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L’ARCHITETTURA PRIVATA AD AQUILEIA IN ETÀ ROMANA ANTENOR QUADERNI 24 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO (PADOVA, 21-22 FEBBRAIO 2011) a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori con la collaborazione di Alessandra Didonè e Caterina Previato

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L’ARCHITETTURA PRIVATA AD AQUILEIA IN ETÀ ROMANA

ANTENOR QUADERNI 24

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVADIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA

ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO(PADOVA, 21-22 FEBBRAIO 2011)

a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori

con la collaborazione di Alessandra Didonè e Caterina Previato

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ANTENOR QUADERNI

DIREZIONEIrene Favaretto, Francesca Ghedini

COMITATO SCIENTIFICOMaria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea RaffaeleGhiotto, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, AlainSchnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann

COORDINAMENTO SCIENTIFICOIsabella Colpo

SEGRETERIA REDAZIONALEMatteo Annibaletto, Maddalena Bassani

La presente opera raccoglie gli Atti delle giornate di studio conclusive del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (bando 2007) “L’edilizia domestica ad Aquileia e nel suo territorio” coordinato dall’Università degli Studi di Padova (prof.J. Bonetto) in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e l’Università degli Studi del Molise.

Volume revisionato dal comitato scientifico composto da:Heimo Dolenz (Landesmuseum für Kärnten), Christof Flügel (Landestelle für nichstaatlichen Museen in Bayern), Angela Pontrandolfo (Università degli Studi di Salerno), Daniela Scagliarini (Università degli Studi di Bologna)

Volume realizzato con il contributo di:

Banca di credito cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli

Università degli Studi di PadovaDipartimento di ArcheologiaPiazza Capitaniato, 7 – 35139 [email protected]

ISBN 978-88-9738-519-6

© Padova 2012, Padova University PressUniversità degli Studi di Padovavia 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padovatel. 049 8273748, fax 049 8273095e-mail: [email protected] www.padovauniversitypress.it

Le foto di reperti di proprietà dello Stato sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali,Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (Aut. del 24/02/2012, prot. n° 563/19).

Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.

Volume stampato presso la tipografia Italgraf - Noventa Padovana

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Università degli Studi di Padova

Università degli Studi del Molise

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ALVIANO SCAREL, Premessa............................................................................................................... pag. IX

LUIGI FOZZATI, Premessa .................................................................................................................. » XI

FRANCESCA GHEDINI, Presentazione ................................................................................................ » XIII

JACOPO BONETTO, MONICA SALVADORI, Introduzione ..................................................................... » XV

TEMI GENERALI

JACOPO BONETTO, L’edilizia privata antica di Aquileia. Profilo storiografico ................................. » 1

CLAUDIO ZACCARIA, Chi erano i proprietari delle ricche domus aquileiesi? Piste epigrafiche ........ » 49

LE CASE E L’ARCHITETTURA

PATRIZIO PENSABENE, ENRICO GALLOCCHIO, Contributo per la storia del quartiere residenzialesud-ovest: i fondi ex CAL e Beneficio Rizzi ...................................................................................... » 67

MICHELE BUENO, VALENTINA MANTOVANI, MARTA NOVELLO, Lo scavo della casadelle Bestie ferite ............................................................................................................................... » 77

VANESSA CENTOLA, GUIDO FURLAN, ANDREA RAFFAELE GHIOTTO, EMANUELE MADRIGALI, CATERINA PREVIATO, La casa centrale dei fondi ex Cossar ad Aquileia: nuovi scavi e prospettive di ricerca .................................................................................................... » 105

FEDERICA FONTANA, La domus dei “Putti danzanti” lungo la via Gemina: aspetti planimetrici e funzionali ........................................................................................................ » 131

ANTONIA SPANÒ, FILIBERTO CHIABRANDO, FULVIO RINAUDO, Contributi della geomatica ai temi delle ricerche archeologiche. Il caso dell’insula di via Gemina ad Aquileia ......................... » 141

LUCIANA MANDRUZZATO, FRANCA MASELLI SCOTTI, Il quartiere abitativo precedente il complesso teodoriano di Aquileia................................................................................................... » 157

CATERINA PREVIATO, Tecniche costruttive utilizzate nelle case di Aquileia: le sottofondazioni pluristratificate ..................................................................................................... » 165

LE CASE E L’APPARATO DECORATIVO

MONICA SALVADORI, Edilizia privata e apparati decorativi ad Aquileia: lo stato della ricerca ......... » 181

MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI, Per un corpus dei mosaici di Aquileia:status quo e prospettive future .......................................................................................................... » 195

Sommario

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MARTA NOVELLO, L’autorappresentazione delle élites aquileiesi nelle domus tardoantiche ........... pag. 221

FLAVIANA ORIOLO, Modi dell’abitare ad Aquileia: i rivestimenti parietali ...................................... » 243

FABRIZIO SLAVAZZI, Gli arredi di lusso di Aquileia: nuove ricerche ................................................. » 263

FEDERICA GIACOBELLO, Arredi in bronzo del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia............. » 273

FULVIA CILIBERTO, Il lusso dell’acqua: sculture con funzione di fontana ad Aquileia...................... » 281

FEDERICA FONTANA, EMANUELA MURGIA, La domus dei “Putti danzanti” lungo la via Gemina: alcuni elementi dell’apparato decorativo ........................................................................................... » 297

MAURIZIO GOMEZ SERITO, EDUARDO RULLI, I materiali lapidei naturali della domusdei “Putti danzanti”: marmi bianchi e colorati .................................................................................. » 309

LE CASE E I MATERIALI

ANNALISA GIOVANNINI, Ninnoli, oggetti di devozione domestica, ricordi famigliari: immagini di terracotta da Aquileia tra scavi e dati d’archivio .......................................................... » 317

GRAZIA FACCHINETTI, Ritualità connesse alla costruzione di domus. Le offerte monetali di fondazione ad Aquileia .................................................................................. » 337

FILOMENA GALLO, ALESSANDRA MARCANTE, GIANMARIO MOLIN, ALBERTA SILVESTRI, PATRICK DEGRYSE, MONICA GANIO, I vetri della casa delle Bestie ferite ad Aquileia: uno studio archeologico e archeometrico ........................................................................................... » 353

DIANA DOBREVA, Studio e analisi di alcuni contesti della domus centrale presso i fondi ex Cossar . » 369

LE CASE FUORI DELLA CITTÀ

PAOLA MAGGI, FLAVIANA ORIOLO, Luoghi e segni dell’abitare nel suburbio di Aquileia............... » 407

MAURIZIO BUORA, L’interpretazione delle foto aeree di Aquileia e una sconosciuta villa extraurbana nel suburbio occidentale........................................................................................ » 429

LUDOVICO REBAUDO, La villa delle Marignane ad Aquileia. La documentazione fotografica di scavo (1914-1970) - con appendici di Alberto Savioli ed Elena Braidotti..................................... » 443

FABIO PRENC, Dinamiche insediative e tipologie edilizie nella Bassa Friulana ................................ » 475

MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN, Le ville romane nel territorio di Aquileia: alcune considerazioni in merito all’articolazione e all’uso degli spazi .............................................. » 487

VALENTINA DEGRASSI, RITA AURIEMMA, L’edilizia residenziale lungo l’arco costiero nord-orientale, tra il Lacus Timavi e Grignano ................................................................................ » 511

PAOLA VENTURA, Edilizia privata presso il Lacus Timavi: la villa di via delle Mandrie a Monfalcone (GO) - con appendice di Gabriella Petrucci ............................................................... » 533

LE CASE TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO

GIUSEPPE CUSCITO, Edilizia privata ed edifici cristiani di culto: un problema aperto ..................... » 555

YURI MARANO, Dopo Attila. Urbanesimo e storia ad Aquileia tra V e VI secolo d.C. ................... » 571

LUCA VILLA, Modelli di evoluzione dell’edilizia abitativa in Aquileia tra l’antichità e il medioevo ..... » 591

MARINA RUBINICH, Dalle “Grandi Terme” alla “Braida Murada”: storie di una trasformazione ..... » 619

SOMMARIOVI

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LE CASE E LA VALORIZZAZIONE

ANTONELLA CORALINI, Antichi vicini di casa. Presenze reali e virtuali nel mondo digitale............ » 639

GIOVANNA MONTEVECCHI, PAOLO BOLZANI, La domus dei tappeti di pietra. Un sito archeologico nel cuore di Ravenna ....................................................................................... » 665

EMANUELE MADRIGALI, Esperienze di restauro e valorizzazione di Aquileia: l’esempio dei fondi ex Cossar ............................................................................................................ » 685

VILMA FASOLI, Tra frammento e contesto: la valorizzazione come progetto condiviso..................... » 699

FABIANA PIERI, GIULIA MIAN, VALENTINA DEGRASSI, La villa romana di Ronchi dei Legionari. Un’esperienza di valorizzazione ................................................................................. » 707

MAURIZIA DE MIN, PIERLUIGI GRANDINETTI, EUGENIO VASSALLO, Un’idea progettuale per la conservazione, protezione e valorizzazione dei resti della domus della Pesca nel fondo Cossar ...... » 723

SOMMARIO VII

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA:STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTUREMichele Bueno*, Marta Novello**, Federica Rinaldi***

*Università degli Studi di Padova, [email protected]**Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, [email protected]

***Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, [email protected]

RIASSUNTO

Il presente intervento presenta il progetto di studio dei mosaici di Aquileia, attualmente in corso da parte del Dipartimento diArcheologia dell’Università di Padova, grazie ad un Accordo di collaborazione scientifica con la Soprintendenza per i BeniArcheologici del Friuli Venezia Giulia e il finanziamento delle Assicurazioni Generali.Il progetto prevede la schedatura informatizzata e lo studio sistematico di tutti i mosaici noti (editi ed inediti) di Aquileia, invista della pubblicazione di un corpus che fornisca per la prima volta una visione completa dell’intera produzione musivaaquileiese. Questo lavoro si avvale dell’importante strumento costituito dai sistemi di schedatura informatizzata elaborati dalDipartimento di Archeologia dell’Università di Padova nell’ambito dell’edilizia residenziale della Cisalpina e dei rivestimentipavimentali di tutta la penisola italica (Tess). La possibilità di disporre di database relazionali in grado di gestire un elevatonumero di contesti con le relative superfici musive (senza trascurare altri importanti aspetti, quali le tecniche costruttive, i ri-vestimenti pittorici e l’arredo mobile) offre interessanti prospettive di analisi e studio in un’ottica di storicizzazione dei daticensiti, che trova nel sito di Aquileia un campo di applicazione privilegiato per la ricchezza e la varietà del campione.Nel presente contributo si intendono presentare i primi risultati del lavoro di schedatura (relativo alle fasi di censimento,della ricerca di archivio e bibliografica, delle indagini sul campo e dell’implementazione dei dati), puntando, in particolare,l’attenzione sui contesti relativi all’edilizia domestica, che rappresentano la percentuale maggiore delle attestazioni. Sulla basedi tali risultati, con l’ausilio di statistiche e grafici, verranno sviluppate le problematiche relative alla distribuzione dei contestidomestici e delle superfici musive (queste ultime nella loro totalità), alla percentuale di tecniche di rivestimento, al rapportotra disegni geometrici e figurati, all’andamento cronologico della produzione.Verrà poi affrontato nel dettaglio lo studio di un’area campione, corrispondente al quartiere settentrionale della città (com-prendente la Casa della Tarsia marmorea, la Casa di Calendio e Iovina, la Casa di Licurgo e Ambrosia, la Casa del Corridoio,la Casa dei Tre cortili, la Casa Repubblicana, la Casa dei Pavimenti in cotto), al fine di presentare in forma definitiva alcunidegli aspetti che l’edizione del corpus consentirà di valutare nella loro pienezza e complessità: la tipologia delle domus e deimosaici; il rapporto decorazione-funzione dell’ambiente; la formazione del linguaggio figurativo e architettonico, attraversol’origine dei modelli e il “gusto di sito”; le scelte della committenza; la cronologia.

ABSTRACT

This paper presents an ongoing research project about the mosaics from Aquileia, directed by the Dipartimento di Archeologiadell’Università di Padova, in collaboration with the Ministero dei Beni Culturali - Soprintendenza per i Beni Archeologicidel Friuli Venezia Giulia, and sponsored by Assicurazioni Generali. This project aims to produce a comprehensive corpusand a systematic analysis of all mosaics documented in Aquileia. The outcome will be the publication of the first completecorpus of the entire mosaic production of the site. This project is integrated in the digital database Tess, created and managed by the Dipartimento di Archeologia dell’Universitàdi Padova, which includes the residential buildings of the Cisalpine area as well as floor revetments of the whole Italian peninsula.The use of relational databases, which enable the coding of a high number of contexts with the respective mosaics (without dis-missing other important features, such as the building techniques, or the pictorial decoration), offers new perspectives of historicalanalysis of the coded data. In this optic, the site of Aquileia is an ideal research object, due to its richness and internal variety. This paper displays the first results of the creation of the catalogue, mainly focusing on the housing contexts, characterizedby the highest number of occurrences. On the base of these results, we will shed light on: the distribution of the housingcontexts, the quality and quantity of the mosaic surfaces; the percentage of the revetment techniques, the relation betweengeometrical and figurative decorations and, finally, on the chronology.Moreover, as a sample of the whole site, we will focus on a single area, i.e. the northern district of the city (including thedomus of Tarsia marmorea, Calendio e Iovina, Licurgo e Ambrosia, Corridoio, Tre cortili, Pavimenti in cotto and the Repub-lican House). We will analyze several aspects, such as the typologies of both the domus and the mosaics; the relations betweenthe decoration and function of the room; the relations between figural representations and architecture; the elements attestingthe taste of the commissioners and the chronology.

L’architettura privata ad Aquileia in età romana, Atti del Convegno di Studio (Padova, 21-22 febbraio 2011),a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori, Padova 2012, pp. 195-220.

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1. PREMESSA

È già stato esplicitato in altre occasioni che uno dei principali progetti di ricerca del Dipartimentodi Archeologia dell’Università di Padova riguarda lo studio e la valorizzazione del patrimonio musivodi epoca romana, finalmente inteso come parte di un contesto cronologico, geografico e culturale, bendeterminato. E non più soltanto come mera espressione artistica1.Strumento essenziale di questo lavoro e delle sue finalità è il Progetto TESS, una banca dati infor-

matizzata sul mosaico antico in Italia2, che consente di indagare tutti gli aspetti relativi ai rivestimentipavimentali, a partire dal contesto architettonico di provenienza, fino all’analisi delle singole tesseredi cui si compongono3, per poi affrontarne lo studio attraverso la loro ricomposizione e ricontestua-lizzazione4.Tale impostazione metodologica si giustifica considerando che negli ultimi dieci anni gli studi

sul mosaico sono stati oggetto di un nuovo approccio metodologico, favorito e facilitato sia dal sup-porto del mezzo informatico, che permette di gestire una mole di notizie e informazioni in crescitaesponenziale, sia dal recupero dell’idea di riposizionamento dell’apparato decorativo immobile (maanche mobile) nell’ambito del suo originario contesto di appartenenza. Soprattutto il secondo ele-mento di questa ‘rivoluzione’ ha permesso di approdare ad uno studio integrato tra architettura edecorazione, in virtù del quale il mosaico è stato svincolato dall’errata interpretazione di manufatto

1 GHEDINI, CLEMENTI 2001; GHEDINI 2005.2 Tra i tanti titoli consultabili, per una presentazione preliminare del metodo di lavoro, che ha poi portato

alla realizzazione della scheda informatizzata TESS, si vedano GHEDINI, RINALDI, KIRSCHNER, TOGNON 2007;RINALDI 2007; BUENO, CLEMENTI, GHEDINI, NOVELLO, RINALDI 2009; per maggiori dettagli, si rimanda al sitowww.archeologia.unipd.it/tess.

3 Per la descrizione dettagliata della scheda, articolata su sette diversi livelli di approfondimento, accessibili medianteuna navigazione gerarchica ad albero all’interno del database, si veda RINALDI 2007 dove, per la prima volta, è stataapplicata la sperimentazione della scheda sul campione dei rivestimenti pavimentali del Veneto. A questa esperienzasono seguite altre, tra le quali va ricordata la schedatura della regione Toscana, (BUENO 2011) e la redazione di tesi dilaurea specialistica, di specializzazione e di dottorato già concluse o in corso di elaborazione relative nello specifico aiseguenti ambiti geografici: Trentino Alto Adige (Alessandra Didoné), Friuli Venezia Giulia, esclusa Aquileia (GaiaBrugnolo), Minturno-FR (Francesca Sposito), Suburbio di Roma-Colli Albani (Silvi Succi), Ravenna (Manuela Qua-rello), Emilia Romagna (Giovanna Paolucci), Umbria e Marche (Stefano Ferrari), Lazio (Francesca Sposito), Campania(Silvia Succi), Albania (Elda Omari), Creta (Paola da Pieve).

4 Oltre alla schedatura e quindi alla conoscenza del mosaico di per sé stesso, il progetto si propone infatti come unvalido strumento per approfondire il contesto di provenienza dei manufatti e i percorsi di creazione e diffusione diquesti ultimi (per una esemplificazione dei risultati ottenuti con l’ausilio del database TESS e per la ricostruzione delrapporto tra distribuzione delle superfici pavimentali e tessuto urbanistico, si rimanda ancora a RINALDI 2007; altriesempi in BUENO 2006; NOVELLO 2009; RINALDI 2009; ANNIBALETTO, PETTENÒ, RINALDI 2009).

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 197

autonomo ed è stato riconvertito alla giusta definizione di rivestimento architettonico pavimentalea tutti gli effetti5. Se dunque ‘contesto’ è la seconda parola chiave di questo più ampio progetto di ricerca finaliz-

zato allo studio del mosaico, lo sforzo di ri-posizionare l’apparato decorativo nell’ambito del suo origi-nario luogo fisico e topografico di pertinenza, ‘mettendo in sistema’ tutta la produzione musiva earchitettonica di una determinata area, ha presto trovato parallela manifestazione, sempre nell’ambitodei filoni di ricerca dell’Ateneo patavino, nella elaborazione di una scheda-tipo anche per i complessiarchitettonici, con particolare riguardo alle sedi privilegiate in cui i pavimenti dispiegano il loro valoresemantico, ovvero gli edifici residenziali privati: per tale categoria di indagine è stato infatti elaborato ilProgetto DOMVS, dove – limitatamente al settore geografico della Cisalpina romana ma esattamentecome per gli apparati musivi –, sono state censite e studiate, con lo stesso principio dello smembramentodei vari ambienti e della loro ricomposizione, 325 edifici distribuiti all’interno di 51 centri urbani6. Nell’ambito di questi due lavori è sempre stata viva la consapevolezza che, tanto uno scavo

stratigrafico condotto secondo le moderne metodologie di indagine, quanto uno studio analitico deimateriali associati, rappresentano per la classe tipologica dei rivestimenti musivi e per quella degliedifici architettonici (siano essi indifferentemente pubblici o privati) presupposto essenziale pergiungere ad una codificazione cronologica delle fasi di vita e di uso, il più possibile corrispondenteal vero. Tuttavia per il contesto in esame la maggior parte dei dati deriva da scavi condotti nel passato,

per cui disponiamo solo di una documentazione parziale. A ciò si aggiunge il fatto che il costo delle in-dagini archeologiche, le problematiche connesse con la tutela dei materiali e soprattutto la loro impre-scindibile valorizzazione – ormai sentita come una necessità – escludono la possibilità di giungere sempree comunque ad un ottimale livello di conoscenza. Per tale ragione riteniamo che gli strumenti che inquesta sede s’intendono presentare con i relativi risultati, in virtù delle loro intrinseche caratteristiche,costituiscano un valido mezzo per ottenere una ricostruzione verosimile dei gusti e delle mode del tempo,i quali si riflettevano ora nelle migliorie degli apparati decorativi, ora in veri e propri interventi di ri-strutturazione, spesso anche funzionali alla stesura di nuove superfici orizzontali ma anche verticali. Tenendo quindi presente questa importante premessa, con questo contributo si intende oggi

dare dimostrazione della ‘storia musiva e architettonica’ di Aquileia, concentrando l’analisi, dapprimasulla distribuzione topografico-cronologica degli edifici abitativi e delle rispettive evidenze decorative,successivamente sul quartiere nord-orientale della città, uno dei settori più intensamente sfruttati ascopo abitativo fin dal primo impianto della colonia e senza soluzione di continuità fino alla tarda an-tichità7. In particolare, il quartiere scelto (che si articola in sette abitazioni, ovvero la Casa dei Pavimentiin cotto, la Casa dei Tre cortili, la Casa Repubblicana, la Casa del Corridoio, la Casa di Licurgo e Am-brosia, la Casa della Tarsia marmorea, la Casa di Calendio e Iovina) si segnala per il fatto di essere for-temente rappresentativo, in ragione della presenza di numerose pavimentazioni inedite8,ricontestualizzabili tramite foto d’archivio all’interno di edifici privati sommariamente documentati inoccasione di scavi di emergenza condotti negli anni Sessanta del secolo scorso e solo in parte ripresi intempi recenti.

5 Sull’approccio di tipo estetico e antiquariale che fino a poco più di una decina di anni fa considerava il mosaicouna sorta di ‘quadro’, ovvero un manufatto artistico di valore autonomo, e sul problema dello smembramento dei con-testi, oggi finalmente superato da una più moderna concezione del valore anche funzionale dei pavimenti musivi, siveda CORALINI 2005 e ancora il contributo di A. Coralini in questo stesso volume.

6 Atria longa patescunt 2012.7 Uno studio preliminare del quartiere è di BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009.8 Lo studio ed il censimento si inseriscono all’interno di una convenzione stipulata tra la Soprintendenza per i Beni

Archeologici del Friuli Venezia Giulia, che si ringrazia per la disponibilità e lo spirito di collaborazione dimostrato, eil Dipartimento di Archeologia dell’Università degli Studi di Padova. La convenzione è lo strumento che ha permessoa Tatjana Clementi di schedare tutto il patrimonio musivo aquileiese nella sua completezza. Il lavoro, iniziato cometesi di dottorato, visto l’elevato numero di occorrenze (cfr. infra), è stato poi portato a termine come ricerca autonoma.

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI198

Pur nella difficoltà di fornire delle cronologie assolute, riteniamo però di essere riusciti, grazieagli strumenti citati e di cui ora daremo rapida dimostrazione, ad individuare dei nuclei di pavimentiche, in base a motivazioni che di volta in volta saranno giustificate, scandiscono la storia delle domusselezionate dall’età tardo-repubblicana, a quella giulio-claudia, a quella medio e tardo imperiale. Allostesso tempo non mancheranno esemplari il cui lungo periodo di attestazione – anche in contesti diversida Aquileia – ha consigliato di mantenere una certa cautela, ma la cui presenza costituisce già di persé un altrettanto valido argomento di riflessione.

M.B., M.N., F.R.

2. LE BANCHE DATI DOMVS E TESS

A partire dal 2003 il Dipartimento di Archeologia, inserendosi nella fortunata corrente di studiinaugurata da F. Coarelli9 e A. Wallace Hadrill10, ha iniziato ad occuparsi in maniera sistematica delleproblematiche connesse con l’edilizia domestica, pubblicando, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro,Subterraneae domus. Ambienti residenziali e di servizio nell’edilizia privata romana (a cura di PatriziaBasso e Francesca Ghedini, Roma 2003) e Amplissimae atque ornatissimae domus. L’edilizia residenzialenelle città della Tunisia romana (a cura di Silvia Bullo e Francesca Ghedini, Roma 2003). In entrambi i lavori l’obiettivo da raggiungere era ben presente: ricostruire il divenire dell’abitazione

privata romana e ricontestualizzarne all’interno l’apparato decorativo, in particolare i mosaici, preziosoindicatore per riconoscere la destinazione funzionale degli ambienti11. Grazie, quindi, all’esistenza di queste importanti esperienze, nel corso del 2005 è stato dato avvio

al censimento e allo studio della casa romana in Cisalpina, con il sostegno finanziario – nell’ambito deiprogetti di eccellenza – dell’Ateneo patavino. Il principio ispiratore del progetto era il medesimo deiprecedenti, con la giusta pretesa di aggiornare l’unico lavoro di sintesi esistente, ovvero il volume diM. George, datato al 1997 e come tale superato12. La schedatura è stata gestita grazie alla costruzionead hoc di un database relazionale, dall’evocativo nome DOMVS13.La scelta di operare secondo la metodologia della catalogazione informatizzata non costituiva però,

all’epoca dell’avvio del progetto, un episodio isolato, ma si inseriva direttamente nell’esperienza ma-turata nell’ambito dello stesso Dipartimento di Archeologia nel settore della schedatura di quel parti-colare elemento distintivo della casa romana, quale è il ‘mosaico’, che, nelle sue più varie e diversedeclinazioni e associazioni (cementizio, tessellato, opus sectile, pavimento a commessi laterizi), rappre-senta, come già detto, il principale indicatore sociale ed economico del dominus e del suo entourage.Tra il 2005 ed il 2006 infatti, dopo una fase di testing durata almeno 4 anni, l’archivio precedente-

mente realizzato su piattaforma Access è stato riversato entro un unico contenitore File Maker pro de-nominato per l’occasione TESS, da subito disponibile on line (www.archeologia.unipd.it/tess) e su unserver dedicato14. Minimo comune denominatore di entrambi questi progetti di ricerca è il recupero della storia del

contesto architettonico di partenza, ispirato da pionieristiche esperienze di stampo positivistico dellaseconda metà del ’90015.

9 COARELLI 1989.10 WALLACE HADRILL 1988 e 1994.11 Come ha dimostrato il saggio di M. Novello (NOVELLO 2007), che ha seguito di poco l’edizione del volume de-

dicato alle domus tunisine.12 GEORGE 1997.13 L’organizzazione della scheda, composta da una parte dedicata all’edificio, alla sua ubicazione, visibilità, crono-

logia e descrizione, e da una parte dedicata ai singoli ambienti con relativi apparati decorativi e infrastrutturali, è pun-tualmente descritta e presentata da ANNIBALETTO 2012.

14 Attualmente è in fase di costruzione il portale web, che consente un utilizzo in sola lettura tramite interrogazioniin linguaggio PHP alla base dati ospitata da File Maker Server (www.andromeda.lettere.unipd.it/tessweb).

15 Tra tutti, i volumi di G. Becatti sulle pavimentazioni ostiensi (BECATTI 1961) e l’edizione enciclopedica di Pompei.Pitture e Pavimenti (PPM), avviata agli inizi degli anni Novanta e conclusasi alla fine degli stessi.

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 199

La maschera ‘Edificio’ e la maschera ‘Ambiente’, in entrambi i casi, quindi, rappresentano gli archiviprincipali di riferimento per i rispettivi contenuti, più diversificati nel database DOMVS, limitati ai ri-vestimenti pavimentali ma in tutte le loro articolazioni (‘unità decorative, semplici o multiple’; ‘pannelliad emblema o pseudoemblema’; ‘bordi’; ‘campi’; elementi decorativi geometrici e/o figurati’16) nel da-tabase TESS, secondo un costante rapporto uno-a-molti, tipico di una banca dati relazionale che puntia salvaguardare le reciproche relazioni tra gli elementi. Nella redazione della scheda di catalogo, per entrambe le banche dati, una delle difficoltà più si-

gnificative è stata la necessità di razionalizzare una terminologia che, come sanno bene gli addetti ailavori, è assai variegata. La definizione (e la esplicitazione) di un linguaggio comune è infatti il presup-posto indispensabile perché una banca dati possa essere non solo facilmente aggiornabile, ma ancheprontamente consultabile17. A tal fine è stato elaborato un vocabolario che ha tenuto conto del serratodibattito sull’argomento: tale vocabolario ha riguardato tutti i principali ambiti di analisi dei progetti,ovvero – il contesto (che ha condotto alla scelta della terminologia italiana rispetto a quella latina per la de-

finizione di edifici e ambienti di età romana), – il mosaico in sé – geometrico e/o figurato – quest’ultimo “schedato” e analizzato in rapporto al-

l’ambiente che in antico lo ospitava; in considerazione del tipo di tecnica esecutiva (ugualmente preferendo la dicitura italiana, come

nel caso della voce cementizio che ha sostituito quella ad opus signinum); ancora, in considerazione del tipo di decorazione – geometrica, figurata, vegetalizzata – e, in tal

caso, usufruendo dei lessici esistenti per il repertorio geometrico18, o creando dei possibili elenchi divoci per temi e soggetti, nel caso di quello figurato.

F.R.

3. L’ATTIVITÀ DI CATALOGAZIONE AD AQUILEIA: DOMUS E MOSAICI

Entrambe queste banche dati sono state costruite per contenere un numero di informazionielevatissimo, funzionale all’esigenza del progetto da cui sono scaturite: lo studio della domus nella Ci-salpina romana; lo studio delle superfici pavimentali nell’Italia romana.

In entrambi i progetti un ruolo di primo piano è giocato dal sito di Aquileia19: tale rilevanzatrova motivazione nel numero di evidenze restituite, nella qualità delle strutture, nella conservazionedei manufatti, ma anche, secondo una diversa ottica che guarda alla tutela e alla valorizzazione, nellapossibilità di sfruttare le conoscenze acquisite per integrare la Carta Archeologica del territorio, oltreche nella possibilità di costituire percorsi museali e itinerari turistici, finalizzati alla valorizzazione dellenumerose aree archeologiche che, soprattutto per quanto concerne l’edilizia domestica, costituisconoun patrimonio estremamente significativo20.

Così l’analisi del sito di Aquileia ha già portato a completare la catalogazione informatizzatadi tutte le domus, il cui numero ha raggiunto le 36 unità e, grazie ad una convenzione stipulata tra ilDipartimento di Archeologia dell’Università di Padova – che si avvale del sostegno di AssicurazioniGenerali – e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, di tutti i pavimentiediti e inediti della città21, per un totale di 900 esemplari, distribuiti in un ampio arco cronologico chespazia dalla tarda età repubblicana fino alla tarda Antichità, con le magniloquenti testimonianze dellefabbriche cristiane (fig. 1).

16 Per la terminologia, RINALDI 2007.17 GUIDOBALDI 1994, p. 47; GHEDINI 2005, p. 327 e nota 7.18 Décor I; Décor II.19 Nell’ambito del progetto sull’edilizia residenziale della Cisalpina romana, la schedatura delle domus di Aquileia

è stata curata da Pier Luigi Dupré e da Marta Novello: Atria longa patescunt 2012, vol. 2, schede Aquileia 1-36.20 Cfr. in questo stesso volume il contributo di E. Madrigali.21 Cfr. supra nota 8.

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI200

Fig. 1. Aquileia. Distribuzione dei contesti edilizi con rivestimenti pavimentali.

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 201

Il lavoro di schedatura dei pavimenti è iniziato come tesi di dottorato ma ha richiesto un prosegui-mento dell’attività anche oltre i termini di decorrenza della borsa di studio, data l’ampiezza del reper-torio, la parziale edizione del materiale in numerose ma locali riviste di settore e l’elevato numero ditestimonianze inedite, spesso note solo su supporto fotografico senza una adeguata documentazionedi scavo22. Oltre alla base bibliografica di partenza, si sono dimostrati imprescindibili sia gli ‘scavi’ nell’archivio

fotografico del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia23, sia le ispezioni sul campo, alla ricerca dipavimenti ancora in situ e delle possibili associazioni con allineamenti strutturali ugualmente rilevabiliin situ, indicatori preziosi per la ricostruzione degli originari ingombri degli ambienti e dei relativi con-testi edilizi. Ne è emerso un tessuto abitativo particolarmente fitto, che la Carta Archeologica di L.Bertacchi24 prima e i contributi di sintesi sull’edilizia domestica aquileiese, editi di recente25, hannopotuto confermare, non solo in senso orizzontale, in relazione alla distribuzione topografica, ma anchee soprattutto in senso verticale, verificando la stratificazione su più fasi degli stessi piani pavimentali26. Al dato cronologico relativo, fornito in primo luogo dalla stratigrafia, in seconda analisi dall’esame

stilistico e tipologico del tema figurativo – rischioso senza dubbio perché ‘soggettivo’, ma ora più chemai rispetto al passato avvantaggiato dalla seriazione e dalla messa in sistema di un repertorio tantovasto, ulteriormente arricchito dai confronti esterni disponibili da nord a sud della penisola27 –, si sonosommate anche le indagini archeologiche, condotte con i più moderni metodi stratigrafici e concentrate,come noto e come già riferito in questa sede congressuale, presso la Casa delle Bestie ferite e i fondiCossar, il quartiere di via Gemina e le grandi Terme28. I risultati degli scavi hanno permesso, sia per leevidenze strutturali, sia per l’apparato decorativo pavimentale, in taluni casi di aggiornare le cronologieprecedentemente note, in altri di confermare ipotesi di partenza basate solo, come detto, su argomen-tazioni stilistiche.

M.B., M.N.

4. ABITARE AD AQUILEIA: PRIMI RISULTATI

La possibilità di disporre di queste due banche dati complete, facendole ‘dialogare’ insieme, con-sente oggi di offrire – possiamo dire per la prima volta – un quadro di insieme, in grado di tenere daconto forme e aspetti dell’abitare in città, mai proposti fino ad ora e finalizzati ad un approccio scien-tifico più globale del tema proposto da questo convegno. Innanzitutto il censimento delle case, la cui distribuzione dimostra la precoce occupazione di quei

settori della città che rimarranno per tutta l’età imperiale i nuclei maggiormente catalizzanti29. Impor-tanti considerazioni derivano dall’osservazione delle piante distributive degli edifici residenziali, assiemeall’esame di dettaglio delle formule architettonico-planimetriche nella loro progressione cronologica.Tale analisi evidenzia la concentrazione dei quartieri abitativi, già in una fase insediamentale piuttostoprecoce, nel settore a nord-est del foro e in quello meridionale, a cavallo delle mura repubblicane, areeche svolgeranno un ruolo accentratore per l’edilizia domestica senza soluzione di continuità fino allatarda Antichità. Saranno questi stessi nuclei ad essere interessati, a partire dalla media età imperiale,da un processo di adeguamento alle mode sviluppate nei più importanti centri dell’Impero sia per

22 Per una dettagliata descrizione delle fasi della ricerca, si rimanda a T. Clementi in CLEMENTI, RINALDI c.s.23 Condotto da Tatjana Clementi e Gaia Brugnolo.24 BERTACCHI 2003.25 NOVELLO 2009; GHEDINI, NOVELLO 2009.26 In alcuni casi riconducibili anche a sette diversi livelli sovrapposti.27 Tutte puntualmente censite all’interno del database TESS che si prevede di completare con il coinvolgimento di

tutte le regioni italiane entro il 2014.28 Cfr. i contributi specifici in questo volume.29 Per un’analisi della distribuzione topografica dei nuclei abitativi all’interno della città si vedano VERZÀR-BASS,

MIAN 2001; VERZÀR-BASS, MIAN 2003; NOVELLO 2009; TIUSSI 2009.

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI202

quanto attiene il dato planimetrico-strutturale che i partiti decorativi. La costruzione della cattedralecristiana contribuirà inoltre a potenziare, a partire dal IV secolo, lo sviluppo del quartiere meridionale,senza tuttavia togliere importanza al settore a nord del foro, dove i non pochi interventi apportati alledomus ancora in uso si inseriscono a pieno titolo nel rinnovato ruolo politico, religioso ed economicodella città.La ricostruzione dello sviluppo topografico e architettonico-planimetrico dell’edilizia residenziale

aquileiese non si esaurisce tuttavia con il censimento di quei complessi strutturati che sicuramente sonoqualificabili come edifici abitativi, che, soli, sono stati presi in considerazione nel progetto di cataloga-zione dell’edilizia domestica; essa si completa altresì con gli importanti indizi rappresentati proprio dairivestimenti pavimentali, in virtù del loro rapporto intimamente strutturale con i volumi degli ambienti.Come detto, il patrimonio musivo ammonta a circa 900 rivestimenti, numero aggiornato con i dati

di più recente rinvenimento: un valore così elevato consente di elaborare una prima valutazione in me-rito, da un lato, alla diversificata articolazione delle tipologie di rivestimento documentate ad Aquileia(fig. 2), anche come vedremo in funzione della destinazione degli ambienti di pertinenza, dall’altra allanotevole disparità numerica esistente, ad esempio, tra i rivestimenti in cementizio (2%, corrispondentia poco meno di una ventina di esemplari) e quelli in tessellato (almeno il 70%). Proprio in relazione ai cementizi, se in aggiunta al solo dato numerico e statistico si associa anche

il dato archeologico e stratigrafico, puntualmente fornito dal censimento sistematico dei contesti diprovenienza, si può facilmente notare che, come nel caso della Casa Repubblicana ubicata nel quartierenord della città, gli esempi più antichi associati a murature in blocchi di arenaria si collocano tra lafine del II ed il I sec. a.C., e già a partire dalla fine del I sec. a.C. sono obliterati da pavimentazioni suc-cessive30. Affrontando l’analisi di un’altra tecnica di rivestimento, invece, si nota che un significativo ribaltamento

di prospettiva si configura obbligatorio in presenza delle rare ma estremamente preziose e raffinate superficiin opus sectilemarmoreo (4%, pari a poco più una trentina di esemplari). In questo caso il dato stilisticounito alla caratterizzazione dei marmi, che in talune circostanze ha consentito di verificare l’utilizzo dispecie di provenienza esotica, offrendo solo genericamente un inquadramento cronologico, stabilisce piut-tosto un rapporto funzionale con l’ambiente di pertinenza, quasi sempre da qualificarsi come di soggiornoquando non addirittura di rappresentanza, come avviene ancora nel quartiere nord, all’interno della Casadella Tarsia marmorea, che proprio dal bel pavimento a dischi marmorei prende il proprio nome31. Ma se un censimento esaustivo come quello condotto per il sito di Aquileia dà l’opportunità di mettere

a sistema un campione tanto ampio di pavimenti, allora anche il dato tipologico e stilistico può intervenirelà dove la stratigrafia non trova soluzione alla definizione cronologica: nel contesto della Casa dei Tre

30 MEDRI 2000, c. 269; BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, pp. 300-301.31 BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, pp. 301-302.

Fig. 2. Grafico delle tecniche di rivestimento pa-vimentale.

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cortili ricorre un nucleo omogeneo di 4 pavimenti in opus sectile, tutti a piccolo modulo e con colori li-mitati all’alternanza bianco-nero, per i quali la proposta cronologica oscilla tra il II secolo ed il IV-VI se-colo d.C.32. Fanno tutti parte di una particolare classe tipologica di pavimenti marmorei a piccolo modulo,ben individuata in tutta l’Italia settentrionale (con particolare insistenza a Milano), in relazione alla quale,recentemente, Federico Guidobaldi33 ha proposto di riconoscere la prova dell’esistenza in queste regionidi uno stile e di una moda locale che si radica sul territorio prevalentemente in età tardoantica.Ma l’opportunità offerta dall’analisi di grandi numeri, comprensivi di un’intera area geografica coerente,

e quindi in grado di superare il particolarismo del singolo centro abitato o anche del contesto territorialecircoscritto, consente anche di riflettere sul ruolo culturale esercitato dal singolo centro rispetto al territoriocui esso afferisce. A questo proposito, nella terza classe tipologica che rimane da considerare, si distinguonoi pavimenti a commessi laterizi, sia impiegati da soli come cubetti, a spina di pesce o con forme geometricheche imitano rombi ed esagoni (20%, pari a circa 170 unità), sia soprattutto utilizzati come sfondo per piùeleganti e ricercati pannelli musivi: l’arco cronologico di attestazione (I-IV secolo d.C.), confermata anchedai dati numismatici34, e l’incidenza numerica di questi ultimi che si aggira sulla trentina di esemplari (parial 4%) – con numerosi esempi provenienti ancora una volta dal quartiere nord e specificamente dalla Casadei Pavimenti in cotto35 –, la concentrazione di attestazioni soprattutto nel nord-est d’Italia36 (ad esempioa Padova, Altino e segnatamente Concordia)ma sempre con cifre inferiori a quelle aquileiesi, e ancora dipiù la diffusione nelle regioni d’oltralpe, tra cui la Pannonia e la Dalmatia, perfettamente inserite in un cir-cuito stradale di collegamento con la Venetia orientale, lasciano a buon diritto proporre il ruolo chiave diAquileia nella diffusione di questa particolare tipologia ‘mista’37. Il tessellato rimane comunque la tecnica maggiormente adottata nei secoli (70%, per un totale di

circa 600 esemplari), ma anche in questo caso la varietà di soluzioni esecutive adottate non lascia dubbisulla straordinaria vivacità artistica delle botteghe locali. Il suo impiego senza soluzione di continuitàa partire dalla fine dell’età repubblicana e la vasta gamma di scelte decorative che propone38, se da unlato consentono di analizzare la variazione delle scelte ornamentali rispetto alla destinazione dei vani39,dall’altro non sempre, o comunque non sempre puntualmente, consentono di circoscrivere il momentostorico di utilizzo. È ancora una volta però l’analisi dei grandi numeri, incrociata con lo studio dei per-corsi di fruizione delle abitazioni, che colma questa lacuna, consentendoci oggi, diversamente da ven-t’anni fa, di stabilire con più precisione il trend evolutivo delle scelte figurative, in relazione ai tempi,alle mode oltre che alle esigenze funzionali.Le soluzioni geometriche più semplici e disadorne (campi monocromi con fasce di contorno in con-

trasto cromatico), ravvivate da punteggiati di inserti o di tessere/dadi, scandiscono superfici strette eallungate di corridoi, vani di passaggio e bracci di peristili – come nella Casa della Tarsia marmorea40

– della prima o al massimo media età imperiale, lasciando il posto nei secoli seguenti ad una diversaconcezione dell’impaginato musivo, organizzato in pannelli giustapposti l’uno accanto all’altro; i disegnigeometrici si complicano e si arricchiscono anche cromaticamente all’interno degli spazi riservati allavita privata o pubblica del dominus, ma anche in questo caso con un occhio di riguardo alle mode delmomento: risultano senza dubbio più semplici e lineari nei primi due secoli dell’Impero anche se inquesta fase è del tutto intenzionale la scelta di inserire il ‘quadro’ musivo – per quanto decorato dascacchiere di quadrati formanti clessidre, da nidi d’ape di esagoni, da composizioni di stelle di losanghe(come in tutte le case del quartiere nord) –, entro superfici monocrome che ne enfatizzano la posizione,

32 RINALDI 2012.33 GUIDOBALDI 2009.34 BUENO, CLEMENTI 2012.35 BUENO, CLEMENTI 2012.36 RINALDI 2007, pp. 259-262; ANNIBALETTO, PETTENÒ, RINALDI 2009, pp. 318-319; NOVELLO 2012, p. 211.37 BUENO, CLEMENTI 2012.38 Cfr. infra.39 CLEMENTI, RINALDI, NOVELLO, BUENO 2009, pp. 245-251.40 BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, pp. 301-302 e infra.

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI204

Fig. 3. Aquileia. Il settore nord-orientale della colonia.

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secondo puntuali riferimenti culturali che guardano alla moda ellenistica del ‘quadretto’ mobile; si am-pliano fino ad occupare l’intero spazio a disposizione lasciato dalla stanza nei secoli successivi, poten-ziando il valore semantico del disegno con l’inserimento di temi figurati, soprattutto di caratteremitologico, come ancora dimostra il quartiere nord dove domina l’universo dionisiaco di Licurgo eAmbrosia e dove poco più tardi due proprietari, Calendio e Iovina, adottano le vesti di Amore e Psi-che41.Questi e moltissimi altri spunti di ricerca, analisi, storicizzazione offrono i sistemi di schedatura in-

formatizzata: fino a qui solo qualche accenno ma le potenzialità offerte dal sito di Aquileia sono giàemerse in nuce con i numerosi richiami a quel quartiere nord (fig. 3), ubicato nella seconda insula adest del cardo massimo, delimitata a settentrione dal proseguimento urbano della via Annia, che costi-tuisce uno dei settori più intensamente sfruttati a scopo abitativo fin dal primo impianto della colonia,senza soluzione di continuità fino alla tarda Antichità, e di cui ora si cercherà di indagare nel dettagliole caratteristiche architettoniche e decorative.

M.N, F.R.

4.1 Il quartiere nord-orientale di Aquileia

4.1.1 L’impianto delle domus e la prima fase decorativa

La vocazione residenziale dell’insula è indiziata dalla presenza di almeno sei nuclei edilizi, solo par-zialmente editi42 e noti in letteratura come Casa dei Tre cortili (figg. 3.1; 4.1), Casa Repubblicana (figg.3.2; 4.2), Casa del Corridoio (figg. 3.3; 4.3), Casa di Licurgo e Ambrosia (figg. 3.4; 4.4), Casa dellaTarsia marmorea (figg. 3.5; 4.5) e Casa di Calendio e Iovina (figg. 3.6; 4.6). La precoce urbanizzazionedi questo settore urbano, a dispetto dalla posizione decentrata rispetto all’area forense, è testimoniatadal rinvenimento di alcuni pavimenti in cementizio decorati da tessere, associati a strutture murarie inarenaria, tecnica edilizia che, come abbiamo visto sopra, certifica un inquadramento cronologico inetà tardo-repubblicana43. L’unico rivestimento di questa fase documentato in fotografia, provenientedalla Casa dei Tre cortili, è caratterizzato da un impasto a base fittile e da un bordo con meandro disvastiche e quadrati delineato da un punteggiato di tessere, secondo una soluzione decorativa ampia-mente documentata, come noto, in ambito centro-italico a partire dall’età repubblicana44. Gli anni di passaggio tra la fine del I sec. a.C. e l’inizio del I sec. d.C. sembrano segnare un primo

punto di arrivo dello sviluppo dell’edilizia residenziale, culminato in una serie di interventi unitari voltialla definizione dell’assetto planimetrico delle singole unità abitative e, al contempo, all’aggiornamentodei sistemi decorativi. A causa dell’assenza di dati stratigrafici per la maggior parte dei contesti, la ri-costruzione planimetrica degli assetti di età augustea è affidata ancora una volta all’analisi stilistico-ti-pologica dei pavimenti. Le nuove residenze della colonia presentano un comune denominatore nellapresenza di corti scoperte sulle quali si affacciano ampi ambienti di soggiorno o di rappresentanza rac-cordati da una serie di corridoi, come documentato nelle domus di Licurgo e Ambrosia (vano 1, cortescoperta; vano 5, corridoio), della Tarsia marmorea (corridoio 1; corte lastricata 4?) e dei Tre cortili(corte 1, con colonnato ed ambulacro).

41 Una disamina più puntuale e corredata da esemplificazione è riportata da CLEMENTI, RINALDI, NOVELLO, BUENO2009, pp. 240-245.

42 Le strutture murarie e pavimentali sono state messe in luce nel corso di scavi di emergenza realizzati nei primianni ’60 da Luisa Bertacchi. Solo alcuni di essi sono stati in parte ripresi nell’ambito di un recente progetto coordinatodall’Università di Trieste (M. Medri) e degli scavi condotti per la realizzazione delle fognature e per l’allestimento dellelinee Telecom, prontamente pubblicati su Aquileia Nostra.

43 Cfr. nota 30 e in questo volume il contributo di Bueno, Mantovani, Novello a proposito del contesto della Casadelle Bestie ferite.

44 GRANDI 2001, pp. 78-79 e nota 29.

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Fig. 4. Aquileia. Planimetrie degli edifici residenziali del settore nord-orientale della colonia. 1. Casa dei Tre cortili;2. Casa Repubblicana; 3. Casa del Corridoio; 4. Casa di Licurgo e Ambrosia; 5. Casa della Tarsia marmorea; 6. Casadi Calendio e Iovina.

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Cifra tecnica della nuova temperie risulta essere adesso il tessellato, perlopiù a decorazione geome-trica bianca e nera, che viene a sostituirsi alle precedenti stesure cementizie, mentre solo occasional-mente i nuovi apparati sono impreziositi dalle più impegnative dotazioni in opus sectile (cfr. Casa dellaTarsia marmorea), destinate alla decorazione degli ambienti di rappresentanza. I pavimenti in tessellatoriconducibili a questo scorcio cronologico presentano una uniformità di linguaggio percepibile su piùlivelli che qui si analizzano sinteticamente:

– il repertorio decorativo: fatta eccezione per un emblema con fauna marina della Casa di Licurgoe Ambrosia, l’insieme dei pavimenti analizzati è caratterizzato da schemi geometrici di tradizione ur-bana. Ai modelli di matrice campano-laziale, condivisi con il repertorio del cementizio, si rifanno ipunteggiati di tessere apprezzabili nella Casa del Corridoio e della Tarsia marmorea, dove la soluzioneiterativa della decorazione asseconda la funzione “dinamica” del corridoio 1. Particolare fortuna sem-bra riscuotere, in particolare, la scacchiera bicroma, gli scacchi caricati da un quadrato inscritto sulladiagonale, in colori contrastanti, con effetto di reticolato45, rappresentata in ben quattro attestazioni,su un numero complessivo di sei occorrenze censite in ambito aquileiese. Lo schema ricorre nellaCasa dei Tre cortili (fig. 5)46, nella Casa del Corridoio47 e nella Casa di Licurgo e Ambrosia48, qui indue pavimenti, proposto in versione iterativa oppure con pseudoemblema centrale, secondo una so-luzione che trova puntuali confronti nella Casa del Criptoportico di Pompei49, ad Este e in un pavi-mento di Fréjus50.

Fig. 5. Aquileia. Casa dei Tre cortili, vano 3. Pavimentocon composizione a scacchiera (Archivio MAN, neg.4796-87).

Fig. 6. Aquileia. Casa dei Tre cortili. Pavimento concomposizione di cerchi allacciati (Archivio MAN, neg.4796-44).

45 Décor 120g; per la storia del motivo con numerosi confronti, si veda RINALDI 2007, pp. 145-147.46 Vano 3, pavimento inedito. 47 Vano 5, pavimento inedito.48 Vano 3 (BERTACCHI 1963, c. 69, fig. 27); vano 6 (BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, p. 298, fig. 5).49 PPM I, p. 230, fig. 64.50 GUALE III/3, pp. 351-352, n. 973, tav. CXXI.

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI208

La ricezione dei modelli urbani viene attestata in questa fase anche dal lacerto inedito della Casadei Tre cortili, contraddistinto da cerchi allacciati determinanti quadrati neri a lato concavo, verosi-milmente pertinente a un bordo o a una soglia, dove il dettaglio del riempitivo ad ‘L’ (fig. 6) sembraevocare direttamente le maestranze operanti in ambito centro-italico51.Completano il campionario decorativo degli schemi il nido d’ape, semplicemente delineato (due

attestazioni)52 o campito da stelle a sei punte (una attestazione)53, e la composizione ortogonale distelle di otto losanghe (una attestazione)54: anche in questi casi la diretta discendenza dai modellidi tradizione urbana è confermata da confronti puntuali con la produzione musiva di ambito cen-tro-italico:- cromia: la produzione musiva relativa all’impianto delle domus analizzate si connota per la sele-

zione di una gamma cromatica limitata ai toni bianco-neri, in piena aderenza con le tendenze docu-mentate in area campano-laziale a partire dall’età augustea. Tutti i pavimenti sono caratterizzati dalfondo bianco su cui è delineata in nero la trama geometrica, fatta eccezione per il nido d’ape dellaCasa di Licurgo e Ambrosia, dove è invece preferito il più severo e meno luminoso fondo in tesserenere. L’impiego di tessere policrome è documentato solo nel citato emblema con pesci, non a casol’unico pavimento a decorazione figurata ispirata alla fauna marina di tradizione ellenistica.- impaginazione: come già ricordato sopra, caratteristica peculiare del linguaggio della cultura mu-

siva della fascia adriatica è l’impaginazione della composizione geometrica all’interno di pannelli qua-drangolari (pseudoemblemata) di dimensioni ridotte rispetto al pavimento dell’ambiente, puntualmentedocumentata nelle residenze dei quartieri settentrionali di Aquileia. In quasi tutti i contesti edilizi presiin considerazione, bordi alti campiti in bianco sono associati a pannelli quadrangolari centrati o de-centrati.

Il quadro che emerge dall’analisi del campione dei quartieri settentrionali è dunque quello di unlinguaggio decorativo marcatamente improntato alla tradizione centro-italica, del resto ampiamentedocumentato in questo scorcio cronologico su tutta la penisola. Le quattro scacchiere distribuite intre unità abitative confinanti attestano una omogeneità del repertorio, se non l’operato delle stessemaestranze. Nella definizione dei sistemi decorativi delle residenze di questo settore della colonia, latradizione locale dovette giocare un ruolo marginale, percepibile solo nell’impaginazione della com-posizione ad alto bordo e pseudoemblema, caratterizzante, come abbiamo visto, la produzione musivadel versante adriatico.

M.B.

4.1.2 Il II secolo d.C.

Il passaggio dal I al II secolo d.C. si avverte in più contesti ad Aquileia. Nel quartiere scelto comecampione sono stati individuati, con un buon margine di attendibilità, un nucleo di pavimenti musiviriconducibili a quegli interventi di riqualificazione esclusivamente decorativa che interessano le abita-zioni private tra l’età flavia e l’età antoniniana almeno. Non si registrano infatti in questa fase, in lineacon quanto si è potuto riscontrare anche nel resto della Cisalpina55, macroscopiche ristrutturazioni ar-

51Décor 237a. L’accorgimento ricorre ad es. a Lanuvio (GHINI 1995, p. 485, fig. 3: fine I sec. a.C.-piena età augustea)e in Cisalpina a Reggio Emilia (SCAGLIARINI CORLÀITA, VENTURI, CORALINI 1999, n. 78, pp. 102-103, tav. XLVII: se-conda metà I sec. a.C.).

52 Décor 204a. Casa dei Tre cortili, vano 2 (inedito), Casa di Licurgo e Ambrosia, sul più severo fondo nero, non inpianta (inedito). Per la storia del motivo con numerosi confronti, si veda RINALDI 2007, pp. 105-106.

53 Décor 210e. Casa del Corridoio, vano 6. Per la storia del motivo, si veda RINALDI 2007, pp. 109-110.54 Casa di Licurgo e Ambrosia, vano 2 (BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, p. 298, fig. 4). Per la storia del motivo

con numerosi confronti, si veda RINALDI 2007, pp. 98-100.55 Per una proposta di ‘griglia’ cronologica relativamente alle fasi di vita delle domus della Cisalpina, si rimanda a

GHEDINI 2011.

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 209

chitettoniche, che risulteranno di contro maggiormente individuabili nella fase successiva, tra la tardaetà antoniniana e i Severi56.Gli elementi che consentono di verificare l’esistenza di questa seconda fase, finalizzata a ‘persona-

lizzare’ gli ambienti già esistenti dalla fase precedente e che prevalentemente rimangono in uso senzamodifiche strutturali rilevanti, con apparati decorativi ora in linea con i gusti e le mode del tempo,sono sostanzialmente tre. Ulteriore aspetto da non sottovalutare è, a mio avviso, la loro frequente ri-correnza all’interno di Aquileia, oltre che all’esterno della città, sempre in contesti topograficamentemolto ravvicinati.In linea generale, si tratta di superfici che, rispetto alla fase precedente, mantengono la tendenza a

ritagliare il disegno nello spazio di un pannello, ma si differenziano dalla fase precedente per una seriedi elementi assolutamente ‘tipicizzanti’, convincendo ancora di più della proposta di attribuirle adepoca diversa: – innanzitutto si tratta di superfici tutte rigorosamente aniconiche, o con qualche concessione al

repertorio vegetale, eventualmente “animato” da volatili o elementi del vasellame domestico; – sono prevalentemente bianco-nere, ma già con qualche inserto cromatico, introdotto nei fuochi

principali del disegno, a smorzare una altrimenti eccessiva bidimensionalità, attirando così l’attenzionesu particolari decorativi; – sono, per la prima volta, caratterizzate non più soltanto da forme squadrate, ma anche da elementi

curvilinei che anticipano una peculiarità del III e soprattutto del IV secolo.Nell’ambito del quartiere residenziale di cui stiamo trattando, i casi più rappresentativi di questa

nuova tendenza artistica e decorativa sono rappresentati: 1. dal motivo a stralcio centrato con semi-cerchi riempiti da pelte del vano 11 della Casa dei Tre cortili57; 2. dal motivo a croci riempite da cerchie mezze stelle di losanghe della Casa di Licurgo e Ambrosia58 e 3. dal motivo con composizione ad al-veare di stelle ancora della Casa di Licurgo e Ambrosia59 e della Casa dei Tre cortili60; 4. dalla compo-sizione di ottagoni e semistelle di losanghe della Casa della Tarsia marmorea61, cui aggiungerei dallostesso contesto anche 5. il motivo con composizione triassiale di cerchi secanti e non contigui, con ef-fetto di trifogli e formanti esagoni concavi62. Come si può notare già solo da questo elenco, in almeno tre dei sette contesti domestici che abbiamo

scelto per la loro rappresentatività, è documentabile una fase di riqualificazione decorativa degli am-bienti.Il primo schema, quello con motivo a stralcio centrato con semicerchi riempiti da pelte costituisce

l’applicazione di un genere artistico che si ispira alla decorazione dei soffitti con oculus al centro: èdocumentato a partire dall’età claudio-neroniana, ma conosce maggiore impiego tra II e III secolod.C.63. Va segnalato che la variante con pelte nei semicerchi o al posto dei semicerchi è comunque nota

nel repertorio vesuviano preferibilmente non prima della metà del I sec. d.C., sia nei rivestimenti incementizio64, sia in quelli in tessellato65. Tale particolare scelta esornativa sembra specializzarsi proprio

56 Cfr. infraM. Novello.57 Décor 403b. Per la descrizione del pavimento si rimanda a MEDRI 2000, cc. 277, 279, figg. 11-12.58 Vano 9. Il mosaico è stato oggetto di uno studio preliminare da parte di BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, p.

299, fig. 6.59 Décor 208a. Inedito.60 Inedito. 61 Décor 175b. Vano 5 (BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, p. 311, fig. 11).62 Var. Décor 247a. Vano 6 (BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, p. 302, fig. 12).63 MORRICONE MATINI 1973, pp. 513-515. Si veda RINALDI 2007, pp. 186-188 e pp. 199-200 per una più dettagliata

rassegna di confronti, anche in relazione alla variante aquileiese. 64 Casa VIII 2, 13: PPM VIII, p. 71, fig. 1.65 Casa delle Vestali, VI 1, 7: PPM, IV, p. 18, fig. 28 (IV Stile).

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI210

in questa fase cronologica, radicandosi preferibilmente nel II secolo. In particolare, in tutto il contestogeografico della Venetia nord-orientale si contano ben otto esemplari66.Gli schemi della Casa dei Tre cortili e di Licurgo e Ambrosia si allineano a questo nuovo gusto: il

motivo con composizione ad alveare di stelle è stato esaurientemente analizzato da Tatjana Clementiin occasione della XXXV Settimana di Studi Aquileiesi dove la studiosa è riuscita a dimostrare convalide argomentazioni, anche di natura archeologica e non solo stilistica, la provenienza centro-italicadello schema (Amelia) e l’origine cronologica a partire dalla metà del I sec. d.C.67. Il fatto che nellastessa casa di Licurgo e Ambrosia siano noti due pavimenti con tale schema, il secondo dei quali, chesarà presentato da Marta Novello, visibilmente più tardo degli altri, conforta della proposta cronologicatra l’età flavia e l’età adrianea per tutti gli altri (ne sono noti 6 in tutta la città aquileiese, uno dei qualipresentato qui per la prima volta – fig. 7), che si qualificano per la scelta di soluzioni aniconiche o alpiù vegetali, con rare intrusioni cromatiche, nei bordi o nelle forme intermedie, secondo d’altra parteuna tendenza che in questa fase accomuna tutta la Cisalpina orientale.L’altro pavimento della medesima casa, con motivo a croci riempite da cerchi e mezze stelle di lo-

sanghe, è invece una soluzione piuttosto rara che, a quanto è dato sapere, conosce al massimo quattroattestazioni68: una, nota a Thuburbo Maius, per quanto geograficamente lontana, è però senza dubbiola più importante in quanto si colloca archeologicamente nella seconda metà del II secolo d.C.69, in unmomento storico in cui è condivisa l’opinione secondo cui l’Africa proconsolare era ancora debitricenei confronti della cultura italica, soprattutto quella centrale. A riprova portiamo il confronto di etàadrianea presente a Ostia nel quale le croci sono tuttavia scompartite in quadrati con tralci vegetali erettangoli con trecce a due capi70. Gli altri due esempi si inseriscono nel circuito culturale di matrice

66 Este, Villa Albrizzi: RINALDI 2007, pp. 199-200 (seconda metà del I secolo – inizio del II secolo d.C.); Altino:FORNASIER 2001, p. 119, figg. 4-5, con altri confronti in nota (II sec. d.C.); Oderzo: DONDERER 1986, Oderzo 4, p.165, tav. 52, 5 (secondo quarto del II sec. d.C.); Concordia Sagittaria: ANNIBALETTO, PETTENÒ, RINALDI 2009, p. 315,fig. 5; Aquileia: DONDERER 1986, pp. 69-70, Aquileia 133, tav. 25, 2 (inizio del II sec. d.C.).

67 CLEMENTI 2005, pp. 370-379.68 BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, p. 299.69 CMT II/3, p. 124, n. 330, tav. LII: al di sotto di esso è stata rinvenuta ceramica del 100-200 d.C. che costituisce

un importante terminus post quem.70 BECATTI 1961, p. 128, n. 236, tav. CCXXIV (intorno al 130 d.C.).

Fig. 7. Aquileia. Casa dei Tre cortili. Lacerto di pavi-mento con composizione ad alveare di stelle (ArchivioMAN – neg. 4799-115).

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 211

aquileiese, provenendo, uno, dalla Villa di Ronchi dei Legionari, benché con alcune leggere differenzenella costruzione dello schema ma ben datato archeologicamente nel corso del II secolo d.C.71; l’altrodalla attuale Slovenia, in un momento leggermente più tardo ma nella variante con le croci campite,come ad Aquileia, da cerchi inscritti, questa volta campiti da motivi figurati.Dalla Casa della Tarsia Marmorea, infine, il pavimento caratterizzato da una composizione ortogo-

nale di ottagoni adiacenti formanti quadrati, gli ottagoni caricati da un quadrato contornato da quattromezze stelle di otto losanghe formanti piccoli quadrati, con impiego di riempitivi vegetali policromi(fig. 8), per quanto privo di confronti puntuali in area campano-laziale, è noto in ambito marchigianonel corso del II secolo d.C.72; significativa è poi la sua attestazione sul versante adriatico in un altro pa-vimento aquileiese73 e, ancora una volta a poca distanza dalla città, in un pavimento bianco-nero pro-veniente dalle Terme nord-orientali di Concordia, di recente riconsiderate per quanto riguarda la loro

71 MASELLI SCOTTI 1987, pp. 332-333, fig. 1.72 BIOCCO 2000, p. 48, fig. 34.73 Oltre al pavimento qui presentato, DONDERER 1986, Aquileia 112, tav. 22, p. 62 (ultimo quarto del I secolo d.C.).

Fig. 8. Aquileia. Casa della Tarsia marmorea, vano 6. Pavimento con composizione ortogonale di ottagoni adiacentiformanti quadrati, gli ottagoni caricati da un quadrato contornato da quattro mezze stelle di otto losanghe formantipiccoli quadrati (Archivio MAN – neg. 4796-13).

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI212

cronologia di impianto74. Altrettanto significativa, a giustificazione di una tradizione culturale che sca-valcava il fronte alpino forse proprio irradiandosi da Aquileia75, è la ricorrenza dello schema in Gallia,dove il motivo appare affermarsi con decisione tra l’età flavia e il III secolo d.C. in redazioni progres-sivamente più complesse76.

F.R.

4.1.2 Il III e IV secolo: l’introduzione dell’elemento figurato

A partire dall’età severiana si registrano nuovi interventi edilizi, non limitati questa volta al sempliceaggiornamento dei partiti decorativi, ma concernenti la stessa planimetria degli edifici. Tale rinnova-mento sembra, in particolare, concretizzarsi nella diffusione di ampie sale di rappresentanza, che com-paiono ora più diffusamente nelle domus aquileiesi, divenendo campo di sperimentazione per nuovesoluzioni ornamentali. Il notevole impegno decorativo messo a punto al loro interno, secondo una ten-denza che troverà il suo apice nel secolo successivo, costituisce l’espressione delle maggiori esigenzeautocelebrative di una classe dirigente investita, a partire dal IV secolo, di nuove funzioni politico-am-ministrative77. Nella Casa di Licurgo e Ambrosia l’edificazione ex-novo di un ampio triclinio a scapito di vani pre-

cedenti di minori dimensioni modifica sostanzialmente, tra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C., l’as-setto del settore settentrionale della domus, adottando il nuovo tipo di scansione pavimentale a “T +U” già utilizzato nel grande triclinio dei fondi Ritter per la caratterizzazione dello spazio tricliniare, insostituzione del precedente sistema a fascia partizionale78. Contestualmente alla monumentalizzazione dell’area di rappresentanza, si assiste anche alla prose-

cuzione del fenomeno già osservato nel secolo precedente, consistente nella ripavimentazione dei vaniall’interno di contesti di fondazione altoimperiale. A tale pratica bisogna ricondurre, verosimilmente,l’allestimento di un ricco vano di soggiorno nella Casa Repubblicana nell’inoltrato III secolo e forsequello del piccolo settore riservato della Casa di Calendio e Iovina nel secolo successivo, il cui impiantoprecedente non è tuttavia documentato. La parzialità delle indagini condotte nei due contesti non neconsente la piena conoscenza dello sviluppo planimetrico, né dell’articolazione cronologica. Essi bentestimoniano, tuttavia, l’adesione del quartiere in esame alle mode diffuse nella media e tarda età im-periale in altre zone meglio documentate della città, dove lo sviluppo architettonico delle domus piùricche, relativo soprattutto ai settori di rappresentanza, si coniuga ad un generalizzato rinnovamentodei sistemi decorativi anche nelle aree residenziali delle dimore.La cifra caratteristica di questo rinnovamento stilistico è costituito dalla espansione del partito de-

corativo all’intero campo del pavimento, non di rado associata a soluzioni centralizzate. All’internodelle più ampie superfici così ottenute, il gusto elaborato ad Aquileia nel momento del suo più ampiosviluppo può essere sintetizzato nei seguenti elementi:– l’introduzione dell’elemento figurato, sia in posizione privilegiata all’interno di partizioni appo-

sitamente ricavate all’interno della trama geometrica, solitamente in posizione centrale, sia con funzionedi riempitivo. Tale fenomeno è riscontrabile già a partire dall’età severiana ma assume un ruolo rilevantenella caratterizzazione del repertorio aquileiese solo nel corso del IV secolo;

74 Si vedano, per un’anticipazione della cronologia del primo impianto delle Terme alla seconda metà – fine del Isecolo d.C., ANNIBALETTO, PETTENÒ 2009, p. 72.

75 Per questa ipotesi, rimando ancora a CLEMENTI 2005, pp. 374-375 e pp. 380-381.76 Per la storia del motivo, cfr. LANCHA 1977, figg. 68-69; FÉVRIER 1975, pp. 295-296, tav. CXXIX, 2; GAULE I/3,

n. 297a (inizio età flavia).77 Per un approfondimento di questo aspetto si veda il contributo di chi scrive “L’autorappresentazione delle élites

aquileiesi nelle domus tardoantiche” in questo stesso volume.78 Sulla trasformazione degli spazi di rappresentanza nell’architettura residenziale aquileiese, con riferimento al-

l’introduzione delle soluzioni a “T” e “U” si vedano CLEMENTI, RINALDI, NOVELLO, BUENO 2009, pp. 246-249 e GHE-DINI, NOVELLO 2009, pp. 117-122.

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 213

– un generalizzato arricchimento delle trame mediante la moltiplicazione degli elementi geometricie la complicazione dei riempitivi. Pur nella sua diretta dipendenza dai più antichi modelli urbani, so-prattutto nel IV secolo questo nuovo gusto sviluppa ulteriormente la tendenza alla definizione di unatradizione locale fortemente caratterizzata, già individuata nel secolo precedente, alla cui elaborazionecontribuiscono influenze molteplici. Fra queste, un ruolo rilevante è giocato dalla produzione africana,cui rimandano, ad esempio, l’uso del motivo a torciglione in associazione al tema centrale e il particolaredel velario del mosaico della Casa Repubblicana che si analizzerà di seguito. Ma non è da trascurare,per quanto attiene più specificamente il dato figurato, la forte influenza dei modelli aulici, elaborati aipiù alti livelli della società, in seno alla corte imperiale;– infine, l’introduzione del colore, che a partire dal III secolo, e poi in maniera sempre più diffusa

nel IV, invade i partiti decorativi delle composizioni sia geometriche che figurate.

Nell’ambito del quartiere in esame, ben esemplificano lo sviluppo stilistico tratteggiato sopra ipavimenti caratterizzati dai seguenti motivi: 1. composizione ad alveare di stelle79 della Casa di Li-

Fig. 9. Aquileia. Casa di Licurgo e Ambrosia, vano 12. Pavimento con composizione ad alveare di stelle e rappresen-tazione del mito di Licurgo e Ambrosia (da BERTACCHI 1980, fig. 138).

79 Décor 208a. Vano 12.

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI214

curgo e Ambrosia; 2. composizione in corona di una sinusoide sottesa determinante un esagono cen-trale a lati concavi della Casa Repubblicana80; 3. composizione centralizzata di quattro ottagoni di-sposti attorno a un quadrato centrale81 e 4. reticolato di trecce a due capi82 della Casa di Calendio eIovina.Il primo motivo, già adottato nella stessa dimora nel corso del II sec. d.C., è stato trattato sopra da

F. Rinaldi. Come messo in evidenza nel citato studio di T. Clementi83, la redazione di età severianadella Casa di Licurgo e Ambrosia costituisce l’ultima attestazione dello schema ad Aquileia, distin-guendosi dalle precedenti per l’uso acceso della policromia e l’introduzione dell’elemento figurato neiriempitivi (fig. 9). Quest’ultimo aspetto contribuisce a cambiare sostanzialmente l’impostazione delpavimento rispetto alla omogenea tessitura geometrica degli esempi più antichi: attraverso i diversiorientamenti del dato figurato, vengono ora introdotte prospettive privilegiate di lettura, atte a sotto-lineare l’utilizzo funzionale del vano. I temi trattati attingono al repertorio mitologico corrente, denotando, però, già in questa fase, una

nota di originalità nella resa dei motivi, che costituirà la cifra distintiva della produzione successiva,come testimonia l’impiego delle immagini di animali con attributi stagionali (un toro con rami fioritiper la primavera, un leone con spighe per l’estate, un cinghiale con rami di miglio per l’inverno) invecedelle più consuete personificazioni, secondo una soluzione che trova numerosi confronti in area afri-cana84. Il nuovo gusto testimoniato dal mosaico di Licurgo e Ambrosia documenta, del resto, la partecipa-

zione delle maestranze attive ad Aquileia a quel più generale processo di rinnovamento stilistico ela-borato in seno alla produzione musiva romana a partire dall’età severiana, che ha riscontro nella similetrattazione del motivo nei coevi pavimenti di Rimini e Vallon, in Svizzera85. Senza entrare qui nel meritodel delicato problema delle influenze reciproche e dei percorsi di diffusione di schemi e modelli, ilnuovo gusto rilevabile nella resa del motivo rispetto al periodo precedente testimonia la prima fase diquel processo evolutivo che, sommando influenze e suggestioni molteplici86, porterà, nel secolo suc-cessivo, ad elaborare una delle produzioni più originali della penisola.Un’importante testimonianza di tale processo evolutivo è costituita anche dal secondo schema citato,

la composizione in corona di una sinusoide sottesa determinante un esagono centrale a lati concavi dellaCasa Repubblicana87. Il motivo, di cui è documentata l’origine urbana, in redazione bicroma, all’iniziodel III sec. d.C. e la successiva diffusione soprattutto in ambito siciliano e africano88, è attestato ad Aqui-leia da altri due esempi databili fra il III e il IV sec. d.C.89. Il pavimento della Casa Repubblicana sembratrovare, in particolare, più strette tangenze con un pavimento di Thamugadi, con il quale condivide ilcordone avvolto da un nastro che orna il cerchio centrale, i ricchi girali fuoriuscenti da cespi d’acantodelle partizioni angolari e i riempitivi figurati (in particolare le figure di pesci)90. Senza ricondurre il mo-

80 Décor 290c. Vano 4.81 Décor 388c. Vano 3.82 Décor 135a. Vano 2.83 CLEMENTI 2005, pp. 370-379.84 Il quarto elemento esagonale, che doveva ospitare l’immagine di una pantera ad evocare l’autunno, risulta pur-

troppo lacunoso. Una prima analisi del pavimento, con l’individuazione di una serie di confronti di ambito africano egallico-germanico, si deve a BERTACCHI 1963, cc. 63-68. A questi si aggiunge un mosaico di Hadrumetum per cui cfr.NOVELLO 2007, p. 233, Hadr. 12.

85 Cfr. rispettivamente MAIOLI 1992 e SABY 2001.86 Per un’analisi della produzione musiva tardoantica, con particolare riferimento alla molteplicità delle influenze

rilevabili, cfr. CANTINO WATAGHIN 1990 e 1992.87 Per un’analisi del pavimento cfr. BUENO, CLEMENTI, NOVELLO 2009, pp. 300-301 e fig. 9.88 Per un’approfondita analisi del motivo cfr. RINALDI 2008, pp. 258-259.89 Si tratta di un mosaico del fondo Fogar (BERTACCHI 1980, pp. 162-167, fig. 148) e di uno delle Grandi Terme

(LOPREATO 1994, p. 91).90 GERMAIN 1969, pp. 25-26, n. 20.

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PER UN CORPUS DEI MOSAICI DI AQUILEIA: STATUS QUO E PROSPETTIVE FUTURE 215

tivo ad una esclusiva influenza africana – a fronte invece, di una più probabile origine urbana – tale cor-rispondenza potrebbe testimoniare, piuttosto, l’ormai avvenuta elaborazione di un linguaggio permeatoda influenze molteplici, in cui la produzione africana riveste senz’altro un ruolo importante, se purenon esclusivo. A tale commistione di suggestioni è possibile ricondurre anche la più compiuta elabora-zione del motivo del velario impiegato nella decorazione del bordo del pavimento, altrimenti attestatoad Aquileia solo in un mosaico dei fondi Cossar e in un più tardo pavimento delle Grandi Terme91.Analoghe considerazioni valgono anche per il più tardo (IV sec. d.C.) reticolato di trecce a due capi

della Casa di Calendio e Iovina (fig. 10), la cui origine centro–italica fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., consuccessiva diffusione nella media età imperiale, trova riscontro nell’ampia diffusione nelle provinceafricane in età tardoantica92. All’interno della trama geometrica, gli originali busti di Stagioni inseritiin quattro dei sei riquadri arricchiscono il pavimento di riferimenti aulici grazie al particolare del nimboper l’Autunno e del diadema per le altre Stagioni93. Raramente attestati nelle rappresentazioni stagio-nali, tali elementi rimandano alla sfera delle divinità e delle personificazioni, come testimoniano nu-merosi esempi coevi a quello in esame, fra cui basti ricordare il pavimento della Villa Suburbana diOstia94, il mosaico di Nea Paphos con la rappresentazione della nascita di Dioniso95 o, ancora, l’affrescodel soffitto costantiniano di Treviri96. L’utilizzo del nimbo nel repertorio stagionale (presente ad Aqui-

91 Si tratta di un pavimento inedito del fondo Cossar e del pavimento del frigidario delle Grandi Terme datatoall’età costantiniana (LOPREATO 1994, tavv. XLVI, 2-XLVII, 2). In Cisalpina il motivo è attestato anche in un pavimentobresciano datato all’età severiana (LACHIN, BAGGIO 2007, pp. 434-436, fig. 8).

92 Il motivo è analizzato in BUENO 2011, pp. 313-315. Per gli esempi africani cfr. FERDI 2005, pp. 29-30, n. 6 (mosaicodi Cherchel), con bibliografia relativa ad ulteriori esempi provenienti da El Alia e Napolis. In età tardoantica lo schemaè altrimenti attestato in ambito italico in redazioni che ne moltiplicano gli elementi entro pavimenti di ampie dimensioni,come nella villa di Desenzano (ambiente 6, cfr. GHISLANZONI 1962, pp. 31-35, figg. 36-37) e nella domus di via Doganaa Faenza (MAIOLI 1995, pp. 190-195, figg. 2-3). Ad Aquileia il motivo è diffuso a partire dal II sec. d.C., come testi-moniano i due pavimenti della Casa sotto il Battistero (LOPREATO 1991, p. 54) e dei fondi Cossar (BRUSIN 1961, pp. 3-4, figg. 2-3) e il tessellato di Lucio Ceio del Fondo Rosin (PANCIERA 1980, cc. 237-244).

93 Una prima analisi del pavimento è in BERTACCHI 1963, cc. 47-53, che si sofferma sull’analisi dei diademi posti sulcapo delle personificazioni.

94 BECATTI 1961, pp. 235-241, n. 438 (seconda metà del IV sec. d.C.).95 DASZEWSKI 1985, taf. 6 e 18.96 SIMON 1986.

Fig. 10. Aquileia. Casa di Calendio e Iovina. Pavimentocon reticolato di trecce a due capi e busti di Stagioni (daBERTACCHI 1963, fig. 21).

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MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI216

leia anche nel mosaico del cd. buon pastore dall’abito singolare, pure databile nel IV sec. d.C.97) sembrarimandare, tuttavia, ancora una volta, all’ambito africano, come testimoniano un mosaico di Thysdrusdatato all’età severiana e due più tardi pavimenti cartaginesi del IV secolo98. Uno di essi costituisce, inparticolare, un suggestivo confronto per la testa dell’Autunno, che condivide con la redazione aquileiesel’ampio nimbo azzurrino ornato da foglie di vite99.Il repertorio africano fornisce, inoltre, numerosi confronti per il particolare degli uccelli stagionali,

impiegati sia in associazione alle personificazioni sia come elementi isolati100. Pur inserendosi in questatradizione, del tutto originale appare, tuttavia, il loro impiego ad Aquileia ai lati dei busti delle Stagioni,da interpretare a mio avviso come una contaminazione del motivo dei volatili su ramoscelli, tanto dif-fuso nel repertorio aquileiese coevo.Dell’ormai raggiunta maturità del repertorio aquileiese in età tardoantica, frutto dell’originale rie-

laborazione di antichi modelli centro-italici, fornisce un’ulteriore testimonianza il pavimento dellastessa dimora ornato da una composizione centralizzata di quattro ottagoni raccordati da squadre an-golari e disposti attorno a un quadrato centrale con la raffigurazione dei proprietari – Calendio e Iovina– nelle vesti di Amore e Psiche101. Di creazione campano-laziale, lo schema entra a far parte del reper-torio aquileiese dalla fine del I sec. d.C., trovando pieno sviluppo nel IV sec. d.C. in redazioni geome-trico-figurate, di cui forniscono testimonianza, oltre a quello in esame, gli esempi del frigidario delleGrandi Terme e della Casa delle Bestie ferite102. Quest’ultimo presenta, in particolare, strette tangenzecon il mosaico della Casa di Calendio e Iovina, che ne hanno determinato l’attribuzione, se non giàalla medesima bottega, almeno a maestranze di comune formazione, attive nella seconda metà del IVsec. d.C.103. Pur nella loro diversità stilistica – il mosaico di Calendio e Iovina risulta, infatti, molto cor-sivo soprattutto nella resa dei particolari figurati –, i due pavimenti documentano la piena adesionedel repertorio aquileiese a modelli figurativi e culturali ampiamente diffusi nell’immaginario coevo,testimoniando, in generale, l’importante ruolo del centro altoadriatico nell’elaborazione della tradizionemusiva tardoantica.

M.N.

97 BERTACCHI 1980, pp. 262-264, figg. 213-215.98 Cfr. NOVELLO 2007, p. 258, Thys. 12 e p. 243, Karth. 32 e 33.99 NOVELLO 2007, p. 243, Karth. 33.100 Cfr. due pavimenti di Ammaedara (che costituisce l’esempio concettualmente più vicino al pavimento aquileiese,

dal momento che i volatili sono intenti a cibarsi delle piante stagionali che circondano le personificazioni delle Stagioni,qui rese in forma di amorini a figura intera) e Thysdrus, per cui cfr. NOVELLO 2007, p. 225 Amm. 1; p. 258, Thys. 12;tav. CXXII a.

101 Per un’analisi approfondita del motivo cfr. BUENO, NOVELLO 2011, pp. 673-676. Un primo studio complessivodel pavimento è in BERTACCHI 1963, cc. 42-47.

102 Cfr. rispettivamente LOPREATO 1994, p. 92, tav. XLIV, 1 (piena età costantiniana) e BUENO, NOVELLO 2011.103 Il mosaico della Casa delle Bestie ferite è databile stratigraficamente sulla base del rinvenimento di una moneta

di Costanzo II (351-361 d.C.) nella malta di preparazione del piano pavimentale posto immediatamente a sud del tes-sellato in esame e con esso certamente in fase (BUENO, NOVELLO 2011, p. 674).

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