l'arbitro 1/2013

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n. 1/2013 ASSOCIAZIONE ITALIANA ARBITRI Rivista fondata nel 1924 da G. Mauro e O. Barassi Le rivendicazioni dell’AIA su rimborsi e violenza raccolte da Giancarlo Abete confermato presidente FIGC Pubblicazione periodica Autorizzazione del Tribunale di Roma499 del 01/09/89 - Posta Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. - Art. D.L. 353/2003 - (Conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Roma

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n. 1/2013

AssociAzioneitAliAnAArbitri

Rivista fondata nel 1924 da G. Mauro e O. Barassi

Le rivendicazioni dell’AIAsu rimborsi e violenza

raccolte da Giancarlo Abeteconfermato presidente FIGC

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Anno LXX n. 1/2013

DirettoreMarcello Nicchi

Direttore ResponsabileMario Pennacchia

Comitato di RedazioneNarciso Pisacreta, Umberto Carbonari, Rosario D’Anna, Maurizio Gialluisi, Erio Iori, Giancarlo Perinello, Alberto Zaroli, Alfredo Trentalange, Francesco Meloni

CoordinatoriAlessandro PaoneCarmelo LentinoRodolfo Puglisi

ReferentiAbruzzo Marco Di FilippoBasilicata Francesco AlagiaCalabria Paolo VilardiCampania Giovanni ArutaEmilia Romagna Giuliano TartarottiFriuli Venezia Giulia Massimiliano AndreettaLazio Teodoro IacopinoLiguria Federico MarchiLombardia Paolo CazzanigaMarche Fabio StellutiMolise Andrea NasilloPiemonte Valle d’Aosta Davide SagliettiPuglia Ferdinando Insanguine MingarroSardegna Valentina ChiricoSicilia Giuseppe La BarberaToscana Francesco MeravigliaCPA Trento Adriano Collenz CPA Bolzano Michael BruehlUmbria Alessandro ApruzzeseVeneto Francesco Palombi

Segretario di RedazioneGennaro Fiorentino

Direzione-redazioneVia Campania,47 - 00187 ROMATel. 06 84915026 / 5041 - Fax 06 84915039Sito internet: www.aia-figc.ite-mail: [email protected]: www.twitter.com/AIA_it

Realizzazione grafica e stampaGrafiche Marchesini s.r.l.Via Lungo Bussè, 884 - Angiari/Veronawwww.grafichemarchesini.it [email protected]

Pubblicazione periodicaAutorizzazione del Tribunale di Roman. 499 del 01/09/1989Sped. in abb. post. - Art. co 20/c leg. 662/96Filiale di Roma

Tiratura 48.000 copie

Gli articoli della rivista “l’Arbitro” della FIGC possono essere riprodotti, ma dietro autorizzazione dell’AIA, su qualsiasi pubblicazione italiana o straniera, alla esplicita condizione che ne sia citata la fonte.

In copertina: Il Presidente FIGC Giancarlo Abete (fotoGMT)

PROROGATALA VALIDITÀDELLE TESSERE Si informano tutti gli associati che il Presidente della FIGC ha disposto, in accordo con l’Agenzia delle Entrate, che le tessere AIA-FIGC emesse nel 2012 avranno validità prorogata fino al 31 maggio 2013.

Giovanni Malagònuovo presidente del CONIE’ Giovanni Malagò, imprenditore romano, a suc-cedere a Gianni Petrucci alla Presidenza del CONI, ha ottenuto 40 voti contro i 35 dell’altro candida-to Raffaele Pagnozzi. Nato a Roma nel 1959, dal 1997 presidente del Circolo Canottieri Aniene, Ma-lagò è stato presidente del comitato organizzatore del Campionati Europei di Pallavolo del 2005 e dei Mondiali di Nuoto del 2009. Eletto nel 2000 membro della Giunta del Coni, è stato anche Consigliere De-legato della Figc per i “100 anni” della Federazione. “Nello sport è difficile vincere – ha spiegato al termi-ne dell’elezione che si è svolta nel Salone d’onore del Coni - ma anche non vincere. Un abbraccio a Pagnozzi: considero questa carica la più importante nel nostro Paese, farò di tutto per onorarla’’.L’ex segretario generale del Comitato olimpico nazionale Raffaele Pagnozzi ha fatto i complimenti al nuovo presidente: “Credo sia doveroso fare un gran-de in bocca al lupo a Malagò e alla sua squadra, sapendo che lo sport italiano sarà in grado di mantenere il trend che lo ho portato ai vertici nel mondo”.Il Consiglio Nazionale ha poi provveduto alla elezione della Giunta Nazionale così composta:Dirigenti: Franco Chimenti, Luciano Buonfiglio, Giorgio Scarso, Paolo Barelli, Giancarlo Abete, Sergio Anesi e Fabio Pigozzi. Atleti: Alessandra Sensini e Fiona MayTecnici: Valentina TurisiniRappresentante Comitati Regionali: Fabio Sturani Rappresentante Delegati Provinciali: Guglielmo Talento Enti di Promozione Sportiva: Massimo Achini La Giunta Nazionale, che si è riunita al termine del Consiglio, ha eletto Vice Presidenti Franco Chimenti, in qualità di Vicario, e Giorgio Scarso. Roberto Fabbricini è stato nominato Segretario Generale e Carlo Mornati facente funzioni di Vice Segretario Generale.

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SOMMARIO

11 L’elenco aggiornato dei quadri della FIFA

12 MARIANI: “Il sogno realizzato dopo percorso lampo”

di Federico Marchi

34 Sto realizzando un sogno

di Italo Cucci

36 La certezza degli arbitri nel calcio che si rinnova

di Stefano Chioffi

38 I contenuti del codice etico

e di comportamento dell’AIA

40 Il record dei fratelli Cucchi

di Davide Saglietti

42 Nicchi: “Gli arbitri come modello di etica e cultura”

43 Una vita in viaggio con gli arbitri

43 L’ultimo saluto all’arbitro dei record. Ciao Loris

44 L’allenamento a progressione di velocità: il 30-20-10

di Carlo Castagna

46 La gestione clinica dell’atleta aritmico

di Angelo Pizzi

50 Quesiti Tecnici

Raccolte da Abete

le istanze di Nicchi

di Mario Pennacchia

4

Valentini Vice Presidente Commissione Media UEFAIl Comitato esecutivo della UEFA ha nominato l’attuale Direttore Generale della FIGC Antonello Valentini Vice Presidente della Commissione Media della UEFA presieduta dal russo Vitaly Mutko. Per lui una pro-mozione visto che era membro della stessa commissione già da dieci anni.

Pronti per nuove sfide

di Davide Garbini

Provata la validitàdel progetto Busacca

di Alfredo Trentalange

I neo Internazionali

8

26

14

32

Plebiscitaria conferma

del presidente Abete

Intervista ai responsabili degli OTN

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Giancarlo Abete è entrato nell’Assemblea elettiva della Federazione come unico candidato e l’Assemblea ha spiegato – confermandolo con la quasi totalità dei voti – perché un altro competitore non avrebbe potuto esserci, anzi, non avreb-be avuto senso. In un mare come quello del calcio perennemente agitato, al di là della sua natura, per la conflittualità degli

interessi, l’evidente e riconosciuta inade-guatezza di norme e di strutture e l’incal-zare delle sollecitazioni polemiche spesso superficiali e pretestuose, Abete ha sapu-to governare la nave tenendo la rotta con nervi saldi, equilibrio, rigoroso e innegabile rispetto del suo ruolo super partes.In sessant’anni rare volte, per non dire mai, avevamo assistito ad una assem-

blea di Federazione così serena, concor-de e realista nel rappresentare il proprio essere e divenire, nel giudicare carenze e ritardi, nel configurare e dettare gli im-prorogabili obiettivi, vincolando al loro conseguimento il mandato presidenziale. I presidenti e i delegati delle Leghe e del-le Associazioni hanno tutti contribuito per le proprie competenze ed esperienze a

Dall’unanime fiducia più forza per cambiare

Raccolte da Abetele istanze di Nicchidi Mario Pennacchia

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definire il quadro aggiornato delle opere compiute e dei problemi da risolvere e non sono mancati passaggi dolenti per sottovalutazione e scarsa visibilità fatte rilevare da Macalli e Tavecchio rispetto alle concrete iniziative realizzate dalle rispettive Leghe Pro e Dilettanti. Rimar-chevoli anche gli interventi di Tommasi e

Ulivieri che, partendo dal percorso com-piuto, hanno spinto in avanti la loro piena e costante disponibilità ad assecondare l’impegno federale per consentire al no-stro calcio di rispolverare il prestigio che si specchia nella sua storia. Certo, non poteva passare inosservata la dissonanza tra l’armonia dell’Assemblea e la rappresentanza della Lega di Serie A che – all’opposto della compatta Serie B – fino a pochi giorni prima aveva ripetuta-mente mancato l’intesa per l’elezione del suo vertice: al podio è andato il presiden-te uscente Beretta che finalmente avreb-be ottenuto quattro giorni dopo la pro-pria riconferma dall’Assemblea di Lega, anche se con la scia di una inquietante spaccatura fra i presidenti delle maggiori società che mette a rischio la consonan-za necessaria per attuare le riforme. A nome dell’AIA ha parlato il presidente Marcello Nicchi e non avrebbe potuto essere più essenziale ed opportuno nel ricordare, ribadita la scrupolosa prepa-razione e la totale dedizione degli arbitri, pur umanamente non esenti da errori, due motivi di malcontento per il mortifi-cante blocco dei rimborsi spese e gli atti di violenza che continuano a subire e una ragione di fierezza perché non c’è stata ombra di arbitro nelle tristi vicende del calcio-scommesse.

Abete ha raccolto tutte queste voci e le ha tessute con i temi elaborati dalla sua espe-rienza operativa, ricavandone un discorso che ha avvinto l’Assemblea fino all’ultima parola per l’esposizione appassionata, il respiro culturale, la concretezza, la pronta adesione alle istanze appena manifestate dalle varie componenti federali. Non ultime quelle dell’AIA in merito all’anacronistica entità dei rimborsi al cui adeguamento ha esplicitamente garantito di voler provvedere e all’irrinunciabile obiettivo della lotta all’in-tollerabile violenza nei confronti degli arbitri.Quest’impegno si è aggiunto a quel-li riguardanti i capitoli dell’irrinunciabile rinnovamento: la riforma della giustizia sportiva, la legge sugli stadi e l’equilibrio economico, l’inasprimento delle norme contro la frode, la violenza e il razzismo, il riordino dei campionati. Abete sa che l’aspettano fatiche più grandi di quelle mitologiche di Ercole, ma sa anche che – avendo preannunciato che questo sarà il suo ultimo mandato – può affrontarle senza condizionamenti nell’esclusivo uni-co superiore interesse del calcio italiano. L’unanimità dell’Assemblea gli ha dato più forza per tradurre in adempimenti do-verosi la necessità di cambiare e di richia-mare il nostro calcio alle sue ragioni e alle sue regole di sport che più di ogni altro accende la passione popolare.

Abete subito dopo la proclamazione

Nicchi durante il suo intervento

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Lo scorso 14 gennaio Giancarlo Abete è stato confermato Presidente. In carica dal 2 aprile 2007, il presidente guiderà la Federcalcio per il prossimo quadriennio olimpico. Con 429.62 voti e una percen-tuale pari al 94.34 Abete è stato rieletto al primo scrutinio nel corso dell’Assemblea federale elettiva che si è svolta a Roma. Su 288 aventi diritto al voto, si sono ac-creditati in 256 e hanno espresso il voto in 250. Le schede bianche sono state il 5,66%. Abete ha ottenuto l’unanimità dei voti della Lega di A (18 su 18), dell’As-sociazione Italiana Allenatori (24 su 24) e dell’Associazione Italiana Arbitri (9 su 9), 18 dei 19 voti espressi dalla Lega di B, 44

dei 48 voti della Lega Pro, 79 degli 88 voti della Lega Nazionale Dilettanti e 43 dei 44 voti dell’Associazione Italiana Calciatori. Con 431.09 voti pari ad una percen-tuale del 94.66 è stato conferma-to presidente del Collegio dei Re-visori dei Conti Giuliano Genchi. L’Assemblea era iniziata con l’apertura dei lavori da parte di Pasquale de Lise, nominato presidente. Dopo i saluti da parte del vice presidente del Coni Aga-bio (Petrucci era dimissionario, ndr) e del segretario generale della Uefa Gianni Infantino, si sono alternati ai microfoni i rappresentanti delle varie componenti, a cominciare dal presidente della Lega di

serie A Beretta: “Penso ci siano i pre-supposti – ha dichiarato - per una nuova stagione di riforme. Sarà fondamentale rivedere la disciplina del controllo di più società e le cosiddette seconde squa-dre, poi la riforma della giustizia sporti-va, alcuni punti chiave come la terzietà degli organi giudicanti, garanzie della difesa e specializzazione dei giudici”. Significativo anche l’intervento del pre-sidente dell’Aic Tommasi: “La voce che arriva dal campo sia utile a portare avan-ti le riforme. Noi siamo una componen-te con una prerogativa di campo e non è facile portare la nostra esperienza, nonostante questo abbiamo cercato di

All’insegna della concordia l’Assemblea elettiva della FIGC

Plebiscitaria confermadel presidente Abete

Il Presidente Nicchi insieme ai 9 Delegati degli Ufficiali di gara

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portare finora il nostro contributo. Un calciatore di Serie A come Simone Per-rotta ha dato la sua disponibilità e cer-cheremo di valorizzare la sua presenza per avere una voce tale che può fare bene a tutti noi”. Sarà il primo calciatore in attività a sedere in Consiglio Federale. “Se fermiamo il calcio per il razzismo, dobbiamo fermarlo anche per le violen-ze contro gli arbitri”: questa la richiesta avanzata da Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, davan-ti ai 250 delegati dell’Assemblea eletti-va della Federcalcio. “La domenica non mi diverto quando arriva la notizia di un ragazzo finito in ospedale arbitrando una partita – ha dichiarato Nicchi - ci dobbiamo preoccupare per la sicurez-za degli arbitri, questa situazione non è più sopportabile. Prima che i giocatori facciano la doccia, ci sono già analisi su episodi e decisioni arbitrali, ma i diretto-ri di gara sono una certezza e non una problematica del sistema”. A Nicchi ha

risposto il presidente Abete, il quale ha ribadito quanto affermato nel program-ma elettorale: “L’impegno” nella politica dei servizi continuerà per tutte le com-ponenti. Tale impegno si esplicita nel pagamento e nel rimborso delle spese arbitrali. L’adeguamento dei rimborsi AIA per le categorie dilettantistiche e gio-vanili, la lotta ad ogni forma di violenza nei confronti degli arbitri costituiscono obbiettivi non negoziabili, perché rispon-dono a logiche di equità e di rispetto”. Per le componenti sono intervenuti an-che il presidente della Lega Pro Macalli, il presidente della Lega Dilettanti Tavec-chio, per la Lega di B Gualtieri in rappre-sentanza del dimissionario Abodi, poi rieletto alla guida della Lega stessa, per l’Associazione Italiana Allenatori il presi-dente Ulivieri. Da citare anche l’interven-to dell’ex presidente della Figc Antonio Matarrese, eletto membro d’onore della Federazione nel corso dell’Assemblea. In chiusura, prima di procedere alle ope-razioni di voto, il discorso del presidente in carica – e candidato unico – Abete, il quale ha annunciato che questa è la sua ultima candidatura, ma soprattutto ha di-feso il mondo del calcio: “Dobbiamo es-sere critici verso noi stessi, ma il calcio non è il terminale di tutti i mali del Paese. Siamo competitivi a livello internazionale, l’Italia è al quarto posto - dice riferendo-si al ranking Fifa - dobbiamo respingere al mittente le generalizzazioni, le demo-nizzazioni e le diffamazioni. Abbiamo te-nuto unito questo mondo, non abbiamo

presentato 220 simboli e non c’è stata nessuna diaspora. Saremmo irresponsa-bili se non conoscessimo le criticità del nostro sistema. Noi - rivendica - siamo la Figc, siamo all’interno della famiglia del Coni. Abbiamo 1,4 milioni di tesse-rati, un terzo di quelli di tutte le federa-zioni. Riceviamo contributi per 64 milioni e nessuno di questi va alle società pro-fessionistiche, che versano 900 milioni di imposte allo Stato. Non siamo noi ad incidere sull’indebitamento del Paese”. Alla politica, che non è riuscita a realiz-zare la legge sugli stadi (“Non abbiamo chiesto un euro, ma procedure più snel-le”), il calcio chiede sostegno e in parti-colare nuovi “provvedimenti sanziona-tori’’ per contrastare le attività criminali. La Figc, e il movimento in generale, do-vranno fare ancora i conti con la vicenda del calcioscommesse: “Veniamo da venti mesi di indagini, che diventeranno anco-ra di più’’, dice Abete riferendosi in parti-colare all’attività della procura di Cremo-na. Capitolo giustizia sportiva: l’obiettivo è arrivare a processi di “durata limitata’’ e articolati in “due gradi di giudizio’’.Nella conferenza stampa post elezioni Abete ha detto: “Sarà un quadriennio dif-ficile – ha sottolineato Abete – perché la situazione è complessa dal punto di vista valoriale ed economico. Darò il massimo per risolvere i problemi, poi non mi rican-diderò perchè credo sia giusto fermarsi, anzi cercherò di inserire nello Statuto il limite di due mandati presidenziali”.

AP

da sin. Collina, Trentalange, Farina e Messina durante i lavori dell’Assemblea federale

Abete

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Per la seconda volta nel giro di pochi anni, la UEFA ha deciso di svolgere a Roma il suo meeting invernale con gli arbitri: dopo il raduno del febbraio 2007 infatti, nello scorso mese di ottobre la UEFA ha messo in moto la sua macchina organiz-zativa, decidendo di riportare lo stage nella nostra capitale dopo l’ottima l’espe-rienza della finale di Champions’ League disputatasi nella Città Eterna nel 2009. L’organo di governo del calcio europeo ha organizzato questo raduno inverna-le finalizzato a indirizzare gli arbitri nella seconda parte di stagione. Il XXI Corso avanzato UEFA per i migliori arbitri della categoria Elitè e il XXII Corso introduttivo UEFA per arbitri neo internazionali. Per la prima volta la UEFA ha organizza-to l’incontro convocando non solamente gli arbitri di categoria élite e neo immessi maschile, ma allargando la partecipazione anche alle omologhe categorie femmini-le. Una decisione storica, motivata dalle parole del Chief Refereeing Officer UEFA, Pierluigi Collina, che coordina i lavori della Commissione assieme ai suoi vice Marc Batta e Hugh Dallas e ai nove componen-ti: “Per la prima volta arbitri di sesso ma-schile e femminile hanno condiviso sedute tecniche e pratiche, sono assolutamente convinto della bontà di questa iniziativa. Il calcio femminile, e quindi la classe arbitra-le femminile, sta acquisendo un’importan-za sempre maggiore”. I nuovi fischietti internazionali apparten-gono a 29 federazioni nazionali. “Per la maggior parte è stata la prima esperienza

internazionale, anche se 17 di loro aveva-no già partecipato ai corsi CORE a Nyon, confermandone l’importanza per la loro crescita - ha aggiunto Collina -. Questo è stato il primo passo verso la direzione di una partita UEFA. I loro primi impegni internazionali coincideranno con mini-tornei giovanili o turni preliminari delle competizioni UEFA per club”.Le settimane precedenti l’evento sono state caratterizzate dai preparativi logi-stici e organizzativi, a partire dall’acco-glienza, il primo biglietto da visita per quasi 160 persone che hanno preso parte all’evento, tra arbitri, Commissione, staff e tecnici, per proseguire poi con i contat-ti con le strutture sportive dove si sono svolti i lavori atletici, senza tralasciare altri aspetti, come i visti d’ingresso, le neces-sità lavorative della Commissione e del-la Segreteria e i trasporti locali. Ospiti di rilievo i vicepresidenti della UEFA Angel Maria Villar Llona e Senes Erzik, e Giorgio

Marchetti, direttore delle Competizioni.L’arrivo dello staff UEFA è avvenuto sa-bato 26 gennaio, dopodiché domenica 27 vi è stato quello dei 42 partecipanti al corso “Introductory”, in forma e di ottimo umore per aver tagliato il traguardo della nomina internazionale, ma leggermente in tensione per i test atletici da sostenere il martedì mattina: tra loro Graziella Pirriato-re, la nostra new entry nelle liste FIFA. Lu-nedì 28 è poi stato il turno degli arrivi degli arbitri élite, ben 58 tra uomini e donne, ai quali si sono aggiunti alcuni direttori di gara, 19 per l’esattezza, delle classi First e Second, invitati a partecipare al corso: particolarmente numeroso il gruppo degli italiani, con Nicola Rizzoli, Paolo Taglia-vento, Gianluca Rocchi, Daniele Orsato, Silvia Tea Spinelli e Carina Vitulano. Dopo la distribuzione del materiale sportivo e il rito della fotografia individuale, la cena di benvenuto in hotel. Lavoro in aula per tutto il giorno di lunedì per i partecipanti

A Roma il corso arbitri UEFAper la prima volta aperto alle donne

Pronti per nuove sfidedi Davide Garbini*

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al corso “Introductory” che, dopo la visita medica e le istruzioni relative ai cardiofre-quenzimetri e ai test atletici, hanno iniziato i lavori con la Commissione.Non va mai dimenticato che gli arbitri co-stituiscono una terza squadra che fa del suo meglio per offrire una prestazione di altissima qualità: è il team arbitrale, com-posto da tre arbitri, due assistenti di linea, il quarto uomo e gli assistenti di porta. L’appuntamento annuale è l’occasione per affinare la preparazione in vista del-la fase a eliminazione diretta dei tornei UEFA per club. Per i nuovi fischietti inter-nazionali è invece il battesimo sulla scena continentale. I nuovi arbitri internazionali si sono sotto-posti ad approfondite visite mediche, so-stenendo il test fisico FIFA. Inoltre, è stata testata la loro conoscenza dell’inglese, la lingua UEFA degli arbitri. Nel corso del-le sedute tecniche, i partecipanti hanno assistito a presentazioni di componenti della Commissione Arbitrale, nonché a filmati che analizzano situazioni specifi-che tratte da partite UEFA del passato e dell’attuale stagione. Complessivamente, i partecipanti al Corso Avanzato erano: 22 arbitri uomini e 16 donne appartenenti alla categoria d’élite; 15 uomini della ca-tegoria élite Development e 5 donne della medesima categoria; 16 arbitri uomini di prima categoria; e tre uomini di seconda categoria. Nove tra i direttori di gara don-ne sono già state pre-selezionate per ar-

bitrare la prossima estate in Svezia in oc-casione del Campionato Europeo UEFA Women’s. Alcuni degli arbitri si sono sot-toposti ad uno screening preventivo di infortuni. Tra le varie prove sostenute durante il meeting, una in particolare ha affascinato i direttori di gara, che hanno osservato i metodi di allenamento degli assistenti supplementari. Gli arbitri, dunque, hanno avuto un primo assaggio di cosa significhi lavorare con questo sistema, che dalla scorsa estate fa parte delle regole ufficiali del gioco del calcio ed è stato adottato

nelle principali competizioni europee e a livello nazionale nel Campionato italiano di Serie A. Oltre ad allenarsi sul campo, gli arbitri hanno analizzato video di gara nelle competizioni europee, condiviso opinioni in gruppi, condotto prove fisiche e controlli medico-visivi, conoscendosi più da vicino e scambiando esperienze e opinioni utili per i futuri impegni. Per gli arbitri di calcio femminile in particolare, il corso di Roma è stato un momento stori-co. La scelta della UEFA è stata acclama-ta all’unanimità sia dagli uomini che dalle donne e ha ribadito l’importanza che la UEFA attribuisce all’arbitraggio femmi-nile, sottolineando i grandi progressi compiuti negli ultimi anni. La popolarità del calcio femminile cresce molto veloce-mente e anche gli standard arbitrali deb-bano farlo con la stessa velocità. I corsi come questi sono una specie di trampoli-no e aiutano gli arbitri a raggiungere livelli superiori. Una parte del corso di Roma ha dimostrato l’efficacia del lavoro e la pre-parazione svolta dagli assistenti supple-mentari, che hanno un ruolo fondamen-tale non solo nei casi di gol/non gol, ma anche negli episodi in area di rigore come le trattenute, le punizioni e i calci d’an-golo. Agli arbitri è stato chiesto di stare sulla linea di porta e di valutare situazioni specifiche, rendendosi conto che gli assi-stenti devono decidere in una frazione di secondo e sempre sotto pressione. Il si-

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stema sta dimostrando il suo valore per-ché gli assistenti forniscono un prezioso aiuto posizionandosi sulla linea di porta e concentrandosi in particolare sugli epi-sodi in area di rigore. Uno degli elementi più affascinanti del corso di Roma è stata una seduta pratica che ha illustrato agli arbitri gli specifici metodi di allenamento degli assistenti supplementari. Il martedì mattina è stato invece comple-tamente dedicato ai test atletici: superato il maltempo del giorno precedente e le difficoltà logistiche derivanti, divisi tra ne-oimmessi e élite, gli arbitri si sono alternati in più gruppi per affrontare i test FIFA, sot-to la guida del responsabile della prepara-zione atletica UEFA Werner Helsen e dei suoi collaboratori: gli arbitri di élite hanno sostenuto il test yo-yo, mentre gli arbitri neoimmessi le prove di velocità e scatto, con il test dei 6x40 e il test HIT. Particolar-mente soddisfacente il risultato finale, con percentuali minime di fallimento. Tornati in hotel sono iniziati nuovamente i lavori in aula, tenuti a turno dai vari membri della Commissione arbitrale, lavori svolti rigoro-samente in lingua inglese. Mercoledì 30 è stato un altro giorno diviso tra aula e campo. Alternando i due cor-si tra mattina e pomeriggio, sono state svolte le sessioni pratiche di allenamento; in collaborazione con la Nazionale Under

16, infatti, gli arbitri sono stati testati sul campo in una serie di situazioni di gioco: l’uno contro uno, i contatti in area e al li-mite dell’area di rigore e, attraverso an-che l’ausilio di una specifica telecamera, sulle situazioni di goal-non-goal, il tutto sotto uno splendido sole in un clima pri-maverile. In particolar modo è stato an-che approfondito il sistema di comunica-zione tra arbitro e addizionale, dato che tutti quanti gli arbitri a rotazione coprono i due ruoli durante l’esercitazione. Nei tre giorni di corso, gli arbitri si sono sottoposti a prove fisiche e mediche nell’ambito di un programma di allena-mento intensivo, analizzando con i mem-bri del Comitato arbitrale UEFA diversi

video con speciali riprese delle partite UEFA dell’attuale stagione e di quelle precedenti. Mercoledì sera è stato anche il momento della <Farewell dinner>, la cena ufficiale di saluto organizzata dalla FIGC, per sa-lutare il gruppo dei direttori di gara prima di tornare nei loro paesi d’origine. Pre-senti anche il Presidente Federale Abete, il direttore generale Valentini, il segretario federale Di Sebastiano, il responsabile dei rapporti internazionali Di Cesare e il responsabile degli affari generali Nave: a rappresentare l’AIA, il Presidente Nicchi, il vicepresidente Pisacreta, il responsabi-le del Settore Tecnico Trentalange e il de-signatore della CAN Pro Farina. Giovedì 31 è il giorno delle partenze e dei saluti, in un misto tra soddisfazione per l’ottima riuscita del corso e dispiacere perché la splendida esperienza era finita.“Siamo contenti del vostro duro lavoro - ha commentato Collina chiudendo il ra-duno - siamo particolarmente soddisfatti dei risultati delle donne, e la loro presen-za qui ha rappresentato un traguardo importante per la UEFA. Ora affrontiamo la parte più importante della stagione. Il vostro impegno è stato straordinario. Siete professionisti ai massimi livelli. Do-vete essere fieri, ma anche responsabili, e sappiate che la UEFA è sempre pronta ad aiutarvi”.Anche se passerà del tempo, l’AIA sarà pronta per la prossima chiamata, e nuo-vamente onorata di poter collaborare con la nostra federazione continentale, la UEFA.

*Responsabile Rapporti Internazionali AIA

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Come consuetudine, con l’inizio del nuovo anno, la FIFA ha reso noti i quadri delle nomine internazionali. Vengono quindi ufficializzate le novità che riguardano i nostri fischietti.Una sola neoimmissione per il Calcio a 11: Luca Maggiani lascia per sopraggiunti limiti di età e viene sostituito da Alessandro Giallatini. Le new entries riguardano prevalentemente il calcio femminile: la bologne-se Graziella Pirriatore prende il posto di Giovanna Farinelli, mentre la lucana Cinzia Carovigno sostituisce Cristina Cini. Confermati invece i nostri rappresentanti per il Futsal e per il Beach Soccer.Contestualmente alle nomine da parte della FIFA, la UEFA ha reso note le categorie di appartenenza degli arbitri: Mauro Bergonzi è stato ricollo-cato nella Third Category, mentre Carina Vitulano è stata promossa nella categoria Women Elite. Tutte le altre categorie rimangono confermate.Qui di seguito l’elenco completo degli arbitri inseriti nella lista FIFA per il 2013:

Trefoloni dirigente arbitrale in KazakistanSu richiesta della Federazione Italiana Giuoco Calcio, che ha sottoscritto un protocollo di cooperazione con la Federazione del Kazakistan, l’Associazione Italiana Ar-bitri ha individuato nella persona di Matteo Trefoloni, ex arbitro internazionale e attuale Presidente del CRA To-scana, la figura richiesta di formatore degli arbitri kazaki. L’AIA ha aderito, con spirito di servizio, all’invito della FIGC e Trefoloni, al quale competerà in quella sede estera la ge-stione dell’aggiornamento tecnico della classe arbitrale di vertice, resta in carica come Pre-sidente del CRA Toscana prose-guendo nelle normali attività d’isti-tuto, in quanto conciliabili e, poste come priorità, per l’accettazione nuovo incarico internazionale. E’ motivo di orgoglio per l’AIA che un altro dirigente arbitrale sia stato individuato per ricoprire un ruolo apicale di formazione arbi-trale in una Federazione estera. A Matteo va il nostro più grande in bocca al lupo.

MEN SOCCERBANTI Luca

BERGONZI Mauro

DAMATO Antonio

DE MARCO Andrea

MAZZOLENI Paolo

ORSATO Daniele

RIZZOLI Nicola

ROCCHI Gianluca

TAGLIAVENTO Paolo

VALERI Paolo

ASSISTANT REFEREE CARIOLATO Gianluca

DI FIORE Riccardo

DI LIBERATORE Elenito

FAVERANI Renato

GIALLATINI Alessandro (nuovo)

GRILLI Massimiliano

MANGANELLI Lorenzo

NICOLETTI Nicola Andrea

STEFANI Andrea

TONOLINI Mauro

WOMEN SOCCERPIRRIATORE Graziella (nuova)

SPINELLI Silvia Tea

VITULANO Carina Susana

ASSISTANT REFEREE ABRUZZESE Lucia

CAROVIGNO Cinzia (nuova)

GUARINO Giuliana

SANTUARI Romina

MEN FUTSALGALANTE Angelo

GELONESE Fabio

MALFER Alessandro

MASSINI Francesco

BEACh SOCCERBALCONI Alfredo

MATTICOLI Gionni

MELFI Giuseppe

POLITO Fabio

L’elenco aggiornatodei quadri della

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“Ho ricevuto la notizia tramite una telefo-nata della segreteria della CAN A” - sono queste le prime parole di Maurizio Maria-ni, arbitro della sezione di Aprilia in forza alla Can B, quando ricorda il suo esordio in serie A. “Quando mi è stata comunica-ta la gara ho alternato mix di gioia, emo-zione ed incredulità, insomma era un so-gno che si sarebbe avverato!”. L’esordio è arrivato il 6 gennaio nella partita Chievo Verona - Atalanta. Quella di Mariani è stata una carriera lam-po che in una dozzina di anni lo ha visto arrivare nell’Olimpo del calcio. Il suo in-gresso nell’Associazione Italiana Arbitri, inizialmente presso la sezione di Venezia, risale al 2000. Un anno dopo si è trasfe-rito alla sezione di Aprilia proseguendo la sua carriera che lo ha portato nella stagione 2006/2007 a livello nazionale. Dopo un anno di CAI è stato subito pro-

mosso alla CAN D dove ha arbitrato per due stagioni. Nel 2009/2010 è infatti già in CAN Pro dove anche qui è rimasto solo due anni. Il 30 agosto del 2011 ha esordi-to in serie B nella partita Gubbio - Ascoli. Attualmente è alla sua seconda stagione in forza alla Can B, dove ha diretto una trentina di gare.

Quale è stata la prima persona cui hai detto dell’esordio in serie A?“Se avessi avuto due telefonini a dispo-sizione avrei chiamato due persone con-temporaneamente. La prima telefonata l’ho fatta a mia moglie. Da 9 anni mi spro-na, mi supporta e mi sopporta. E’ lei a fare i più grandi sacrifici non facendomi pesare le assenze nei fine settimana e sostenendomi quando le cose non vanno nel verso giusto. La seconda persona è stato mio padre, tifoso accanito e critico di ogni mia prestazione. Sentirlo gioire è

stata la più grande soddisfazione di quel giorno”.

Hai avuto dei tifosi speciali sugli spalti?“Oltre a mia moglie sono partiti da Aprilia molti amici e colleghi della sezione con cui negli anni ho condiviso le esperien-ze arbitrali. Con loro hanno portato uno striscione, esposto nel momento dell’in-gresso in campo, con la scritta ‘ApriliA con Maurizio’. E’ stata davvero una bel-la sorpresa e li ringrazio per avermi fatto sentire la loro vicinanza”.

Com’è andato l’incontro con i calciatori, dirigenti e allenatori?“Devo ammettere che ho ricevuto una bella accoglienza. Mi è stata regalata la maglia con il mio nome ed il numero 1. Entrambe le società ed i calciatori mi hanno augurato in bocca al lupo, compli-mentandosi anche a fine gara”.

A centrocampo cosa hai pensato?“A dir la verità, è subentrata fin da subito la freddezza che mi ha aiutato a mante-nere concentrazione ed adrenalina per affrontare la gara. Devo ringraziare anche gli assistenti, il quarto e gli addizionali che mi hanno trasmesso fiducia e tran-quillità. Il momento più bello l’ho vissuto al triplice fischio in cui veramente ho rea-

MARIANI:“Il sogno realizzatodopo percorso lampo” di Federico Marchi

BENVENUTO IN SERIE A

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Il 5 e 6 gennaio scorsi gli arbitri di Serie A sono scesi in campo con un messaggio di solidarietà. Hanno raccolto l’invito di Diego Facchinetti, Os-servatore della Sezione di Chiari e Presidente dell’Associazione “Angeli per la Vita”, e con l’approvazione del Presidente Nicchi e del Comitato Nazio-nale dell’AIA, gli uomini di Braschi hanno fatto il loro ingresso sul terreno di

gioco indossando le magliette a sostegno della ricerca sulla Sindrome di Menkes. “Un cartellino rosso all’indifferenza e un goal per la ricerca”, questo lo slogan che i fischietti della CAN A hanno mostrato agli sportivi italiani per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’im-portanza della ricerca medica nell’ambito delle malattie metaboliche rare. Tra queste, appunto, c’è la Sindrome di Menkes: una grave malattia genetica neurodegenerativa, che si manifesta nella prima infanzia, determinata da un difetto nell’assorbimento intestinale e nel trasporto del rame. L’Associazione “Angeli per la Vita”, nata nel febbraio 2007, si è quindi posta l’obiettivo di migliorare la qualità del-la vita dei piccoli pazienti affetti da questa grave patologia, che sono spesso costretti a frequenti ricoveri ospedalieri, e di offrire un soste-gno informativo e morale alle famiglie coinvolte. Studi condotti negli Stati Uniti sui bambini entro il primo mese di vita o addirittura ancora nel grembo materno stanno dando ottimi risultati. Ora gli sforzi dei ricercatori sono indirizzati verso lo studio di una cura in quei pazienti che hanno già subito un danno neurologico. Informazioni dettagliate sulla Sindrome di Menkes e sulle attività dell’Associazione sono di-sponibili sul sito www.angeliperlavita.info

lizzato di aver coronato il sogno avuto fin da bambino. Ricordo che tornando verso gli spogliatoi ho rivissuto tutti i bei mo-menti che l’arbitraggio mi ha regalato”.

Ti ricordi ancora il giorno che sei entrato per la prima volta in sezione?“Ho ricordi in due sezioni diverse. Ho ini-ziato a fare l’arbitro nella sezione di Ve-nezia nel periodo in cui facevo il militare. Ringrazio i dirigenti di allora perché no-nostante fossi poco disponibile mi hanno sempre dimostrato elasticità e fiducia. Poi nel 2001 il trasferimento ad Aprilia in cui ho trovato una grande famiglia che da subito mi ha fatto sentire parte di essa”.

Come mai avevi deciso di iscriverti al corso arbitri?“Amo da sempre il calcio. Fino a 17 anni ho giocato come portiere, ma il mio im-pegno da militare non mi permetteva più di seguire con costanza gli allenamenti. Con alcuni colleghi, un po’ per la tesse-ra un po’ per trovare ‘libertà’ fuori dalla caserma, decidemmo di partecipare al corso. Una delle scelte più semplici e più importanti della mia vita”.

Ti eri posto degli obiettivi di carriera?“Inizialmente no. Con il tempo ho pre-so consapevolezza di avere una grande passione per quest’attività fino a diventa-

re letteralmente un “malato”! Sicuramen-te cercare di eguagliare quello che hanno fatto e fanno gli arbitri italiani all’estero sarebbe il sogno e l’obiettivo massimo di ognuno di noi. E’ chiaro però che si deve pensare sempre allo step successivo che siamo in grado di raggiungere, metten-doci sempre impegno, umiltà e voglia di imparare”.

A chi dedichi questo esordio ?“Sicuramente alla mia famiglia, ma mi permetto di dedicarlo soprattutto a mia madre…il mio angelo custode”.

Come è stata accolta in sezione la notizia della tua prima A?“Devo molto alla sezione. Sono cresciu-to arbitralmente, ma soprattutto umana-mente con i valori e gli insegnamenti dei più anziani e dell’attuale presidente che mi ha sempre seguito in ogni mio esor-dio. Ho avuto molto piacere nel ricevere telefonate e messaggini (tra cui il solito di una persona speciale) dai colleghi della sezione”.

Quale è il tuo impegno in sezione?“Cerco sempre di mettermi a disposizio-ne per parlare di arbitraggio durante le riunioni tecniche e cercare di trasmettere quello che grandi arbitri e gli osservatori mi hanno insegnato e tuttora mi insegna-

no. Penso fortemente che sia un momen-to di crescita anche per me”.

Quale è il momento più bello della tua carriera che ricordi?“La prima esperienza al nazionale non la posso dimenticare. L’anno in organico alla CAI è stato il più bello di tutta la car-riera. Mi ha dato modo di scoprire nuove realtà calcistiche e di conoscere molte persone che ancora adesso sento e fre-quento”.

Cosa ti senti di dire ad un giovane che sta per iscriversi ad un corso arbitro?“Di vivere con passione ed impegno l’at-tività. Essere tenace e motivato, ma so-prattutto, una delle cose più importanti, di divertirsi sempre”.

BENVENUTO IN SERIE A

“Angeli” in Serie A

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Durante uno dei numerosi raduni che si svolgono preso il Centro Tecnico Federa-le a Coverciano abbiamo incontrato il re-sponsabile della CAN A Stefano Braschi al suo terzo anno alla guida dei direttori di gara di vertice per fargli alcune domande.Qual è la valutazione della tua squadra a questo punto del campionato?“Buona e convincente. Abbiamo avuto qualche momento di calo forse più lega-to al caso ed agli episodi. Gli arbitri nel complesso positivi con errori fisiologici ma assolutamente non decisivi e gravi. Continua l’attenzione al gioco violento. Siamo in linea con i falli fischiati. Dai dati che abbiamo quello che salta all’occhio è la crescita dei rigori concessi e delle ammonizioni soprattutto per simulazione. Nella precedente stagione avevamo avu-to la necessità di porre maggior attenzio-ne alle persone ammesse in panchina e quindi abbiamo dovuto prendere diverse decisioni di allontanamento, ma credo ci sia anche un problema culturale. Noi proseguiremo sulla nostra strada, senza accettare compromessi”.Che voto daresti al gruppo?“I bilanci si traggono a fine stagione. Questo è un mondo dove si fa bene 99 e poi se sbagli 1 - magari l’ultimo - sembra tutto sia andato male. I voti poi è giusto li diano gli altri”.L’Italia è stato il primo ed al momento unico paese al Mondo ad attivare l’esperimento dei giudici addizionali, come sta procedendo?“Innanzitutto vorrei sottolineare come solo una grande organizzazione come la nostra che non ha eguali in nessun altro Paese ha potuto mettere in piedi in po-

chi giorni questo progetto. Partendo da un’alta qualità e preparazione di base ci ha potuto permettere di inserire in un campionato importante un processo che richiedeva numeri e qualità.Globalmente un esperimento positivo. Partiamo però dalla considerazione che l’inserimento dei giudici addizionali non esclude gli errori. Per quanto concerne i casi di gol-non gol a questo punto siamo ad errori zero, quindi un grande benefi-cio. Ma l’aiuto degli addizionali è anche e soprattutto per altro. Ci sono tante situa-zioni sanate, che forse televisivamente

neanche si vedono, ma che hanno contri-buito a portare a termine gare impegna-tive in maniera brillante. Anche non com-mettere errori nelle rimesse laterali, sui calci di rinvio o d’angolo e soprattutto la presenza di un arbitro nella zona dell’area di rigore che fa da deterrente per spinte e trattenute. Una presenza che i calciatori sentono. Certo questo non esclude però qualche errore dovuto a posizionamento sbagliato o mancanza di visuale. Sicura-mente sono diminuiti ulteriormente”. Come vengono preparate le designazioni delle sestine arbitrali?

CAN A CAN A

BRASChI: “Gli arbitri addizionaliapertura verso il futuro”

di Alessandro Paone

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“L’addizionale è un arbitro di A o di B, per questione di numeri. Siamo un gruppo unito e cerchiamo di fare raduni congiunti per lavorare sugli aspetti im-portanti. La prima parte della stagione è stata molto dedicata a fare formazione in tal senso. Tutti devono arbitrare con tutti. Cerchiamo di formare squadre omogenee e mettere addizionali meno esperti con assistenti più esperti e vi-ceversa, cercando un giusto mix. Dob-biamo anche far crescere il gruppo. La stessa cosa avviene miscelando l’espe-rienze tra arbitro centrale ed addizio-nali e poi ci sono gare importanti dove facciamo scelte diverse. Ora rispetto ad inizio stagione tutti i direttori di gara hanno già svolto il ruolo di addizionale alcune volte prendendo dimestichezza

col ruolo. Per fare il giudice di porta deve entrarti dentro, è un compito diverso da quello dell’arbitro centrale. Bisogna ave-re capacità specifiche e sapere come e quando intervenire e quando collaborare e dare il proprio contributo. Per alcuni arbitri è molto naturale. Inoltre abbiamo dato disposizioni chiare anche per l’uso efficace del microfono. La priorità nell’in-tervento è dovuta dalla zona di compe-tenza. Poi tutti possono collaborare per arrivare a prendere la giusta decisione. L’addizionale inoltre alleggerisce i com-piti e le competenze degli assistenti che si occupano quasi esclusivamente del fuorigioco”.Come procede la collaborazione con la CAN B?“Molto bene, c’è un ottimo rapporto ed

un continuo scambio di idee e impressio-ni con Domenico Messina. Quando ritie-ne ci sia un ragazzo pronto per l’esordio allora cerco la partita giusta ed il momen-to per permettere di fare un passo così importante”.Come vedi l’arbitraggio del futuro?“Il mondo cambia rapidamente e ora la stessa innovazione degli addizionali cam-bierà la cultura e lo spirito. Se si sceglierà questa strada l’arbitro sarà sempre più un coordinatore, il regista di un gruppo di lavoro formato da sei persone. Molto più bravo sarà ad ottenere dai propri col-laboratori l’aiuto di cui necessita e molto migliore sarà la prestazione arbitrale. Una nuova idea di arbitro da uomo solo che decide a persona che guida un team e che decide”.

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Dimostrati dai numeri i meriti degli assistenti

di Alessandro Stagnoli

Quando si pensa agli assistenti, ci sono domande che subito affiorano alla mente: “Quanti fuorigioco hanno sbagliato da inizio stagione? Ma dov’è andato a finire quello che ha annullato il gol buono di 1 metro l’altra domeni-ca?” ed altre situazioni simili, che si ri-feriscono perlopiù agli errori. Fortuna-tamente, a farci sorgere quegli interro-gativi è solo la tendenza a porre atten-zione su ciò che suscita scalpore e che fa ricordare gli errori più che l’operato dei 90 minuti di tutti coloro che corrono sulla fascia. Fino a qual-che tempo fa, per smentire i luoghi comuni ci si affidava al buon senso; da qualche stagione, per analizzare l’attività in maniera più oggettiva possibile, abbiamo deciso di farci aiutare dai dati. Setti-manalmente i dati vengono raccolti ed elaborati e dalla loro analisi troviamo conforto: circa il 97% delle decisioni prese sono corret-te! I numeri inseriti sono migliaia a stagione, si conteggiano sia le segnalazioni di fuorigioco che le valutazioni delle azioni giudicate regolari. Finalmente, con un breve storico, abbiamo un metro di misura della mole del lavoro e delle defaillance che purtroppo ci sono. Il numero delle che azioni rientrano nell’area decisionale de-gli assistenti arbitrali ci dà ancor più l’idea della responsabilità che

abbiamo nel gestire il gruppo che scende in campo e quanta ne abbiano loro che poi si trovano a decidere. Negli ultimi anni si è impostata l’attività verso una sempre maggiore condivisione del lavoro svolto e delle interpretazioni degli episodi. Insieme si cerca di capire cosa hanno visto loro dal campo, cosa ha visto l’Os-servatore arbitrale dalla tribuna e cosa si vede in video. I numeri servono anche per condividere i risultati del gruppo ed individuali. Gli assistenti sanno di trovarsi in palcoscenici sempre più visibi-li. Qualsiasi match di qualsiasi stadio, giocato in qualsiasi ora è un momento importante di confronto con sé stessi. Per questo vengono preparati per la prova ma anche a sopportare critiche, pubblico e giocatori a volte poco collaborativi. Nel loro anoni-mato, che rimane tale fintanto che tutto è perfettamente giusto senza ombra di dubbio (e senza moviola tv), hanno la capacità di affrontare ogni gara affidata. Spesso però un errore può mettere in discussione anche le certezze del più esperto. I numeri aiutano anche in questo. Rendono consapevoli che oltre all’errore tutto il resto è stato fatto bene e da quello si deve ripartire! Si devono ritrovare subito l’autostima, la concentrazione e la consapevolez-za delle proprie capacità per la gara successiva. Nell’ultima sta-gione stiamo lavorando soprattutto sulla “Priorità”, concetto che non sembra far parte dell’attività dell’assistente, ma che è invece fondamentale. Si studia la tecnica di valutazione del fuorigioco, facendo un focus sull’azione e sui movimenti dei giocatori, ma si deve pensare che non è scontato che l’assistente stia guardando proprio lì. Guarda il pallone che forse alla sua sinistra può andare in fallo laterale o guarda il difensore che sale velocemente? Poi ci dicono che talvolta invertiamo le rimesse laterali, ma altrettante volte ci chiedono come abbiamo fatto ad azzeccare un fuorigioco così difficile! Questione di priorità.

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Dopo un anno da componente, l’ex arbitro internazionale Domenico Messina è per il secondo anno alla guida della CAN B. Ci siamo sentiti tra una giornata di campionato ed il raduno seguente, per fare il punto sull’attività svolta e tracciare un primo bilancio sul “suo” gruppo.Com’è cresciuta questa “squadra”? Quali ancora i margini di miglioramento?“Il Gruppo degli arbitri della Can B è stato caratterizzato dall’immissione, negli ultimi due anni, di ben 14 arbitri provenienti dalla Can Pro. Il lavoro più importante, perciò, è stato quello di far capire ai nuovi immessi l’importanza della categoria e le differenze esistenti con la Lega Pro in termini di importanza di squadre, qualità dei calciatori e visibilità mediatica. Dopo le logiche difficoltà iniziali, posso dichiararmi soddisfatto della crescita dei ragazzi e della loro volontà di migliorarsi. Io ed i miei collaboratori Ivaldi e Morganti abbiamo cercato di vivisezionare tutte le loro prestazioni per andare a lavorare in forma mirata sulle carenze più evidenti. La soddisfazione espressa, però, non deve farci dimenticare che i margini di miglioramento sono ancora tanti, soprattutto per quanto riguarda la capacità di lettura dei vari momenti della gara per poter ben cogliere i cambiamenti di clima che si verificano durante una partita e modifica di conseguenza il proprio atteggiamento”.

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MESSINA: “Maggiore serenitàdal rapporto con la Lega”

di Carmelo Lentino

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Come giudichi la sperimentazione dei “giudici di porta”? Che ritorno hai dagli arbitri CAN B che vengono impiegati in questo ruolo?“E’ ancora presto per poter esprimere un giudizio definitivo, ma credo che questa prima metà di campionato abbia dimostrato la validità del progetto ideato dalla UEFA. Nel nostro Paese le critiche all’arbitro e all’arbitraggio non mancheranno mai, ma i pochissimi errori non possono inficiare le decine di decisioni assunte correttamente con il supporto dell’arbitro addizionale. Per quanto riguarda gli arbitri di B, i ritorni che ho sono di grande entusiasmo e di consapevolezza di avere a disposizione una palestra di esperienza incredibile. Il potersi rapportare con arbitri di primissimo livello mondiale (quali sono i nostri direttori di gara impegnati in Serie A) offre l’opportunità di fare esperienza a “costo zero” ma ad “impatto mille”, esperienza poi che si rivela importante quando fanno ritorno in serie B”.Dal tuo punto di vista, in Serie B, com’è la collaborazione tra le varie componenti? “Dal mio osservatorio posso affermare che in Serie B si respira un clima di maggior serenità, nonostante gli

interessi in gioco siano comunque importanti. Il merito è sicuramente della Lega di competenza e dell’ottimo lavoro svolto dal suo presidente Andrea Abodi. Il rapporto è improntato al massimo rispetto dei ruoli ed il Presidente Abodi ed il Direttore Generale Bedin hanno sempre dimostrato di apprezzare e sostenere il nostro lavoro”. In questi ultimi anni l’AIA ha molto investito sull’uniformità a tutti i livelli, attraverso un rafforzato percorso di formazione costante. Cosa si può ancora fare? Direi innanzitutto che si è fatto tantissimo. Il Settore Tecnico guidato da Alfredo Trentalange ha svolto un lavoro incredibile per cercare proprio di raccogliere da tutti gli O.T. informazioni, suggerimenti, pareri che poi ha assemblato alla perfezione raggiungendo l’obiettivo di creare un filo conduttore tecnico che parte dalla Serie A e arriva sino alle categorie giovanili. I periodici incontri che si tengono tra tutti gli OT nazionali vanno poi ad incrementare e migliorare tale lavoro, con l’obiettivo di parlare sempre di più la stessa lingua tecnica ed evitare quelle situazioni fastidiose che si verificavano in passato, quando ogni

OT dava disposizioni tecniche diverse ai propri arbitri.Tutto questo ovviamente non basta e bisogna consapevolmente sapere che la strada del miglioramento è ancora lunga. Sono convinto, però, che la metodologia adottata porterà sempre più a crescere e a far crescere i nostri arbitri ed assistenti”.Perché gli arbitri italiani sono più apprezzati all’estero? O meglio, perché sono meno contestati?“Sono meno contestati perché all’estero la cultura sportiva è più sviluppata che in Italia. Nel nostro Paese i media fungono da cassa di risonanza per i tifosi e non si pongono invece l’obiettivo di educare. Spesso i giornalisti sono i primi tifosi e come tali è difficile poi esprimere giudizi obiettivi. Aggiungiamo anche che da sempre l’Italia è il Paese dove l’Autorità (intesa come ente preposto a far rispettare le regole) è vista come un fastidio e quindi nemmeno l’arbitro (in quanto deputato a far rispettare le regole sul terreno di gioco) può sfuggire a questa incivile mentalità”.

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Giunti al giro di boa della stagione, è tempo di bilanci per il Commissario della CAN PRO Stefano Farina. Tuttavia, risul-ta inevitabile ridurre il discorso alla figu-ra dell’arbitro e ai cambiamenti ai quali la stessa è continuamente sottoposta, a partire da una preparazione psicologico-caratteriale ritenuta fondamentale per esercitare la propria leadership sulla sua squadra. L’arbitro si trasforma così da “decisionista solitario” a “manager di sé stesso”.Sei soddisfatto del rendimento delle terne arbitrali in questa prima parte della stagione?“Sostanzialmente stiamo facendo un buon lavoro ma dobbiamo ancora mi-gliorare molto. A volte non c’è grande sintonia tra gli arbitri e gli assisten-ti. Questo è dovuto dalla complessità del ruolo dell’assistente, al gruppo che comprende quinti anni molto esperti e primi anni ancora inesperti e agli arbitri che devono essere più bravi a far capire bene nel brefing pre-gara cosa vogliono da loro. Bisogna che i ragazzi capiscano che devono collaborare per il bene della squadra e non per l’osservatore. Troppi di loro non lo hanno ancora capito. Spe-rano che succeda qualcosa per mettersi in evidenza: assurdo! Dobbiamo essere professionisti nella testa. Allenarci tutta la

settimana, studiare, preparare ed imma-ginare la gara. Non devono preoccuparsi di chi li guarda. Se fanno bene, ce ne ac-corgiamo”.La Commissione è riuscita a

valorizzare giovani interessanti?“E’ il nostro compito. Questa è una Com-missione che ha tre obiettivi: far cresce-re gli arbitri, trovare i nuovi “talenti” che saranno i ricambi del futuro per la serie

FARINA: “Bisogna crescere sotto l’aspetto psicologico

e caratteriale” di Ferdinando Insanguine Mingarro

CAN PRO CAN PRO

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CAN PROA e fornire un servizio adeguato ai Cam-pionati di Lega Pro. I vari Di Bello, Irrati, Mariani (che hanno già esordito in serie A) fino all’anno scorso erano qui con noi. Questo deve essere da stimolo per tutto il gruppo: se sei bravo non devi porti limiti”.In quali aspetti è necessario migliorare e dove, invece, si registrano i maggiori progressi?“E’ innegabile che ormai l’aspetto mi-gliore dei nostri arbitri è la parte atletica. Oggi sono tutti allenatissimi e forniscono prestazioni cronometriche eccellenti. Bi-sogna migliorare invece l’aspetto psico-logico-caratteriale. Con la Commissione stiamo lavorando per cercare di capire perché ci sono arbitri che non riescono ad essere equilibrati. Se fanno bene due gare di seguito si esaltano e pensano di ‘essere arrivati’, se invece vanno male con un osservatore o con un OT è ‘la fine’, si abbattono e si deprimono”. Oltre al carattere – autorevolezza e carisma - anche la componente psicologica è fondamentale nella formazione di un arbitro: qual è, a suo giudizio, il miglior approccio alla gara?“Oggi per un arbitro che vuole ambire a raggiungere traguardi importanti è ve-ramente fondamentale lavorare su sé stesso. Deve migliorare le sue capacità relazionali (modo di comunicare, cioè, ciò che vuole trasmettere attraverso il comportamento verbale ma, soprattutto, non verbale) e la sua capacità di restare concentrato. Inoltre, l’arbitro deve rag-giungere la totale consapevolezza della

responsabilità che ha il suo ruolo. L’im-portanza di cosa si appresta a fare. Il mo-tivo per cui è lì”.In un mondo dominato dalla tecnologia, come si è evoluta la figura dell’arbitro? “Domanda importante. Ci vorrebbero intere pagine per spiegare cosa è suc-cesso nella nostra Associazione dal 1911 ad oggi. Cercherò di essere sin-tetico. Passare da ‘portaborse’ ad assi-stenti e da arbitri ‘soli’ a squadra com-posta da sei persone ognuno con un compito preciso, ha significato trasfor-mare gli arbitri da ‘decisionisti solitari’ a ‘manager di sé stessi’. Avere oggi gli auricolari e comunicare costantemente con 5 persone sul terreno di giuoco, significa che bisogna avere maggiori qualità rispetto al passato. Gestire e coordinare persone che parlano, inter-feriscono e decidono anche per te, non è facile. L’arbitro di oggi, alla pari di un manager, deve esercitare la propria lea-dership nella sua squadra per ottenere e raggiungere il suo obiettivo: terminare la gara nel miglior modo possibile”.Quali sono le garanzie morali che l’AIA pretende dagli arbitri?“Semplicemente avere comportamenti che giustifichino <l’onore> di avere la no-stra tessera”. Quanto i raduni contribuiscono alla crescita di un arbitro?“Sono determinanti. Il presente ed il futu-ro della nostra Associazione deve essere quello di avere sempre più opportunità di

fare formazione. Dare strumenti ai giova-ni per crescere rapidamente maturando la giusta esperienza deve essere il nostro obiettivo. Alla CAN PRO passiamo ore ed ore a visionare filmati di ogni genere e ad esaminare dettagliatamente tutte le pos-sibili interpretazioni per poi arrivare alla decisione giusta. Ultimamente abbiamo anche provato a testare i ragazzi attraver-so la visione di filmati con risposte imme-diate, in tempo reale. Questo per abituarli alla ‘velocità di esecuzione’ (in questo caso mentale) e per vedere quanto l’istin-to è premiante rispetto alla ragione. E’ evidente che sarà fondamentale lavora-re anche sulla formazione dei formatori. Il Settore Tecnico, sotto questo aspetto, sta facendo un grande lavoro per far sì che tutte le componenti parlino lo stesso linguaggio tecnico”.Qual è il miglior ricordo della tua recente esperienza in Palestina?“E’ stata un’esperienza straordinaria. In primo luogo per la compagnia (ero con Luigi Stella –componente CAN D e Marco Lucarelli – preparatore atletico) e poi per la possibilità di confrontarmi con un po-polo che ha sempre avuto una caratteri-stica: la sofferenza. Avere l’opportunità di conoscere le problematiche del rapporto Israele-Palestina anche attraverso una voce reale e tangibile, è stato un momen-to di grande emozione e crescita perso-nale. Ho ancora negli occhi gli sguardi degli arbitri che ci salutavano l’ultimo giorno dicendoci a gran voce - vi prego, parlate di noi, dateci una speranza”.

La squadra CAN PRO

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Di ben oltre 700 elementi si compone l’organico della CAN D, attualmente il più numeroso dell’A.I.A. Ed in effetti, 192 Arbitri, 354 Assistenti e 162 Osservatori sono numeri impressio-nanti, oltreché importanti, per un Organo Tecnico alla cui conduzione abbisogna-no necessariamente doti manageriali e caratteriali che possiede senz’altro il re-sponsabile Tarcisio Serena.Con quali altri strumenti ed iniziative la Commissione persegue la formazione ed il miglioramento costante dei propri inquadrati? Nella formazione arbitrale è oggi fonda-mentale l’analisi dei filmati a scopo didat-tico, cosa che noi facciamo nei raduni, utilizzando principalmente gare dei nostri campionati. Oltre a questo, per tutta la stagione segnaliamo ai nostri ragazzi e agli osservatori, le aree di miglioramento sia con lettere formative che con le nostre visionature. Spesso, dopo aver visionato filmati di gara e letto il rapporto dell’os-servatore, diamo la nostra interpretazio-ne di episodi particolari a tutti i soggetti coinvolti, in modo da fare didattica par-tendo da un errore. Resta poi alla base della formazione l’invio del rapporto che se utilizzato nel modo giusto e con spirito autocritico è un elemento di crescita im-portantissimo.La CAN D rappresenta oggi il vero “spartiacque” tra le categorie di lancio e quelle professionali, specie in vista della riforma della Lega Pro. Quale dev’essere la qualità migliore per un Arbitro “moderno”, che sia adeguato alle categorie superiori?

SERENA: “Laboratorio avanzato per affinare i commissari”

di Rodolfo Puglisi

CAN D CAN D

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Il compito di questa commissione è quello di formare arbitri che dopo tre anni potrebbero essere in uno stadio di Serie A. Va da sé che occorre lavorare sia sulla formazione tecnica che sulla tenuta mentale. L’arbitro “moderno” è un ricercatore che conosce il calcio e che riesce a comprendere con imme-diatezza in che ambiente si trova a di-rigere, riuscendo a interagire nel modo più opportuno. E’ ormai fuori dai tempi andare a dirigere una gara con un cano-vaccio precostituito sia esso tecnico che disciplinare; oggi è fondamentale saper leggere la gara, saper gestire i calciato-ri carismatici, quelli che se gestiti male possono creare problemi all’arbitro. E’ poi fondamentale saper reggere le ten-sioni sia dentro il terreno di giuoco che fuori, nell’ambiente che circonda l’arbi-tro. Saper reagire ai momenti negativi e non abbattersi mai. A differenza degli arbitri, che provengono già da un Organo Tecnico Nazionale, la CAI, gli Assistenti neo inquadrati in CAN D provengono direttamente dalle diverse realtà regionali. Quanto è importante fare

capire loro l’immissione nel nuovo Organo Tecnico ed il concetto di “squadra arbitrale”?Ti ringrazio per la domanda perché sottoli-nei un dato di fatto su cui questa commis-sione ha lavorato molto. E’ fondamentale che si lavori tutti nella stessa direzione e la sinergia con il Settore Tecnico ha portato ad avere quest’anno al nostro raduno pre-campionato, grazie al Presidente Nicchi, tutti i referenti regionali degli Assistenti. Con loro abbiamo avuto un confronto co-struttivo che ha portato a una sintesi e gli abbiamo consegnato un DVD con alcuni casi esplicativi e con il nostro Vademe-cum per gli assistenti. Con gli Assistenti stiamo lavorando in maniera eccellente anche grazie al fatto che si è lavorato di pari passo con gli osservatori che sono sempre più in grado di fare formazione e valutazione anche verso questo ruolo su cui c’erano delle lacune.L’intento principale della CAN D è quello di selezionare e formare gli Arbitri e gli Assistenti di domani: in quest’ottica, basilare è certamente il ruolo degli Osservatori, chiamati responsabilmente a supportare la

Commissione. Che attenzione ponete alla loro formazione e riqualificazione in chiave “moderna”?Se mi permetti, su questo argomento, ritengo che la Can D, grazie alla fiducia dell’AIA e del Settore Tecnico, sia da qualche anno un vero e proprio labora-torio di innovazione formativa. Stiamo lavorando moltissimo con i nostri os-servatori in modo da fargli assimilare il concetto di futuribilità e ad affinare le loro capacità di analisi. Stiamo cercan-do di creare una nuova generazione di osservatori che parli il linguaggio della concretezza, che negli spogliatoi parli di calcio e che faccia capire in maniera chiara le aree di positività e di migliora-mento dei visionati. I nostri ragazzi, oggi, pretendono chiarezza e gli osservatori devono necessariamente rispondere a questa richiesta. Per troppo tempo, in nome di un concetto di comunicazio-ne non più attuale, abbiamo sacrificato la chiarezza e abbiamo prodotto collo-qui troppo fumosi che lasciano davvero poco. E’ la grande sfida di questi anni e, se guardo al futuro, non posso che es-sere ottimista.

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Nel corso degli ultimi anni la CAI è stata soggetta a innovazioni di rilievo, diven-tando anche commissione sperimenta-le per l’adozione di alcuni dettami della Uefa Convention. Uno su tutti, l’invio della relazione dell’osservatore agli ar-bitri il giorno successivo alla gara, oggi nell’attività ordinaria di tutti gli OTN, ma tale direttiva europea è stata applicata per la prima volta dall’Organo tecnico nazionale di cui è responsabile da quat-tro anni Carlo Pacifici.Altra innovazione importante mirata ad andare incontro alle esigenze degli as-sociati che si affacciano per la prima volta in ambito nazionale: arbitri e os-servatori alle prime esperienze di una determinata macroregione sono seguiti da un componente della CAI. Poi, a no-vembre e marzo della stagione sportiva, i vicecommissari si confrontano e fanno il punto della situazione, in base alle ri-sultanze del lavoro svolto. “Questi incontri tra arbitri, osservatori e componenti che si svolgono in una se-zione – ha dichiarato Pacifici – coinvol-gono sotto l’aspetto tecnico le stesse sezioni e i comitati regionali di appar-tenenza. Ciò rappresenta un momento di crescita per tutti. Tali gruppi di lavoro si riuniscono due volte l’anno. La prima a cavallo tra il raduno di inizio stagio-ne e quello di metà campionato. Il se-condo incontro – ha precisato ancora il

CAI CAI

PACIFICI: “Prima commissione a recepire i dettami

della Uefa Convention”di Paolo Vilardi

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commissario – si tiene tra il raduno di metà campionato e quello “Play off” di maggio”.Quest’anno c’è poi stata la novità dei workshop di Sportilia: arbitri e compo-nenti della Commissione interregionale si sono confrontati su temi inerenti l’a-spetto comportamentale, atletico, tec-nico e disciplinare del direttore di gara; da tale lavoro di gruppo è uscito un do-cumento comune che è stato la colonna portante dell’iniziativa intitolata “La CAI nella mia sezione”, che ha portato i 156 arbitri di questo organo tecnico a svol-gere una riunione nella propria sezione. “I nostri ragazzi in organico – ha com-mentato Pacifici a riguardo – hanno tenuto una lezione nella sezione di ap-partenenza, portando la loro esperien-za acquisita alle dipendenze del nostro OTN. Si è trattato di una bella iniziativa che ha sdoganato un po’ questa imma-gine di commissione “chiusa”, che in-vece porta una ventata di futuro anche all’interno delle sezioni, come volere della nostra Associazione”.

Ogni arbitro che giunge alla CAI porta la propria esperienza maturata in regione. Come farle convergere per rendere uni-forme il metodo d’arbitraggio? Questo il commento a riguardo di Carlo Pacifi-ci: “Sappiamo che il campionato che si svolge in Piemonte, in particolar modo sotto l’aspetto agonistico, non è lo stesso di quello che si svolge in Puglia e Sicilia. A noi tocca dunque il compito di valutare il lavoro fatto dai CRA e di sottolineare che le regole devono esse-re applicate nella stessa maniera sia a nord che a sud. Anche perché in questi quattro anni della presidenza di Marcel-lo Nicchi tutti gli organi tecnici nazio-nali hanno lavorato insieme per portare avanti un unico progetto e un’unica vi-sione dell’arbitro italiano del futuro, che deve essere assolutamente in linea con le esigenze internazionali. In tale conte-sto l’esperienza di Collina e Trentalange consente, negli incontri tra organi tec-nici nazionali, di rappresentare anche le linee guida della UEFA e della FIFA”.Pacifici rivela infine le peculiarità che

un giovane, varcata la regione, deve maturare per ambire in alto: “I direttori di gara della CAI devono essere molto “camaleontici”, ovvero devono avere la grande capacità di passare da un cam-pionato regionale all’altro senza per-dere la propria identità. Più l’arbitro è bravo a capire il contesto in cui si trova più gli si spiana la strada per la carriera. Tra l’altro la nostra commissione è ca-ratterizzata dai grandi numeri, poiché, a fine stagione, il 50 percento del nostro organico viene promosso alla categoria superiore”. A differenza di qualche anno addietro la Commissione arbitri interregionale monitorizza anche gli assistenti arbitrali operanti nei massimi campionati regio-nali insieme ad arbitri nazionali. I suoi osservatori, infatti, valutano anche la loro prestazione e inviano un report set-timanale ai Comitati regionali, affinché abbiano contezza dell’operato dei pro-pri giudici di linea nelle partite di cartel-lo per cui sono richieste le designazioni da parte della stessa Cai.

CAI

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Preparazione, passione, impegno e pro-fonda autocritica: per Massimo Cumbo, alla sua terza stagione da responsabile della Can 5, sono i capisaldi per ottene-re i migliori risultati arbitrali. L’ex arbitro internazionale traccia un quadro chiaro e determinato della figura arbitrale ideale che trova nella volontà di fare bene il prin-cipale stimolo. Fondamentali sono la pre-parazione tecnica e la lettura intelligente della gara. Cumbo ha raccontato anche la sua esperienza ai mondiali di Futsal in Thailandia, sicuramente un motivo di or-goglio per l’associazione.La Can 5 tra gli obiettivi raggiunti e quelli in programma.“Sono tutti obiettivi che rientrano cer-tamente in due aspetti, quelli di natura tecnica e altri di natura organizzativa. L’evoluzione delle tattiche di gioco, le continue innovazioni regolamentari e la crescita dell’intero movimento richiedono oggi una preparazione adeguata da parte degli arbitri, tale da rispondere a tutte le esigenze della gara: dalla conoscenza del Regolamento alla sua applicazione, pun-tuale ed intelligente; dall’approccio pon-derato alla gara, alla modulazione degli interventi in conformità all’evoluzione del gioco e al clima del match; dalla prepa-razione atletica all’intuito tattico, fino alla cura degli aspetti estetici e gestuali che rafforzano la credibilità delle decisioni e la loro accettazione. Non meno importante è, per un arbitro che opera a livello na-zionale, la conoscenza del contesto am-

CUMBO: Tre caposaldi per ottenere

i migliori risultatidi Andrea Nasillo

CAN 5 CAN 5

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bientale e tecnico in cui va ad operare, da sviluppare attraverso la raccolta d’in-formazioni di base sulla tipologia di gara, l’importanza della competizione da diri-gere, gli eventuali fatti recenti di rilievo. Gli arbitri hanno preso contezza di tutto questo, ed a riscontro della loro prepa-razione vi è da dire che già da qualche anno non si rendono più protagonisti di defaillances tecniche sostanziali.Per quanto riguarda gli obiettivi di natura organizzativa vorrei sottolineare la sensi-bilità assicurata dall’Aia, circa l’opportu-nità di estendere agli arbitri di calcio a 5 la procedura di ricezione dei titoli di viaggio e di soggiorno direttamente da un’agen-zia di viaggio dedicata, senza più biso-gno di anticipare le spese. In un momen-to di particolare congiuntura economica del Paese, questo ha donato maggiore serenità.A tutto ciò però fa sintesi l’obiettivo prin-cipale che per ogni arbitro deve essere la realizzazione di una performance di livello”.Come si è evoluto il calcio a 5 in questi anni e quale elemento di novità pensa di aver introdotto dal suo arrivo?“Siamo stati molto attenti a far sì che gli arbitri vadano in campo sereni e con la giusta concentrazione al fine di sbagliare il meno possibile. Posso dire che gli ar-bitri sono visionati sempre e sono sog-getti oggi più che mai ad una profonda selezione di merito.Vi è una frequenza di uscita più regolare in particolare per le gare della massima serie, mentre sono stati rinnovati alcuni presupposti che tutti gli arbitri devono attivare per non restare indietro: fare autocritica, mettersi in di-scussione e non sentirsi mai arrivati. Le funzioni di orientamento e guida di un Organo Tecnico si esplicitano anche nella congrua trasmissione di messaggi e di-sposizioni, e questo abbiamo cercato di fare, molto spesso col metodo del con-fronto, per assicurare il successo di chi va in campo”.Come vede il calcio a 5 all’interno dell’Aia? Si parla dell’idea di una doppia commissione ai massimi livelli arbitrali del calcio a 5.

“Indubbiamente gestire tanti arbitri e tanti osservatori non è facile. Quest’anno ab-biamo iniziato la stagione con 437 risorse nel ruolo. Per fare ancor più qualità biso-gnerebbe avere numeri meno consisten-ti proprio per la necessità di seguire gli arbitri con maggiore continuità, monito-rando meglio andamenti e performan-ce. Ecco, quindi, che l’idea della doppia commissione può portare solo benefici”.E’ reduce da una fantastica esperienza ai mondiali di Futsal in Thailandia. Sicuramente la rappresentanza italiana ha dato lustro al nostro arbitraggio oltre i confini nazionali ed europei. Cosa ci racconta?“Si tratta di tradizioni sportive importan-ti, di competizioni di grandissimo rilievo. Nella fattispecie posso dire che l’arbitrag-gio italiano ha riscosso un bel successo, grazie alle buone performance dell’arbitro designato e all’affermazione di concetti culturali e tecnici tipici del nostro modo di dirigere le gare. Per quanto riguarda me e la mia esperienza diretta, è stata sicu-ramente intensa e faticosa, in virtù della molteplicità delle mie funzioni, sia formati-ve che valutative: ho svolto 17 visionature, ho visto quindi 68 arbitri in pochi giorni. E parliamo degli arbitri più importanti del contesto mondiale. E’ un ambito diverso, sicuramente più impegnativo se si pensa

che bisogna trasmettere agli arbitri sensa-zioni e idea della performance in un idio-ma che non è tuo. Però posso affermare che seppur faticoso è stato comunque un impegno gratificante. E la soddisfazione più bella è stata quella di vedere gli arbi-tri dirigere bene, con pochi errori e molte gratificazioni”.Che messaggio lancia Massimo Cumbo a tutti quei giovani che vorrebbero intraprendere la direzione di gare nel calcio a 5, anche fino ai massimi livelli?“L’arbitro di calcio a 5 è oggi uno specia-lista a 360 gradi, è un profondo conosci-tore delle regole e di tutti i presupposti per sbagliare il meno possibile. E’ l’uo-mo giusto che vive a ridosso di calcia-tori e pubblico, è colui deve decidere in pochi istanti su azioni rapidissime usan-do coraggio e mantenendosi scevro da condizionamenti ambientali, è colui che sviluppa sensibilità tali da prevedere l’evoluzione dei fatti di gioco, da com-prendere come essere accettato o come prevenire e dominare eventi e rimostran-ze. Se tra i giovani arbitri vi è questa pre-disposizione, se vi sono latenti o palesi queste virtù, la scelta del Futsal è una opportunità che può andare oltre alla mera occasione di trovare nuovi stimoli o nuove motivazioni da chi proviene dal calcio tradizionale”.

CAN 5

La Commissione CAN 5: Montesardi, Mazza, Falvo, Cumbo, Zuanetti, Toscano, Marconi

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Dai campi di periferia ad assistente FIFA

GIALLATINI: “Tre caratteristichefondamentali per crescere”di Francesco Palombi

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Un cammino lungo ventidue anni fatto di sacrifi e impegno sui campi più diffi-cili partendo dall’Eccellenza laziale. Poi una telefonata che ti consacra al massi-

mo livello, questa la storia di Alessandro Giallatini, trentasette anni della Sezione di Roma2. Quali emozioni hai provato quando

ti è stata comunicata la nomina ad internazionale?“Ho ricevuto la telefonata da Stefano Braschi che mi comunicava che ero stato inserito nelle proposte per la nomina ad internaziona-le, in quel momento l’emo-zione è stata grandissima, impossibile da descrivere a parole ed il pensiero è an-dato immediatamente alla mia famiglia in particolare a mia moglie Emanuela. Nel-la carriera di un arbitro o assistente sono le persone che ti stanno più vicine che fanno veramente dei sacrifi-ci, perché vivono i tuoi mo-menti negativi, le tue ansie e le sottrazioni di tempo, mentre le gioie sono spesso ripagate solamente di rifles-so”.Facendo un passo indietro, cosa ti ha spinto a frequentare il corso arbitri e ad intraprendere poi la carriera da Assistente Arbitrale?“Ho iniziato a giocare a cal-

cio sin da piccolo nella squadra del mio quartiere, poi qualche delusione (a causa delle non eccelse capacità tecniche) mi ha fatto desistere. Quindi mi sono avvi-cinato all’arbitraggio grazie ad un cugino della mia stessa età che aveva sentito parlare del corso E’ iniziata così un po’ per gioco un po’ per curiosità quella pas-sione che mi accompagna da ormai 22 anni. Il ruolo di guardalinee (così si chia-mava allora) mi è sempre piaciuto sin da quando noi ragazzi più giovani dell’Otp andavamo, dopo aver arbitrato la nostra partita il sabato pomeriggio o la dome-nica mattina, in terna con gli arbitri di promozione ed eccellenza della nostra sezione (nel Lazio nei primi anni novanta ancora non esisteva un ruolo specifico). Poi dopo aver arbitrato alcuni anni al Cra fino in prima categoria decisi, nonostante fossi ancora relativamente giovane per l’arbitraggio, di intraprendere quest’av-ventura affascinante sperando di poter togliermi delle soddisfazioni maggiori”.Quali sono, per te, le caratteristiche di un buon assistente e quali consigli daresti ad un giovane che inizia dai campionati regionali?“Concentrazione, tranquillità ed equili-brio. Ci sono però secondo me dei mo-menti nella partita dove un assistente deve seguire il proprio istinto, credo sia fondamentale riuscire in alcune occasio-ni ad assecondarlo, e la forza per capire quel momento te la danno solo le prime

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tre caratteristiche. Già intraprendere un ruolo diverso rispetto a quello dell’arbitro suscita sicuramente delle curiosità e ti dà dei nuovi stimoli, poi c’è sicuramente la specializzazione che lo rende molto esal-tante. Un consiglio che posso dare per quella che potrebbe sembrare una car-riera lunghissima se un assistente parte dalla regione è sicuramente quello di por-si degli obbiettivi a breve scadenza che possono essere la designazione per una gara importante, un esordio, il passaggio di categoria e, quando raggiunto, non adagiarsi ma guardare oltre tutto questo con la costante voglia di migliorarsi lavo-rando sul campo e soprattutto ‘rubando’ il mestiere a colleghi più esperti”.Quali sono le gare che ricordi con maggiore piacere?“Ce ne sono tantissime; le due finali di coppa Italia in regione, i play off e play out in Can D e Can C, tutti i miei esordi dalla Promozione alla serie A, le gare all’este-ro. Quella che però ha sicuramente un posto speciale è la finale Play off di serie B tra Novara e Padova il 12/06/2011. Lo storico ritorno in serie A del Novara dopo 55 anni, ma l’altrettanto ‘storico’ (alme-no per noi) ritorno nella massima serie di Marco Guida, Fabiano Preti e Alessandro Giallatini dopo la divisione della CAN A e B. L’abbraccio nello spogliatoio al termi-ne della partita insieme a Nicola Stefani-ni, che faceva parte della nostra squadra, rimarrà tra i momenti più emozionanti della mia vita”.Ci sono stati momenti difficili nel tuo percorso?“Moltissimi! E credo siano stati i momenti più importanti per la mia crescita profes-sionale. Gli errori sono fondamentali per l’esperienza, è dalle situazioni difficili che si impara e si riparte. Ricordo ad esem-pio la mia prima partita a livello nazionale Siena–Fermana di campionato Primave-ra, non feci un buon esordio e riuscire a rimediare quel cattivo inizio di stagione fu molto difficoltoso. Oppure in serie C… fui praticamente l’ultimo dei <primi anni> a fare l’esordio in serie C1, quando arrivò quella designazione la vissi quasi come una liberazione!”

La nomina ad internazionale rappresenta una delle vette arbitrali maggiori. Quali obiettivi ti poni ora, nell’immediato futuro?“Essere designato per una partita di serie A! Intanto perché vengo da un periodo di infortunio e il mio pensiero in questo momento è di raggiungere il 100% fisica-mente, poi perché sono abituato a pormi degli obbiettivi a brevissima scadenza, - fare bene la partita per essere designato per la prossima”.Hai già diretto diverse gare all’estero. Puoi raccontarci qualche aneddoto curioso da queste esperienze oltre confine?“Tutte le ‘uscite’ oltre con-fine ti lasciano qualcosa e gli aneddoti sono legati alle persone che mi hanno ac-compagnato: ad esempio l’enorme disponibilità di Banti, Nicoletti e Russo alla mia prima per la UEFA nel mitico stadio della Honvéd di Ferenc Puskàs, oppure quando Nicola Rizzoli mi ‘costrinse’ a fare un discor-so in inglese a cena dopo Twente-Bur-saspor, andai liscio come l’olio fino ai ringraziamenti verso il delegato Uefa del quale non ricordavo il nome e me la ca-vai con un generico <Mister Delegate>. Quando insieme a Valeri ricordavamo, mentre eravamo in aereo verso Oslo, le nostre trasferte più agevoli nei campi del Lazio. Io e Paolo siamo nati e cresciuti insieme nello stesso quartiere e capitò una volta di andare ad arbitrare una par-tita di Eccellenza quasi a piedi. Poi c’è il Mini Tournament dove mi è capitato di fare delle partite con colleghi di altre fe-derazioni Michael Oliver e Ivaylo Stoya-nov. Infine il C.O.R.E. il corso Uefa che ho avuto il privilegio di seguire insieme a Guida e Preti in due diversi periodi per un totale di 18 giorni, lì abbiamo avuto la possibilità di conoscere arbitri e as-sistenti di tutta Europa, un’esperienza incredibile che porteremo sempre nel nostro bagaglio umano e professionale”.

Chi è Alessandro fuori dal mondo arbitrale?“Mi occupo insieme alla mia famiglia (che mi copre nei periodi di assenza) del nostro negozio di articoli sportivi a Roma mentre nel tempo libero mi piace andare al cine-ma, leggere un buon libro ma soprattutto, quando né ho l’opportunità, amo viaggiare: scoprire nuove culture più o meno distan-ti dalla nostra è una cosa che mi affascina moltissimo. Poi c’è la mia famiglia, la parte più importante. Al momento è formata da me e da Emanuela, ma siamo ormai arrivati

insieme circa alla metà del nostro percorso genitoriale adottivo, l’esperienza più bella che mi potesse capitare, ed è appena ini-ziata! Quello che verrà sarà, anche se più difficile, ancora più bello ed emozionante!”Quali ringraziamenti ti senti di fare, e a chi vuoi dedicare un traguardo così prestigioso?“A tutte le persone che mi sono state vici-ne nei momenti più o meno felici, da mio padre che mi accompagnava quando cominciai ad arbitrare a mia moglie che mi sopporta tutti i giorni. Poi a tutti gli Or-gani Tecnici, gli Osservatori, i colleghi da cui ho tratto esperienze per questo lun-ghissimo percorso; ma in particolare lo dedico alla mia sezione, che mi ha dato tantissimo soprattutto in termini umani, per l’affetto, l’amicizia e perché ha con-tribuito a crescere quel ragazzino di 15 anni che bussava a quella porta e senza esitazione l’ha accompagnato sino a farlo diventare adulto”.

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Preti, Guida, Elleray e Giallatini al Corso CORE a Nyon

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Il 2013 comincia nel migliore dei modi per Graziella Pirriatore. Doveva infatti essere un calzettone della divisa da arbitro quel-lo che ha appeso per la Befana, visto che dentro, lei – già a disposizione della CAN D - ci ha trovato la nomina a internazio-nale. Qualcosa che di certo non si aspet-tava quando, da Agrigento, la città di cui è originaria, si è trasferita a Bologna per frequentare l’università.Come sei diventata arbitro?Eh, bella domanda! Sono sempre stata appassionata di calcio, anche se nella mia famiglia è uno degli argomenti più alieni che si possano immaginare. Persi-no mio padre non va oltre qualche partita particolarmente importante, tipo quelle dei mondiali. Il mio avvicinamento all’as-sociazione è avvenuto in maniera abba-stanza particolare: ero allo stadio, a Bo-logna, ad assistere a Bologna-Inter. All’u-scita mi capitarono davanti le locandine

del corso arbitri, con Collina come testimonial. Ho pensato che potesse essere una buo-na idea, e poi il fatto di poter entrare gratis allo stadio era un incentivo valido.Che aspettative avevi dal corso arbitri?Sinceramente nessuna in par-ticolare. E comunque la prima volta che sono entrata in se-zione ho pensato: “io qui non ci metto più piede”. Era la sta-gione 2002-03.E infatti...E infatti frequento la sezione quasi quo-tidianamente! La sento come una casa, e cerco di viverla proprio come se fosse casa mia. Credo che la sezione di Bolo-gna sia una delle migliori per il senso di appartenenza e di familiarità che riesce a dare, e che io, da studentessa fuori sede,

ho sentito molto. I miei momenti più belli dal punto di vista arbitrale sono legati alla mia se-zione.Ce ne racconti uno?Non so se ce n’è uno in particolare, a dire il vero. Sono molto legata al mio

presidente, aver avuto il suo sostegno e la certezza di poter contare sulla sua determinazione nei momenti difficili mi ha restituito la motivazione. Credo sia que-sta la cosa più bella a livello personale.Stavo per chiederti anche se hai mai pensato di abbandonare, in qualche momento di difficoltà, ma in parte mi hai già risposto.A smettere veramente non ci ho mai pensato. Ci son stati degli istanti in cui mi sentivo andare alla deriva, questo sì, come credo succeda a tutti, ma non ho mai pensato di lasciare l’AIA, quanto eventualmente di dedicarmi ad altre at-tività che non fossero di ruolo effettivo.Sembra che invece la tua determinazione dell’affrontare e superare i momenti critici stia dando degli ottimi frutti. Cosa significa per te questo traguardo?Lo sento come un privilegio, un bellissi-

PIRRIATORE:“I momenti più bellilegati alla mia Sezione”di Valentina Chirico

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mo regalo.Che ti sei guadagnata.Assolutamente sì, diciamo che lo intendo come un atte-stato di fiducia e di riconosci-mento delle mie capacità, che è uno dei grandi meriti dell’as-sociazione. Vivo il mio percor-so di arbitro, di atleta, come un divenire, e questa promo-zione non è né un punto di ar-rivo né una realizzazione, ma una tappa di grande valore.A proposito di riconoscimenti, puoi raccontarci un episodio curioso legato al fatto di essere arbitro e donna?Vuoi dire quello che succede tutte le do-meniche? A parte gli scherzi, al di là del ruolo che abbiamo, che ci dà una specie di investitura ufficiale, uno degli aspetti quasi simpatici del mondo del calcio è che è composto da persone. Di tutti i tipi.Sempre a proposito di donne, come ci vedi nell’AIA?Beh, diciamo che i processi culturali han-no bisogno dei loro tempi. E’ innegabile che siano stati fatti dei grandi passi avan-ti e che ci sia ancora tanto da lavorare; d’altra parte è vero che non c’è mai nien-te di così scontato e che se desideriamo sentirci riconosciute a livello di rappre-sentanza femminile dobbiamo essere le prime ad attivarci perché questo succe-da. Quanto alla parità di genere sì, trovo

che nell’AIA sia una realtà assodata.Visto che ci siamo, un pregio dell’associazione, dal tuo punto di vista, e qualcosa che miglioreresti.Sono molto soddisfatta della possibilità che dà l’AIA di esprimere le proprie quali-tà, una cosa non troppo comune di que-sti tempi. E poi fa divertire in modo sano. Cose da migliorare in questo momento non me ne vengono in mente.Come definiresti il tuo stile arbitrale?Non ho mai pensato a quale stile ho ac-quisito...penso che ogni arbitro abbia il suo e che sia il risultato della sua per-sonalità. Quanto a me penso di essere naturale.Quali sono le tue passioni al di fuori dell’arbitraggio?Mi piace leggere, passo ore in libreria

quando riesco anche solo per scorrere tutti gli scaffali, e poi mi piace viaggiare. Il tempo che rimane della mia giornata dopo lavoro, allenamenti e corsi vari mi piace trascorrerlo con i miei amici. Che spesso poi sono anche colleghi arbitri, perché - come dicevo prima – la sezione è entrata a far parte del mio quotidiano proprio per via della sensazione di fa-miliarità che riesce a dare. E’ un anello di congiunzione importante, vi si creano rapporti solidi che solidi restano anche al di fuori.A proposito di tempo, sappiamo che le grandi passioni ne richiedono molto, soprattutto quando ci sono in ballo degli obiettivi importanti, e che gestirlo nel migliore dei modi non è affatto facile. Che suggerimento daresti ai giovani arbitri che magari fanno fatica ad organizzarsi fra tanti impegni? Il mio suggerimento è quello di stabi-lire delle priorità nella propria vita, e di dedicare quindi il tempo che si ritiene adeguato alle cose a cui si tiene. Io per fortuna posso approfittare di orari piut-tosto elastici (dopo la laurea in Scienze economiche è ora impiegata presso una banca – n.d.r.), per cui riesco a seguire tutto senza particolari problemi. L’impor-tante è arbitrare con molta spontaneità e molto divertimento, e quindi ritagliarsi il tempo necessario per farlo bene, senza mettersi in crisi.

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In quaterna tutta al femminile con la Nazionale Arbitri

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CAROVIGNO:

Prima internazionaledella Basilicata

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Cinzia Carovigno, della sezione di Poten-za, ha 36 anni, laureata in giurisprudenza abilitatasi avvocato, lavora come libera professionista in uno studio legale e si oc-cupa di formazione aziendale nell’ambito del diritto del lavoro. Da alcuni anni vive a Milano dove si è trasferita per motivi con-nessi al lavoro ma conserva stabilmente il contatto con la città d’origine e con la sezione del capoluogo lucano dove torna abitualmente nonostante gli incalzanti e sempre maggiori impegni. Dopo aver fre-quentato il corso da arbitri della stagione sportiva 1995-1996 mostrando da subito di avere buone capacità, ha raggiunto la massima categoria regionale ricoprendo il ruolo di assistente per poi essere pro-mossa al comitato nazionale della serie D dove è rimasta per 3 stagioni duran-te le quali è stata impegnata in 49 gare. Nel luglio 2009 approda alla CAN PRO, dove attualmente milita, riuscendo in bre-ve tempo a dare sfoggio di tutta la sua bravura finendo per essere designata anche in alcune delle più importanti sfi-de dei campionati di 1 e 2 Divisone. Ma il traguardo più importante di questa fan-tastica ed entusiasmante carriera è stato quello di essere stata inserita nella lista degli arbitri di calcio FIFA per il 2013 an-dando ad ingrossare la validissima quota rosa italiana già presente. A tale proposito l’abbiamo raggiunta per raccogliere alcune sue osservazioni ed impressioni circa l’importante nomina avuta. Quale reazione hai avuto quando hai saputo del tuo inserimento nelle liste degli arbitri internazionali?“Di gioia, quella gioia mista a increduli-tà e a riconoscenza, nei confronti di me stessa e di chi ha creduto nelle mie pos-sibilità”.Sai di essere il primo arbitro lucano donna a diventare internazionale e a rappresentare l’Italia, che effetto ti fa?“E’ una piacevole consapevolezza che mi riempie di orgoglio da un lato e mi re-sponsabilizza dall’altro. Ho sempre nel cuore la mia terra, sorrido quando all’inizio di ogni gara lo speaker, presentando la terna, pronuncia il mio

cognome e la sezione di provenienza, o all’estero, la nazionalità della terna.Potenza per me vuol dire casa, fami-glia….radici”.La tua famiglia che reazione ha avuto?“Reazione di ‘doppia gioia’. Innanzitutto i miei sono stati felici perché hanno sen-tito la mia felicità, poi perché come ogni familiare, anche loro, più di chiunque altro, hanno visto e seguito passo dopo passo il percorso che mi ha portato fino a questo punto….e che oggi li riempie di orgoglio e soddisfazione. Una gioia che ha cancellato definitivamente tutte le per-plessità che hanno avuto all’inizio della mia carriera arbitrale, quando forse erano un po’ scettici e perplessi nei confronti della mia scelta”.Ad una ragazza che oggi inizia la carriera arbitrale e ti vede come un modello da imitare quali consigli daresti? “Che i sogni sono fatti di pazienza, sudo-re e voglia di non rassegnarsi mai. Posso essere raggiunti o meno ma provare ad arrivare fino in fondo significa comunque sognare…e ne vale sempre la pena.Il sogno aiuta a non smarrire il senso del desiderio che in percorsi così lunghi e im-pegnativi può perdersi facilmente”. Come ci si sente ad essere una delle artefici dello sdoganamento della figura femminile nel mondo del calcio?“Penso che ad altre vada riconosciuto questo merito. Sicuramente sono orgo-gliosa di poter contribuire alla afferma-zione delle donne nel mondo del calcio, sia a livello nazionale che internazionale. L’opportunità che ho avuta e che ho sa-puto cogliere mi rende soddisfatta e mi porta a gioire se penso che il coraggio e la tenacia delle donne è stata riconosciu-ta anche in un ambiente evidentemente a netta maggioranza maschile”.Quali sono i ricordi della tua esperienza da arbitro e della tua carriera che ti hanno portato al traguardo raggiunto? Quali difficoltà hai incontrato?“Ho un passato nell’atletica leggera. Come saltatrice con l’asta, in particola-re. Quella che non esito a considerare <la regina dello sport> mi ha abituato alla

costanza, all’impegno e al sacrificio. A 15 anni già sceglievo di allenarmi piuttosto che uscire con le amiche la sera. Studio e allenamento, poi gare e ancora alle-namento. Mille ricordi si accavallano se penso alla mia carriera sportiva, difficile elencarli o estrarne i più significativi.Ripenso agli allenamenti in qualsiasi con-dizione climatica, a qualche accoglienza scettica in più di uno stadio, ai sacrifici fatti per continuare comunque a rima-nere nella famiglia dell’AIA nonostante i numerosi spostamenti logistici per moti-vi di studio e poi di lavoro: prima Bolo-gna, dove mi sono laureata, poi Salerno, Pisa, Roma, Treviso e infine Milano. In ogni nuova città iniziavo sempre dacca-po, unica costante la mia appartenenza al mondo arbitrale, le gare la domenica. Tante sezioni, tanti volti, tanti colleghi in questo girovagare per l’Italia.E tante difficoltà, momenti di scoramen-to…e di scelta: ma scegliere fa parte del quotidiano, ogni scelta è una rinuncia , ma se oggi posso gioire per questo tra-guardo vuol dire che ho scelto bene. La mia tenacia, la mia perseveranza, il mio ‘crederci nonostante tutto’ mi hanno sempre spronato a continuare, a trovare il senso per non far svanire il sogno.Un’opportunità che ho sicuramente col-to ma che mi è stata data con fiducia da tutti quelli che hanno creduto nelle mie capacità. Perché si scende in campo non solo con un fischietto, un taccuino o una bandierina… ma anche e soprattutto con la propria umanità”.Che rapporto hai con le tue colleghe arbitro?“Di stima e ammirazione. Ci unisce il co-raggio, la tenacia e il senso del sacrificio. Quando partiamo per le competizioni in-ternazionali cogliamo l’occasione per co-noscersi sempre di più, raccontarci un pò e condividere impressioni e sensazioni. Nella certezza di vivere un’esperienza per pochi, ognuna nel proprio ruolo è pron-ta a rappresentare la nostra nazione nel miglior modo possibile. Uniamo i nostri sforzi e il nostro entusiasmo. Perché se la squadra vince, vince tutto il nostro movi-mento arbitrale”.

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Il pensiero è tornato alla mia priva volta, nel 1995, quando arbitrai 10 gare della Japan League (la nostra serie A) e un’a-michevole della nazionale nipponica. Mi ricordavo il caldo del “sol levante” e le partite arbitrate a 40° di temperatura, con il 90% di umidità, ritmi infernali e stadi gremiti. Ho ripensato alla grande sportivi-tà di quel pubblico fatto di intere famiglie, a quei calciatori educatissimi e campioni di varie nazionalità: dai nostri Massaro e Schillaci ai brasiliani come Leonardo, e poi Zico che allenava (giocai anche a pal-

lone con lui e mi fece segnare un gol con un assist che anche il mio cane avrebbe trasformato in rete).Tenuti a bada i ricordi, alcuni davvero cu-riosi (un calciatore slavo da me espulso, e per questo costretto a pagare una multa salata, fu tenuto fuori casa tutta la notte a scopo educativo dalla moglie) mi sono tuffato nella realtà del quotidiano.Sono componente della commissione ar-bitrale della Fifa che ha a capo del dipar-timento l’indimenticabile arbitro svizzero Massimo Busacca, e con lui designatore

al mondiale per Club (la vecchia coppa Intercontinentale) che vede impegnati 7 arbitri e 14 assistenti di tutti i continenti presenti nella “open list” dei candidati per i mondiali in Brasile del 2014.L’opera di valorizzazione e selezione vo-luta da Busacca prevede un criterio as-solutamente qualitativo, meritocratico e non soltanto geopolitico, sull’esempio di una vera squadra nazionale di calcio pro-fessionistico di altissimo livello, con una propria organizzazione complessa e glo-bale. In estrema sintesi, dovranno scen-

Provata la validità del progetto Busaccadi Alfredo Trentalange*

Dopo i Giochi olimpici di Londra, l’impegno con il Settore Tecnico in Italia, i corsi di aggiornamento in Uefa, il 2012 si è chiuso con l’esperienza del Mondiale per Club in Giappone.

L’esperienza giapponese per il Mondiale per Club

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dere in campo solo i migliori e gli arbitri più in forma del momento.Ho vissuto, preparandomi con emozione, l’esperienza di parlare lingue diverse, ad arbitri e assistenti, davanti agli Istruttori Fifa come Jorge Larrionda, Esse Bahar-mast e Shamsul Maidin.Ho esposto le linee guida, la prassi, la filosofia e i valori arbitrali che tutti do-vremmo perseguire, come il senso della giustizia, la lealtà, l’attenzione alle perso-ne, l’etica, la tecnica, l’organizzazione e l’umanizzazione.Con i tempi scanditi dall’onnipresente Claudio Pilot e da Manuel Navarro (gran-de esperto di assistenti) gli arbitri e gli assistenti si sono distinti per puntualità, impegno e fatica.Il tempo è corso veloce con i video-test, gli allenamenti specifici sul campo, le si-mulazioni di azioni di gioco fra computer e calciatori veri stoicamente resistenti ad ogni tipo di dinamica ripetuta. L’appro-fondimento, quasi maniacale, sullo spo-stamento e le posizioni sul terreno di giu-oco, il nuovo yo-yo dinamico fortemente

voluto da Busacca, il feed back delle continue analisi mediche dell’ottimo Prof. Bizzini, il lavoro dei preparatori atletici Mademba e Toshio in linea con il nostro Carlo Castagna.Fondamentale per il recupero funzionale l’opera dei massofisioterapisti guidati dal genio dell’agopuntura Mitzu Tsumaki, e poi il confronto con gli istruttori, l’analisi di ore sulle azioni di gioco e le tattiche delle squadre, i video degli allenamenti, l’esordio ufficiale della goal-line techno-logy, il riferimento autorevole e discreto di Villar (Vice Presidente di Uefa e Fifa) e i filmati delle gare dirette con la discus-sione dei casi più delicati, operazione di-dattica in cui l’instancabile Busacca non si è risparmiato per fatica, elogi e critiche costruttive.Ho riscoperto il cibo, le specialità giap-ponesi, gli spostamenti con i mitici treni ad alta velocità di una precisione scon-certante, la disponibilità cordiale, l’edu-cazione e la gentilezza di uomini e donne giapponesi, addirittura imbarazzante. E ancora la visita dei templi buddisti, la spi-

ritualità e la discussione di fondo che mi portano a memorizzare i nomi delle per-sone incontrate, dimensionando anche l’esperienza terrificante di un terremoto di 7° grado in piena riunione: ci ha col-to di sorpresa per la sua intensità ma ci ha visti reagire con calma e freddezza, in vero stile nipponico.Flash nitidi, indelebili. Le gare, le designa-zioni impostate e confermate senza biso-gno di cambiamenti grazie alla qualità e alle ottime prestazioni degli arbitri. L’im-pegno nel fare i rapporti di tutte le gare e i relativi voti in un ambiente di professio-nisti serissimi. Ho partecipato alle cena d’onore ufficiale della Fifa (preparata in modo impeccabile dal protocollo della nostra amatissima Barbara Facchetti) con i Presidenti Blatter e Platini, ai mee-ting pre-gara con le società, alle riunioni del Comitato, con grandissima serenità: chi mi aveva parlato anni fa di una Fifa solo politica e non tecnica evidentemente conviveva con un pregiudizio.Nella mia piccola ma significativa espe-rienza ho vissuto una finale fra una squa-dra della “Comebol” (Corinthias di San Paolo del Brasile) e una della Uefa (il Chelsea) affidata senza problemi all’ar-bitro più in forma del momento, il turco Cakir di provenienza Uefa. Un bel prece-dente, tecnicamente ineccepibile. I fatti ci hanno dato ragione: la linea e il proget-to virtuoso di Busacca, volto ai prossimi mondiali in Brasile nel 2014, possono andare avanti spediti, fra buone pratiche, senza turbative mentali, in piena autono-mia arbitrale.Rientrato in Italia, nemmeno il tempo di disfare le valigie: oltre a una dettagliata relazione al Presidente Nicchi, al Vice Pi-sacreta e al Comitato Nazionale, subito una riunione con il Settore Tecnico della FIGC di Baggio. Il giorno successivo il raduno della CAN alla presenza del Pre-sidente Abete.Anche per questa esperienza , dedicata a chi mi ha dato questa opportunità, da credente in Dio e negli uomini, non mi re-sta che meditare, restituire, condividere, dicendovi semplicemente Grazie!

*Responsabile del Settore Tecnico AIA e Componente Commissione Arbitri FIFA

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Non me ne vogliano Nicchi & Braschi ma sono sempre più soddisfatto degli arbitri da quando mi dimentico di chie-derne il nome eppoi manco li ricono-sco, in partita. Sto realizzando un sogno che confes-sai sulle pagine del Guerin Sportivo mille anni fa: “Sarò contento il giorno in cui non sarà importante conoscere il nome dell’arbitro...”. Vuol dire che non pesano i precedenti, i confronti, le note della partita. Certo questo non fa piacere a tutti gli arbitri, e neppure agli assistenti che un giorno vollero il nome nel tabellino, mentre dovrebbero essere contenti, anche i giudici di por-ta, perché ormai li nominano solo per commentarne gli errori. Devo dire anche di un miglioramen-to della situazione generale, anche se qualche giovine scriba sostiene il contrario: di arbitri m’intendo, li seguo da mezzo secolo e nel frattempo son passate anche stagioni terribili per la credibilità loro e del calcio; sono sta-to sempre un critico impietoso (non un giudice, mi fa paura solo pensare da giudice) e se oggi tiro le somme e il dato è positivo credetemi. E non ap-profittatene. Al meglio non c’è mai fine.

Quel che può sembrare un bilancio (ma non sono neanche un funzionario federale) mi vien fatto a pochi gior-ni dalla rielezione di Abete alla presi-denza della FIGC, di Beretta alla pre-sidenza della Lega A, di Abodi alla B, mentre si attende di sapere chi gui-derà il Coni nel prossimo quadriennio olimpico. Se sarà Pagnozzi, niente di nuovo sul fronte nazionale: gli stessi uomini, forse le stesse idee. Sareb-be dunque ora se fossero nuove, non dico rivoluzionarie ma almeno riformi-ste, le azioni. Gli arbitri hanno confer-mato la linea Nicchi-Braschi non sulla base di principi enunciati e futuribili ma sul dato di fatto, sul lavoro svol-to, su una riforma che non sarà fulmi-nea ma produttiva sì, visto che porta sul campo principale arbitri nuovi, più giovani e spesso felicemente “pagel-lati”, e sui campi minori centinaia di aspiranti arbitri dopo che per anni si è paventata la crisi delle vocazioni (“Tu es arbiter in aeternum...”). La Federa-zione deve risolvere il problema degli stadi (con la collaborazione del Coni che nel frattempo dovrà recuperare autonomia dopo anni di obbedienza cieca pronta e assoluta ai governanti-

Sto realizzando un sogno di Italo Cucci*

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pagatori), affrontare la riduzione della serie A a 18, cacciare i mercanti (e i ladri) dal tempio; la Lega maggiore deve accorgersi che sta lavorando per il calcio e non per qualche banca dal bilancio fallimentare, deve mostrare di avere un minimo di passione per il gioco più amato dal popolo e dunque di riportarlo negli stadi, non condan-narlo alla robotizzazione televisiva. Deve soprattutto aiutare la federazio-ne a mettere all’angolo i cialtroni. Be’, dico aiutare, mica risolvere per sem-pre il problema. Fuori i cialtroni? De Gaulle direbbe: “Vaste programme...”. Non esageriamo: almeno censiamoli...

*opinionista RAI

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Mancano i soldi degli sceicchi e di un petroliere come Abramovich, ma il cam-pionato italiano non ha perso prestigio e credibilità. Il segreto dei nostri club è stato quello di trovare le risorse giuste attraverso un rinnovamento graduale e profondo: dalla gestione più raziona-le dei bilanci alla riscoperta dei settori giovanili, dalla politica dell’auto-finan-ziamento a un ricambio generazionale che sta portando alla maturazione di parecchi talenti. Il secondo posto agli Europei in Polonia e Ucraina è lo spec-chio fedele di una stabile permanenza nell’alta aristocrazia, a conferma che le idee possono avere a volte maggiore

peso specifico rispetto al denaro. Nep-pure la macchia delle scommesse, dei processi e delle inchieste della magi-stratura sono riusciti a togliere al nostro calcio quel ruolo di primo piano a livel-lo internazionale. La serie A continua a rappresentare un polo di attrazione. E’ un campionato che sta regalando emo-zioni e divertimento. Il girone d’andata è stato contrassegnato da un costante equilibrio e da una nuova tendenza a livello tattico, quella di puntare sulla di-fesa a tre, una soluzione che in passato era stata quasi abbandonata. La Juven-tus ha confermato la sua supremazia e una straordinaria abilità nella ricerca dei

giovani, soffiando a parametro zero Paul Pogba al Manchester United. Un colpo d’autore che è andato ad arricchire un organico di grande qualità: da Buffon a Chiellini, da Pirlo a Marchisio, da Vidal a Vucinic. La sorpresa è Pogba, clas-se 1993. Forza, corsa, velocità, tiro da fuori area, personalità, visione di gioco, pressing: il francese costituisce già una certezza per Conte e un rimpianto enor-me per Ferguson, che lo aveva scoperto nel 2009 nel Le Havre. La Lazio ha dimo-strato invece che il suo valore aggiunto è in panchina. Vladimir Petkovic, bosniaco con passaporto svizzero, un ex centro-campista del Sarajevo che parla sei lin-

La certezza degli arbitri nel calcio che si rinnovadi Stefano Chioffi*

Riepilogo del Girone d’Andata

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gue, ha saputo sbriciolare il muro della diffidenza nello spazio di poche setti-mane: si è imposto all’attenzione per la sua capacità di cambiare modulo, per la sua mentalità vincente, per i suoi sche-mi, per i suoi metodi di lavoro, per il suo stile. Una Lazio trascinata dalla spinta di Petkovic e dai gol speciali di Miroslav Klose e di Hernanes. Ha scelto la linea verde il Milan, pronto a lanciarsi nel futu-ro e a ridisegnare la squadra. Stephan El Shaarawy, soprannominato il “faraone”, è il simbolo di questa metamorfosi. Ge-nialità, istinto, quattordici gol nel girone d’andata: ora promette spettacolo con Balotelli, acquistato dal Manchester City alla fine di gennaio per venti milioni di euro. Il Milan ha saputo valorizzare an-che un terzino molto interessante come Mattia De Sciglio (1992) e l’attaccante francese M’Baye Niang (1994), origini senegalesi, arrivato in estate dal Caen. Un processo di trasformazione che sta caratterizzando anche l’Inter, affidata da Massimo Moratti - già dallo scorso mese di marzo - al tecnico più giovane della serie A, Andrea Stramaccioni, trentaset-te anni appena compiuti, cresciuto sui campi della Romulea. Via Julio Cesar, Lucio e anche Sneijder. Largo allo slove-

no Handanovic, ex Udinese, a Juan Je-sus e a una serie di baby guidati adesso dal centrocampista croato Mateo Kova-cic, 18 anni e 12 presenze in Champions League. E’ appena arrivato dalla Dinamo Zagabria e viene considerato l’erede di Zvonimir Boban. Prosegue nel segno della continuità la crescita del Napoli, che può fare leva su una struttura solida e altamente competitiva. La partenza di Lavezzi è stata compensata dalla scala-ta di Lorenzo Insigne, classe 1991, pron-to a far dimenticare i dribbling magistrali e le accelerazioni dell’argentino. Un Na-poli pilotato con saggezza da Mazzarri e colorato dalle magie di Cavani, che è stato blindato dal presidente De Lauren-tiis. L’uruguaiano è un campione che fa invidia al Barcellona e al Real Madrid, al Chelsea e al City: proprio come Hamsik, artefice e testimone della rinascita del Napoli, che si è rinforzato durante la fi-nestra invernale con Armero e Rolando. Rimane in fase di decollo la Roma ame-ricana, proiettata verso un progetto af-fascinante e suggestivo che prevede anche la costruzione di una stadio di proprietà. Salutato Luis Enrique, i di-rigenti giallorossi si sono orientati sul 4-3-3 di Zeman. Una rivoluzione porta-ta avanti da Baldini e Sabatini. E’ lunga,

dal 2011, la lista degli acquisti: Osval-do, Lamela, Pjanic, Stekelenburg, Mar-quinho, Nico Lopez, Marquinhos, Le-andro Castan, Destro, Balzaretti, Piris, Bradley, Tachtsidis, Dodò, Goicoechea e Torosidis. Ma il gigante rimane Totti, capace di battere un nemico invisibile come il tempo e di inseguire il record di gol firmato da Piola (274 volte a segno in campionato). Si sta togliendo diver-se soddisfazioni la Fiorentina, modella-ta con sapienza da Vincenzo Montella. Un gioco moderno che non è solo figlio dell’inventiva di Jovetic. Convincenti gli innesti di Roncaglia, Cuadrado e Gon-zalo Rodriguez, determinante l’ingresso di Borja Valero. Piacciono il Parma di Belfodil e il Catania argentino di Gomez, Barrientos e Bergessio. Resta in prima fila l’Udinese, che applaude Di Natale in attesa della definitiva consacrazione del colombiano Muriel. Positivo anche il bilancio della classe arbitrale, che ri-mane ai vertici nel panorama europeo. Rocchi, Valeri, Tagliavento, Orsato e Rizzoli guidano il gruppo delle certezze. Tra gli emergenti spiccano Doveri, Cal-varese, Giacomelli e Guida. Promettono le carriere di Irrati, Ostinelli e Di Bello.

*giornalista de Il Corriere dello Sport

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Il Codice Etico e di Comportamento dell’Associazione Italiani Arbitri offre prin-cipi normativi e linee guida che devono ca-ratterizzare tutte le attività dell’associazio-ne e dei suoi associati, la sua organizzazio-ne e gestione interna, l’insieme delle sue relazioni con la Federazione Italiana Gioco Calcio, le Leghe ed istituzioni pubbliche nei differenti livelli, nonché i comportamen-ti richiesti ai singoli iscritti, in relazione alle rispettive funzioni. Il Comitato dei Garanti, che ha redatto il Codice Etico e di Comportamento, si im-pegna d’intesa ed attraverso l’AIA e le sue articolazioni territoriali a mettere a disposi-zione ogni possibile strumento conoscitivo e di chiarimento circa l’interpretazione e l’attuazione delle norme in esso contenute. Inoltre dovrà assicurarne la massima dif-fusione attraverso: a) la predisposizione di una versione sempre aggiornata del Co-dice, accessibile a tutti, attraverso il sito internet dell’Associazione; b) l’organizza-zione di seminari e di sessioni informative/formative anche attraverso sistemi e mo-dalità informatiche. Il Codice Etico sarà soggetto a revisioni ed aggiornamenti in funzione di nuove norma-tive e di esperienze applicative progressi-vamente maturate. È valore irrinunciabile ed imprescindibile di ogni comportamento la correttezza e la lealtà nella vita sportiva come in quella sociale. Il collante tra questi due principi, che allo stesso tempo ne costituisce il fon-damento, è la cultura del “fair play”, valore da applicare non solamente sui campi di

gioco ma a cui riferirsi come stile di vita, at-traverso il rifiuto dell’inganno e delle astu-zie finalizzate al perseguimento di vantaggi non parimenti raggiungibili con le proprie capacità. Viene espressa la netta condanna del do-ping e dell’uso di sostanze che influenza-no la psiche e altera le condizioni psico-fisiche degli associati, della violenza sotto qualsiasi forma, del razzismo e di tutte le discriminazioni, in particolare quelle che originano o trovano pretesto nelle diversità ideologiche, socio-politiche, religiose, di genere o etniche. Sulla base del Codice Etico e di compor-tamento approvato, gli associati devono improntare i loro comportamenti alle leg-gi ed ai regolamenti vigenti. Nell’eserci-zio delle attività di rispettiva competenza ogni associato deve dimostrare sempre trasparenza, onestà, lealtà, correttezza, equità, imparzialità, segretezza, riservatez-za, probità, terzietà, rispetto delle regole, indipendenza, decoro, rigore, autonomia, autorevolezza, integrità morale, mirando al raggiungimento del “principio di qualità”. L’arbitro rappresenta il garante del rispetto delle regole ed il suo comportamento e la sua immagine, anche fuori dal campo da gioco, devono promuovere il valore educa-tivo dello sport e della sana competizione. E’ richiesta ad ogni associato la solidarietà verso gli altri ed un agire secondo lo spirito di gruppo nel raggiungimento degli obiet-tivi comuni. Chiunque abbia la responsabilità di ap-plicare regole di carattere associativo e

tecnico deve attenersi a criteri di equità e giustizia. Gli incarichi vanno svolti con dili-genza e accuratezza e devono essere con-siderati come gli strumenti più idonei per il raggiungimento dell’obiettivo della qualità. Il comportamento dell’associato deve essere espressione di legalità ed appari-re come tale, deve riscuotere la fiducia e l’affidamento attraverso comportamenti improntati alla dignità della funzione, alla correttezza ed alla lealtà. I comportamenti, oltre a riferirsi al senso di giustizia, devono essere ispirati alla “virtù del ben operare”. Deve essere alimentato lo spirito di appar-tenenza; l’orgoglio della propria funzione deve manifestarsi anzitutto con il costan-te aggiornamento e nell’approfondimento della propria preparazione generale e tec-nica. Tutte le attività, in particolare quelle buro-cratiche (referti, rapporti, ecc.) devono es-sere improntati alla lealtà, alla sinteticità e alla fedeltà dei fatti veramente avvenuti ed essere comprensibili, evitando la superfi-cialità e l’approssimazione. Gli associati devono mantenere tra loro rapporti verbali ed epistolari secondo i principi di colleganza e di rispetto dei ruoli istituzionali ricoperti. Le critiche, i modi e i toni devono rientrare sempre nell’alveo regolamentare e non de-vono essere anonimi, né formulati median-te utilizzo di nomi di fantasia. Tra gli appartenenti all’AIA ci deve sem-pre essere solidarietà; tutti devono essere accomunati da un sentimento di mutua considerazione e rispetto reciproco, evi-

I contenuti del codice etico e di comportamento dell’AIA

Illustrati dal Comitato dei garanti

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tando di creare attriti, calunnie e conflitti d’interesse. Non devono essere mai usate espressioni offensive e ingiuriose nei con-fronti degli altri. L’associato svolge le proprie funzioni con diligenza ed operosità, cura con fedeltà l’organizzazione e l’utilizzo delle risorse personali e materiali disponibili. Garantisce l’indipendenza e la serenità dell’ attività di tutti gli addetti, assicurando trasparenza ed equanimità, respingendo ogni ingerenza esterna. Nell’ esercizio dell’attività a lui affidata, l’associato deve assicurare il mantenimen-to della riservatezza e della più completa discrezione con riferimento agli atti e ai comportamenti a lui richiesti, operando nel rispetto dei principi di segretezza nei confronti di qualsiasi istanza proveniente al di fuori dei canali specificamente previsti dal regolamento AIA. L’associato si deve astenere dall’assumere decisioni, anche mediante la sua partecipazione alla loro adozione, o dallo svolgere qualsiasi attivi-tà dalle quali possa risultare un conflitto, anche potenziale, tra gli interessi dell’asso-ciazione e quelli personali dell’associato e di persone a lui a diverso titolo collegate (familiari, conviventi, colleghi di lavoro, col-laboratori, ecc.). Ogni associato che abbia un qualsiasi in-teresse avente contenuto economico o di altra natura, direttamente oppure indiretta-mente attraverso familiari o persone con lui conviventi, con altre persone fisiche o persone giuridiche che operano, diretta-mente o indirettamente, nell’ambito della FIGC, delle Leghe e con società calcisti-che, è tenuto a darne immediata informa-zione agli organi associativi di riferimento competenti in seno all’AIA. L’associato che ricopre incarichi, presti at-tività lavorativa o di gestione, presso agen-zie intermediarie di giochi, scommesse, concorsi pronostici o attività similari, con vincite in denaro, svolti in qualsiasi forma ed anche attraverso reti telematiche, in re-lazione ad eventi calcistici, è tenuto a dar-ne immediata informazione all’AIA. Gli as-sociati possono intrattenere rapporti con il mondo dell’informazione, con giornalisti e operatori, dipendenti o collaboratori o iscritti ai diversi media, solo nei termini espressamente autorizzati dagli organi dell’Associazione e degli organi compe-tenti, con riferimento al Regolamento AIA. Ogni associato deve avere cura che le sue

dichiarazioni, scritte o verbali, non risultino di pregiudizio per la reputazione dell’Asso-ciazione, degli organi associativi e tecnici, di singoli altri iscritti. Non deve avere atteg-giamenti o diffondere notizie e informazioni deliberatamente false e tendenziose. Deve evitare l’utilizzazione di canali informatici riservati o privilegiati. Ogni associato, in riferimento ed in conse-guenza all’attività da lui svolta in seno alla Associazione, non può né dare, né accet-tare né sollecitare regalie, utilità, vantaggi o benefici sotto qualsiasi forma, salvo che abbiano un valore simbolico. Atti di cortesia, come omaggi, contribuzioni o spese di rappresentanza, sono consentiti quando siano di modico valore e comun-que tali da non compromettere l’integrità o la reputazione di una delle parti e da non poter essere interpretati da un osservato-re imparziale come finalizzati ad acquisire vantaggi in modo improprio. Qualsiasi ini-ziativa di cortesia che comporti un onere e una spesa di rappresentanza deve essere autorizzata dagli organi preposti dell’AIA, e documentata e non mai avvenire in circo-stanze da dare adito a sospetti di illiceità. E’ garantita la parità tra uomini e donne e le pari opportunità per l’accesso a qualsi-asi ruolo ed a qualsiasi livello gerarchico e funzionale all’interno dell’Associazione. Chiunque ponga in essere comportamenti lesivi della dignità e dell’integrità psico-fisica, tramite forme di violenza fisica o psicologica, nei confronti di qualunque soggetto, è passibile di sanzioni irrogate dall’Associazione stessa. L’AIA considera inaccettabile qualsiasi comportamento di singoli o gruppi caratterizzato da violen-za morale, persecuzione psicologica, per motivazioni connesse al genere, alla razza, alle convinzioni religiose o ad altre carat-teristiche personali. Tali comportamenti, che abbiano lo scopo e l’effetto di violare la dignità della persona a cui sono rivolti, saranno considerati sempre colpa grave. L’AIA si ispira al principio di salvaguardia dell’ambiente e persegue l’obiettivo di tute-lare la sicurezza, la salute degli associati e dei terzi. E’ previsto il divieto del fumo nello esercizio di ogni attività arbitrale nei limiti della vigente legislazione. Il divieto è este-so a tutte le situazioni in cui gli Associati svolgono un ruolo ufficiale con particolare riferimento alle competizioni sportive. Le violazioni delle norme etiche e delle procedure interne costituiscono inadem-

pimento delle obbligazioni del rapporto di associazione. Qualunque associato che violi le norme etiche è soggetto ad una valutazione di-sciplinare. Spetta al Comitato dei Garanti la valutazio-ne disciplinare dei comportamenti e dovrà segnalare i fatti accaduti e gli atti constatati alla Procura Federale o alla Procura Arbi-trale per i relativi adempimenti. Tutti gli associati sono tenuti non solo a segnalare la violazione di una norma etica, ma anche a segnalare ciò che nella valuta-zione di ciascuno appaia ragionevolmente tale, argomentando adeguatamente quan-to è oggetto di evidenza nella comunica-zione. La segnalazione di violazioni di norme etiche deve essere gestita con assoluta discrezione e nella piena tutela della riser-vatezza sull’identità del soggetto che ha effettuato la segnalazione e del soggetto nei cui confronti essa è stata svolta. Il Comitato si impegna: a svolgere appro-fondimenti e verifiche in ordine ad ogni notizia di violazione delle norme etiche e delle procedure interne; ad impedire che alcuno possa subire ritorsioni di qualun-que genere per aver fornito notizie in ordi-ne a possibili violazioni al Codice etico e di comportamento. Il Comitato dei Garanti non solo ha il compito di predisporre il Codice etico e di comportamento e di garantirne l’os-servanza, ma anche il potere di proposta nei confronti del Presidente federale e del Presidente dell’AIA, come stabilito dal comma 5 dell’articolo 16 del Regolamen-to. Tale comma recita infatti “Il Comitato dei Garanti svolge le funzioni di controllo della struttura associativa proponendo al Presidente federale e al Presidente dell’A-IA modelli organizzativi volti ad assicurare la massima efficienza e moralità dell’asso-ciazione, la piena osservanza del Codice etico da parte degli associati e la preven-zione di possibili violazioni regolamentari”. Si tratta certamente del compito più impe-gnativo e più ricco di contenuti che spetta al Comitato dei Garanti. Esso potrà essere assolto al meglio dopo un congruo periodo di applicazione del Codice etico e di com-portamento, sulla base dei contenuti che sono stati illustrati.

Il Comitato dei Garanti: Domenico Mazzilli, Danilo Bigi e Giovanni Scanagatta

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Durante il raduno di Prima Categoria del CRA Piemonte e Valle d’Aosta, esa-minando le presenze “familiari”, cioè di arbitri che, oltre ad appartenere alla stessa famiglia arbitrale, appartengo-no anche alla stessa dal punto di vista biologico, si è scoperto un particolare record: tre fratelli in campo. Pierluigi, Paolo e Carlo Cucchi hanno rispettiva-mente 20, 19 e 18 anni ed appartengo-no alla sezione di Pinerolo. In rigoroso ordine di età, i tre fratelli ci raccontano un po’ della loro storia. Il più “vecchio” è Pierluigi, nato nel 1992. “Ho partecipa-to al corso nell’ottobre 2009 a Pinerolo, attirato da una presentazione che la se-zione ha organizzato nella mia scuola.

In realtà l’idea di fare l’arbitro mi era già venuta qualche anno prima quando, gi-rando nell’intervallo, avevo visto il vo-lantino del corso appeso in bacheca ma non avendo la patente avevo rimandato ad un futuro prossimo; ho esordito a marzo del 2010 sul campo di Cumiana e come tutti ho iniziato a vedere la par-tita dal punto di vista di un arbitro, visto che prima giocavo nel CSI come portie-re con i miei fratelli. Il primo anno il sa-bato andavo ad arbitrare, mentre i miei fratelli giocavano nei campi di periferia, per me l’esperienza da arbitro era del tutto particolare perché da ex giocato-re amatoriale mi ritrovavo ad arbitrare le giovanili delle squadre “prestigiose”

come Chisola, Pinerolo ma soprattutto Juventus e To-rino, nelle quali sapevo che da piccolo non avrei mai po-tuto giocare; il ritrovarmi ad arbitrare queste partite mi ha sempre riempito di orgoglio. Intanto a casa iniziavano ad arrivare i miei racconti delle partite e della vita sezionale, le prime difficoltà ma anche i primi passaggi di categoria e, perché no, anche i primi rimborsi. Così anche Paolo decise di iniziare, poi toccò a Carlo. E così, se qualche anno prima partivamo il sa-bato insieme per giocare, io come portiere, Paolo terzino e Carlo a centrocampo, ci siamo ritrovati a partire tutti insieme la domenica per ar-bitrare una partita regionale. Quando qualcuno di noi non è impegnato, ovviamente, va

a vedere uno degli altri fratelli. Spero in un futuro di poter arbitrare una partita in terna con i miei fratelli, non mi per-derò sicuramente lo speaker quando annuncerà: “Dirigerà l’incontro il signor Cucchi di Pinerolo, coadiuvato dagli assistenti Cucchi e Cucchi”. Nella vita di tutti i giorni studio giurisprudenza a Torino e devo iniziare il 3° anno men-tre Paolo è al 2° della stessa facoltà... ci manca solo di condividere le stesse ragazze!”.Paolo, classe 1993, è stato anche il se-condo ad iniziare la carriera arbitrale. “Ho iniziato il corso arbitri a fine 2010, attirato dai rimborsi che mio fratello

Il record dei fratelli Cucchidi Davide Saglietti

Dalla Sezione di Pinerolo

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Dirige il Signor Battipaglia della Sezione di Battipaglia

di Carmen Gaudieri

Plauto diceva “Nomen est omen”, cioè il nome già contiene un presagio e volendo si può applicarlo benissimo al titolo di questo articolo. Una famiglia di arbitri, quella dei Battipaglia, con Marcello, Maurizio e Nicholas che hanno seguito le orme del predecessore Antonino, che purtroppo non appartiene più alla nostra famiglia, ma che ha fatto da apripista ai fratelli più giovani. E giovani lo sono davvero con Marcello e Maurizio rispettivamente ventiquat-trenne e ventunenne che hanno abbracciato con passione il calcio a 5, il primo già operante presso l’Organo Tecnico regionale e il secondo in rampa di lancio per raggiungerlo (con buone probabilità quindi di vederli impegnati insieme in una gara del massimo campionato regionale di futsal), e Nicholas diciassettenne che opera con ottimi risultati in Seconda categoria. Una famiglia in divisa, e indivisibile, che il fine settimana si divide tra i vari campi regionali e provinciali campani, ma che molto spesso si riunisce per accompagnare e seguire Nicholas, cocco dei fratelli più grandi e di tutta la sezione di Battipaglia. Chiaramente una scelta ampiamente condivisa dalla famiglia Battipaglia, che ha sempre appoggiato la scelta dei 4 figli considerando l’arbitraggio come una scuola di vita e un’opportunità di crescita caratteriale. E nella sezione AIA di Battipaglia si fa il tifo, neanche troppo velatamente, per i successi di questa famiglia, sperando che l’altro famoso detto, “nemo propheta in patria”, possa essere sfatato da tutti e tre i ragazzi, e con il sogno di sentire un giorno dallo speaker di un campo di serie A la famosa frase: dirige il signor Battipaglia di Battipaglia.

maggiore aveva iniziato a ricevere. Fino ad allora diciamo che avevo fatto vari sport, dal tennis al nuoto fino a giocare a calcio per alcuni anni con una squadra del paese vicino a cui abito. Il passag-gio da calciatore ad arbitro non è stato indolore, soprattutto per l’ambiente che si era creato in squadra e visto che era-vamo tutti ragazzi che si conoscevano da una vita. Fortunatamente il clima che ho trovato ad accogliermi in sezione a Pinerolo non è stato da meno ed effetti-vamente la metafora della sezione come “grande famiglia” che spesso ripete il nostro presidente è quanto mai azzecca-ta. Ho fatto il mio esordio a fine febbraio del 2011, in un campo “più fango che erba”. Nonostante l’esordio non fosse stato il massimo non mi sono dato per vinto e sono iniziate anche ad arrivare le soddisfazioni con gare più prestigiose di quei campionati e con le gare iniziava a crescere la passione per l’arbitraggio. Il fatto di essere tutti e tre arbitri ci aiuta molto anche perché abbiamo l’oppor-tunità di discutere sugli episodi che ci

capitano in partita. Ovviamente a volte capita che confondiamo le divise tra di noi, soprattutto le taglie, e non dimenti-co certo nostra mamma che ogni dome-nica sera fa un lavaggio quasi esclusivo per l’abbigliamento usato da noi in parti-ta. L’ultimo, più giovane anche di anzia-nità arbitrale, è Carlo, classe 1994. “Ho frequentato il corso per diventare arbitro nel Maggio del 2011, fin da piccolo mi piaceva il gioco del calcio, che ho pra-ticato con i miei fratelli per diversi anni ma, visti i gruzzoletti guadagnati uniti alle soddisfazioni personali come arbi-tri, ho deciso di seguirli frequentando la sezione in cui ho subito trovato un am-biente molto accogliente e che presto è diventato una seconda casa. Dopo le prime partite, con il crescere della pas-sione, sono arrivate anche partite impor-tanti e di classifica, passaggi di catego-ria fino ad arrivare all’Organo Tecnico Regionale dove ho ritrovato i miei fratelli. Con Paolo ho anche svolto la funzione di assistente in una partita di beneficien-za con alcuni dirigenti ed ex giocatori di

squadre di Serie A e questo per me è stato un momento veramente bello, an-che perché poi ho avuto la possibilità di confrontarmi a casa sull’andamento della partita. Nelle molte occasioni che abbiamo di parlare in famiglia, non tra-lasciamo mai lo scambio di opinioni su quanto ci è accaduto nel corso dell’ul-tima partita. Nella stagione 2011-2012 sono stato premiato come miglior gio-vane di Pinerolo e spero di continuare sempre a dare il massimo, consigliando anche a tanti giovani di provare la via dell’arbitraggio poiché dal nulla può na-scere una bellissima passione”.

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Le pendici del Montello, dove ininter-rotti filari di vigne danno origine al ri-nomato “prosecco” apprezzato in tutto il mondo, hanno fatto da cornice ad un inizio di 2013 davvero spumeggiante per i direttori di gara, gli assistenti e gli osservatori a disposizione del Comita-to Regionale Arbitri Veneto, che sabato 5 gennaio si sono riuniti a Venegazzù (TV) per il tradizionale raduno di metà campionato.Non si è trattato, però, solo di un sempli-ce incontro di aggiornamento e perfezio-namento, in concomitanza con il “giro di boa” dei campionati, ma di un momento di crescita, cultura, condivisione di ide-ali di alto profilo etico. E di emozioni: di quelle forti e pure, che partono diretta-mente dal cuore.Dopo una prima parte prettamente tec-nica si è aperto l’ampio spazio dedicato ad interventi e riflessioni, fino al momen-to più toccante: la consegna del Premio “Modena”, istituito per ricordare la figura

ed i valori del giovane fischietto veronese pre-maturamente scompar-so nel 2007 durante una partita di calcio.Educazione, cultura, rettitudine: nei valori propri al giovane Mo-dena, gli stessi principi ispiratori dell’Associa-zione Italiana Arbitri, rappresentata nella cir-costanza da Roberto Bettin (Presidente del C.R.A. Veneto) e dal Presidente Marcello Nicchi (accom-pagnato dai Componenti del Comitato Nazionale Giancarlo Perinello ed Alberto Zaroli).“Vi siamo profondamente vicini: Lorenzo è dentro ognuno di noi, è e resterà per sempre un Arbitro”: con queste parole ed il commosso applauso di tutti i presen-ti, Nicchi e Bettin hanno accolto Maria Grazia e Giancarlo, genitori di Lorenzo

Modena; il riconoscimen-to quest’anno è andato a Daniele Sbardella, stu-dente di ingegneria e pro-mettente associato della sezione di Belluno in forza all’organo tecnico regio-nale.Particolarmente colpito anche Giuseppe Ruz-za, neo Presidente della locale Lega Nazionale Dilettanti: “Ammiro com-

piaciuto ciò che fate, e a nome di tutto il movimento dilettantistico vi ringrazio per l’impegno e la passione con cui svolgete questa attività: citando le parole del mio illustre concittadino Aurelio Angonese (gloriosa giacchetta nera di Mestre, ndr), la tessera arbitrale è una “patente di one-stà” che vi contraddistingue per la vita”.Il Presidente dell’A.I.A. Nicchi ha lanciato ai presenti un chiaro messaggio di ma-trice etico-culturale: “Sono orgoglioso di voi, sono orgoglioso di rappresentare una popolazione sportiva di giovani così bella, libera, seria ed impegnata. Non ho rimpro-veri, ma soltanto elogi per quello che fate in campo, per quello che fate nella vita, per quello che fate godere a chi ha già go-duto in mezzo a questa nobile centenaria Associazione. Siete gli uomini del domani, esempi di lealtà e conoscenza: il vostro ruolo è quello di ricercare ed assicurare certezze, attraverso lo studio, il confronto e la convinzione in quello che si fa.”

FP

Il Premio “Modena” al bellunese Sbardella

Nicchi: “Gli arbitri come modello di etica e cultura”

La consegna del Premio “Modena”: da sinistra, Bettin, Nicchi, Sbardella ed i genitori di L. Modena

Il Presidente LND Veneto Ruzza consegna a Nicchi il “Leon d’Oro di San Marco”

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Il commiato di Luciano Petrovich

Una vita in viaggio con gli arbitri

L’ultimo saluto all’arbitro dei record

Ciao Loris

Era settembre del 1999 quando varcai per la prima volta i cancelli di Covercia-no. Era il primo incontro operativo per pianificare al meglio il servizio da fornire agli arbitri di serie A e B. Cominciò così questa stupenda avventura, con la mia presenza a Coverciano il giovedì e vener-dì in compagnia di una macchina fax che mi portavo dietro dal nostro ufficio di cit-tà. Da qui prenotavo gli hotel e mandavo via fax le conferme. Ai colleghi in ufficio giravo telefonicamente le richieste per le biglietterie aeree e ferroviarie ed alla fine della giornata mi venivano qui recapitate per la consegna agli interessati.In quel periodo ero Capo Area del Grup-po Sestante per le regioni Toscana, Um-bria, Emilia Romagna, Liguria e Sardegna ed in più mi fu affidata la responsabilità per la gestione del servizio A.I.A. Fu subito chiaro che molto di più pote-va essere offerto con una presenza fissa presso il Centro Tecnico Federale, chiesi quindi ed ottenni di avere un ufficio al suo

interno. Mi fu assegnata una stanza nel sottoscala dell’Hotel (quella ora utilizzata come deposito per l’A.I.A.). Logicamente, visti anche i miei altri impegni, dovevo farmi affiancare da un collaboratore per poter dare un servizio di presenza e continuità. Fra tutti i possibili candidati fu l’amico Enrico Bonifazi il prescelto per le sue straordinarie doti di organizzazio-ne e capacità operative. L’avventu-ra proseguì con questa coppia che ancora oggi è presente. E’ stata una continua crescita con un ventaglio sempre più ampio di servizi resi. E’ stato un crescendo di soddisfazioni su entrambi i fronti. Naturalmente quando alla fine del 2006 raggiunsi l’età pensioni-stica passai l’incarico di Responsabile ad Enrico ed io, grazie alla Carlson Wagonlit Travel, ottenni la possibilità di continuare ancora come collaboratore. Ora si è chiusa un’era il 31 dicembre 2012. Ho salutato Enrico e tutti gli ami-

ci arbitri perché amici li considero. Sarò a riposo ma non sarà nel mio caso una gioia. Troppo sono legato a questo lavoro che mi onoro di voler considerare anche una mia creatura. Ed al di là di questo, mi assilla una paura. Sarò subito da tutti dimenticato? Spero di no. Da parte mia avrò sempre nel cuore e nella mente tutti, quelli di oggi e quelli di ieri.

LP

Nella notte del 12 dicembre si è spento Loris Gandin, un grande uomo e un arbitro unico nel suo genere. Associato della Sezione di Roma “Generoso Dattilo”, Loris, aveva da poco festeggiato i suoi 106 anni, ed era l’arbitro con il primato “mondiale” tra i fischietti delle varie federazioni con un’età a tre cifre e ben 87 anni di tessera. Gandin vantava anche di essere nato prima dell’Associazione Italiana Arbitri, nella quale aveva vissuto attivamente fino all’ultimo momento. E’ stata la sua seconda famiglia, quella che non lo ha mai lasciato solo. “Un uomo straordinario - ricorda Roberto Bonardo, Presidente della Sezione di Roma 1 - che continuava a vivere l’As-sociazione. Era un “ragazzo” per vitalità e passione”. Nato a Vicenza nel 1906, Loris ha calcato migliaia di campi in numerose categorie, ricoprendo in seguito numerose cariche in seno all’Associazione fino al 1947 quando ha raggiunto la qualifica di Ar-bitro Benemerito. Una verve e un’energia da invidiare sono state parte della natura di Loris, ritratto di vitalità e di amore per l’AIA, esempio che va ricordato e seguito.

Gandin riceve un riconoscimento da Gussoni all’Assemblea del 2009

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Nel corso di una mia recente istanza di studio e insegnamento presso il De-partment of Exercise and Sport Sciences della Facoltà di Scienze dell’Università di Copenhagen (Danimarca), ho avuto modo di conoscere un interessante mez-zo di allenamento afferente al metodo intermittente, che viene attualmente pro-posto per lo sviluppo integrato della resi-stenza e dell’abilità di ripetere nel tempo sforzi ad alta intensità. L’esercitazione proposta e sviluppata dal celeberrimo fisiologo danese Jens Bangsbo consiste nel ripetere moduli di 30-20-10 secondi in successione, di modo da sollecitare in maniera complessa i sistemi preposti allo sviluppo della resistenza ad alta intensità.

In pratica il modulo consiste in una pri-ma parte della durata di 30 secondi da percorrere mediante jogging (andatura un poco più elevata del riscaldamento, 2-3 della scala di Borg) a cui fanno seguito, senza soluzione di continuità, 20 secondi ad una velocità moderata (10-14 km/h a seconda del livello individuale) e 10 se-condi da consumarsi con una corsa mas-simale (sprint). L’esercitazione 30-20-10 viene eseguita in blocchi di 5 moduli di modo da realizzare 5 minuti di esercizio continuo a impegno progressivo ciclico (da basso a medio e quindi massimale). Nel corso di una seduta di 30-20-10 pos-sono prevedersi da tre a cinque blocchi intramezzati da 2-3 minuti di recupero

che può essere passivo o attivo (cam-mino). Per le prime quattro settimane è consigliabile una esposizione (dose di al-lenamento) di tre blocchi per poi passare progressivamente a volumi superiori. Gli effetti fisiologici del 30-20-10 sono stati riportati in un recente studio pubblicato su Journal of Applied Physiology dai fi-siologi danesi Thomas Gunnarson e Jens Bangsbo (Gunnarsson & Bangsbo, 2012). In questa sperimentazione un gruppo di atleti dediti all’allenamento di resistenza, quindi ben allenato, effettuando il 30-20-10 secondo le sopra dette indicazioni per tre volte alla settimana, ha migliorato i suoi parametri di resistenza del 4% (VO-2max) rispetto ai loro valori iniziali. Inoltre

PREPARAzIONE ATLETICA

Di notevole interesse per la prestazione arbitrale

L’allenamento a progressione di velocità:il 30-20-10

di Carlo Castagna*

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i soggetti al termine di questo intervento di allenamento durato 7 settimane mo-strarono un miglioramento medio delle loro iniziali prestazioni sui 1500m e i 5km pari a rispettivamente 21 e 48 secondi. A questi notevoli miglioramenti della perfor-mance aerobica-anaerobica di media du-rata si associarono benefiche variazioni di alcuni parametri legati al wellness quali un significativo calo della pressione arte-riosa a riposo e un altrettanto significa-tivo miglioramento del profilo lipidico in-dividuale (calo sia del Colesterolo Totale che delle Lipoproteine ad alta densità). È molto interessante dal punto di vista ope-rativo sottolineare come i riportati signifi-cativi benefici furono ottenuti riducendo di ben il 50% l’abituale volume di alle-namento. L’interesse per la prestazione arbitrale di questa esercitazione è note-vole in quanto abitua l’arbitro a prodursi in progressivi cambi di velocità e a recu-peri brevi e attivi dopo sprint prolungati. Questa ultima caratteristica promuove il 30-20-10 quale ulteriore mezzo (indiretto) per lo sviluppo di un pre-requisito con-dizionale molto importante per la presta-zione fisica dell’arbitro come l’abilità di ripetere sprint (Weston et al., 2012). L’e-videnza scientifica associata al 30-20-10 indica come nel corso di queste eserci-tazioni si permanga per tempi prolungati ad una frequenza cardiaca pari o supe-riore al 90% della massima individuale (Fig. 1) utilizzando mezzi di per sé non in grado di determinare queste importanti sollecitazioni cardiovascolari (Gunnars-son & Bangsbo, 2012). Questo sempli-cemente alternando andature a velocità sub-massimali a varia velocità con sprint di breve durata ma condotti ad alta in-tensità (molto vicino alla massima del momento). Come ben noto la temporal-mente strutturata permanenza in questa zona di intensità della frequenza cardia-ca (90-95% della massima individuale) è risultata sperimentalmente in grado di produrre notevoli miglioramenti in tutto il novero delle variabili fisiologiche associa-te alla efficienza aerobica (Weston, et al., 2012; Weston et al., 2011). È bene ulte-riormente sottolineare l’interesse pratico del 30-20-10 il quale risulta senza dubbio di particolarmente vantaggio per colo-

ro che hanno poco tempo da dedicare all’allenamento. Questo in quanto gli spettacolari risultati dimostrati sperimen-talmente possono essere ottenuti con dosi di soli 30 minuti di lavoro per sedu-ta compreso il riscaldamento (1.2 km di jogging) (Gunnarsson & Bangsbo, 2012). Dal punto di vista strettamente pratico, le velocità di percorrenza possono esse-re individuate con sufficiente precisione usando la scala di Borg (percezione 2-3 per i 30 secondi, percezione 3-4-5 per i 20 secondi, e percezione prossima alla massimale, 8-10, per la frazione di sprint di 10 secondi) o calcolando il 30, 60 e 90-100% della velocità massima individuale sui 40m rispettivamente per le frazioni di 30, 20 e 10 secondi. Dal punto di vista metodologico è consigliabile avvicinarsi alla pratica del 30-20-10 dopo un lavoro condizionale ben architettato che preve-da una bilanciata pratica di esercitazioni di sprint (tecnica di corsa) su brevi-medie distanze (20-40m) e di un congruo lavo-ro introduttivo aerobico ad alta intensità (esempio, frazioni di 2-4 min al 90% della Frequenza cardiaca Massimale individua-le) da svolgere nelle settimane preceden-ti. In coloro che non hanno molto tempo per allenarsi il 30-20-10, stante le pre-messe metodologiche, può essere con-siderato una risorsa importante di sintesi, da svolgersi ad almeno 48 ore di distanza da una gara. Il 30-20-10 se effettuato su distanze che prevedono percorsi a navet-ta sui 50-20m può costituire una pratica utile per prepararsi alla prova dello Yo-Yo Intermittent Recovery Test e quindi anche

alle sollecitazioni neuromuscolari impo-ste dal gioco. Nella fase pre-campionato possono essere considerate anche due tre sedute settimanali di 30-20-10 dopo una importante fase introduttiva operata sia con le indicazioni sopra riportate che moderando l’intensità dell’esercitazioni nelle prime fasi della sua proposta di alle-namento (allungo invece di sprint).Figura 1. Andamento della frequenza cardiaca in percentuale della massima individuale nel corso della esercitazione 30-20-10 e di una corsa effettuata a ve-locità costante pari alle media di quelle ottenute nel corso di questa.

*Metodologo allenamento AIA, Responsabi-le preparazione atletica CAN A-B,

FIFA Referees Fitness Instructor, F-MARC

PREPARAzIONE ATLETICA

BibliografiaGunnarsson, T. P., & Bangsbo, J. (2012). The 10-20-30 training concept improves performance and health profile in moderately trained runners. J Appl Physiol, 113(1), 16-24. doi: 10.1152/japplphysiol.00334.2012japplphysiol.00334.2012 [pii] Weston, M., Castagna, C., Impellizzeri, F. M., Bizzini, M., Williams, A. M., & Gregson, W. (2012). Science and medicine applied to soccer refereeing: an update. Sports Med, 42(7), 615-631. doi: 10.2165/11632360-000000000-00000Weston, M., Gregson, W., Castagna, C., Breivik, S., Impellizzeri, F. M., & Lovell, R. J. (2011). Changes in a top-level soccer referee’s training, match activities, and physiology over an 8-year period: a case study. Int J Sports Physiol Perform, 6(2), 281-286.

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Negli atleti competitivi, anche di elite, non sono infrequenti aritmie cardiache di ogni tipo, frequentemente “benigne” sen-za significato clinico o “parafisiologiche” quale conseguenza dell’allenamento in-tenso e protratto nel tempo. In un certo numero di casi però le aritmie possono essere “patologiche” anche pericolose per la vita ed essere causa di destabiliz-zazione elettrica fino all’arresto di circolo ed alla morte improvvisa. Appare perciò necessario identificare in ogni atleta con una significativa aritmia sia il rischio di continuare la carriera atletica che il mi-glior trattamento preventivo e curativo da pianificare. La già difficile gestione clinica dell’atleta aritmico si è di recente com-plicata con la diffusione nel mondo dello sport della pratica fraudolenta di assun-zione di sostanze “illecite”, da parte di atleti professionisti e dilettanti ma anche amatoriali ed occasionali iniziata anche in giovane età. E’ così possibile che la manifestazione aritmica dell’atleta in esa-me trovi una giustificazione più banale di quella che si va a ricercare con indagini cliniche e strumentali, a volte anche inva-sive e molto sofisticate. Infatti quasi tut-te le sostanze “illecite”, cioè vietate dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) su elenchi che vengono annualmente ag-giornati, su approvazione dal 1999 della

World Anti-Doping Agency (WADA) pos-sono provocare. a breve, medio, lungo termine, anche nel soggetto senza pre-cedente cardiopatia, aritmie di ogni tipo, sopraventricolari e ventricolari, tachi, bradi-aritmiche, anche severe e mortali, per meccanismi aritmogeni diretti ed in-diretti. Appare perciò preferibile utilizza-re il termine “sostanze illecite” in quanto esso comprende sia le sostanze assunte come vero “doping” “ad effetto ergogeni-co” nell’intendimento di migliorare le pre-stazioni sportive che quelle usate come “mascheranti” ai controlli antidoping. Nell’elenco adottato dal CIO relativo alle sostanze illecite vi è una categoria di so-stanze soggette a restrizioni particolari, fra le quali ricordiamo: A. l’alcool vietato da alcune Federazioni

Sportive Internazionali. Dell’alcool sono ampiamente noti gli effetti di depressione del sistema nervoso centrale, l’incoordi-nazione motoria e la deconcentrazione e la possibilità della cardiopatia alcoolica. L’alcool è causa frequente di fibrillazione atriale.B. i Cannabinoidi che comprendono l’hashish, la marjuana. Il principio attivo della marjuana è rappresentato dal tetrai-drocannabinolo la cui azione prevalente è antidepressiva, in grado di rallentare anche l’attività fisica possono indurre aritmie sopra e ventricolari, focali e da rientro compresa la fibrillazione atriale. Per i cannabinoidi è fissato dal CIO un valore soglia di positività. La loro attività aritmogena è molto larga, con particolare riguardo ad aritmie sopraventricolari.

PARERE MEDICO

La gestione clinicadell’atleta aritmicodi Angelo Pizzi*

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C. i Gli cocorticoidi per i quali è concesso solo l’uso locale topico (auricolare, oftal-mico, dermatologico, rettale), per via ina-latoria (asma) e mediante iniezioni locali od intra articolari.D. i Beta-bloccanti appartengono alle so-stanze soggette a restrizioni particolari. Secondo Clarkson et alle categorie di so-stanze illecite usate dagli atleti per “mi-gliorare” la performance possono essere sintetizzate in: a) sostanze che aumenta-no la performance in quanto stimolanti quali anfetamina, efedrina, cocaina, be-ta2-stimolanti; b) sostanze che vengono usate per ridurre il tremore e la frequenza cardiaca quali i beta-bloccanti; c) so-stanze assunte per aumentare la massa corporea quali quelle ad effetto anaboliz-zante come gli steroidi androgeni, i beta 2 agonisti, l’ormone della crescita (GH) o per ridurla quali i diuretici.

COCAINALa sostanza, pur essendo annoverata fra quelle illecite, inserite nella categoria sti-molanti, rappresenta più un problema di assunzione voluttuaria nell’atleta che di utilizzo di tipo ergonomico. Non vi sono infatti documentazioni scientifiche valide sull’efficacia della cocaina nel migliorare la performance dell’atleta che l’assume salvo un effetto euforizzante che proba-bilmente illude il soggetto di un maggior rendimento o di un minor senso di fati-ca. La cocaina, alcaloide derivato dalla Erythroxylon coca, è estremamente at-tiva in acuto soprattutto per insufflazio-ne nasale od inalata attraverso il fumo, sufficientemente noti gli effetti collaterali a lungo termine nell’animale e nell’uomo. L’alcaloide può indurre aritmie sia sopra che ventricolari compresa fibrillazione atriale, tachicardia ventricolare, fibrilla-zione ventricolare, per lo più precipitate dallo sforzo fisico nell’ambito del quale si somma l’effetto simpaticomimetico dell’alcaloide a quello legato all’attività fisica. La cocaina è in grado di produrre infarto del miocardio anche in soggetto senza cardiopatia sottostante e ne sono stati descritti 114 casi al 2000. Sia l’in-farto del miocardio che i vari tipi di arit-mie cardiache possono verificarsi anche

alla prima assunzione del farmaco e non essere collegati alla dose assunta. Casi emblematici sono rappresentati da gio-vani atleti fra i 20 e 30 anni che effettuano attività agonistica a breve distanza dall’i-nalazione della cocaina con comparsa di eventi cardiaci che vanno dalla fibrilla-zione atriale alla tachicardia parossistica sopraventricolare, alla tachicardia/fibrilla-zione ventricolare, alla torsione di punta (sindrome da QT lungo secondaria), ad asistolia, nell’ambito o meno di un evento ischemico o da riperfusione miocardica od anche in assenza di esso. A lungo termine la cocaina può provocare mio-cardite, cardiomiopatia dilatativa, cardio-miopatia ipertrofica, rottura di aneurisma aortico e aterosclerosi accelerata. STIMOLANTIGli stimolanti (al di fuori della cocaina che fa parte della stessa classifica CIO), con particolare riguardo alle anfetamine (efedrina, metilefedrina, pseudoefedrina, simpamina, caffeina) sono largamen-te utilizzate dagli atleti da molti anni per migliorare le prestazioni fisiche, aumento della competitività, aggressività, riduzio-ne del senso di fatica. Attualmente sono molto meno impiegati nel mondo dei pro-fessionisti ed in tutti quelli sottoposti a controlli antidoping in quanto sostanze di non difficile individuazione nelle urine con le comuni metodiche di controllo qualun-que sia la via di introduzione. Rimane però aperto il vastissimo campo degli atleti amatoriali non controllati con par-ticolare riguardo a quello dei giovani. Gli stimolanti possono provocare aritmie di ogni tipo: devastante l’effetto dell’assun-zione di stimolanti nell’atleta con preec-citazione cardiaca (WPW) anche non a rischio in quanto può indurre aumento della irritabilità ventricolare ed atriale, accorciamento della durata del periodo refrattario della via accessoria derivando-ne fibrillazione atriale preeccitata rapida e fibrillazione ventricolare. Gli stimolanti possono provocare a lungo termine car-diomiopatia dilatativa ed aritmie ad essa secondaria. Infine provocano molti effetti secondari quali insonnia, inquietudine, pavor, aggressività, turbe digestive, di-

sturbi della sfera sessuale nonchè assue-fazione.

STEROIDI ANABOLIzzANTIGli steroidi anabolizzanti sono derivati sintetici del testosterone modificato privi-legiando l’effetto anabolico rispetto all’a-zione androgenica. Essi rappresentano nel mondo dello sport le sostanze dopan-ti di maggior consumo ed individuazione ai controlli antidoping, con età di inizia-zione anche molto giovanile spesso as-sociati ad altre sostanze illecite masche-ranti o a cocktail farmacologici. Sono farmaci utilizzati allo scopo di aumentare la sintesi proteica, le masse muscolari, l’aggressività, il recupero dello sforzo. Il più noto di questi steroidi è il nandrolo-ne. Gli effetti collaterali cardiaci più noti sono rappresentati dall’induzione di una ipertrofia cardiaca ancorché suscettibile di regressione. Sono stati descritti trombi endoventricolari tali da giustificare feno-meni di tromboembolia cerebrale e di-strettuale, casi di infarto del miocardio e di morte improvvisa oltre a casi di morte improvvisa da cardiomiopatia ipertrofica e/o da miocardite, in corso di attività fi-sica. Dal punto di vista aritmologico gli steroidi anabolizzanti possono provocare aritmie per meccanismi aritmogeni diretti ed indiretti: gli eventi aritmici avvengono frequentemente in corso di attività fisica e possono trovare una causa diretta in alte-razioni miocardiche cellulari. Le sostanze anabolizzanti vengono spesso assunte associate fra di loro, assieme a masche-ranti quali diuretici, al tamoxifene (per contrastare la ginecomastia) alla gonoda-tropina corionica umana (per favorire la formazione endogena del testosterone), alla cocaina ad ormoni tiroidei per incre-mentare l’attività metabolica, all’ormo-ne della crescenza (GH) per sommarne l’effetto anabolizzante, a stimolanti (per ottenere un rendimento ottimale a tempi più brevi) e spesso assieme a sostanze voluttuarie come la marijuana e l’alcool. Particolarmente impressionante il dosag-gio degli anabolizzanti assunti negli sport di potenza con picchi nei body-builder riferiti dai 10 a 100 volte maggiori di quel-

PARERE MEDICO

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li terapeutici. Gli effetti collaterali legati agli steroidi anabolizzanti sono partico-larmente estesi e riguardano profonde alterazioni epatocellulari, neoplasia epa-tica, ginecomastia, alterazioni del tessuto connettivale con decremento del colla-gene e della tensione tendinee, sterilità, ipotrofia testicolare, insulino-restistenza, acne, virilizzazione nella donna, prematu-ra calcificazione delle cartilagini epifisa-rie evento particolarmente temibile negli adolescenti.

BETA 2 AGONISTIEssi comprendono il clenbuterolo, il for-moterolo, il salbutamolo, il salmeterolo e la terbutalina. Sono stati inseriti nell’e-lenco del CIO come sostanze illecite sia quali “agenti anabolizzanti” utilizzati per aumentare la massa muscolare e la for-za fisica che come stimolanti. Alcuni di essi sono perciò concessi solo per via inalatoria allo scopo di prevenire o curare l’asma bronchiale compresa quella in-dotta dall’esercizio fisico il che comporta l’obbligo da parte del Medico responsa-bile dell’atleta di segnalazione agli organi sportivi competenti corredando la comu-nicazione con una documentazione cli-nica. Ha lasciato dubbiosi i responsabili del CIO l’elevato numero di atleti (sovrat-tutto di endurance) che segnalano l’uso terapeutico di beta-2-agonisti (ad es. 607 atleti alle Olimpiadi di Sydney) per cui a partire dalle Olimpiadi Internaziona-li 2002, sono stati intensificati i controlli clinici e strumentali ed irrigiditi i proto-colli di sorveglianza nei soggetti ritenuti necessitanti il trattamento con questi farmaci. Ai Giochi Olimpici attualmente come stabiliscono le ordinanze del CIO, il permesso di utilizzare queste sostanze a scopo antiasmatico e solo per una malat-tia comporta il parere del caso da parte di una Commissione Medica indipendente. Vengono attualmente proposte metodi-che per discriminare ad esempio per il salbutamolo l’assunzione per via orale, proibita, rispetto a quella inalatoria (per-messa se pre-segnalata). I beta 2 agonisti possono indurre sia aritmie focali che da rientro, sopraventricolari e ventricolari, tachicardia ventricolare non sostenuta soprattutto in soggetti predisposti con

cardiopatia sottostante e/o in trattamen-to con cocktail di sostanze illecite. La sospensione dell’assunzione di queste sostanze comporta a tempi non lunghi la scomparsa dell’aritmia presente come anche in alcuni atleti di elite. L’effetto aritmogeno di queste sostanze è conse-guente sia al loro effetto diretto Beta2 sti-molante e quindi possibile anche per via inalatoria che a quello dovuto all’azione anabolizzante a lungo termine.

BETA-BLOCCANTII beta bloccanti fanno parte della catego-ria (E) di sostanze illecite “soggette a re-strizioni particolari” cioè proibite dal CIO in determinate condizioni e riguardano gli sport a massima concentrazione e fermez-za nei quali l’assunzione dei farmaci può ridurre tremore, ansia, pavor e tachicardia emotiva. Comprendono sport di tiro com-presi quelli con l’arco, sport equestri, tuffi, sport motoristici, pentathlon moderno e bob. In sport invece di impegno cardiaco più elevato possono indurre riduzione del-la performance e della frequenza cardiaca sotto sforzo per cui risultano svantaggio-si. Possono provocare sovrattutto aritmie ipocinetiche con blocco AV di vario grado, bradicardia sinusale, scappamenti giunzio-nali e ventricolari ed aritmie ipercinetiche bradicardie dipendenti particolarmente in soggetti con patologie latenti della eccito-conduzione e strutturali cardiache. Le mo-derne metodiche di controllo antidoping ne consentono l’individuazione nelle urine e sono in grado di identificare fino a 20 tipi di betabloccanti adrenergici. DIURETICIRientrano tra le sostanze “illecite” per il CIO anche come agenti mascheranti, essendo particolarmente impiegati per mascherare l’assunzione di altre sostan-ze vietate eliminate per via renale come tali o loro metaboliti (principalmente ana-bolizzanti, stimolanti e narcotici). Con-temporaneamente possono aumentare l’emivita di queste sostanze e quindi protrarne e potenziarne l’effetto ergoge-nico. Vengono anche impiegati per ridur-re temporaneamente il peso corporeo in discipline sportive che prevedono la sud-divisione dei concorrenti in categorie a li-

miti ponderali. La furosemide ad es. viene frequentemente impiegata per via venosa nei body-builders per far risaltare la bril-lantezza della massa muscolare prima delle competizioni, di solito in soggetti che hanno assunto altre sostanze illecite anabolizzanti. Le aritmie da diuretici sono di solito secondarie ad ipopotassiemia, disidratazione, cosomministrazione di stimolanti, di anabolizzanti steroidei e peptidici, beta-agonisti. Sono particolar-mente importanti qualora coesista una cardiopatia sottostante primaria o “tossi-ca”. Di vario tipo, sopra e ventricolare è particolarmente temibile la comparsa di aritmie tipo torsione di punta per presen-za di QT lungo “secondario” soprattutto in soggetti con mutazioni genetiche silen-ti dei canali del sodio e del potassio.

ERITROPOIETINA (EPO)E’ divenuta disponibile come farmaco con tecniche di ingegneria genetica e biologia molecolare dal 1988 quale eritropoieti-na umana ricombinante (rHUEPO). Viene particolarmente impiegata sovrattutto nelle discipline sportive di resistenza (ci-clismo, sci nordico, maratona, nuoto) ma anche in eventi agonistici di breve dura-ta. Viene ritenuta assunta dal 3-7% de-gli atleti di elite di endurance. L’obiettivo del doping ematico in generale consiste nell’incrementare la disponibilità di ossi-geno tissutale attraverso l’aumento della sua concentrazione nel sangue arterioso, raggiunto con l’EPO con l’aumento dei livelli di emoglobina e della massa eritro-citaria. Ai fini ergogenici, onde ottenere un aumento della massa eritrocitaria utile ad attivare un maggior trasporto ematico di ossigeno la rHUEPO viene utilizzata dall’atleta con somministrazioni iniettabili ogni 2-3 gg per 3-4 settimane associata a preparati di ferro. Raggiunta la fase di mantenimento l’assunzione può avvenire a dosi più basse anche minimali e quin-di di più difficile individuazione ai controlli antidoping. Di recente è stato introdotto in terapia clinica ed utilizzato fraudolente-mente dagli atleti soprattutto di endurance un derivato sintentico-peptidico, la darbo-poietina alfa, che iniettata per via sotto cute od intramuscolare realizza un potente effetto eritropoietico ed è più stabile della

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EPO, con emivita più prolungata ed effi-cacia raggiunta a tempi più brevi. Gli ef-fetti collaterali di rHUEPO e darbopoietina sono soprattutto conseguenti all’aumento della massa eritrocitaria e rappresentati da aumento della viscosità ematica, aggrava-ta nell’atleta, particolarmente in discipline di fondo, dalla emoconcentrazione da per-dita di liquidi durante intensa attività fisica. Realizza inoltre un elevato rischio trombo-embolico, per azione endoteliale e sulla funzione piastrinica soprattutto in soggetti predisposti, ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, ictus. A fronte della grande diffusione del doping ematico a scopo er-gonomico sono tuttora carenti, ancorchè in fase di intenso studio, metodi sicuri di riconoscimento ai fini antidoping. Come noto gli Organismi Internazionali utilizzano attualmente indici indiretti di doping ema-tico rappresentati dall’ematocrito eritroci-tario che non deve essere superiore a 50 nell’uomo e 47 nella donna, metodica non priva di falsi positivi per varianti parafisio-logiche e fisiologiche e di falsi negativi il che ha ingenerato una notevole sfiducia in questa metodica largamente contestata. D’altra parte è estremamente difficile di-stinguere la EPO endogena da quella eso-gena ed inoltre gli effetti eritropoietici sono più evidenti quando la sostanza iniettata non è più in circolo il che riduce di molto la “finestra” di indagine. Altre sostanze tese ad aumentare la disponibilità tissutale di ossigeno sono rappresenatate da emo-globine sintetiche ad origine umana ed animale (es. bovina).

ORMONE DELLA CRE-SCENzA (Growth Hormon GH) e fattore di cre-scenza insulino simile (IGF-I) (Insulin-like-Growth Factor)L’impiego a scopo terapeutico di GH ed IGF-I ricombinanti sono molto limitati, concentrati in talune patologie carenziali congenite ed acquisite, con indicazioni stabilite ad es per il GH da apposite note CUF Supplemento Ordinario Gazzetta Ufficiale nr. 7 del 10/11/2001 Le sostan-ze vengono invece largamente impiegate come doping a scopo anabolizzante allo scopo di aumentare le masse muscolari, la performance cardiaca e la resistenza

alla fatica ancorché la loro reale efficacia sulla forza muscolare sia messa in discus-sione. L’associazione con anabolizzanti steroidei ne aumenta l’effetto ed interfe-risce negativamente su alcuni test anti-doping. Il riconoscimento dell’assunzione del rGH è impossibile con le comuni me-todiche di esami sulle urine data l’emivita brevissima della sostanza per cui vengono proposte metodiche più sofisticate quali test di marker specifici di attività epatica metabolica. Gli effetti collaterali negli atleti (ove è segnalata un’ampia variabilità indi-viduale e sotto stress dei livelli plasmatici di GH) dovuti all’assunzione a scopo er-gonomico di rGH e rIGF-I. Possono venire estrapolati dalle conseguenze negative nei trattamenti clinici ove sono segnalati aumenti significativi di mortalità in patolo-gie cataboliche.

INSULINAUtilizzata nel diabete insulinoprivo, vie-ne impiegata a scopo ergogenica, come sostanza anabolizzante per lo più in as-sociazione con altre sostanze illecite. Di difficile maneggevolezza può provocare ipoglicemia, sudorazione, confusione mentale fino al coma, lipodistrofia, insuli-no resistenza, aritmie secondarie partico-larmente in presenza di cardioipertrofia e di turbe metaboliche-ioniche.

CORTICOTROPINA (ACTH, tetracosactide) La sua reale efficacia sulla performan-ce atletica è discussa ancorchè assicuri senso di benessere e di ridotta sensazio-ne di fatica migliorando la durata dell’e-sercizio fisico. Gli effetti collaterali nel trattamento a lungo termine sono ana-loghi a quelli ben noti dei glicocorticoi-di, farmaci sottoposti a restrizioni d’uso (vedi) nell’atleta. Le turbe di ipercortici-smo sono rappresentate da tipica obe-sità, iperglicemia, osteoporosi, riduzione della resistenza immunitaria, ipertensione arteriosa, alterazioni metaboliche ed ioni-che, aritmie secondarie alle modificazioni generali ed a cardioipertrofia.

CONCLUSIONIGran parte delle “sostanze illecite” incluse come tali negli elenchi del CIO, assunte

dall’atleta ai fini ergogenici e cioè di mi-gliorare le prestazioni sportive o “masche-ranti” nei riguardi dei controlli antidoping, possono provocare aritmie cardiache di ogni tipo, a breve, medio e lungo termi-ne, per meccanismi aritmogeni diretti o secondari a modificazioni patologiche e metaboliche, endocrine, ioniche indotte dalle sostanze stesse o della loro associa-zione (cosiddetti cocktail). Ai fini preven-tivi, la diffusione al mondo dello sport di esaurienti e specifiche informazioni sugli effetti collaterali ed aritmogeni in partico-lare delle sostanze illecite potrà forse ot-tenere quell’effetto di dissuefazione che sembra essere attualmente una delle po-che misure efficaci, sovrattutto nei riguardi degli atleti giovani ed amatoriali, che sono totalmente al di fuori di ogni controllo isti-tuzionalizzato antidoping.

*Responsabile Modulo BIo-Medico Settore Tecnico AIA

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Mentre una squadra sta effettuando un’azione d’attacco un dirigente della sua squadra entra sul terreno di gioco senza interferire nell’azione. L’arbitro si accorge del dirigente e lascia pro-seguire il gioco visto che questo non sta interferendo nell’azione, ma men-tre il dirigente è ancora sul terreno di gioco la sua squadra segna una rete. Come dovrà comportarsi l’arbitro pri-ma di riprendere il gioco?A pagina 32 del regolamento c’è scrit-to che l’arbitro non deve immediata-mente fermare il gioco se il dirigente non interferisce ma a pagina 33 è spe-cificato che una squadra non può se-gnare una rete se sul terreno di gioco la persona in più è un calciatore tito-lare (uscito dal terreno di gioco e non autorizzato dall’arbitro a farvi rientro), di riserva o sostituito, o un dirigente (inclusi allenatori, medici, operato-ri sanitari e collaboratori in genere) della squadra che ha segnato la rete. Nella stessa pagina però non è indi-

cato come l’arbitro dovrà riprendere il gioco in una situazione del genere.Ci pare logico ritenere che, per i casi in cui il Regolamento non prevede in maniera esplicita una “determinazione”, debba far-si riferimento ai principi generali contenuti nelle Regole, che, ad esempio, con riferi-mento all’episodio descritto (infrazione di un dirigente), contemplano quale ripresa del gioco una rimessa da parte dell’arbitro. Ove, invece, l’infrazione fosse commessa da un calciatore (titolare, di riserva o so-stituito), l’arbitro dovrebbe assegnare un calcio di punizione indiretto.

Calcio di punizione indiretto effettua-to dall’esterno di un’area di rigore. Il pallone viene calciato direttamente verso la porta avversaria e sta per entrare in rete senza essere stato toccato né da un compagno di chi ha battuto la punizione né dalla barriera, né dal portiere. Un difensore, sulla li-nea di porta, tocca volontariamente il pallone con una mano e lo devia in an-

golo. Nelle sue vicinanze non ci sono avversari che hanno la reale probabi-lità di controllare il pallone né ci sono compagni sui quali questo pallone può rimbalzare per tornare sul terreno di gioco. Il pallone viene toccato sulla li-nea di porta, neanche un decimo dopo non sarebbe più in gioco con conse-guente calcio di rinvio per la squadra difendente.La sanzione tecnica è quella del calcio di rigore e fin qui ci siamo, il proble-ma è la sanzione disciplinare. Secon-do voi il provvedimento disciplinare è obbligatorio in questo caso? Perchè?In sezione si discute se è da conside-rare il tocco di mano quale “secondo tocco” e validi la situazione di condot-ta gravemente sleale (tenuto presente che in caso di rete segnata nonostan-te il tocco di mano, l’arbitro convalida la rete ed ammonisce il difendente per comportamento antisportivo) oppure da considerare che la rete sarebbe nulla e, quindi, non si configurerebbe la predetta condotta gravemente slea-le in quanto non evita una rete.Questo sopra riportato è soltanto uno dei numerosi quesiti, pervenuti recentemente, relativi alla medesima fattispecie. Ciò ci induce a cercare di chiarire con maggiore dovizia l’argomento in oggetto, pur poten-do almeno in parte esporre considerazioni che, ai più, sembreranno “banali”.La Regola 12 stabilisce, tra l’altro, che un calciatore commette un’infrazione se “toc-ca volontariamente il pallone con le mani (ad eccezione del portiere nella propria area di rigore)”. Tale infrazione, comune-mente definita “fallo di mano”, viene puni-ta con un calcio di punizione diretto (o di rigore).Tra le scorrettezze leggiamo, inoltre, che un calciatore titolare, di riserva o sostitui-to deve essere espulso se “impedisce alla squadra avversaria una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete, toccando volontariamente il pallone con le mani (ciò non si applica al portiere dentro la propria area di rigore)”.È sempre la Regola 12, attraverso le pro-prie Linee Guida, a specificare che ci sono circostanze per le quali un “fallo di mano” può risultare anche un comportamento an-tisportivo.Nel paragrafo (a pagina 126 del Regola-mento 2011), che fornisce diverse indica-zioni aggiuntive ed esplicative, possiamo leggere, infatti, in particolare:[…]Sanzioni disciplinariUn calciatore che tocca volontariamente il pallone con la mano deve essere ammoni-to per comportamento antisportivo se ad esempio:

A cura del Modulo “Regolamento, Guida Praticae materiale didattico” del Settore Tecnico AIA

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• tocca il pallone volontariamente con la mano per impedire ad un avversario di en-trarne in possesso;• tenta di segnare una rete toccando vo-lontariamente il pallone con la mano.Tuttavia un calciatore sarà espulso se impe-disce la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete toccando volontariamente il pallone con la mano. La sanzione non è dettata dal fatto che il cal-ciatore ha toccato volontariamente il pallo-ne con la mano, ma dall’intervento inaccet-tabile e sleale che ha impedito la segnatura di una rete alla squadra avversaria.[…]Analogamente a pagina 130, tra le “ammo-nizioni per comportamento antisportivo”, troviamo che un calciatore dovrà essere ammonito se:[…]- tocca volontariamente il pallone con la mano per impedire che un avversario ne entri in possesso o per interrompere gli svi-luppi di un’azione d’attacco (ad eccezione del portiere all’interno della propria area di rigore);- tocca volontariamente il pallone con la mano nel tentativo di segnare una rete (in-dipendentemente dal fatto che il tentativo abbia successo o meno);[…]Così richiamate le disposizioni che discipli-nano il “fallo di mano”, è d’evidenza che mentre per accordare un calcio di punizio-ne diretto “basta” il fatto che un calciatore tocchi in modo volontario il pallone con le mani, per sanzionarlo disciplinarmente bisogna valutare le conseguenze che de-termina o avrebbe potuto produrre in con-creto l’atto commesso, con specifico riferi-mento alle ipotesi sopra illustrate.Alla luce di quanto precede, ci pare condi-visibile sostenere che, nel nostro caso, l’ar-bitro accorderà un calcio di rigore, senza assumere un provvedimento disciplinare. Di sicuro, infatti, non siamo in presenza di un episodio di condotta gravemente sleale giacché non stava per essere segnata una rete né è stata impedita un’evidente oppor-tunità di segnarla. Riteniamo, altresì, arduo sostenere che si realizzi un “comportamen-to antisportivo” (sebbene nel Regolamento internazionale non sia fornita una esplicita definizione, ma si debba procedere con ra-gionamento induttivo), tenuto conto che la conseguenza dell’atto del calciatore, che nelle circostanze illustrate ha toccato il pal-lone con la mano volontariamente, è stata di “tramutare” un calcio di rinvio a favore della propria squadra (qualora non avesse toccato il pallone) in un calcio di rigore per la squadra avversaria.

Nel caso in cui su calcio di rinvio il pallone stia uscendo dall’area di rigo-

re e un difendente, per impedire che un attaccante ne entri in possesso, tocchi il pallone volontariamente con le mani prima che esso esca dall’area di rigore, che provvedimento discipli-nare si assume?Personalmente ritengo che, esclusa l’i-potesi di un fallo, poiché il pallone non è ancora in gioco, si possa configurare un caso di Condotta Antisportiva. La ri-sposta quindi dovrebbe essere “Ammo-nizione”.Questa è, ad ogni modo, una risposta “di pancia”, poiché nel momento della giustificazione al provvedimento, non vi è chiara casistica, a mio parere.In merito alla situazione qui descritta, men-tre rimandiamo alle considerazioni svolte nella precedente risposta, ci pare utile ri-portare un estratto delle Linee Guida della Regola 16 che disciplina una fattispecie assimilabile:“Se un avversario entra nell’area di rigore prima che il pallone sia in gioco e subisce un fallo da parte di un difensore, il calcio di rinvio verrà ripetuto e il difensore potrà essere ammonito o espulso, secondo la natura dell’infrazione”.

Durante una partita c’è stato un re-tro-passaggio volontario al portiere. Quest’ultimo ha rinviato il pallone in maniera errata e la palla è schizza-ta verso l’alto all’interno dell’area di rigore. Mentre il pallone riscendeva un avversario ha tentato di colpire la palla con la testa. A questo pun-to il portiere è intervenuto con le mani allontanando il pallone prima che quest’ultimo fosse stato toccato dell’attaccante. In questo caso come ci si deve comportare?È da ritenere una condotta scorretta

visto che il pallone era stato passato da un difendente?

La norma alla quale si fa riferimento ha già “celebrato” il 20° anniversario dalla sua ap-provazione (30 maggio 1992), rimanendo nel tempo sostanzialmente invariata, ma come si vede ancora si presta a qualche dubbio interpretativo.Invero, il testo già dalla sua prima formu-lazione apparve abbastanza lineare: “Ogni volta che un calciatore deliberatamente calcia il pallone in direzione del proprio portiere, quest’ultimo non può toccar-lo con le mani. Se, comunque, il portiere tocca il pallone con le mani, deve essere accordato alla squadra avversaria un cal-cio di punizione indiretto nel punto in cui l’infrazione è stata commessa”. L’infrazio-ne, quindi, era (ed è) determinata da tre elementi: 1 – pallone giocato con i piedi (o su rimessa laterale, ipotesi aggiunta in un secondo tempo – N.d.A.); 2 – volon-tariamente; 3 – il portiere lo tocca con le mani. Nel caso prospettato è quello che in effetti avviene, a nulla rilevando il fatto che il portiere abbia dapprima provato (senza successo) a rinviare il pallone con i pie-di. Il “divieto” di toccare il pallone con le mani, nato dal fatto che un compagno del portiere gli abbia calciato volontariamente il pallone non viene a cessare per il fatto che lo stesso portiere lo tocchi prima con un’altra parte del corpo (cosa assodata, ad esempio, se nell’effettuazione di un calcio di rinvio, un calciatore passa il pallone al portiere che, trovandosi fuori dell’area di rigore, lo gioca con i piedi per poi rientrare in area e raccoglierlo con le mani). Si tratta, però, di un semplice fallo e non anche di una scorrettezza e, pertanto, l’arbitro dovrà accordare un calcio di punizione indiretto senza assumere alcun provvedimento di-sciplinare.

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I neo InternazIonalI