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La Raccolta dei racconti Realizzato dai ragazzi delle classi IID e IIB Scuola Media Turoldo di Torino Nell’ambito del progetto “Diari di viaggio“ Un progetto promosso dal A cura di Un progetto co-finanziato da Fondo Europeo per l’integrazione di Cittadini di paesi Terzi

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La Raccolta dei racconti

Realizzato dai ragazzi delle classi IID e IIB Scuola Media Turoldo di Torino

Nell’ambito del progetto “Diari di viaggio“

Un progetto promosso dal A cura di

Un progetto co-finanziato da

Fondo Europeo per l’integrazione di Cittadini di paesi Terzi

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DIARI DI VIAGGIOEducare ad una cittadinanza mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione

Nell’ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi Annualità 2011 –Progetti giovanili - Azione 3 (Progetto 100894, CUP H79E12000400005)

Un progetto promosso dal

Un progetto co-finanziato da

Fondo Europeo per l’integrazione di Cittadini di paesi Terzi

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Premessa

I racconti di Viaggio delle classi 2B e 2D della Scuola Media Turoldo sono il prodotto finale di un ampio progetto realizzato a livello regionale, “Diari di Viaggio. Educare ad una cittadinanza mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione”. Le attività realizzate sono state progettate con il supporto degli insegnanti e sono state articolate in quattro incontri da due ore ciascuno per ogni classe coinvolta. Gli elaborati realizzati dai ragazzi sono il frutto di un lavoro di gruppo condiviso, durante il quale i ragazzi hanno esplorato le tematiche dell’immigrazione e dell’intercultura attraverso una metodologia partecipativa e non frontale in linea con i prin-cipi dell’educazione alla cittadinanza mondiale che ha esaltato la condivi-sione di pensieri, opinioni, emozioni. I ragazzi, inoltre, hanno partecipato, durante i primi incontri, ad un labora-torio interattivo con la scrittrice viaggiatrice Sofia Gallo che, attraverso la lettura animata di alcuni dei suoi più celebri lavori, ha condotto semplici e dinamici esercizi di scrittura creativa, molto apprezzati dai ragazzi.L’esperienza della scuola Turoldo è stata fondamentale nell’ambito del progetto DIARI DI VIAGGIO poiché da un lato è stato sviluppato un la-voro sul contesto territoriale molto complesso che negli anni ha affrontato importanti trasformazioni e dall’altro è stato sviluppato un lavoro in grado di stimolare positivamente le dinamiche di gruppo delle classi coinvolte.Infine, è importante sottolineare come i laboratori realizzati nell’ambito del progetto abbiano avuto una ricaduta notevole nelle normali attività didat-tiche, soprattutto, per la peculiarità della tematica, è stato possibile un filo conduttore con le materie letterarie.

B. GemmaE. Lenhard

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Giulia Luparello

Io sono Giulia e viaggio sempre per divertirmi con i miei amici, certe volte in aereo, anche se spesso ho paura che cada, certe volte in treno. Ho molta paura di perdermi tra i boschi e le strade che non cono-sco. Mi piace scoprire i luoghi in-esplorati. Quest’ anno ho deciso di andare a New York, la mia città preferita, vado con i miei migliori amici: Elisa, Francesca, Marika, Daniele e spero di divertirmi molto con loro. In questo caso, porterò con me il cellulare e una videocamera per filmare e fare foto a tutto ciò che incontro.Quando siamo arrivati all’aeroporto ho visto un bellissi-mo gattino ed esclamai: “Oh mio Dio, ma è un gattino stupendo!” ed Elisa disse: “ E’ bellissimo, lo sapete che io amo i gatti!”.Già, sembrava un batuffolo di pelo grigio. Marika disse: “Ra-gazzi c’è lo portiamo a casa?” Ma Francesca rispose: “Ma io

sono allergica ai gatti!” Ed Elisa esclamò: “Noooo ti odio Fra!” Alla fine lo portammo in albergo perché era un povero e piccolo gattino affamato ed era troppo bello.Arrivati in albergo gli abbiamo dato subito da mangiare e da bere e lo abbiamo lavato perché era tutto sporco di terra.Ma la cosa migliore di questo viaggio è stata New York dove ci siamo divertiti un sacco. New York è una città stupenda, ma stupenda nel vero senso della parola. Io volevo andarci già da piccola perché era ( ed è ) la mia città preferita però non sapevo che era così meravigliosa, appena l’ho vista me ne sono innamorata subito.Abbiamo visitato: La Statua Della Libertà, Empire State Bulding, Central Park, I grattacieli più alti del mondo, Harlem. Sono dei posti veramente eccezionali.E così è finito il nostro viaggio fantastico.

A New York

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Daniele Arsale

“Ciao Francy, come te la passi alle Bahamas?“E’ strafigo !”“Mi manchi tanto. Questo week and ti posso venire a trovare con alcuni amici?”“Si vieni a casa mia però i tuoi amici li mandi a fare un giro così stiamo soli soletti !”“Oh Ale, ci serve una macchina per andare da Fra, c’è la può prestare tuo nonno?”“Dany non lo so, Chiedi a Davi se gliela impresta suo padre”“Pronto, Daviiiiiii comè?”“Bene, te?”“Anche io, vieni con me, Rivi e Ale a trovare Francesca? Credo ci sia anche Giulia”“Ok, ciao!”Allora ci ritrovammo tutti a casa di Davide e la sera tardi partimmo tutti insieme.Eravamo quasi arrivati però la macchina si fermò in mezzo alla strada, davanti a un distribu-tore di benzina.A quel punto esclamai: “ oh tipo vieni un attimo che ho finito la benzina, vedi di muoverti che sono di fretta!” e allora lui risponde:” Vengo ma stai calmo se no ti ficco due schiaffi” Lo guardai bene ed era Federico il mio vecchio compagno delle medie. Era cresciuto tantissi-mo ! Allora ci salutammo, Federico mi regalò la benzina, e allora ripartimmo con la nostra auto volante per le Bahamas. Francesca arrivo !!

Come te la passi alle Bahamas

Carlo AlibrandoMadridUn giorno io e la mia famiglia decidemmo di organizzare una vacanza perché avevamo bisogno di riposarci e scegliemmo di andare a Madrid per visitare il Prado. Andammo in treno perché avevamo paura di volare e non prendemmo neppure in considerazione i paesi esotici perché avevamo paura di prenderci delle gravi malattie. Arrivammo a Madrid e andammo subito in cen-tro dove scattammo fotografie tutta la mattina. Andammo al Prado scoprendo che era un posto bellissimo. Uscendo dal museo vedemmo una bancarella di souvenir delle statue in miniatura e li comprammo per ricordo. Arrivo l’ora di cena e andammo al ristorante e scoprimmo che la cucina spagnola era buonissima. Usciti dal ristorante dopo esserci abbuffati decidemmo di fare una passeggiata per digerire, Madrid di sera era bellissima. Il giorno seguente ci aspettava l’altra parte della città la parte più bella e incontrammo personaggi illustri e famosi, attori, calciatori e così via…. Tornati in albergo ebbi una sorpresa qualcuno ci voleva far visita e scoprì che anche i miei zii erano a Madrid e passammo il resto della giornata con loro. La mattina seguente a ma-lincuore dovemmo fare le valigie e durante il viaggio di ritorno capì che volevo visitare il mondo.

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Fatima Yahya EddineL’isola degli animali

Elisa era una ragazzina di tredici anni. Un giorno andò in crociera con i suoi genitori adottivi. I suoi genitori biologici erano morti in un incidente in montagna ed Elisa rimase cieca. Da quel giorno la sua vita cambiò totalmente,non era più la ragazzina sorridente di una volta. Elisa non era d’accordo sul fare questo viaggio,pensava che si sarebbe trasformato in una tragedia . E il suo presentimento era reale perchè dopo tre giorni di viaggio la nave affondò. Nessuno so-pravvisse alla tragedia, tranne Elisa e la sua pantera domestica che si chiamava Stracciatella. Elisa e la sua pantera finirono su un’ isola deserta, piena di animali che uscivano solo dopo il tramonto e si nutrivano sempre del piatto preferito di Elisa, le crepes alla nutella. Elisa rimase scossa al comportamento di questi animali anche dalle loro sembianze: erano animali molto strani, c’erano gatti,cani,pesci, scoiattoli, criceti, porcospini, tigri. In quell’isola stava benis-simo viveva come una regina ma .......Un giorno arrivò l’essere più cattivo dell’universo, Asgor che odiava gli sconosciuti. Lui sfruttava gli animali ma grazie all’ intelligenza di Elisa Asgor fu sconfitto e la fanciulla divenne la prima umana dell’Isola degli Animali.

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Emilia DipinoIl viaggio sul Monte RosaStefano era un ragazzo di 16 anni che voleva fare una scoperta sul Monte Rosa.Un giorno decise di realizzare il suo sogno.Incominciò a preparare la sua valigia per andare a fare la sua scoperta.Come mezzo scelse l’aereo perché non ci era mai salito. A bordo c’erano tante persone di con-tinenti diversi.Trovò subito una nuova compagna Giulia,era una ragazza della sua età che proveniva dall’Alaska.L’aereo incominciò a sollevarsi da terra e Stefano era molto eccitato.A metà del viaggio ci fu un gran temporale che impediva all’aereo di seguire la rotta, ma fortuna-tamente arrivò a destinazione. Dopo il trasferimento dall’aeroporto, eccoci arrivati!Appena sceso dal pulmino Stefano si guardò intorno.Pensava di trovare dei fiori o dei pezzi del monte ma invece trovò solo macerie.Allora si mise a camminare su tutto il monte per trovare quello che cercava.Stefano, allora, decise di scavare sotto le macerie per risolvere l’enigma.Era passata un’ora da quando aveva incominciato a scavare e aveva trovato solo dei pezzi di terra.Dopo due ore di scavo trovò un passaggio che lo portò dentro il monte.Arrivato alla meta trovò un prato con ogni tipo di fiore e i semi erano stati portati dagli uccelli migratori.Decise di raccogliere i vari tipi di fiori ma mentre li staccava i fiori appassivano.Stefano pensò due ipotesi:la prima era quella di rimanere sul Monte Rosa, la seconda era quella di andarsene senza fiori.I suoi compagni di viaggio gli proposero di andare in Alaska con loro, perchè c’era un monte ancora più bello e più alto del Monte Rosa.“ Stefano perché non lasci stare quei fiori e non vieni in Alaska ?”“Non lo so!.. Verrò con voi in Alaska!”“ In Alaska c’è un monte ancora più alto del Monte Rosa!”Stefano decise di andare a vivere in Alaska con loro per andare a scoprire quel Monte ancora più alto.

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Leonardo Di FranzaPer necessitàUn tempo i pellirossa “Lowsink” (del ceppo Sioux),ricchi di ornamenti e penne rosse e nere , erano arrabbiati e sconsolati perchè la loro danza della pioggia non aveva funzionato.Per far fronte alle loro esigenze alimentari, sbaraccarono le loro tende e partirono all’avventura.Dopo tre giorni di cammino finalmente arrivò la pioggia: un acquazzone che durò per molte ore.Purtroppo quel terreno era inadatto alle coltivazioni, perciò dovettero proseguire.Dopo molti giorni di cammino arrivarono alle pendici di un monte, dove in quel momento stava passando uno stormo di oche canadesi che mentre migrava stava facendo una sosta.I Lowsink si accamparono lì per la notte e il giorno seguente decisero di scalarlo.Sali, sali, sali e arrivarono alla cima.Non era di quelle appuntite(benchè il monte fosse abbastanza alto e all’ apparenza roccioso) assomigliava di più ad un altopiano erboso, dove al centro si trovava una scala di vetro.Incuriositi si arrampicarono e in pochi attimi si trovarono nello spazio.E che spazio!Si ritrovarono su una superficie stellata e luminosa(per una parte)ed erbosa e coltivabile dall’ altra.Decisero così che sarebbe stato adatto alle loro esigenze .Per molte generazioni, i componenti della famiglia”Lowsink”non tornarono sulla terra.Un giorno un giovinetto della famiglia decise di riaprire la porta della scala di vetro(per ammirare i meravigliosi panorami descritti dalla famiglia)e scese sulla terra per necessità.I suoi genitori gli ordinarono di andare a fare una perlustrazione.“Figliolo è giunto il momento che tu sappia da dove arriviamo. Le nostre origini provengono dalla terra, dove si arriva attraverso la porta di vetro proibita a tutti noi. Tu sei stato svelto per tornare sul nostro pianeta per fare una perlustrazione dire cagli abitanti odierni chi siamo e da dove veniamo. Va.....E’ giunta la tua ora!”Scesa la scala di vetro al posto dell’ erba di cui aveva sentito parlare trovò strane cose erette molto alte(palazzi)e oggetti che si muovevano avanti e indietro (macchine).Non si scoraggiò e scese dal monte.Si abituò all’ ambiente colonizzato dai “bianchi” e raccontò (come aveva detto la famiglia)la sto-ria dell’ ammasso di stelle da cui proveniva.Il ragazzino rappresentò l’idea di andare nello spazio e da quel giorno, scienziati cercarono di capire come viaggiarci.Più tardi inventarono navicelle e razzi con cui si arrivò sulla Luna.

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Melania Pollarà e Francesca TricaricoIl viaggio della 2D Sono Melania mi piace viaggiare con gli amici, soprattutto con la mia splendida classe, la 2D perchè quando sono con loro sento di essere libera e spensierata. Stavo pensando di organiz-zare con loro un viaggio per sognare. Ovviamente il mezzo di trasporto sarà un tappeto volante e il percorso sarà il cielo azzurro, la destinazione un posto dove si può fare ciò che si vuole. Or-mai sono già andati in agenzia viaggi e mi hanno assicurato che non me ne pentirò, l’ho pagato esattamente 100 euro. Noi siamo venti in classe e quindi 5 euro a testa, spero che verranno tutti cosi ci divertiremo un mondo. Se Carlo o Leonardo non vogliono venire sarò costretta a spac-cargli seriamente la faccia!Tutti sono disposti a venire e poi quando ho detto che la destinazione sarebbe stata Onrà una località di mare erano tutti entusiasti. Ero molto felice ed è stato emozionante vedere i loro volti illuminarsi di gioia e gratitudine. Emilia mi disse “Sei stata davvero molto brava!”Ed io risposi “Grazie, non vedo l’ora di partire!”. La partenza era fissata per il 26 Giugno e il ritorno il 6 Luglio. Erano stati tutti contenti e dolci con me.

Ma un giorno in classe arrivo un ragazzo immigrato dall’Etiopia, di nome Kevin e così il nostro sogno svanì, perchè il viag-gio era prenotato per venti persone e non per ventuno. Adesso tutti odiavano Kevin, ma io no, mi dispiaceva per lui. Era venuto qui a Torino dall’Etiopia con sua mamma, suo padre e suo fratello er-ano morti nel viaggio e adesso era orfano di padre. Così parlai in privato con Kevin e gli dissi “So quello che è successo alla tua famiglia e cosi ho deciso di regalare il viaggio a te e a tua mamma!” Lui disse “Ti ringrazio sei molto gentile!”. La 2D non capì subito, ma poi si convinse quando gli dissi che l’anno prossimo avremmo fatto un’altro viaggio. Gli altri accettarono Kevin come se fosse stato sempre con noi. Durante l’anno di scuola lui si fidanzò con la nostra amica Elisa e finalmente partimmo tutti quanti per il nostro viaggio da sogno.

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Federico NegliaUn viaggio indimenticabileC’era una volta un ragazzo di nome Jack a cui piaceva molto viaggiare. Viaggiava sempre con la sua famiglia a cui era molto legato. Questa volta partì con l’aereo , il viaggio durò molte ore ad era stato molto stancante .Arrivato a destinazione si catapultò al mare, dove incontrò sulla spiaggia una ragazza della sua stessa età. “Ciao come ti chiami?”“Jack, e tu?”“Newina”.“Vuoi venire a fare un passeggiata con me?”“Perché no, andiamo…….”Si raccontarono tante cose ad esempio che lei era emigrata dal suo paese con la sua famiglia. Newina non l’aveva mai raccontato a nessuno fino a quel momento. Jack, invece, disse di es-sere molto legato alla sua famiglia…. Jack, finita la passeggiata accompagnò Newina a casa, e poi andò a casa sua e arrivato si mise nel letto e pensava che svegliandosi tutto sarebbe svanito come in un sogno .Il giorno dopo Jack andò con Newina in spiaggia, che era tutta deserta . Erano da soli e non sapevano che fare . Al-lora Jack andò a cercare da mangiare e trovò solo poca frutta, cocco e banane, che in realtà avevano già mangiato le scimmie, ma Jack trovò l’ultimo cocco e lo divise con Newina. Dopo aver finito di mangiare Newina disse: “Hei Jack accendiamo il fuoco per ris-caldarci?”“Va bene, perché tremi?”“ Ho un po’ di paura è anche un po’ di freddo”“Vieni ti scaldo io, non aver paura ci sono io.” La mattina seguente non sapendo che fare , rimasero lì ad aspettare che qualcuno li venisse a prendere ma ancora nessuno si faceva avanti. Arrivò ancora la sera e ai due ragazzi venne fame e ancora una volta si divisero del cocco. Jack è Newina rimasero abbracciati per tutta la notte .Il giorno dopo non venne ancora nessuno , allora costruirono un barca e dopo averla finita si guardarono negli occhi e dissero : “ANDIAMO !!!!!!!”

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Jessica Ricci Un viaggio con la mia famigliaEra l’estate dell’anno scorso, io e la mia famiglia decidem-mo di fare un viaggio, si avvici-nava il momento di fare questa vacanza, quindi iniziammo a preparare le valige.Avevamo deciso di partire per la Sicilia, mia madre andò all’agenzia viaggi per preno-tare la nave.Arrivò quel giorno in cui mio zio venne a prenderci con la macchina per portarci a Gen-ova, per poi salutarci ed io e la mia famiglia ci imbarcammo finalmente per la Sicilia.La nave si avviò per il lungo viaggio e ogni famiglia andò nella propria cabina. Il viaggio sem-brava non finire mai ed io avevo il mal di mare.Ad un certo punto guardai dal finestrino, era buio e tutte le mie paure ebbero il sopravvento. Vedevo il mare immenso, il pensiero di affrontare ancora molte ore di viaggio, ma con la voglia di arrivare presto in Sicilia.La mattina io e la mia famiglia andammo al ristorante della nave per fare colazione dove cono-scemmo delle brave persone, simpaticissime, con dei bambini che giocavano con me e la mia sorellina, passammo dei bei momenti sulla nave. Finalmente arrivammo in Sicilia e passammo una bella vacanza con i nostri parenti, sole, spiag-gia e divertimento e alla fine della vacanza io non volevo più ritornare a Torino talmente fu una vacanza meravigliosa.

Stefano RoccamatisiViaggio a Rio de JaneiroEro andato in aereo in tanti posti belli tra cui New York ma Rio de Janeiro era il più bello secondo me. Ci stavo andando da solo e avevo con me solo il mio cellulare ultra moderno . Questo viaggio era per me fantastico. Io viaggiavo perchè era il mio sogno sin da bambino.Quando l’aereo atterrò mi sentivo emozionato. Ad aspettarmi c’era la mia ragazza e vicino a lei un uccellino:”Ehi ciao Alessia finalmente!” La mattina seguente andai a vedere col trenino rosso la statua del Cristo Redentor, e poi

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con la funivia ci recammo al corcovado! Dall’alto della montagna si godeva un panorama bellissimo,emozionante!Tutta la baia di Rio con i suoi palazzi moderni. E’ lunga e bianca la spiaggia di COPACABANA. Rio de Janeiro non aveva sicuramente deluso le mie aspettative al punto che,carissimi,ora vivo in viale RIO numero 1324 davanti alla spiaggia di COPACABANA con la mia ragazza, e ogni domenica vado nella churrascheria OASIS a mangiarmi le migliori specialità brasiliane!!Olè.

Davide RennaIl viaggio

Io ho fatto un viaggio per trovare la mia famiglia, abbiamo guidato fino alla capitale Rio De Janeiro. Mi ha accompagnato un mio amico con la sua macchina. Andando in giro per Rio De Janeiro abbiamo visto una casa con un cane nel giardino lo riconobbi subito.Sono andato a salutarlo perchè era tanto che non lo vedevo poi entrai nella casa e c’era la mia famiglia,sono rimasto li a dormire, non ho dormito tanto perchè evevo paura del buio.Infine prima di ritornare a casa mia ho fatto una partita di calcio insieme al mio amico e alcuni amici brasiliani.

Denny TamburelloUna passeggiata nel boscoUna bella domenica d’autunno una donna dice a suo marito e a suo figlio Marco “andiamo nel bosco a raccogliere delle mele?” Il marito e Marco dicono di si. Si incamminano per andare verso il bosco. La donna dice: “siamo arrivati!” Marco dice: “siamo arrivati nel bosco!” E poi dice alla madre e al padre “dai mamma, papà, raccogliamo le mele!” Dopo un po’ di tempo la madre disse: “dividiamoci e raccogliamo tante mele!” Si dividono, passano delle ore ad un certo punto Marco: “ma dove sono i miei genitori? Adesso siamo una famiglia sperduta!” Marco si mette quindi a correre gridando: “mamma, papà, dove siete?” Poi piange perché non trova i suoi genitori. Marco continua a gridare e a correre, e pensa: “ma dove possono essere andati? Saranno a casa!” Marco corre verso casa piangendo. Arriva a casa, apre la porta e chiama la madre e il padre ma loro non rispondono. Marco non si muove da casa sperando che arrivino i suoi genitori. Invece la madre e il padre si trovano sulla montagna più alta della zona. La donna dice al marito: “non è che Marco si è dimenticato di venire in montagna? Perché gli avevo detto che dopo saremmo andati sulla montagna più alta”. Il padre risponde: “stai tranquilla vedrai che arriverà” . La madre so agita e per non pensare si mette lo smalto. Marco è ancora a casa: “ma dove saranno?” Poi ad un certo punto Marco si ricorda cosa gli aveva detto sua mamma, così Marco corre verso la montagna più alta, arria e vede la madre gli corre incontro e lo abbraccia.

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Erika CamassaIl segreto dell’AmazzoniaViveva a Torino un uomo di nome Alberto. Era un tipo antipatico, non parlava mai con nessuno a parte la moglie, Simona. Alberto ha i baffi ed è vecchio, ha gli occhi verde brillante e pensa che nella foresta amazzonica esistano i fantasmi. Sua moglie Simona invece non ci crede e gli dice che non è vero, non esistono. Una mattina Alberto andò normalmente al lavoro e il suo capo Pietro gli disse: “Caro Alberto, visto che hai lavorato bene e non hai fatto guai in questi ultimi vent’anni ti regalo 2 biglietti aerei per una destinazione a tua scelta!” Alberto rispose subito: “L’Amazzonia”. Due giorni dopo Pietro procurò ad Alberto i biglietti e lui e Simona partirono e andarono subito nella grande foresta dove videro un mucchio di animali. Videro una palude ( un cacciatore si era recato lì prima che loro arrivassero e aveva messo due trappole dentro la palude), entrarono

e la moglie inciampò su di un filo facendo scattare la trappola. La signora si ritrovò quindi dentro una grossa rete. Il marito non vedendola più si preoc-cupò e iniziò a cercarla. Ad un certo punto vide una corda sopra l’albero più vicino allora si arrampicò e la tirò ma in questo modo cadde dentro una gabbia e il cacciatore lo prese e se lo portò via nel suo rifugio. Nel rifugio del cacciatore c’erano scimmie, cocco-drilli e un po’ di tutto perché lui prendeva tutto quello che trovava, anche i bastoni. Nella notte Alberto es-cogitò un piano e la mattina lo mise in atto: chiese di andare in bagno e uscì dalla finestra. Mentre scap-pava vide anche sua moglie ancora dentro la rete. Trovò delle forbicine, tagliò la rete e riuscirono a scappare. Tornarono in albergo ma nel frattempo gli avevano rubato i bagagli ed erano rimasti senza un

soldo. Simona allora si mise a cantare per strada e il marito iniziò a cantare anche lui e fecero un bel gruzzoletto. Andarono al ristorante e videro una ragazza con le loro valigie e allora Simona disse a suo marito: “visto che non esistono i fantasmi?” I due anziani tornarono all’aeroporto, presero l’aereo e tornarono a Torino.

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Giada Cravotta Una scimmietta

La protagonista di questa storia è una scimmietta pimpante che si chiama Daniella Tiki, ma per tutti è ormai la regina del suo villaggio, infatti tutti le portano un gran rispetto,perché, nonostante la sua età,è ancora molto “sveglia” e sa “mettere in riga” anche il più indisciplinato . Tutti i cuc-cioli la chiamano “nonna”e le persone a lei più affezionate, addirittura la chiamano mamma. Ha circa venticinque o trenta anni. Ma dall’aspetto non sembra, anzi, sembra una scimmia di mezza età. Da quando è nata vive nel suo piccolo villaggio nella foresta amazzonica. Anche se è “vecchiotta” ha comunque anche lei un compagno, di nome Erik Zuffecchia, e devo dire che se la tira un po’ perché è l’unico scimpanzè della sua età ad avereuna fidanzata, meno male che “la nonna” non gli permette di vantarsi in sua presenza. Da quando era giovane cucina per i bisognosi del villaggio cibi a base di banane e papaia. Non ha un vero e roprio stipendio, ma se la cava con quello che Erik porta a casa e i doni dei paesani. Come animale domestico ha una tarantola gialla e rosa, di nome Ketty. Beh si, è molto estroversa e spiritosa, ma ormai si sente tutti i carichi su di lei, per questo si lamenta sempre. Un bel giorno Daniella si sveglia tutta pimpante come al nsolito e,dopo aver salutato Erik sidirige alla mensa dei poveri, per preparare il suo solito piatto a pase di banana e papaia. Mentre cucina ascolta la conversazione di alcuni cuccioli che discutono sul cibo: ”certo che ‘sta zuppa ha proprio stufato!! Sarà buona quanto vuoi ma dopo un po’ nausea…”. “si hai ragione, Daniella dovrebbe imparare cose nuove!”. “si infatti! Dovremo consigliarle di andare a Londra oppure in qualche altro posto, dove ci sono cuo-chi bravissimi che potrebbero aiutarla!”Daniella, sentendoli lamentarsi, subito si preoc-cupa e prende il consiglio alla lettera e , dopo aver passato il mestolo ad uno di loro comunica: “si parte! Londa, sto arrivando!” gli altri la guard-aronosbalorditi ma lei comunque sce a passo deciso. Va a casa, informa Erik della sua decisione, poi prende Ketty in braccio ( la sua tarantola da compagnia) e saluta tutti. Il suo triciclo carico la aspettava e così lei, ketty e il suo triciclo parti-rono per il porto. dopo tre mesi di pedalate e soste finalmente in vistra c’è una nave. è strano dire che una scimmia con gli ochhiali da sole, con una tarantola, tutti sopra un triciclo, passino inosservati, eppure riescono a salire sul traghetto senza farsi scoprire. quando il comandante

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urla: “passeggeri per londra: sbarco!” capisce che è ora di scendere. bhe, si, il viaggio è durato un po’, ma finalmente sono arrivati.per imparare a cucinare da un cuocoinglese, serve imparare l’inglese e cosi dopo un po’ di tempo e sforzi riesce a parlottare questa lingua molto diversa dalla sua. però c’è un’altro problema: il suo aspetto. è stato un po’scioccante per il commesso, ma Daniella è riuscita a rubare dei soldi e con gli stessi soldi ha compratoun giaccone colorato della sua taglia, alcuni trucchi e un rasoio. si è sistemata specchiandosi nella vetrine dei negozi ed è andata così in cerca del cuoco.quando lo ha trovato lo ha supplicato diinsegnarle qualche nuovo piatto, raccontandogli tutto ciò che aveva fatto per incontrarlo. lui accettò e, quando Daniella, dopo qualche anno, ritornò al suo villaggio, tutti la accolsero bene e impararono la cucina ingleseche si diffuse pian piano in tutto il sud america e anche dopo la sua morte la cucina di Daniella era conosciuta. oggi Daniella è ricordata come la cuoca che sapeva incantare perchè incantava tutti a londra quando passava per le strade affollatissime. dopo tutto una scimmia in citta non è una cosa che si vede tutti i giorni.

Giovanni SantuosoUn guinzaglio a ParigiUn pomeriggio d’estate la signora Rosy era in piscina con suo figlio. Dopo pranzo si sdraiarono sulle sdraio e presero il sole. Dopo mezz’oretta sentirono squillare il telefono . Era la segretaria del Signor John Campana . Era la segretaria che le disse che a Parigi c’era una sfilata che le poteva interessare. Lei non sapeva cosa rispondere perché voleva prendere una decisione con il marito. Quando arrivò a casa parlò con suo marito e decisero di partire per Parigi . Arrivati a Parigi si precipitarono nell’ufficio di John Campana. John Campana era un uomo di mezza età, era uno stilista conosciuto, il più bravo di tutta Parigi. Rosy, anche se come sempre era un po’ agitata per via della sua timidezza fece la sfilata e andò bene. Dopo la sfilata rientrò nel cam-erino e si tolse l’abito della sfilata e si vestì. Mentre ritornavano in hotel trovarono un cane con un guinzaglio in argento con una targhetta con scritto il numero di telefono dei proprietari. Rosy, siccome era allergica, fece prendere il cane a suo figlio. Arrivati in hotel Rosy chiamò i propri-etari e si misero d’accordo. Rosy riconobbe questo ragazzo perché era un suo amico d’infanzia, allora le chiese se lui si chiamava Andrea e lui rispose di sì e alla fine Rosy chiamò il marito e andarono a mangiare la pizza.

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Irene ReganoLa vita in un diario

Un giorno un astronauta trovò una casa su Marte. Esplorandola trovò un diario…nel tempo libero si mise a tradurlo; ora noi possiamo sapere alcuni pezzi della vita di questo “uomo-marte”. L’astronauta, non sapendo la lingua Marziana, copiò un cartellone che trovò in casa,in cui c’era scritto tutto l’alfabeto Marziano. Le cose più originali le lasciò in Marziano.Caro Marziario…Oggi è il 118.981.003, lunedì marzano; sono a Muchachons, la mia cittadina! Come si può im-maginare sono a Marte! Sono contento, oggi finalmente ho finito di vivere solo con la mia vicina, la strega di “Verde Vento”(la persona che tra poco ti presenterò mi ha detto che sulla terra si chia-ma Bianca Neve!!!), ma caro Marzi ario, questo è un soprannome che le ho dato io perché continuava a strillare, scocci-are, fare la perfida ed io che ho 82 anni, sono giovane, faccio il liceo scientifico con scienze applicate…caro marziario io mi chiamo Maicol Alaska, ma tutti mi chiamano Aly! Ho degli occhi splendidi grigio pallido, capelli biondo sbiadito, ho fossette sul mento e sulle guancie, le lentiggini, non ho le rughe…(in realtà le ho ma sono vanitoso e non lo dico!!!). Sono felice perché ho un nuovo amico!! Si chiama Gnuck!!!!!!!!!! Arriva dalla Terra!! È molto carino ed è verde e blu (lui mi ha detto che sulla Terra si dice nero & bianco!), è poco più alto di me…ed io sono alto 188.070,95768907 mil-licentimetri di km!!Caro Marziario… Io & Gnuck abbiamo deciso di fare un viaggio!Ci siamo costruiti un camper di legno!!Siamo eccitatissimi e felicissimi! Doma-ni partiamo!!:-):-)Caro Marziario…Non è andato molto bene…però a raccontarlo fa ridere…con il camper ci siamo persi per l’universo! Poi all’improvviso è passato un aereo ci è arrivato addosso, noi abbiamo sbattuto contro il finestrino dell’aereo, il pilota non vedeva più e ha perso il controllo dell’aereo e pre-cipitammo a Madrid, una città della Terra;ci piacque così tanto lì che,senza accorgercene ar-

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rivammo fino alla Cina, dove trovammo la famiglia di Gnuck; all’inizio ero triste perché pensavo che Gnuck volesse restare lì con i suoi parenti, ma poi mi accorsi che mi stava inseguendo come un pazzo, io lo aspettai e alloggiammo in un hotel, ma per poco perché ci mancava Marte. Io e Gnuck ci costruimmo un razzo…di legno pure questo!!!Ci preparammo, ma la fiamma in fondo bruciò il razzo,allora siamo saliti su un aereo e io,giovanee agile, saltai e, atterrato su Marte, tirai su il mio amico.La strega di “Verde Vento” iniziò a lamentarsi…ma dopo tutto…ci mancavano i suoi lamenti!!!Caro Marzi ario…Il viaggio è finito…Io e Gnuck siamo migliori amici!!!Ciaoooooooo :-):-):-):-)

Francesco Dimitri Simone e i diamanti

Simone arnaldi era un bravissimo ladro. Simone voleva andare a fare un colpo in Africa e prese quindi i biglietti per l’aereo, accompagnato dai i suoi amici che gli dicevano di fare attenzione e gli auguravano buona fortuna.Prima di partire, Simone fa un colpo in banca ma un signore gli scatta una foto. Quando arriva in Africa gli amici gli telefonano e gli dicono:<<devi ritornare subito da noi, un signore ti ha fatto una

foto mentre facevi il colpo in banca e vuole portarla ai carabinieri>>. Simone si informa con i suoi amici circa l’uomo che ha scattato la foto, pare si tratti di un uomo alto più o meno 1.80 cm, senza barba con gli occhi marroni. Simone allora prega i suoi amici di informarsi sul nome di questa persona.Simone si affretta a prendere i biglietti per il ritorno e poco dopo riceve una telefonata da parte degli amici che gli comunicano delle cose sull’uomo misterioso: “caro amico devi rientrare entro 24 ore, altrimenti lui andrà dai carabinieri.”Simone allora si affretta a prendere l’aereo e ap-pena sbarcato contatta i suoi amici che gli danno il numero di telefono dell’uomo. Simone chiama:“allora sei tu l’uomo che vuole denunciarmi” e l’altro:

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Moustafà El NaggarL’ombrello di Novecento

Elisa amava il mare allora decise di andare a Los Angeles con il suo cane. Subito dopo la de-cisione partì . Un giorno, mentre passeggiava con il cane sulla riva del mare trovò un ombrello giallo con scritto sopra 900 la scritta era d’ oro. Elisa si chiese: “di chi è quest’ombrello? Sarà molto ricco il proprietario”.Si guardò intorno e non trovò nessuno. Se lo prese e se ne andò all’albergo.Il secondo giorno scese con l’ombrello per cercare il proprietario. Ma non lo trovò.Ad un certo punto vide un uomo che corse verso di lei arrabbiatissimo e disse: “Questo ombrello è mio !!! è mio !!! io sono Novecento” poi guardò Elisa ridendo e disse: “non lo voglio l’ombrello. Vorrei solo il tuo numero di telefono.” Elisa rise e glielo diedeIl secondo giorno Novecento telefonò ad Elisa e con parole dolci le disse : “vorresti venire con me a cena ?” Elisa gli disse : “ok!! va bene”. Si incontrarono, fecero cena insieme e dopo aver finito Novecento disse ad Elisa con parole veloci : “ti voglio bene , ti trovo molto carina.” Elisa allora ha saputo che lei gli piaceva e dopo 3-4 anni di incontri e di chiamate d’amore si sposarono ed ebberoun figlio chiamato ottocento e e un gatto chiamato otta

“incontriamoci tra 15 minuti al bar dello sport e ti spiegherò tutto”Simone rimase sbalordito ma decise di andare comunque all’appuntamento. “Allora dammi la foto subito”“La foto era una scusa per incontrarti. La tua fama di ladro è grandissima. So che eri in Africa alla ricerca di diamanti. Io so dove sono e ho giusti contatti. Andiamocene insieme” e così insieme partirono per questa strana e pericolosa avventura.

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Alessandro CuomoUna vita movimentata

Salve, mi chiamo Brenda Nash e questa è la mia storia. Un giorno, il 25 aprile del 1952, ho avuto un bambino e l’ho chiamato Harry. Quando Harry ha compiuto 5 anni mi ha detto: “Mamma, da grande vorrei fare l’avventuriero e andare a caccia di tesori”. Io rimasi un po’ a bocca aperta e gli dissi: “Va bene, se lo desideri potrai farlo, ma ora vai a dormire”. Il giorno dopo ero con Harry e mio marito Frank. Harry indossava pantaloncini corti, camicia e ciabatte e dovevamo partire per le vacanze. Quando arrivammo al porto c’era molta coda, un gran baccano e due navi: la prima andava a New York, la seconda a Genova. Noi eravamo originari di Manhattan e quindi andammo a New York. Mio figlio Harry, invece, sbagliò nave perché era pazzo di gioia per le vacanze e quindi si mise a correre e, senza accorgersene, salì sulla nave per Genova. Io e mio marito ci accorgemmo soltanto dopo essere saliti che nos-tro figlio aveva sbagliato e dovevamo andarlo a prendere prima che la nave partisse, ma una guardia non ci fece più passare così le navi partirono. Io piansi moltissimo e mio marito che mi voleva consolare si arrabbiò moltissimo. Dopo molti anni, nel 1980, non avevamo ancora la minima idea di dove si trovasse, sapevamo solo che aveva ormai 28 anni. I poliziotti continu-avano a cercarlo, ma niente. Salve, mi chiamo Harry Nash e questa è la mia storia. Nel 1980 mi trovavo in Spagna. A Barcellona dove vidi una foresta di alberi giganti e ci entrai. Camminai a lungo fino a quando, involontariamente, schiacciai con il piede una roccia rettan-golare e mi dissi : “No! E’ una trappola! E fui inseguito da una roccia gigante fino a quando mi buttai nel fiume. Camminai ancora e arrivai in una grotta molto grande dove c’era un apparec-chio super tecnologico comandato da un uomo con una risata che faceva venire i brividi. L’uomo aveva anche un braccio, una gamba e un orecchio che a me fecero impressione e così scappai. Dopo avere corso a lungo inciampai in una radice e così una tribù di indigeni mi prese. Alla fine aprii gli occhi e vidi che ero vestito da re perché assomigliavo al principe Willi di cinquecento anni fa. Quando riuscii a vedere i loro volti, perché si erano tolti le maschere, gli indigeni si in-furiarono e chiamarono il loro re. Era lo stesso uomo che avevo visto nella grotta, si chiamava Trasher e disse ai suoi servi : “Prendetelo” e così scappai di nuovo per molto molto tempo. Alla fine vidi la Francia e anche un porto e presi l’ultimo biglietto che era rimasto senza neanche leg-gere dove ero diretto. Partii.Nel 1998, all’età di 46 anni , presi una pistola, un fucile e una spada e andai a Manhattan. Quando vidi la mia città natale scoppiai a piangere poi mi accorsi che in quella città non c’era nessuno e così passeggiai da solo fino a quando vidi un uomo con il cappotto e il viso coperto. Gli chiesi in che città ero, volevo sapere se avevo sbagliato. L’altro, girandosi, mi disse: “Qu-esta è l-a vec-chia Man-hat-tan”. Dopo avere parlato l’uomo cadde a terra e morì infreddolito. Rimasi a bocca aperta per il male che gli avevano fatto. Sempre con la nave, nel 1999, tornai in Spagna per uccidere l’uomo che nella mia mente mi perseguitava d molti anni. Trovai la grotta in cui avevo visto Trasher. Quando entrai trovai un’altra grotta, segreta, che si poteva aprire solo con una formula scritta sul pavimento in una lingua

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misteriosa: “Cu saru per du corus pot avre i grandicus scrolus de re impurus Alessandu Man”. Capii cosa significava “Chi sarà pieno di cuore potrà avere il grande scrigno del re imperatore Alessandro Magno”. A quel punto mi ricordai di quando avevo detto a mia madre che da grande volevo fare l’avventuriero. Questa era la mia occasione e così entrai. Quando entrai non vidi...niente e mi dissi: “com’è possibile, non ho trovato niente, era una bugia” All’improvviso entrò qualcuno e vidi che era Trasher che disse: “Sembra proprio che dovremo combattere” Ci provai ma era troppo forte così mi arresi e andai con lui. Quando Trasher mi tolse la benda dagli occhi vidi che ero a New York e lui se ne andò senza dirmi niente.Nel 2005, all’età di 53 anni, vidi un combattimento nel centro di New York e vidi Trasher che stava per uccidere una persona innocente e mi arrabbiai e, solo in quel momento, mi ricordai di avere una pistola in borsa, la presi e gli sparai un colpo dritto al petto. Trasher allora si tolse la maschera e disse: “Ragazzo guardami bene perché io sono tuo padre” e morì. Una donna lì vicino lanciò un urlo fortissimo: “No, no perché l’hai fatto, lui era tuo padre e io sono tua madre, abbiamo fatto tutto questo per ritrovarti”. Scoppiai a piangere e mia madre mi perdonò anche se avevo fatto una cosa orribile. Nel 2010, all’età di 58 anni ho detto a mia madre: “Brenda, ora non farò più l’avventuriero, basta, ho smesso, ora mi godrò in pace questi ultimi anni”

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Matteo Grotto Le meteora blu

L’ archeologa Stilla lucente è nata in una nebula. E’ un’ archeologa che ama il pianeta Petrovia. Petrovia ogni 1000 anni rischia di morire e i petroviani rischiano di non avere più una casa.Il cristallo russan , cuore di Petrovia, rischia di andare perduto. L’ archeologa Stilla vuole ritrovare il cristallo russan, ma trovarlo non è facile,bisogna fare un viaggio di 4 giorni e Petrovia esploderà frà 5 giorni. Stilla setaccia tutti i pianeti, fino a trovare la terra. Stilla va in Africa, in Sardegna e in Germania, fino a trovare, in Giappone, una miniera vi-cino a Tokio. Nell’ atmosfera terrestre il clima surriscalda Stilla fino a farla esplodere. Per fortuna Stilla rinasce, ma le rimane poco tempo, lontano dal suo pianeta la sua vita si sta esaurendo.Stilla arriva alla miniera vicino a Tokio, ma l’entrata è crollata, quindi Stilla deve sfondarla con il suo piccone galattico. Stilla entra ma c’è un minatore che le dice”non puoi passare senza pagare un pedaggio”. Stilla doveva dargli una piccola stella. Stilla disse “ecco,è per voi, ora posso en-trare”? e il minatore disse: “entra pure”. Stilla trovò il cristallo, ma doveva fare in fretta, Petrovia stava per esplodere, le rimanevano 2 giorni. Per entrare Stilla ci aveva messo un giorno, non poteva perdere un altro giorno, quindi si assicurò che i minatori fossero usciti, poi usò il fuoco di un po’ di legna che la surriscaldò.Stilla esplose e la miniera crollò. Dopo 5 minuti Stilla si ricreò, stava morendo. Mentre tornava in volo verso Petrovia, Stilla incontrò i suoi genitori:Orsa Maggiore, il suo papà e Orsa Minore, la sua mamma. Le dissero che dovevano andarsene da Petrovia, ma Stilla rispose: “Non se ne parla proprio, io salverò Petrovia, Dovesse anche costarmi la vita” detto questo, Stilla si diresse verso il nucleo del pianeta Petrovia. In tutte quelle gallerie Stilla si ricaricò, e disse: “ENERGIAAAAAA,dolce carissima energia,ora aiutami a salvare Petrovia”.Stilla raggiunse il cuore di Petrovia dove incontrò un buco nero che le disse: “Stilla mi deludi, vuoi salvare questo stupido pianetucolo?sei una vera delusione”. Stilla si arrabbiò e disse: “Stai per finire all’inferno, buco nero, ti dirò una cosa. Sei finitoooooooooooo”. Stilla lo eliminò quindi si sacrificò per salvare Petrovia. Da quel giorno i suoi genitori e i suoi amici la chiamarono “la meteora blu”

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Samir RjilaUn veterinario a Barcellona

Raffaele, il protagonista della nostra storia, era un bell’uomo alto e muscoloso che faceva il veterinario.Un giorno Raffaele stava andando al lavoro, nel suo ufficio, e vide un suo collega, che lavorava lì da vent’anni, lo stava sostituendo. Allora Raffaele andò a chiedere spiegazioni al proprietario dello studio che gli disse: “Ti ho licenziato!” “Perchè?” chiese Raffaele. “Perché dobbiamo ridurre il numero dei lavoratori, l’ospedale è in fallimento. Tu sei arrivato da poco, hai poca esperienza, mi dispiace.” Raffaele stupefatto uscì dall’ospedale e andò dai suoi genitori in via Roma, I suoi genitori, Lucia e Alessio, sempre molto attenti al suo benessere, gli chiesero: “Perché hai quella faccia triste?” e Raffaele rispose: “Sono stato licenziato”. La madre gli disse: “Devi trovarti un lavoro” Raffaele si arrabbiò e disse: “Sono quindici anni che studio! Per che cosa, per essere licenziato ? Va vaff....”. Il giorno dopo, siccome gli era stato

dato il suo ultimo stipendio, Raffaele decise di andare a Barcellona dove ci sono numerose pos-sibilità di lavoro. Allora giovedì alle 17.29 partì per la Spagna, arrivò alle 11 e 47 e alloggiò in un hotel Trivago. Quel mattino Raffaele andò in un ospedale a Santa Julliana, ma nonostante il suo diploma gli fecero svolgere un’attività manuale con un guadagno di 1.200 euro al mese. Quando arrivò il suo compleanno, il 15 maggio, i suoi genitori decisero di festeggiare con una sorpresa. Alessio e Lucia presero il primo aereo per Barcellona. I suoi genitori andarono a casa sua e organizzarono la festa mentre lui era al lavoro. Tornato dal lavoro Raffaele sentì un grido: “Sorpresa!”. Raffele rimase stupito perché non aveva mai festeggiato il suo compleanno, ma quella volta passarono la notte a ridere e a scherzare lui i suoi genitori e i suoi amici.

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Sharon SerafinoLe acque del Pacifico

Un giorno zio e nipote, Piero e Giovanni, decisero di andare a fare una vacanza, una vacanza stupenda nell’Oceano pacifico. Andarono in macchina fino all’aeroporto ma non per prendere l’aereo, là vicino c’era il mare e un porticciolo dove era parcheggiata la loro nave di piccole di-mensioni. Si misero in viaggio e dopo un paio di mesi arrivarono nel Pacifico dove incontrarono un signore e una ragazzina. Giovanni si innamorò subito di lei e non perse tempo, andò subito a chiederle da dove veniva, la ragazza era russa. Passati molti giorni, Giovanni e lo zio dovettero ospitare i loro amici perché la loro nave era stata mangiata dagli squali. Giovanni invece era al si-curo e chiamava la sua nave “ Antisqualotalco”. Passarono i giorni e il cibo diminuiva sempre di più e per paura di morire di fame si costruirono una canna da pesca.Un giorno Veronica, la ragazza russa, volle prov-are a fare sub di nascosto, nessuno voleva perché c’erano gli squali. Facendo questa cosa la mat-tina seguente fece però trovare tantissimi pesci, gli altri furono molto contenti ma anche un poco arrabbiati. Faceva un caldo insopportabile quel giorno, l’acqua scarseggiava sempre di più, solo che non si poteva prendere l’acqua del mare. Pas-sarono molti giorni e proprio quando temevano il peggio trovarono una mini isoletta, grande più o meno quanto una classe, con degli alberi di noci di cocco. Presero tutte le noci e partirono velocemente, in seguito ci furono altre isole dove presero tutte le cose più utili e ripartirono. Dopo molti giorni trovarono una splendida isoletta si sistemarono là per parecchi giorni quando, a un certo punto, di là passò una nave da crociera. Inviarono subito l’ “SOS” accendendo il fuoco e urlando come pazzi, ma nulla da fare, non rius-cirono a vederli. Dopo due o tre giorni passò un aereo di controllo loro fecero di nuovo “SOS” ma non accadde nulla. Il signore che guidava l’aereo però tornò indietro e si accorse che c’erano delle persone, fu così che li portarono in salvo dalle acque del pacifico.

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Silvia SnallaWilli e suo papà

Guillermo del Castilio era chiamato da tutti Willi (Willito da sua moglie), aveva 25 anni e viveva a Las Vegas, in mezzo al deserto. Era alto, bello e muscoloso. Qualche volta si vestiva elegante ma la maggior parte del tempo la passava in jeans e t-shirt. La sua famiglia sembra normale, ha una mamma che si chiama Nora, un papà che si chiama Bernardo, una sorella che si chiama Fernanda, una moglie che si chiama Samanta e due figli: Nicolas e Lusi. Come lavoro gestisce un’agenzia di modelle. Guillermo è molto buono e bravo con tutti, ha solo un difetto è geloso di sua moglie e si arrabbia facilmente. Il padre di Guillermo ha 60 anni, è alto magro, ha gli occhi azzurri e i capelli bianchi e si veste in modo sportivo e purtroppo è un narcotrafficante, è cattivis-simo, non vuole bene a nessuno, neanche alla sua famiglia ed è anche un bugiardo.Un giorno come tante altre volte Willi e suo padre stavano litigando furiosamente quando all’improvviso, mentre se ne stava andando a Bernardo cadde qualcosa dalla tasca. Willi corse a prenderla, se la mise in tasca e se ne andò a casa. Una volta arrivato a casa Willi vide che era droga per cui decise di andarlo a dire ai poliziotti. I poliziotti arrestarono Bernardo ma lui, prima di andare in prigione, disse a Willi : una volta uscito da qui ti ammazzerò te e tutta la tua famiglia. Willi spaventato andò a casa e disse : “oggi partiamo, sì, oggi partiamo!!!”Il figlio gli domandò: “come partiamo? Dove andiamo? Perché ci spostiamo da qui ? Voglio subito una spiegazione!!!”Willi spiegò a tutti come erano andate le cose. Loro andarono a prendere l’astronave perchè solo con quel mezzo di trasporto poteva andare sulla luna, e andò sulla luna perché era l’unico posto dove suo padre non lo poteva trovare.Willi e la sua famiglia andarono sulla luna dove decisero di stare per sempre, mentre Bernardo non uscì mai dalla prigione e morì pure lì. Così Willi e la sua famiglia vissero per sempre felici e contenti sulla luna dove adottarono pure un cane che chiamarono Arturo.

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Youssef KatimMuna

Mounaca Boca, detto Muna ha 18 anni ed è originario dell’Etiopia, è scuro, magro e molto agile. La sua famiglia è molto povera. Suo padre è stato ucciso da una pantera e la madre, Kandra, fa di tutto per far sopravvivere i figli, Muna, le sue due sorelle, Pai e Lima e il fratello Pi. Muna ha anche un altro fratello più grande che si chiama Knu ma ormai si è trasferito in Brasile per trovare lavoro dato che aveva una notevole intelligenza. Hanno un piccolo terreno agricolo che però non viene usato più perché la merce non veniva acquistata da nessuno. Muna non ha mai frequentato una scuola perchP non avevano soldi ma ha sempre studiato a casa con sua madre.Una mattina, verso le dieci e mezza, Muna era pronto per chiedere a sua madre se poteva partire per New York per trovare un lavoro e soprattutto per ottenere un diploma, allora disse:“Mamma, ho deciso, oggi è giunto il momento di andarmene via dall’Etiopia per avere un futuro bello e felice e per poterne offrire uno anche ai miei figli, se li avrò.” La mamma rispose tristemente: “Muna, sai bene quanto vorrei che tu crescessi e avessi un lavoro prosperoso e rendessi felice la tua famiglia, comprese le tue sorelle e i tuoi fratelli, sai bene che anche tuo padre ne sarebbe orgoglioso ma lui sfortunatamente non c’è più e quindi il problema sono i soldi.” e Muna rispose: “ma io li ho i soldi. Ho lavorato molto e il mio salvadanaio è stracolmo di monete.”La mamma allora decise di lasciarlo partire e quella stessa mattina preparò la sua valigia, non molto piena dato che non aveva molti vestiti. Chiamò un taxi che impiegò venti minuti ad arrivare e nel frattempo Muna salutò tutta la sua famiglia e loro gli augurarono buona fortuna mentre sua madre piangeva a dirotto. Muna la consolò dicendole: “Mamma non piangere hai ancora qui con te Pai, Lima e Pi e dopo tutto non vado là per essere torturato da qualcuno bensì per trovare la felicità.” dicendo questo prese la sua valigia e il suo animale preferito, Kipling, una grossa iguana verde brillante e si diressero con il taxi all’aeroporto di Addis Abeba. Non appena l’aereo decollò Muna si sentì male perché non era mai andato in aereo e allora iniziò a fare due chiacchiere con il suo compagno di posto ma questi non era un tipo a cui piaceva parlare con gli estranei. Sceso dall’aereo e uscito dall’aeroporto Muna si diresse subito verso una scuola abbastanza conosciuta dove erano presenti anche dei dormitori in cui lui avrebbe alloggiato. Il mattino seguente, appena sveglio , corse subito alla sua aula e la professoressa lo presentò alla classe e gli fece fare un esame per sapere a che livello era. Quando glielo consegnò il suo punteggio era al massimo e la professoressa. Lo assunsero in un’azienda di tecnologia avan-zata e gli diedero il compito di vice capo del reparto computer, Muna non era mai stato tanto felice in tutta la sua vita. Dopo diversi mesi aveva accumulato così tanti soldi che ne mandò un terzo alla sua famiglia e con gli altri costruì una bellissima villa per sé. E così finalmente Muna esaudì il suo desiderio.

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I LABORATORI DELLE CLASSI IIB E IID

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Autori Erika Camassa; Giada Cravotta; Alessandro Cuomo; Francesco Dimitri; Mostafa El Naggar

Matteo Grotto; Youssef Katim; Irene Licciardi; Irene Regano; Samir Rjila; Giovanni Santuoso Sharon Serafino; Silvia Snalla; Yassine Suriano; Denny Tamburello

Ahamri Najlaa; Alibrando Carlo; Di Franza Leonardo; Di Pino Emilia; Gagliardi MarikaLuparello Giulia; Minetti Elisa; Mujkic Rivaldo; Neglia Federico; Oneto Alessio; Pollarà Melania;

Ramadan Fatma; Renna Davide; Ricci Jessica; Roccamatisi Stefano; Sayed Mahmoud;Tricarico Francesca;Yahya Eddine Fatima

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Si ringraziano per la collaborazione la Dirigente Scolastica Prof. Massimo Cellerino

E le insegnantiChiara Bongiovanniù

eAdelina Lalli

Si ringraziano inoltre Sofia Gallo e Chiara Carusoù per la preziosa collaborazione

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www.diaridiviaggio.piemonte.it

Un progetto promosso dal

Nell’ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi Annualità 2011 –Progetti giovanili - Azione 3 (Progetto 100894, CUP H79E12000400005)

DIARI DI VIAGGIOEducare ad una cittadinanza mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione

Fondo Europeo per l’integrazione di Cittadini di paesi Terzi

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