la musica nella società interculturale

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Provate a prendere la musica – nella sua accezione generale – e ad inserirla nelle differenti epoche e fra le diverse culture che si sono susseguite nel corso dei secoli. Provate poi a prendere la musica (sempre nel suo significato generale), ad introdurla in una società cosmopolita e ad associarla al linguaggio e alla comunicazione. Rivolgete lo sguardo anche alle dure lotte e ai contributi musicali che gli afro-americani hanno apportato nella società globalizzata. Prestate infine la Vostra attenzione alla musica da un punto di vista interculturale. Il “sentire” di altre culture e le “percezioni” di un mondo moderno, caratterizzano nuove “fedi” di democrazia e di solidarietà tra i popoli. Il risultato? Una nuova Musica: ovunque e tutto può essere musica!

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Collana GRanDI SCUolE

letteratura, arte e musica

Il Salentino Editore S.r.l.®

Via larghi Case Sparse, 373026 Melendugno (lE)Tel. 0832 833918Tel./Fax 0832 [email protected] 978-88-96446-06-5

Finito di stampare nel mese di giugno 2012presso arti Grafiche FaVIa - Modugno (Ba)

Impaginazione Douglas Rapanà / Edita S.r.l. - lecce (lE)Copertina: grafica di Douglas Rapanà

GrandiScuole

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la MUSICanElla SoCIETÀ

InTERCUlTURalE

Giusy negro - Raffaele Rizzo

Presentazione diSilvano Marseglia

Presidente Europeo aEDE

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A mio marito e ai miei figliGiusy Negro

Al M° Raaele LaanteRaaele Rizzo

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InDICE

PRESEnTazIonEdi Silvano Marseglia pag. 11

InTRoDUzIonEdi Clara Minichello 13

PaRTE PRIMaUno SGUaRDo RIVolTo aD Una SoCIETÀCoSMoPolITa

di Giusy negro 17

CaPITolo I1.1 la Società 171.2 Multiculturalità e Interculturalità 171.3 la Sovranazionalità 201.4 Pluralità di interventi 221.5 Tipologie culturali 22

CaPITolo II - Verso una concezione linguistica della musica2.1 Premessa 232.2 linguaggio e Musica 252.3 Musica e Comunicazione 28

PaRTE SEConDala MUSICa nElla SToRIa CoME aRRICChIMEnToCUlTURalE

di Raffaele Rizzo 31

CaPITolo I - Richiami Storici1.1 la Preistoria 31

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1.2 l’antica Grecia pag. 331.3 I Romani 35

CaPITolo II - l’Età Medievale2.1 Verso il Medioevo 362.2 Il Medioevo 38

CaPITolo III – Il Rinascimento e il Barocco3.1 Il Rinascimento 413.2 Il Barocco 44

CaPITolo IV – l’Illuminismo4.1 haydn, Mozart e Beethoven 47

CaPITolo V – Il Romanticismo5.1 Il Romanticismo 50

CaPITolo VI – Il novecento6.1 l’influenza delle minoranze: la musica dei neri d’america 54

PaRTE TERzalE DURE loTTE E I ConTRIBUTI MUSICalIDEGlI aFRo-aMERICanI nElla SoCIETÀGloBalIzzaTa

di Raffaele Rizzo 57

CaPITolo I - l’inizio del xx secolo1.1 Musica colta ma popolare: il Ragtime e il Jazz 571.2 Una nuova moda: il Tip-tap, il Musical e il Charleston 64

CaPITolo II - Il primo dopoguerra2.1 la Canzone, il Disco e l’avvento dei primi Cantanti 70

CaPITolo III - la seconda guerra mondiale3.1 le svolte e i generi musicali del primissimo dopoguerra:il Be-Bop e il Rock ‘n’ Roll 773.2 Gli anni Cinquanta: il Cool-jazz 903.3 a cavallo fra i Cinquanta e i Sessanta: la Motown, il Soule il Rock 923.4 Gli anni Sessanta: la British Invasion e i Beatles 993.5 Il Sessantotto: Diana Ross e il Funk di James Brown 101

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PaRTE QUaRTala MUSICa E l’IDEnTITÀ UnICaIn Una PRoSPETTIVa InTERCUlTURalE

di Giusy negro e Raffaele Rizzo pag. 105

CaPITolo Ila musica e l’identità unica in una prospettivaInterculturale 105

CaPITolo II2.1 Identità, immigrazione e cittadinanza cosmopolita 1082.2 Musica come esperienza universale 111

aPPEnDICE laVoRo InTERDISCIPlInaRE“la musica che ha battuto il razzismo” 113

BIBlIoGRaFIa E SIToGRaFIa 117

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PREFazIonEdi Silvano Marseglia

Il lavoro di Giusy negro e Raffaele Rizzo si presenta in manieraoriginale e brillante.

I due autori affrontano il tema della musica in una dimensioneinterculturale guardando con molta attenzione al contesto cosmo-polita della società contemporanea ed al notevole contributo che lamusica apporta – e può apportare – per l’arricchimento culturaledella società.

la musica, infatti, viene vista dagli autori al centro di una retemolto complessa di simbologie, di relazioni interpersonali, di proie-zioni emotive ed affettive, di bisogni identitari, di appropriazioni eriappropriazioni estetiche e culturali.

la musica per Giusy e Raffaele ritrova la sua grande importanzanel contesto interculturale perché come linguaggio artistico rappre-senta simbolicamente una visione del mondo molto ampia ed inter-connessa con le innumerevoli espressioni culturali e – in quantopensiero estetico – ricompone corpo e mente, emozioni e ragione.

la musica diviene così terreno di confronto molto ricco che con-sente di intrecciare tematiche differenti e di far interagire identitàmusicali diverse in una società profondamente globalizzata come lanostra.

Essa diventa la base ed il mezzo per la valorizzazione reciprocadei popoli: uno strumento che permette il miglioramento della pro-pria identità attraverso il riconoscimento dell’altro e che consente dioperare, a partire dall’individuazione di quanto c’è di comune e didiverso nelle rispettive culture, per realizzare un modello di dialogoe di convivenza pacifica.

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nel linguaggio globale, infatti, attraverso la musica, la culturamaggioritaria e quella minoritaria possono negoziare le rispettiveidentità raggiungendo tutti gli equilibri possibili di integrazione.

In sostanza si tratta di un lavoro di notevole pregio ed impegno,costruito con attenzione e finalizzato a valorizzare sempre più i valoriunificanti insiti nella musica ed in tutte le sue espressioni.

Silvano MarsegliaPresidente Europeo aEDE*

(association Européenne des Enseignants)

* l’a.E.D.E (association Européenne des Enseignants) associazione Europea deiDocenti di ogni ordine e grado è stata fondata a Parigi il 14 luglio 1956. la sezioneitaliana è stata costituita invece nel 1962. l’associazione collabora con le Istitu-zioni Europee e con i Ministeri dell’Istruzione dei Paesi in cui essa è presente.È parte integrante della Forza Federalista e del Movimento Europeo nazionaleed Europeo e il suo principale obiettivo è quello di adeguare la preparazione pro-fessionale e l’azione didattica all’unificazione federale europea.ha inoltre i suoi rappresentanti all’Unesco e al Consiglio d’Europa. In Italia contaoltre 12.000 iscritti distribuiti in circa 150 gruppi locali.

www.aede.it

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InTRoDUzIonEdi Clara Minichello

Questo libro nasce dall’attenzione costante che l’autrice, Giusynegro, ha sempre avuto per la società e la pedagogia interculturale.la cornice in cui trovano spazio i temi affrontati è l’idea di educarealla civile convivenza attraverso l’ineludibile passaggio da una societàmulticulturale (intesa come insieme di culture) alla società intercul-turale (intesa come produttivo incontro – confronto tra culture di-verse che, dal loro intreccio arrivino al reciproco riconoscimento ealla valorizzazione delle differenze).

l’autrice, nella prima parte del libro, prende in esame le profondetrasformazioni del tessuto sociale ed economico che hanno fattoemergere la dimensione multiculturale e plurietnica della società eu-ropea contemporanea. anche il nostro territorio, infatti, è stato coin-volto, attraverso i continui flussi migratori, in questo processo ditrasformazione sociale, aprendosi all’esperienza della pluri-cultura-lità. l’Europa, trasformata dalle migrazioni, è diventata così una re-altà multiculturale dove la presenza di stranieri, portatori di culturee credenze diverse, scatena meccanismi di difesa della propria «iden-tità culturale e raramente (o con difficoltà) l’uomo e la cultura occi-dentale si aprono alle tradizioni differenti».

nell’attuale società intercontinentale, caratterizzata da pluralismoculturale, religioso – come più volte ricorda la nostra autrice – di-venta prioritaria la ricerca di incontro, dialogo e di integrazione deidiversi valori.

la mondializzazione oggi appare agli occhi di molti non come«una straordinaria mescolanza arricchente per tutti», ma come unaminaccia contro la propria cultura, la propria identità, i propri valori.occorre, invece, tenere sempre presente che l’umanità, pur essendo

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molteplice è, prima di tutto, una; pertanto ciascuno dovrebbe poterincludere nella sua identità una componente nuova, destinata a di-ventare sempre più importante nel nuovo millennio: la consapevo-lezza di essere parte integrante dell’umanità.

Il processo interculturale può cominciare soltanto se identità e appar-tenenze distinte sono capaci di comunicare in qualsiasi angolo di mondoper costruire insieme una società nuova basata su valori condivisi.

la grande sfida dell’educazione, nella nostra società in prima evo-luzione, richiede l’investimento di studio, di ricerca e di progetti– come fa la negro in questo libro – per far sì che una condizionestorica quale la multiculturalità diventi occasione formativa per la di-dattica interculturale finalizzata alla civile e democratica convivenza.

Riconosciuto il limite di una concezione chiusa e statica delle cul-ture, spesso si fa ricorso alle scienze umane per analizzare le caratte-ristiche e le modalità di un incontro culturale nonché i fattori cheinfluiscono per elaborare le opzioni pedagogiche.

l’antropologo francese C. lévi Strauss, in «Razza, Storia ed altriStudi di antropologia», sottolinea la necessità di approdare ad una vi-sione più dinamica dell’incontro di culture. lévi Strauss considera ladiversità un fenomeno naturale sostenendo l’equivalenza delle culturepresenti nelle società come «strutture dinamiche e indipendenti»; l’al-tro, il diverso non può essere ai margini della cultura, ma sopravvivenel profondo dell’essere umano, perché la comune struttura è nascostasotto lo strato di tutte le civiltà. la ricchezza delle varie culture è nelsaper cogliere la diversità delle altre e la pedagogia interculturale devesoprattutto promuovere la relazione in presenza di differenze culturali.Quando la pedagogia si costituisce come «scienza della relazione», sipuò costruire una prospettiva interculturale. la relazione, nella com-plessità del mondo moderno, riguarda infatti sempre più soggetti didiversa cultura, provenienza, attitudini, religione, costumi.

l’educazione interculturale non si configura come una forma dipedagogia speciale, ma come l’integrazione di tutti gli elementi legatiai processi culturali.

Dalla lettura del testo si evince, inoltre, la riflessione profondadegli autori su come costruire un nuovo pensiero e un credibile pro-

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getto di società inter e pluriculturale. Infatti, parlando di «cultura»nel significato più ampio del termine, Raffaele Rizzo sottolinea la«cultura espressiva» che comprende religione, arte, musica e linguag-gio e nella Parte Seconda, tratta della musica come «valore socialecomune a tutti i popoli del mondo».

Dunque, la musica come mezzo di «fusione culturale che esaltail senso della tolleranza, della società, che aiuta a superare le chiusuredei rigidi localismi e dei regionalismi culturali».

la musica, continua poi invece l’autrice, per «la sua natura co-municazionale», calata nel contesto della didattica, può offrire unnotevole contributo per evidenziare ciò che è comune a tutti (trattouniversale) e ciò che è palesemente locale e specifico.

Quindi, la “musica” come strumento di arricchimento intercul-turale è sempre presente nella vita dell’uomo provocando emozioni,lavoro, incontri.

Il contributo della musica nella storia della società trova poiampio spazio nella seconda e terza parte del libro dove invece l’au-tore, Raffaele Rizzo, partendo dalla Grecia antica, traccia un lungoe interessante excursus sulle varie forme di cultura musicale (dal se-colo Romano, Medievale, Rinascimentale, Barocco, al secolo deilumi e al Romanticismo) non solo da un punto di vista propria-mente storico/musicale ma cogliendone importanti sfumature filo-sofiche. Inoltre, egli pone particolare attenzione all’importanza degliafro-americani nella società statunitense dell’ottocento e alla nascitadi alcune rilevanti rappresentazioni musicali (fra cui i MinstrelShows e i Vaudeville), proseguendo verso il primo ventennio del xxsecolo – con la diffusione del Ragtime e del Jazz – per poi muovereancora verso gli anni Cinquanta, Sessanta e fino ai giorni nostri.

Solo a partire dagli anni Sessanta le cose hanno cominciato a cam-biare veramente per gli afro-americani. la nascita della prima eti-chetta discografica nera ha portato alla ribalta numerosi artisti chehanno contribuito notevolmente ad arricchire il panorama musicaleamericano (ed europeo) e hanno aperto la strada ad altrettanti artistiblack che hanno dato inoltre un grande contributo sociale durantele fervide proteste del Sessantotto.

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ampio spazio dunque anche alle minoranze dei neri d’america chedopo secoli di privazioni, violenze e ingiustizie inaudite, oltre ad influen-zare l’intero panorama musicale mondiale sono riuscite – con le lorosole capacità e le loro sole virtù artistiche provenienti da rituali e tradi-zioni nei secoli tramandate anche oltreoceano – a superare ogni confinee ad emergere con grande successo, nel corso del tempo, all’interno diuna società dapprima schiavista e poi «separata ma uguale», affermandola propria determinazione, il proprio coraggio e la propria dignità.

Il percorso delineato da Rizzo include anche immagini, fotografiee partiture (non sempre di facile reperibilità) che arricchiscono il la-voro e che aiutano il lettore – soprattutto quello musicalmente pocoesperto – in questo interessante viaggio all’interno della Black Music.

la quarta e ultima parte mette in luce invece gli aspetti più im-portanti dell’interculturalità sia della musica che di quella che vienedefinita come «identità unica» facendo emergere altresì un lodevolee armonioso lavoro di collaborazione fra i due autori.

Infine, chiude il libro un interessante e utile Progetto di lavoro in-terdisciplinare intitolato “la musica che ha battuto il razzismo”, vo-lutamente posto in appendice per offrire ai docenti un modello dieducazione interculturale possibilmente efficace e ricco di prospettiveper la riconosciuta funzione socializzante del linguaggio musicale.

nel progetto sono chiaramente indicate le attività, le finalità, gliobiettivi formativi, i raccordi interdisciplinari, i contenuti, la meto-dologia e la verifica finale.

Entrambi gli autori sottolineano spesso come la musica, sia nelpassato che oggi, ha conservato il suo modo di aggregare, di uniregruppi sociali diversi, di commuovere gli animi e divertire intere ge-nerazioni in ogni parte del mondo.

In una società tormentata dalla crisi di valori, il libro di Giusynegro e Raffaele Rizzo, rappresenta uno sforzo per rendere possibileuna civile e pacifica convivenza tra popoli diversi, ma uguali nellastraordinaria, meravigliosa e unica umanità.

Prof.ssa Clara MinichelloVicepresidente nazionale aEDE

(association Eurépenne des Einsegnants)

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Parte QUarta

La mUsica e L’identità Unicain Una ProsPettiva intercULtUraLe

di Giusy negro e raffaele rizzo

caPitoLo i

Per quanto riguarda il ruolo della musica nei differenti contestisociali, che cosa è cambiato dunque nel corso del tempo?

come abbiamo visto, fino al settecento nella società urbana la se-parazione fra le attività musicali dell’élite e quelle degli spazi pubblicidoveva essere ben marcata ma, scavando in fondo – in passato comeoggi – la musica ha conservato il suo ruolo di commuovere gli animi,far svagare o rasserenare il pubblico, aggregare ed enfatizzare l’unionedi gruppi sociali, conservare ricordi e vecchie memorie, lasciar esprimeree divertire intere generazioni di adolescenti di ogni parte del mondo.

Proprio a tal proposito, allan P. merriam (1923-1980), etnomu-sicologo statunitense, ha enumerato le dieci funzioni primarie del-l’attività musicale:

1. espressione delle emozioni;2. Godimento estetico;3. intrattenimento;4. comunicazione;5. rappresentazione simbolica;6. stimolo della risposta fisica;7. Potenziamento del conformismo e del rispetto delle normesociali;

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8. supporto delle istituzioni sociali e dei riti religiosi;9. contributo alla continuità e alla stabilità della cultura;10. contributo all’integrazione sociale.d’altronde, sia che si tratti di ensemble di professionisti sia che

si tratti di gruppi amatoriali, perché gli uomini fanno musica in-sieme?

Per alcuni si tratta di una raison d’etre, per altri un bisogno com-plementare. Fare musica insieme significa comunque “creare”,unirsi.

infatti, «la musica, come le altre arti, può considerarsi un mezzodi unione tra gli uomini» sosteneva lo scrittore russo Lev tolstoj.ogni popolo, di ogni epoca, ha dato vita ad un ricco patrimoniomusicale: una melodia semplice e spontanea o una musica elaboratae complessa.

«La vera rivoluzione, ciò che [ha creato] una reale frattura tra ilprima e il dopo, [è stata senza dubbio] l’invenzione dei sistemi di re-gistrazione e di riproduzione del suono. dal 1877, quando thomasedison inventò il fonografo, la tecnologia del suono non si è più ar-restata106».

da quel momento in poi, l’unione di suoni e ritmi provenientidalle più disparate parti del mondo ha favorito ancor di più la me-scolanza di culture e tradizioni che, collaborando insieme, hannocreato moderne sonorità e nuovi gusti in grado di colpire l’interessedi un pubblico variegato.

nel corso della storia, la musica ha acquisito, sempre più, ancheil carattere di strumento linguistico capace di integrare le diversitàculturali presenti nelle società, pur conservando dei tratti distintivitipici di ciascuna cultura.

il fatto che il linguaggio musicale non possa essere tradotto inlinguaggio verbale esplicito non significa dunque che esso non abbiaun significato. non si può pensare alla musica solo come un’arteastratta dai contenuti matematici, poetici, filosofici. essa è stretta-

106 a. Perricone, s. Furlan, op. cit., pag.188.

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mente collegata all’uomo perché composta ed eseguita dall’uomostesso come intima espressione del pensiero e del sentimento. Questodiscorso è valido per tutta la musica, indipendentemente dal periodostorico in cui i compositori hanno operato. Basti pensare ad esempioa Bach (1685-1750) e debussy (1862 -1918), vissuti a circa due se-coli di distanza, che hanno lasciato dei capolavori che noi oggi – siacome esecutori che come ascoltatori – rendiamo contemporanei.

anche in una semplice conversazione solitamente bisogna atten-dere il proprio turno prima di intervenire per esprimere il propriopensiero. in musica invece, due o più voci possono dialogare anchesimultaneamente, intrecciandosi, rincorrendosi e ascoltandosi reci-procamente.

Gilbert rouget (1916), etnomusicologo francese, ha osservatoche: «non c’è funerale, guarigione, sacrificio, offerta agli antenati,albero abbattuto per motivi rituali, perforazione di pozzo, nascita,dichiarazione di guerra, combattimento, raccolta, seminagione, la-voro collettivo, rito di passaggio, consacrazione di un capo o di unsacerdote, che non sia un’occasione di musica, o piuttosto che nonrichieda il concorso indispensabile di un’azione musicale 107».

La musica pertanto è onnipresente nella vita dell’uomo. Le suefunzioni sono riconducibili alla sfera delle emozioni, del sentimento,del pensiero filosofico o in generale dell’espressione.

essa ha sempre accompagnato – e accompagna tuttora – i mo-menti principali, svolgendo un ruolo essenziale nella formazione,nell’attività lavorativa e rituale di intere popolazioni.

«La musica viene usata sia per integrare un certo numero di atti-vità sia come parte fondamentale di attività che perderebbero valorese non fossero accompagnate dalla musica. con ogni altra probabi-lità nessun’altra attività culturale dell’uomo si estende quanto la mu-sica oppure condiziona, formalizza e controlla il comportamentoumano108».

107 F. Giannattasio, il concetto di musica, Bulzoni, roma, 1998, p. 207.108 a. P. merriam, antropologia della musica, sellerio editore, Palermo, 2000,pag. 221.

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concludendo, la musica – in tutte le sue manifestazioni – ha ri-flettuto l’interazione tra fattori universali e fattori socio-culturali.ciò che essa ha prodotto non sono state solo espressioni astratte orituali di fenomeni culturali ma espressioni dei rapporti tra natura eumanità, e tra culture e società.

caPitoLo ii

2.1 identità, immigrazione e cittadinanza cosmopolitac’è oggi una grande confusione concettuale riguardo alle identità

delle persone poiché la concezione dell’identità influenza gran partedel nostro pensiero e delle nostre azioni. il mondo è visto semprepiù come una “federazione di religioni o di civiltà”, ignorando cosìtutti gli altri diversi modi in cui gli esseri umani considerano se stessi.

Gli eventi cruciali e violenti degli ultimi anni hanno portato unperiodo di terribile confusione e spaventosi conflitti, visti sempre piùcome un esito delle divisioni religiose o culturali esistenti nel mondo.

La suddivisione della popolazione mondiale secondo le religionio le civiltà produce un approccio “solidarista” dell’identità umana,approccio che considera gli esseri umani membri soltanto di ungruppo ben preciso (ad esempio, della religione e della civi1tà). L’ap-proccio “solidarista” interpreta – secondo moltissimi studiosi delproblema, tra cui l’economista indiano amartya sen (1933) – inmodo errato qualsiasi abitante del pianeta. Questo perché nella no-stra vita quotidiana noi dobbiamo considerarci membri attivi di unaserie di gruppi differenti: la stessa persona può essere senza alcunacontraddizione, di cittadinanza italiana, di origine africana, di reli-gione cristiana, di professione insegnante, sostenitrice di diritti so-ciali, civili, amante della musica, del teatro, dello sport.

ognuna di queste collettività o gruppi a cui questo soggetto ap-partiene simultaneamente, gli conferisce una determinata identità.nessuna di esse può essere considerata l’unica identità, l’unica cate-goria o gruppo di appartenenza della persona. La natura plurale dellenostre identità ci costringe a prendere delle decisioni razionali relative

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alle nostre diverse associazioni e affiliazioni a cui apparteniamo. ogniessere umano, ha, quindi, la responsabilità delle sue scelte razionali.

La presunta identità unica, che mette in discussione le innume-revoli realtà e divisioni esistenti nel mondo, alimenta violenze e con-flitti: un sentimento di identità con un gruppo di persone può esseretrasformato in un’arma potentissima per esercitare violenza su unaltro gruppo.

L’idea che le persone possano essere classificate unicamente sullabase della religione o della cultura è, quindi, una fonte di conflittopotenziale nel mondo contemporaneo. il mondo viene spesso vistocome se fosse un insieme di religioni, di civiltà o di culture, igno-rando le altre identità che gli individui possiedono, legate alla classesociale, al genere, alla professione, alla lingua, alla scienza, alla mo-rale, alla politica ed altro ancora...

È necessario pertanto riesaminare alcuni argomenti consolidaticome la globalizzazione economica, il multiculturalismo, l’etnicitàsociale, il fondamentalismo religioso e il terrorismo globale.

Le prospettive di armonia e di pace nel mondo contemporaneorisiedono nel riconoscimento della natura plurale delle nostre affi-liazioni, quindi, in una comprensione più chiara della identitàumana che è plurale. tra i tanti esempi che si potrebbero fare a que-sto proposito, se ne propone uno relativo alla categoria dello sport:se un appassionato di calcio fa il tifo per una determinata squadradi serie a (ad es. milan, inter o Juventus), questa categoria nonpotrà essere l’unico gruppo di appartenenza perché lo stesso tifosopotrà essere al contempo sostenitore della squadra della sua città odi altre ancora, ma nessuna di esse gli conferirà un’unica identità.

il riconoscere a pieno la pluralità delle identità eviterebbe gli scon-tri tra opposti tifosi e la violenza negli stadi.

nel mondo globale contemporaneo, occorre interrogarsi anchesul fenomeno conseguenziale che è quello delle migrazioni. La guerrain iraq e in afganistan, le guerre civili nell’africa sub-sahariana, lerivoluzioni antiautoritarie nei Paesi arabi, hanno comportato un au-mento prevedibile dei migranti che scappano dalla guerra e dalla vio-lenza, chiedendo asilo.

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L’europa, che per un secolo ha esportato emigranti nel nuovomondo, si trova oggi ad importare immigrati diversissimi tra loro enon sa ancora come fermare e/o gestire questa marea umana cre-scente.

Le reazioni alla massiccia immigrazione sono varie e complesse:paura del diverso, difesa della propria identità (che credono unica enon plurale), del posto di lavoro, del salario.

si tratta di una reazione di rigetto culturale-religioso e il più dellevolte sconfina in xenofobia soprattutto verso gli africani e gli arabiislamici. Uomini, donne, bambini migranti portano con sé la speci-ficità della loro identità.

Questa nuova realtà sociale pone problemi nuovi alle istituzionietiche sociali ed educative.

Gli immigrati che vivono oggi in europa sono ormai parte inte-grante della sua identità: sono il banco di prova del mito europeodella civiltà democratica. nel suo mezzo secolo di vita, l’europa hacercato di diventare un modello di nuova cittadinanza.

alcuni storici e giuristi hanno parlato di “un nuovo paradigmadi libertà politica capace di dissociare la cittadinanza dall’apparte-nenza nazionale”. ma messa alla prova del costante flusso di mi-granti, il mito europeo della cittadinanza plurale, perde vigore econsistenza.

Gli stati nazionali prendono il sopravvento, le frontiere tornanoa chiudersi e l’europa, di fronte agli sbarchi dei profughi, non sem-bra più certa di voler essere il laboratorio di una nuova cittadinanza.e forse – come giustamente dice nadia Urbinati (1955), accademicaitaliana naturalizzata statunitense – la decisione della corte di Giu-stizia dell’Unione europea di bocciare la norma italiana che prevedeil reato di clandestinità, va letta come un invito, dell’europa dei di-ritti all’europa della politica, di rivedere la sua strategia sull’immi-grazione e sulla cittadinanza.

soprattutto sugli “immigrati senza stato” (o stateless), un fenomenoglobale relativo a persone senza una nazionalità comprovata: perché lostato di provenienza ha cessato di esistere per guerre civili, oppure per-ché teme di subire repressioni a causa della sua fede religiosa.

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in questa umanità senza stato quale cittadinanza è possibile fuoridallo spazio statale?

L’ordine giuridico europeo non contempla una identità politica(cittadinanza) al di fuori dello stato.

eppure questi migranti che vivono e agiscono in europa da cit-tadini, in quanto esseri umani avanzano una legittima richiesta di“diritto politico”: reclamano una cittadinanza cosmopolita.

si può essere d’accordo o meno ma questa è l’importante novitàche sta emergendo dai migranti senza stato.

essi vogliono far sentire la loro voce; a noi quella voce è concessadalla costituzione, a loro è negata nonostante i diritti umani. in-dubbiamente le esigenze ragionevoli di regolamentare i flussi migra-tori, devono potersi coniugare con un progetto che riconosca dignitàdi cittadinanza ai migranti che lavorano e pagano le tasse nel Paesedi residenza.

certo non è facile la conciliazione tra i diritti alla differenza, el’uguaglianza giuridica e sociale tra i soggetti in un contesto storicoplurale. occorre ripensare alle categorie politiche della modernità eampliarle rilanciando il concetto di cittadinanza in una prospettivacosmopolita. in un mondo globale non si capisce perché tutto debbaessere globalizzato tranne che i diritti e la cittadinanza.

2.2 musica come esperienza universalenelle sue variegate forme estetico-espressive, affettivo emozionali

(dalla meno impegnativa alla più intellettuale o artistica), la musicaè un valore sociale comune a tutti i popoli del mondo, a tutte le ci-viltà del passato, è presente in tutti gli strati umani. nella storia, lereciproche infiltrazioni semantiche, i condizionamenti compositivi,gli interscambi sonori e gli ibridi musicali sono stati di così grandenumero che ci risulta impossibile spesso ritrovare i tratti fondamen-tali delle culture che li hanno originati. e questo è avvenuto nono-stante la “uniformità conformistica del prodotto imposto” e lascomparsa di una enorme molteplicità di culture causata dall’an-nientamento colonialistico. La circolazione delle informazioni mu-sicali si è sviluppata nella stessa misura e quantità delle merci,

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provocando la nascita e l’evoluzione di linguaggi multiformi o l’ela-borazione di modelli compositivi sempre diversi: fenomeno che an-cora non si arresta (pensiamo all’occidentalizzazione della musicaafricana, araba o sudamericana, al jazz, ai timbri ed alle sovrapposi-zioni sonore di tipo orientale che hanno ispirato compositori im-portanti come debussy, Puccini e quant’altri, all’utilizzazione dellafolk-musica nel linguaggio colto ecc.) e che anzi appare in grandeaccelerazione. La musica dunque si presta ad operazioni di fusioneculturale che esaltino il senso della tolleranza, della solidarietà, cheaiutino a superare le limitazioni e le chiusure dei rigidi localismi edei regionalismi culturali. e grazie alla sua natura comunicazionale,calata nel contesto della didattica per l’interazione, essa è facilitatanel dare il suo contributo per “mettere in luce le corrispondenze oltrele differenze, ciò che è comune, sotto il profilo psicologico, a tutti(a prescindere dalle latitudini di provenienza), e ciò che è fattore didissomiglianza: ciò che è tratto universale e ciò che è palesementelocale e specifico”.

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aPPendiceLavoro interdisciPLinare

“La musica che ha battuto il razzismo”

motivaZioni:- Far conoscere la storia del popolo afroamericano attraverso un ex-

cursus musicale.- Far comprendere l’evoluzione che la musica nera ha compiuto nel

corso del tempo a seguito delle sofferenze e delle lotte del popolo africano.- Prendere coscienza del passato e confrontarlo con il presente, dal

punto di vista storico, culturale, musicale e linguistico.

destinatari e dUrata:- il seminario, inteso come attività di crescita personale e approfondi-

mento curriculare, è rivolto agli alunni delle classi terze anche quale esem-pio di attività interdisciplinare da cui prendere spunto per i percorsidell’esame di stato conclusivo del i ciclo d’istruzione.

- in orario antimeridiano, preferibilmente durante le ore di italiano,storia o educazione musicale e per un totale di 4 ore per ciascuna classe.

FinaLità:- condurre lo studente, attraverso un percorso operativo, ad un ap-

proccio concreto con la Letteratura italiana, la storia moderna e contem-poranea, l’educazione musicale, la Lingua e la Letteratura inglese.

- acquisire una maggiore consapevolezza dei concetti fondamentali in unasocietà civile (quali libertà, rispetto, cultura, democrazia, fratellanza, ecc…).

oBiettivi Formativi:- Potenziare le capacità storico-critiche.- consolidare e potenziare conoscenze e competenze.- riconoscere il linguaggio specifico del campo musicale (anche in lin-

gua inglese laddove necessario).

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- comparare aspetti della civiltà africana e afro-americana (dal periododella tratta dei neri e dell’intero novecento) a quelli della moderna societàcivile.

- individuare le principali trasformazioni della società americana nelsuddetto periodo storico.

- Leggere semplici spartiti o manoscritti musicali e riconoscere la sim-bologia specifica.

raccordi interdisciPLinari:- italiano - storia dell’arte- storia - educazione musicale- Filosofia - inglese

contenUti:- studio comparato degli aspetti della cultura afroamericana e della ci-

viltà contemporanea.- cenni alla storia moderna e contemporanea, storia della musica,

storia della Letteratura italiana, Lingua e Letteratura inglese.- testi di canzoni appartenenti al periodo.

attività:corrispondenze, visite guidate, viaggi di scambio culturale, tavole

rotonde. tutta l’impostazione delle attività deve basarsi sulla civile edemocratica convivenza riconoscendo il valore delle varie realtà sia re-ligiose che musicali come «un dato storicamente e culturalmente in-carnato nelle realtà sociali di cui il fanciullo ha esperienza».

La prospettiva educativa mirerà a far maturare sentimenti e com-portamenti di rispetto delle diverse culture musicali, religiose e dirifiuto di ogni forma di discriminazione.

FinaLità:- Le finalità del curricolo sono in ordine:- al sapere: riconoscere la propria e l’altrui cultura musicale co-

gliendo le categorie comuni e le specificità;- al saper fare: costruire, ricostruire itinerari di lettura della pro-

pria ed altrui storia e cultura musicale;- al saper essere: valorizzare, attraverso l’incontro-confronto di

vari modelli musicali la propria e l’altrui diversità.

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metodoLoGia:il seminario, che sarà realizzato ricorrendo anche all’uso delle nuove

tecnologie, favorirà l’acquisizione di competenze attraverso una didatticacentrata anche sull’imparare facendo.

sarà privilegiata una metodologia di tipo operativo che consentirà dicoinvolgere attivamente gli allievi.

materiaLi:- materiali didattici: testi operativi, testi a scrittura controllata, sche-

dari, percorsi, dizionari (italiano-inglese, inglese-italiano), riviste, fotoco-pie, cartelloni illustrativi;

- mezzi audiovisivi: L.i.m., registratore, lettore audio-video, computere internet;

- materiale di facile consumo.

veriFica:in collaborazione con i docenti curriculari, si effettueranno osservazioni

su comportamento, partecipazione, interesse ed impegno mostrati daglialunni durante il seminario, valutabili ai fini dell’attività didattica stessa.

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BiBLioGraFia e sitoGraFia

Parte Prima

Uno sGUardo rivoLto ad Una società cosmoPoLitadi Giusy negro

- amadori Pierino Luigi (a cura di minichello clara), educazione so-vranazionale e cittadinanza europea nella scuola del terzo millennio, Pensamultimedia, Lecce, 2002.

- edgar morin, terra-Patria, r. cortina, milano, 1994.- Giacomarra marco, al di qua dei media. introduzione agli studi di

comunicazione e interazione sociale, meltemi, roma, 2000.- Giddens anthony, il mondo che cambia. come la globalizzazione

ridise gna la nostra vita, il mulino, Bologna, 2000.- Giovannella Greco, rosario Ponziano, musica è comunicazione. L’espe-

rienza della musica e della comunicazione, Franco angeli, milano, 2007.- John Ziegler, La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche edi-

trice, milano, 1999.- Piromallo Gambardella agata, Le sfide della comunicazione, Laterza,

roma-Bari, 2001.

Parte seconda

La mUsica neLLa storia come arricchimentocULtUraLedi raffaele rizzo

- aa. vv. dizionario enciclopedico Universale della musica e deimusicisti.

- Fubini enrico, L’estetica musicale dell’antichità al settecento, ei-naudi editore, torino, 1968.

Page 32: La musica nella società interculturale

- massimo mila, Breve storia della musica, einaudi editore, torino, 1993.- morale Ugo, introduzione a Beethoven, edizioni Bruno mondadori,

milano, 1999.- Perricone angiola, Furlan silvia, orfeo – storia della musica, Lof-

fredo editore, napoli, 2008.- surian elvidio, manuale di storia della musica – dalle origini alla

musica vocale del cinquecento, volume i-iv, rugginenti editore, milano,2004.

- Zacchini simone, al di là della musica – Friederich nietzsche nellesue composizioni musicali, Franco angeli editore, milano, 2000.

- Zanoncelli Luisa, cartesio - Breviario di musica, Passigli editori, Fi-renze, 1990.

Parte terZa

Le dUre Lotte e i contriBUti mUsicaLi deGLiaFro-americani neLLa società GLoBaLiZZatadi raffaele rizzo

- assante ernesto, castaldo Gino, Blues, Jazz, rock, Pop. il novecentoamericano, einaudi editore, torino, 2004.

- Baraka amiri (alias Leroy Jones), il Popolo del Blues – sociologiadegli afro-americani attraverso l’evoluzione del jazz, traduzione di claudiaGozzi, einaudi editore, torino, 1968.

- chamberland roger, Global noise. rap and hip-hop outside Usa,Wesleyan University Press, middletown conn, 1999.

- Floyd samuel, the Power of Black music: interpreting its history fromafrica to the United states, oxford University Press, new York, 1995.

- Giangrande rossella, il riscatto del tribale come liberazione dal pro-fondo: saggi sulla narrativa femminile afro-americana, collana di studi etesti a cura del dipartimento di Lingue e Letterature straniere dell’Uni-versità degli studi di Lecce, milella edizioni, Lecce, 1998.

- Guralnick Peter, sweet soul music: il rhythm‘n’blues e l’emancipa-zione dei neri d’america, arcana editore, roma, 2009.

- harold courlander, a tresaury of afro-american Folklore, marlowe& company, new York, 1976.

- Pasetto marco, atlante della storia Jazz. La via della musica afroame-ricana, Giunti editore, milano, 1998.

Page 33: La musica nella società interculturale

- Polillo arrigo, Jazz – La vicenda dei protagonisti della musica afro-americana, mondadori editore, milano, 1997.

- Portelli alessandro, canoni americani: oralità, letteratura, cinema,musica, donzelli editore, roma, 2004.

- Portelli alessandro (a cura di), saggi sulla cultura afro-americana,Bulzoni editore, roma, 1979.

- surian elvidio, manuale di storia della musica – dalle origini allamusica vocale del cinquecento, volume i-iv, rugginenti editore, milano,2004.

Parte QUarta

La mUsica e L’identità Unica in Una ProsPettivaintercULtUraLedi Giusy negro e raffaele rizzo

- carrisi Fabiana, negro Giusy, il sistema pedagogico montessoriano,Pensa multimedia editore, Lecce, 2011.

- Giannattasio Francesco, il concetto di musica, Bulzoni, roma,1998.

- merriam alan P., antropologia della musica, sellerio editore, Pa-lermo, 2000.

- minichello clara, innovazione e competenze per la formazione eu-ropea dei giovani, Pensa multimedia, Lecce, 2001.

- minichello clara, studi europei, edizioni Pensa, Lecce, 2000.- Perricone angiola, Furlan silvia, orfeo – storia della musica, Lof-

fredo editore, napoli, 2008.

Fonti immaGini

i www.indire.itii http://astrosaf.altervista.orgii www.pianistavincenzo.altervista.orgstoria.htmiv www.latinanotizie.itv www.musicamultimedia.net

Page 34: La musica nella società interculturale

vi www.wikipedia.orgvii www.encore-editions.comviii www.musefinds.comix http://1000bolleblog.wordpress.comx www.familiafutura.comxi www.whatuoylove.itxii www.stregheefate.it

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