la progettazione partecipata e la ricerca-azione · territorio non era più l’anacronistica...

44
La progettazione partecipata e la ricerca-azione Silvia Nanni

Upload: ngoxuyen

Post on 17-Feb-2019

220 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

La progettazione partecipata ela ricerca-azione

Silvia Nanni

RISORSE TERRITORIALI

…..non si può fare a meno di partire dalle acquisizioni del cosiddetto «sistema formativo integrato» (o «aperto»)

(cfr. Franco Frabboni, Giovanni Maria Bertin)

L’istituzione scolastica si connette al sistemaculturale e sociale, si apre all’ambiente e alleistituzioni extra scolastiche, al terzo settore, in unarelazione di reciprocità.Questa spinta ha negli anni evidenziato cheinserendo la scuola nei circuiti di vita sociale si puòmeglio valorizzare il portato dell’esperienza delsoggetto in formazione con un ritorno, anche, intermini di empowerment sociale dell’istituzionescolastica.

Si affaccia il concetto di società educante che mette in rete soggetti pubblici e privati.

Lo scenario diviene non più «solo» scolastico ma formativo in senso ampio:

DAL Diritto allo studio

AL Diritto all’apprendimento (Lifelong/Lifewide/Lifedeep learning)

Lifelong learning…..

dimensione verticale. Apprendimento che duratutta la vita; rappresenta il superamento delladimensione temporale dell’istruzione e riguarda ladurata della vita. La dimensione del LifelongLearning evidenzia che l’individuo impara durantetutta la sua vita.

Lifewide learning…….si riferisce alla dimensione orizzontale in quanto fariferimento a tutti i contesti di vita e rappresenta ilsuperamento dei luoghi deputati all’apprendimento, percui oltre al contesto formale si tende a valorizzare ogniesperienza di vita (informale e non formale). Riguarda lalarghezza o ampiezza della vita, cioè i vari contesti.Pertanto, l’espressione completa diventa lifelong lifewidelearning, con cui tempi e spazi dell’apprendimento siallargano sino a comprendere ogni ambito di vita e ognitempo del soggetto (dimensione verticale e orizzontale). Ladimensione del Lifewide Learning evidenzia chel’apprendimento avviene in un’ampia varietà di ambienti econtesti: lavoro, vita sociale, famiglia e non ènecessariamente intenzionale (Bauman, 2006; Barnett,2010).

Lifedeep (vita profonda) learning…

è una terza dimensione di recente discussione.Riguarda credenze, valori e orientamenti per lavita (Banks, 2007; Dewey, 1899), per parteciparepienamente alla vita della comunità. Questadimensione sposta il focus dalla competizioneeconomica all’impegno congiunto della comunitàe di ciascuna persona, per il suo pieno sviluppo(dimensione trasformativa, di profondità,apprendimento trasformativo). Riguarda i valoridella vita.

Criticità…….

L’aspetto cruciale è però che l’allargamento delleagenzie educative sia accompagnatodall’integrazione democratica delle risorse presentisul territorio……..

Questo presuppone un lavoro di gestione ecoordinamento dei diversi attori (istituzioni) in«campo»…..

A CHI SPETTA QUESTO COMPITO?????

Dal canto suo F. Frabboni ci avverte….La riflessione sulla nozione di territorio, favorita dal processo di decentramentoistituzionale dello Stato avviatosi proprio a metà degli anni ’70, portava a unamaggiore considerazione dei bisogni reali di una comunità. Pur nella molteplicitàdegli approcci e delle definizioni, ciò che veniva a caratterizzare la nozione diterritorio non era più l’anacronistica accezione geografico-statistica di spazio fisicoabitato da una popolazione, ma quella di un’area storicamente contrassegnata daun insieme di fenomeni economici, sociali e culturali che, in quanto prodottidall’uomo, esprimeva un insieme di bisogni correlativi a cui le strutture e i servizidel territorio erano chiamati a provvedere. L’interesse riservato da diverse areedisciplinari (tra cui le scienze dell’educazione) al concetto di territorio sottolineavala necessità di un approccio sistemico, integrato e razionale ai problemi di una datarealtà territoriale. In tal senso il rinnovamento scolastico e culturale, ad esempio,non poteva realizzarsi senza un contestuale mutamento della vita economica,sociale e politica dell’area considerata. Di questa avvertenza occorre averechiara consapevolezza ancora oggi, dinanzi alla tendenza sempre piùspinta a sovraccaricare la scuola di troppe responsabilità senza checontemporaneamente si metta in azione un processo di rinnovamentoche investa altri settori e istituzioni della società.

Una condivisa pianificazione può (cercare) diovviare a questa «sfasatura».Il sistema formativo integrato va inteso dunquecome una strategia di empowerment territoriale ingrado di promuovere un’integrazione razionaledelle risorse educative nel contesto locale in vistadell’incremento della qualità di vita e del contrastoalle marginalità sociali (soggetti, famiglie, gruppidi riferimento, etc…)(DOCUMENTARE LE BUONE PRASSI)

Una corretta progettazionepartecipata, condivisa, territoriale siinvera nella ricerca-azione (KurtLewin 1890-1947).

(secondo lo schema classico: pianificare-agire-osservare, per poi ripianificare-agire-osservare,quindi riflettere di nuovo…..)

In campo sociale le esperienze di «progettazione partecipata» si sonodiffuse e consolidate a seguito, soprattutto, di alcune normativenazionali (L. 285/97 e L. 328/00) che indirizzano soggetti socialidiversi (servizi comunali, ASL, scuole, privato sociale, ecc.) a stringerecollaborazioni per affrontare specifiche problematiche sociali presentinei territori di comune appartenenza. Questi orientamenti normativisollecitano il superamento di concezioni della progettazione che, inquanto eccessivamente connotate in termini specialistici e settoriali, si

sono rivelate insufficienti e diseconomiche per affrontare icambiamenti della realtà sociale (complessità crescenti parzialmenteprevedibili e controllabili, diffusione di sentimenti di preoccupazione einsicurezza, riduzione delle risorse pubbliche, individualizzazione eframmentazione dei sistemi sociali, necessità di ridefinire il «pattosociale» tra cittadini e istituzioni).

Su questo «onda» gli attori sociali sono chiamati a programmare interventi finalizzati alla promozione di possibilità di pieno sviluppo della persona, in particolare di quelle in (potenziale) difficoltà al fine dell’inclusione sociale.

(Le due dimensioni dell’inclusione sociale)

MODELLI DI INCLUSIONE SOCIALE:qualche riflessione critica

• Una pluralità di approcci con due polarità. Il tema dell’inclusione (e dell’esclusione) può essere ricondotto a due polarità interpretative essenziali:

• «economicista»

• «umanista»

Alcune dimensioni dell’approccio «umanista»:Gli «umanisti» (es. Bauman, Beck, Nussbaum, …)insistono in particolare su:

• L’integrazione sociale

• La partecipazione e i diritti di cittadinanza

• Lo sviluppo delle capability (come potenzialità di tutti gli esseri umani)

• Il ruolo del legame sociale e l’istanza di solidarietà (compresa quella intergenerazionale)

Focus 328/00La legge in esame stabilisce che hanno diritto di usufruire delleprestazioni e dei servizi del sistema integrato di interventi eservizi sociali i cittadini italiani e, nel rispetto degli accordiinternazionali, con le modalità e nei limiti definiti dalle leggiregionali, anche i cittadini di Stati appartenenti all’Unioneeuropea ed i loro familiari, nonché gli stranieri.Ai profughi, agli stranieri ed agli apolidi sono garantite le misuredi prima assistenza, di cui all’articolo 129, comma 1, lettera h),del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.La legge 328 intende superare ulteriormente il concettoassistenzialistico dell’intervento sociale, nel senso che considerail cittadino non come passivo fruitore, ma come soggetto attivo ein quanto tale portatore di diritti, a cui devono essere destinatiinterventi mirati alla rimozione di situazioni di disagio psico-sociale e di marginalità.

Pedagogia sociale

Dimensioni sociali dell’educazione

Finalità sociali dell’educazione

Il ruolo della comunità

Nella ricerca-azione, la comunità è chiamata aconoscere se stessa, le sue risorse e le sue difficoltà,quindi è considerata «realtà competente» adaffrontare le criticità che ritrova al suo interno.

La «comunità competente»

Una comunità può dirsi competente nel momentoin cui si rende collettivamente capace di analizzarela propria situazione, riconoscere i bisogni e oproblemi, mobilitare e impiegare le risorsenecessarie per soddisfarli.

La definizione della ricerca

Può essere considerato come un momentofondamentale di un processo di cambiamento.

Coincide con il processo di “presa di coscienza” daparte dei soggetti, protagonisti della comunità,delle loro condizioni, delle loro necessità, delle loropotenzialità, delle loro risorse, dei loro limiti, deiloro valori e dei loro desideri.

L’utilità di questo strumento

non sta tanto nella quantità di dati e di conoscenze che riuscirà a produrre, quanto nella sua capacità di creare consapevolezza nei soggetti che sono coinvolti nella ricerca-azione.

Risiede inoltre nell’attivare processi di comunicazione e di scambio di informazioni e apprendimento, tesi a individuare elementi che orientino il futuro della comunità/gruppo.

La Ricerca-azione

Non è una conoscenza fine a sé stessa ma….. una conoscenza condivisa che serve a progettare e

restituire il senso dell’agire comunitario.

………

Può essere condotta attraverso alcuni strumenti in particolare:

interviste individuali e di gruppo, questionari, discussioni e dibattiti pubblici, laboratori creativi, riunioni di gruppo/di quartiere, etc….

Il profilo della comunità

Rilevando le informazioni (e mettendole «incircolo») sarà possibile individuare una sorta diprofilo della comunità:caratteristiche territoriali, demografiche, sociali,economiche e culturali, organizzazione e qualitàdei servizi pubblici e dei servizi sociali, principaliattori sociali presenti nel territorio, la qualità dellerelazioni fra i soggetti comunitari, le modalità chehanno caratterizzato ex ante il fronteggiamento dicriticità da parte della comunità.

1. La pianificazione

è il momento privilegiato a cui tutti i soggettipossono prendere parte ed essere coinvoltinell’individuazione delle strategie utili permigliorare la comunità intera. Infatti una voltaprodotta conoscenza è necessario trasformarla inqualcosa che contribuisca all’aumento delbenessere comunitario.

(Approccio individuale e collettivo)

2. L’azione…..

Per progettare i soggetti comunitari possono ricorrere a diversi strumenti:

momenti di dibattito e di incontro «interni» o «aperti»; la creazione di «gruppi di lavoro» che raccolgano le informazioni e le conoscenze avute e le ripresentino alla comunità/gruppo sotto forma di sintesi e di proposte-azione.

(Un team con dei referenti)

3. La progettazione partecipata comeprocesso di sviluppo di comunità

Produce:

- aumento della capacità di autodeterminazione dei soggetti singoli, comunitari, istituzionali

- crescita della propria consapevolezza e valore (vari livelli di empowerment).

4. La Valutazione

Un processo di apprendimento (imparare facendo)di questo tipo – che coinvolga cittadini e comunitànella progettazione – non può prescindere da uncriterio di valutazione partecipata comedimensione trasversale del progetto stesso.

5. Coinvolgimento in tutte le fasi

è necessario che la valutazione sia presente inmodo continuo e costante in tutte le fasi diprogettazione. Quindi, non solo al momento finale,ovvero dopo che si sono implementate una serie diazioni, ma in tutto il processo che ha portato a taleimplementazione.

6. Indicatori di processo rappresentano

ciò che rende evidente che il processo che si èattivato è riuscito (o meno) ed abbia raggiunto (omeno) gli obiettivi sperati.

La valutazione di questi processi non può esseresolo di natura tecnico-quantitativa, ovvero tesa amisurare con esattezza quali risultati oggettivi equante prestazioni abbia raggiunto il progetto…

…….

Gli obiettivi che si pone questa pratica progettuale di sviluppo dei soggetti e della comunità sono quelli inerenti alla necessità di far crescere e/o sostenere processi di apprendimento, facendo leva proprio sugli aspetti quali: senso di responsabilità sociale, senso di comunità, senso del proprio valore, cittadinanza.

Per esempio

Gli indicatori di tipo qualitativo riguardano elementi relazionali quali la fiducia, la solidarietà,

la vicinanza, l’accoglienza.

Strumenti qualitativi

• Narrazione

• Narrazione autobiografica

7. La pratica della progettazione partecipata richiede delle forme continue di collaborazione

un gruppo di coordinamento permanente, gruppi con una forte identità radicati nel territorio, gruppi informali, comitati istituiti ad hoc per specifici problemi.

Una continua interlocuzione fra attori sociali.

Attenzione da mantenere:

• Costante cura delle relazioni, sia all’interno dei specifici gruppi sia fra i gruppi stessi.

• Attenzione agli aspetti legati alla comunicazione e allo scambio delle informazioni.

• Sostegno ai processi di apprendimento continuo della comunità.

Il ruolo della formazione: le criticità come opportunità di apprendimento

uno degli elementi in grado di mantenere viva la collaborazione e la partecipazione è la considerazione delle criticità, che inevitabilmente si sviluppano nelle varie comunità di appartenenza, come possibilità di apprendimento e di crescita dell’intero gruppo.

Bisogno vs problema• Esprime una necessità, una

mancanza, il cui soddisfacimento è sentito come indispensabile per la sopravvivenza

• È la conseguenza di una condizione critica (situazione problematica) vagamente definita

• È individuato attraverso l’utilizzazione delle tradizionali categorie di analisi socio-economica

• Appartiene al soggetto che lo manifesta

• È una situazione che determina stati di sofferenza e/o disagio percepita come discrepante da una condizione desiderata

• È una situazione, in cui sono presenti criticità e risorse, determinata dalla relazione tra il soggetto e la realtà in cui esso vive

• Esiste in quanto socialmente riconosciuto, l’individuazione non è automatica, occorre integrare diverse prospettive di osservazione

• Appartiene alla comunità che lo riconosce

Formulazione della DOMANDA

Con una precisazione…….

il problema può essere percepito da altre persone ma non dal soggetto, che il bisogno può non riuscire a tradursi in domanda e che la domanda posta può non corrispondere al bisogno reale o può persino esprimere più bisogni

Il senso della responsabilità sociale

La cura delle relazioni e il senso di responsabilitàsociale, l’attenzione alla comunicazione,l’apprendimento e la formazione permanente sonoelementi che aiutano a mantenere e stabilizzare lapartecipazione e la collaborazione dei soggetticonvolti e/o interessati ai processi dimiglioramento e sviluppo della comunità/gruppo.

Ricerca tradizionale vs ricerca azione

• Il ricercatore rimane «esterno» rispetto all’oggetto della ricerca

• L’oggetto della ricerca è studiato senza possibilità di introdurre cambiamenti in itinere

• Anche le procedure sono immodificabili

• Il ricercatore accompagna il processo

• Il gruppo destinatario è coinvolto dall’inizio diventando così il committente della ricerca

• Il campo d’indagine può modificarsi per il fatto stesso che il ricercatore ne entra a far parte apportandone il proprio punto di vista

Le 8 fasi di David Tripp1. Identificazione, valutazione e formulazione del

problema (educativo) percepito; necessità diintrodurre una innovazione in qualche aspettodel contesto

2. Discussione e negoziazione fra le differenti partiinteressate che può sfociare in una relazione diun documento propositivo (le domande dellaricerca). I ricercatori qui agiscono da consulentiper aiutare «gli attori locali»

3. (Eventuale) Analisi della letterature di settore4. Possibile ridefinizione di nuove ipotesi

operative a seguito di una riformulazione delproblema

Le 8 fasi di David Tripp

5. Selezione delle procedure (materiali,campionamenti, compiti) e in base agli obiettivifinali vengono presi in considerazione varimetodi (studio di un caso, osservazionepartecipante, laboratori)

6. Procedure di valutazione che hanno carattere dicontinuità

7. Realizzazione del progetto (raccolta dati,monitoraggio, feedback tra lo staff, analisi deidati, focus group)

8. Valutazione finale, formulazione di sintesi,interpretazione dei dati, incontri di discussionee restituzione degli esiti.

La ricerca-azione svolge trasversalmente diverse funzioni:• euristica, relativa ad una finalità di conoscenza, una

descrittiva, relativa ad un monitoraggio continuo di una specifica realtà sociale e una trasformatrice, concernente l’introduzione di un cambiamento nel campo dell’indagine

• di collegamento tra teoria e prassi• catalizzatrice e maieutica relative rispettivamente alla

capacità di raccogliere e stimolare le risorse e di far emergere le conoscenza dei soggetti coinvolti

• politica che serve da stimolo al cambiamento sociale• di rispecchiamento dal momento che il ricercatore propone i

suoi risultati ai gruppi coinvolti come utile punto di vista esterno.

(Cfr. Aluffi Pentini A., La ricerca azione. Motore di sinergia tra teoria e prassi, Pitagora, Bologna, 2001, pp. 94-98.)