la guarigione delle credenze

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LA GUARIGIONE SPONTANEA DELLE CREDENZE WWW.MACROLIBRARSI.IT

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La Guarigione Delle Credenze

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Page 1: La Guarigione Delle Credenze

LA GUARIGIONE SPONTANEA DELLE CREDENZE

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Page 2: La Guarigione Delle Credenze

Potete acquistare questi titoli in libreria o richiederli direttamente a:GRUPPO EDITORIALE MACRO via Giardino 30, 47023 Diegaro di Cesena (FC)

e-mail: [email protected] - sito internet: www.macroedizioni.it

ALTRI TITOLI PUBBLICATI DA MACRO EDIZIONI

dello Stesso AutoreLA SCIENZA PERDUTA DELLA PREGHIERA.

Il potere nascosto della Bellezza, della Benedizione, della Saggezza e del Dolore

IL CODICE DELLA VITA. Le origini divine del DNA

L'EFFETTO ISAIA. Decodificare la scienza perduta della preghiera e della profezia

LA MATRIX DIVINA. Un ponte tra tempo, Spazio, Miracoli e Credenze

IL LINGUAGGIO DELLA MATRIX DIVINA.Come funziona e come imparare ad usarlo (DVD+libretto)

Bruce Lipton, LA BIOLOGIA DELLE CREDENZE.Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellulaBruce Lipton, LA MENTE È PIÙ FORTE DEI GENI.La nuova scienza che ci restituisce i nostri poteri (DVD+libretto)

Rhonda Byrne, THE SECRET. Il segretoRhonda Byrne, THE SECRET. Il segreto (DVD)

William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vincente, BLEEP. Ma che bip sappiamo veramente!?

Joe Dispenza, EVOLVI IL TUO CERVELLO. La scienza della trasformazione della mente

Lynne McTaggart, LA SCIENZA DELL’INTENZIONE. The Intention Experiment

Massimo Teodorani, SINCRONICITÀ. Il legame tra Fisica e Psiche da Pauli e Jung a ChopraMassimo Teodorani, TELETRASPORTO. Viaggio nei Regni Quantistici, Relativistici e OltreMassimo Teodorani, BOHM. La fisica dell'infinito

Vittorio Marchi, L’UNO DETTO DIO. Alla ricerca delle chiavi della nostra esistenzaVittorio Marchi, LA SCIENZA DELL’UNO. La Chiave dell’Universo

Martin Kornelius, EINSTEN LIGHT

John Gribbin, Q COME QUANTO. Dizionario illustrato di fisica quantistica

Míceàl Ledwith, Klaus Heinemann, PROGETTO ORB

Giuliana Conforto, IL GIOCO COSMICO DELL'UOMOGiuliana Conforto, LA FUTURA SCIENZA DI GIORDANO BRUNO e la nascita dell'uomo nuovoGiuliana Conforto, UNIVERSO ORGANICO E L’UTOPIA REALE

Lynne McTaggart, IL CAMPO DEL PUNTO ZERO.Alla scoperta della forza segreta dell’universo.

Osho, BUDDHA. La vita e gli insegnamenti

J.H. Brennan, VIAGGIO NEL TEMPO. Guida per principianti

Grazyna Fosar e Franz Bludorf, L’INTELLIGENZA NASCOSTA NEL DNA.Il legame genetico che ci mette in comunicazione con tutto l’Universo

L. De Marchi, V. Valenzi , LA STRAORDINARIA AVVENTURA DI WILHELM REICH.Una formidabile avventura scientifica e umana

Joseph Christy-Vitale, WATERMARK. Il segno dell’acqua

Fred Alan Wolf, LO YOGA DELLA MENTE E IL VIAGGIO NEL TEMPO.Come diventare padroni dello spazio e del tempo

Neville, LA FACOLTÀ CREATIVA DELL'IMMAGINAZIONE. La Legge e la Promessa

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GUARIGIONESPONTANEACREDENZE

Gregg Braden

THE SPONTANEOUS HEALING OF BELIEF

Il manuale per spezzare il paradigma delle false credenze

LA

delle

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Titolo originale: The Spontaneous Healing of Belief. Shattering the paradigm of false limits

Copyright © 2008 by Gregg BradenPubblicato nel 2008 in lingua originale da Hay House, Inc. USAwww.hayhouse.com

traduzione Nicoletta Cherubinirevisione Paola Dimannoediting Claudio Corvinocopertina Matteo Venturistampa Tipografia Lineagrafica, Città di Castello (PG)

I edizione giugno 2008

Collana “Scienza e Conoscenza”

© 2008 Macro Edizioniun marchio del GRUPPO EDITORIALE MACRO

www.macroedizioni.itVia Giardino 3047023 Diegaro di Cesena (FC)ISBN 88-6229-011-X

La Cellulosa utilizzata per la produzione dellacarta su cui sono stati stampati gli interni diquesto libro proviene da foreste amministrate.

La Cellulosa utilizzata per la produzione dellacarta su cui sono stati stampati gli interni diquesto libro è sbiancata senza utilizzo di cloro(ECF). Questa carta è riciclabile.

Per maggiori informazioni su questo autore e sulla stessa collana visitate il nostro sito: www.macroedizioni.it

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L’istante del primo respiro infonde in noi la singola e piùgrande forza dell’universo – il potere di tradurre il potenzia-le della nostra mente nella realtà del mondo in cui viviamo.Ma per risvegliarsi completamente, il nostro potere necessitadi un sottile cambiamento nel modo in cui concepiamo noistessi nella vita, un cambiamento di credenze*.

Proprio come il suono crea onde visibili mentre attraversauna goccia d’acqua, così anche le “onde di credenza” increspa-no il tessuto quantistico dell’universo per prendere forma neinostri corpi, trasformandosi nella guarigione, abbondanza epace – o nella malattia, carenza e sofferenza – che sperimen-tiamo durante la vita. E proprio come un suono può essere ac-cordato per modificarne gli schemi, così anche le nostre con-vinzioni e credenze possono essere sintonizzate per conservareo distruggere tutto ciò che amiamo, inclusa la vita stessa.

In un mondo plasmabile, dove tutto, dagli atomi alle cellu-le, cambia per adeguarsi alle nostre credenze, il nostro unicolimite è rappresentato dal modo in cui concepiamo noi stessiin quel mondo.

Questo libro è dedicato alla nostra accettazione di quell’e-norme potere e alla nostra consapevolezza di non essere maia più di una credenza di distanza dal nostro più grandeamore, dalla nostra più intima guarigione e dai nostri piùprofondi miracoli.

* Nota del Traduttore – La voce lessicale inglese belief, di altissima frequenzanell’Opera, anche in neologismi formati da parole composte, è discussa in piùpunti dall’Autore per la sua rilevanza.Contestualmente al concetto di belief nel-l’opera, le accezioni traduttive di “credenza” e “convinzione”, semanticamentesimili ma non identiche, sono entrambe valide. Nell’italiano, lingua d’uso di oggi,le due accezioni sono soggette a un uso quasi promiscuo, testimoniato dalla so-vrapposizione dei rispettivi campi semantici. Pertanto la traduzione italiana, aseconda del contesto e delle esigenze di collocazione lessicale in italiano, pre-senta ciascuno dei due termini alternativamente o talvolta, per completezza, an-che simultaneamente.

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Introduzione

Abbandonati silenziosamenteall’attrazione più fortedi ciò che realmente ami.

Rumi (c. 1207-1273),

poeta sufi

Un pioniere della fisica, John Wheeler, ha affermato: «Sepassa un giorno senza che abbiate scoperto nulla di strano, nonè stata un granché di giornata»1.

Per uno scienziato, cosa c’è di più strano che scoprire chebasta semplicemente osservare il mondo in un punto, per cam-biare in qualche modo ciò che accade in un altro punto?… Maquesto è esattamente ciò che dimostrano le scoperte dei nuovifisici. Già fin dal 1935 il Premio Nobel per la fisica, AlbertEinstein, ha riconosciuto quanto simili effetti quantistici pos-sano risultare sconcertanti, definendoli «spooky action at a di-stance» (bizzarrie quantistiche). In un articolo scritto insieme ainoti fisici Boris Podolsky e Nathan Rosen, egli affermava che«Non ci si potrebbe aspettare nessuna definizione ragionevoledi realtà che permetta questa [azione a distanza]»2.

Oggi, sono proprio queste bizzarre anomalie, ad aver scatena-to una grande rivoluzione nel modo in cui concepiamo noi stes-si e l’universo. Gli scienziati hanno speso gran parte del XX secololottando per comprendere che cosa ci stia dicendo il fenomeno del-le bizzarrie quantistiche sul funzionamento della realtà. Ad esem-pio, è un fatto acquisito che in determinate condizioni la coscien-za umana influenza l’energia quantistica – la sostanza di cui è fatta

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ogni cosa. Questo ha spalancato le porte a una possibilità che su-pera i limiti di ciò che in passato siamo stati indotti a pensare delmondo. Oggi un insieme crescente di prove dimostra che questiinattesi risultati vanno oltre i semplici casi isolati costituiti dalleeccezioni. La domanda è questa: Quanto oltre?

Gli effetti provocati dagli osservatori che influenzano i propriesperimenti, non saranno davvero una grande finestra aperta sultipo di realtà che ci circonda? Se è così, allora dobbiamo chieder-ci: «Quegli effetti ci stanno anche dicendo chi siamo noi, all’in-terno di tale realtà?». La risposta a entrambe le domande è sì: lenuove scoperte raggiungono queste precise conclusioni, che rap-presentano anche il motivo per cui ho scritto questo libro.

NON CI SONO OSSERVATORI

Gli scienziati hanno dimostrato che sebbene si possa crederedi stare solo osservando il mondo circostante, in realtà è impos-sibile limitarsi semplicemente ad “osservare” qualunque cosa.Indipendentemente dal fatto che la nostra attenzione si concen-tri su una particella quantistica durante un esperimento in la-boratorio, o su qualunque altro fenomeno – dalla guarigionedel nostro corpo fisico, al nostro successo nella carriera o neirapporti interpersonali – noi nutriamo aspettative, convinzionie credenze su ciò che osserviamo. Talvolta siamo consciamenteconsapevoli di tali preconcetti, ma spesso non è così. Sono que-ste le esperienze interiori che entrano a far parte di ciò su cui cifocalizziamo. Attraverso l’“osservazione”, entriamo a far parte diciò che stiamo osservando.

Nelle parole di Wheeler, questo ci rende tutti “partecipatori”.Perché? Quando concentriamo la nostra attenzione su un datopunto in un dato momento, coinvolgiamo la nostra coscienza.Apparentemente, nel vasto campo della coscienza non esiste una

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chiara linea di demarcazione che indichi dove finiamo noi e do-ve comincia il resto dell’universo. Concependo il mondo in que-sto modo, diventa chiaro il motivo per cui gli antichi credevanoche tutto fosse connesso. Energeticamente, tutto lo è davvero.

Mano a mano che gli scienziati continuano a esplorare cosasignifichi esattamente essere dei partecipatori, si accumulano ul-teriori prove che conducono a una conclusione inevitabile: vivia-mo in una realtà interattiva, dove modifichiamo il mondo che cicirconda cambiando ciò che accade all’interno di noi mentre loosserviamo – cioè i nostri pensieri, sentimenti* e credenze.

■ L’implicazione: dalla guarigione e dalle malattie, alla nostraaspettativa di vita, al nostro successo nella carriera e nei rap-porti personali, tutto ciò che sperimentiamo come “vita” èdirettamente correlato a ciò in cui crediamo.

■ La conclusione: cambiare le nostre vite e i nostri rapporti,guarire il nostro corpo e portare la pace nelle famiglie e nazio-ni umane, richiede un semplice ma preciso mutamento dellanostra modalità d’uso delle nostre credenze e convinzioni.

Per chi accoglie il pensiero scientifico inculcatoci durantegli ultimi tre secoli, perfino l’idea che la nostra esperienza in-teriore possa influire sulla realtà, suona come un’eresia bella ebuona. Il solo pensiero sfuma i confini della zona di sicurezzache tradizionalmente ha mantenuto separate la scienza e la spi-ritualità – e che ha separato noi dal mondo in cui viviamo. An-ziché relegarci al ruolo di vittime passive in un luogo in cui, adesempio, le cose semplicemente “succedono” senza un motivo

Introduzione - 9

* N.d.T. – Si veda nel Capitolo 2 la distinzione terminologica tracciata dall’Au-tore fra “sentimenti” (feelings) e “emozioni” (emotions) per segnalare l’usopromiscuo e le differenze semantiche dei termini, ai fini della maggior chia-rezza delle tesi proposte nel presente volume.

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apparente, questo tipo di considerazione oggi ci pone decisa-mente al posto di guida nella vita.

Innegabilmente, tale posizione ci pone di fronte a riscontricapaci di confermare che noi siamo gli architetti della nostrarealtà. Questa conferma ci permette anche di verificare che ab-biamo il potere di rendere obsoleta la malattia e di relegare laguerra al ruolo di un ricordo del passato. Improvvisamente, lachiave* che proietta i nostri sogni più grandi nella realtà è aportata di mano. Tutto ritorna a noi: qual è il nostro posto nel-l’universo? Che cosa siamo destinati a fare nella vita?

Cosa potrebbe essere più importante del trovare una rispostaa tali domande, comprendendo le implicazioni che questa rivo-

luzione comporta per la nostravita e scoprendo il significatoche ha per noi? Nel mondo dioggi, in cui le maggiori crisi maivissute dalla storia umana mi-nacciano la nostra sopravviven-za, la posta in gioco non potreb-be essere più alta.

I FALSI PRESUPPOSTI DELLA SCIENZA

Anche se questa rivoluzione nel nostro modo di concepirenoi stessi è iniziata quasi un secolo fa, può non essere stata in-dividuata dall’uomo della strada, assorto nel suo vivere quoti-

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* N.d.T. – La “chiave” richiamerebbe un riferimento implicito al best seller Ma-ster Key di Charles F. Haanel, trad. ital. La Chiave Suprema, Bis Edizioni, Cesena2008. Il testo, pubblicato nel 1912 e oggi riportato alla ribalta dal best sellerdi Ronda Byrne, The Secret (Macro Edizioni, Cesena 2007) e dal film omoni-mo (Macro Video, Cesena, 2008), è stato un potente precursore della visionequantistica “partecipativa” in tema di capacità umana di plasmare la realtà.

Codice di credenza 1Gli esperimenti dimostra-no che il fulcro della no-stra attenzione cambia larealtà stessa e indicano cheviviamo in un universo in-terattivo.

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diano. Il cambiamento che essa provoca nella nostra vita frene-tica, fatta di agende giornaliere, relazioni online e reality in TV,si sta verificando a un livello talmente impalpabile, che forsesolo in pochi ne hanno colto l’inizio.

Ad esempio, è probabile che non abbiate letto la notizia suiquotidiani del mattino. È inverosimile che la questione della“realtà” abbia costituito un argomento di conversazione in uffi-cio durante le vostre riunioni di servizio settimanali, o davantialla macchina del caffè… vale a dire, a meno che non siate scien-ziati che stanno cercando di comprendere la natura di tale real-tà. Per quelle persone, la rivoluzione somiglia a un enorme terre-moto di intensità “fuori scala” – che nel contempo sta livellandoalcune fra le più sacre credenze scientifiche. I suoi effetti rim-bombano attraverso i laboratori, le aule e libri di testo scientifi-ci, come un infinito bang sonico. Esso si lascia dietro una scia diinsegnamenti obsoleti, oltre alla dolorosa rimessa in gioco diconvinzioni scientifiche ben radicate e perfino di intere carriere.

Anche se può sembrare silenziosa, la trasformazione chequesta rivoluzione della realtà porta nella nostra vita è scoppia-ta con una veemenza senza paragoni rispetto al passato, perchéle medesime scoperte che hanno fatto scoccare le domandehanno condotto anche alla conclusione che i “fatti” su cui ab-biamo fatto affidamento per trecento anni per spiegare l’uni-verso e il nostro ruolo in esso, contengono degli errori. Essi sibasano su due assunti che si sono rivelati falsi:

Falso presupposto 1 – Lo spazio fra le “cose” è vuoto. Le nuove sco-perte di oggi ci dicono che questo, semplicemente, non è vero.

Falso presupposto 2 – Le nostre esperienze interiori basate susentimenti e credenze non hanno alcun effetto sulla realtàche si estende al di là del nostro corpo fisico. Anche que-sto si è dimostrato assolutamente errato.

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Alcuni degli esperimenti che hanno infranto gli attuali para-digmi sono stati pubblicati da riviste di avanguardia i cui con-tenuti sono monitorati da colleghi di settore, e rivelano che sia-mo immersi in un campo di energia intelligente, che colma ciòche si riteneva fosse uno spazio vuoto. Altre scoperte dimostra-no al di là di ogni ragionevole dubbio che questo campo ci ri-sponde – si riorganizza – in presenza di credenze e sentimentibasati sul cuore; e questa è la rivoluzione che fa cambiare tutto.

Ciò significa che fin dai tempi in cui le “leggi” della fisica diNewton furono formalizzate nella sua pubblicazione del 1687,Philosophiae Naturalis Principia Matematica (Principi matema-tici della filosofia naturale), abbiamo fondato le capacità e i li-miti umani comunemente riconosciuti su informazioni false o,a dir poco, incomplete. Da allora, gran parte della scienza sifondata sulla convinzione che l’essere umano è insignificante,rispetto allo schema generale delle cose. Questo ci ha diretta-mente tagliati fuori dall’equazione della vita e della realtà!

C’è dunque di che stupirsi, se spesso ci sentiamo impoten-ti nell’aiutare i nostri cari e noi stessi di fronte alle grandi crisidella vita? È forse sorprendente, che spesso ci si senta altrettan-to inermi nel vedere che il mondo sta cambiando tanto veloce-mente, da farci dire che sta “andando a rotoli”? Improvvisa-mente tutto, a cominciare dalle nostre capacità e dai nostrilimiti personali, fino alla nostra realtà collettiva, è alla portatadi tutti. È quasi come se le condizioni del nostro mondo cispingessero verso una nuova frontiera della coscienza, obbli-gandoci a riscoprire chi siamo, per riuscire a sopravvivere a ciòche abbiamo creato.

Il motivo per cui voi siete una potente chiave di questa rivo-luzione, risiede nel fatto che essa poggia interamente su qualco-sa che voi ed io stiamo facendo proprio ora, in questo stessomomento. Da soli e insieme, a livello individuale e collettivo,consciamente e inconsciamente, noi tutti stiamo scegliendo

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come concepire noi stessi e ciò che crediamo sia vero del mon-do. I risultati delle credenze umane ci circondano, configuran-dosi come esperienza quotidiana.

La rivoluzione dettata dalla comprensione scientifica sugge-risce che, a partire dalla nostra salute personale e dai nostri rap-porti, giungendo fino alla guerra e alla pace globali, la realtàdella nostra vita è costituita niente più e niente meno che dal-le nostre “onde di credenza”, che danno forma alla sostanzaquantistica di cui sono fatte tutte le cose. Tutto è in relazionea ciò che accettiamo rispetto al mondo, alle nostre capacità, ainostri limiti e a noi stessi.

I FATTI INNEGABILI

«Va bene», starete dicendo, «tutto questo non è una novità. Èingenuo e forse anche arrogante, proporre che l’universo sia mi-nimamente influenzato dalle nostre credenze. Proprio non puòtrattarsi di qualcosa di così semplice». Vent’anni fa, come scien-ziato che si era formato secondo le concezioni scientifiche tradi-zionali del passato riferite al mondo, sarei stato d’accordo con voi.

A prima vista non sembra esserci nulla, nel nostro modo tradi-zionale di concepire il mondo, che consenta alle nostre convinzio-ni interiori di fare granché, men che meno di cambiare l’universostesso – vale a dire, è così finché non cominciamo a prendere inesame ciò che le nuove scoperte dimostrano. Sebbene i risultati diricerche incentrate sulla possibilità di piegare la realtà siano pub-blicati da famose riviste specialistiche, spesso vengono enunciatinel gergo della “scientizzazione”, che maschera il potere del loro si-gnificato agli occhi dei non addetti ai lavori.

E qui entra in scena la nostra rivoluzione. Improvvisamen-te, non abbiamo più bisogno che sia il linguaggio scientifico adirci che siamo una componente chiave del mondo. È la no-

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stra vita quotidiana a dimostrarcelo. Ritengo però che stiamo ef-fettivamente chiedendo le modalità principali per la messa inpratica del nostro potere rispetto a ciò che accade nel mondo.

Ho il sospetto che le generazioni future concepiranno que-st’epoca storica come un punto di svolta, in cui le condizioni delpianeta ci hanno obbligati a scoprire come funziona realmentel’universo e ad accettare il nostro ruolo interattivo al suo inter-no. Anziché adeguarsi all’immaginario scientifico dei tre secolipassati, che ci ha dipinti come vittime inermi della vita, la nuo-va scienza suggerisce esattamente l’opposto. Verso la fine deglianni ’90 e nei primi anni del XXI secolo, la ricerca ha rivelatoi seguenti fatti:

Fatto 1: L’universo, il nostro mondo e i nostri corpi fisici sonofatti di un campo energetico condiviso che è stato accer-tato scientificamente nel XX secolo e che ora è conosciu-to sotto vari nomi, quali campo, ologramma quantisti-co, mente di Dio, mente della naturax e Matrix divina3.

Fatto 2: Nel campo della Matrix divina, le “cose” che dappri-ma erano fisicamente connesse e che poi sono stateseparate, si comportano come se fossero ancora colle-gate, in base a un fenomeno conosciuto come entan-glement quantistico4.

Fatto 3: Il DNA umano influenza direttamente ciò che accadeall’interno della Matrix divina, secondo modalità chesembrano sfidare le leggi del tempo e dello spazio5.

Fatto 4: Le credenze e convinzioni umane (insieme ai senti-menti e alle emozioni che le circondano) cambianodirettamente il DNA che influenza ciò che accadenella Matrix divina6.

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Fatto 5: Quando modifichiamo le credenze che abbiamo sul cor-po umano e sul mondo, la Matrix divina traduce talecambiamento in realtà, all’interno della nostra vita 7, 8.

Tenendo a mente queste ed altre scoperte simili, dobbiamoporre a noi stessi la domanda che forse è la più rivelatrice fratutte: Veniamo al mondo dotati della capacità naturale di crearee di modificare il nostro corpo fisico e il mondo? Se è così, dob-biamo essere disposti a misurarci con una domanda ancora piùdifficile: Che responsabilità abbiamo di usare il nostro potere inpresenza di quelle che, senza dubbio, si configurano come le mag-giori minacce per il futuro della nostra esistenza, del mondo e per-fino della specie?

IL MOMENTO È ADESSO

Chiaramente, non sappiamo tutto ciò che c’è da sapere sucome opera l’universo e sul nostro ruolo in esso. Anche se deinuovi studi senza dubbio ci consegneranno ulteriori intuizioni,potrebbero volerci altri cent’anni prima di ricevere delle rispo-ste, e neanche tutte. Il fatto è che gli scienziati concordano sem-pre più sul fatto che forse non disponiamo di tutto quel tempo.

Alcune voci autorevoli della comunità scientifica, fra cuiquella di Sir Martin Rees, professore di astrofisica presso l’U-niversità di Cambridge, sostengono che abbiamo solo una«probabilità del cinquanta per cento di sopravvivere al XXI se-colo senza incorrere in un grosso regresso»9. Anche se abbiamosempre dovuto fronteggiare dei disastri naturali, oggi si devetener conto di una nuova categoria di minacce che Rees defi-nisce “indotte dall’uomo”.

Altri studi emergenti, come quelli riportati dal numero spe-ciale di Scientific American intitolato “Crocevia per il pianeta

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Terra”, echeggiano il monito di Rees, dicendoci che «i prossi-mi cinquant’anni saranno decisivi nel determinare se la razzaumana – che ora sta facendo il suo ingresso in un periodo unicodella sua storia – può assicurarsi il miglior futuro possibile [ilcorsivo è dell’Autore]»10.

Svariati saggi scritti da esperti di vari settori, dalla salute glo-bale al consumo energetico, agli stili di vita sostenibili, general-mente concordano sul fatto che non possiamo semplicementecontinuare a usare l’energia nel modo in cui lo stiamo facendo,né persistere nella direzione in cui stanno andando la tecnolo-gia e una crescente espansione demografica, se abbiamo l’aspet-tativa di voler sopravvivere per altri cento anni. A complicareulteriormente tutti questi problemi c’è anche la crescente mi-naccia di una guerra mondiale originata, almeno in parte, dallacorsa alle medesime risorse in via di esaurimento definite daisuddetti saggi. Forse la migliore descrizione dell’unicità del no-stro tempo va attribuita al biologo E. O. Wilson dell’Universi-tà di Harvard. Egli afferma che stiamo per entrare in quello chedefinisce come un “collo di bottiglia” temporale, in cui sia lenostre risorse che la nostra capacità di risolvere i problemi at-tuali verranno spinte fino al limite.

La buona notizia che però circola fra gli esperti è che «se chiprende le decisioni riesce a inquadrare bene la situazione, il fu-turo dell’umanità sarà garantito da migliaia di decisioni spic-ciole. […] Di solito è a livello di faccende quotidiane che sifanno i progressi più profondi»11. Senza alcun dubbio, ciascu-no di noi dovrà compiere innumerevoli scelte in un prossimofuturo. Ma non posso fare a meno di pensare che una delle piùprofonde – e forse delle più semplici – sarà quella di accoglie-re ciò che la nuova scienza ci ha mostrato su chi siamo e su qualè il nostro posto nell’universo.

Se siamo in grado di accettare le convincenti prove secondocui la coscienza stessa e il nostro ruolo all’interno di essa rap-

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presentano gli anelli mancanti delle teorie sul funzionamentodella realtà, allora tutto può cambiare. Grazie a quel cambia-mento, si ricomincia da capo. Esso ci rende parte di tutto ciòche vediamo e sperimentiamo, anziché separarcene.

Inoltre questo è il motivo per cui si tratta di una rivoluzio-ne così formidabile. Essa riscrive noi – tutta l’umanità – nell’e-quazione dell’universo. Ci assegna anche il compito di risolve-re le grandi crisi dei nostri giorni, anziché consegnarle allegenerazioni future o semplicemente al fato. In quanto architet-ti della nostra realtà, col potere di riorganizzare gli atomi stes-si della materia, quali problemi potrebbero mai essere irrisolvi-bili per noi, e quali soluzioni potrebbero mai essere al di fuoridella nostra portata?

IL POTERE DI SCEGLIERE È IL POTERE DI CAMBIARE

La prospettiva di affidarci a qualcosa che sia all’interno dinoi per risolvere le sfide del nostro tempo, anziché dipenderedalla scienza e dalla tecnologia del mondo esterno, per talunipuò rivelarsi abbastanza sconcertante. Spesso sorge la doman-da: «Come possiamo imparare a fare qualcosa di tanto potentee necessario?». Di solito è subito seguita da un’altra: «Se questoè il modo in cui andranno le cose in futuro, come possiamoimparare adesso – e in fretta?». Forse la migliore risposta ad en-trambe le domande è data dalle parole di un filosofo e poetadel XX secolo, Kahlil Gibran.

Nella sua classica opera, Il Profeta, Gibran ci ricorda cosa si-gnifica possedere un grande dono e sapere che il suo potere è giàall’interno di noi. Egli afferma: «Nessun essere umano può ri-velarvi nulla, eccetto ciò che già sonnecchia in voi all’alba dellavostra conoscenza»12. Con parole che oggi sono altrettanto bel-le di quando furono scritte nel 1923, Gibran ci dice che nessu-

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no ci può insegnare ciò che già non sappiamo; e che siamo ve-nuti al mondo sapendo già che uso fare delle nostre credenze.

Quindi il presente volume è incentrato non tanto su comepossiamo imparare a riscrivere il codice della realtà, quanto sul-l’accettare il fatto che abbiamo già il potere di farlo – un argo-mento già esplorato da molti mistici del passato, incluso l’an-tico poeta sufi Jalal ad-Din ar-Rumi. «Che strani esseri siamo»,afferma Rumi, «noi che mentre ce ne stiamo seduti all’infernonel buio più nero, abbiamo paura della nostra immortalità»13.Il grande mistico si serve di queste parole per descrivere l’iro-nia della misteriosa condizione umana nel mondo.

Da un lato, ci viene detto che siamo esseri fragili e impo-tenti che vivono in un mondo in cui le cose semplicemente“accadono” senza un particolare motivo apparente. D’altro la-to, le nostre più antiche e celebrate tradizioni spirituali ci han-no tramandato l’esistenza di una forza all’interno di ciascunodi noi, di un potere che nulla al mondo può intaccare. Esso siaccompagna alla promessa di sopravvivere ai momenti piùoscuri della vita, e all’assicurazione che i tempi difficili sonosolo una parte di un viaggio che ci conduce là, dove le cosebrutte non possono più succedere. Non c’è da stupirsi che cisi senta confusi, deboli, e talvolta anche irati quando si è testi-moni della sofferenza dei nostri cari e quando si condivide l’a-gonia di ciò che talvolta ha l’apparenza di un inferno, nelmondo che ci circonda.

Allora, qual è la versione giusta? Siamo vittime fragili e sen-za speranza di eventi che sfuggono al nostro controllo, o siamoinvece potenti creatori che racchiudono abilità assopite che so-lo ora iniziamo a comprendere? La risposta potrebbe rivelare laverità di uno dei più profondi misteri del passato. Essa rappre-senta anche il fulcro di alcune fra le maggiori controversiescientifiche di oggi. Il motivo? Entrambe le domande hanno lastessa risposta: Sì!

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Sì, talvolta siamo vittime delle circostanze; e sì, talvolta ipotenti creatori di quelle stesse circostanze siamo noi. Il ruoloche interpretiamo è determinato dalle scelte che facciamo nel-la vita, scelte basate sulle nostre credenze e convinzioni. Il poteredivino delle credenze umane ci concede l’altrettanto divina fa-coltà di manifestare ciò che crediamo all’interno della matricedi energia che ci avvolge e ci circonda.

PERCHÉ QUESTO LIBRO?

Mentre lavoravo alla stesura della Matrix divina (Macro Edi-zioni 2007) mi è apparso immediatamente chiaro che il nostroruolo nell’accettare i miracoli poteva facilmente disperdersi di-ventando secondario nel messaggio generale dell’opera. Descri-vere il linguaggio delle credenze e come ci consente di essere gliarchitetti della nostra vita avrebbe richiesto un altro volume.

In queste pagine, dunque, scoprirete come curare le falsecredenze e convinzioni che in passato possono avervi impostodelle limitazioni. Inoltre voi potrete…

■ … identificare le credenze che fanno regredire la malattia nelvostro corpo;

■ … apprendere quelle che creano nella vostra vita rapportiduraturi e capaci di nutrirvi;

■ … scoprire quelle che portano la pace nella vostra vita, nel-la vostra famiglia, nella vostra comunità e nel mondo in cuivivete.

Per quanto i concetti di pace, di rapporti umani e di guari-gione possano sembrare diversi fra loro, si basano tutti sullostesso principio: il “linguaggio” delle credenze e i sentimentiche nutriamo rispetto a ciò che crediamo.

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Per sua stessa natura, l’esplorazione di credenze e convinzio-ni rappresenta un viaggio squisitamente personale. Ciascunodi noi ha una presa leggermente diversa sulle proprie credenze,mentre cerca di collocarle nel grande quadro delle credenzecollettive riferite alla propria cultura, agli insegnamenti religio-si, alla famiglia e agli amici. Poiché si tratta di un’esperienza diquesto tipo, è probabile che le opinioni su cosa sia una creden-za siano tante, quante sono le persone che le hanno.

Nei sette sintetici capitoli di questo libro, intendo condurviverso un modo nuovo e forse molto diverso di concepire voi stes-si, la vostra vita e il vostro mondo. Per taluni, questa prospettivarappresenta una sfida rivolta a tutto ciò che è stato loro insegna-to. Per altri, essa stimola la loro curiosità, quel tanto che bastaper incamminarsi su un nuovo sentiero di auto-scoperta.

Per tutti, è importante sapere subito che tipo di aspettative sipossono avere, rispetto alle informazioni che seguiranno. Se so-migliate a me, vi piacerà sapere dove state andando, prima di co-minciare il viaggio. Questo è il motivo per cui ho descritto esat-tamente cosa questo libro rappresenta – e cosa non rappresenta:

■ Non si tratta di un’opera scientifica. Sebbene mi appresti acondividere le conoscenze scientifiche d’avanguardia che ciincoraggiano a ridefinire il nostro rapporto col mondo, que-st’opera non è stata scritta in maniera tale da conformarsi alformato o agli standard di un manuale didattico scientificoo di una rivista specialistica.

■ Non si tratta di un saggio scientifico i cui contenuti sonomonitorati da colleghi del settore. Ogni capitolo e ogni ri-ferimento a ricerche non hanno subito un lungo processo direvisione da parte di un comitato riconosciuto o di una com-missione di “esperti” abituati a vedere il mondo attraverso lalente di una singola disciplina, come la fisica, la matematicao la psicologia.

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■ Si tratta di una guida ben documentata, basata su solide ri-cerche. È stata scritta con l’intento di essere di facile letturae di dar conto di esperimenti, studi dei casi, testimonianzestoriche ed esperienze personali che ci sostengono e ci resti-tuiscono potere, nel nostro modo di concepire noi stessi e ilmondo.

■ Si tratta di un esempio di ciò a cui si può aspirare quandosi varcano i confini tradizionali tra scienza e spiritualità.Anziché vedere i problemi del nostro tempo attraverso gliocchi della natura, tenendoli artificialmente separati e isola-ti attraverso le prospettive della fisica, della chimica o dellastoria, quest’opera intende colmare il vuoto che separa la mi-gliore ricerca scientifica di oggi dalla saggezza eterna del pas-sato, fondendole al fine di raggiungere una più vasta com-prensione del nostro ruolo nella vita. L’intento è quello dipermetterci di mettere in pratica questa conoscenza ai finidella creazione di un mondo migliore – e di scoprire di piùsu noi stessi durante il percorso.

La guarigione spontanea delle credenze è stato scritto per unoscopo ben preciso: condividere un messaggio di speranza e dipotenzialità che ci restituisca potere, in un mondo dove spessosiamo indotti a sentirci privi di tali qualità.

LA VERITÀ CI INTERESSA VERAMENTE?

In un altro dei suoi testi, Rumi descrisse ulteriormente la cu-riosa natura del rapporto che ci lega alla realtà, quando affermò:«Noi siamo lo specchio e il volto nello specchio. Noi siamo l’ac-qua fresca deliziosa e la brocca che [la] versa». In modo simile aGesù, quando disse che avremmo potuto salvarci se avessimoespresso ciò che è all’interno di noi, Rumi ci ricorda che siamo

Introduzione - 21

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perennemente intenti alla creazione della realtà (talvolta conscia-mente e talaltra inconsciamente) e che lo facciamo mentre faccia-mo esperienza delle nostre creazioni. In altre parole, siamo sial’artista che l’opera d’arte, il che implica che abbiamo il potere dimodificare e cambiare le nostre vite nel presente e, simultanea-mente, di scegliere che nuova forma dar loro nel futuro.

Sebbene per taluni queste corroboranti analogie rappresentinoun modo nuovo e fresco di vedere il mondo, per altri scuotono lefondamenta di antichi assunti tradizionali. Non è raro osservare lariluttanza di eminenti scienziati nel riconoscere le implicazionidelle loro stesse ricerche, quando esse rivelano che in realtà siamopotenti creatori nell’universo.

Quando condivido l’ironia di questo fenomeno con una plateache mi ascolta dal vivo, spesso la gente l’accoglie con una rispostache ricorda la classica battuta del film Codice d’onore. In quell’ope-ra altamente drammatica del 1992, il comandante della base diGuantánamo Bay, il colonnello Nathan Jessep (interpretato da JackNicholson), è sottoposto a un interrogatorio davanti a una cortemilitare dal luogotenente Daniel Kaffee (interpretato da Tom Crui-se), che gli chiede di dire la verità sulla misteriosa morte di un sol-dato americano della base. Ben sapendo che il pubblico presente inaula non sarebbe stato in grado di sostenere il peso della sua rispo-sta, Jessep risponde con queste indimenticabili parole: «Voi non sie-te in grado di reggere la verità!».

Forse la sfida maggiore del nostro tempo è semplicementequesta: Siamo in grado di reggere la verità che abbiamo chiesto a noistessi di scoprire? Abbiamo il coraggio di accettare chi siamo nel-l’universo e il ruolo che la nostra esistenza implica? Se la rispostaè affermativa, allora dobbiamo accettare quella responsabilità cheva di pari passo col sapere di poter cambiare il mondo se cambia-mo noi stessi.

Abbiamo già discusso del fatto che le credenze, ampiamen-te diffuse, basate sull’odio, sul senso di separazione e sulla pau-

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ra possono consumare il corpo umano e il mondo più veloce-mente di quanto non si fosse immaginato. Forse basta solo unpiccolo cambiamento nel nostro modo di concepire noi stessiper farci riconoscere una grande verità, cioè quella che in real-tà siamo noi gli architetti della nostra esperienza. Siamo artisticosmici che proiettano le loro credenze più profonde sulla tra-ma quantistica dell’universo. Quante possibilità ci sono che,trasformando le credenze distruttive del passato in altre, capa-ci di affermare la vita attraverso la guarigione e la pace, si riescaa cambiare il mondo del presente e anche il nostro futuro?

Potrebbe non essere più necessario continuare a porsi que-sta domanda. Le nuove scoperte sul potere delle credenze indi-cano che stiamo per trovare la risposta.

Gregg BradenTaos, Nuovo Messico

Note all’Introduzione

1 Affermazione di John Archibald Wheeler citata in un articolo dal titolo:“The Beautyof Truth”, pubblicato nella versione online di Science & Spirit, 2007. Sito web:www.science-spirit.org /article_detail.php?article_id=308.

2 Affermazione del fisico Albert Einstein citata nell’articolo: “Einstein’s Gift forSimplicity”, in: Discover, 30 settembre 2004. Sito web: http://discovermaga-zine.com/2004/sep/einsteins-gift-for-simplicity/article_view?b_start:-int=1&-C=.

3 Braden Gregg, La Matrix divina. Un ponte tra tempo, spazio, miracoli e credenze,Macro Edizioni, Cesena 2007, p. 68.

4 Browne Malcolm W.,“Signal Travels Farther and Faster Than Light”,Thomas Jef-ferson National Accelerator Facility (Newport News,VA), bollettino online, 22 lu-glio 1997. Sito web: www.cebaf.gov/news/internet/1997/spooky.html.

5 L’effetto è stato rilevato per la prima volta in Russia:Gariaev P.P.,Grigor’ev K.V.,Vasil’ev A.A., Poponin V.P., e Shcheglov V.A., “Investigation of the FluctuationDynamics of DNA Solutions by Laser Correlation Spectroscopy”, in: Bulletin ofthe Lebedev Physics Institute, nn. 11-12, 1992, pp. 23-30; citato da Vladimir Popo-nin in un articolo online,The DNA Phantom Effect: Direct Measurement of a

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New Field in the Vacuum Substructure, in: Update on DNA Phantom Effect, 19marzo 2002. Sito web di The Weather Master: www.twm.co.nz/DNAPhan-tom.htm.

6 Rein Glen e McCraty Rollin, «Structural Changes in Water and DNA Asso-ciated with New Physiologically Measurable States», in: Journal of Scientific Ex-ploration, vol. 8, n. 3, 1994, pp. 438-439.

7 Un magnifico esempio dell’applicazione di ciò che sappiamo sulla pace inte-riore a una situazione bellica è contenuto in un innovativo studio svolto daOrme-Johnson David W.,Alexander Charles N., Davies John L., Chandler Ho-ward M., e Larimore Wallace E., «International Peace Project in the MiddleEast», in: The Journal of Conflict Resolution, vol. 32, n. 4, dicembre 1988, p. 778.

8 Un secondo esempio di applicazione delle nostre conoscenze sulla focalizza-zione del potere di emozioni e credenze riferito alla condizione di una ma-lattia potenzialmente mortale è reperibile nel video didattico 101 Miracles ofNatural Healing, che guida passo dopo passo all’uso del metodo di guarigio-ne del Chi-Lel™ creato dal suo fondatore il Dott. Pang Ming. Sito web:www.chilel-qigong.com.

9 Opinione espressa da Martin Rees, Royal Society Research Professor pres-so l’Università di Cambridge, citata in un articolo della BBC News, Sir Mar-tin Rees: «Prophet of Doom?», 25 aprile 2003. Sito web: http://news.bbc.co.uk/1/hi/in_depth/uk/2000/newsmakers/2976279.stm.

10 Musser George,“The Climax of Humanity”, introduzione a Crossroads for Pla-net Earth, n. speciale, Scientific American, settembre 2005.Sito web: http://www.sciam.com/issue.cfm?issueDate=Sep-05.

11 Ibid.12 Gibran Kahlil, The Prophet,Albert Knopf, New York 1998, p. 56.Trad. it. Il Pro-

feta, Milano, Bompiani, 2000.13 Barks Coleman, trad. a cura di, The Illuminated Rumi, Broadway Books, New

York 1997, p. 8.

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CAPITOLO 1

Una nuova visione della realtà:l’universo come un computer

di coscienza

«La storia dell’Universo è, in realtà, una smisurata e inin-terrotta computazione quantistica. L’Universo è un compu-ter quantistico».

Seth Lloyd, docente e progettista presso il MIT del primo computer quantistico attuabile

«Molto tempo fa, il Grande Programmatore scrisse un pro-gramma che sta eseguendo tutti gli universi possibili nel SuoImmenso Computer».

Jürgen Schmidhuber,

pioniere dell’intelligenza artificiale

Viviamo la nostra vita sulla base di ciò che crediamo. Quan-do si riflette sulla verità di questa asserzione, si individua istan-taneamente una realtà straordinaria: a prescindere da qualunquecosa si possa realmente fare nella vita, le credenze e le convinzio-ni che precedono i nostri atti costituiscono il fondamento di tut-to ciò che amiamo, sogniamo, diventiamo e conseguiamo.

I riti mattutini che svolgiamo ogni mattina per dare ilbuongiorno al mondo, le invenzioni che usiamo per rendercila vita più gradevole, le tecnologie che distruggono la vita at-traverso la guerra, come anche le nostre routine personali, i co-stumi delle nostre comunità, le cerimonie religiose e intere ci-

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viltà – tutto si basa sulle credenze umane. Non solo le nostrecredenze strutturano il modo in cui viviamo, ma ora anchequei settori di studio che avevano sminuito le nostre esperien-ze interiori in passato ci stanno mostrando che ciò che provia-mo nei confronti della realtà circostante è una forza che siestende all’interno di essa.

In tal modo, la scienza si rimette in pari con le nostre più ama-te tradizioni spirituali e originarie, le quali riaffermano da sem-pre che il mondo non è niente più di un riflesso di ciò che ac-cogliamo nelle nostre credenze.

Avendo accesso a un simile potere custodito all’interno di noi,dire che le nostre credenze sono importanti per la vita è fare un’af-fermazione scontata. Le nostre credenze sono la vita! Proprio daesse la vita inizia e trae sostentamento. Dalla nostra risposta im-munitaria e dagli ormoni che regolano e mantengono in equili-brio il nostro organismo, fino alla nostra capacità di far guarire

ossa, organi e pelle – e perfino diconcepire la vita – il ruolo dellecredenze umane sta spostandosirapidamente al centro della sce-na nell’ambito delle nuove fron-tiere quantistiche della biologia edella fisica.

❖ ❖ ❖ ❖ ❖

Se le nostre credenze hanno tanto potere, e se la nostra esi-stenza si basa su ciò che crediamo, allora sorge un’ovvia do-manda: Da dove provengono le nostre credenze? La risposta po-trebbe sorprendervi.

Con poche eccezioni, esse traggono origine da ciò che lascienza, la storia, la religione, la cultura e la famiglia ci trasmet-tono. In altre parole, l’essenza delle nostre capacità e limitazio-

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Codice di credenza 2Viviamo la vita sulla basedi ciò che crediamo delmondo, di noi stessi, dellenostre capacità e delle no-stre limitazioni.

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ni potrebbe effettivamente derivare da ciò che gli altri ci dico-no. Questa realizzazione conduce alla prossima domanda daporre a noi stessi:

Se le nostre vite si fondano su ciò che crediamo,cosa accade se quelle convinzioni e credenze sono sbagliate?

E se vivessimo intabarrati nei falsi limiti e nelle supposizio-ni errate che altri hanno creato nell’arco di generazioni, secoli,o perfino millenni?

Storicamente, ad esempio, ci è stato insegnato che noi siamocome granelli di vita insignificanti che transitano fugacementenel tempo, limitati dalle “leggi” dello spazio, degli atomi e delDNA. Tale visione delle cose sostiene che, durante la nostrapermanenza nel mondo, eserciteremo un effetto minimo su tut-to, e che quando non ci saremo più, l’universo non noterà af-fatto la nostra assenza.

Anche se questa definizione potrebbe suonare piuttostobrutale, l’idea generale non si distacca molto da ciò che oggimolti di noi sono stati condizionati a considerare come una ve-rità. Sono proprio queste, le credenze che ci fanno sentire pic-coli e inermi di fronte alle grandi sfide della vita.

E se fossimo più di tutto questo? In realtà, non potremmoforse configurarci come degli esseri molto potenti che sono quisotto false spoglie? E se fossimo i rappresentanti di un prodigio-so potenziale, venuti al mondo con facoltà che vanno al di làdelle nostre più folli fantasie – tali da essere state semplicemen-te dimenticate sotto il peso delle condizioni traumatiche che cihanno fatto cadere in uno stato trasognato di impotenza?

Come cambierebbe la nostra vita, ad esempio, se scoprissi-mo di essere nati col potere di far regredire le malattie? O sepotessimo scegliere la pace nel mondo, l’abbondanza nella no-stra vita, e per quanto tempo vogliamo vivere? Cosa accadreb-be, se scoprissimo che l’universo stesso è direttamente influen-

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zato da un potere che abbiamo tenuto nascosto a noi stessi co-sì a lungo, da dimenticare perfino di averlo?

Una scoperta rivoluzionaria come questa cambierebbe tutto.Altererebbe ciò che crediamo di noi stessi, dell’universo e delruolo che ricopriamo al suo interno. E questo è proprio ciò chele scoperte d’avanguardia dei nostri giorni ci stanno mostrando.

Nel corso di molti secoli sono esistite persone che si sono rifiu-tate di accettare le limitazioni tradizionali che definivano il signifi-cato della vita in questo mondo. Esse si sono rifiutate di credere chesi faccia semplicemente la nostra comparsa attraverso una nascitamisteriosa che rifugge da ogni spiegazione. Hanno respinto l’ideache tale miracolosa manifestazione abbia lo scopo di farci speri-mentare sofferenza, dolore e solitudine finché non si abbandonaquesto mondo nello stesso modo misterioso in cui si è arrivati.

Per soddisfare la loro grande sete di una verità più elevata,quelle persone si sono dovute avventurare oltre i confini dei con-dizionamenti che avevano ricevuto. Si sono isolate – dagli ami-ci, dalle famiglie e dalle comunità di appartenenza – e hanno la-sciato andare, realmente lasciato andare, ciò che era stato loroinculcato riguardo al mondo. Quando l’hanno fatto, qualcosa displendido e prezioso si è affacciato nella loro vita: la scoperta dipossedere una nuova libertà, che ha spalancato le porte a nuovepossibilità anche per gli altri. Tutto è iniziato quando si sono po-ste la domanda che allora era altrettanto audace di quanto nonlo sia oggi: E se le nostre credenze fossero sbagliate?

Come potremo verificare attraverso la storia dello yogi chestate per leggere, è arrendendosi totalmente a una simile even-tualità, che si scopre quella libertà che ci comunica chi siamorealmente. A livello personale, tuttavia, ritengo che non sia ne-cessario vivere in una caverna fredda e umida in mezzo al de-serto per scoprirlo. Penso anche che la liberazione personaleinizi con l’impegno individuale di voler sapere cosa rappresen-tiamo nell’universo. Quando si assume quell’impegno tutto, da

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come si concepisce se stessi a come si ama, è destinato a cam-biare. Deve farlo, perché in presenza di una comprensione piùprofonda, noi stessi subiamo un cambiamento.

Tutto si rifà a ciò che crediamo.Sebbene possa suonare tutto troppo semplice per essere ve-

ro, sono convinto che l’universo funziona esattamente così.

UN MIRACOLO SCOLPITO NELLA PIETRA

Nell’XI secolo d.C., il grande yogi tibetano Milarepa diedeinizio al suo ritiro spirituale allo scopo di acquisire la padronan-za del corpo fisico, un percorso che sarebbe durato fino alla suamorte, avvenuta all’età di ottantaquattro anni. In precedenza,Milarepa aveva già conquistato molte facoltà yogiche apparen-temente miracolose, come il potere di usare il “calore psichico”per riscaldare il proprio corpo durante i rigidi inverni tibetani.

Dopo aver subito l’insopportabile dolore di perdere la fami-glia e gli amici per mano dei nemici del suo villaggio, usò le pro-prie arti mistiche a scopo di punizione e vendetta. Così facendo,uccise molte persone e in seguito lottò per dare un significato al-le proprie gesta. Un giorno si rese conto di aver fatto un cattivouso delle facoltà yogiche e psichiche, quindi entrò in ritiro pertrovare la guarigione attraverso un’accresciuta padronanza di sé.In vivo contrasto con la vita di agi che aveva conosciuto fino adallora, ben presto Milarepa scoprì di non avere bisogno di alcuncontatto col mondo esterno. Divenne un recluso.

Dopo aver finito le sue iniziali provviste, Milarepa si reseconto di poter sopravvivere grazie al nutrimento datogli dallascarsa vegetazione che cresceva vicino alla sua caverna. Permolti anni, le piante di ortica che crescono nelle aride distesedel deserto del Tibet costituirono la sua unica fonte di nutri-mento. In assenza sostanziale di cibo, vestiario, o compagnia

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che interrompessero la sua concentrazione interiore, per anniMilarepa visse quasi di niente.

Il solo contatto umano era costituito dall’occasionale pelle-grino che incappava nella caverna in cui viveva. I racconti dicoloro che ebbero la ventura di incontrarlo casualmente descri-vono una vista spaventosa.

I pochi abiti che aveva all’inizio del suo ritiro si erano ridottia brandelli di tessuto che lo lasciavano virtualmente nudo. Acausa della dieta priva di nutrimento, Milarepa si era ridotto apoco più di uno scheletro vivente, e i suoi lunghi capelli e la pel-le avevano assunto un colore grigiastro a causa della massicciaquantità di clorofilla che ingeriva. Somigliava a un fantasma am-bulante! Le privazioni che si era imposto, sebbene fossero stateestreme, alla fine lo condussero verso il conseguimento della pa-dronanza yogica che si era prefisso. Prima della sua morte nel1135 d.C., Milarepa diede prova della propria libertà dal pianofisico grazie a un miracolo che secondo gli scienziati moderninon dovrebbe semplicemente esistere.

Nella primavera del 1998, durante un pellegrinaggio di grup-po in Tibet, scelsi un percorso che ci avrebbe condotti diretta-mente alla caverna di Milarepa e al miracolo che ci aveva conse-gnato. Volevo vedere la caverna dove quell’uomo aveva infrantole leggi della fisica per liberarci dalle nostre limitate credenze.

Diciannove giorni dopo l’inizio del viaggio, mi ritrovai nelrifugio del grande yogi, in piedi nello stesso luogo in cui eravissuto novecento anni prima. Col viso a pochi centimetri dal-la parete della caverna, mi ritrovai faccia a faccia col misteroche Milarepa aveva lasciato ai posteri.

❖ ❖ ❖ ❖ ❖

La caverna di Milarepa è uno di quei luoghi che dovete sapertrovare se intendete arrivarci. Non si tratta di un posto in cui vi

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può capitare di passare per caso durante una gita casuale in Tibet.Avevo sentito parlare per la prima volta del famoso yogi da unmistico sikh che era diventato mio maestro di yoga negli anni Ot-tanta. Avevo studiato a lungo il mistero che circondava Milarepae la sua rinuncia a ogni bene mondano, il suo viaggio attraversoil sacro altopiano centrale del Tibet e le scoperte a cui era giuntoin veste di devoto mistico. Tutti quegli anni di studio mi avevanocondotto fino a quel momento, all’interno della sua caverna.

Fissavo meravigliato le pareti nere e lisce che mi circonda-vano e riuscivo a mala pena a immaginare cosa potesse signifi-care abitare per tanti anni in un luogo così freddo, buio e re-moto. Milarepa era vissuto in una ventina di eremi durante ilsuo ritiro, ma l’incontro da lui avuto con un allievo in questaparticolare caverna la rendeva diversa da tutte le altre.

Per dimostrare le sue facoltà yogiche, Milarepa aveva svolto dueimprese mirabolanti che gli scettici non sono mai riusciti a ripro-durre. La prima consisteva nell’agitare in aria la mano con forza evelocità tali, da creare l’“onda d’urto” di un boato sonoro che rim-balzava contro le pareti rocciose di tutta la caverna. (Ho provato afarlo io stesso, ma senza alcun risultato). La seconda era quella cheaspettavo di vedere da quasi quindici anni e per questo mi trova-vo a mezzo mondo di distanza da casa e da diciannove giorni mistavo acclimatando alle più elevate altitudini del mondo.

Per dimostrare il proprio controllo sui limiti imposti dallarealtà fisica, Milarepa aveva posto la mano aperta sulla paretedella caverna, più o meno all’altezza della sua spalla… e poiaveva continuato a premere la mano davanti a sé, sempre più al-l’interno della roccia, come se la superficie rocciosa non esistes-se! Così facendo, la pietra era diventata soffice e malleabile sot-to il palmo della sua mano, che aveva lasciato un’improntaprofonda e ben visibile. Si narra che quando l’allievo che erastato testimone del prodigio aveva cercato di imitarlo, era ri-uscito solo a procurarsi la frustrazione di una ferita alla mano.

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Aprendo la mia mano e ponendo il palmo dentro l’impron-ta di Milarepa, riuscii a percepire che le estremità delle mie di-ta venivano accolte nella forma della mano dello yogi, nell’esat-ta posizione assunta dalle sue dita molti secoli prima – unasensazione che mi trasmise umiltà e nel contempo ispirazione.La mia mano aderiva tanto perfettamente a quell’impronta, dasciogliere ogni dubbio sulla sua autenticità. Immediatamente ilmio pensiero si rivolse all’uomo. Volevo sapere cosa gli era suc-cesso mentre si sintonizzava con quella roccia. Cosa stava pen-sando? Cosa stava provando? Com’era riuscito a sconfiggere le“leggi” fisiche che ci dicono che due “cose” (la sua mano e lapietra) non possono essere nello stesso luogo simultaneamente?

Anticipando le mie domande, il nostro interprete tibetanoXjin-la (nome fittizio), rispose prima ancora che potessi for-mularle. «Lui ha una convinzione*», disse in tono neutro. «Ilgeshe [grande maestro] crede che lui e la roccia non sono sepa-rati». Mi affascinava che un uomo d’oggi, come lo era la nostraguida, parlasse al presente di uno yogi vissuto novecento anniprima, come se fosse lì presente fra noi. «La sua meditazione gliinsegna che lui fa parte della roccia. La pietra non può frenar-lo. Per il geshe questa caverna non è una parete, quindi lui puòmuoversi liberamente come se la roccia non esistesse».

«Ha lasciato quest’impronta per provare la sua padronanzaa se stesso?», gli chiesi.

«No», rispose Xjin-la, «il geshe non ha bisogno di provare nul-la a se stesso. Lo yogi è vissuto in questo posto per molti anni, mavediamo solo un’impronta della sua mano». Mi guardai intornoalla ricerca di segni simili in altri punti di quella bassa caverna.

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* N.d.T. – «He has belief», dove belief significa “il credere” nel senso di avereuna “convinzione” basata sui fatti, e non significa avere “fede” (faith) in qual-cosa di cui non ci sono prove (si vedano anche le diverse definizioni di faithe belief delineate dall’Autore nel Cap. 2).

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La guida aveva ragione, non ce n’erano. «La mano nella roccianon è per il geshe», continuò la guida, «è per il suo allievo».

Il ragionamento era molto sensato. Quando il discepolo diMilarepa aveva visto il suo maestro fare qualcosa che secondo latradizione e altri maestri non poteva accadere, era stato aiutatoa infrangere le proprie credenze su ciò che era possibile. Avevavisto coi suoi occhi la padronanza del suo maestro. E poiché erastato personalmente testimone del miracolo, l’esperienza avevacomunicato alla sua mente che neanche lui era limitato o pri-gioniero delle “leggi” della realtà conosciute a quel tempo.

Trovandosi in presenza di un simile miracolo, l’allievo diMilarepa era stato messo di fronte allo stesso dilemma che de-ve affrontare chiunque scelga di liberarsi dalle limitazioni del-le proprie credenze: aveva dovuto riconciliare l’esperienza per-sonale del miracolo del suo maestro con le credenze dei suoicontemporanei – le “leggi” che essi accettavano come descrit-tori del modus operandi dell’universo.

Il dilemma è questo: la visione del mondo condivisa dallasua famiglia, dai suoi amici e dalla gente del suo tempo, richie-deva all’allievo di accettare un dato modo di concepire l’uni-verso e il suo funzionamento. Questo includeva la convinzio-ne che la roccia di una caverna costituisse una barriera rispettoalla carne di cui è fatto un corpo umano. D’altro lato, allo stu-dente era appena stato dimostrato che ci sono eccezioni a tali“leggi”. L’ironia era che entrambe le visioni del mondo eranoassolutamente esatte. Ciascuna dipendeva da come si sceglievadi concepirlo in un dato momento temporale.

Io mi sono chiesto: È possibile che oggi la stessa cosa stia acca-dendo anche a noi? Per quanto la domanda possa suonare comeuna forzatura nel panorama delle attuali conoscenze scientifichee del progresso tecnologico, gli scienziati moderni stanno inizian-do a delineare un’ironia simile a questa. Servendosi del linguag-gio della fisica quantistica anziché di prove riferite a miracoli yo-

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gici, un numero crescente di scienziati d’avanguardia suggerisceche l’universo, con tutto ciò che contiene, “è” quello che “è”, acausa della forza rappresentata dalla coscienza stessa: le nostre cre-denze e ciò che consideriamo come realtà quotidiana. È interes-sante notare che più si comprende il rapporto tra le esperienze in-teriori e il mondo, meno forzata diventa la domanda.

Sebbene la storia della caverna di Milarepa sia un grande esem-pio del viaggio di un uomo alla scoperta del proprio rapporto colmondo, non è necessario chiuderci in una grotta e cibarci di orti-che fino a diventare verdi, per trovare anche noi la stessa verità! Lescoperte scientifiche degli ultimi centocinquant’anni ci hanno giàmostrato che il rapporto fra coscienza, realtà e credenze esiste.

Siamo disposti ad accettare il rapporto che ci è stato mostratoe la responsabilità che un simile potere comporta, al fine di met-terlo in pratica in modo significativo per la nostra vita? Solo il fu-turo che si affaccia all’orizzonte ci dirà come abbiamo risposto al-la domanda.

SAPPIAMO DI NON SAPERE ALCUNE COSE

Durante una conferenza stampa tenutasi nel mese di giugnodel 2002 presso il quartier generale della NATO in Belgio, Do-nald Rumsfeld, allora Segretario della Difesa USA, ha fattouna nota affermazione per descrivere la situazione dei servizisegreti e della raccolta di informazioni nel mondo dopo l’11settembre: «Ci sono cose note che conosciamo; cioè ci sono co-se che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono enig-mi conosciuti; cioè ci sono alcune cose che sappiamo di nonsapere. Ma ci sono anche degli enigmi sconosciuti – cioè quel-li che non sappiamo di non sapere»1.

In altre parole, Rumsfeld stava dicendo che non abbiamotutte le informazioni e che sappiamo di non averle. Anche se

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questo discorso ormai famosoera rivolto al settore della ricer-ca di informazioni dei servizisegreti americani per la guerraal terrorismo, si può affermarela stessa cosa a proposito delleattuali conoscenze scientifiche.

Per quanto la scienza abbia avuto successo nel dare rispostaai nostri misteri più profondi, alcune delle menti più eccelse delnostro tempo affermano apertamente che il linguaggio dellascienza è incompleto. In un editoriale del 2002 incentrato sul-le virtù del metodo scientifico, una rivista del Gruppo Editoria-le Nature riportava un articolo in cui si affermava che «per suastessa natura, anche ai suoi livelli più esatti e profondi la scien-za è incompleta nelle sue spiegazioni, ma è autocorrettiva quan-do prende le distanze dopo avere occasionalmente imboccatodei sentieri sbagliati»2. Sebbene l’“autocorrettività” dei concettiscientifici a un certo punto finisca per verificarsi, talvolta impie-ga centinaia di anni per farlo, come dimostra il dibattito se l’u-niverso sia o non sia connesso da un campo energetico.

Questa limitazione non è tipica di una sola branca del sape-re, come la fisica o la matematica. Ad esempio Lewis Thomas,fisico e poeta del XX secolo, ha affermato che nella vita reale«ogni campo scientifico è incompleto». Ha attribuito i vuoti diconoscenza alla giovane età della scienza, affermando: «Qua-lunque sia stata la lista di conseguimenti durante gli ultimi duesecoli, [la maggior parte dei settori scientifici] si trova ancora aiprimordi della fase iniziale»3.

Chiaramente, ci sono vuoti enormi nella nostra capacità scienti-fica di spiegare perché le cose sono come sono. Ad esempio, i fisiciritengono di avere identificato con successo, attraverso il linguaggioscientifico, le quattro forze fondamentali della natura e dell’univer-so: gravità, elettromagnetismo e forze nucleari forti e deboli. Anche se

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Codice di credenza 3La scienza è un linguaggio –uno dei tanti che descrivo-no noi, l’universo, il corpoumano e il funzionamentodelle cose.

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sappiamo abbastanza su queste forze da applicarle nel settore tec-nologico – dai microcircuiti fino ai viaggi spaziali – sappiamo an-che di averne ancora una comprensione incompleta. Possiamo af-fermarlo con certezza, perché gli scienziati non sono ancora riuscitia trovare l’elusiva chiave che combina queste quattro forze in unasingola teoria sul funzionamento dell’universo: una teoria unitariadei campi.

Anche se nuove teorie, come la teoria supersimmetrica dellestringhe, potrebbero alla fine dimostrarsi in grado di dare la rispo-sta, i detrattori hanno posto un interrogativo che resta tuttora insospeso. Le teorie di stringa degli anni ’70, che hanno finito perconfluire nella teoria supersimmetrica, formalmente riconosciutanel 1984, sono state tutte sviluppate più di un ventennio fa. Sefunzionano davvero, allora perché sono ancora delle “teorie”? Concentinaia di menti fra le migliori del pianeta, e col più grande po-tere computazionale della storia mondiale, perché la teoria super-simmetrica non è ancora riuscita a sposare felicemente le quattroforze della natura facendone una singola storia che ci spieghi co-me funziona l’universo?

Senza alcun dubbio, questa è stata una delle grandi delusioniche hanno afflitto Einstein fino alla fine dei suoi giorni. In una let-tera del 1951 indirizzata al suo amico Maurice Solovine, il grandefisico teorico confessava la sua frustrazione: «La teoria unitaria deicampi è stata mandata in pensione», esordisce. «Il suo impiego ma-tematico è talmente complesso che, nonostante tutti i miei sforzi,non sono riuscito in alcun modo a verificarla»4.

Può non sorprendere che la scienza odierna non abbia tutte lerisposte. Le scoperte quantistiche dell’ultimo secolo hanno condot-to a una concezione sorprendentemente nuova e radicale di noistessi e del modus operandi dell’universo. In realtà questo nuovomodo di pensare è talmente radicale, da sfidare apertamente ciòche la scienza ci ha chiesto di credere per quasi tre secoli. Così, an-ziché costruire partendo dalle certezze di ciò che si credeva in pas-

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sato, le nuove scoperte hanno costretto gli scienziati a ripensare leloro ipotesi sul funzionamento dell’universo. In un certo senso, so-no dovuti tornare alla casella numero uno. Probabilmente la mag-giore svolta concettuale si è avuta con la realizzazione che la materiastessa – la sostanza di cui è fatta ogni cosa – non esiste nemmeno,rispetto alla vecchia concezione che ne avevamo.

Anziché concepire un universo fatto di “cose” – come gli atomi,ad esempio – separate fra loro e che esercitano un effetto ridotto sualtre cose, le teorie quantistiche indicano che l’universo e il corpoumano sono fatti di campi energetici in perenne mutamento, cheinteragiscono fra loro per creare il mondo in cui viviamo, secondomodalità che possono essere definite solo in termini di potenziali-tà, più che di certezza. Questo per noi è rilevante, perché siamoparte integrante dell’energia che attua quell’interazione. E la nostraconsapevolezza di questo fatto cambia tutto.

Quando ci rendiamo conto di essere avviluppati dalla danzaenergetica in cui è immersa la creazione, tale realizzazione cambiachi crediamo di essere, cosa abbiamo sempre ritenuto che l’univer-so fosse, e come pensiamo che il mondo funzioni. Forse più impor-tante, trasforma il nostro ruolo da osservatori passivi a potenti agen-ti di cambiamento, che interagiscono con la medesima sostanza dicui è fatto tutto il resto. E la nostra prospettiva sulla provenienza ditale sostanza sta cambiando anch’essa, molto velocemente.

PARTICELLE, POTENZIALITÀ E COSCIENZA:UN BREVE SGUARDO SULLA REALTÀ QUANTISTICA

Nella visione meccanica del cosmo proposta da Newton, l’u-niverso è pensato in termini di particelle il cui comportamentorisulta conosciuto e prevedibile in qualunque momento tempo-rale. Come nel caso delle palle da biliardo disposte sulla super-ficie del tavolo, se abbiamo informazioni che descrivono la for-

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za esercitata da una palla mentre ne colpisce un’altra (velocità,angolazione, eccetera), allora dovremmo poter predire dove ecome si muoverà la palla colpita. E se dovesse urtare altre palleposizionate sulla sua traiettoria, sapremo in che direzione e aquale velocità si muoveranno. La chiave di tutto qui è costitui-ta dal fatto che la visione meccanica dell’universo concepisce lepiù piccole unità di cui è fatto il mondo in termini di cose.

La fisica quantistica guarda all’universo in modo differente.In anni recenti, gli scienziati hanno sviluppato la tecnologia cheha reso possibile documentare il comportamento bizzarro e tal-volta prodigioso dell’energia quantistica, che costituisce l’essen-za dell’universo e del corpo umano. Ad esempio:

■ L’energia quantistica può avere due forme molto diverse:particelle visibili oppure onde invisibili. L’energia è presentein entrambi i casi, ma si manifesta in forme diverse.

■ Una particella quantistica può stare in un solo luogo, in dueluoghi allo stesso tempo, o perfino in molti luoghi simulta-neamente. La cosa interessante però è che, a prescindere dal-la distanza fisica che intercorre fra le sue collocazioni, la par-ticella si comporta come se fosse ancora connessa.

■ Le particelle quantistiche possono comunicare fra loro inmomenti temporali diversi. Non sono limitate dai concettidi passato, presente e futuro. Per una particella quantistica,poi significa adesso, e là significa qui.

Questi fatti sono rilevanti, perché noi siamo fatti delle stes-se particelle quantistiche che sanno comportarsi miracolosa-mente nelle giuste condizioni. La domanda è questa: Se le par-ticelle non sono limitate dalle “leggi” della scienza – almeno comele conosciamo noi oggi – e se noi siamo fatti delle stesse particelle,

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allora possiamo fare cose miraco-lose anche noi? In altre parole, ilcomportamento che i fisici de-finiscono “anomalo” dimostrale nostre limitazioni scientifi-che, o ci sta piuttosto mostran-do qualcos’altro? La libertà di-mostrata da queste particellerispetto ai vincoli spazio-tem-porali potrebbe forse rivelarci lalibertà che può manifestarsi an-che nella nostra vita?

Secondo ogni ricerca, documentazione ed esperienza diret-ta di chi ha trasceso i limiti delle proprie credenze, ritengo sen-za alcuna riserva che la risposta sia un fermo sì.

La sola differenza tra noi e quelle particelle isolate è che noisiamo costituiti da molte di loro, collegate mediante la sostan-za misteriosa che riempie i punti che usavamo definire “spaziovuoto” – una forma di energia che solo oggi stiamo iniziando acomprendere. È proprio l’individuazione recente di questa stra-na forma di energia da parte della scienza tradizionale, ad aver-ci proiettati in una concezione nuova e quasi olistica di noi stes-si nell’universo.

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Nel 1944 Max Planck, che molti considerano il padre della teo-ria dei quanti, ha scioccato il mondo affermando che esiste una“matrice” energetica che fornisce il progetto del nostro mondo fisi-co.5 In questo luogo fatto di pura energia, c’è l’inizio di tutto, dal-la nascita delle stelle e del DNA ai nostri rapporti più profondi, al-la pace fra nazioni e alla guarigione personale. La disponibilità dellascienza tradizionale ad abbracciare l’esistenza della matrix è ancora

Capitolo I - Una nuova visione della realtà … 39

Codice di credenza 4Se le particelle di cui sia-mo fatti possono entrareistantaneamente in comu-nicazione fra loro, esserein due luoghi simultanea-mente, e perfino cambiareil passato attraverso dellescelte compiute nel pre-sente, allora possiamo far-lo anche noi.

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talmente recente, che gli scienziati devono tuttora accordarsi sulnome da darle. Alcuni la definiscono semplicemente come il “cam-po”. Altri si sono riferiti ad essa usando termini che spaziano da tec-nicismi come “ologramma quantistico” a espressioni di tipo quasispirituale, come “mente di Dio” e “mente della natura”. Nel mio li-bro del 2007, che descrive la storia e le prove relative all’esistenzadel campo, ho riaffermato il ruolo che esso ha avuto nel gettare unponte fra scienza e spiritualità, riferendomi ad esso col termine diMatrix divina. Oggi le prove sperimentali che la matrix di Planckè reale ci forniscono l’anello mancante per collegare le nostre espe-rienze spirituali, fatte di credenze, immaginazione e preghiera, aimiracoli che osserviamo nel mondo che ci circonda.

Il motivo per cui le parole di Planck sono così autorevoli, ri-siede nell’aver cambiato per sempre il modo in cui concepiamoil nostro corpo, il mondo e il nostro ruolo nell’universo. Esse im-plicano che siamo molto più di semplici “osservatori” che attra-versano fugacemente una creazione preesistente, come ci hannodescritto gli scienziati. Attraverso la connessione che unisce tut-te le cose, gli esperimenti ora hanno dimostrato che noi abbia-mo un influsso diretto sulle onde e particelle dell’universo. Inbreve, l’universo risponde alle nostre credenze. È proprio questadifferenza – concepirci come potenti creatori anziché come os-servatori passivi – ad essere diventata il fulcro del più grande di-battito fra le menti più brillanti della storia recente. Le implica-zioni sono assolutamente sconcertanti.

In una citazione tratta dalle sue note autobiografiche, ad esem-pio, Albert Einstein ha espresso la convinzione che abbiamo uninflusso limitato sull’insieme dell’universo e che siamo fortunati diriuscire a comprendere anche solo una piccola parte di esso. «Vi-viamo in un mondo», ha affermato, «che esiste indipendentemen-te da noi esseri umani e che si staglia innanzi a noi come un gran-de, eterno indovinello, accessibile almeno parzialmente alla nostraesplorazione e analisi»6.

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In contrasto con la prospettiva di Einstein, ritenuta ampia-mente valida ancora oggi da molti scienziati, John Wheeler,uno stimato fisico di Princeton e collega di Einstein, sostieneuna prospettiva radicalmente diversa del nostro ruolo nellacreazione. Le ricerche di Wheeler l’hanno indotto a ritenereche potremmo esistere in un universo dove la coscienza nonsolo ha un ruolo importante, ma è addirittura creativa – in al-tre parole, in un “universo partecipativo”.

Chiarendo il suo pensiero, Wheeler afferma: «Non potrem-mo neanche immaginare un universo che, in qualche luogo eper qualche segmento di tempo, non contenesse degli osserva-tori, perché i mattoni stessi dell’universo sono questi atti di os-servazione partecipata»7.

Che svolta! Con un’interpretazione totalmente rivoluziona-ria del nostro rapporto col mondo circostante, Wheeler affer-ma che per noi è impossibile osservare semplicemente il mon-do mentre accade intorno a noi. Non possiamo mai essere[solo] degli osservatori, perché quando osserviamo, noi creia-mo e modifichiamo il creato. Talvolta l’effetto della nostra os-servazione è quasi impercettibile; talaltra, come scopriremo neicapitoli successivi, non lo è. In ogni evenienza, le scoperte av-venute durante il secolo scorso indicano che il nostro atto diosservare il mondo costituisce di per sé un’azione creativa. Edè la coscienza, che attua la creazione!

Queste scoperte sembrano sostenere la proposizione di Whee-ler secondo la quale non possiamo più concepirci come semplicispettatori che non hanno alcun effetto sul mondo che stanno os-servando.

Quando osserviamo la “vita” – la nostra abbondanza spiri-tuale e materiale, i nostri rapporti e la nostra carriera, le nostrepassioni più profonde e i nostri maggiori conseguimenti – po-tremmo ritrovarci a guardare dritto dentro lo specchio dellenostre credenze più vere e talvolta più inconsce.

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