l'angioletto con una sola ala
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“-Sai come si chiama un angelo senza un’ala?-Non lo so e tanto meno so come si chiama il bambino a cui ne avanza una.” L'angioletto con una sola ala racconta la storia di un angelo che non può volare a causa della mancanza di una sua ala, e che per volare intraprende unviaggio incredibile. Meraviglioso!!!Nelle sue traversie incontra persone a cui manca altro: in ciascuna personaggio dell’opera si evidenza l’enorme ventaglio di capacità e diversità che risuonano nel lettore in maniera aperta ed emotiva.Possa essere un messaggio istruttivo, ideale per la lettura in famiglia, nelle scuole, e soprattutto per persone sensibili ed emotive.In definitiva per una visione molto umana di una tematica difficile da trattare e necessaria in questa società ogni volta sempre più separatista.TRANSCRIPT
Jorge Parada
L’angioletto con una sola ala racconta la storia di un
angelo che non può volare a causa della mancanza di
una sua ala, e che per volare intraprende unviaggio
incredibile. Meraviglioso!!!
Nelle sue traversie incontra persone a cui manca altro: in
ciascuna personaggio dell’opera si evidenza l’enorme ventaglio di
capacità e diversità che risuonano nel lettore in maniera aperta
ed emotiva.
Possa essere un messaggio istruttivo, ideale per la lettura
in famiglia, nelle scuole, e soprattutto per persone sensibili
ed emotive.In definitiva per una visione molto umana di una
tematica difficile da trattare e necessaria in questa società ogni
volta sempre più separatista.
“-Sai come si chiama un angelo senza un’ala?
-Non lo so e tanto meno so come si chiama
il bambino a cui ne avanza una.”Langioletto con una sola ala
9 788494 179204
Este
no es un libro,
es un regalo
del destino
Este
no es un libro,
es un regalo
del destino
Questo libro
non è propio
un libro,
ma un regalo
del destino.
AutoreJorge Parada
Art DirectionJorge Parada
Illustrazioni copertina e all’internoPatricia Ballesteros Amat
TraduttoreEnzo Balsamo Dágostino
Pintor Sorolla 2246002 – Valencia – Spaininlibris.es
I.S.B.N. 978-84-941792-0-4
L’ angioletto con una sola alaJorge Parada
Immagina
che l’anima sia un bel passero,
e il nostro corpo una gabbia
Immagina un bel passero dentro
una gabbia e che questi non
abbia il suo cinguettìo
Quanto prigioniero potrebbe sentirsi?
L’ autore.
Capitolo I
La nascita
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O gni volta che osservo il ventre di una futura
madre comprendo il senso dell’esistenza,
perché sento nascere la vita dentro un’altra vita, come
se fosse un cordone meraviglioso che si prolunga fino
all’eternità.
Da bambino immaginavo che nel ventre c’erano città e
piazze con giochi e, immaginando di giocare, sentivo
che potevo alzare il mio aquilone. Bene, era un ventre
con un cielo e un sole splendente.
Quando il sole splendeva c’erano belle nuvole .
Ora che gioco fuori da questa città, le nubi catturano
la mia immaginazione,Quando uno guarda il cielo,
le nuvole prendono tutte le forme possibili, e con le
forme ci si può immaginare tutto.
Il perché delle nuvole è il perché di questo racconto.
Lei come futura madre sentiva dentro di sé nuvole
molto bianche, trasparenti e soffici, un ventre che
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rendeva più leggero il suo corpo.
A volte, sognando, aveva paura che il ventre si
allontanasse da lei volteggiando come i palloni che i
bambini perdono passeggiando nel parco, lasciando
la mano vuota e lo sguardo che li insegue nel cielo.
Ma alla fine giunse il momento di lasciar fuggire
quell’essere che da allora sarebbe stato di tutti.
La sua apparizione fece aprire la finestra da cui
entra la luce che con il suo splendore gioca in tutti
gli angoli dove l’oscurità del vuoto non lascia vedere.
I suoi genitori avevano bisogno di lui e lui voleva
crescere felice con tutta la magica forza dell’amore.
Capitolo II
Dallo strano, alla partenza
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Quella mattina i genitori notarono nel bambino una
stranezza fisica: aveva sulla spalla, e precisamente
sul lato destro, una gobba prominente, coperta da una
sottile peluria grigia.
Ansiosi di sapere quali conseguenze avrebbe potuto
avere sulla sua vita futura, consultarono medici e
specialisti di ogni tipo, ma nessuno poté diagnosticare,
né prevedere un trattamento, una cura e tanto meno
ancora sapere la sua evoluzione.
Per un padre non c’è peggior sofferenza del dubbio di
una possibile evoluzione.
Con profondo amore e rassegnazione lo coprirono.
Il signor tempo che non ha esistenza, ingigantì i suoi
passi e in breve tempo quella grigia gobba divenne una
raggiante ala.
Era difficile sopportare interrogativi come: trasportarlo,
curarlo e tante altre cose. La speranza che apparisse
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poi un’altra gobba grigia col tempo svanì come
sfumano le piccole nubi quando il vento le spinge.
Angelo dal sorriso sincero (questo era il suo nome),
sentì nel suo intimo che soffiavano venti e che quei
venti spingevano la sua nube, in una sola direzione:
il Sud.
Una notte, mentre dormiva, il cielo in sogno gli
indicò un percorso.
Forse era l’ora di partire?
E fu in una sera di primavera che si accomiatò
dagli amici che tanto lo amavano. La
madre sentì “che questa volta il
piccolo pallone dei suoi sogni
avrebbe preso il volo e il
padre, rassegnato alla sua
partenza, affidò il suo
cuore al futuro del figlio
amato.
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Senza lacrime, sorridendo, il bambino si allontanò dal
paese per un sentiero che scelse come un pellegrino in
cerca del Sud.
Il fastidio di un sassolino nella scarpa lo trattenne
qualche istante. Ma il suo coraggio e la nobiltà del suo
carattere lo mantennero altero, superbo, cosciente
fino alla sua meta .
Capitolo III
Il vecchio senza speranza
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D opo un lungo cammino Angelo arriva al primo
paese, dove trova una persona molto anziana
a cui manca una gamba.
Contento dell’incontro lo saluta gentilmente.
— Come sta signore?
Scocciato e con un po’ di ironia, l’anziano risponde:.
— Molto bene! Ma un po’ triste, forse come te.
Sconcertato per la risposta, Angelo domanda ancora:
— Perché lo dice?
Il vecchio alza lo sguardo e sorride appoggiandosi sulla
gamba di legno.
— A quanto vedo, ti manca un’ala!
Angelo, come se fosse stato appena sfiorato da quella
osservazione sarcastica:
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— Non c’è problema perché mi dirigo al Sud per
incontrarla.
Il vecchio con grandi risate beffarde e gesticolando
esageratamente gli risponde:
— Non si recupera mai alcun arto perso; io ho
perso la mia gamba in un incidente, sotto la
pesante ruota di un carro e non credo di poterla
recuperare anche se andassi sino alla luna.
Angelo sottolineando con fermezza:
— La mia ala io non l’ho persa, semplicemente non
l’ho mai avuta.
Il vecchio con voce dura:
— Come si può avere un solo membro senza aver
perso l’altro? Come il guercio, il monco, lo
storpio? Sai come si chiama un angelo senza
un’ala?
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Angelo guarda il vecchio negli occhi stanchi, capisce
che vede le cose dal lato sbagliato, e allora gli risponde:
— Non lo so e tanto meno so come si chiama il
bambino a cui ne avanza una.
Il vecchio, irritato e cercando di porre fine alla
conversazione gli dice:
— Per saperlo dovrai chiarire cosa sei.
E dopo una sghignazzata si accomiata da Angelo
dicendo:
— Vai..…. vai al Sud, proprio lì ho perso la mia
gamba!!!.
Angelo un po’ scoraggiato da questo incontro che gli ha
lasciato un leggero sapore amaro continua con maggior
fermezza il viaggio senza lasciarsi impressionare da
quelle parole
Duro è ancora il cammino e l’ansia della ricerca gli dà
la spiegazione dell’esistenza di questa anziana persona
che ormai vive senza speranza.
Capitolo IV
Il bambino
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A ngelo, di nuovo in cammino, instancabile, vede
il secondo paese dove trova con inaspettato
piacere un bambino della sua età che, impressionato
dalla sua ala bianca e splendente, gli chiede:
— Posso accarezzarla?
Angelo allunga l’ala e sfiora la mano del bambino, come
se volesse toccare quelle piccole dita.
Il bambino meravigliato commenta:
Come è morbida….
— E’ così soffice! E’ più liscia delle ali del fagiano di
mio zio.
Angelo con umiltà gli spiega:
— Ti sembra, ma sono uguali.
Tuttavia il bambino ancora stupito per l’incontro
aggiunge:
— Darei qualsiasi cosa per avere un’ala come questa.
— Che faresti con essa?
Il bambino guardando il cielo risponde:
— Volerei in alto per scoprire luoghi lontani e
galleggierei sulle nuvole per respirare il loro
fresco profumo
Angelo senza scomporsi:
— Io non posso volare, certo potrei farlo
se trovassi l’altra mia ala.
A questa affermazione il
bambino replica:
— Se con un’ala non puoi
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volare, a che ti serve tenerla?
Angelo, forse un po’ triste:
— Non so.
Il bambino, comprendendo la situazione incalza:
— Non preoccuparti, io ho un occhio che non può
piangere.
Angelo colpito da queste parole, con voce calma e
cercando di non ferirlo, con la sua inesperienza sul
tema, gli dice:
— Raccontami del tuo occhio che non può piangere.
Il bambino respira con forza:
— Quando mi trovo in una situazione triste o
dolorosa piange solo il mio occhio destro, ma
se fossi come te e avessi soltanto un’ala e non
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potessi volare, piangerei di tristezza e a lungo con
tutti e due gli occhi!
Angelo, senza esitazione:
— Io non piango, né sono triste perché vado al Sud
per incontrare l’altra ala. Se vuoi accompagnarmi
forse potrai incontrare il pianto per questo tuo
occhio.
— Non è un fastidio per te accollarti la
mia compagnia?
Angelo sorride, gli prende la mano e
continua il cammino.
Capitolo V
La Strega
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Quando vedono il terzo paese si imbattono in una
signora molto brutta, forse troppo, o ancora di
più.
Angelo con gentilezza si rivolge alla signora e le
presenta l’amico.
— Noi andiamo al Sud in cerca delle cose che ci
mancano: il bambino del suo pianto io della mia
ala.
La signora senza espressione e con movimenti
rapidi prende la mano di Angelo e, sussurrandogli
nell’orecchio gli dice:
—“ Se vuoi posso trasformare il bambino nella tua
ala sinistra, ma poiché il bambino ha un occhio
che non può piangere probabilmente quest’ala
non potrà farti volare.” Angelo si allontana
rapidamente senza comprendere questo
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comportamento e ribatte vivacemente…...
— Non cambierei il mio amico con un’ala, anche se
questa mi permettesse di volare.
La signora, come una belva che ha perso la preda, si
lancia contro il bambino e a bassa voce gli dice:
— Se vuoi posso trasformare il tuo amico in lacrime
per il tuo occhio, ma poiché gli manca un’ala,
forse queste lacrime non ti permetteranno di
vedere mentre piangi.
Il bambino mostra con grande enfasi il suo disappunto:
— Angelo è mio amico e l’unica speranza di poter
incontrare il mio pianto, non lo cambierei anche
se queste lacrime mi lasciassero vedere.
La signora, che in realtà è una strega, in un attimo
sparisce.
Capitolo VI
Marionette Viventi
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L ’Angelo e il bambino si stringono forte le mani
come per suggellare un patto di eterna amicizia.
Continuano il cammino e ogni tanto si fermano per
distendere le gambe e bere un po’ d’acqua sotto un
albero frondoso, alleviando il faticoso cammino che
li porterà al quarto paese. Perplesso, dopo averlo
attraversato tutto e senza incontrare nessuno, Angelo
commenta:
— Dove saranno tutti?
— “Forse sono partiti per il Sud “risponde il bambino
meravigliato.
Angelo, forte dell’esperienza fatta durante il viaggio,
commenta:
— Il Sud non è per tutti, è un posto diverso, arrivare
è difficile e occorre una grande forza di volontà,
unita ad un motivo spirituale che ci permetta di
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orientare questa ricerca.
— Io non sapevo del Sud, ho avuto bisogno di te......
Come potranno saperlo altre persone?
— Forse c’è da sentirsi strani.
— Vuoi dire tristi?
— Noi ci sentiamo tristi quando ci manca qualcosa
che è importante per noi, ma se non abbiamo
perso niente, la sensazione è tanto nascosta che
non raggiungiamo il sentimento giusto.
Compresa la risposta, il bambino afferma:
— Sono sicuro che ciò che sento è tristezza. Quando
piove l’occhio mi duole perché fa un grande sforzo
per imitare quelle gocce, ma se guardo verso
dove provengono e una piccola goccia d’acqua mi
entra nell’occhio, questo respira come respirano
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le piante, gli alberi e i fiori quando sono toccati
dalla sua fresca acqua. Io sento il bisogno che il
mio occhio si bagni con questa piccola goccia
di pianto che fa forza nel mio petto, perché così
potrà lasciare fuggire questa tristezza nascosta.
Angelo cercando di chiarire il sentimento del bambino
gli dice.
— L’occhio piangente non lascia andare via la tua
tristezza?
— Un po’, però non mi basta.
In quel momento vedono un inaspettato cartello
illuminato da una forte luce che annuncia la
rappresentazione delle Marionette viventi nel teatro
centrale.
Affrettano il passo e incontrano una grande folla
di persone che aspettano di comprare il biglietto
d’ingresso, probabilmente tutti gli abitanti del paese.
L’ultimo è un papà che porta la sua dolce bambina
sulle spalle. Angelo lo saluta rispettosamente e con
gentilezza.
— Buonasera!
Il signore lo guarda pensando che ormai non è più
l’ultimo della fila e fa un segno verso l’alto mostrandogli
la bambina. E questa esclama:
— Ciao, io sono molto alta, il mio nome è Rosaria.
La bambina, sentendosi sulla montagna più alta e
protetta dalle grosse spalle del padre, indicando il
bambino col ditino domanda:
— Chi è lui?
Angelo risponde
sorridendo:
E’ il mio amico, mi
accompagna
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al Sud.
Il signore, facendo finta di niente dice:
— Così lontano?Io preferisco aspettare la
rappresentazione, certo sarà più divertente.
— “Deve essere una rappresentazione molto buona
per riunire tanta gente”, commenta il bambino
meravigliato.
Il papà abbassando lo sguardo e un po’ intimidito non
esita a rispondere:
— Non lo sappiamo, è la prima rappresentazione in
questo paese.
Cresce il dubbio e Angelo domanda:
— E’ molto che aspettate?
Il padre, sentendosi frugare nel corpo come a fargli male,
risponde:
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— Da parecchi anni, però ci sono persone che sono qui
da molto più tempo, sono l’ultimo della fila perché
ho dubitato molto, però alla fine mi sono deciso e
sono molto contento perché darò una grande gioia
alla mia bambina alleviandole la sofferenza, perché
lei è speciale, è nata paralizzata e l’attesa sulle mie
spalle le dà sicurezza.
Il bambino condiscendente, pronto a collaborare
comunque in qualsiasi cosa, offre loro di partecipare
al cammino che hanno intrapreso. Probabilmente
la bambina potrebbe incontrare qualche soluzione
e così evitare questa lunga attesa.
Il papà ringrazia.
“Sono stato l’ultimo a decidermi, non posso
sciupare tutto questo tempo semplicemente per
partire, sono sicuro che aspetteremo la grande
rappresentazione”.
Capitolo VII
L’insegnante
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A ngelo e il bambino si accomiatano senza
guardarsi indietro per non addolorarsi con
quel triste spettacolo.
Angelo affretta il passo e dice:
— Sento che siamo gli unici che realmente
assisteranno alla rappresentazione. Per fortuna
sappiamo che il Sud esiste.
Il bambino che è rimasto affascinato dalla bambina
commenta:
— Sento il desiderio di continuare a contemplarla
sebbene sia l’ultimo di questa grande fila, se
realmente esiste qualcosa oltre il Sud. Ritornerò
per rimanere accanto a lei.
Angelo, guardandolo, capisce la nobiltà dei suoi
sentimenti e sa con certezza che l’amico incontrerà le
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sue preziose lacrime.
I due continuano la marcia con pioggia e freddo, con le
strade allagate finché scorgono il quinto paese.
Entrando trovano tutto molto pulito e ordinato.
Entrambi respirano un’aria familiare e respirarla
riempie loro l’anima di sensazioni .
Ad un tratto odono una voce:
“Che fanno questi bambini fuori dalla scuola in orario
di lezione”?
Angelo si meraviglia:
— No signora , siamo in viaggio per il Sud.
— Non se ne parla nemmeno!!
La donna prepara una scrivania, con due sedie, attrezzi
scolastici e li invita a lavarsi le mani.
Il bambino, che cerca di difendere il suo obiettivo
spiega:
— La ringraziamo signorina, ma andiamo al Sud. Il
Sud è la nostra meta.
La maestra replica, con voce autoritaria:
— Nessuno vi può togliere questo cammino, però ciò
che viene prima ,viene prima, e dovete sapere la
lezione.
La maestra comincia a parlare dicendo:
— La conoscenza è fondamentale per distinguersi
nella vita.
— Però maestra, siamo già andati a scuola, afferma
Angelo.
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L’insegnante, con l’autorità di chi sa, dice:
— Se siete stati a scuola e sapete questa lezione, per
favore, ditemi che cosa è il Sud
Entrambi stupiti perché avevano pensato di avere
realtà distinte:
— Non lo so, disse il bambino. Angelo mi ha detto che
è dove io potrei trovare le mie lacrime e lui la sua
ala mancante.
L’insegnante lentamente:
— Abbiamo sempre la sensazione che in qualche
posto stiano tutti i nostri interrogativi, ma la
risposta è sempre dentro di noi.
Il posto al Sud è simbolico, però esiste sempre quando
si sceglie la strada giusta con spirito visionario, allegro,
fermo, e umile.
Il Sud che voi cercate io l’ho incontrato qui e la mia
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grande soddisfazione è che voi ora lo sapete, in questo
modo il mio incarico è compiuto.
Non potrete vivere in un Sud diverso dal mio…
Con sguardo sempre dolce e atteggiamento severo
suona il campanello:
— Ragazzi, la lezione è finita, raccogliete le vostre
cose e andate.
Capitolo VIII
Rappresentazione Speciale
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C on gioia e con alcuni interrogativi i due proseguono
il cammino sulla strada non meno ardua e aspra.
Finalmente, fisicamente esauriti, avvistano il sesto
paese, che sembra una grande tenda.
Sulla porta c’è un signore molto basso con dei biglietti
verdi in mano, che offre loro un ingresso promettendo
il migliore degli spettacoli.
— Prego, prendete il biglietto e non
perdetelo. A fine spettacolo sorteggeremo
due premi favolosi.
— Non abbiamo soldi per pagare lo
spettacolo.
“Non c’è problema, voi siete gli unici e i
più attesi spettatori, perciò affrettatevi, lo
spettacolo sta per cominciare”. Entrambi
sono in grande attesa, osservano le luci
che si accendono e un grande palcoscenico
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appare davanti a loro.
Il bambino tiene gli occhi e la bocca spalancati, mentre
una banda di musicanti sordi esegue accordi melodici
così dolci e tenui, che i nostri pellegrini non avevano
mai sperato udire.
D’improvviso si illumina il centro del palcoscenico e
compare il presentatore che spiega le prodezze che
faranno gli attori.
Gli spettatori, perplessi, capiscono quello che dice
anche se muove solo le mani sottolineando tutte le sue
parole.
Senz’altro è muto. Come possono ascoltare se le sue
parole non hanno suono?
La magia di quelle dita esprimono il significato
portandolo direttamente alle loro anime.
Un gruppo di bambini circonda il palcoscenico
danzando. Alcuni di loro con lineamenti orientali, avendo
scelto di avere l’intelligenza dell’amore, la spargono
ovunque senza scegliere a chi, perché arrivando tocca
tutti. Poi una intensa luce verde smeraldo illumina
l’attore principale “Mimus”, un bambino che con solo
due movimenti del capo, come quelli di un autistico,
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esprime sentimenti di ineguagliabile ricchezza.
Mimus con tutti i pori della pelle diffonde bei sogni, lo
sguardo e la respirazione sottolineano il candore di un
essere celestiale che è grato alla vita.
— Perché hanno perso parola, vista, gesti e
movimenti? Tutti sono menomati fisicamente,
alcuni senza gambe, senza braccia, senza occhi,
senza voce e altri con tutti questi particolari.
Alla fine della rappresentazione il presentatore
annuncia che sono stati estratti due biglietti e che i
vincitori sono un bambino e un mezzo angelo.
Tutti fanno loro i complimenti per aver vinto un premio
così incredibile, Angelo sapendo di essere molto più
che fortunato, domanda:
— Qual è il premio?
Con euforia lo informano che saranno i nuovi abitanti
di questo paese.
— Angelo tu volerai con la tua unica ala e tu bambino
piangerai col tuo occhio asciutto.
Angelo, compiaciuto, esprime il suo gradimento.
— Sono tutti fantastici, stare vicino a voi è vivere
nella realtà il più bello dei sogni ,ma non possiamo
accettare perché andiamo in cerca del Sud.
Il presentatore risponde:
— Questo è il Sud e ve lo offriamo.
Angelo piangendo, commosso, manifesta sensibilità
con un caldo abbraccio di addio.
Capitolo IX
L’arrivo
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C osì comincia la più dura delle partenze: un difficile
cammino come gli altri, forse il più lungo.
— Angelo, i piedi mi fanno male. Potresti caricarmi
un po’ sulle spalle?.
Angelo sebbene esausto specie perché deve sopportare
sempre il peso della sua pesante ala, cerca di prenderlo,
ma il ragazzo da quell’esempio recupera le sue forze e
continua con rinnovata fermezza.
—Dovevo rimanere nella tenda, ho sentito una
piccola lacrima affiorare dall’occhio
Angelo domanda colpito:
— Vuoi tornare?
— No, continuerò fino alla fine, dopo tutto cerco un
gran pianto per il mio occhio.
Scorgono il settimo paese in un bosco frondoso con
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alberi enormi e piccole capanne fumanti,
con giardini che profumano la campagna
di freschi aromi
La prima persona che incontrano
sul cammino nel bosco è un
pittore che, lieto della
visita decide di mostrare
loro il suo studio.
Angelo, molto contento di
conoscere un artista gli domanda:
— E’ piacevole essere un artista? —
— Sì, si sente una grande emozione quando si
vedono le nostre realizzazioni.
Entrano nello studio e il ragazzo osservando
tutto, domanda:
—Perché sei un artista?
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Questi, guardando dentro di sé, riflettendo, risponde:
— Come il fiume delle sensazioni che guardo nel mio
intimo e che per mezzo della pittura scorrono,
così posso esprimere tutti quei sentimenti
che altrimenti non riuscirei ad esprimere in
nessun altro modo, come se la mia anima fosse
l’esecutrice delle opere.
All’improvviso il ragazzo che scruta tutto si imbatte
in un quadro di grande bellezza. Osservandolo Angelo
meravigliato, stupito e con una stereotipata allegria,
afferma:
— E’ lei quella che cerco!
Senza saperlo aveva iniziato il suo lungo peregrinare
per quell’incontro.
La pittura mostrava una bella ragazza con un’ala sulla
spalla sinistra.
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L’artista esclama:
— E’ mia figlia ed è qui. Le mie preghiere sono state
ascoltate.
L’artista gli indica la strada per incontrarla perché sta
raccogliendo fiori e cercando ispirazione per le sue
poesie.
Angelo corre come non mai prendendo la mano del
suo compagno di viaggio.
Entrando nel bosco la vede.
E’ lì…
E senza respirare le si avvicina, la tocca
con le mani e con un inconscio battere di
ali, entrambi si innalzano fino al cielo, così
azzurro, come gli occhi del ragazzo, a cui
prima di tale maestosa visione, comincia
a piangere l’occhio producendo lacrime
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copiose, senza interruzione.
Capisce così che l’occhio prima non piangeva dalla
tristezza, ma di una emozionante e profonda gioia.
Incontra il tuo Sud
e incontrerai la ragione della tua vita,
se qualcosa ti manca è perché qualcosa ti è di troppo…
e se qualcosa ti è di troppo
incontra qualcuno con cui condividerlo.
Incontra il tuo Sud!!!
Hai finito di leggere questo libro “alato” , e desidero ringraziarti per
aver condiviso con me questo meraviglioso viaggio. Altre tenere
storie ti attendono sul sito web del mio autore:
www.jorgeparada.org. Qui è possibile contattare Jorge e conoscere
tutte le sue opere. Ci sono molti messaggi in attesa di essere
scoperti.
Puoi continuare a ricevere frasi e pensieri di Jorge attraverso
facebook.com/jorgeparadaautor dove troverai altri lettori
sensibili che vorranno condividere le proprie esperienze ed
emozioni dopo aver letto la mia storia.
Jorge e io ti invitiamo a volare con noi.
Questo viaggio non è ancora finito ...
Angelo e Jorge
Questo libro è stato completato il 2 Luglio 2013, mentre una
pioggia di piume riempiva la città.
Jorge Parada
L’angioletto con una sola ala racconta la storia di un
angelo che non può volare a causa della mancanza di
una sua ala, e che per volare intraprende unviaggio
incredibile. Meraviglioso!!!
Nelle sue traversie incontra persone a cui manca altro: in
ciascuna personaggio dell’opera si evidenza l’enorme ventaglio di
capacità e diversità che risuonano nel lettore in maniera aperta
ed emotiva.
Possa essere un messaggio istruttivo, ideale per la lettura
in famiglia, nelle scuole, e soprattutto per persone sensibili
ed emotive.In definitiva per una visione molto umana di una
tematica difficile da trattare e necessaria in questa società ogni
volta sempre più separatista.
“-Sai come si chiama un angelo senza un’ala?
-Non lo so e tanto meno so come si chiama
il bambino a cui ne avanza una.”Langioletto con una sola ala
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