la mia love story con le cinque terre

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your world. our business. intervista miraworld.com Luca Natale del Parco Nazionale delle Cinque Terre pone alcune domande a Barbara Raffellini, originaria di Riomaggiore che oggi dirige miraworld in Australia. La mia love story con le Cinque Terre dialogo con Barbara Raffellini Quando sei stata la prima volta nelle Cinque Terre? La prima volta in assoluto era durante la gravidanza di mia madre, prima ancora della mia nascita: i momenti formativi della mia vita, direi! Era nel 1965, l’anno della devastante alluvione, che ha visto tutta Via Colombo, fino alla galleria, coperta di fango. Il filmino di mia madre, incinta di me, che guarda dal nostro terrazzo il danno che ha colpito Riomaggiore, mi è sempre rimasto impresso e mi fa pensare quanto sia fragile il territorio delle Cinque Terre. Al settimo mese della sua gravidanza, mia madre si è trasferita a New York dove poi sono nata. Nel 1967, dopo la mia nascita, siamo tornati a Riomaggiore e ci siamo fermati per diversi mesi e io mi sono goduta la mia prima vacanza con tante esperienze nuove, come strappare e assaggiare l’uva dalle vigne e imparare ad andare in bicicletta sulla discesa di Via di Loca (che all’epoca era ancora in costruzione e si chiamava Via della Libertà). Sono sicura che la mia love story con le Cinque Terre sia iniziata proprio quell’estate! L'ultima tua visita nelle Cinque Terre? Novembre 2008. ...2/ A sinistra: 1967, Barbara Raffellini con la sua mamma, Iuci, mentre impare ad andare in bici giù per le discese di Riomaggiore . 9 aprile 2009

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Un dialogo con Barbara Raffellini, intervistata dal Parco Nazionale delle Cinque Terre, 6 aprile 2009.

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Page 1: La mia love story con le Cinque Terre

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intervista

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Luca Natale del Parco Nazionaledelle Cinque Terre pone alcunedomande a Barbara Raffellini,originaria di Riomaggiore che oggidirige miraworld in Australia.

La mia love storycon le Cinque Terredialogo con Barbara Raffellini

Quando sei stata la prima volta nelle Cinque Terre?La prima volta in assoluto era durante la gravidanza di mia madre, prima ancora della mia nascita: imomenti formativi della mia vita, direi! Era nel 1965, l’anno della devastante alluvione, che havisto tutta Via Colombo, fino alla galleria, coperta di fango. Il filmino di mia madre, incinta di me,che guarda dal nostro terrazzo il danno che ha colpito Riomaggiore, mi è sempre rimasto impressoe mi fa pensare quanto sia fragile il territorio delle Cinque Terre. Al settimo mese della suagravidanza, mia madre si è trasferita a New York dove poi sono nata.

Nel 1967, dopo la mia nascita, siamo tornati a Riomaggiore e ci siamo fermati per diversi mesi e iomi sono goduta la mia prima vacanza con tante esperienze nuove, come strappare e assaggiarel’uva dalle vigne e imparare ad andare in bicicletta sulla discesa di Via di Loca (che all’epoca eraancora in costruzione e si chiamava Via della Libertà). Sono sicura che la mia love story con leCinque Terre sia iniziata proprio quell’estate!

L'ultima tua visita nelle Cinque Terre?Novembre 2008.

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A sinistra: 1967, Barbara Raffellini con la sua mamma,Iuci, mentre impare ad andare in bici giù per le discesedi Riomaggiore.

9 aprile 2009

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Quale aspetto ti ha colpito particolarmente?Ogni volta che torno, quello che mi colpisce sempre di più è il fatto che i muretti a secco e iterrazzamenti che caratterizzano la costa delle Cinque Terre siano stati costruiti e coltivati, non daingegneri o architetti con mezzi moderni, ma da gente semplice, soltanto con le loro mani e condeterminazione. Il loro grande ingegno e il duro lavoro ha trasformato un paesaggio aspro e aridoin un territorio fertile e indimenticabile. Mi spiace vedere l’abbandono graduale di questi terrazzi.Il loro significato storico, abbinato all’aspetto pratico della tutela dei paesini sorti a quote più basse,fanno sì che un intervento immediato sia non solo una necessità, ma un obbligo improrogabile.Sarebbe un delitto se assistessimo impotenti alla distruzione di un paesaggio di tale valenzaculturale senza tentare di porre rimedio.

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Qualè il ricordo che conservi maggiormentedelle Cinque Terre?Naturalmente, ricordo con tanto affetto enostaglia la mia famiglia e i miei amici. Perfortuna con internet riesco a mantenere quasiquotidianamente i contatti con i miei cari. Manei momenti di riflessione, non importa dovemi trovo, basta che chiuda gli occhi e miimmagino nei “Ciàn”. Posso sentire ilprofumo delle erbe selvatiche e dellasalsedine, le campane che suonano, il sole sulmio viso e se mi concentro ancora di piùriesco persino a gustare gli acini succosi.

Hai un consiglio da dare all'Amministrazione del Parco, per un intervento da fare? Dove e come?Ne ho due: il primo è di costruire un museo della cultura dedicato a tutti gli artisti, scultori,musicisti, scrittori che hanno tratto ispirazione dalle Cinque Terre. Da Telemaco Signorini a EugenioMontale, da Silvio Benedetto a Siro Vivaldi. Accanto al museo sarebbe bello trovare una bibliotecanon solo con libri e testi di ogni genere che descrivono questo splendido territorio, ma anche conun archivio di documenti, articoli e foto. Inoltre, una sala proiezione dove si possano guardare deifilmati come il meraviglioso “Vendemmia sul Mare” dell’Istituto Luce, girato nelle Cinque Terrenegli anni Quaranta.

Il secondo consiglio è di creare uno spazio verde vicino a ogni scuola delle Cinque Terre, dovel’esperienza degli anziani insegni ai giovani come coltivare un orto, accudire un pollaio, costruire unmuretto a secco e naturalmente come gustare il frutto del loro lavoro, con lezioni di cucinanostrana. L’obiettivo è di trasmettere alla future generazioni non solo la passione e il know-howper la terra che purtroppo abbiamo perso negli anni 50 e 60 quando abbiamo iniziato abbandonarela vita agricola ma anche di aiutarli a sviluppare un rapporto più sano con il cibo. Abbiamo unarisorsa preziosa nei nostri anziani e sono sicura che si possa imparare molto da loro.

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Da sinistra: Barbara Blarasin, Barbara Raffellinie il fratello Richard a Manarola negli anni 70.

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Se vuoi, puoi aggiungere qualche altra tuaconsiderazione?Capisco l’attrazione del turismo verso ilcommercio. Oggi, le Cinque Terre sonoconosciute e apprezzate in ogni angolo delmondo e gli abitanti insieme con lestrutture commerciali godono di unaricchezza mai vista prima.

Il turismo ha salvato e rafforzatol’economia locale, non soltanto nelleCinque Terre ma anche nelle zone limitrofecome La Spezia, la Val di Vara e in tutta laRiviera di Ponente.

Ma bisogna ricordare due cose – per prima:il turismo, purtroppo, non durerà persempre. Come vediamo in questomomento la crisi economica sta colpendoogni settore nel mondo e in particolare ilturismo. Già da quest’anno si parla di uncalo dei numero di visitatori. Il turistacome ogni consumatore non è mai fedele.E’ sempre in cerca di esperienze nuove.Oggi, le Cinque Terre vanno di moda,domani chissà.

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Secondo punto: la sfida principale che attende le Cinque Terre oggi, come quando mia madre era inattesa di me 44 anni fa, è quella di porre rimedio e rapidamente ai danni che l’uomo e le forze dellanatura hanno inferto a questo paesaggio, veramente unico nel suo genere. Senza questointervento immediato, le Cinque Terre con il loro grande valore culturale si troveranno davanti a unserio disastro, ecologico, culturale ed economico.

Quindi bisogna cercare strategie interdipendenti che incoraggino un equilibrio fra gli introitigenerati dal turismo e i costi generati dai danni all’ambiente; le strutture commerciali ad offrireservizi sempre migliori; e gli abitanti a rinnovare il loro interesse per il territorio, a prendersenecura e riportare il paesaggio alla sua antica bellezza.

(c)Barbara Raffellini 2009

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2004, Barbara Raffellini mentre accompagna per il Parcoun gruppo dell’Università di Monash nelle Cinque Terre.