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L’ANGOLO DELL’ARTE IL BIMESTRALE DI CULTURA GENERALE MARZO/APRILE 2015 ANNO 15 N.46 2,50 www.kliche.it V VA AL LE EN NT TI IN NA A G GE EM ME EL LL LI I PERSONAGGIO Azzurra Salamone - ph Johnny Fusca P PU UG GL LI IA A: : O OT TR RA AN NT TO O

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IL BIMESTRALE DI CULTURA GENERALEMARZO/APRILE 2015 ANNO 15 N.46 €2,50

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19Lʼangolo della vignetta

U’ Lampiunaru

14 PersonaggioVALENTINA GEMELLI

12 Ragazza di copertinaAZZURRA SALAMONE

26 L’angolo dello sportNEREO ROCCO: IL PARÒN

28 L’angolo del raccontoCAFFÈ ALLA NOCCIOLA

18 Comunicato stampaLA SOFFITTA DI GUÀ

20 L’angolo della musicaTITO SCHIPA

22 L’angolo del ricordoMINO REITANO

21 L’angolo della letturaHO QUASI QUARANT’ANNI

ssoommmmaarriioo

16Lʼangolo dei misteriAtlantide, mistero e sogno

10 L’angolo dell’arteOTRANTO

7 L’angolo degli aggiornamentiLA POESIA E L’AMMIRAZIONE8 Riflessioni spettinateMANGIAFUOCO DI TURNO

9 L’angolo della scuolaUNA SCUOLA SEMPRE PIÙA PEZZI

6Lʼangolo della poesia

MARZO/APRILE 2015

24 L’angolo delle tendenzeMADONNA:TRA CUORE E RIBELLIONE29

Arti marzialiPERCHÈ PRATICARELE ARTI MARZIALITRADIZIONALI?

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EDITORIALE di Bruna Larosa

IL MAESTRO

Troppe volte si rimane intrappolati dalla gelo-sia: che sia per il possesso di qualcosa, per l’in-comprensione verso qualcuno, per la diffi-

denza maturata dalle esperienze negative valide a in-segnarci che “meno si condivide, meglio si fa”. Cre-do che ci siano poche persone che non abbiano pau-ra di perdere nulla nel loro confronto con gli altri.Sono i maestri. Non per forza e non solo quelli che,per fortuna, a volte si incontrano lungo il percorso distudi; spesso sono semplicemente le persone che cisfiorano con le loro vite e, senza timore alcuno, rac-contano di sé, donandosi agli altri. Offrire un’atten-zione reale, dare un suggerimento senza la pretesadel grazie o il pensiero di un vantaggio, fanno di noidei maestri. Non si tratta di beni tangibili o reali, piut-tosto di consigli, di modi di vivere e di affrontare ilmondo. E quando accade di dare un consiglio spas-sionato e reale, quando si capisce che si sta dandoqualcosa e non c’è freno, n’è risentimento per le pa-role che pronunciamo, anche se in cambio non avre-mo nulla, allora proveremo l’essenza della libertà.Così saremo, infatti, liberi nel profondo dalle gelo-sie e dalle frustrazioni, capaci di parlare in manierareale e di affrontare anche noi la gioia e il dolore de-gli altri. Così saremo dei veri maestri.“Quando tu hai una cosa questa può esserti tolta, maquando tu la dai, ecco, l’hai data, nessun ladro te la puòrubare e allora è tua per sempre” (J. Joyce)

Aut. Tribunale di Cosenza n°699 del 06/12/2001 Bimestrale - Anno 15 n°46In copertina - Azzurra Salamone fotografata a Montepaone (CZ) da Johnny Fusca - progetto Etm Italia - dir. artistica Francesco TostiWeb www.kliche.it Mail [email protected] BIG Agency srl - Infoline 339.2055133Amministratore unico Piero SciammarellaRedazione Via Pianette - 87046 Montalto Uff. (CS)Direttore Responsabile Bruna LarosaHanno collaborato Giancarlo Aspromonte - Franco A. Bilotta Giovanni Canadè - Antonella Candida - Andrea FabianiGigi Ferraro - Elia Fiorenza - Johnny Fusca - Cristina GennaroValentina Gemelli - Ivo Guaragna - Maxmartin - Francesco MazzeiRoberto Mea - Luca Meringolo - Marco Morelli - Elisa MugliaAchiropita Lina Palermo - Giuseppe Palmieri - Chiara PapaGiuseppe Pellegrino - Bruno Pileggi - Domenico ReitanoFrancesco Tosti - Eugenio Sciammarella - Piero SciammarellaCommerciale Concessionaria per la pubblicità Big Agency srl Collaboratori esterni: Cesare Candiloro - Angel Hector CoccimiglioImpaginazione Sd Graphic - www.sdgraphic.it Stampa Press Up srl - RomaChiuso in redazione il 05 febbraio 2015

2015 © Big Agency. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numeronon possono essere riprodotti, neppure parzialmente senza l’autorizzazione scritta dell’editore.Il Direttore responsabile e l’Editore declinano ogni responsabilità in merito agli articoli pubblica-ti, per i quali rispondono i singoli Autori e non si assumono nessuna responsabilità sulla veridici-tà dei dati forniti dalle aziende e su eventuali errori, omissioni o sostituzioni dei dati riportati.

39 Medicina tradizionaleL’INFARTO - PREVENZIONE40 Medicina naturaleL’OLIO DI MANUKA

41 Angolo del ricordoALLUVIONE DEL 1972-73

ssoommmmaarriioo

LA POESIA E L’AMMIRAZIONE

42Lʼangolo del turista• BADOLATO50 DAVOLI54 MONASTERACE58 MONTEPAONE64 S. ANDREA AP. DELLO JONIO

MARZO/APRILE 2015

30 L’angolo dell’avventuraSALITA SUL MONTE CURCIO

32Enogastronomia

PANE E VINO •RICETTE DI NONNA ELISA 34CHEF DI CASA NOSTRA 36

Lui respira dentro tema nel mondo ancor non c’è.

Lui ti segue dove vaied è felice che ci stai,Lui di te davver si fida

ed ogni singolo giorno è una sua sfida.È piccolo e indifeso

eppur felice tu l’hai reso .Lui spera solo di trovareuna madre da amare,un motivo per lottare

ma, per ora basta sperareE, un domani chissà, un

bell’uomo sarà…

Passa il tempo a immaginare il suo futurolui non vuole un mondo scuro

vuole guardare i coloriapprezzare i valorigiocare in un pratomangiare un gelato ,vorrà guardare il mare

e magari imparare a nuotare

di tutto si può aspettarema di certo non può pensare

che uccidere lo vuoie cancellar così i sogni suoi .

Fermati un istantenon sentirti pesante

lui è un qualcosa di specialelui è un dono naturalelui l’amore ti può dare

e questo a te ti può aiutarela vita si produce

che aspetti : dallo alla luce !

Quando MAMMA ti chiameràTu scoprirai la felicità

Ascoltami: qualsiasi cosa lui farà,qualsiasi cosa diventerà

l’importante è che VIVRA’ !!!

La poesia è stata tratta dalla raccolta “I COLORI DELLAVITA “ di Achiropta Lina Palermo, poesia vincitrice delpremio scolastico europeo Il Movimento per La vita

L’ANGOLO DELLA POESIAa cura di Achiropita Lina Palermo

Voglia di vivereHo creato questa poesia come difesa del diritto alla vita,

provando a immaginare la prospettiva di colui che DEVEnascere. Una piccola vita, un essere indifeso va protetto

e non ucciso in quanto non può decidere e trovo ingiusto chesiano gli altri a decidere per lui. Ho voluto pensare che l’embrioneabbia sentimenti, ho voluto sottolineare che anche il concepi-to sarà una persona e non è una cosa, ho descritto un esseri-no che spera di vedere la luce mentre passa il tempo ad im-maginare il suo futuro, s’aspetta di conoscere la madre e nonimmagina mai d’incontrare la morte prima di venire al mondo.Oggigiorno, sembra assurdo ma milioni di bambini continuanoa morire a causa dell’aborto. La triste realtà è che proprio co-lei che può dare la vita decide di toglierla. La figura della ma-dre perde il suo vero quando ciò si verifica, mentre io amo direcon fermezza che la madre è colei che produce, colei che con-tiene, colei che può DARE la vita. Invece di legalizzare l’abor-to che in pratica non significa altro che approvare un delitto, iomi chiedo chi tutela l’embrione? Dove sono i diritti del conce-pito? Chi tutela il suo fondamentale diritto alla vita? NESSUNOeppure tutti noi siamo stati embrioni prima di diventare ciò chesiamo!!! Una madre non può uccidere il proprio figlio, è contronatura, è contro cuore… e io penso che ogni qualvolta trionfal’aborto perde l’amore, fallisce l’intelligenza e vince l’ignoran-za, ma soprattutto ogni qualvolta trionfa un aborto è una scon-fitta per la vita e una vittoria per la morte.

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La risposta di Gaetano Caira

L’ANGOLO DELGLI AGGIORNAMENTIdi Bruna Larosa

Isentimenti non hanno età,siano questi positivi onegativi, caratterizzano

l’animo umano e cambianosemplicemente per come sonopercepiti dagli altri. L’età a volteinasprisce, le esperienzepossono segnare, ma il cuore,quello, rimane sempre fanciullo. Nonostante l’età anchel’ammirazione per gli altri puòtrasformarsi in una piccola puntadi invidia. Abbiamo pubblicatosulle nostre pagine le poesie diGaetano Caira, noto per le suerime in vernacolo e spessovincitore di premi. Un successopersonale che ha raccoltosimpatie e antipatie e l’ha resoanche oggetto di un piccologesto di velatissimaammirazione: gli è statorecapitato un biglietto, scritto conuna macchina da scrivere, in cuilo si accusa di darsi delle arie. L’immagine fa sorridere constemperata ironia i non addetti ailavori, perché pone l’accento suun sentimento umanissimo chetrova i suoi limiti tra l’invidia el’ammirazione e per questoabbiamo deciso di proporvelo,ovviamente, con la rispostacolorata del poeta interessato.

La poesia e l’ammirazioneIl biglietto inviato a Gaetano Caira

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L’ANGOLO DELLE RIFLESSIONI SPETTINATEdi Giancarlo Aspromonte Ph piesse

Nella vita di tutti i giorniqualunque ruolo si ricopranel pubblico o nel privato

la vita si riduce ad un continuolottare contro il tempo e glieventi, contro una burocrazia chestringe sempre più le sue magliecontro i continui bisogni e lecontrastanti ristrettezzeeconomiche. È un lottarespinto dalla necessità dichi convive consituazioni di disagio,ma anche dalla buonafede e dall’impegno dichi questi disagi ècostretto ad osservarlie gestirli.In tutto questo fannocostante capolino “loro”,gli strumentalizzatori.È terribile esserestrumentalizzati da chiama fare il burattinaioperseguendo i propriscopi, ma è ancora piùdeleterio esserneconsapevoli econsentirlo comunque.Spesso mi chiedo qualiinteressi possano celarsi

dietro i finti baluardi, dietroguerre che si combattono dopoche non si è fatto assolutamentenulla per evitarle -pur avendoneil potere-, o dinanzi a motivazionifortemente pretestuose che

somigliano più all’odio che allagiustizia. In questa ricerca diuna risposta si insinua il dubbiodel “chi“ strumentalizza “chi“, ilsospetto che altro sia il fine,altre le ragioni, altri i mandanti.La cosa che mi rattrista è chetutti, nessuno escluso, siamoquasi certamente burattiniinconsapevoli di un sistemasorretto da burattinaimascherati da “salvatori“, e chea nostra volta, chi più chimeno, diveniamo burattinaidi noi stessi o di chi ci staaccanto e ci accorda lasua fiducia. È un mondo alla derivache non riesce più a

trovare la bussola, unesercito di coscienze assentiche non rispondono all’appello,rassegnate ad essere guidatechissà ancora per quanto tempoda un “Mangiafuoco“ benlontano da Collodi, privo difascino fiabesco e dellacapacità di commuoversidavanti al dramma di unamarionetta or di legno, oradi carne.

Legati ai filidel Mangiafuoco di turno

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L’ANGOLO DELLA SCUOLAdi Giancarlo Aspromonte

Tra i tanti cambiamenti a cuila scuola è statasottoposta, a mio avviso il

risultato peggiore è statodeterminato dall’autonomiascolastica, quella formulapensata in un mix fra risparmioe reale autonomia che haportato -tra le tanteconseguenze- a ridurredrasticamente le nomine disupplenti, e che ha ridotto -senon completamente annullato- la

disponibilità di materialedidattico. Ma chi ne ha fatto ene fa le spese? Gli alunni,ovviamente. Mentre la Scuolarisparmia, gli alunni pagano ilprezzo più alto perché inassenza del proprio insegnantevengono accorpati con altreclassi a discapito dellaformazione che dovrebberoricevere. E tutto sommato, anchegli insegnanti che sono costrettia questi accorpamenti pagano

un prezzo sulla loroprofessionalità, visto che nonpossono svolgere la loro attivitàdidattica con serenità e senzainterferenze. Con la carenza dimateriale didattico, poi, sonoquasi sempre gli insegnanti o lefamiglie a dover provvedere agliacquisti di quelle coseindispensabili per non privarecompletamente gli alunnidell’opportunità di sperimentaree di accrescere le proprieconoscenze. Eppure si parla discuola dell’obbligo, di quellaformazione garantita dallaCostituzione Italiana chedefinisce i primi otto anni“obbligatori e gratuiti”, e non sidovrebbe ragionare in termini dirisparmio a discapito dellaformazione e delle opportunitàda offrire agli alunni.I governi che si susseguono allaguida del Paese fanno semprebei discorsi sulla scuola eannunciano in continuazione unariforma vera che tutti attendono,ma che in realtà non è maiarrivata e non arriverà mai. Una locomotiva a carbone peraccelerare la sua corsa habisogno di più carbone, non dimeno vagoni per i passeggeri. Ela Scuola è la locomotivadell’Italia di domani.

Una scuolasempre più a pezziSe è vero che bisogna stare al passo con i tempi, è anche vero che bisognerebbefare sempre tesoro delle esperienze del passato, sia positive che negative al finedi evitare che certe situazioni si ripresentino in futuro

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non avevano ottenuto risposta.Nel momento dello sbarcoottomano, solo 400 sono gliuomini armati che possonoribattere allo spaventoso attaccodi bombe dell’imponente flottaturca. Nonostante la lotta siaimpari, i valorosi 400 uominiriescono a resistere per ben 15giorni. Il 12 agosto, una brecciaaperta nelle mura della città,permette ai 18 mila soldati diMaometto II di rovesciarsi

L’ANGOLO DELL’ARTEdi Marco Morelli Ph www.comune.otranto.le.it

Esiste una storia moltoantica ma di straordinariaattualità, che ha come

teatro l’estremo oriente dellapenisola italiana, dove oltremezzo millennio fa si consumòuno dei più sanguinosi attentatidell’eterna guerra tra religioni chela storia ricordi. Siamo nel 1480,precisamente nel mese di agosto,ad Otranto. L’impero ottomano,dopo aver preso Costantinopoli,mira a conquistare Roma, simbolo

del cristianesimo e croceviaindispensabile per islamizzare ilmondo. Otranto viene giudicata laporta ideale per accedervi. All’albadel 28 luglio 1480, una flotta dioltre 140 navi con 18 mila soldatia bordo, appare al largo del maresalentino. I seimila abitanti dellacittà otrantina, nonostanteavessero da tempo il sospettodella minaccia turca e avesseroper tempo avvisato Ferranted’Aragona, l’allora Re di Napoli,

Otranto: eterna lotta di religione tra storia e attualità

La Cattedrale Il rosone della Cattedrale

Il Castello Il porto

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all’interno del forte. Le conseguenze sono disastrose:i turchi ammazzano tutti gli uominiche incontrano lungo il lorocammino e fanno salvi solo iragazzi sotto i 15 anni e le donne,per renderli schiavi. Accorrono insoccorso anche le popolazioniintorno ad Otranto, ma non basta.Alla fine si conteranno oltre 12mila vittime. La Cattedrale èl’ultimo baluardo dei cittadini edella cristianità e lì si rifugianocirca 800 sopravvissuti. Presad’assedio anche quest’ultimaroccaforte e trasformata in stallaper cavalli in segno di disprezzoverso il cristianesimo, agli 800superstiti viene proposto un pattoapparentemente vantaggioso:avere salva la vita in cambio dellaconversione all’Islam. Di fronte aquesta ingiunzione, la rispostadegli otrantini è immediata edecisa e la esprime, a nome ditutti, il laico Antonio Primaldo, unumile sarto: "Noi crediamo inGesù Cristo Figlio di Dio, nelquale siamo salvati. Preferiamomille volte morire che rinnegarlo ".Gli 813 martiri verranno decapitatiil giorno dopo, ma la resistenza diOtranto non sarà stata vana; queiquindici giorni di battaglia furonofondamentali per dare il tempoagli aragonesi di organizzarsi e diriconquistare Otranto 13 mesidopo, guidati da Alfonsod'Aragona, figlio del Re di Napoli.Se l’Italia intera fu salva, si devecon ogni probabilità alla fierezzadi quel popolo e ai suoi 800martiri. Ma il giusto premio daparte della storia e della Chiesaavverrà il 12 maggio 2013,quando Papa Francescocanonizzerà Antonio Primaldo egli 800 martiri, i cui resti sono oggiconservati all’interno dellaCattedrale della città.

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qualcosa di magico dovel’adrenalina sale a mille. Quandoci Sali sopra, devi dare il megliodi te». Già, perché Azzurra sabenissimo che ad ognipasserella corrisponde sempreun pubblico esigente cheosserva. Dietro ogni sfilata, c’èsempre nascosta una piccolachance che la vita e questosettore ti offrono. Insomma: ognipossibilità va sfruttata, ognioccasione va giocata al megliodelle proprie possibilità. Lostesso per la fotografia: «In unafoto è racchiusa sempreun’emozione – afferma la bellaventenne cosentina – e quando

L’ANGOLO DELLA RAGAZZA DI COPERTINAdi Johnny Fusca ph Johnny Fusca - Francesco Tosti

Ètimida, riservata e parlapoco ma poi quando va inpasserella tira fuori grinta

e carattere. Non è esattamenteuna ragazza alla quale piacestare sotto i riflettori, però sedeve calcare lo spazio di un setfotografico riesce a “riempire” lascena con la sua straripantebellezza. Studia per diventareassistente sociale, per aiutare ilprossimo e crearsi un futurosempre in crescendo ma, nelfrattempo, non disdegna leuscite con le amiche, la palestra

per mantenersi in forma, loshopping e persino il lavoro,visto che si industria in un’attivitàdi famiglia che le prende partedella giornata. Insomma, AzzurraSalamone è indubbiamente unaragazza dai molteplici risvolti edalle mille risorse. Cosentina dinascita, Azzurra ad ottobrecompirà 20 anni. Da qualcheanno ha abbracciato il mondodella moda, che l’appassionasoprattutto sul versate dellapasserella, visto che ama salircisopra e sfilare, mostrando tuttala sua personale voglia di farbene in questo settore. «Lapasserella – dice lei stessa – è

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poi l’immagine costruita sul setviene mostrata all’esterno devetrasmettere un’emozione ocomunque dare un’impressionegradevole a chi ne fruisce anchesolo con uno sguardo. Io, perquanto mi riguarda – specificaAzzurra – in tutto ciò che faccioci metto il cuore e laconsapevolezza che bisognaimpegnarsi per migliorare», atestimonianza che la “passione”

è per lei un elementofondamentale che muove la suavoglia di fare nel campo dellamoda. Azzurra si definisce«testarda e determinata, ma allostesso tempo anche solare neirapporti umani e sensibile»,caratteristiche che le sono valseanche l’attenzione dell’agenziaEtm Italia, della quale infattiAzzurra fa parte da qualchemese. «Voglio ringraziare lo staff

della Etm per come mi hannoaccolto, per la serietà e ladisponibilità, per aver creduto inme e per la grandi doti diprofessionalità che ogni giornomettono a disposizione comegruppo», dice Azzurra, che poiconclude con i progetti futuri nelcassetto, ossia «diventareun’assistente sociale e lavorarenel campo della moda e dellafotografia». In bocca al lupo!

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MARZO/APRILE 2015 L’ANGOLO DELLA RAGAZZA DI COPERTINA

L’ANGOLO DEL PERSONAGGIOdi Bruna Larosa ph Valentina Gemelli

uomo, finché proprio per il suodesiderio spasmodico di averaccanto qualcuno, non si imbattein un gigolò. Meglio Zitelle! Èuno spettacolo molto richiestonei teatri romani, tanto che dopogià molte repliche presto verràriportato in scena. La suaparticolarità consiste nel fattoche l’azione scenica siacostante: non si esce mai dalpalcoscenico, si è sempredavanti al pubblico.

Ha recitato molto in teatroprediligendo ruoli impegnati,una delle sue ultimeinterpretazioni ha un titolocurioso e per alcuni aspettiirriverente: Meglio zitelle!Quando penso a Meglio Zitelle!Parlo di un’esperienza che mi hadato davvero tanto: sono statasia produttrice checoprotagonista di questospettacolo che si articola intornoalla vita e agli umori di tre donne.La costruzione del caratteredelle protagoniste è plastica:tutte e tre dimostrano forza edebolezza, difetti e beltà. Io hoimpersonato Maria, una donnasingle che vive malissimo il suonon essere in coppia, anzi: èdisperata all’idea di non avere un

Sensibile e sincera:Valentina Gemelli

Nasce al nord, ma eredita daigenitori calabresi la solari-tà e la schiettezza tipica di

questa regione, Valentina Gemel-li è una valente anchorwoman chesi occupa di televisione, radio, tea-tro e cinema. Formatasi a Parmasia in campo forense che teatralesceglie per la via dell’arte, perché,come lei stessa afferma “in queglianni ho proprio potuto confrontarela noia del tribunale con la gioia cheprovavo sul palcoscenico”.

Uno dei volti di Raiuno con le sue partecipazioni ai programmi di Marzulloe, poi, speacker radiofonica in Obbligo di frequenza, con Gigi Meseri

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L’ANGOLO DEL PERSONAGGIO

In uno spettacolo cosìstrutturato quanto èimportante l’improvvisazione?L’improvvisazione èfondamentale, ma è possibilesolo lavorando con deiprofessionisti e solo a patto dicostruire con loro un rapporto difiducia tale per cui la novitàrispetto al copione venga colta evenga sviluppata in manieracoerente al tema senza che ilpubblico noti alcun calo dicontenuti o interpretazione.

Altri ruoli con cui si èmisurata?Molti e tutti molto affascinanti.Una delle interpretazioni piùsentite è quella in Soffice in cuiho la parte di una escortcombattuta tra questo lavoro diaccompagnatrice e la volontà diestraniarmi da una realtà chenon sento mia e non riesco amodificare. Di recente hointerpretato Non dimenticare diFrancesco Tota, corto che si èclassificato al terzo posto alMendicino Corto e che mi è

valso un Ciak come attriceprotagonista. In questo caso erola moglie di un uomogelosissimo e possessivo,talmente ossessionato daimpedirmi di uscire di casa.Divento, quindi, una donna chesi ribella sottovoce instaurandouna relazione clandestina.Proprio con il suo amante decidedi liberarsi del maritoprovocandogli lo shock ditrovarsi davanti allo stuprodell’oggetto della suaossessione. Uno stuproinscenato che non dà i fruttisperati: nonostante l’uomo siacardiopatico non muore, come idue amanti fedifraghi avevanoimmaginato, ma anzi sivendicherà nel modo piùcruento.

Oltre che al teatro si èimpegnata anche per il cinemae per il piccolo schermo…Sì, sono tutte esperienze dispettacolo, ma la recitazionecinematografica è ben diversada quella teatrale: al teatro deveessere “buona la prima”, non siha la possibilità di ripetere. Nonè solo una questione di battute,ma anche di interpretazione delpersonaggio. Ho interpretato unabaronessa e ho dovuto lavoraresulla postura, sui movimenti peressere immediatamentericonoscibile e credibile nel miopersonaggio.

Ha interpretato spesso ruoli didonne e, purtroppo, quasiogni giorno i media portanoalla ribalta dei crimini digenere, lei cosa pensa di tuttociò?In Italia non c’è una pena certaper chi si macchia di questi reati,anzi più se ne parla più si corre ilrischio di vedere atti di

emulazione. L’emancipazione èdifficile per una donna e anche lacrisi favorisce uno stato diarretratezza: non si trova lavoroe, ancor di più, le donne stannoin casa, sono soggiogate, nonhanno spazi per esprimersi. Seun uomo è violento lo si capiscesubito, nel giro di 24 ore. Ledonne devono denunciare etrovare una salvaguardia.Soprattutto devono poterdecidere di rimanere single.

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MARZO/APRILE 2015L’ANGOLO DEI MISTERIdi Franco A. Bilotta Ph http://mozie.it http://cultura.biografieonline.it http://it.wikipedia.org

suo libro “La dottrina segreta”,condensato di filosofia, religionee scienza le cui due primeedizioni in inglese furonopubblicate nel 1888, descrive gliabitanti di Atlantide come eroiculturali e quarta “razza radicale”a cui successe l’immaginaria“razza ariana”. Esiste peròanche qualche mistero nelmistero, come la relazione fra iltriangolo delle Bermude -famoso scenario di presunti

Èil filosofo greco Platone,vissuto intorno al IVsecolo avanti Cristo, che

descrive il mito di Atlantide nelterzo capitolo del Timeo. Il nomedell’isola deriverebbe dal suoprimo governatore, il semidioAtlante, figlio di Poseidon diogreco dei mari e della mortaleClito. Questa presunta civiltàscomparsa circa novemila anniprima di Platone, rappresentasicuramente uno dei misteri piùaffascinanti giunto ai nostritempi. Nel corso dei secoli infattila fantasia di studiosi e sempliciappassionati ha dato vita a teoriepiù disparate: da presunteallusioni al “continente perduto”in alcune opere letterarie diPlutarco e Seneca, all’ipotesi diuna relazione con le civiltà Mayae azteca da parte di studiosimesoamericani, del tardo

ottocento Ottocento, comeCharles-Etienne Brasseur deBourbourg, Edward HerbertThompson e Augustus LePlongeon. La filosofa e teosofarussa Helena Blavatsky poi, nel

Atlantide, mistero e sogno“Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isolaera più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole eda queste alla terraferma di fronte. [...] In tempi posteriori [...], essendo succeduti terremo-ti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [...] tutto in massasi sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”

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L’ANGOLO DEI MISTERI

fenomeni paranormali e legatiagli U.F.O. situato proprionell’Oceano Atlantico fral’arcipelago delle Bermude,l’isola di Puerto Rico e il puntopiù a Sud della penisola dellaFlorida - e Atlantide. Essosarebbe infatti parte integrantedel continente descritto dalfilosofo greco; addirittura si narrache nei suoi fondali, sarebberostate individuate strutturepiramidali. Comunque anche selo stesso Platone descrivequesto continente “più grandedella Libia e dell’Asia Minoremesse insieme”, alcuni studiosi

non riuscendo ad immaginareun’area così vasta distrutta daun cataclisma “nel volgere di ungiorno e di una brutta notte”,ossia in un un lasso di tempocosì breve, ipotizzaronocollocazioni diverse dall’OceanoAtlantico, come ad esempio ilmar Mediterraneo o zonelimitrofe, dove lo stesso Platonepotrebbe aver attintoinformazioni per la ricostruzionedi questo racconto. Enigmaquello di Atlantide che si perdenella notte dei tempi quindi, esolo il tempo potrà dirci cosa èverità e cosa invece, è leggenda.

L’ANGOLO DEL COMUNICATO STAMPAdi Roberto Mea

Il 18 dicembre 2014 alle ore15,00, nella sala grande dellascuola Enrico Pestalozzi di via

Montebello, 120 a Roma, si ètenuto un incontro con ildisegnatore satirico IvoGuaragna, che ha donato 40 deisuoi disegni alla scuola e chesono esposti in una sorta dimostra permanente nel salone diingresso della scuola stessa. Èstata anche l’occasione perfesteggiare il suoottantaquattresimocompleanno all’interno dellascuola che Lui stesso hafrequentato da piccolo studente

negli anni della seconda guerramondiale. Hanno partecipatoall’incontro oltre che agli alunni,genitori degli alunni e insegnanti,anche alcune autoritàCircoscrizionali e Scolastiche. Glialunni hanno intonato alcunecanzoni di auguri a Ivo Guaragnae poi tutto si è concluso con unricco buffet. Nell’occasione èstato presentato un progetto peruna mostra itinerante nelle scuoleil cui titolo sarà “la caricatura trastoria e cultura”, che riguarderà igiochi, i mestieri e costumiscomparsi, sempre con tavoleillustrate da Ivo Guaragna.

La Soffitta di GuàArchivio vignette e disegni di Ivo Guaragna - curato da Roberto Mea

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MARZO/APRILE 2015

L’ANGOLO DEL VIGNETTISTAdi Ivo Guaragna e Roberto Mea

Lo scopo di Ivo Guaragna e di Roberto Mea è quello di portare all’attenzione dei giovani, quei mestieri, giochi e costumi di una Calabriache vive solo nel ricordo di pochi, e lo faranno attraverso una serie di vignette in chiave satirica. La vignetta di questo numero rappresentauno dei mestieri ormai scomparsi, il “Lampionaru”.

U’ Lampiunaru (il Lampionaio)

Addetto all’accensione e alla manutenzione dei lampioni a citulena (gas) o a petrolio, disseminati lun-go le strade dei paesi, fino all’avvento dell’energia elettrica. Egli accendeva i lampioni all’imbrunire eall’alba un suo collega li spengeva. Cosi, di notte, le strade rimanevano illuminate, specie nei croce-

via, per evitare ai viandanti sgradite sorprese. U Lampiunaru rifaceva tutte le sere il medesimo percorso, mu-nito di una canna di oltre due metri, sulla quale brillava una fiammella. Portava anche con sé una scala e unaborsa per gli attrezzi, per intervenire su quei lampioni mal funzionanti o su quelli protetti, che avevano biso-gno di essere aperti per essere accesi. Egli indossava un berretto a visiera blu e una divisa con pantaloni eun sinale dello stesso colore. Era un salariato del Municipio. Oggi i Lampionai non esistono più e purtroppo,non esistono più neanche i meravigliosi lampioni a muro.

“Un popolo che dimentica le proprie radici e tradizioni è destinato a scomparire”

““UU’’ LLaammppiiuunnaarruu ””

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battuto. Tito Schipa è stato per l’Italia eper il mondo un emblema dellalirica, una voce unica edinimitabile; per Lecce resta unidolo indiscusso, al pari di grandinomi quali Caruso e LucianoPavarotti. Lecce lo ricorda nellestrade, piazze, associazioni,orchestre e Conservatorio a luidedicati e quotidianamente, amezzogiorno, al posto dellecampane, passeggiando tra lebianche vie barocche, èpossibile sentire in filodiffusionela voce del grande Tito cheinneggia alla vita e al sole dellasua città.

“Lecce gentile e beddha ògghiucu cantu/quiddhu ca me stasentu intr’a lu core/nnu paradisu‘nterra si’ pe’ mie/tuttu me parebeddhu a’nturnu a tìe/(…)ohLecce t’amu tantu e su’ felice!”.“Lecce gentile e bella vogliocantare/quello che sento dentroil mio cuore/ un Paradiso in terrasei per me/tutto sembra bellointorno a te/(…) oh Lecce ti amotanto e son felice!”

L’ANGOLO DELLA MUSICAdi Chiara Papa Ph www.salento.com

“Tie dermi, ma stu cantu,/caparte de lu core/sta ddice al’aria cita/comu è rande

l’amore/ca cinca a Lecce hannatu/ntra Ilu core se sente/pettie ca ni sta biundi/de na luceputente./Dermi, cce nni ndepreme;/dermi, nu fface nienti/catie sta serenata,/Titu, nu Ila stassienti.”

“Tu dormi ma questo canto/cheparte dal cuore/dice all’ariaplacida/Quanto grande èl’amore/che chi è nato aLecce/sente nel suo cuore/per teche ci illumini di una lucepotente./Dormi, che ce neimporta;/dormi, non fanulla/perché questaserenata,/Tito, non la senti”.

Così recita una famosa canzonedi Enrico Bozzi con musica diVincenzo Pecoraro (1922) cheesprime tutto l’amore e la stimaverso il tenore Tito Schipa. Natoa Lecce nel 1888, Raffaele AttilioAmedeo Schipa (per tutti “Tito”ovvero “piccoletto”) manifesta sinda subito le sue grandi doti

vocali, tanto da indurre i suoigenitori (di origini arbëreshë) amandarlo in seminario dovepotrà approfondire gli studimusicali e di composizione. Inseguito, adolescente, si reca aMilano per completare i suoistudi e nel 1909, finalmente, siha il suo debutto in “Traviata”, aVercelli.

Ben presto, Tito Schipa, ormailontano dalla sua amata Lecce,conquista l’Italia e poi l’Europasino ad arrivare negli Stati Uniti,che diventano la sua secondapatria. La sua voce particolare, ilsuo timbro leggero e fine, la suavocalità da “tenore di grazia” lorenderanno un emblema di unanuova vocalità tanto nuova daapparire estremamentemoderna. Con Lecce vivràsempre un rapporto contrastatoma alla sua morte, nel 1965, lasua città natale lo accoglierà concalore e dolore. Tutt’ora TitoSchipa è deposto nel cimiteromonumentale di Lecce, in unatomba su cui vi sono apposti unospartito e un usignolo, in ferro

L’usignolo del Salentoamato nel mondo

Tito Schipa:

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L’ANGOLO DELLA LETTURAdi Giovanni Canadè ph pagina facebook

Ho quasi quarant’anni –Un’anamnesi sentimen-tale (Città del Sole Edi-

zioni) è la prima pubblicazionedella genovese MariarosariaMurmura. L’autrice non scriveun romanzo, ma un memoir,un’anamnesi, appunto, di Alice,donna sulla soglia dei quaran-t’anni, che si trova a dover fare iconti col suo passato sentimen-tale fatto di sbagli e piccoli passiverso la propria rinascita inte-riore. Il libro si pone, nella vitadella scrittrice, come una sorta disoglia che, mentre delimita, le siapre davanti come una porta,presentandole un’altra sé che lascrittrice si accinge a conoscere.Ciò è ben descritto dalla coper-tina: non un ritratto, non l’imma-gine ad uno specchio, maun’ombra irriconoscibile su unasuperficie anonima. Ho quasiquarant’anni è la consapevo-lezza e la rivisitazione quasiproustiana del tempo che è pas-sato. Alice, nel libro, ricostruisceattraverso oggetti e documentiprivati, la sua vita. Il tempo pas-sato deve essere, quindi, sezio-nato, repertato, archiviato; un

archivio della memoria che di-venta pretesto per una autoana-lisi volta alla crescita interiore,come consapevolezza di sé. Lascrittura di Mariarosaria Mur-mura rispetta lo stile del memoir:

una scrittura intimista, essen-ziale, immediata, ma riuscendolo stesso ad abbandonarsi a mo-menti di un lirismo quasi gozza-niano, nel canto della bellezzadelle “piccole cose”.

Ho quasiquarant’anni

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L’ANGOLO DEL RICORDOdi Bruna Larosa ph Domenico Reitano

Medaglia d’oro al ricordoe una scultura a ReggioCalabria per ricordareMino Reitano perché lavoce e il cuore del ragaz-zo di Fiumara non smet-tano mai di far emozio-nare.

“Sono un’infinità i ricordi e glianeddoti a proposito di Mino”,con queste parole vellutate iniziala conversazione con DomenicoReitano, per tutti Mimmo,bassista e fratello del cantante,“solo per citare qualcosa che miviene in mente al momento: havenduto oltre 30 milioni di dischie ottenuto 10 dischi d’oro cheallora equivalevano ad 1 milionedi copie per brano”.

“Non solo un cantante dalla vocevibrante di sentimento, maanche un filantropo”, Mimmocontinua, “è stato ambasciatoreunico della Calabria nel mondo.Ha ottenuto la cittadinanzaonoraria per meriti umanitari aLos Aneles, Sidney, New York”.Nel 2009, alla mostraInternazionale della Filatelia diRoma, gli è stato dedicato unfrancobollo, un evento unico,

IIll bbeennee nnoonn ppaassssaa mmaaii

questo, nella storia per uncantante della musica leggera.La motivazione, poi, sublime:oltre l’artista L’Uomo”.

A cascata vengono fuori tantiricordi, tante soddisfazioni, tanteemozioni, Mimmo continuaancora: “Mino era sempresemplice, modesto: moltissimiignorano che sia stato insignitodi tanti riconoscimenti o cheabbia portato la sua voce e lamelodia italiana sul palco con ipiù grandi”. E prosegue nelricordo: “Mino ha cantato con iSilver negli anni 61 ad Amburgo ,poi tutti li hanno conosciuti comei Beatles. Ha cantato ancheinsieme a Frank Sinatra, fu suoospite per tre giorni, in occasionedel concerto di capodanno aMiami Beach e, invitato sulpalcoscenico dallo stessoSinatra, hanno eseguito insiemeMy Way”.

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L’ANGOLO DEL RICORDO

“Se dovessi definire MinoReitano non potrei che parlare diun artista di grande spessoremusicale. Ricordo che eradiplomato al Conservatorio exLiceo Musicale F. Cilea. Eramolto conosciuto e forse il piùamato ovunque nel mondo tra itanti milioni di Italiani”. Mimmocontinua a sciorinare i suoianeddoti, “fu anche finalista alPremio Bancarella nel ‘75 comeautore del libro : “Oh Salvatore“,insieme a prestigiosi scrittori. UnUomo, precisa, che ha dedicatotutto il suo patrimonio monetarioalla causa dei bambini malati,agli ospedali e alle comunità”.Soppesa un attimo le parole epoi Mimmo ammette: “una cosadi cui mai aveva parlato con

nessuno”. Ricorda anchequando all’indomani di unconcerto a Cosenza il giornodopo aveva voluto far visita aibambini malati di leucemia chevivevano in ospedale. Mimmoracconta: “rimase talmentestravolto, impressionato dallaloro tenerezza e sofferenza, cheha lasciato l’intero cachet adisposizione dell’Ospedaleperché venisse utilizzato per lenecessità del reparto”. “Cisarebbero tante e tante altrecose ancora” sorride Mimmo,“credo che il popolo calabresesia stato e possa essereorgoglioso dell’attenzione cheMino ha dimostrato per la suagente e per la sua terra, che maiha trascurato”.

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Lady Ciccone, reginaindiscussa della musicamondiale è nuovamente

pronta a sbaragliare le chartsmondiali! Dopo un periodo distasi artistica, Madonna (56anni) è tornata a far parlare disé. Il suo tredicesimo album instudio per Interscope Recordssi presenta come unamiscellanea di generi musicalidall' electro-pop all'house datwerking massiccio, con tintereggae e rock dissacrante,ballate e assoli al pianoforte daitoni romantici e sognanti. RebelHeart consta di collaborazionicon grandi nomi dell'universomusicale: da Avicii a NickyMinaj e ancora Diplo e AliciaKeys. Ma nonostante la suaautorevolezza in campomusicale, anche lei non puòdifendersi dagli hackers che

hanno svelato nel dicembre2014 le sue tracks e alcunidemo, prima dell'uscita del suonuovo lavoro, fissato per marzo2015. Un colpo basso che haportato la Regina ad accelerareil processo di promozione delsuddetto, regalando per Nataleai suoi fans sei tracks conannessa cover del cd.Madonna, l'indistruttibile perantonomasia e stakanovistaper indole, si presenta alpubblico come un'esperta diribellione etica ed estetica: il suovolto iconico in b/w vieneimbrigliato con fili di cuoio che larendono martire e santa dellaPop-music. Su instangram, ilsocial network preferito dallacantante, sono apparsi volti notiaggrovigliati con fili, propriocome lei: da Martin LutherKing, a Cristo fino a Nelson

Mandela e Lady Diana,innescando un putiferiomediatico non indifferente; il suointento, però, era solo quello difar battere all' unisono tutti i cuorifieri di esprimere se stessi fino infondo. Dagli anni OttantaMadonna è sulla cresta dell'ondae ancora riesce ad incantare conla sua voce e la sua abbagliantepresenza scenica. Forte eribelle, il suo cuore batte per isuoi fans e per la lotta ai dirittinegati; infatti il ruolo che più le siaddice è quello di paladina dellalibertà d'espressione e di ogniforma d'amore! Sicuramente i suoi testi nondenotano una profondità né unospessore intellettuale immane,ma anche se apparentementeMadonna è ancora etichettatacome la Material Girl dellamusica mondiale, il suo nome

L’ANGOLO DELLE TENDENZE

Madonna:tra cuore e ribellione

di Francesco Mazzei - Simply...a Rebel Heart

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che calca il mondo patinato dellospettacolo: ogni sua fatica sitrasforma in un Masterpiecedifficile da eguagliare. La forza ela costanza vengono semprepremiate e la sua lucky starcontinua incessantemente abrillare alta nel cielo, egenuflessa “like a prayer” èancora “live to tell”, ed ogni sua

apparizione diventa “Vogue”.Per i suoi fan, da lei appellatiMotherfuckers, è un “Ray ofLight”, un “Messiah” pronta a“Burning Up” come una moderna“Joan of Arc” urlando “Living forlove” e incessantementeproclama la sua sovranità: ”Veni,vidi, vici”... “BITCH, I'MMADONNA”!

L’ANGOLO DELLE TENDENZE

Image by Harpers Bazaar cover: Madonna dresses to Dare by Steven Klein

Image by http://popsoap.it

riecheggia nelle lotte contro leminoranze e gli abusi, sempre inprima linea per infrangere oltreche le barriere del suono, anchetabù e pregiudizi di sorta.Madgesty (così la chiamano isuoi collaboratori) è un demonemultiforme sin dalle sue origini,quando amava accostare tulle epizzi a crocifissi e bigiotteria amo’ armatura combattendo per lalibera espressione del sé. Il gossip la spoglia della suaaura, i critici la detronizzano adanziana soubrette, la chiesa lademonizza e le sue innumerevolirivali della pop-culture cercano discavalcarla, risultando sue copieconformi scadenti e riduttive,mentre i suoi innumerevoliamanti durano poco più di unbattito di ciglia, perché nessunopotrà essere il Signor Madonna!Siamo dinnanzi all' ultima Diva

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Terminata la carriera di giocatoreinizia quella di allenatore nel1947 come mister della Triestinache allena dal 1947 al 1950 enella stagione 1947/48 grazieall’introduzione del catenaccio. Ilcatenaccio è un modulo basatosu una difesa serrata e su velocicontropiedi, così la Triestinaarriva seconda in classifica dietroal Grande Torino. Dopo breviesperienze nel Treviso (1950-1953) e nuovamente nellaTriestina (1953/54), Rocco vieneingaggiato dal Padova doveallena per sei anni, dal 1954 al1961, approdando in serie A emantenendolo nelle zonemedio/alte della classifica finchénon lo conduce al terzo postofinale dietro Juventus eFiorentina nel 1957/58. Dopoaver condotto la NazionaleOlimpica al quarto posto deigiochi del 1960, nel 1961 Roccodiventa allenatore del Milan e, alprimo anno, centra subito loscudetto dopo una granderimonta sull’Inter di Herrera, inquesta stagione Rocco consacrail genio di Gianni Rivera allagiovane età di 19 anni. Vince ilcampionato con 53 punti inclassifica e stabilisce con il Milanil record di punti nel girone diritorno 31 punti su 34 disponibili.Nel 1962/63 porta il Milan a

Primo allenatore italiano adaver introdotto ilCatenaccio nel

campionato Italiano; primoallenatore nostrano ad aver vintoun trofeo internazionale (laCoppa Dei Campioni),protagonista negli anni 50/60 e70, ha fatto crescere moltegenerazioni di tifosi. NereoRocco nasce a Trieste il 20Maggio del 1912; da calciatorericopre il ruolo di mezzala egioca per le maglie di Triestina(dal 1930 al 1937), Napoli (dal1937 al 1940), Padova (dal 1942al 1943), e infine nella LibertasTrieste dove gioca nella stagione1946/47 e qui ricopre anche ilruolo di Allenatore/Giocatore. Intotale, in Serie A, Rocco gioca287 partite e segna 69 gol e inun’occasione indossa nel 1934 lamaglia azzurra dell’Italia in unapartita contro la Grecia.

L’ANGOLO DELLO SPORTdi Luca Meringolo Ph Wikipedia

vincere la sua prima Coppa deiCampioni (prima squadra italianaa tagliare questo storicotraguardo), nella finale contro ilBenfica dell’asso portogheseEusebio, per 2-1 grazie ai duegol di Altafini e alla genialità diRivera a centrocampo. Dopoquesta grande impresa Roccolascia il Milan e si accasa alTorino, dove per quattro stagioniricopre il ruolo di allenatore e nel1964/65 porta i Granata al terzoposto finale dietro Inter e Milan.Ritorna ad allenare i diavolirossoneri a partire dalla stagione1967/68: all’inizio i suoi acquisticome il portiere Fabio Cudicini,il difensore Saul Malatrasi el’attaccante svedese KurtHamrin vengono pesantementecriticati per via della loro età(rispettivamente 33 anni emezzo, e 35), e anche perchévengono considerati dallastampa e dagli addetti ai lavorigiocatori finiti. Con questaopportunità, però, gli stessi, nelcorso degli anni, si riprenderannouna bella rivincita e sarannoprotagonisti di grandi vittorie. Ilprimo anno grazie anche oltreche ai nuovi acquisti e allaconsacrazione di Gianni Rivera,capitano considerato da Roccocome un suo terzo figlio (celebriin questo senso sono i dibattiti

Rocco e Chiarug

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Nereo Rocco: il ParònKKLICHÈ

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L’ANGOLO DELLO SPORT

con il suo amico e giornalistaGianni Brera sul conto delnumero 10 rossonero) e dallagiovane punta Pierino Prati(capocannoniere di quelcampionato), il Milan vince ilcampionato con quattro giornatedi anticipo e vince anche laCoppa delle coppe control’Amburgo. La stagionesuccessiva Rocco portanuovamente la Coppa Campionia Milano grazie all’affermazione4-1 contro l’Ajax del giovaneCruijff. A dicembre di quell’annoc’è anche la vittoria della Coppaintercontinentale che laurea ilMilan Campione del mondo perla prima volta, successivamentenel 1972 e 1973, Rocco porta ilMilan alla conquista di 2 CoppeItalia (1972,1973) e di una coppadelle Coppe (1973). Lascia ilMilan nel 1974, e arriva adallenare la Fiorentina, ma nel

1977 regala al Milan l’ultimotrofeo della sua grande carriera,la coppa Italia contro l’Inter ediventa cosi l’Allenatorerossonero più vincente di tutti itempi (10 trofei) e con più

panchine (459). Il suo nomerimarrà sempre scolpito nei cuoridei tifosi e lui sarà per sempreuno dei tanti uomini di sportprotagonisti di un calcio che nonc’è più.

Targa commemorativa negli edifici adiacenti il VelodromoGiovanni Monti e lo Stadio Silvio Appiani di Padova.

Rocco con Helenio Herreraprima di un derby dellaMadonnina nella stagionedi Serie A 1967-1968

Nereo Rocco: il Paròn

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sembrava di essere in ungiardino di cristallo in cui ognimia parola, ogni passo oqualsiasi impercettibileespressione avrebbe potutocolpirla e rompere quellainsolita complicità che si eracreata. Quegli occhi scuri eprofondi non si chiudevano mai,neanche un battito di palpebre,come a voler essere vigile,attenta a qualsiasi dettaglio.Aveva una dolcezza noncomune e la sensibilità tipica dichi ha delle ferite aperte chesolo il tempo forse riuscirà alenire. Bevendo il suo caffè, miraccontava i dettagli di unastoria fatta di passaggi noti. Misembrava di riviverle quellesensazioni così forti e segnanti.E lei era ancora all’inizio di quelnuovo cammino, difficile,costellato da ostacoli a volteimprevedibili, che sembranoinsormontabili. Sapevoquant’era doloroso ricominciareuna nuova vita, dopo unprogetto di vita comuneirrimediabilmente naufragato inuna sterile quotidianità, perquesto sentivo le sue emozionidentro di me. Emozioni legatead un futuro incerto e adun’insicurezza dai colori scuri.Un po’ come quelli di un caffèalla nocciola.

Si rifletteva malinconicasul mare la luna quellanotte, delineando una

scia color ocra che si estendevasin quasi alla riva. Daspettatore privilegiato provavo acoglierne l’essenza, nei colori enel silenzio anormale di quellanotte di agosto dove il mondopareva si fosse fermato perammirare la sua bellezza. Era di un rosso freddo: unaluna ipnotica che suscitavapensieri e suggestioni emotivedifficili da contenere. E i miei pensieri, nelle confusesensazioni di quella notte,giravano intono a quegli occhiincontrati alcuni giorni prima,limpidi e grandi, vigili esensibili, intensi e profondi.Occhi scuri davanti a un caffèalla nocciola.Occhi che avevo ormaiimparato a riconoscere. Li

Caffè alla nocciolaincontri in quelle personespeciali a cui il destino hariservato aspre e inaspettatesorprese. Sono occhi pulitibagnati da lacrime soffocate einvisibili, occhi limpidi di chicerca sempre la verità. Occhiluminosi e grandi per cogliereogni sfumatura del mondo che licirconda. Non occhi tristi, maconsapevoli di doverricominciare con il sorriso e lafierezza di chi non si lascia maiandare. Era così lei quel giorno,fragile all’esterno maincredibilmente forte dentro,con la voce un po’ tremante adescrivere un vissuto difficile,ma con parole decise di chi nonvuole guardare indietro. E poic’era la paura di non sapere lecose giuste da fare, ma anche ilcoraggio di andare oltre eabbandonare quel tempo cosìdifficile. La ascoltavo e mi

L’ANGOLO DEL RACCONTOdi Maxmartin Ph piesse

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Intrinseche di valori eprincipi, le arti marzialitradizionali affondano

le radici nel mondo anti-co, giungendo a noi con-servando inalterati fascino,eleganza e bellezza. Lapratica del Wushu Kung

Fu cinese, del Karate,ma di qualsiasi al-

tra disciplinamarzialese scru-polosa-

mente trasmessa eappresa, dona be-nefici all'individuodal punto di vista

fisico e psicologico.Che si tratti di un bam-

bino, di un adulto o di unanziano, esse si adattanoperfettamente alle esi-genze della persona. In-

fondono sicurezza e consapevo-lezza di sé, e influiscono positiva-mente dal punto di vista fisico a li-vello cardiocircolatorio, ma do-nando ad esempio anche flessibi-lità, resistenza, forza e velocità alsistema neuromuscolare. Unasana pratica favorisce la socializ-zazione, l'esecuzione delle tecni-che contribuiscono il miglioramen-to del livello di attenzione e di

di Franco A. BilottaL’ANGOLO DELLE ARTI MARZIALI

PPeerrcchhèè pprraattiiccaarreeaarrttii mmaarrzziiaallii ttrraaddiizziioonnaallii??

concentrazione, quindi aspetti co-gnitivi di notevole rilevanza, mainfondono nel praticante anchequella volontà di autoperfeziona-mento che si ripercuote nella vitadi tutti i giorni, in ambito professio-nale, umano e scolastico; e rima-nendo in tema di istruzione, inCina il WuShu Kung Fu è parte in-tegrante dell'educazione fisicanelle scuole, affiancato ad altre di-scipline come, il basket e il nuoto.Una qualsiasi arte marziale tradi-zionale inizia e termina con il ri-

tuale del saluto nei confrontidell'insegnante,dei compagnie del luogo dipratica. Esse

sono impregnatedi filosofia, storia,arte e spiritualità.Antichi volumi ci-nesi come L'artedella guerra di

Sun Tzu, il Tao TehChing e l' I Ching,sono diventati dei rife-

rimenti per chi desidera vincereuna delle battaglie più complicateche un individuo possa affrontare,ossia contro sé stessi, padroneg-giando con una saggezza antica,che affonda le proprie radici nelmito, situazioni di vita quotidiana.

Un ampio ventaglio di opportunitàquindi, per chi siavvicina a questediscipline. Arte inmovimento, un toccasa-na per la salute dell'indi-viduo e la capacità di“scaraventare” il praticanteall'interno di un “universoparallelo”, a volte così di-verso da noi, ma riccodi cultura e tradi-zioni dal valoreinestimabile.

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Salita su Monte Curcio, con le ciaspole, dal Rifugio al Tasso

L’ANGOLO DELL’AVVENTURAdi Bruno Pileggi*

* Poeta e scrittore contemporaneoSue opere: Emozioni, Le stagioni del bosco, Vagando

Il Monte Curcio (1768 m) èuna montagna della SilaGrande, una delle più note

nell’ambito del turismo montanodell’Italia Meridionale. Infatti,ogni anno, la cima vien raggiunta

da migliaia di sciatori provenientida tutto il Mezzogiorno, cherimontano la sommità medianteuna comoda cabinovia, capacedi far arrivare in quota in tempibrevi, nel sito in cui un

coreografico belvedere a 360° siallarga in ogni direzione: neigiorni dal limpido ciel si scorge ilPollino, l’Orsomarso, i due mari,Jonio e Tirreno, il lontanoAspromonte e il vulcano Etna. Inquesta sede si vuol proporreun’alternativa rispetto all’usualeimpianto di risalita: un tragittoescursionistico, con avviosempre dalla base delle piste diCamigliatello, insito nel di dentrodi bei boschi: pinete di pinolaricio (Pinus nigra laricio) esoprattutto faggete (Fagusselvatica) con qualche abetebianco (Abies alba).Monte Curcio non solo sci, maanche escursionismo, che ininverno significa ciaspolate inuna cornice incantevole fatta diselve innevate, nel luogo in cui ilgelo rallenta e racchiude nellasua mano di pietra tutto ciò chesi muove e genera vita. Leciaspole o racchette da nevesono uno strumento checonsente di spostarsiagevolmente a piedi sulla nevefresca poiché aumenta lasuperficie calpestata e quindianche il ‘galleggiamento.La prima che si lasciaipnotizzare dal grande freddo èl’acqua, con i torrenti minori chesembrano scomparirenell’imponente coltre bianca.Solo la brezza gelida si da vocelungo i boschi silani avvolti dibianco, e incedere in un taleambiente, in queste condizioni,può rivelarsi un’esperienza moltoremunerativa e sublime.

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MARZO/APRILE 2015 L’ANGOLO DELL’AVVENTURA

Descrizione del percorso.Portarsi alla base delle piste dasci e procedere lungo la sterratache va a destra della pista rossa,nel punto in cui le acque delfiume vengono intubate. Pocosopra vi è un bivio, dove bisognaincedere a sinistra (si tratta delSentiero Italia). La via segue iltorrente lungo la sinistraidrografica. Dopo circa un km siprocede lungo la sponda di

destra. Al quadrivio prendere lavia centrale e ci si inoltra in unaradura contornata da un boscomisto di faggio e pino laricio, finoa che la stradina si immergecompletamente nella faggeta,con qualche conifera isolata. Albivio andare diritto, tralasciandola deviazione a sinistra adangolo acuto. Si scendelievemente e sulla destra apparein tutta la sua imponenza unvecchio e slanciato pino lariciodalla forma bizzarra. Pedinare lavia principale fino ad incrociarela “Strada delle vette”, che nellastagione invernale rappresentauna delle vie più belle d’Italia perquanto concerne lo sci di fondo,nei pressi di un’ampia radura.Procedere a sinistra. Seguire lastrada fino a un’altra prateria.

Scheda tecnica escursione

Partenza:Rifugio Tasso - Base piste dasci di Camigliatello Silano(1380 m).

Arrivo:cima Monte Curcio (1768 m).

Dislivello in salita soloandata:400 m circa

Tempi di percorrenza A/R:5.00 ore (7 ore con la neve)

Grado di difficoltà: E(escursionistico – mediedifficoltà)

Avvicinamento in auto.Da Cosenza prendere la SS107 Silana-Crotonese e uscirea Moccone. Proseguire insalita in direzione degliimpianti di risalita. Lasciarel’auto al parcheggio di fronte alRifugio Tasso e degli impianti.

Contatti:Bruno [email protected]. 339.2143646

PROSSIMA TAPPA:Ascensione sulla SerraDolcedorme, la vettapiù alta della Calabria,dal Colle Impiso

Incamminarsi a sinistra dellapista principale e perseguire ilcrinale senza alberi che vien difronte. Nel giro di pochi minuti siperviene la cima di MonteCurcio, da dove, come già detto,si può ammirare una grandiosavista. Si consiglia di proseguire ancoraper un po’ lungo la carrozzabiledelle vette, dove, nel giro diesigui minuti, si guinge nelmagico pianoro di Macchiasacra.

Ingredienti per 4 persone:• riso carnaroli 320 g• carciofi freschi 160 g• olio evo q.b.• brodo vegetale q.b. (sedano, carota e cipolla, sale)• bottarga di tonno 20 g• sale q.b.• pepe nero macinato q.b.

Procedimento: preparare e far bollire il brodovegetale;Crema di carciofi: pulire e tagliare finemente icarciofi per poi scottarli per qualche secondo,frullare con olio evo e un pizzico di sale.Risotto: tostare il riso in un filo di olio evo, e farcuocere a fior di riso con il brodo.A cottura quasi ultimata aggiungere la crema dicarciofi un pizzico di pepe nero e mantecare. Comporreil piatto a piacimento con la spolverata di bottarga di tonno.

L’ANGOLO DEL PANE E DEL VINOdi Giuseppe Pellegrino*

Il carciofo è una piantaerbacea perenne, alta fino a1,5 metri, tipica degli ambienti

mediterranei. Il suo ciclo naturaledi vita va dall’autunno allaprimavera: alle prime pioggeautunnali le gemme del rizoma sirisvegliano ed emettono nuovigetti. I primi capolini sonoemessi verso la fine dell’inverno,a partire dal mese di febbraio. Intarda primavera la pianta va inriposo con il disseccamento ditutta la parte aerea. Nelle zonepiù calde delle regionimediterranee il carciofo vienecoltivato con una tecnica diforzatura che ha lo scopo dianticipare al periodo autunnalela produzione di capolini. Latecnica consiste nel forzare il

risveglio nel corso dell’estate: dairizomi di una coltura precedentesi prelevano le gemme, detteovuli, e dopo una fase di pre-germogliamento sono messi adimora dalla seconda metà digiugno in poi, facendo seguireun’irrigazione copiosa. In questomodo l’attività vegetativa hainizio in piena estate, condifferenziazione a fiore nel mesedi settembre e produzione deicapolini di primo taglio nei mesidi ottobre e novembre. Dal puntodi vista nutrizionale, dopo ilcontenuto di acqua, ilcomponente principale deicarciofi sono i carboidrati, tra iquali si distinguono l’inulina e lefibre. I minerali principali sono ilsodio, il potassio, il fosforo e il

DifficoltàTempo

* Chef riconosciuto e tesserato F.I.C. federazione italiana cuochi, riconosciuto e tesserato A.P.C.I. ass. prof. cuochi italiani

Carciofi:proprietà, benefici e usi

calcio. Tra le vitamine prevale lapresenza di B1, B3 e piccolequantità di vitamina C. Comesappiamo i cibi possono essereutili per disintossicarel’organismo e ripulirlo anchedal colesterolo. In particolare, icarciofi sono tra gli ortaggi-cibi piùefficaci per le loro proprietàdepurative, diuretiche,antiossidanti, anti trigliceridi eanti colesterolo LDL (quello“cattivo”), mentre aumenta quelloHDL (“buono” perché favoriscel’eliminazione di quello cattivo). Aciò si aggiunga una generaleazione protettiva e stimolante delfegato. Affinché mantengano leloro proprietà benefiche, i carciofi,come alimento vanno mangiati egustati preferibilmente crudi.

RISOTTO CON CREMA DI CARCIOFI E BOTTARGA DI TONNO

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L’ANGOLO DELLE RICETTE DI NONNA ELISAa cura di Elisa Muglia

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Antipasto di pesceINVOLTINI DI TONNOALLA CALABRESE

Ingredienti per 4 persone• Tonno fresco 8 fette• Latte q.b. • 1 manciata Mollica di pane• 1 manciata Prezzemolo tritato• 1 spicchio Aglio• Uova 2 • 1 cucchiaio Pecorino grattugiato• 4 cucchiai Olio• 1 piccola Cipolla tritata• Pomodori pelati 300 g • Sale q.b. • Pepe q.b

ProcedimentoAmmollate nel latte la mollica di pane sbriciolata, strizzatela e mettetela in una terrina con i grammi di 100di tonno tritato, il prezzemolo con l'aglio, l'uovo sodo, quello fresco, il pecorino, sale, pepe. Amalgamatebene il tutto, spalmate questo composto sulle fette di pesce, arrotolatele e fissatele a due a due in stec-chini di legno. In un tegame imbiondite nell'olio la cipolla, unite i pomodori, salate e pepate; al primo bol-lore mettete gli involtini e cuoceteli a fuoco basso una decina di minuti per parte. Serviteli subito accom-pagnati da un'insalatina di contorno.

Secondo piatto

Ingredienti per 4 persone

• 4/5 cucchiai di olio extravergine d'oliva• 4 broccoli• 4 pezzi di salsiccia calabrese dolce o piccante• 1 spicchio d'aglio• 1 peperoncino piccante

ProcedimentoSbollentare i broccoli in acqua salata e scolarli. In una padella far soffriggere nell'olio uno spicchio d'aglio elevarlo appena dorato, aggiungere la salsiccia divisa in otto pezzetti, un peperoncino piccante, versarvi poi ibroccoli sbollentati e far cuocere per un pò rigirando ed amalgamando bene il tutto. Servire nei piatti

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DifficoltàTempo

BROCCOLI DI RAPA E SALSICCIAALLA CALABRESE

Le ricette di questo numero sono di Andrea Fabiani a cui vanno i nostri ringraziamenti

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Ingredienti • 600 g di farina• 500 ml di acqua• 20 ml di olio extravergine di oliva• 3 foglie di alloro• un pizzico di sale• olio d'oliva per friggere• zucchero semolato q.b.• cannella - miele - mosto cotto (facoltativo)

ProcedimentoIn una pentola dai bordi alti aggiungete l'acqua, l'olio,il sale e le foglie di alloro. Non appena l'acqua pren-de il bollore eliminate le foglie di alloro e versate a piog-gia la farina. Fate amalgamare bene e lavorate fino aquando il composto si staccherà dalla pentola. Deveavere la consistenza dell'impasto dei bignè. Per la riu-scita è buona regola far asciugare bene il composto al-trimenti quando andrete a friggere potrebbero scop-piettare. Versate il composto sulla spianatoia e lavo-rate, ancora bollente, per qualche minuto. Dividete l'im-pasto in più parti, prelevate un pezzetto per volta e for-mate dei filoncini e poi date la forma dell'otto o dei ta-ralli. Continuate fino ad esaurimento impasto e manmano sistemate su un canavaccio pulito. Ponete sulfuoco una padella con dentro abbondante olio e unavolta bollente friggete man mano le vostre scoratedd.Scolate e lasciate asciugare su carta assorbente perqualche minuto. Sistemate in un piatto dello zucche-ro semolato e cospargete avendo cura di farlo aderi-re da tutti i lati. Servite immediatamente, possono es-sere serviti anche con il miele o mosto cotto.

L’ANGOLO DELLE RICETTE DI NONNA ELISA

DolceSCORATELLI

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Panificio Chicco dʼOro

Dolce tipico di Rossano Calabro (CS)

di Carmela Pellegrino

Via Piretto - Lattarico (CS)Tel. 334.3765478 - 360.619423

IL BUON PANE DI UNA VOLTAA LIEVITAZIONE NATURALE

• Panetteria • Biscottificio• Prodotti artigianali da forno

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Nella fotoMetro Mosca - Master classsulla cucina creativa

* Lo chef calabrese Luigi Ferraroda alcuni anni dirige la cucina diuno dei più importanti ristoranti diMosca, il Café Calvados

L’ANGOLO DELLO CHEF DI CASA NOSTRAdi Gigi Ferraro*

Igamberi sono dei crostaceicon una lunghezza compresa,normalmente, tra i 7 ed i 20

centimetri ricoperti da unacorazza non troppo robusta edivisa in due parti: quellaanteriore che comprende gliorgani di senso, le antennefiliformi, e quella posteriorecomposta da sei segmenti cheterminano con una coda fatta aventaglio che consente loro ilclassico movimentoall’indietro. In Italia i gamberipiù comuni sono quelli rossi chesi trovano nel Mediterraneo:Sicilia, Mar Ligure e inSardegna. Tuttavia, sarà spessocapitato di trovare in commerciosia gamberi grigi che quelli divarietà rosata.Per la ricetta che segue ciserviremo di gamberi di fiumeche vivono nelle acque dolci.

Questa varietà appartiene allafamiglia degli astici e hanno unaspetto molto simile allearagoste. Variano dai 2 ai 20 cme hanno le zampe fornite dichele, due di dimensioni ridotte ealtre due più grosse cheutilizzano per cacciare le loroprede e per scavare gallerie.Dal punto di vista nutrizionale igamberi sono un ottimo alimentovisto che freschi apportano circa70 calorie per 100 grammi esono ricchi di proteine epochissimi grassi. Contengonomolto potassio e fosforo oltreche numerose vitamine delcomplesso A, B e D, inoltre ilgambero ha un contenutolimitato di colesterolo.Come per tutti i pesci e per glialimenti in generale è necessarioprestare particolare attenzioneal momento dell’acquisto: in

questo caso la parte piùinteressante deve essere lacorazza, che non deve presentaremacchie scure e non si deveseparare con eccessiva facilitàdalla carne, ciò, infatti,indicherebbe che il prodotto non èmolto fresco; segno positivo saràinvece la rigidezza.Naturalmente, poi, un segnaleimportante sarà l’odore naturale:se il gambero è fresco ha unodore molto delicato, evitatequindi di acquistare gamberi cheodorino di ammoniaca.Una volta acquistati vannoconsumati il prima possibile, almassimo e per non più di ungiorno, li si può conservare infrigorifero chiusi in sacchettialimentari o ben coperti conpellicola alimentare. Se poi li sivuole avere sempre a portata dimano, in alternativa li si puòcongelare, accertandosi dirimuovere più aria possibile primadi chiudere il sacchetto.I gamberi sono ottimi perqualsiasi tipo di pietanza che siaantipasto, primo o secondo equesto grazie alle loro carni che siprestano a tutti i tipi di cottura, macome per tutti i crostacei occorreavere presente che la cotturadeve essere abbastanza breveper non rendere le carni insaporie gommose.

gamberi, che passione in cucina!

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L’ANGOLO DELLO CHEF DI CASA NOSTRA

Per la farcia

• 100 g gamberi di fiumi (puliti)• 100 g burrata • 200 g zucchine • 1 g timo • 0,2 g aglio • 10 g olio extravergine• q.b. sale e pepe

Tritare tutti gli ingredienti a crudoed amalgamarli fino ad ottenere uncomposto omogeneo, regolare disale e pepe e farcire i cannelloni,cuocere in forno a vapore per circa6 minuti.

Per la salsa di zucchina

• 80 g zucchine• 25 g scalogno• 10 g olio extravergine• 1 g basilico • 0,5 timo• 100 g brodo vegetale• q.b. sale e pepe

Far rosolare lo scalogno con l’olio, poiversare le zucchine tagliate a pezzi efar dorare, aggiungere timo, basilico ecoprire con il brodo, far cuocere eregolare di sale e pepe. A fine cotturafrullare e filtrare.

La ricetta del mese Ingredienti per 4 persone

Per la sfoglia

• 100 g semola• 100 g farina 00• 4 tuorli d’uovo• 5 g olio extravergine • q.b. sale

Impastare il tutto e far riposareper circa 30 minuti sottovuoto,dopo stendere la pasta eformare dei rettangoli daarrotolare come cannelloni.

Per i pomodorini e scalogni

• 100 g pomodorini rossi• 100 g pomodorini gialli• 2 g timo • 1 g aglio • 10 g olio extravergine• 2 g zucchero a velo• 1 g buccia di arancia• 200 g scalogni • 20 g miele• q.b. sale e pepe

Tagliare i pomodorini a metà econdirli con sale,pepe, timo,zucchero a velo, buccia diarancia, aglio ed un filo diolio extravergine,cuocere in forno a90°C. per circa treore.A parte farscaldare unpadella eversare il mielepoi aggiungeregli scalogni tagliatia quattro pezzi efar caramellare.

Per la composizione

Versare la salsa di zucchine alla base del piatto, al centro del piatto ada-giare il cannolo di pasta all’uovo e completare con un gambero di fiume scot-tato, pomodorini, scalogni caramellati, balsamico ridotto, germogli ed un filodi olio extravergine.

Cannolo di pasta all’uovozucchine, burrata e gambero di fiume

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L’ANGOLO DELLA MEDICINA

Curare il nostro corpo e fareattenzione ai segnali checi manda non è solo un

modo per conoscersi meglio: èanche e soprattutto unostrumento per prevenire moltepatologie che possonorappresentare una seria minacciaalla nostra salute. Per quantoriguarda poi le malattiecardiovascolari - le più diffuse nelmondo occidentale - il capitolo‘prevenzione’ sembra essereparticolarmente importante. Èstato infatti calcolato che in Italial’applicazione rigorosa di misurepreventive potrebbe evitare fino a20000/25000 morti ogni anno. Èun dato che fa riflettere e riportachiaramente e forse anchedrammaticamente l’attenzionesull’entità del problema. Cometutelare dunque, e il più a lungopossibile, questo nostro preziososistema cardiocircolatorio? Con lavera prevenzione primaria, quellacioè che passa prima di tuttoattraverso lo stile di vita: abitudini,dieta, attività fisica e controllitramite i quali l’individuo si facarico, in prima persona, dellapropria salute e con una costantee corretta attività di riabilitazione.PREVENZIONE PRIMARIAPeriodicamente è consigliabile

superati i 40 anni, soprattuttoquando si sa di avere tra i familiaripersone malate di cuore oquando si avvertono dolori,affanno o tachicardie, effettuarealcuni esami di controllo che ilproprio medico curante sarà ingrado di prescrivere. Un check-upa scadenze regolari puòpermettere di scoprireprecocemente qualche piccoladisfunzione che può esserecorretta, oppure può far sì chevengano evitati problemi futuri.Tra le malattie che possonoessere in qualche misura previste,evitate o comunque limitate,spicca l’infarto.

RIABILITAZIONEVa subito detto che l’esperienzadiretta di una malattia come l’In-farto Miocardico Acuto (IMA), èuno degli eventi più impegnativiche una persona possa sperimen-tare oggi; sia dal punto di vista fi-sico sia, soprattutto, dal punto divista psicologico. Il tutto per unacoincidenza di pensieri e eventicontemporanei: l’intensità del sin-tomo “dolore”, l’attivazione frene-tica e preoccupata di coloro cheintervengono in soccorso, la sen-sazione di “morte imminente”,l’angoscia del “dopo” con le pro-blematiche della ripresa di unavita possibilmente “normale”.Questi sono solo alcuni dei ricordiche caratterizzano le angoscioseprime ore dell’infarto in modo in-delebile. In effetti, non si può ne-gare che nella propria esistenzaqualcosa cambia radicalmentedopo un infarto miocardico acuto.È necessario, però, raggiungerela consapevolezza che il cambia-

di FT Antonella Candida - Docente STUDIOGEST- Ph studiogest

mento richiesto sarà sostanzial-mente migliorativo, che l’evento“malattia” sarà un punto di par-tenza e non di arrivo, proiettatoverso una completa ripresa. Laguarigione sarà tanto più defini-tiva quanto più si riuscirà a met-tere in atto quei provvedimenti, inapparenza semplici, ma in praticadipendenti da un rilevante impe-gno personale. Un impegno cheinizia combattendo la tendenzanaturale della malattia alla reci-diva, permettendo una piena ri-presa e una vita soddisfacente.Riassumendo, i principali fattori dirischio di malattie cardiovascolarisono legati principalmente a stili divita non adeguati. L’adozione diuno stile di vita salutare è fonda-mentale per contrastare tali malat-tie e mantenere in buona salute ilcuore.Alcune semplici regole:• Stop al fumo• Peso sotto controllo• Occhio alla tensione• Sale al minimo• Vegetali a go-go• Movimento intelligente

La prevenzione può limitare il rischio di infarto

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MARZO/APRILE 2015L’ANGOLO DELLA MEDICINA NATURALEdi Cristina Gennaro* Ph www.latin-wife.com

Fin dalla nascita il corpoumano è in perfettasimbiosi con un universo di

microorganismi, tra cui virus,batteri e funghi. Essi vivono nellanostra cavità orale, nelle gengive,nella gola, nei polmoni,nell'intestino e nei nostri organigenitali. Alcuni di essi sono utili,altri dannosi e tutti in delicatoequilibrio tra loro. Un ruolo chiaveè svolto dal nostro sistemaimmunitario che permette laproliferazione dei microrganismiutili e blocca quelli dannosi. Imicrorganismi utili necessitano dideterminate condizioni di crescitaper potersi riprodurre, se ciò nonavviene quelli nocivi, presenti in

piccole colonie all'interno delnostro organismo, comel'escherichia colii nell'intestino ola candida albicans, possonoprendere il sopravvento eriprodursi fino a diventare unserio problema per la nostrasalute. In natura esistono estrattidi piante che riescono a ristabilirele suddette condizioni di equilibrionecessarie al nostro organismo,in quanto contengono sostanzeche evitano la proliferazione diagenti nocivi. Prendiamo qui inconsiderazione l'olio essenzialedi Manuka che si ottiene peridrodistillazione di foglie eramoscelli. La Manuka è unarbusto appartenente alla

famiglia delle mitraceae, diffusonella parte settentrionale dellaNuova Zelanda. Manuka è il nomemaori usato in Australia perindicare questa pianta, il cui nomelatino è Leptospermumscoparium. L’olio estratto dallaManuka non è tossico, ma cometutti gli oli essenziali va usato concautela. Studi hanno dimostratoche, grazie alle componentiinterne, il leptospermum svolgediverse attività:• antinfiammatorie;• antisettiche;• antimicotiche;• antivirali (herpes simplex ezoster);• rigeneranti;• antibiotiche;• germicide;• immunostimolanti.L’attività battericida e fungicida(cistiti, vaginiti, candida) risultafino a 30 volte superiore a quelladel più noto olio essenziale di TeaTree (Melaleuca). Nella vitaquotidiana quest’olio si presta adiversi utilizzi:• diluito in acqua e nebulizzato supiante e animali allontana gliinsetti;• aggiungendo 5-10 gocceall’acqua dell’ultimo risciacquo inlavatrice diventa un ottimodisinfettante per il bucato;• utilizzato puro in un batuffolo dicotone nelle scarpe combatte ilcattivo odore e i funghi; • può rendere una superficiebatteriologicamente pura;• puro sui brufoli consente unaveloce cicatrizzazione;• per disinfettare frutta e verdura indiluizione all’1% in acqua. Perqualsiasi altro utilizzo chiedeteall’erborista o farmacista di fiducia.

*Erborista

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MARZO/APRILE 2015 L’ANGOLO DEL RICORDO

Ha fatto molto clamore, e aragione, la solidarietàdimostrata dagli studenti

che nel 1966 si sono mobilitati aFirenze e, indossati gli stivali,hanno lottato con la sabbiacontro il fango per aiutare lapopolazione provata. Un gesto eun sentimento praticamenteuguale a quello di un’altrainondazione avvenutageograficamente molto piùvicina a noi. È nelle tragedie chespesso emerge l’umanità piùvera. In Toscana come inCalabria è stato uno stato diallerta ad aver messo in luce lostesso sentimento e valore: lasolidarietà e la voglia di aiutare ilprossimo. È il dicembre del 1972e in pochi giorni si concentranodelle precipitazioni pari alla

quantità di acqua chegeneralmente la Calabriaraccoglie in un anno. Vengonoprovocati dei veri e propridisastri, soprattutto sulla fasciajonica. Il torrente Sant’Agatainvade Reggio, autostrada,statale 106 e snodo ferroviariosubiscono ingenti danniprovocando il totale blocco dellecomunicazioni da una provinciaall’altra. Bovalino e Carerivengono sgombrate, tutte lezone interne sono a rischiofrane… Insomma, l’ottanta percento del territorio calabrese èfortemente provato da questaincontrollabile situazioneatmosferica che, alla fine,causerà venti vittime traCalabria e Sicilia,diciassettemila case rese

inagibili o divelte e cinquantamilasenzatetto. Sarà in questocontesto che il primo rettoredell’Unical, Beniamino Andreatta,porterà docenti e studentipraticamente sul posto a strettocontatto con le difficoltà.Un’immagine che allontanal’università dall’ideologia di postodi élite e la porta a contatto conle persone, con la realtà, con lavita. Studiare non è qualcosa ditrascendentale: esiste la teoriaperché c’è la pratica e sporcarsile mani è certo più nobile delrimanere indifferenti difronteall’umana sofferenza.Probabilmente non può esserciinsegnamento più alto se nonquello di un maestro che guidagli altri nel tendere la mano alprossimo.

di Redazione ph Piesse

L’alluvione del 1972/1973 in Calabria

L’ANGOLO DEL TURISTA

La località su cui sorgeBadolato è rialzata e ciòpermette al paese di

dominare il torrente Gallipari etutta la vallata circostante.L’asprezza delle montagne e labellezza della naturacaratterizzano il belvedere diquesta località che porta versol’altopiano delle Serre. Più didieci sono le teorie, alcune dellequali anonime, anche seaccreditate, che vogliono dareun’origine al nome del borgo,nonostante ciò e diversamenteda tante altre realtà, Badolato hauna nascita certa e la si deve aRoberto il Guiscardo, duca diCalabria, che nel 1080 decise di

BADOLATOreligione e leggenda

di Bruna Larosa Ph Eugenio SciammarellaKKLICHÈ

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L’ANGOLO DEL TURISTA

far sorgere un “pacifico borgo”.Badolato sorse, quindi, deditoalle attività difensive e, infatti, ilsuo castello fungeva da luogo diavvistamento, cosa che sidesume dalla caratteristica torree dalle mura difensive cheavvolgono il paese. Gli attacchidei turchi e dei saracenimettevano costantemente allaprova gli insediamenti abitativi efu così per tutto l’Alto Medioevo.Anche per questo, oltre che perl’inclemenza degli agentiatmosferici e per l’incalzare dellamodernità, poco o nulla ci èpervenuto delle fortificazionioriginali che caratterizzavano ilBorgo. Alla luce di ciò diventa

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una forte testimonianza lastruttura stessa in cui si articolaBadolato, fatta di piccole stradeche si incrociano e che, vistedall’alto, vanno a formare unasorta di ragnatela il cui puntofocale fa convergere tuttosull’altura. Al nome di Badolatofa eco una leggenda bizzarra eal tempo stesso intrigante.Chiunque sia di quei luoghi o liabbia visitati saprà che sonocaratterizzati da enormi massi di

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granito diffusi in ordine sparsoun po’ da per tutto lungo lamontagna e verso il mare, dovec’è una vera e propria scoglieragranitica. La leggenda vuole cheBadolato fosse abitato da gigantie che questi, ogni solstizio e ogniequinozio, gareggiassero tra loroper decretare chi fosse il piùforte. Allo stesso modo anche trale donne veniva decretata la piùbella e, proprio per conquistare ilsuo cuore, gli uomini si

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misuravano nel lancio di massi.Colui che riusciva a scagliare ilmasso di granito più lontano nelmare, aveva diritto alla manodella più bella. Proprio daBadolato la gara dei massirotolanti venne poi diffusa in tuttele comunità di giganti, ovunqueesse fossero stanziate. Dallaleggenda alla storia, sappiamoche diverse furono le casate cheanimarono il Borgo: dalla piùrecente dei Gallelli, ai Pinelli, daiPignatelli ai Raveschieri, fino adarrivare dai Toraldo ai Ruffo nel1506. La famiglia dei Gallellivisse in una villa in stileneogotico nella tenuta di PietraNera, edificio ancora oggiesistente e animato da unastoria molto suggestiva: in molti

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sono pronti a giurare che lestanze della casa disabitataimprovvisamente si illuminino eche uno strano e intensissimovento nasca dal pozzo e avvolgatutto. In molti credono chel’edificio sia abitato dal fantasmadel barone don Giuseppe Gallelliche, a cavallo del suopurosangue preferito, torna nellasua dimora terrena. Tornandoalla storia, Badolato era moltoconosciuta anche in luoghi piùlontani per via dellefrequentazioni religiose diBasiliani, Francescani eDomenicani che costituirononumerose confraternite per lequali nei secoli passati venneroedificate chiese dalle bellezzecaratteristiche e straordinarie.

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Da visitare a Badolato:• il Monastero oggi chiamatochiesa di San Domenico • il Convento degli Angeli oggiMondo X • il Santuario Basilianooggi chiamato chiesa dellaMadonna della Salute • la chiesadella Nunziata • la chiesaMatrice o del SS. Salvatore, untempo chiesa di tutti i Santi • la chiesa di Santa Maria • la chiesa di San Nicola • la chiesa dell’Immacolata,assisa ai piedi del Borgo • la chiesa della provvidenza

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• la chiesa di Santa Caterina • la chiesa di San Rocco • la chiesa del Carmine

Numeri di pubblica utilità:• Centralino 0967 85000• Fax 0967 85060• Polizia Municipale 0967 814217• Guardia Medica 0967 85010• Carabinieri 0967 814001

• IndirizzoComune di BadolatoCorso Umberto I, 19288060 Badolato (CZ)

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DAVOLIarte, leggenda e poesia

Nel VII secolo a.C. icolonizzatori greciarrivarono a Davoli, quella

che oggi è una graziosa realtàdella provincia di Catanzaro.Furono loro che, per ricordare lacittà da cui partivano, Daulia,imposero a questo luogo il nomedi Daulis, poi divenuto Davoli.Dal punto di vista naturalisticol’abitato sorge nella zona nord-orientale del monte Trematerra,in quella che viene definita l’altavalle del torrente Pegade. Iltrascorrere del tempo vieneraccontato dall’architettura cheoggi è uno dei punti di forza delborgo, in particolare sono i portaligli elementi in grado di

L’ANGOLO DEL TURISTAdi Bruna Larosa Ph Eugenio Sciammarella

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raccontare la storia delle famigliee della cittadina. Ben ventinoveportali sono quelli censitiall’interno del centro storico,alcuni tra questi per fattezzericordano altre testimonianze dipietra presenti in realtà limitrofe.Come ogni paese che si rispettianche Davoli ha il suo bagagliodi miti, di leggende e di tradizioni,testimonianze di un tempo chesembra lontano e, invece, èmolto vicino. Una delle storie chela riguarda ha come protagonistauna bellissima fanciulla di nomeSavina alla quale venne intitolatoil pianoro dove si iniziarono acostruire le prime abitazioni evenne innalzato un tempietto in

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onore di Sant’Angelo. Ancoraoggi nelle vicinanze dei ruderi diquesta struttura si trova la Fonteda Savina. Si narra che la prodefanciulla intorno all’anno 1000avesse guidato i superstiti di uneccidio saraceno verso il monte elì avessero continuato a vivereprima di iniziare a costruire e adare effettivamente vita al nuovoaggregato umano di Davoli.L’abbondanza di acque dolci hareso questo luogo fertile e adattoalla vita agreste, molti erano imestieri presenti e per i quali ilpaese era famoso anche nelcircondario. Oltre agli allevamentidi bovini e ovini, si contavanodiverse attività artigianali: sette

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mulini, cinque forgie, laproduzione di vini e oli di ottimascelta. Gli abitanti di Davolifondavano la propria economiasulla lavorazione del legno e delcarbone, sui prodotti caseari e,nella zona più vicina al mare,sull’allevamento del baco daseta. Proprio alla produzionedella seta si deve il sorriso dimolte donne che nel loro corredonuziale potevano far foggio diveri e propri tesori ricamati. Daarti delicate a quelle più dure:Davoli fu famosa per la miniera diquarzo e caolino, estratti nellazona del Trono e inviati a Napolie Firenze per la lavorazione etrasformazione in ceramiche emateriale ottico. C’è ancoratestimonianza di tanta operositàed infatti, proprio sul territorio diDavoli, costudita da alberi dicastagne e da querce, èpresente una struttura, vitale unavolta per l’economia di un paesee, oggi, testimonianza di vitatrascorsa e di poesia: un mulinoad acqua. Il fascino dellalaboriosità assale i visitatori chepossono ammirare le antichemacine del mulino in funzione.Gli ingranaggi, logorati ma nonsopraffatti dall’utilizzo,continuano a funzionare e, graziealla forza dell’acqua, trasformanoil grano in farina. Le macine sonoin pietra, gli altri pochi ingranaggiin legno, la passione del mugnaioè quella che gli deriva dalla suagenealogia, così nella semplicità,Davoli fa rivivere la suggestionedel tempo che passa.

Nelle foto:a pagina 50 in altoChiesa di Santa Barbara in basso Panorama del paesea pagina 52 in altoSantuario Madonna della Misericordiain bassointerno della Chiesa di Santa Barbarain questa pagina antico portone

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Una presenza dei Templarinascosta a Monasterace?

Équesta una delle leggendeche più spesso ritornanonel racconto della storia

della città e dei suoi monumenti,indissolubilmente legata allabattaglia, forse combattuta inagro stilese, del 13 luglio 982d.C. quando l’esercito cristianocomposto da cavalieri teutonici eguidato da Ottone II di Sassonia,imperatore del Sacro RomanoImpero calato in Italia perannettersi i territori bizantini,viene sconfitto a nei pressi diuna fiumara dall’esercitosaraceno dell’emiro Al-Qasim diPalermo che muore durante ilcombattimento. Tuttavia, dopo laprima Crociata (1096), molti

L’ANGOLO DEL TURISTAdi Elia Fiorenza Ph Eugenio Sciammarella

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semplicemente Templari. Ma ilvero compito di questi nobiliuomini andava ben oltre laprotezione dei pellegrini europeigiunti in Terra Santa, essi infattisi dedicarono alla ricerca deitesori del Tempio diGerusalemme, reliquie dai poteriimmensi, andate perdute nelcorso dei secoli. E’ in questomodo che i Templari entrarono inpossesso di oggetti e documenti

importanti, che si impegnarono acustodire e tramandare insegreto. La leggenda raccontache i Templari nascosero partidei loro tesori in vari luoghisegreti, alcuni dei quali sitrovano in Italia. E proprio aMonasterace e nella Locride,diverse sarebbero le tracce delpassaggio e della presenza deiTemplari. Nel trattato delSeicento “della Calabria

cavalieri tornarono in Europa,lasciando la Terra Santa nellemani degli infedeli. Nel 1099 Ugodi Payns, originario dellacittadina francese diChampagne, insieme al suocompagno d’armi Goffredo diSaint-Omer e ad altri settecavalieri raggiunseroGerusalemme divenendo custodidel Sepolcro di Gesù, e dandoinizio ad uno dei più antichiordini religiosi cavarellereschicristiani, quello dei PauperesCommilitones Christi templiqueSalomonis (Poveri Compagnid’armi di Cristo e del Tempio diSalomone), meglio noti comeCavalieri Templari o

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Illustrata”, padre Giovanni Fioreda Cropani a tal proposito narra:«Quivi giusta, che l’osservanoPaolo Gualtieri, ed OttavioCaietano fiorì un grossomonastero de’ Cavalieri, perciòviene detto Monasteraccio; lifamigli di suo servizio,abitandono quivi all’intornoportarono avanti l’abitazione colnome di Monasterace: onde conbuona pace di ApollinareAgresta, non pare a proposito ilsuo sentire, che sia statofabbricato dalla gente della cittàposta nella marina sul Capo diStilo, all’ora che partì afabbricare su ‘l monte, l’oggidìdetto Stilo, se bene accresciuto,allargato di sito, e popolato diabitatori». «Dal che facilmente -continua il frate - si conghietturala prima origine di questa terra,che non passa oltre i secoli dellaGrazia, mentre i cavalieri di

quest’illustrissima religione, nonhanno origine, che da’ secoli inqua di Cristo. Ed è pur vero, checirca il 900 o pur 950, all’ora chevennero l’universali rovine diCalabria, egli non era, chesemplice monastero de’cavalieri». «Onde - conclude ilreligioso - partiti i cavalieri, eirestò abitazione de’ secolari, nétropppo numerosa di abitatori,come pur oggidì, di soli 100fuochi in circa, forse per l’ariacattiva. Abbonda però diformento, legumi di ogni sorte, equalità di orti, pescaggioni, e dialtro necessario, della quale cosìdescrive Barrio: Hic etiamcaseus probatissimus fit, et linaclara, fit gossypium, et sesama,nascuntur cappares. Gode iltitolo di principato della famigliaPignatelli, oggidì vivente donGiacomo». Ed esaminando il“bios” di S. Giovanni Theristys si

intuisce che questo monastero,che esternamente aveval’aspetto di una fortezza, sorgevasulla collina di Monasterace edera stato costruito per ospitare eassistere viandanti, soprattuttocoloro che si recavano inpellegrinaggio al Santo Sepolcro.Tesi, questa, che avvalora lanarrazione del succitato fratecappuccino. Ancora oggi sipossono vedere gli imponentiresti di quello che è comunemente chiamato “il Castello”,attorno al quale sorse l’abitato diMonasterace. Molti furono ipossedimenti tra Monasterace e

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Stilo che passarono ai Templaricon una rosa per simbolo.Secondo Johann ValentinAndreae, l’autore delle “Nozzechimiche di ChristianRosenkreutz” e dei ManifestiRosacrociani del 1616, ancheTommaso Campanella, il filosofodi Stilo si affiliò alla Confraternitadella Rosacroce, dalla qualesuccessivamente si affrancòquando essa entrò in accordocon il Protestantesimo. Tra l’altroJohann Valentin Andrete,diventato suo amico andò atrovarlo in prigione, e netradusse in tedesco le poesie.

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Montepaonesimboli e tradizione

Il pavone e l’olmorappresentano in pieno lacittadina di Montepaone,

simboli di una vera e propriaciviltà delle origini antichissime.Questa piccola realtà delcatanzarese è ricca di simbolipiù e meno recenti, legati allasua storia e alle sue tradizioni.L’albero della libertà piantatonel 1799 in Piazza Immacolatae riproposto anche a Firenze,ad esempio, è un olmo chealcune tempeste hanno moltoprovato nel corso della suaesistenza, ma che racchiude unvalore simbolico molto altopoiché rappresenta l’adesionedella municipalità

L’ANGOLO DEL TURISTAdi Redazione Ph Eugenio Sciammarella

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montepaonese alla RepubblicaPartenopea e, quindi, incarna ilpassaggio dalla tirannia allalibertà. Altro simbolo, purtropposcomparso a causa de tempo, èrappresentato dalle fontane inghisa e svolgevano anche unruolo sociale di netto rilievo,poiché erano il luogo deputato,non solo alla raccoltadell’acqua, ma ancheall’incontro e scambio tra ledonne del paese. Diversetestimonianze storiche fannoderivare Montepaone dall’anticaAurunco ad esempio quelladello storico cappuccino diCropani, Giovanni Fiore che inproposito afferma: “Un uomo

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In altoChiesa dell’Immacolata del XVI secolo

a sinistraLa Municipalità Montepaonese testimoniòl’adesione alla Repubblica partenopeapiantando nel 1799 l’albero della libertà.È un olmo alto 12 metri.

vecchio, qual vantava un’etàd’anni cento fece unadeposizione al Regio Fisconella quale affermava chel’oggidì Monte Pavone fossel’antico Arunco”. Anche un’altra

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testimonianza avvalora questaipotesi, ed è quella di GiovanniDomenico Tassone: “Quelcasale – dice riferendosi aMontepaone - un tempo Aruncofu dato in successione e inseguito gli abitanti sitrasferirono in un luogo piùelevato per difendersi dalleincursioni dei Turchi”.Montepaone prende ilsopravvento sull’antica Auruncoa partire dal 1094. Dal punto divista naturalistico Montepaonenon fa certo eccezione rispettoalla bellezza dei paesaggi,all’ampia visuale sul mare, allamontagna e alla collinacoltivate con cura a vigneti e

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uliveti. Uno sbocco sul mareche la rese meta dei saccheggidei saraceni che nonrisparmiarono mai nelle loroincursioni alcuna zona dellacosta, in special modo quellapiù visibile. Dal 1975 esisteanche la frazione diMontepaone Lido, chiamata inorigine Muscetta, capace neimesi estivi di triplicare la suapopolazione di base persvolgere al meglio il servizio diaccoglienza. Montepaone è unameta per un diverso genere diturismo, quello affezionato almare e quello dedito allamontagna. Rinomata, come delresto tutta la cucina calabrese,la cultura enogastronomica diquesta località che può vantaredei prodotti tipici invidiati ericonosciuti a livellointernazionale, grazie anche aitanti emigrati che dal paesino sisono spostati in diverse localitàdel mondo. Ci riferiamo alla“cupeta”, tipico torronemontepaonese, talmente buonoche è possibile trovarlo anchenei laboratori artigiani limitrofi aMontepaone. Ci sono, poi, le“mastazzole” ovvero iMostaccioli e anche le“zeppole”, che vengonopreparate nei giorni in cui sicelebrano santa Lucia e di sanGiuseppe.

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L’ANGOLO DEL TURISTAdi Piero Sciammarella ph piesse

Sant’Andrea Apostolodello Jonio

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In uno dei tanti viaggi inCalabria ci imbattiamo in unpiccolo borgo, Sant’Andrea

Apostolo dello Jonio, in provinciadi Catanzaro. Paeseantichissimo, sorto verso l’annoMille per opera dei monaciBasiliani che ha vistol’avvicendarsi di innumerevoliinvasioni e padroni: i Normanni,gli Svevi, gli Angioini e gliAragonesi. Nel 1156 Malgerio diAltavilla, figlio del normannoUgone, concesse il casale, dopol’abbandono del territorio da partedei monaci Basiliani, ai monaciCertosini che si erano stabilitinella vicina Certosa di SerraSan Bruno. I Certosini, per comesi tramanda, nel 1131 costruirononel casale una Grancia(dipendenza della Certosa) che inseguito divenne Palazzo Scoppae, ancora più avanti,Orfanotrofio Scoppa, concessoalle Suore Riparatrici del SacroCuore. Entriamo nell’orfanotrofioe, non appena varchiamo lasoglia del grande portone,sovrastato da pietre lavorate damaestri scalpellini locali, restiamoaffascinati dal cortile dove ancorasono gelosamente conservatedecine di grandi giare d’epoca. Lasuora superiore ci fa accomodareall’interno dell’orfanotrofio e ci favisitare la terrazza, voluta dalbarone Pier Nicola Scoppa, unloggiato che, alle spalle dellastruttura, si affaccia sul marJonio. Il posto è incantevole peruna vista mozzafiato. Nellegiornate limpide è possibileosservare tutto il golfo diSquillace da Capo Rizzuto aPunta Stilo. Un panorama unico einimmaginabile che spazia suicolori del mare, sulle distese esulle proprietà, coltivate e bencurate, appartenute alla famigliaScoppa a ridosso del litorale

antistante il paese di Sant’AndreaApostolo. Sul terrazzo, dominatoda sedici colonne in granito, unpavimento composto damaioliche Settecenteschedipinte rigorosamente a mano;Vittorio Sgarbi, in una sua visita,affermò: “è un sacrilegiocamminare su queste meraviglie!”Ma a Sant’andrea Apostolo lemeraviglie non finiscono qui,infatti vi troviamo l’unica torresuperstite di quattro che facevanoparte dell’antico castello; dettaTorre dell’Orologio, adibita aChiesa Matrice e dedicata aiSanti Pietro e Paolo. Altroimportante monumento èPalazzo Jannoni (foto a pag.64),del 1600, dove ancora siconservano intatti, al suo interno,affreschi e, al suo esterno, lapietra granitica del portone edelle colonne. Nel borgoinnumerevoli sono i portali in

granito che ancora oggi sono benconservati. Altra chiesa degna dinota, è quella dedicata aSant’Andrea Apostolo che fucostruita dai monaci Basiliani edagli abitanti del paese, rifugiatisiin collina per via delle incursioniSaracene, intorno all’XI secolo, suuna roccia di difficile accesso.All’interno della chiesa èconservata una statua delprotettore intagliata su legno diulivo datata 1047.Da visitare anche le chiese di:• S. Nicola di Cammerota IX-X sec• Dell’Assunta al Campo, che risaleai sec. IX-X• Di Tutti i Santi, detta anche diSanta Caterina d’Alessandria, chefu la prima chiesa del paese• Di Santa Maria in Arce• Del Sacro Cuore di Gesù• Di San Rocco• Di Santa Barbara• Di Sant’Andrea Marina.

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Ingresso dell’orfanotrofio Scoppa Vista spettacolare dalla terrazza dell’or-fanotrofio sul mar Jonio

Atrio dell’orfanotrofio. Punto dove veni-vano legati i cavalli o gli asini

Cortile all’interno dell’orfanotrofio. Benconservate le giare d’epoca

Maioliche settecentesche dipinte a mano che fanno da pavimento alla terrazzaposta a vista sul mar Jonio

Putto posto sulla lunga balaustra sullaterrazza

Panorama dalla terrazza

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