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l’isola che c’è www.sardegnasolidale.it [email protected] Anno XXXII n. 2 - maggio 2020 Sped. in a.p. art. comma 20/c, legge 662/96 Filiale di Cagliari Foglio di collegamento tra volontari METTICI IL CUORE

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Foglio di collegamento tra volontari

METTICI IL CUORE

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Un questionario rivolto alle organizzazioni di volonta-

riato, alle associazioni di pro-mozione sociale e agli enti del Terzo Settore attivi nell’isola, per comprendere in che modo il Csv Sardegna Solidale potrà supportarli in modo più ade-guato con servizi utili alla loro attività in un momento parti-colare come questo. Basta an-dare sul nostro sito: il questio-nario proposto è breve e la sua compilazione richiederà pochi secondi. Grazie alle informa-zioni raccolte, riusciremo a migliorare l’offerta dei servi-zi a misura delle esigenze più attuali e urgenti. L’obiettivo è infatti quello di conoscere la molteplicità delle iniziative messe in campo dal volonta-riato e determinate dalla crisi creata dalla pandemia. Nello specifico, si intende indagare sulle attività che associazioni, gruppi, enti di Terzo Settore e volontari stanno realizzando per alleviare le difficoltà delle persone che vivono condizio-ni di grave isolamento rela-zionale e di precarietà econo-mica. “La tua organizzazione

promuove servizi e iniziative e sta operando anche durante l’emergenza coronavirus?”, “Quali azioni state facendo a favore dell’emergenza Coro-navirus?”, “Quali difficoltà state incontrando?” sono solo alcune delle domande propo-ste e le cui risposte andranno a comporre una “istantanea” del momento storico che tutti assieme stiamo vivendo.L’indagine non vuole nascon-dere le eventuali difficoltà: a chi è stato costretto ad in-terrompere l’attività verrà chiesto infatti di specificare i motivi che hanno portato alla decisione, così come di spie-gare se l’attività viene svolta

con utilizzo di dispositivi sa-nitari o comunque nel rispet-to delle misure sanitarie per il contenimento del contagio. Il questionario chiederà infine alle organizzazioni di indica-re se nuovi volontari si sono avvicinati nel corso dell’emer-genza, se l’attività viene svol-ta in coordinamento con le autorità locali e in che modo e con quali servizi Sardegna So-lidale può supportare le asso-ciazioni in questa nuova fase. Perché è il momento di guar-dare avanti e il nostro Csv vuole essere pronto a suppor-tare tutte le nuove esigenze che si dovessero manifestare.

Il mondo è cambiato così come il nostro linguaggio. Ci siamo adattati a una

situazione inedita e impre-vista che ha costretto tutti ad “adattarsi” modificando anche il nostro linguaggio e i contenuti che sottende. Epidemia, pandemia, coro-navirus, Covid-19, lockdown, mascherine, guanti, disinfet-tanti, vaccini, fase 1, fase 2… Quante parole “nuove” abbia-mo aggiunto al nostro vocabo-lario. No, se c’è un termine che in tutto questo periodo è suonato stonato è quello che i media, come la politica, hanno rim-balzato fin dal primo momen-to, senza alcun ragionamento: distanziamento sociale. Ep-pure non c’è niente di “socia-le” nel distanziamento fisico imposto da motivazioni sani-tarie per indicare la distanza minima da tenere tra le per-sone come unica medicina disponibile in questo tempo di pandemia da Covid-19. Anzi, sembrerebbe un indicatore di “asocialità”. Il distanziamento “sociale” è ben altro: è quello contro il quale i volontari e i cittadini responsabili si sono sempre battuti perché da sempre de-terminato da ingiustizie e differenziazioni sociali, eco-nomiche, culturali, … E’ quello che prefigura, nella mente di ancora troppa gente, i cittadi-ni di serie A e quelli di serie B.L’esperienza che stiamo vi-vendo è propizia per ripropor-

re metafore e suggestioni che ci accompagnano da sempre nei percorsi formativi e nelle esperienze associative. Ecco allora il “dilemma” dei porco-spini di Schopenhauer.“Un gruppo di porcospini, in una freddissima giornata d’inverno, si strinsero vici-ni, per proteggersi, col calo-re reciproco, evitando così di rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il do-lore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allonta-narsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scal-darsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che veni-vano sballottati avanti e in-dietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.” Scho-penhauer era convinto che mantenere una giusta distan-za, una sorta di distanza di sicurezza, dagli altri potesse

soddisfare il bisogno di calore, seppur minimo, e allo stesso tempo evitare ferite troppo profonde. L’insegnamento che abbiamo tratto dal “dilemma” è che – in ogni situazione – oc-corre trovare la distanza “giu-sta” per non morire di freddo e per non pungersi. La giusta misura garantisce la coesi-stenza. Più facile da dire che da fare! Bauman direbbe che coloro che sanno essere indipen-denti perdono piano piano la capacità di convivere con gli altri, perché perdono l’abilità a socializzare. Devi sostituire la tua indipendenza con una “piacevole interdipendenza”, propone il sociologo polacco. I porcospini insegnano che relazionarsi con le persone è complicato, che occorre accet-tare compromessi, che occor-re riconoscere e accettare le esigenze altrui, che è necessa-rio avere pazienza. Più facile da dire che da fare! Ma è dalle relazioni che nasce la felicità.La pandemia che travolge

Volontariato, pandemia e cambiamentoDistanziamento, isolamento, socialità, indipendenza, interdipendenza, solitudine e relazione: il Volontariato opera per l’adattamento o per il cambiamento?

editoriale

Direttore responsabile: Giampiero Farru

Coordinamento di redazione:Vito Biolchini

Edizioni a cura delCSV Sardegna Solidale

Autorizz. Tribunale di Cagliarin.17 del 10.06.1991

EditoreAssociazione “La Strada”, via Cavalcanti 13, 09128 CagliariC/C Postale n.19451095

Grafica e impianti Eidos, CaStampa Litotipografia Trudu, Ca

Aderisce alla Federazione dei Periodici del Volontariato Sociale

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

n. 2 | 2020

“L’isola che c’è” viene spedito in abbonamento gratuito rispettando le norme di legge che regolano il trattamento dei dati personali

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il mondo possiamo viverla come occasione di cambia-mento, non di adattamento; è stata ed è un segno evidente di come veramente il nostro habitat, le nostre relazioni e l’ambiente nel suo complesso, dipendono dalle nostre abitu-dini, dai nostri stili di vita e dalle nostre scelte quotidiane: occorre ora percorrere que-sta inaspettata opportunità per proporre e trovare nuove modalità di abitare il pianeta, di usarne le risorse in modo responsabile, di coinvolgere cittadini, istituzioni, società civile in un nuovo patto di convivenza. Evidenziando l’insostenibilità politica e so-ciale di un modello di sviluppo che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza. Volontari e cittadini respon-sabili sono chiamati a raffor-zare il ruolo di coscienza “cri-tica” e propositiva perché la “riapertura” non riprenda le logiche che hanno portato alla chiusura. Cambiamento, non adattamento.

Un questionario percapire le esigenzedel nostro volontariatoSardegna Solidale invita le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale e gli enti del Terzo Settore a rispondere on line ad una serie di domande con le quali si vuole scattare una istantanea del momento che stiamo vivendo, con l’obiettivo di migliorare l’offerta dei servizi del Csv, a misura delle necessità più attuali e urgenti

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È l’Italia dei volontari. Quelli vecchi e quelli nuovi. Di quelli che da

anni silenziosamente lavo-rano ogni giorno e di quelli che improvvisamente hanno capito che c’era bisogno di loro. Le dure settimane della Fase 1 dell’epidemia di Co-ronavirus saranno ricordate anche per questo senso di solidarietà diffusa che ha at-traversato il Paese. Perché il volontariato italiano è rima-sto attivo anche nel momen-to dell’emergenza, pur tra le mille difficoltà imposte dai divieti e dalle restrizioni. Una cosa però è certa: se le reti so-lidali hanno mostrato la loro efficacia, il merito è anche di un fenomeno nuovo, quello di tanti nuovi volontari che hanno risposto all’appello e hanno anche sopperito alla temporanea indisponibili-tà dei volontari più anziani, molti dei quali fermi per mo-tivi precauzionali.Un caso eclatante è quello segnalato dal Csv di Padova, citta Capitale europea del vo-lontariato 2020, dove più del 50 per cento delle circa 1500 persone che stanno parteci-pando al progetto #Noicisia-mo ha dichiarato di essere alla prima esperienza di vo-lontariato, oltre che di non fare parte di alcuna associa-zione.Una tendenza confermata an-che dal sondaggio svolto dai

Csv dell’Emilia-Romagna che ha rivelato che i nuovi volon-tari impiegati nelle attività messe in campo nella regio-ne in risposta all’emergenza sono il 17 per cento del tota-le: una quota tutt’altro che bassa se si tiene conto che al questionario rispondevano le associazioni e che quindi il dato riguarda solo i volon-tari che hanno scelto di atti-varsi con una di esse. Infatti, quando l’appello proviene da un soggetto “neutro” come i Csv la situazione torna infat-ti diversa. Tra i casi più inte-ressanti c’è quello di Parma, dove quasi nessuno degli 800 volontari che hanno rispo-sto alle proposte del Centro di servizio ha dichiarato di appartenere ad associazio-ni strutturate e “ben oltre la metà era alla prima esperien-za di volontariato”; circa due

terzi del totale hanno del re-sto meno di 30 anni.Spostandoci da nord a sud la situazione non sembra cam-biare. A Napoli, a due diverse “call” di ricerca volontari per le dieci Agenzie di Cittadinan-za fatte dal Csv a fine marzo (consegna spesa e medicina-li ad anziani, disbrigo pra-tiche ecc.), hanno risposto in pochi giorni 200 cittadini non legati ad associazioni, in prevalenza studenti liceali e universitari, docenti, titolari di attività commerciali e pro-fessionisti.Stesso copione a Cosenza, dove era nuovo oltre un quin-to degli ottanta volontari ac-corsi alla chiamata del Csv provinciale per un progetto realizzato insieme al Comu-ne e ad altre realtà del Terzo Settore; con una media di età anche qui molto bassa. “Un’e-

sperienza bellissima, spero che duri anche dopo l’emer-genza perché ha riempito di tante cose buone queste gior-nate altrimenti inutili” ha commentato Flavia, a dimo-strazione di quale sia lo spi-rito che anima questa nuova partecipazione.“Il fenomeno dei nuovi volon-tari non appartenenti ad or-ganizzazioni formali - anche se non ancora quantificato - è stato già osservato in caso di eventi particolari come calamità, problematiche am-bientali locali o grandi mani-festazioni come Expo. Ma c’è più di un segnale che il Coro-navirus ne stia facendo emer-gere un volto nuovo che sarà opportuno studiare in fretta” spiega il giornale Redattore Sociale, che cita l’ultimo son-daggio dell’Osservatorio Gio-vani di Mtv di cui riferisce il

Csv Lazio: con l’emergenza è tornata in molti under 30 “la voglia di mettersi al servizio della comunità: il 51 per cen-to ha trovato il modo di ren-dersi utile per parenti stretti e vicini di casa, il 22 per cen-to ha iniziato a partecipare a iniziative di volontariato e il 35 per cento ha promosso o ha partecipato a raccolte fon-di o donazioni”.L’epidemia di Coronavirus apre dunque nuovi scena-ri anche per il volontaria-to italiano. Nel dramma, si scorgono segnali positivi, so-prattutto tra i giovani. È un opportunità che non va spre-cata.

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L’Italia che sorprende:scendono in campotanti nuovi volontariSe le reti solidali hanno mostrato la loro efficacia il merito è anche del fenomeno delle nuove energie che hanno risposto all’appello, sopperendo anche alla temporanea indisponibilità dei volontari più anziani. Un caso fra tutti: a Padova più del 50 per cento dei partecipanti al progetto #Noicisiamo sono alla loro prima esperienza

“Il volontariato è unafonte irrinunciabiledi umanità”Il presidente della Repubblica Mattarella ha ringraziato il mondo della solidarietà: “La gratuità del dono di sé, del proprio tempo, delle proprie competenze è un motore che arricchisce l’intera comunità. La coesione di cui siamo stati capaci ci ha consentito di superare i passaggi più critici e di progettare ora una ripartenza”

“L’Italia sta affrontando con energia e respon-

sabilità l’attuale, difficile prova. Il virus ha spezzato tante vite e impresso nella nostra memoria immagini che non dimenticheremo. Ma la coesione di cui siamo stati capaci, la capacità dei medici e degli operatori sa-nitari, la dedizione di chi ha svolto servizi essenziali ci ha consentito di superare i passaggi più critici e di pro-gettare ora una ripartenza. L’insegnamento che conti-nua a offrirci il volontariato è una fonte irrinunciabile di umanità che ci aiuterà ad aprire una nuova stagione di sviluppo civile, economico, sociale”.

Ancora una volta il presidente della Repubblica Sergio Mat-tarella non ha voluto far mancare il suo appoggio al mondo del volontariato. Parole nette e forti, pronunciate lo scorso 8 maggio, all’inizio della Fase 2, in occasione degli auguri rivol-ti ai in occasione della giornata mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Una Giornata che quest’anno è arrivata “mentre l’umanità in-tera si trova a contrastare una pandemia insidiosa, che miete vittime in ogni continente, che mette a durissima prova i ser-vizi sanitari, che lascia una scia di affanni e sofferenze non soltanto tra i malati ma in ogni settore della società. Proprio queste circostanze mostrano ancor di più il valore di un mo-vimento internazionale, che grazie alla professionalità degli operatori e al generoso impegno dei suoi volontari reca alla comunità civile un contributo prezioso fatto di assistenza nel-la malattia, di aiuto concreto di fronte ai bisogni, di sostegno quando la paura e l’insicurezza rischiano di lasciare un segno profondo nella vita delle persone”.Ringraziando la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, Matta-rella ha di fatto ringraziato tutto il mondo del volontaria-to “per i valori e la cultura che testimonia: la gratuità del dono di sé, del proprio tempo, delle proprie competenze è un motore di solidarietà che arricchisce la vita dell’intera comunità”.

Secondo un sondaggio dell’Osservatorio Giovani di Mtv con l’emergenza è tornata in molti under 30 la voglia di mettersi al servizio della comunità: il 51 per cento ha trovato il modo di rendersi utile per parenti stretti e vicini di casa, il 22 per cento ha iniziato a partecipare a iniziative di volontariato e il 35 per cento ha promosso o ha partecipato a raccolte fondi o donazioni

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Dal 9 marzo al 18 mag-gio: settanta giorni nei quali le vite di tutti noi

sono cambiate. Costretti a ri-manere chiusi in casa, senza poter uscire se non per le ne-cessità più impellenti; lontani da amici e affetti; impauriti davanti a un virus che intanto devastava le regioni del nord Italia e colpiva duramente anche la nostra isola; spaesa-ti davanti ad una crisi econo-mica iniziava a gettare ombre nere sul futuro di tutti. Un momento buio che ha messo in crisi molte famiglie, spa-ventate di fronte alla furia del virus, stravolte nella loro quo-tidianità. Eppure, in questo scenario terribile, c’è chi non si è lasciato sopraffare dallo sconforto. Per primi medici e infermieri, che in maniera straordinaria hanno affronta-to inizialmente il virus a mani nude. Poi subito dopo, il volon-tariato.

Un giorno qualcuno dovrà scrivere la storia delle miglia-ia di persone che, con le loro associazioni o anche nella più ammirevole solitudine, hanno sfidato la paura e aiutato im-mediatamente chi in quel mo-mento si trovava in difficoltà. In silenzio, senza clamori, la macchina della solidarietà si è messa in moto e ha provato a raggiungere tutti.Ecco allora che i volontari si sono occupati delle incomben-ze più semplici ma che nelle prime settimane di pandemia si sono rivelate fondamentali, come portare la spesa e i me-dicinali a casa delle persone più anziane. Intanto altri ini-ziavano a raccogliere viveri e beni di prima necessità da portare alle famiglie maggior-mente in difficoltà. Anche la scuola è diventata un proble-ma, con tanti ragazzi sprovvi-sti dei tablet per la didattica a distanza che hanno ricevuto un sostegno.Come richiamate da un segna-le invisibile, migliaia di perso-ne si sono mosse contempora-neamente e in tutti i comuni della Sardegna, dai grandi centri urbani ai piccoli paesi di campagna, il volontariato ha mostrato i suoi mille volti, mostrandosi capace di adat-tarsi ad ogni necessità. Sono nati i numeri di telefono per il sostegno piscologico, mentre altri mettevano a frutto ma-nualità dimenticate e produce-vano migliaia di mascherine, poi donate a tutti. Altri ancora si sono messi a disposizione per presidiare il territorio, entrando in servizio in porti e

aeroporti per controllare viag-giatori e passeggeri. Nel frat-tempo la donazione del sangue non si fermava, aiutando gli ospedali a superare un mo-mento di terribile crisi.E così, improvvisamente, ter-mini come “servizio”, “gratui-tà”, dono”, che per molti era-no solo parole vuote, hanno mostrato tutto il loro senso. L’emergenza ha risvegliato in tanti un sentimento sopito di solidarietà. E se i volontari più anziani hanno dovuto ob-

Perfugas è un paese di 2400 abitanti e qui, come volontari Avis, dall’inizio

dell’anno abbiamo già raccolto più di cento sacche di sangue e plasma. Oltre al sangue ci occupiamo di trasporti sanita-ri e 118, e anche di Protezione civile. Con l’arrivo di questo maledetto virus la tensione si è alzata ma i volontari sono tutti al loro posto con la massima at-tenzione e sicurezza.Già alla fine di febbraio i volon-tari di Protezione civile, in col-laborazione con la direzione regionale e l’ufficio territoria-le di Protezione civile, hanno iniziato a montare tende prati-che, prima al pronto soccorso di Sassari e poi a quello Ozieri. Nel frattempo abbiamo rice-vuto altre tende sempre dalla Regione e attrezzature, tenuto conto che noi negli anni siamo riusciti a comprarci un gros-so camion con la gru e siamo riusciti ad acquistare varie attrezzature utili per le emer-genze. Abbiamo inoltre messo su al reparto Infettivi sempre di Sassari una tendopoli con annessi i bagni per il persona-le ospedaliero. In più, in colla-borazione con la Centrale ope-rativa 118 di Sassari abbiamo montato un container sempre agli Infettivi per il personale medico infermieristico della medicalizzata, di proprietà dell’Avis Valledoria.Abbiamo montato un’altra ten-da a Porto Torres sempre nella

sede della Mike 118, e una ad Ossi presso una struttura per anziani molto colpita dal virus con sei morti e circa 40 perso-ne positive tra pazienti e per-sonale. In collaborazione con i comuni di Laerru, Erula e Per-fugas, con i nostri mezzi dotati di megafoni, abbiamo per varie volte avvisato la popolazione su come comportarsi e di non uscire di casa.A Perfugas in collaborazione con il comune, la parrocchia, la Caritas e i barracelli stiamo raccogliendo alimenti donati dalla gente e dai supermer-cati e la distribuzione viene effettuata solo dal parroco per una questione di privacy. Più volte la settimana portia-mo le provette di sangue per gli anticoagulanti e il ritiro di farmaci ospedalieri e alimenti per i celiaci.Abbiamo anche iniziato a di-stribuire settemila masche-rine comprate dall’ammini-strazione comunale, sempre in collaborazione con i barra-celli.Voglio ringraziare tutti i vo-lontari e tutte le forze dell’or-

dine, i medici e infermieri ospedalieri e non, che in que-sto momento di difficoltà e di paure sia personali che per i propri cari, stanno dimo-strando attaccamento al pro-prio dovere e una solidarietà che è esplosa più di questo maledetto virus.Io come presidente di questa associazione sono orgoglioso di avere persone di questo va-lore. Finisco con il ringraziare tutto il Csv Sardegna Solidale per l’impegno che tutti i vo-lontari e non solo di Perfu-gas ma di tutta la Sardegna e l’Italia stanno dimostrando in questo momento, tenuto conto che fino a ieri eravamo messi in disparte dalle ammi-nistrazioni tutte. Penso che tutti insieme passeremo alla storia per aver sconfitto un nemico invisibile. Un ultimo pensiero a tutte quelle perso-ne che hanno perso la vita a causa di questo virus.Uniti vinceremo o diciamolo anche in sardo “Tott’umpare e puru Forza Paris”.

Giovanni DemarcusAvis Perfugas

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Il coraggio e la paura:arriva il virus ma l’isolanon si è tirata indietroCome richiamate da un segnale invisibile, migliaia di persone si sono mosse contemporaneamente e in tutti i comuni della Sardegna, dai grandi centri urbani ai piccoli paesi di campagna, il volontariato ha mostrato i suoi mille volti, mostrandosi capace di adattarsi ad ogni necessità. I giovani sono stati protagonisti di una sfida che ora continua

“A Perfugas la solidarietàè esplosa più di questomaledetto virus”Il racconto di Giovanni Demarcus, presidente dell’Avis comunale: “Già alla fine di febbraio i volontari hanno iniziato a montare tende, prima ai pronto soccorso di Sassari e Ozieri”. Poi la distribuzione di viveri, mascherine, gli avvisi alla popolazione: “Tutti insieme passeremo alla storia per aver sconfitto un nemico invisibile”

Ripartire in sicurezza, ri-spettando le regole e man-

tenendo altissimo il livello di sicurezza. È quanto ci attende in questa Fase 2. Per questo Csvnet ha organizzato il webi-nar “Volontariato e sicurezza: le indicazioni per il Terzo Set-tore nella Fase 2”. Appunta-mento lunedì 25 maggio dalle 10 alle 12. Introdurrà Giorgio Casagranda (consigliere dele-gato Csvnet area consulenza) e modererà Daniele Erler, re-ferente tecnico area consulen-za. Relatore sarà Luca Degani avvocato e componente del Consiglio nazionale del Ter-zo Settore. Lo studio Degani ha prodotto per Csvnet un primo parere interpretativo sulla normativa di emergen-za aggiornato al 15 marzo. Al termine della relazione, se-

guiranno gli interventi di Pa-olo Bandiera (direttore affari generali Aism, Associazione Italiana Sclerosi Multipla), Gianfranco De Robertis (con-sulente legale di Anffas onlus) e Marco Livia (responsabile tecnico progettazione e Terzo Settore Acli nazionali). Iscri-zioni al link https://it.survey-monkey.com/r/5LNBBNS en-tro le 17 di giovedì 21 maggio. L’indirizzo per partecipare sarà inviato successivamen-te. Per chiarimenti, [email protected].

Fase 2, un webinar perripartire in sicurezza

bedire a chi li invitava a non esporsi ai pericoli del virus, ragazzi e ragazze hanno in-dossato la mascherina e sono scesi per strada. Nuovi pro-tagonisti per una nuova sfi-da che ora deve continuare, perché la Fase 2 necessita di coraggio e fantasia, di energie che non possono essere fer-mate ma che attendono solo il modo di dispiegarsi ed espri-mere tutto il loro potenziale. Con intelligenza e coraggio. Perché questo è il momento.

Un giorno qualcuno dovrà scrivere la storia delle migliaia di persone che, con le loro associazioni o anche nella più ammirevole solitudine, hanno sfidato Covid-19 e aiutato immediatamente chi in quel momento si trovava in difficoltà. In silenzio, senza clamori, la macchina della solidarietà si è messa in moto e ha provato a raggiungere tutti

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Numeri allarmanti per una realtà drammatica: il numero delle persone

che durante il lockdown si sono rivolte ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane è praticamente raddoppiato, aumentando in media del 114 per cento rispetto al periodo precedente il Coronavirus. Il dato emerge da una prima ri-levazione nazionale realizzata dalla Caritas sulla povertà in Italia, con settanta realtà dio-cesane monitorate in tutto il territorio, corrispondenti ad un terzo del totale (cioè 218). Le Caritas diocesane hanno evidenziato, nella quasi tota-lità dei casi, un aumento nelle segnalazioni dei problemi di lavoro e di quelli economici. Il 75,7 per cento di esse segna-la anche un incremento dei problemi familiari, il 62,8 per cento di quelli d’istruzione, il 60 per cento di salute, anche in termini di disagio psicologico e psichico, e in termini abita-tivi. Vengono poi indicati an-che nuovi bisogni, come quelli legati a problemi di solitudine, relazionali, anche con risvolti conflittuali, ansie e paure, di-sorientamento e disinforma-zione. Sull’onda delle parole di Papa Francesco che spesso ha invi-tato “alla fantasia della carità”, l’organismo ecclesiale ha atti-vato nuovi servizi legati all’a-scolto e all’accompagnamento telefonico, la trasformazione

della fornitura dei pasti in mo-dalità da asporto o con conse-gne a domicilio, la fornitura di dispositivi di protezione indivi-duale e igienizzanti, le inizia-tive a supporto della didattica a distanza con la fornitura di tablet e pc, il sostegno a fami-glie nomadi, giostrai e circensi, l’assistenza ai senza dimora, nonché l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari. Tra le inizia-tive inedite anche quelle de-stinate a medici e infermieri, persone in quarantena e senza dimora. Commentando questi dati, don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ricorda “l’e-sortazione del Concilio Vatica-no II alla libertà e alla dignità di ogni persona bisognosa: ‘Non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già do-vuto a titolo di giustizia’, e an-cora: ‘Si eliminino non soltanto gli effetti ma anche le cause dei mali’”. E conclude: “ Un ammo-nimento valido per l’oggi, per-ché non siano i poveri, gli ulti-mi, gli emarginati e gli indifesi

a pagare il prezzo più alto della crisi”. Un dato confortante è il coin-volgimento della comunità e l’attivazione solidale, che nel 76,2 per cento delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o Terzo Settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli. Un fiorire di iniziative percepito anche a livello nazionale. A partire da Papa Francesco che ha dona-to 100mila euro per un primo significativo soccorso in que-sta fase di emergenza, e dalla Conferenza Episcopale Italia-na che ha messo a disposizione un contributo di 10 milioni di euro dai fondi dell’otto per mil-le che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. A tutto que-sto si affianca la risposta alla campagna Caritas “Emergenza Coronavirus: la concretezza della carità”, che ha raccolto finora più di 1,9 milioni di euro da parte di 3.760 offerenti. Ol-tre alle donazioni di singoli, si registrano quelle di aziende, imprese, comunità, parrocchie

e altre Caritas nazionali. Il mo-nitoraggio svolto conferma che nel 59,4 per cento delle Cari-tas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzio-nali. Purtroppo 42 tra volonta-ri e operatori sono risultati po-sitivi al Covid19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi. Di fronte al mutare dei bisogni e delle ri-chieste, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i ser-vizi di ascolto e accompagna-mento telefonico con 22.700 contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nel-le Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 perso-ne; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’ac-quisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle fami-glie per smart working e didat-tica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’espe-rienza del lutto.A tutto questo si aggiungono le strutture edilizie che le dio-cesi hanno destinato a tre ca-tegorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quaran-tena e persone senza dimora. Ad oggi sono 68 le strutture

per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 dio-cesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture,

per oltre 1.100 posti in 34 dio-cesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 dio-cesi per l’accoglienza aggiun-

tiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria. È questo il volto bel-lo e solidale dell’Italia che non si arrende. La concretezza del-la carità.

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La chiamiamo “crisi”ma alla fine il conto lo pagano i più fragiliNelle settimane del lockdown è raddoppiato in tutt’Italia il numero di persone che ha chiesto aiuto ai centri Caritas. Insieme ai problemi economici, sono aumentate le segnalazioni relative alle difficoltà in ambito familiare, anche in termini di disagio psicologico. Don Soddu: “Non offriamo come carità ciò che è dovuto a titolo di giustizia”

Hanno chiuso le chiese

Vivo come in autunnoAspettando che l’erba secchiChe le foglie cadanoÈ primaveraArrivata improvvisaPrima che arrivasse la neveChe arrivasse lo scroscio Della pioggia violentaSono fiorite le mimoseI mandorli di peschiLe margherite nei pratiOra siamo chiusi in casaNoi vecchiSono chiusi in casaI bambini le mamme e i papàSono chiusi in casa i giovaniSiamo chiusi nella pauraInvisibileLe strade sono vuote

Vuote sono le campagneUn assurdo silenzio accompagnaLe ore la mattina e la seraLa notteHanno chiuso le chieseIl luogo in cui io vecchioMi rifugio a trovarePaceAd ascoltare il silenzioA sorridere alla speranzaAd amare fanciulli ragazziGiovani papà e mammeHanno chiuso le chieseDove fermenta il futuroIl futuro di pace e di speranzaÈ autunnoNon c’è primavera né estateIo sono qui come dice il poetaAppeso al ramoCome foglia

Angelo Pittau

Papa Francesco ha invitato “alla fantasia della carità”: così la Caritas ha attivato nuovi servizi legati all’ascolto telefonico e alla consegna dei pasti a domicilio, insieme al supporto della didattica a distanza, l’assistenza ai senza dimora e l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari

“I nuovi beneficiari che in questo tempo di emergenza si sono affacciati ai nostri

servizi sono principalmente lavoratori in nero, nuclei familiari monoreddito e persone sole, soprattutto uomini”. A tracciare l’identikit dei nuovi poveri al tempo del Covid 19 sono i responsabili del-la Caritas di Ozieri. Un profilo che vale per tutta l’isola, dove tutte le diocesi hanno po-tenziato il loro impegno, con una novità: “Il bisogno alimentare o il pagamento di utenze e affitti che corrispondevano alle richieste più frequenti filtrate dal Centro di ascolto, vengono ora registrati anche in soggetti di una fascia definita ‘media’ nel periodo pre-emergenza, e che ovunque rappresen-tano il principale fattore d’incremento ri-spetto alla cifra degli interventi attuati da operatori e volontari”.A Cagliari sono stati coinvolti anche i giova-ni del servizio civile, in prima fila alla Fiera dove è stato allestito un Centro di distribu-zione viveri. Si tratta di undici ragazzi che stanno svolgendo attività di segreteria, ca-talogazione, smistamento e organizzazione

dei pacchi viveri destinati ai bisognosi, nel pieno rispetto delle normative. “Il loro ser-vizio in questo periodo di grande difficoltà – commenta il direttore Caritas don Marco Lai – diventa ancora di più un’occasione per crescere nella solidarietà e nella correspon-sabilità civile. Grazie a questo nuovo servi-zio alla Fiera abbiamo già aiutato ad oggi circa 600 famiglie; a circa la metà di que-ste consegniamo la spesa a domicilio a cui si aggiungono le famiglie aiutate dal nostro Centro di distribuzione viveri di via Po, au-mentate da 1300 a circa 2000”. Tra i servizi garantiti, anche la mensa e il centro cottura di Settimo San Pietro che consegna i pasti alle persone malate e sole.

Le Caritas sarde inaiuto dei nuovi poveri

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La legge 27/2020, pub-blicata il 29 aprile in Gazzetta Ufficiale, ha

reso definitive le misure disposte dal decreto legge 18/2020 (cosiddetto “Cura Italia”). Per il Terzo Settore la modifica più rilevante ri-guarda l’estensione del ter-mine di approvazione dei bi-lanci al 31 ottobre 2020 per tutti gli enti non profit, e non solo per le organizzazioni di volontariato (Odv), le asso-ciazioni di promozione so-ciale (Aps) e le Onlus, come previsto nel testo originario. La proroga si applica di fatto a tutte le associazioni, rico-nosciute e non riconosciute, alle fondazioni e a i comitati disciplinati dal Titolo II del Libro I del Codice civile, non-ché a tutti gli enti non com-merciali (art.73, c.1, lett. c) del DPR 917/1986).Qualora tali soggetti siano te-nuti, per legge o per statuto, ad approvare il proprio bilan-cio di esercizio entro il perio-do che va dal 1° febbraio al 31 luglio 2020 (il periodo di durata dello stato di emergen-za dichiarato dal Governo),

possono derogare a tali dispo-sizioni, posticipando l’appro-vazione del bilancio fino al 31 ottobre 2020. La proroga in questione sembra legittimare tutti gli enti non profit a posti-cipare fino al termine indicato la convocazione in presenza degli organi sociali deputati all’approvazione del bilancio (qualora la sua approvazione cada nel periodo 1° febbra-io-31 luglio 2020), e ciò al fine di tutelare il diritto ad un’ef-fettiva ed informata parteci-pazione dei consociati.In relazione alla possibilità di riunire gli organi sociali in questo periodo, si ricorda che sempre il decreto “Cura Italia” ha previsto che le as-sociazioni e le fondazioni pos-sano svolgere tali riunioni in videoconferenza fino al 31 lu-glio 2020, e ciò anche qualora tale modalità non sia espres-samente contemplata negli

statuti e nei regolamenti delle organizzazioni. Nel termine “bilanci” sembra potersi ricomprendere non solo il bilancio di esercizio ma anche il bilancio sociale, qua-lora la sua adozione sia pre-vista come obbligatoria dallo statuto degli enti.Confermato il termine per l’approvazione delle modifi-che statutarie per Odv, Aps ed Onlus in assemblea ordinaria (art.35, commi 1 e 2) e con-fermata anche la data del 31 ottobre 2020 per effettuare le modifiche statutarie per Odv, Aps ed Onlus (costituitesi prima del 3 agosto 2017) con le maggioranze previste per l’assemblea ordinaria. La pro-roga al 31 ottobre 2020 vale anche per le imprese sociali: qualora esse si siano costitu-ite prima del 20 luglio 2017, potranno procedere alla mo-difica in assemblea ordinaria.

Ci sono anche alcune mi-sure interamente dedi-cate al terzo settore nel

Decreto Rilancio presentato lo scorso 13 maggio in con-ferenza stampa dal premier Giuseppe Conte e da parte del-la squadra di governo. Si trat-ta di 256 articoli che vanno a coprire moltissimi ambiti di intervento e che coinvolgono il mondo non profit in modo diretto e indiretto. Tra le men-zioni esplicite, ecco alcuni dei provvedimenti che dovrebbe-ro essere approvati. Il testo, al momento in cui andiamo in stampa, è ancora solo una bozza e non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.Contributi per la sicurezza e il potenziamento dei presidi sanitari (art. 80). Si esten-dono anche agli enti del Terzo Settore le misure di sostegno per l’acquisto di dispositivi di sicurezza, finora previste solo per le imprese.Credito di imposta sugli af-fitti (art. 31). È stato dispo-sto per i canoni di locazione degli immobili a uso non abi-tativo, affitto e cessione del credito allargato non solo per tutte le aziende ma anche per gli “enti non commercia-li compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi ci-vilmente riconosciuti”, ma solo per la parte di canone destinato allo svolgimento delle attività istituzionali. Il credito è concesso in misura

del 60 per cento della quo-ta mensile sia per canone di locazione, leasing o conces-sione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgi-mento dell’attività industria-le, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turisti-co o all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo.Misure temporanee di li-quidità (art. 106). Si esten-dono agli enti non commer-ciali, compresi gli enti del Terzo Settore e gli enti reli-giosi civilmente riconosciuti, che svolgono attività di inte-resse generale non in regime di impresa. La garanzia è con-cessa da Sace S.p.a. (articolo 1, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23).Incremento del Fondo Terzo Settore (art. 107). Si incre-menta di 100 milioni di euro per l’anno 2020 il fondo pre-visto dall’art. 72 del Codice del Terzo Settore per il finan-ziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore. Credito di imposta per spese di sanificazione degli am-bienti di lavoro (art. 130-ter). Anche gli enti del terzo settore potranno accedere al credito previsto per il periodo d’imposta 2020 nella misura del 50 per cento delle spese di sanificazione degli ambien-ti e degli strumenti di lavoro sostenute e documentate fino ad un massimo di 20.000 euro per ciascun beneficiario, nel limite complessivo massimo di 50 milioni di euro per l’an-no 2020 (art. 64 comma 1 del

decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18).Accelerazione del riparto del 5 per mille per l’eserci-zio finanziario 2019 (art. 167). Si anticipano al 2020 le procedure di erogazione re-lativa all’anno scorso. Questo servirà a dare maggiore liqui-dità agli enti del terzo settore. Saranno pubblicati sul sito dell’Agenzia delle Entrate gli elenchi degli enti ammessi e di quelli esclusi al beneficio entro il 31 luglio 2020 e l’ero-gazione del contributo dovrà avvenire entro il successivo 31 ottobre.Sostegno al Terzo Settore nelle Regioni del Mezzo-giorno (art. 236). Stanziati 120 milioni per l’anno 2020, di cui 20 milioni riservati ad interventi per il contrasto alla povertà educativa per sostenere enti del Terzo Set-tore di Abruzzo, Basilicata,

Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Le risorse sono del Fondo per lo sviluppo e la coesione (art. 1, comma 6 della legge del 27 dicembre 2013, n. 147). Come si legge nella bozza, il fondo sarà gestito dall’Agen-zia per la Coesione sociale e le risorse saranno concesse in forma di sovvenzione diretta per il finanziamento dei costi ammissibili e a seguito di se-lezione pubblica nel rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento. Il con-tributo può essere cumulato con il sostegno proveniente da altre fonti per gli stessi co-sti ammissibili. Sarà la stessa Agenzia a definire le finalità degli interventi da finanziare, le categorie di enti a cui sono rivolti, i requisiti di accesso al contributo, nonché i costi am-missibili e le percentuali di co-pertura tramite il contributo.

l’isola che c’è 10 l’isola che c’è 11

Fase 2, nel DecretoRilancio le misureper il Terzo SettoreLocazioni, contributi per la sicurezza e presidi sanitari, liquidità, fondi specifici, sanificazione degli ambienti di lavoro, erogazione del 5 per mille e sostegno agli enti del Mezzogiorno. Ecco le misure nella bozza nel testo voluto dal Governo Conte che coinvolgono direttamente il mondo della solidarietà. Che spera così di poter ripartire di slancio

Nel “Cura Italia”i nuovi terminiper gli statutiIn relazione alla possibilità di riunire gli organi sociali in questo periodo, il decreto ha previsto che le associazioni e le fondazioni possano svolgere le riunioni in videoconferenza fino al 31 luglio 2020, e ciò anche qualora tale modalità non sia espressamente contemplata negli statuti e nei regolamenti delle organizzazioni.

Tra le misure più importanti quelle che prevedono il sostegno al Terzo Settore nelle regioni del Mezzogiorno (tra cui la Sardegna) per interventi per il contrasto alla povertà educativa. Il fondo da 120 milioni sarà gestito dall’Agenzia per la Coesione sociale e le risorse saranno concesse in forma di sovvenzione diretta, nel rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento

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“La presenza criminale non è ai margini, ma è dentro le fessure della nostra società” spiega don Ciotti, “e non pos-siamo dimenticare che la for-za, ad esempio, delle mafie si ritrova proprio in quell’im-pasto di complicità, a volte anche di ignoranza, di indif-ferenza che gli permettono di prosperare e diffondersi. Complicità e indifferenza che sacrificano al profitto - non dimentichiamolo mai - la vita delle persone. La lotta al male non faccia passare in secondo piano quella contro i virus che infestano il nostro Paese da decenni: le mafie, la corruzione, le disugua-glianze sociali, la povertà, la distruzione e l’inquinamento ambientale. Ma soprattutto dobbiamo dirci, e il Papa lo richiama sempre con forza, che la lotta al male è anche contro quei virus che han-no rafforzato, e reso possi-bile, questi mali. Tali mali sono proprio l’indifferen-za, l’egoismo, la delega, la rassegnazione e l’o-

mertà. È quindi l’impegno nel territorio diventa decisivo e insostituibile. Le mafie si ap-profittano delle fragilità. Le mafie e la corruzione si ap-profittano anche della vulne-rabilità del contesto sociale: la fragilità dei servizi, delle opportunità, dei diritti. La mafia virus può approfittare del coronavirus”.

Il fatto che le attività pro-duttive siano quasi del tut-to ferme, rende le persone ancora più vulnerabili e le mafie più aggressive…“C’è meno lavoro, le attività produttive sono ferme. Le mafie non aspettano altro: dispongono di immensi capi-tali illeciti e sono in attesa di collocare tutti queste risorse. A favorire tale situazione, c’è questa bomba sociale, più evidente in alcuni contesti. Le mafie si approfittano di queste fragilità. Tra i vulne-rabili, non possiamo dimen-ticare i lavoratori in nero, i lavori invisibili che sono privi di ammortizzatori sociali e di assistenza. Le organizzazioni criminali fanno inoltre un po’ da banca. Bisogna allora che, in questo momento, siano le banche a prestare denaro,

ad andare incontro a chi è fragile. Altrimenti, a fare da banca e a prestare soldi sono proprio le organizzazioni ma-fiose”.

Oltre a queste gravissime minacce legate alle attività delle organizzazioni crimi-nali, ci sono anche molte-plici casi di speculazioni sui prezzi di vari articoli e dispositivi sanitari…“Questo è un allarme, come quello ad esempio della fro-de on line sulla vendita di prodotti che sono falsamente miracolosi per combattere le malattie e, in particolare, il coronavirus. Un amico di “Libera” a Londra, un ricer-catore, riferisce ad esempio di un’impennata, nella capi-tale britannica, dei furti di

materiali sanitari. Vengono rubati respiratori, masche-rine. Dispositivi che, poi, si trovano nei mercati crimi-nali. Le mafie approfittano di questa situazione. Un aspetto che oggi si riscontra in alcuni territori, è che le mafie agi-scono come se fossero realtà con fini di assistenza, bene-ficenza. Ed offrono beni di prima necessità per ottenere consenso, legittimazione. Per questo, è necessario che sia-no gli apparati dello Stato e le banche ad intervenire per arginare questa minaccia”.

Questo rischio legato alla gravissima crisi sociale è presente soprattutto nel sud Italia. È possibile che le mafie alimentino il vento della rivolta, delle solleva-

zioni popolari per minare si-stemi e valori democratici?“Certamente, questi segnali già si sono registrati. Sono cose che, in forme diverse, sono già avvenute. Sono se-gnali, che sono già stati dati, sui quali bisogna essere mol-to attenti. Non dobbiamo di-menticarci che nell’ultimo rapporto della Direzione na-zionale antimafia, consegna-to qualche mese fa al Parla-mento italiano, già si parlava, prima del coronavirus, di una forte presenza criminale e mafiosa nel nostro territo-rio. Una presenza in tutto il territorio, in varie forme e

modalità, in una sorta di ‘aria grigia’ che presenta una com-mistione tra legale e illegale. Quindi, c’era già un grido di allarme, nonostante il gran-de impegno della magistra-tura e delle forze di polizia. Non dimentichiamoci che il coronavirus darà una spinta ulteriore alle organizzazioni mafiose. E, quindi, è un dove-re avere una maggiore atten-zione, essere più partecipi. Soprattutto, da parte nostra, c’è bisogno di un impegno per una lotta sociale, per la pro-mozione sociale. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, casa, famiglia, educazione, cultu-ra. Scuola e lavoro diventano fondamentali. Lotta alla ma-fia vuol dire servizi, inclusio-ne sociale. Le politiche sociali devono essere intese da tutti

come un investimento, non come un costo. Possono esse-re, e lo sono state quando si è voluto, un volano per uno sviluppo ecologico e sosteni-bile. Oggi abbiamo bisogno di questo volano. Le politiche sociali non sono un costo. Ab-biamo bisogno di questo. Allo-ra io mi stupisco di chi si stu-pisce della situazione che si è creata ora. E, certamente, ci sono personaggi mafiosi che godono e ne approfittano di queste situazioni. Noi dobbia-mo impegnarci, fare la nostra parte. Viviamo tempi difficili che sfidano la nostra speran-za. Ma è qui, nella durezza delle nostre esperienze, che dobbiamo fare i conti anche con la nostra fede”.l’isola che c’è 12 l’isola che c’è 13

“Attenzione alle mafie che si approfittanodelle nostre fragilità” Riproponiamo l’intervista realizzata dal sito Vatican News con il presidente dell’associazione Libera don Luigi Ciotti. “Le organizzazioni criminali, che dispongono di immensi capitali, possono approfittare di questa situazione di grande emergenza. “È necessario che siano gli apparati dello Stato ad intervenire per arginare questa minaccia”

“C’è bisogno di un impegno per una lotta sociale, per la promozione sociale. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, casa, famiglia, educazione, cultura. Scuola e lavoro diventano fondamentali. Lotta alla mafia vuol dire servizi, inclusione sociale. Le politiche sociali devono essere intese da tutti come un investimento, non come un costo”

“La mafia è un ‘virus’ che si può approfittare del corona-virus. È importante che l’impegno contro la pandemia non faccia passare in secondo piano gli sforzi contro

le organizzazioni criminali. Si devono vincere l’indifferenza, l’e-goismo, la delega, la rassegnazione e l’omertà. E, soprattutto, si devono promuovere politiche sociali a sostegno del lavoro e del-la scuola. Questa è la vera lotta contro le mafie”. Lo ha afferma-to il fondatore e presidente di “Libera”, don Luigi Ciotti in una intervista realizzata da Amedeo Lomonaco per il sito Vatican news e che vi riproponiamo integralmente.

Una Linea Liberacontro il welfaredella criminalità

Si chiama Li-nea Libera ed

è un Numero Ver-de riservato per l’ascolto, l’orien-tamento e l’ac-compagnamento delle persone che segnalano e de-

nunciano condotte corruttive o di stampo mafioso. Lo ha istituito l’associazione Libera e risponde, dal lunedì al ve-nerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e il giovedì dalle 15 alle 19, al numero 800-582727. “Sono tanti i segnali che arrivano dai territori - commenta Enza Rando, vicepresidente di Libera - perché è riconosciuta la capacità della criminalità organizzata di approfittare della crisi sociale e economica: il welfare criminale si adatta sem-pre alle circostanze, per passare all’incasso, quando l’incubo Coronavirus sarà messo alle porte”.“La criminalità ha la capacità di approfittare della crisi so-ciale ed economica, adattandosi sempre alle circostanze e investendo le proprie risorse per ottenere consenso e con-trollare il territorio” spiega il referente di Libera Sardegna Giampiero Farru. “Anche nella nostra isola, in questi mesi di crisi economica, dobbiamo tenere alta la guardia e impedire che la situazione di emergenza sia un terreno dove interessi poco trasparenti facciano il gioco di pochi, a scapito del bene comune”.

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Continua il contrasto tra chi antepone la salva-guardia della vita uma-

na e chi si accanisce a voler privilegiare il rilancio dell’e-conomia, forse dimenticando che anche Macron (timida-mente) e Johnson (più pla-tealmente) hanno cambiato idea rispetto alla loro iniziale strategia dell’immunità di gregge! L’ovvio e progressivo peggioramento della nostra capacità produttiva, unito all’ansia della ricostruzione non devono però farci dimen-ticare che, mai come oggi, la salute di tutti dipende dalla salute di ognuno di noi. Ov-vio, quindi, che per rilanciare l’economia registreremo l’au-mento del debito pubblico e la riduzione del Pil, ma in tempo di guerra è noto che il Pil cala sensibilmente e che poi c’è sempre una ripresa.

I nodi che sono venuti al pettineMa prima di affrontare il di-scorso su un piano economico nazionale straordinario, col senno del poi, vediamo di com-prendere per sommi capi che cosa abbiamo da rimproverar-ci in questi ultimi anni:– l’aver smantellato il sistema sanitario pubblico, cosa che richiederà immediatamente un rilancio della salute pubbli-ca e massicci investimenti per la ricostruzione del sistema

sanitario che in Italia si è fatto trovare impreparato per fre-nare la pandemia; le cose ma-gari sarebbero potute andare diversamente se si fosse po-tuto praticare sin dall’inizio, oltre all’isolamento, lo scre-ening al maggior numero di persone, distribuendo anche in modo massiccio mascheri-ne, monitorando i movimenti, ecc.; come hanno fatto diver-si paesi dell’oriente (Cina, Corea del Sud, Taiwan) che, per recenti esperienze, non si sono fatti trovare imprepara-ti. Questa triste congiuntura sta dimostrando che, per il futuro, nessuna economia ri-uscirà a sopravvivere senza una sanità pubblica attrezza-ta, sostenuta ed al passo con i tempi;– l’aver dato poco impulso agli investimenti privati e pubblici, industriali e infrastrutturali, il che ha procurato una stagna-

zione della produttività;– l’aver privilegiato e difeso eccessivamente i redditi e i consumi individuali, per cui l’Italia si è progressivamente indebolita negli anni a danno dei consumi sociali e degli in-vestimenti; – l’aver convissuto per tut-ti questi anni con un debito pubblico eccessivo ed in con-tinua crescita, che ha frenato gli investimenti dal momento che, accumulando debiti su debiti in una sorta di spirale, la situazione sta rischiando di diventare insostenibile per la nostra credibilità sui mercati e poi l’enorme indebitamento rischia anche di provocare contraccolpi alle generazioni future;– l’aver trascurato l’ambiente e l’ecologia, non contrastando la costante erosione della bio-diversità animale e vegetale, derivante dal riscaldamento

del pianeta; non dimentican-do lo scarso interesse finora manifestato verso la cultura e il mondo della scuola.Per non farla lunga, gli inter-venti più importanti ed im-pellenti da attuare dovranno riguardare i settori della sa-nità pubblica, degli investi-menti pubblici e privati, del debito pubblico; della politica dei redditi e dei consumi in-dividuali, dell’ambiente; tutti comparti che non potranno essere trascurati nel dibatti-to in corso su come ripartire dopo l’emergenza della Fase 1.

Il contributo per un nuovo modello di ripresa dopo la Fase 1 La ricostruzione economica, che inevitabilmente dovremo avviare con estrema attenzio-ne, di tempo e di luogo, sarà l’occasione “non prevista” e,

quindi, straordinaria, oppor-tuna e indispensabile, perché possano trovare spazio quelle trasformazioni che fino a ieri sembravano inconcepibili nel dibattito parlamentare, dal momento che quando si trat-ta di decidere come cambiare la composizione della spesa pubblica finora si sono incon-trate sempre difficoltà poli-tiche insormontabili. Per cui non potendoci sottrarre alla assoluta necessità di definire al più presto il nuovo model-lo di ripresa, in questi giorni – prima che parta la Fase 2 – dovrà essere studiato appro-fonditamente il da farsi e in che modo potrà coinvolgere tutti i settori interessati; ma non basta, una volta studiati

ed approfonditi, gli interven-ti dovranno essere messi in atto “contemporaneamente” per beneficiare dell’effetto do-mino che, viceversa, se diluiti nel tempo, rischierebbero di auto-esaurirsi per far fronte a nuove future esigenze che di volta in volta sicuramente si presenterebbero. E a questo punto proviamo ad elencare quelli che potrebbero essere i meccanismi da piani-ficare, su come utilizzare il de-ficit ulteriore, sotto l’aspetto delle “uscite”:– iniettare liquidità nell’eco-nomia reale, che inevitabil-mente produrrà un aumento del debito pubblico. Le risorse per fornire aiuti alle famiglie, professionisti, imprese, po-tranno venire soprattutto da questa modalità di risposta alla crisi, vale a dire un ulte-riore aumento del debito qua-le naturale conseguenza delle

misure che necessariamente dovranno essere adottate dal Governo per rilanciare gli in-vestimenti e fornire liquidità agli istituti di credito e quindi, indirettamente, alle famiglie, ai professionisti, alle imprese. Il Pil calerà in tutti i paesi in-teressati dall’epidemia, com-prese Olanda e Germania che dovranno rassegnarsi all’idea che, mai come in questa situa-zione, una maggiore austerità di bilancio non fa bene all’eco-nomia e, nella fattispecie, si tratta di salvare vite umane e l’economia di tutto il pianeta;– prevedere massicci inve-stimenti nell’edilizia e nei la-vori pubblici, avvalendosi di una amministrazione dotata di personale competente che si avvalga delle nuove tecno-logie informatiche, con l’o-biettivo di promuovere una drastica semplificazione per accelerare la spesa pubblica.

l’isola che c’è 14 l’isola che c’è 15

Creare i presupposti di un nuovo stile di vita più partecipato, più consapevole, più sostenibileL’analisi di Lorenzo Maria di Napoli, manager impegnato nel non profit. “Le risorse non mancano e gli interventi dovranno avvenire in contemporanea per beneficiare dell’effetto domino”. L’elenco delle occasioni perdute e di quelle da non perdere: “Bisognerà avviare progetti destinati alla promozione della responsabilità e della solidarietà”

“Occorre mettere in campo eccezionali capacità di gestione della crisi da parte delle istituzioni e al tempo stesso dei singoli cittadini, creando i presupposti di un nuovo stile di vita più partecipato, più consapevole, più sostenibile”

Diario di una quarantena:“Non paura, ma fede”A Padova è attiva la Fondazione Casa ai Colli, che in collaborazione con le associazioni opera per contrastare la povertà sanitaria. Nel suo sito la Fondazione ha tenuto un “Diario della quarantena”. Eccone alcuni stralci, concessici gentilmente dalla Fondazione stessa.

27 marzo 2020“E vanno gli uomini a contemplare le vette delle montagne, gli enormi flutti del mare, le lunghe correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi” (S. Agostino, Confessioni X 8,15).Un uomo solo nel mondo, una pecora senza pastore di un gregge dimenticato, chiede perdono perché l’uomo ha di-menticato Dio. Tutto ciò è così fuori dal tempo - come fuori dal tempo sono questi giorni - un intervento insolito muto: non di uno statista o di un re, nemmeno di un Papa. Un uomo che ricorda all’uomo di non avere paura, ma fede. Anche se la scienza sembra l’unica a mantenere la centralità in questi giorni d’incubo, ricorda a tutti che l’uomo ha necessità soprattutto di umanità e di fede per ritro-vare fiducia, per ritrovare il significato della vita.

Alessandro

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Importantissima sarà quin-di la dotazione di strumenti “leggeri” ma efficaci ed inno-vativi, necessari anche per prevenire la corruzione e le infiltrazioni mafiose, magari predisponendo pene più se-vere; – monitorare la creazione di posti di lavoro, per contribu-ire ad assorbire tutti quei di-pendenti che quando potran-no finalmente uscire di casa non troveranno più il posto di lavoro;– nazionalizzare grandi im-prese e banche in difficoltà, non in grado di reggere l’at-tuale impatto o che non riu-scissero a riconvertirsi; – rilanciare i beni comuni,

coinvolgendo il non profit (Terzo Settore), che come noto si pone in posizione in-termedia tra il primo settore (lo Stato, la Pubblica Ammini-strazione) e il secondo settore (il For profit, il Mercato); av-viando progetti destinati alla promozione della responsabi-lità e della solidarietà;– rilanciare l’ambiente e l’ecolo-gia per contrastare la costante erosione della biodiversità ani-male e vegetale, derivante dal riscaldamento del pianeta, una delle cause di potenziali epide-

mie presenti e future;– ammodernare l’istruzione scolastica e sostenere la cul-tura; – eliminare la povertà, crean-do un reddito di base per tutti, sia per una ragione di ordine sociale, sia per interesse ge-nerale, perché il degrado di ognuno può provocare epide-mie per tutti.A quanto detto, necessaria-mente, dovrà fare riscontro una serie di interventi con-temporanei, per quanto ri-guarda le “entrate” (per co-prire il nuovo deficit e ridurre

il precedente), evitando asso-lutamente aumenti delle tas-se e contrastando ogni sorta di deriva autoritaristica; in pratica come far cassa (si tratta di esaminare come po-ter reperire alcune centinaia di miliardi) e come ridurre il debito, attraverso:– creazione di pacchetti di mi-sure straordinarie per la ri-duzione dello stock del debito pubblico. E’ questo il momen-to in cui si dovrà intervenire contemporaneamente, in ter-mini determinati e coerenti, superando ogni diverso credo

politico, su: lotta concreta e determinata all’evasione fi-scale, emanazione di condoni, eliminazione di enti inutili, vendita ragionata di immo-bili di Enti e Regioni; vendita del patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica (Erp), vendita parziale del patrimo-nio immobiliare del Demanio e della Difesa; ridisegno delle concessioni, vendita di alcune partecipazioni statali, allun-gamento e/o riduzione del co-sto del debito, ecc. – creazione di una sorta di inflazione controllata, dal mo-mento che questa favorisce la condizione del debitore e, quindi, dello Stato come nel nostro caso;– ricorso ai Bond nazionali, agli eventuali Eurobond ed accesso ad un Mes condizio-nato (uno strumento cui ab-biamo già fornito consistenti contribuzioni economiche), da rimborsare in tempi lunghi (escludendo quindi le regole originarie) che avrebbe come finalità il sostegno degli in-terventi a favore del sistema sanitario, della cassa integra-zione, della costituzione di un fondo per la rinascita e della creazione di liquidità;– predisposizione di una mag-giore produttività nei restanti mesi di quest’anno e in alcuni

di quelli prossimi. Una ulte-riore opportunità potrebbe essere quella di compensare, almeno in parte, la caduta produttiva dell’attuale perio-do di chiusura, lavorando di più nei restanti mesi dell’an-no: per esempio, riducen-do parzialmente le vacanze estive. Anche in questo caso, si tratta di una graduale ri-distribuzione nel tempo degli effetti della crisi; il maggiore sforzo richiesto nei restanti mesi dell’anno andrebbe com-pensato da un minore sforzo,

da giorni aggiuntivi di ferie, anche per un certo numero di anni a venire.Come già evidenziato, la stra-ordinarietà attuale potrebbe sbloccare questa rilevante opportunità finora costante-

mente rimandata nel tempo perché impopolare e non rite-nuta di immediata necessità. I suggerimenti esposti, ciascu-no con le proprie difficoltà, ripeto, non dovranno essere alternativi tra loro, ma do-vranno essere eseguiti al più presto ed in parallelo. Essi po-trebbero offrire delle risposte pratiche e concrete a una cri-si inattesa e drammatica che, per la sua sopravvenienza im-provvisa e per la sua dimen-sione, non può non richiedere dei sacrifici a tutti gli italiani, così come a tutte le forze po-litiche alle quali deve essere richiesto il doveroso impegno di anteporre gli interessi na-zionali ai calcoli elettorali, dal momento che tutti gli in-terventi proposti, prima che tecnici sono di natura politica, non dimenticando che siamo in tempo di guerra e che stia-mo combattendo contro un nemico invisibile che, anche se sarà sconfitto, potrebbe in-vaderci nuovamente.Per concludere, occorre met-tere in campo eccezionali ca-pacità di gestione della crisi da parte delle istituzioni e al tempo stesso dei singoli citta-dini, creando i presupposti di un nuovo stile di vita più par-tecipato, più consapevole, più sostenibile. La parola passa ora ai tecnici ed ai politici e, soprattutto ad una “regia” in grado di porgersi con capacità di convincimento e di coinvol-gimento per il superamento dei comportamenti elusivi di un tempo che l’attuale emer-genza non può più consentirci.

Lorenzo Maria di Napoli

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“Tutte le cose accumulate”1° aprile 2020 “Se dopo ogni tempesta vengono tali bonacce, allora che i venti soffino sino a che abbiano risvegliato la morte”. “Otello”, Shakespeare

Avendo tempo, sono stato in soffitta nel tentativo di ridurre tutto ciò che nel tempo una fami-glia, avendo posto, riesce ad accumulare. Ci sono libri, gingilli, giochi, fumetti, polvere, ricordi nostri e di altri. Tutto sospeso in attesa che qualcuno si prenda cura di quello che c’è, lo getti o lo tenga come un Dio giustiziere. Ogni volta che sto in soffitta tra travi basse e attenzione a dove mettere i piedi succede che batto con la testa su qualche trave, solo qualche piccola botta senza conseguenze, come un amorevole buffo dei genitori, quasi a dire “svegliati!”. Ogni volta sorrido, per me ha un significato, mi fa ritornare in me, mi aiuta ad uscire da tutto quel mare di ricordi. Questa volta nella serietà degli eventi mi ha fatto capire che tutto ciò che abbiamo accumulato è fatto di così tante cose che solo riscoprendo qualcosa ogni giorno potremmo andare avanti per anni. La risposta alla paura di perdere le nostre sicurezze è che abbiamo molto più di quello che siamo e che siamo molto di più di quello che abbiamo e che nell’inter-vallo delle onde vi è sempre bonaccia.

Alessandro

“Il virus ci vuole vicini”29 marzo 2020

Sospesi nel tempo in questa società di rapporti rarefatti, relegati sempre più nei social e sempre meno nella realtà, l’unico che anela a stare con noi fisicamente è il virus. La sua è una esigenza fisica, ha bisogno di altra umanità, di vicinanza. Non gli basta il condominio, il quartiere, la cit-tà. Cerca amicizie sempre nuove dove poter portare il suo messaggio. Ha bisogno di allargare i confini, di unire tutto il mondo. Scopriremo, forse un domani, che il virus per pro-pagarsi velocemente aveva bisogno più di disuguaglianza che diversità, di paura ed odio piuttosto che Amore.(Volutamente non uso il termine “contaminare” che non mi è mai piaciuto specialmente se usato come azione positiva, forse anche questo dovremmo ricordare in futuro).

Alessandro

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La crisi che stiamo vi-vendo ci sta riportando all’essenzialità. Non è

facile ritrovarsi limitati e nel-lo stesso tempo liberi di guar-dare alla sostanza. Nel tempo l’essenziale è stato sostituito da un individualismo fatto di tanti “io” incapaci di diventa-re “noi”. Adesso i rifiutati sia-mo noi, perché non ci vogliono come fly people, train people, red zone people. Tocca ai rifiu-tati di ieri mandarci messaggi di solidarietà e speranza.Anche il nostro welfare sta vivendo un’esperienza simile: si ritrova incapace di proteg-gere le persone (e la loro salu-te) e deve chiedere a tutti di aiutarsi a farlo. Lo avevamo immaginato universalistico e nazionale, poi lo abbiamo preferito regionale e fai da te, dimenticando la seconda metà del Novecento, quando abbiamo sbarrierato le istitu-zionalizzazioni dei più fragili e separati dalla vita di tutti.Oggi scopriamo il confinamen-to di un Dpcm. La deriva delle disuguaglianze sta renden-do difficile diventare società solidale, in un welfare che dovrebbe promuovere tutta la solidarietà necessaria per affrontare i problemi umani senza abbandonarci alla soli-tudine.Per affrontare il virus è di-ventato ragionevole ricono-scere l’impossibilità di farcela da soli. Il vecchio welfare lo

aveva dimenticato, ossessio-nato dall’esigibilità dei diritti individuali, senza investire in quelli sociali con l’incontro tra doveri generativi di soli-darietà e giustizia. Ha privile-giato il benessere individuale fatto di tanta diagnostica che prescrive e non cura, che eroga prestazioni povere di soluzioni, bruciando risorse in modi irresponsabili. La so-lidarietà fiscale le ha destina-te al bene di tutti e chiede ai gestori di non essere così sot-tomessi a una committenza politica in cronico conflitto di interessi: promuovere salute o comprare consenso?È un welfare condannato a un doppio invecchiamento: fidu-cia che si trasforma in sfidu-cia nei valori costituzionali e politiche che escono sconfitte dall’incapacità di garantire i livelli di assistenza. I giovani che potrebbero reinterpreta-

re la sfida vengono precariz-zati. Vince il prestazionismo costoso e degenerativo. Le risorse per l’assistenza so-ciale sono incredibilmente aumentate. Erano poco più di 50 miliardi fino al 2012, sono diventate quasi 70 negli anni successivi. Il «tecnicamen-te impossibile» è diventato «politicamente possibile». Le politiche hanno agito ma-terialisticamente, con tanti trasferimenti e pochi servizi, cioè vantaggio individuale ma non sociale. Sono stati brucia-ti quasi 20 miliardi all’anno da forze politiche diverse e ugualmente irresponsabili nel fare la stessa cosa: consenso.Ma le soluzioni adottate per lottare contro il Covid-19 stanno spiazzando tutti, met-tono in discussione il mate-rialismo metodologico del vecchio welfare. Chiedono a tutti di affrontare le sfide in-

In tempi di epidemia al-largare la nostra sfera di responsabilità personale

può voler dire stare in casa, evitare i contatti, ridurre il rischio di esposizione, ma cer-tamente non può consegnarci all’inazione. Significa sentirsi vicini, anche a distanza, uniti anche nella separazione, so-lidali anche nella diversità di condizioni. Tanti esempi ini-ziano a conoscersi, tanti casi e nomi di persone che agisco-no e hanno agito così in queste settimane. Ne va anche della tenuta del nostro sistema pro-duttivo.La Scuola di Economia Civi-le, per esempio, ha lanciato un appello sottolineando che «questo è il momento di di-mostrare che lo Stato siamo noi (…) che la responsabilità sociale di impresa non è solo uno strumento di marketing ma è una pratica reale che si attiva soprattutto nel momen-to della crisi: dimostrando at-tenzione ai beni comuni (la salute, il lavoro), praticando una comunicazione corretta, formulando proposte concre-te e sostenibili con una visio-ne d’insieme, attivando azioni concrete rivolte alle persone più fragili, valorizzando un sistema fatto da imprese, fa-miglie, scuole, università, organizzazioni ed enti che diventino protagonisti di una nuova e indispensabile solida-rietà proattiva (…) Nessuno si

salva da solo, nessuna impre-sa si salva da sola. Servono nuove reti, relazioni di reci-procità, percorsi di mutuo so-stegno, tra imprese del Nord e del Sud, nei territori e nelle città. È una grande occasione per ricostruire un’operosa fiducia collettiva e per diven-tare più adulti, meno emotivi e scomposti di come ci vorreb-bero certi media. E forse, dav-vero civili» (www.scuoladieco-nomiacivile.it).Così come il contagio com-portamentale può portare a

conseguenze disastrose, allo stesso tempo può anche esse-re veicolo di cambiamenti po-sitivi. Vanno promossi, questi cambiamenti, richiesti esplici-tamente e attivati con la pra-tica e l’esempio. A questo tutti siamo chiamati. Già decine di singoli, imprenditori, pro-fessionisti, lavoratori, hanno risposto all’appello della Sec, prendendo nuova coscienza dell’interdipendenza, del fatto che nessuno si salva da solo. È solo l’inizio di un periodo che sarà lungo e complicato.La strada è quella di metter-si a disposizione, facendosi carico di problemi e difficoltà altrui, di sconosciuti, di per-sone diverse e, a volte, lonta-ne. Perché se c’è una cosa che questa epidemia ci sta inse-gnando, è che, nel bene e nel male, nessuno è poi, veramen-te, così lontano.

Vittorio Pelligra

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“Contro il Covid 19serve un’epidemiadi vera solidarietà”Per il presidente della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato “la crisi che stiamo vivendo ci sta riportando all’essenzialità. La deriva delle disuguaglianze sta rendendo difficile diventare società solidale, con tanti trasferimenti e pochi servizi. Ma molte esperienze di welfare generativo testimoniano che l’impossibile può diventare possibile”

Il contagio? Può essereanche veicolo dicambiamenti positiviSpiega l’economista Vittorio Pelligra: “Vanno attivati con la pratica e l’esempio. La strada è quella di mettersi a disposizione, facendosi carico di problemi e difficoltà altrui, di sconosciuti, di persone diverse e, a volte, lontane. Perché l’epidemia ci sta insegnando che, nel bene e nel male, nessuno è poi, veramente, così lontano”

“Per affrontare il virus è diventato ragionevole riconoscere l’impossibilità di farcela da soli. Il vecchio welfare lo aveva dimenticato, ossessionato dall’esigibilità dei diritti individuali, senza investire in quelli sociali con l’incontro tra doveri generativi di solidarietà e giustizia. Ha privilegiato il benessere individuale fatto di tanta diagnostica che prescrive e non cura, bruciando risorse in modi irresponsabili”

sieme, non stiamo usando tra-sferimenti ma comportamenti responsabili e solidali. È l’alfa-beto delle pratiche generati-ve, per favorire l’incontro tra persone, problemi e soluzio-ni. Le risposte unidirezionali sono costose e improduttive. L’incontro tra diritti e dove-ri è concorso di capacità per moltiplicare la fiducia neces-saria e fare la differenza.Da quando abbiamo iniziato a proporre soluzioni di welfare generativo, molte esperienze nei territori testimoniano che l’impossibile può diventare possibile e incoraggiano ogni autentica ricerca in questa direzione. La condizione im-pensabile che stiamo vivendo lo testimonia nei fatti, senza parole, con gesti umani, di tante persone… un’epidemia di autentica solidarietà.

Tiziano Vecchiato

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Sono Rina Latu e voglio condividere alcuni pen-sieri con persone che

credo possano essere d’accor-do con me. Il problema riguar-da i nostri anziani, e questo al di là del tempo che stiamo vi-vendo con la pandemia legata al Coronavirus. Sono perples-sa, sconcertata, arrabbiata ma soprattutto addolorata. Solo ora, visto il numero ele-vato di decessi, abbiamo acce-so i riflettori su quasi tutte le case di riposo e si stanno fa-cendo controlli a tappeto.Per quanto mi e ci riguarda, i nostri anziani sono le nostre radici, le nostre risorse e un patrimonio inestimabile che merita rispetto, attenzione, affetto e accompagnamento continuo e costante. In questo momento tragico forse siamo diventati più sensibili? Dove eravamo quando avremo po-tuto e dovuto tutelarli? Io cerco di capire tutto e tutti o almeno ci provo.Una mamma, in tempi molto difficili, da sola, ha accudito e allevato ben dieci figli. Quella mamma è ora anziana e non autosufficiente. Su dieci figli, ora adulti e ricchi delle loro famiglie, non ce n’è stato uno che si sia accollato la cura della loro mamma e dunque l’hanno affidata o scaricata in una casa di riposo. Voglio ancora essere comprensiva e giustificare tutti, ma per molti gli anziani sono una risorsa e

un patrimonio da difendere, per altri forse una risorsa eco-nomica, per altri fonte di af-fetto, per altri ancora un peso, un fastidio o un problema da risolvere.È possibile che ci siano situa-zioni oggettive legate a luoghi, a spazi, a problemi economici, a problemi di lavoro per cui non c’è altra soluzione se non il ricovero in case di riposo. Penso anche che le soluzioni alternative, a volte debbano e possano trovarsi, ma non sempre è facile.Il modus vivendi e le realtà di-versificate nelle varie regioni d’Italia ci portano ovviamen-te a fare valutazioni diverse. Al Nord più che al Sud, per le condizioni di lavoro all’inter-no delle famiglie, ma anche per cultura, rendono molto più difficili le possibilità di farsi carico degli anziani non autosufficienti, per cui ben vengano le strutture di ac-coglienza. Per correttezza devo anche dire che esistono strutture di eccellenza, asso-lutamente necessarie in modo particolare per anziani che davvero non hanno nessuno che possa prendersi cura di loro. La solitudine, credo dav-vero sia il male peggiore.Premesso tutto questo, alla luce del fatto che i nostri cari vecchietti siano affidati alle strutture, possibile che i fa-miliari tutti non li seguano co-munque, non controllino che siano accuditi, lavati, nutriti, coccolati, amati per quanto possibile, curati e trattati in modo dignitoso? Molto prima della pandemia abbiamo ap-

preso di anziani maltrattati, sedati, picchiati, costretti a vi-vere nella sporcizia, umiliati: il trattamento riservato loro era davvero disumano.Ora che il numero dei morti è venuto alla ribalta in modo esponenziale, tutti siamo pre-occupati, ci chiediamo il per-ché e vogliamo risposte imme-diate. Ma prima dove eravate o dove eravamo? Interroghia-moci e preoccupiamoci per-ché lo stesso trattamento fra non molto può essere riser-vato a noi. È questo il nuovo modello di società che stiamo costruendo? Quelli che oggi, in generale sono i più deboli e indifesi, meritano la nostra attenzione. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio e non vo-glio tagliarmi fuori da colpe o responsabilità. Il mio invito è

che tutti insieme riflettiamo e dove riteniamo di aver sba-gliato, cerchiamo di aggiusta-re il tiro. Devo anche dire che ci sono realtà in cui i nostri anzia-ni sono seguiti con amore e, nella misura del possibile, vivono nelle loro case o con i loro familiari. Pensiamo solo al grande patrimonio di espe-rienze di vita che rappresen-tano per i loro nipotini che, a volte più saggi degli adulti, amano i loro nonni, li vivono attraverso i loro racconti, le loro storie e li adorano. Spero davvero che, questa famosa Fase 2 ci faccia riflet-tere, riscoprire i veri valori, ci renda di nuovo più umani, più tolleranti e decisamente migliori perché credo davve-ro che in fondo lo siamo. Que-

sta opportunità debba essere annoverata come una vera e propria rinascita.Ringrazio chi volesse dedica-re un po’ di tempo per leggere questi miei pensieri perché, scusatemi, ho la presunzione di interpretare il vostro dolo-re alla luce di ciò che ultima-mente in modo drammatico, abbiamo visto e vissuto. Sen-za rancore per nessuno, non perdiamo la speranza e dav-vero auspichiamo tempi mi-gliori ma sono ancora convin-ta che molto dipende da noi.

Rina Latu

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“I nostri anziani sono un patrimonio che merita rispetto”L’opinione di Rina Latu, vice presidente vicario dell’Avis nazionale: “Ora che il numero dei morti è venuto alla ribalta in modo esponenziale, ci chiediamo il perché e vogliamo risposte immediate. Ma prima dove eravate o dove eravamo? Perché quelli che oggi sono i più deboli e indifesi meritano la nostra attenzione”

Volontari per lascuola: a Quartu“Sos Compiti”“Attraverso un numero di telefono dedicato e un indirizzo email, i genitori ci comunicano le loro necessità: dalle semplici stampe delle schede didattiche, alle fotocopie dei libri, all’acquisto della cancelleria, carta, cartucce per le stampanti. Noi ci occupiamo di ritirare e consegnare il materiale” spiega Patrizia Zuco

Il “Progetto Sos Compiti” nasce dall’esigenza di aiu-

tare le famiglie con figli nella scuola dell’infanzia e dell’ob-bligo in questo momento di emergenza sanitaria. La chiusura delle scuole e la nascita della didattica a di-stanza ha sicuramente det-tato l’inizio di una nuova era nella metodologia scolastica. Le famiglie si sono ritrovate improvvisamente a compen-sare alla quotidianità delle scuole, aiutando gli studenti, seguendoli nei compiti e pro-curandosi tutto il materia-le che quotidianamente veniva fornito dalle strutture, dalle semplici stampe alla cartoleria.In questo contesto è nata velocemente la difficoltà di reperire il materiale scolastico, sia perché ne è stata limitata la vendi-ta sia per la difficoltà di raggiungere i negozi o supermercati che ancora lo forniscono.Ancora più difficoltoso per molti genitori è poter stampare le schede inviate dai docenti, chi per mancanza di connessione internet, chi per mancanza di stampanti.A Quartu Sant’Elena è nato così il progetto “Sos Compiti”. At-traverso un numero di telefono dedicato e un indirizzo email, i genitori ci comunicano le loro necessità: dalle semplici stam-pe delle schede didattiche, alle fotocopie dei libri, all’acquisto della cancelleria, carta, cartucce. Noi ci occupiamo di ritirare e consegnare il materiale nei negozi indicati dai genitori.Stampiamo e consegniamo i compiti che i ragazzi devono com-piere direttamente a casa senza alcun costo. Anche in questo modo aiutiamo le famiglie, facendo in modo che il diritto allo studio sia garantito e soprattutto uguale per tutti.Molte sono però le famiglie che hanno difficoltà economiche e che non hanno la possibilità di acquistare il materiale, so-prattutto in un momento come questo in cui parecchi genitori sono in crisi per il lavoro.Grazie a donazioni volontarie e all’aiuto di Sardegna Soli-dale siamo riusciti a donare album da disegno, quaderni, penne, matite e tutto il materiale possibile alle famiglie che ci stanno comunicando con molta tristezza e dispiacere di non poter fare fronte alle spese per garantire l’istruzione dei propri figli.

Patrizia Zuco

“Spero davvero che questa famosa Fase 2 di cui tanto si parla ci faccia riflettere, riscoprire i veri valori, ci renda di nuovo più umani, più tolleranti e decisamente migliori. Credo che questa opportunità debba essere annoverata come una vera e propria rinascita”

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Tra le ricadute maggior-mente negative che il Covid 19 avrà sulla

nostra quotidianità c’è sicu-ramente quella che riguarda i trasporti. Non soltanto voli aerei drasticamente ridotti ma anche capienze del mez-zi pubblici fortemente ridi-mensionate. I centri urbani potrebbero risentire pesan-temente di questa novità e potrebbe dunque essere au-spicabile l’utilizzo di forme di mobilità alternativa, pri-ma fra tutte la bicicletta. Per questo motivo otto associa-zioni hanno inviato una let-tera alla Regione, ai comuni e alle province, nella quale si dichiarano pronte a “fornire agli amministratori tutto il supporto informativo e tec-nico necessario per accom-pagnare il processo di iden-tificazione e adozione delle misure di mobilità attiva del post-Covid19 adeguate alle condizioni locali”. La lettera è stata firmata dal Coordina-mento Sardegna Fiab, insie-me a Fiab Cagliari, Ciclisti Urbani Cagliari, Ciclofficina Sella del Diavolo di Cagliari, Sardarch, TuttaMiaLaCittà di Sassari e le sigle olbiesi La-boratorio Mobilità, Ambiente e Territorio, Bikefluenzer, Easyskate e Tandem Spazio Ciclofficina. “Si deve tener presente che la stragrande maggioranza degli spostamenti in auto in

ambito urbano avviene su una distanza inferiore ai due chilometri” scrivono le asso-ciazioni, e “per questo pro-muovere la mobilità a piedi, in bicicletta o con altre forme di micro-mobilità attiva (mo-nopattini, skateboard, pattini a rotelle) appare la migliore soluzione per permettere, entro distanze limitate, di so-stenere la crescita esponen-ziale della domanda di mobili-tà individuale che si prevede già avverrà, a partire dall’av-vio della seconda fase della gestione della crisi sanitaria, a vantaggio di tutti”. “Quando l’emergenza Coro-navirus sarà superata, gra-dualmente riprenderemo a spostarci, a muoverci per raggiungere le scuole, i luoghi di lavoro, i luoghi di svago e cura e incontrare le persone care. Ma come?” si chiedono le associazioni. “Purtroppo, è verosimile - e questo è già vi-sibile in Cina - che l’accesso e l’utilizzo del trasporto pubbli-co post Covid 19 sarà diverso da come lo conosciamo ora, sia a livello di spostamenti urbani, che a livello di sposta-menti regionali. Si prevede in-fatti che, in un primo periodo, il trasporto pubblico riuscirà a trasportare appena il venti per cento degli utenti che tra-sportava prima dell’emergen-za”.Per le associazioni “le persone opereranno istintivamente la scelta di muoversi in modo indipendente, con i propri mezzi, a distanza di sicurezza dagli altri. Sarebbe un pecca-to se per mancanza di valide

alternative infrastrutturali e politiche dedicate, quella scelta ricadesse obbligatoria-mente sull’automobile. Questa infatti porterebbe all’aggrava-mento di impatti negativi che già vi sono noti in termini di salute individuale e colletti-va, vivibilità delle nostre aree abitate e congestione, sen-za dimenticare le condizioni dell’ambiente e impatto sul clima, e il ridotto diritto alla mobilità e autonomia di utenti vulnerabili, quali minori, di-sabili e anziani, con maggior costi per gli individui e per la comunità”.“Ci troviamo davanti all’ur-genza di attuare una svolta verso una mobilità più so-stenibile. In molti Paesi - tra cui Germania, Ungheria, Da-

nimarca, Austria, Gran Bre-tagna, Canada, Stati Uniti, Colombia - sono state attua-te e stanno moltiplicandosi soluzioni che permettono e facilitano gli spostamenti atti-vi, a piedi ed in bicicletta, as-sicurando il distanziamento sociale necessario a ridurre il rischio di contagio da coro-navirus” scrivono le associa-zioni, che propongono anche degli esempi: “A Vancouver e

a Boston si raddoppia la lar-ghezza dei marciapiedi per permettere alla gente di muo-versi a piedi senza sfiorarsi, con spazio adeguato anche alle persone che si muovono con l’ausilio di deambulatori o sedie a rotelle; a Berlino, Pari-gi e Budapest si chiudono cor-sie stradali per trasformarle in ciclabili ad uso esclusivo in cui possono transitare anche monopattini, skateboard, sco-oter elettrici per persone con disabilità; a Vienna e Oakland decine di strade diventano a priorità pedonale o residen-ziali”.

“Promuovere e facilitare la mobilità attiva, pedonale e ciclabile, può essere la solu-zione per garantire il diritto alla mobilità che la riduzio-ne dell’offerta del trasporto pubblico mette a rischio, so-prattutto sulle brevi distan-ze urbane, in combinazione, quando strettamente necessa-rio, con il trasporto motoriz-zato. Questo aiuterebbe anche a supportare la ripartenza di un trasporto pubblico locale e regionale, potenziando e mi-gliorando il bacino di utenza. Siamo sicuri che la Sardegna partirebbe avvantaggiata, date le numerose giornate di sole e le temperature miti che la nostra posizione geografica ci garantisce, ma perché le iniziative siano efficaci richie-

dono una programmazione strategica di lungo periodo, accompagnata da azioni di adattamento urbano, di sem-plice realizzazione, a basso costo ed elevato potenziale di replicabilità e scalabilità immediate per ridisegnare gli spazi pubblici e adeguarli alle future necessità di mobilità delle persone e salubrità dei luoghi abitati”. Con la lettera le organizzazio-ni “si mettono a disposizione, per fornire agli amministra-tori tutto il supporto infor-mativo e tecnico necessario per accompagnare il processo di identificazione e adozione delle misure di mobilità atti-va del post-Covid19 adeguate alle condizioni locali”. l’isola che c’è 22 l’isola che c’è 23

E se dopo la pandemiainiziassimo ad usaredi più la bicicletta?Un gruppo di associazioni ha scritto alla Regione mettendo a disposizione le proprie conoscenze a servizio di un nuovo modello di mobilità, perché il Coronavirus ridurrà le capienze dei mezzi pubblici e le due ruote potrebbero essere una valida alternativa: “La maggioranza degli spostamenti avviene su una distanza inferiore ai due chilometri”

La lettera è stata firmata dal Coordinamento Sardegna Fiab, insieme a Fiab Cagliari, Ciclisti Urbani Cagliari, Ciclofficina Sella del Diavolo di Cagliari, Sardarch, TuttaMiaLaCittà di Sassari e le sigle olbiesi Laboratorio Mobilità, Ambiente e Territorio, Bikefluenzer, Easyskate e Tandem Spazio Ciclofficina

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Un artista che ha conqui-stato il successo ma che non si è dimenticato di

chi lo ha sostenuto nei suoi primi passi e soprattutto delle persone che hanno bisogno di aiuto. Nicola Virdis ha acqui-sito una fama nazionale parte-cipando al programma Italia’s Got Talent e arrivando in fi-nale con l’interpretazione del Nerd dal maglione rosso, sem-pre sorridente e un po’ strano. Il suo alter-ego ha convolto col “turn around” di Bonnie Tyler migliaia di spettatori, donan-do finalmente a Nicola il suc-cesso rincorso fin da bambino. L’artista sassarese è rimasto legato per sempre a S’Aspru e a Mondo X Sardegna e pro-prio per questo in occasione dell’iniziativa nazionale #ar-tistiinquarantena, rassegna di artisti da tutta Italia con lo scopo di intrattenere e racco-gliere fondi, ha voluto esserci anche lui. Lo scorso 26 aprile, l’artista sassarese si è esibito in diretta sui suoi social con uno spettacolo da casa sua, con sua moglie Sara quale regista, le sue due figlie quali guest-star e lasciando il ruolo di protagonista al suo fratello/alter-ego Nerd. Nel corso della rappresentazione ha invitato gli spettatori a fare le loro do-nazioni in favore di Mondo X Sardegna di Padre Salvatore Morittu, del quale, nonostante il suo definitivo trasferimento in Piemonte continua a seguir-ne i progetti che idealmente

condivide e che ha voluto di-vulgare a chi ha imparato ad amare quel suo stralunato fratello col pullover rosso che si esprime goffamente senza pronunciare parola. D’altro canto per tendere una mano a chi ha bisogno non è necessa-rio sprecare parole ma agire. La sua attenzione gioiosa ma altruista verso i disagiati lo ha portato ad esperienze di volontariato in missione in Romania, in Cambogia, in Li-bano ma anche ad impegnarsi nei centri per immigrati, nel carcere minorile e nelle Co-munità di recupero. Intorno al 2003, poi, si presta ai primi servizi di clown-terapia nel reparto di pediatria di Sassa-ri, partecipando contempora-neamente alle prime conven-tion di giocoleria. Proprio in questo contesto,

nel 2011 ha incontrato padre Salvatore Morittu, Mondo X Sardegna e la Comunità di Vita di S’Aspru dove ha pro-posto il suo progetto “Buonu-more in comunità”, dedicato a chi è impegnato a riprendersi in mano la vita e il destino col duro lavoro dei campi, delle attività artigiani e dell’alleva-mento e, perché no?, tentare di riacquistare la voglia di ri-dere e di far ridere. Ogni martedì per sei anni, Nicola Virdis ha così portato il suo naso rosso, le mille pa-role mute e il lessico buffo del corpo, tra uomini che avevano scordato come si può “sogna-re a colori” pur stando fra gli ultimi. Ora per lui è arrivato il successo, ma non è passata la voglia di stare vicino alle persone in difficoltà. Grazie Nicola!

In questi giorni la strada e l’ascolto si declinano per le vie della Kalsa di Paler-

mo. Come associazione Ad-diopizzo ci interroghiamo su come sia possibile in questo momento continuare a parla-re di inclusione e adoperarci per favorire l’accesso a diritti fondamentali.Nel quartiere in cui nel resto dell’anno ci occupiamo di in-clusione sociale ed educativa territoriale insieme ad altre associazioni come Handala, Booq, Send, la Casa di Paolo e la rete di Dappertutto, l’emer-genza sanitaria sta dilatando drammaticamente le sacche di povertà economica ed edu-cativa. Quello che stiamo vi-vendo nelle ultime settimane sta inevitabilmente accen-tuando le diseguaglianze che già esistevano all’interno del-le comunità.In questo spaccato molti degli strumenti individuati per far fronte alla crisi non sono nel-le immediate disponibilità di molti cittadini. Ci sono infatti concrete difficoltà da parte di molti ad accedere a dirit-ti e misure di sostegno: dalla didattica online ai sussidi ali-mentari.

Per tali ragioni stiamo cercan-do di rimanere vicini a molte famiglie della Kalsa attraver-so l’incontro, la condivisione e offrendo, con le realtà sociali sopra citate, il supporto ne-cessario per l’accesso a mi-sure come quella al sussidio alimentare fornito dal Comu-ne di Palermo, ma cercando soprattutto di creare e indivi-duare ulteriori forme di soste-gno per chi non ha i requisiti per ottenere tale sussidio.Siamo convinti infatti che il nostro ruolo, e in generale del Terzo Settore, non debba esse-re soltanto quello di collabora-re con le istituzioni per la più larga fruizione possibile delle misure messe in campo, ma anche quello di intercettare e sostenere chi da tali misure resta escluso. E rispetto a tut-to questo è necessario recupe-rare spazi di riflessione anche di critica costruttiva nei con-fronti dell’amministrazione della città, del governo della regione e di quello del Paese.Le imprese e gli esercizi com-

merciali sani della nostra città rappresentano una com-ponente fondamentale della comunità, perciò ci auguria-mo che le risposte attraverso strumenti come la cassa inte-grazione in deroga e l’acces-so al credito non rimangano impantanati tra ritardi e lun-gaggini burocratiche che poco hanno a che vedere con l’esi-genza sacrosanta di assicura-re a tali processi trasparenza e legittimità. Solo con una ri-sposta rapida, credibile e vi-gorosa riusciremo a sottrarre territorio, fasce sociali e pezzi di economica a fenomeni di il-legalità diffusa e alla crimina-lità organizzata.È un momento particolarmen-te difficile dal quale possiamo

tirarci fuori se l’emergenza sanitaria, che è diventata nel frattempo anche emergenza sociale ed economica, por-terà a riporre in primo pia-no diritti fondamentali come quelli alla salute, al lavoro e all’istruzione, che rimangono oggi più di ieri un miraggio per tanti, ormai troppi.È con lo stesso spirito che, tramite AddiopizzoStore, i produttori Scimeca e Cotti in Fragranza hanno donato alcuni loro prodotti alla Mis-sione Speranza e Carità e alla Parrocchia di Sant’Antonino e che AddiopizzoStore ha atti-vato sul proprio sito un servi-zio di Spesa Sospesa rivolto a chiunque voglia donare il pro-prio acquisto.

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Nicola Virdis, un Nerdche fa il tifo perMondo X SardegnaL’artista sassarese, arrivato al successo con il suo “turn around” nell’ultima edizione di Italia’s Got Talent, nel corso dell’iniziativa #artistiinquarantena ha invitato gli spettatori a fare le loro donazioni a favore dell’associazione fondata da Padre Morittu. Nel 2011 per sei anni aveva portato avanti il progetto “Buonumore in comunità”

Vicino a chi soffrecon Addiopizzo nellestrade della KalsaNel quartiere di Palermo con l’associazione che combatte il fenomeno dell’estorsione ai danni dei commercianti: “Il ruolo del Terzo Settore non deve essere soltanto quello di collaborare con le istituzioni per la più larga fruizione possibile delle misure messe in campo, ma anche quello di sostenere chi da tali misure resta escluso”

racconti dalla pandemia

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“Mai era accaduto prima nella sto-ria dell’umanità”

che uno stato di allarme inter-nazionale per rischio infettivo imponesse misure così restrit-tive nel tentativo di contenere il contagio, cioè la circolazione del virus. Uno scenario finora proprio solo di film di fanta-scienza. Con misure che com-prendono (anche) i controlli della temperatura corporea a tappeto sui passeggeri e il per-sonale sbarcati dai voli aerei in arrivo. Che è quanto andia-mo a fare pure noi della Mise-ricordia di Arezzo, con Andrea Bonini e Serafino Mammoli, volontari.Mentre ci avviciniamo al no-stro turno di servizio come operatori tecnico-sanitari as-segnati per input della Con-federazione Nazionale delle Misericordie – Dipartimento Protezione Civile all’aeroporto Amerigo Vespucci di Peretola (Firenze) è questo il pensiero che ci pervade insistentemen-te, come un mantra: “Non era mai accaduto prima”! E pro-prio noi stiamo per partecipar-vi. Per assistere quindi a qual-cosa di unico. Anche perché ci si augura che finisca presto e che soprattutto non accada mai più, pur se l’esperienza mostra evidentemente come tutto possa invece sempre ac-cadere.Abbiamo ricevuto tutte le indi-cazioni preliminari da seguire: parcheggio auto di servizio,

pass d’accesso, istruzioni pre-ventive da protocollo regiona-le del Ministero della Salute, sotto controllo delle autorità aeroportuali, una “vestizio-ne” che, a dire il vero, lì per lì, appare piuttosto minimale a confronto con le aspettative dell’immaginario collettivo: ma niente paura, l’equipaggia-mento è giudicato sufficiente a soddisfare gli standard mi-nimi, consistenti in dispositi-vi di protezione individuale, cioè un’apposita mascherina, guanti in lattice e una spolve-rina chiara da mettere sopra. Tutto monouso: questo è il no-stro “scudo”, oltre alla buona igiene delle mani, s’intende. La nostra unica “arma” invece è un termometro a infrarossi – ricorda vagamente una pistola – che serve per puntare una persona alla fronte senza do-vercisi accostare troppo e ne

rileva in un attimo la tempe-ratura corporea del momento.Di cosa si va a caccia? Di al-terazioni febbrili superiori ai 37.5°, le sole che vanno con-siderate come “sospette” e segnalate perché necessitano di ulteriori e più approfonditi controlli.Arrivano i passeggeri da con-trollare e, nonostante siano transitati già da avvisi disse-minati ovunque nel percorso obbligato in cui sono stati in-canalati, notiamo la loro sor-presa di fronte al controllo, evidentemente inatteso. Ma la sorpresa prende noi, quan-do ci accorgiamo che la loro reazione non è mai neppure un po’ contrariata, anzi: ci colpisce aver origliato invo-lontariamente una signora mentre rassicura la figlioletta dicendole “Hai visto che bel-lo? Ci controllano, si prendono

cura di noi, si preoccupano che stiamo bene!”. E si capisce da come lo dice che non è solo per tranquillizzare la piccola: ne è davvero convinta!Altri ci chiedono “Quanta feb-bre ho?” ma le norme dicono che non possiamo dichiararlo, specie per non instaurare col-loqui, anche se almeno acco-gliere con un sorriso è sempre l’atto vincente verso tutti – un linguaggio non verbale che ignora i confini e si legge negli occhi – e altrettanto spesso si viene come minimo ricam-biati allo stesso modo, con un evidente immediato disciogli-mento di quel primo attimo d’imbarazzo. Tutto questo ci offre istantane-amente una conferma a qual-cosa che già s’era affacciato in noi, anche se in forma di sen-sazione inizialmente vaga, che così ora diventa piena consa-

pevolezza: la soddisfazione di star partecipando a qualcosa di molto importante e utile per l’intera comunità, all’interno di un sistema complesso ma evoluto e altrettanto organiz-zato, che ha saputo adeguarsi a fronteggiare un nemico pub-blico tanto invisibile quanto subdolo. Un sistema degno di fiducia.E allora ci si sente doppiamen-te fortunati, anche per questa opportunità di aver potuto mettere a disposizione di tut-ti il nostro tempo e le nostre conoscenze pure in questo campo senza precedenti, “nel nostro piccolo” come si suol dire, ma che poi appunto tanto piccolo non lo è affatto.

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“Orgogliosi di aiutarel’intera comunità adaffrontare questa crisi”Il racconto in prima persona di due volontari della Misericordia di Arezzo che hanno tenuto un diario delle loro esperienze: “Ci sentiamo fortunati per questa opportunità di aver potuto mettere a disposizione di tutti il nostro tempo e le nostre conoscenze, all’interno di un sistema complesso che ha saputo fronteggiare un nemico invisibile e subdolo”

racconti dalla pandemia

Ben 16 mila volontari:le Misericordie di tuttaItalia in prima linea

Oltre 16mila volontari impegnati in numerose attività non solo nell’emergenza, ma anche in attività diverse in sup-

porto a tutta la popolazione, in particolar modo quella fragile e sola. Da una ricognizione realizzata dall’Area Emergenze della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia sulle attività dei mesi di febbraio e marzo, risultano infatti circa 16mila (oltre 250 mila ore di servizio) i volontari im-pegnati nelle varie attività tra vecchi e nuovi servizi che si sono attivati. Le Sorelle e i Fratelli in questo periodo hanno rafforzato l’as-sistenza alla popolazione fragile: anziani, disabili, persone in difficoltà economica ed anche semplicemente coloro che ri-sultano positivi o sono in quarantena nel proprio domicilio. Viene contemporaneamente portato avanti il lavoro di sup-porto delle autorità locali nelle attività di sanificazione men-tre è terminato per il momento il servizio di sicurezza sani-taria negli aeroporti. In tutto questo quadro non sono certo terminati i servizi come l’accompagnamento di pazienti dia-lizzati, o alle visite mediche non rimandabili, ed il servizio 118 per i pazienti no-Covid.

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Oggi è la domenica delle palmeSeconda domenica di passioneTutta la QuaresimaQuest’annoÈ stato tempo di passioneVissuta chiusi nelle nostre caseImpauriti

I ragazzi delle SorgentiHanno preparato le palmeSilenziosiRicordando le domeniche delle palmeDi un tempo lasciato nel passatoSterileIntrecciavano le palme le vendevanoCompravano la dosePer un giorno senza angosciaOggi sereniPreparano le palmePer Gesù che entra a Gerusalemme

A San MicheleI ragazzi(per me sono sempre ragazzi)Tra le asine con il puledroNato questo meseHanno scelto l’asinaChe Gesù deve montarePer l’ingresso a GerusalemmeIngresso regale

Al Salvatore I ragazzi hanno raccoltoI rami dei peschi ultimi a fiorirePer andare incontro a GesùChe entra a Gerusalemme Trionfante

Ed io anzianoCon un altro sacerdote anzianoSalgo l’altareA proclamare la passioneLa passione di GesùA proclamare la mia e nostra passione

Angelo Pittau