un nome (apparentemente) molto poetico per la sua band. Ma ascoltiamo direttamente le sue parole: “I cigni sono animali maestosi, belli a vedersi... ma con una carattere veramente orrendo”. Swans, i cigni. E il loro primo disco è esattamente così: maestoso ed orrendo nello stesso momento, perché “Swans E.P. n°1” ha un suono martellante e apocalittico. Ci suonano Questa in cui stiamo per precipitare dentro è una metropoli e, ai tempi in cui la nostra storia ha inizio, appare esattamente così: Scenario n°1: c’è un tizio italo-americano di mezza età, chiuso nel suo appartamento, la città fuori brulica di luci, ma lì dentro è lui che comanda. Questo tizio è un serial killer. Scenario n°2: futili battibecchi, disturbi sonori, degrado; anche qui c’è un tizio che perde la ragione e comincia a fare fuori un sacco di persone... con un trapano. Scenario n°3: un ventiseienne isolato, depresso e sessualmente frustrato, ex marine reduce del Vietnam, soffre di una insonnia cronica e comincia a lavorare come tassista notturno. Ne vedrà di tutti i colori. Ci sbagliavamo, quella in cui siamo appena precipitati dentro non è una metropoli: è l’incubo di una metropoli. Ecco New York, eccola fra gli anni ‘70 ed ‘80 ed ecco tre scenari che corrispondono ciascuno ad una pellicola su di essa: la prima è “Maniac” di William Lustig, la seconda “The Driller Killer” di Abel Ferrara, la terza “Taxi Driver” di Martin Scorsese. C’è un tipo che, dopo aver lasciato l’assolata California, si trasferirà proprio nella Grande Mela e proprio questo genere di “sotterraneo terrore urbano” giurerà di aver vissuto. Lui è molto giovane, inesperto, e per sbarcare il lunario, laggiù, si darà da fare come potrà. Perché ha un sogno: mettere su la sua band. Dopotutto è venuto lì perché è proprio lì che accadono le cose: quelle importanti. O almeno lui la pensa così. Quel giovane ha un nome... (oltre a Gira stesso) Bob Pezzola, Daniel Galli-Duani, ma soprattutto Jonathan Kane (collaboratore di Rhys Chatham e LaMonte Young) che crea il tornado percussivo così tipico dei primi Swans. Ma è durante i concerti che gli Swans danno il meglio (e, fedeli alla propria estetica degli opposti, perciò anche il peggio) di sé: volumi altissimi, chiamate di protesta alle forze dell’ordine. La reputazione dei Nostri cresce a New York, in parallelo a quella degli allora neonati Sonic Youth, tanto che il primo 33 giri degli Swans non è poi lontano dalle sonorità post-industriali e no wave di “Confusion Is Sex” della gioventù sonica. Il disco si intitola “Filth”, esce nel 1983 e, come abbiamo detto, è sponsorizzato dall’etichetta di Glenn Branca. A questo punto della storia, la formazione è già tutta cambiata, anche se Kane rimane della partita e ai ranghi viene aggiunto Norman Westberg, che grande parte avrà nel coniare il peculiare linguaggio musicale dei futuri Swans. Anche stavolta comunque, forti di cinque musicisti, gli Swans picchiano duro: il sound di “Filth” è sempre più brutale e sempre più apocalittico. La saga del gruppo più anti-spettacolare al mondo procede poi con i vinili “Cop” (K422, 1984), “I Crawled” (ep del 1985), “Greed” (PVC, 1986) e “Holy Money” (1986). Ce lo ricorda Gira stesso: “Cominciammo a passare un sacco di tempo in sala prove, per ottenere i suoni che veramente volevamo, il giusto feeling, soprattutto quando volevamo suonare lenti”. E quando suonano lenti, gli Swans fanno davvero paura. E sarà Justin Broadrick, mente dietro i tellurici Godflesh, a ricordarci che fu proprio ascoltando il primo ep degli Swans che gli venne in mente la definizione di “grind music”. Musica che sbriciola. Ma non c’è di che preoccuparsi, una presenza femminile sta per addolcire (e tormentare) le visioni degli Swans. Pain Through Entertainment Jarboe (conosciuta anche come The Living Jarboe) è la musa degli Swans nel secondo periodo di carriera, quello che va dal 1986 al 1998. E’ una tipa strana lei, ma anche parecchio precoce: a 12 anni già registra le sue prime cose, poi le invia a suo fratello in Germania. Un altro fratello invece ce l’ha lontano, in Vietnam, che combatte. E poi ci sono le storie di suo nonno, che infervorano la sua fantasia di bambina: le storie di un giudice di pace nel Nevada, storie di incazzosi imbroglioni, di umanità varia ed avariata. Jarboe ci cresce su quest’immaginario e poi ci canta anche su, così che quando entra nella formazione di Gira, gli Swans cambiano definitivamente volto: un po’ anche per il fatto che Gira comincia a fissarsi coi temi religiosi. L’apice di Gira con Jarboe è bifronte: da un lato il progetto comune World Of Skin e dall’altro il doppio album capolavoro degli Swans, “Children Of God” (Caroline, 1987), che parla di temi nietszchiani (“New Mind”) quanto pennella piccoli quadretti acustici e intimistici (“Our Love Lies”). Sì, questi Swans sono ormai lontani miglia e miglia da quelli degli esordi: ora sono artisti a tutto tondo. E ad accorgersene sarà anche una major, che nel 1989 pubblicherà il successivo disco del gruppo. Si intitola “Burning World” ed esce per la MCA. Ma non è la sola novità questa, perché gli Swans - ridotti a terzetto (Gira, Jarboe, Westberg) e prodotti dal guru Bill Laswell (che ci suona pure) - sfornano un disco con canzoni tese ma perfette, come “Jane Mary” o le ballate folk “Universal Emptiness” e “The River That Runs With Love”. Una volta Gira ebbe a dire: “Scrivevo molto sugli effetti della violenza fisica fra le persone”. Ebbene, nel doppio del 1991, “White Light From The Mouth Of Infinity”, quella violenza fisica si è definitivamente trasformata in ossessione metafisica. Il bene, il male, Dio, il mondo, chi controlla chi: canzoni come “Better Than You”, “Power And Sacrifice”, “Love Will Save You” fanno da corollario a questo teorema di quesiti. Il disco esce per una nuova etichetta ancora (l’ennesima in tanti anni) la Young God di Gira e sul retro della copertina ha due coniglietti disegnati, vestiti da scolaretti, uno di faccia all’altro, senza espressione in volto. Ci vorrà un nuovo disco (“Love Of Life”, 1992) perché le teste dei due coniglietti brucino alla fiamma dell’amore più letale (quello cantato da Gira). Ma ormai siamo giunti a metà anni Novanta e gli Swans cedono il posto a tante altre cose: la carriera solista di Gira, ad esempio, in realtà iniziata già da molti anni, e che avrà il suo capolavoro nel disco “Drainland”, del 1995 (anno in cui esce anche l’album “The Great Annihilator” degli Swans, con materiale del 1993-4). E poi c’è che Michael, cresciuto da piccolo fra un istituto di correzione e l’altro, senza famiglia o quasi, dipende ormai da troppo tempo dall’LSD e ha bisogno forse di una pausa. Alla fine del 1995, annuncia quindi che, quello che sta portando a termine, sarà l’ultimo tour del gruppo, che l’anno dopo puntualmente si scioglierà. I capolavori postumi però ce li regalerà lo stesso: non tanto le sette lunghe tracce di “Die Tur ist zu” (World Service, 1996) quanto l’ennesimo doppio stellare nell’ispirazione “Soundtracks For The Blind” (1996). Il disco esce per la Young God che pian piano si trasformerà in un lavoro a tempo pieno per Michael: “Cazzo, ci lavoravo 18 ore al giorno”. E i frutti si vedranno, con un catalogo che spazierà da Akron/Family a Lisa Germano, da Windsor For The Derby a Wooden Wand, da Devendra Banhart ai Calla, passando soprattutto per gli Angels of Light, nuova creatura di Gira. Anche stavolta il Nostro fa sul serio e ci regala una manciata di dischi nient’affatto male, fra i quali spiccano “How I Loved You” (2001) e “We Are Him (2007). Qualcuno dice che il disco degli Swans riformati, uscito lo scorso settembre, sia roba fiacca. Non c’è da preoccuparsi, però, perché questo signore ormai di mezz’età, buddhista, sempre vulcanico e poeticissimo, è da sempre garanzia di serietà e... saprà ancora sorprenderci; in fondo è stato proprio lui a pronunciare le seguenti parole: “Odio il sarcasmo, specialmente nella musica”. E c’è da credergli. L’illustrazione è di Simon Henwood

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Rockerilla - numero 364 - dicembre 2010 - pagina 10/11

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THE SWAN INSIDE

Michael Gira

di Massimo Padalino

Entertainment Through Pain... quel giovane è Michael Gira. Cosa accade intorno a lui nel 1980? Accade la No Wave, perché ad appena due anni dall’uscita di “No New York” (storica compilation prodotta da Brian Eno) il fermento artistico da quelle parti non ha ancora smesso di montare: ci sono i Contortions, c’è Lydia Lunch, ci sono i Mars e i D.N.A. e poi tutta una serie di altre band che fanno dell’anti-arte la loro arte. E sarà proprio per l’anfitrione di una di queste band, i Theoretical Girls, che Michael comincerà a muovere i suoi primi passi discografici. Ah, certo, prima ancora aveva militato nei cupi e pregevolissimi Circus Mort (e ancora prima, a Los Angeles, nei Bpeople), ma sarà solo quando Glenn Branca lo metterà sotto contratto per la sua Neutral Records che comincerà a fare sul serio... questo accadrà nel 1983, ma ora siamo nel 1982 e Michael ha appena cominciato con la sua nuova band ed è sempre più incazzato: tanto che forgia una estetica tutta sua, dove il bello parla attraverso il brutto e viceversa. Non a caso sarà ispirato da scrittori come Genet o De Sade. E non a caso sceglierà un nome (apparentemente) molto poetico per la sua band. Ma ascoltiamo direttamente le sue parole:“I cigni sono animali maestosi, belli a vedersi... ma con una carattere veramente orrendo”.Swans, i cigni. E il loro primo disco è esattamente così: maestoso ed orrendo nello stesso momento, perché “Swans E.P. n°1” ha un suono martellante e apocalittico. Ci suonano

Questa in cui stiamo per precipitare dentro è una metropoli e, ai tempi in cui la nostra storia ha inizio, appare esattamente così:

Scenario n°1: c’è un tizio italo-americano di mezza età, chiuso nel suo appartamento, la

città fuori brulica di luci, ma lì dentro è lui che comanda. Questo tizio è un serial killer.Scenario n°2: futili battibecchi, disturbi

sonori, degrado; anche qui c’è un tizio che perde la ragione e comincia a fare fuori un

sacco di persone... con un trapano.Scenario n°3: un ventiseienne isolato,

depresso e sessualmente frustrato, ex marine reduce del Vietnam, soffre di una insonnia

cronica e comincia a lavorare come tassista notturno. Ne vedrà di tutti i colori.

Ci sbagliavamo, quella in cui siamo appena precipitati dentro non è una metropoli: è

l’incubo di una metropoli. Ecco New York, eccola fra gli anni ‘70 ed ‘80 ed ecco tre

scenari che corrispondono ciascuno ad una pellicola su di essa: la prima è “Maniac” di

William Lustig, la seconda “The Driller Killer” di Abel Ferrara, la terza “Taxi Driver” di Martin Scorsese. C’è un tipo che, dopo aver lasciato l’assolata California, si trasferirà proprio nella

Grande Mela e proprio questo genere di “sotterraneo terrore urbano” giurerà di aver

vissuto. Lui è molto giovane, inesperto, e per sbarcare il lunario, laggiù, si darà da fare

come potrà. Perché ha un sogno: mettere su la sua band. Dopotutto è venuto lì perché

è proprio lì che accadono le cose: quelle importanti. O almeno lui la pensa così.

Quel giovane ha un nome...

(oltre a Gira stesso) Bob Pezzola, Daniel Galli-Duani, ma soprattutto Jonathan Kane (collaboratore di Rhys Chatham e LaMonte Young) che crea il tornado percussivo così tipico dei primi Swans. Ma è durante i concerti che gli Swans danno il meglio (e, fedeli alla propria estetica degli opposti, perciò anche il peggio) di sé: volumi altissimi, chiamate di protesta alle forze dell’ordine. La reputazione dei Nostri cresce a New York, in parallelo a quella degli allora neonati Sonic Youth, tanto che il primo 33 giri degli Swans non è poi lontano dalle sonorità post-industriali e no wave di “Confusion Is Sex” della gioventù sonica. Il disco si intitola “Filth”, esce nel 1983 e, come abbiamo detto, è sponsorizzato dall’etichetta di Glenn Branca. A questo punto della storia, la formazione è già tutta cambiata, anche se Kane rimane della partita e ai ranghi viene aggiunto Norman Westberg, che grande parte avrà nel coniare il peculiare linguaggio musicale dei futuri Swans. Anche stavolta comunque, forti di cinque musicisti, gli Swans picchiano duro: il sound di “Filth” è sempre più brutale e sempre più apocalittico. La saga del gruppo più anti-spettacolare al mondo procede poi con i vinili “Cop” (K422, 1984), “I Crawled” (ep del 1985), “Greed” (PVC, 1986) e “Holy Money” (1986). Ce lo ricorda Gira stesso:“Cominciammo a passare un sacco di tempo in sala prove, per ottenere i suoni che veramente volevamo, il giusto feeling, soprattutto quando volevamo suonare lenti”.E quando suonano lenti, gli Swans fanno davvero paura. E sarà Justin Broadrick, mente dietro i tellurici Godflesh, a ricordarci che fu proprio ascoltando il primo ep degli Swans che gli venne

in mente la definizione di “grind music”. Musica che sbriciola. Ma non c’è di che preoccuparsi, una presenza femminile sta per addolcire (e tormentare) le visioni degli Swans.

Pain Through Entertainment Jarboe (conosciuta anche come The Living Jarboe) è la musa degli Swans nel secondo periodo di carriera, quello che va dal 1986 al 1998. E’ una tipa strana lei, ma anche parecchio precoce: a 12 anni già registra le sue prime cose, poi le invia a suo fratello in Germania. Un altro fratello invece ce l’ha lontano, in Vietnam, che combatte. E poi ci sono le storie di suo nonno, che infervorano la sua fantasia di bambina: le storie di un giudice di pace nel Nevada, storie di incazzosi imbroglioni, di umanità varia ed avariata. Jarboe ci cresce su quest’immaginario e poi ci canta anche su, così che quando entra nella formazione di Gira, gli Swans cambiano definitivamente volto: un po’ anche per il fatto che Gira comincia a fissarsi coi temi religiosi. L’apice di Gira con Jarboe è bifronte: da un lato il progetto comune World Of Skin e dall’altro il doppio album capolavoro degli Swans, “Children Of God” (Caroline, 1987), che parla di temi nietszchiani (“New Mind”) quanto pennella piccoli quadretti acustici e intimistici (“Our Love Lies”). Sì, questi Swans sono ormai lontani miglia e miglia da quelli degli esordi: ora sono artisti a tutto tondo. E ad accorgersene sarà anche una major, che nel 1989 pubblicherà il successivo disco del gruppo. Si intitola “Burning World” ed esce per la MCA. Ma non è la sola novità questa, perché gli Swans - ridotti a terzetto (Gira, Jarboe, Westberg) e prodotti dal guru Bill Laswell (che ci suona pure) - sfornano un disco con canzoni tese ma perfette, come “Jane Mary” o le ballate folk “Universal Emptiness” e “The River That Runs With Love”. Una volta Gira ebbe a dire:“Scrivevo molto sugli effetti della violenza fisica fra le persone”.Ebbene, nel doppio del 1991, “White Light From The Mouth Of Infinity”, quella violenza fisica si è definitivamente trasformata in ossessione metafisica. Il bene, il male, Dio, il mondo, chi controlla chi: canzoni come “Better Than You”, “Power And Sacrifice”, “Love Will Save You” fanno da corollario a questo teorema di quesiti. Il disco esce per una nuova etichetta ancora (l’ennesima in tanti anni) la Young God di Gira e sul retro della copertina ha due coniglietti disegnati, vestiti da scolaretti, uno di faccia all’altro, senza espressione in volto. Ci vorrà un nuovo disco (“Love Of Life”, 1992) perché le teste dei due coniglietti brucino alla fiamma dell’amore più letale (quello cantato da Gira). Ma ormai siamo giunti a metà anni Novanta e gli Swans cedono il posto a tante altre cose: la carriera solista di Gira, ad esempio, in realtà iniziata già da molti anni, e che avrà il suo capolavoro nel disco “Drainland”, del 1995 (anno in cui esce anche l’album “The Great Annihilator” degli Swans, con materiale del 1993-4). E poi c’è che Michael, cresciuto da piccolo fra un istituto di correzione e l’altro, senza famiglia o quasi, dipende ormai da troppo tempo dall’LSD e ha bisogno forse di una pausa. Alla fine del 1995, annuncia quindi che, quello che sta portando a termine, sarà l’ultimo tour del gruppo, che l’anno dopo puntualmente si scioglierà. I capolavori postumi però ce li regalerà lo stesso: non tanto le sette lunghe tracce di “Die Tur ist zu” (World Service, 1996) quanto l’ennesimo doppio stellare nell’ispirazione “Soundtracks For The Blind” (1996). Il disco esce per la Young God che pian piano si trasformerà in un lavoro a tempo pieno per Michael: “Cazzo, ci lavoravo 18 ore al giorno”. E i frutti si vedranno, con un catalogo che spazierà da Akron/Family a Lisa Germano, da Windsor For The Derby a Wooden Wand, da Devendra Banhart ai Calla, passando soprattutto per gli Angels of Light, nuova creatura di Gira. Anche stavolta il Nostro fa sul serio e ci regala una manciata di dischi nient’affatto male, fra i quali spiccano “How I Loved You” (2001) e “We Are Him (2007). Qualcuno dice che il disco degli Swans riformati, uscito lo scorso settembre, sia roba fiacca. Non c’è da preoccuparsi, però, perché questo signore ormai di mezz’età, buddhista, sempre vulcanico e poeticissimo, è da sempre garanzia di serietà e... saprà ancora sorprenderci; in fondo è stato proprio lui a pronunciare le seguenti parole: “Odio il sarcasmo, specialmente nella musica”. E c’è da credergli. L’illustrazione è di Simon Henwood