la formazione del team leader di credit collection
TRANSCRIPT
1
"Nessuno di noi è tanto in gamba quanto noi tutti messi insieme"
Roy Kroc (fondatore di McDonald's)
Come mi sento oggi???
2
Obiettivi
• Acquisire nozioni di base sul lavoro in team;
• Sperimentare le dinamiche che si creano all’ interno di un gruppo;
• Applicare i punti fondamentali per creare un’ efficace dimensione di gruppo;
• Sviluppare le capacità di partecipare e condurre un gruppo di lavoro.
3
Argomenti
• Concetto di gruppo: dal gruppo al team;
• I fattori costitutivi di un team;
• Gli aspetti relazionali del lavorare il team;
• Gli obiettivi
• Il Problem Solving
• Decision Making
• Time Management
• La leadership
• Il feedback
• La motivazione
• Come e perché collaborare;
4
Lavoro di Squadra
L’arte del creare insieme quello che non c’è ancora
5
Definizione
•Gruppo
Insieme di due o più individui che interagiscono e dipendono gli uni dagli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune
•Team
Forma particolare di gruppo finalizzato al raggiungimento di obiettivi con attività e compiti definiti, caratterizzato da alto impegno
6
7
Un Team working ovvero “gruppo di lavoro” è costituito da un
numero di persone dotate di competenze complementari ovvero
interdipendenza dei compiti, con uno scopo comune, obiettivi di
performance e un approccio di lavoro basato sulla
responsabilizzazione collettiva
TEAM = SINERGIA = SPIRITO DI TEAM
Volontà dei singoli membri di agire per il bene della squadra, più che
per il bene individuale
Che cos’è un Team working
Le dimensioni
8
9
Partecipazione
Assertività
Leadership
Competizione
Ascolto
Clima
conflitto
Fiducia
sentimenti
Cooperazione
Morale
Le dimensioni di processo
Le dimensioni di processo
10
• Come costruire una relazione di fiducia
Costruire relazioni fondate sulla fiducia è essenziale nelle relazioni di medio - lungo periodo fra i membri di un team
Foto di Gruppo
11
12
Interdipendenza dei compiti
• Positiva quando dà luogo all’ instaurarsi di sentimenti dicooperazione e coesione tra i membri favorendo una miglioreprestazione del gruppo
• Negativa quando prevale la competizione, che conduce ainsicurezza, riduzione della coesione e peggioramento dellaprestazione complessiva
13
Clima di Gruppo
Il clima del gruppo, ovvero le qualità dell’ambiente relazionale
percepito dai suoi membri, è buono quando ci sono :
• Il giusto sostegno
• Il giusto calore
• Una comunicazione aperta
• Un riconoscimento dei ruoli
14
Le fasi di un Gruppo
adjourning
15
FORMAZIONE (FORMING)
IN QUESTA FASE IL GRUPPO È ANCORA UN “INSIEME” DI INDIVIDUI; SI PARLA DEGLI OBIETTIVI, DELLE DURATE DEL PROGETTO, DELLE CARATTERISTICHE DEL PROGETTO, DEGLI SCOPI DEL GRUPPO, ECC.
TURBOLENZA (STORMING)
È QUESTA LA FASE IN CUI SI DEFINISCONO RUOLI, COMPETENZE, COMPITI, RESPONSABILITÀ. IN GENERE È UNA FASE CONFLITTUALE IN CUI NON SONO ANCORA PRESENTI I PRINCIPI DEL LAVORO DI GRUPPO.
NORMALIZZAZIONE (NORMING)
IN QUESTA FASE VENGONO DEFINITE NORME E PROCEDURE. SI DISCUTE SU COME FARE IL LAVORO, SUL COMPORTAMENTO, SU COME PRENDERE LE DECISIONI, SULLE SINERGIE NELL’AMBITO DEL GRUPPO.
ESECUZIONE (PERFORMING)
COMPLETATE LE FASI PRECEDENTI IL GRUPPO DI PROGETTO È IN CONDIZIONI DI OPERARE PER CONSEGUIRE GLI OBIETTIVI PREVISTI.
SCIOGLIMENTO (ADJOURNING)
IL COMPITO E’ STATO SVOLTO CON SUCCESSO E IL GRUPPO SI SCIOGLIE IN ATTESA DEL NUOVO COMPITO
(B. W. Tuckman)
PROCESSO FORMAZIONE DI UN GRUPPO
Fasi del Gruppo
16
17
Il Gruppo come sistema comunicazionale
Sistema
comunicazionale
Il gruppo è organizzato
come un sistema
comunicazionale
Il team builder facilita la
circolazione
18
Interdipendenza dei ruoli
• Dare degli obiettivi, attività, che necessitano che icomponenti del team lavorino in collaborazione
• Creare delle situazioni affinché i componenti del team siaiutino vicendevolmente per realizzare gli obiettivi di lavoro
• Aiutare i componenti del team a riconoscere i punti di forzacosì come i limiti di ciascuno
19
Condividere e incoraggiare la condivisione
obiettivo
interdipendenza
Dei risultati
Dell’innovazione
Delle iniziative
Delle informazioni
SWOT O SWAT
20
21
Le Dinamiche di Gruppo
• La condivisione della responsabilità > rinunciare all’autonomia per il successo
• Consapevolezza di sé > capacità di accettare le critiche costruttive
• Difese delle proprie idee > capacità di sostenere il proprio punto di vista sul piano del merito
• Gestione della tensione > abilità nel fronteggiare e gestire i conflitti
• Valorizzazione della diversità > valorizzare le prospettive e le opinioni altrui
• Leadership > motivazione e coinvolgimento dei colleghi
• Competenza tecnica > competenza nel proprio lavoro
Caratteristiche individuali
22
Le Dinamiche di Gruppo
• Riportare il gruppo al presidio del suo lavoro in termini di rispetto del processo di analisi dei problemi e di costruzione delle decisioni
• Stimolare la discussione collettiva, creando una modalità di comunicazione “ circolare”
• Proporre l’analisi dei problemi da diverse angolazioni
• Presidiare il conflitto
• Astenersi dal commentare o valutare le idee altrui
• Evitare che si formino sottogruppi
RUOLO DEL RESPONSABILE DEL GRUPPO
23
Regole del TEAM building
• E’ importante creare un clima favorevole che permetta ad ognuno di esprimersi.
• Comportamenti aggressivi, come criticare una proposta prima di averla ascoltata interamente, come interrompere la persona, non sono corretti e costruttivi.
• E’ importante, quindi, instaurare un clima di rispetto reciproco, caratterizzato dall’ascolto, dal confronto leale, dalla disponibilità verso l’altro.
INSTAURARE UN CLIMA COLLABORATIVO
24
Regole del TEAM building
• Ogni persona ha il diritto/dovere di intervenire nella discussione, ha la possibilità di presentare il proprio punto di vista, di condividere la propria esperienza e le proprie intuizioni.
ACCOGLIERE IL CONTRIBUTO DI OGNUNO
25
Regole del TEAM building
• E’ importante mantenere il contenuto della comunicazione inerente al tema trattato e all’obiettivo prefissato.
• E’ possibile correggere eventuali interventi “ ostruzionisti” con frasi come :
“ Questi aspetti, per quanto interessanti, esulano dalla nostra discussione; gradiremmo avere un tuo parere in merito al tema in oggetto”
Mantenere gli interventi coerenti con il tema in questione
26
Regole del TEAM building
• Può capitare che una persona commetta un errore, non svolga un compito che il gruppo le aveva affidato, che disattenda le aspettative.
• E’ fondamentale in questo caso, non attaccare la persona con commenti crudi e diretti, ma è meglio indicare come vorremmo che il lavoro venga svolto.
• In questo modo non si deteriora la relazione e non si riduce la motivazione e l’impegno del soggetto.”
Criticare il comportamento e non la persona
27
Le caratteristiche di un TEAM
• Autorità e leadership: il management partecipativo
• Obiettivi ambiziosi e visualizzazione di finalità comuni
• Interdipendenza dei ruoli e responsabilità condivise
• Alta motivazione verso il risultato
• Qualità della comunicazione interna e produttività delle riunioni
• Abilità nella soluzione dei problemi: apprendere dagli errori ed orientamento al cliente
• Focalizzazione sul futuro e approccio positivo al cambiamento
• Capacità di analisi critica sul funzionamento del team
28
Le barriere interne/esterne al TEAM
• Obiettivi e missione confusa del team
• Inadeguata preparazione ed incompetenza
• Barriere personali dei membri
• individualismo
• Clima di lavoro negativo
• Sovraccarico di lavoro dei membri
• Assenza di un metodo operativo
• Eccessiva competizione tra i membri
• Scarsa comunicazione tra i membri
• Leadership carente e inefficace
• Negatività/criticismo
• Conflitti distruttivi
29
Metodi di lavoro del TEAM
• Rinunciare in parte alle proprie modalità di lavoro, ai propri tempi, ai propri strumenti, ecc…
• Accettare una “strada” comune del gruppo
Questo richiede:
• Fiducia nelle proprie e nelle altrui capacità
• Tolleranza dell’incertezza a percorrere strade non conosciute
30
Definire un efficace metodo di lavoro per un gruppo significachiarire e condividere:
• Analisi delle risorse e dei vincoli• Il metodo di discussione• Gli strumenti da utilizzare• La pianificazione del tempo• L’approccio creativo ai vari problemiNon “chi è stato”? ma “perché è successo”?
La riunione
31
32
La teoria degli obiettivi
Senza obiettivo
non c'è sistema"
Deming William Edwards
33
Goal Setting: la teoria degli obiettivi
L’obiettivo è l’ idea di qualcosa che accade nel futuro e che viene
immaginata nel presente .
In altre parole l’obiettivo è una convinzione,
la convinzione più o meno profonda che qualcosa si verificherà in
un certo momento.
34
Gli obiettivi orientano l’attenzione, mobilitano le energie,
incoraggiano la persistenza verso l’azione, influenzando così, direttamente la prestazione di una persona e di un gruppo
35
Come deve essere un obiettivo
• Chiarito e condiviso in fase di costituzione
• Formulato in positivo
• Adeguatamente tempificato
• Sotto la sola responsabilità del gruppo
• Costruito su fatti e dati osservati da tutti
• Controllabile
• Adeguato alle risorse e potenzialità del gruppo
36
Obiettivo SMARTER
• S pecifico
• M isurabile
• A ccessibile
• R ilevante
• T empificato
• E cologico
• R egistrato
Definizione degli obiettivi
37
38
Obiettivo ben formato
Definire l’obiettivo in termini specifici e misurabili
• Poter visualizzare qualcosa di specifico, che abbia una forma, dei
colori, dove possano esservi persone, luoghi, oggetti
• Poter riferirsi a dati quantificabili e misurabili (come sapremo di
aver raggiunto l’obiettivo?)
39
Obiettivo ben formato
Obiettivo Accessibile e Rilevante:
• Identificare mete possibili che siano ritenute “accessibili” e“attraenti” dall’individuo e dal gruppo;
• Verificare la rilevanza funzionale per il gruppo e la
• motivazione all’ azione (quanto incide l’obiettivo sulbenessere del gruppo)
40
Caratteristiche dell’obiettivo ben formato
L’obiettivo va collocato in una data precisa
(giorno/mese/anno)
Porre un obiettivo senza scadenza equivale a dare al nostro
inconscio un ordine aspecifico. Propositi di cambiamento che
iniziano con “ prima o poi” “ un giorno” contengono il germe
dell’ insuccesso.
41
Formulazione degli obiettivi
Formulazione scorretta Formulazione corretta
Guadagnare molti soldi Fatturare un milione di euro
Essere magro Pesare sessanta chili
Fare carriera Ottenere la promozione a
direttore per la data x
Riuscire nello studio Ottenere la laurea in ingegneria
42
Caratteristiche dell’obiettivo ben formato
L’obiettivo sarà ecologico, di rilievo valoriale per il gruppo e tracciabile
• L’obiettivo avrà un senso ed un significato coerenti con i valori, l’identità e la cultura della persona e dell’organizzazione cui si riferisce .
• L’obiettivo va reso visibile, con annotazioni scritte
Gerarchie di Valori
43
44
Visualizzare gli obiettivi
… La rappresentazione di un’azione
attiva alcune aree neuronali molto
simili a quelle attivate dalla sua
esecuzione.
Infatti, rappresentare in modo
sensorialmente basato le sequenze
di azioni che conducono ad un
obiettivo, facilita e predispone il
sistema mente- corpo al suo
raggiungimento.
45
Visualizzare gli obiettivi
Ciò che immaginiamo
anche se situato nel passato o
nel futuro,
provoca risposte
neurofisiologiche simili a
quelle che abbiamo in
presenza di situazioni reali.
46
Metodo per l’impostazione di un lavoro di gruppo
Definizione degli obiettiviDefinizione degli obiettiviA
Analisi dei fattori che compongono l’obiettivo e
dei problemi che generano impedimento
Analisi dei fattori che compongono l’obiettivo e
dei problemi che generano impedimentoB
Formulazione e attuazione di soluzioniFormulazione e attuazione di soluzioniC
Valutazione dell’interventoValutazione dell’interventoD
47
Metodo per l’impostazione di un lavoro di gruppo
Definizione degli obiettiviDefinizione degli obiettiviA
•Definire l’obiettivo in termini di risultato (dati ed ipotesi plausibili)
•Esplicitarlo nelle sue motivazioni e promuoverne la condivisione
•Scomporlo in sotto-obiettivi e compiti•Curarsi che sia oggettivamente perseguibile dal gruppo
•Condividere i parametri di valutazione con il gruppo
48
Metodo per l’impostazione di un lavoro di gruppo
Analisi dei fattori che compongono l’obiettivo e
dei problemi che generano impedimento
Analisi dei fattori che compongono l’obiettivo e
dei problemi che generano impedimento B
1. Individuare le macro-famiglie di causali 2. Scomporre in micro-caratteristiche le causali3. Definizione del peso specifico di ciascuna causale
(es:matrice “peso economico/gestibilità”)4. Assegnazione delle priorità5. Collocazione del problema all’interno di flussi di
processo (attraverso diagrammi di flusso)6. Misurazione puntuale
49
Determinazione delle priorità
Peso economicodel problema
Grado di gestibilità del problema
AltoBasso
Basso
Alto
4
3
2
1
50
Metodo per l’impostazione di un lavoro di gruppo
Formulazione e attuazione di soluzioniFormulazione e attuazione di soluzioniC
1. Fase creativa: esplorazione destrutturata di tutte le possibili soluzioni facendo ricorso a tecniche che favoriscano al produzione di idee e soluzioni.
2. Fase progettuale: declinare poi le idee più concretamente traducibili in veri e propri piani d’azione articolati specificano
• Chi fa cosa• Come• Entro quando• Con quali risorse (impatto economico della soluzione).
3. Fase attuativa: individuare l’area presso cui effettuare una attuazione concreta.
51
Valutazione dell’intervento.Valutazione dell’intervento.D
Specificare:
• Grado di efficacia dell’azione attuata• Come estendere ad altre aree il progetto• Come diffondere i risultati• Come consolidare ed implementare definitivamente il
miglioramento/raggiungimento dell’obiettivo.
Metodo per l’impostazione di un lavoro di gruppo
Visioning
52
53
Problem Solving
54
Problem Solving
Benefici e skill
Definizioni: imparare a identificare e definire in modo accurato il vero
problema, per evitare di risolvere solo i sintomi
Soluzioni: realizzare soluzioni definitive anzichè rimedi tampone
temporanei
Decisioni: prendere soluzioni valide, realizzabili e durature.
Riunioni: strutturare le riunioni rispecchiando l‘abitudine del problem
solving e a processi decisionali produttivi.
Acquisizioni: imparare ad acquisire informazioni da punti di vista in conflitto
che contribuiranno alla definizione dei problemi, a raggiungere decisioni,
chiarire soluzioni e realizzare piani d‘azione
Lavoro di squadra: sperimentare un efficace lavoro di squadra
55
Problem Solving
... Dalla corretta definizione di problema ...
... al PIANO D‘AZIONE
56
Problem Solving
Prima di tutto … che cos’è un “problema” ?
La parola „problema“ può appartenerea due differenti serie di significati
... Siamo esposti ad
un rischio ...
... Un certo dato è diverso
dalle nostre previsioni ...
Stiamo parlando di „noi“
Stiamo parlando dell‘effettoche quella cosa che non
va provoca in noi
Ci stiamo occupando diqualcosa esterno a noi
Indipendente dai nostrisentimenti e dalla nostra
volontà
57
Problem Solving
problema
2. Dato assunto come
riferimento
problema è uno scostamento capace di generare effetti negativitra un dato reale ed un dato di riferimento
58
Problem Solving
problema è uno scostamentocapace di generare effetti negativi
tra un dato reale ed un dato di riferimento
Usciamo dallagenericità
Usciamo dallaautoreferenzialità,
cioè dobbiamo basarciSu elementi direaltà esterna
alla nostra persona
59
Problem Solving
Sono la chiave di accessoalla corretta formulazione
del problema: quella che ci
mette sulla strada giusta
per risolverlo o per decidere
di ignorarlo consapevolmente
Segmentare
per individuarecon maggiore
certezza la naturadei rispettiviscostamenti
Precisare
per descrivere conprecisione loscostamento,
misurandolo secondouna serie di variabili
problema
Spesso ci capita di percepirecome „un“ problema
sia inrealtà un vero e proprio„grappolo“ di Problemi
60
Problem Solving
Per segmentare e precisare possiamo farci aiutare da
alcuni semplici strumenti:
LE DOMANDE DI PRECISAZIONE
Chi ? Cosa ? Come ? Quando ? Dove ? Perchè ?
IL DIAGRAMMA ESPLOSO
61
Problem Solving
Una questione di priorità
Che cosa merita immediatamente la nostra attenzione risolutiva ?
Che cosa la merita ma con meno impellenza ?
Dobbiamo affrontare i due concetti di:
PRIORITA‘ URGENZA
Le due parole sono sinonimi ?
62
Problem Solving
Una questione di priorità
Esistono 3 coordinate in base alle quali misurare la PRIORITA‘ DI UN
problema:
URGENZA
È dettata dallapressione di aspettative
sociali o aziendali, dascadenze, ...
FREQUENZA
È l‘impatto quantitativodel problema, la forza colquale si presenta, la suaestensione nello spazio
e nel tempo
GRAVITA‘
Rappresentale conseguenze che ilproblema provoca senon viene affrontato
63
Problem Solving
Urgenza
Gravità Frequenza
6
5
4
3
2
1
0
Uno strumento empirico e semplice per definire una scala di priorità
64
Problem Solving
Allora da dove si parte ?
La regola dice:
PRIMA I PROBLEMI CON TRIANGOLO DI MAGGIOR SUPERFICIE (O CON IL GRADO DI PRIORITA‘ PIU‘ ALTO)
ma con una ECCEZIONE
SE ANCHE UN SOLO ASSE MERITA IL MASSIMO DEL PUNTEGGIO, IL problema E‘ COMUNQUE IN
PRIMA PRIORITA‘
65
Problem Solving
Che cosa significa “risolvere” ?
Nel linguaggio corrente „risolvere“ equivale a „far
scomparire, possibilmente al più presto, lo scostamento
indesiderato“ o, nella peggiore delle ipotesi, a „limitare
danni prodotti dallo scostamento“.
66
Problem Solving
Non è questo il significato nel linguaggio del Problem solving.
Nel Problem solving „risolvere un problema“ significa fare in
modo che lo scostamento indesiderato non si presenti mai più.
Risolvere un problema significa eliminare leCAUSE di uno scostamento in modo che
esso non si presenti mai piu‘
67
Problem Solving
Una sintesi
Identificazione del problema/Analisi della situazione
Start„abbiamo un problema ...“
Scegliere l‘approccio diProblem solving più adatto
Domande di
precisazione
Esploso
Diagramma delle
priorità
Segmentare il problema Elenco/esploso di singoli Problemi
Precisare i singoli ProblemiSingoli Problemi espressi in termini di
scostamenti misurabili
Valutare le priorità Graduatori di priorità del problemada affrontare
68
Problem Solving
Metodo 8P
Approccio metodologico rigoroso, standardizzato e condiviso,
applicabile in ogni contesto in tutte le diverse aree aziendali.
Il metodo si articola in 8 fasi in cui si possono riconoscere
scomposte e riaggregate le quattro macrofasi della metodologia
capostipite del problem solving, il P.D.C.A.
69
Problem Solving
Metodo 8P: P.D.C.A.
Plan: Analisi della situazione
Plan: Processo di diagnosi
Plan: Processo decisionale
Plan: Processo di pianificazione
Do
Check
Act
70
Problem Solving
Metodo 8P: P.D.C.A. & 8P
Plan: Analisi della situazione
Plan: Processo di diagnosi
Plan: Processo decisionale
Plan: Processo di pianificazione
Do
Check
Act7. Prevenire il ripetersi del problema
8. Concludere le attività
6. Realizzare e validare l’azione correttiva
4. Individuare e verificare la causa del problema
1. Costruire il team
2. Descrivere il problema
3. Sviluppare un’azione di contenimento transitoria
5. Individuare l’azione correttiva definitiva
71
Problem Solving
Passo 1: Costituire il Team
INDIVIDUARE UN RESPONSABILE con le giuste competenze per la gestione
dell’azione correttiva, che deve seguire i passi metodologici fino alla
conclusione delle attività
Se necessario COSTITUIRE UN TEAM DI LAVORO dedicato
DEFINIRE OBIETTIVI, TEMPISTICHE E MODALITÀ DI LAVORO in team
72
Problem Solving
Passo 2: Descrivere il problema
CONFIGURARE IL PROBLEMA in termini di entità, estensione e condizioni in
cui si è verificato.
DEFINIRE UNA MISURA OGGETTIVA INIZIALE, mediante indicatori a cui far
riferimento per valutarne l’efficacia
RACCOGLIERE DATI ED INFORMAZIONI sul problema
VALUTARE L’ENTITÀ DELLA NON CONFORMITÀ specificando entità e frequenza
Non si deve intraprendere nessuna azione correttiva relativa al problema
fintanto che non si conosce il suo contorno
73
Problem Solving
Passo 3: Sviluppare un’azione di contenimento transitoria
DEFINIRE AZIONI DI CONTENIMENTO DEGLI EFFETTI DELLE NON CONFORMITÀ
che pur non rimuovendo il problema ne annullino o ne riducano
considerevolmente l’impatto nei confronti del Cliente
Mantenere in vigore il provvedimento transitorio fino all’introduzione del
provvedimento definitivo
74
Problem Solving
Passo 4: Individuare e verificare la causa del problema/1
EFFETTUARE L’ANALISI DEL PROCESSO che ha generato il problema
Identificare il maggior numero di cause potenziali e raggrupparle in categorie
omogenee costruire il DIAGRAMMA CAUSA-EFFETTO
Individuare la causa/le cause più probabili che hanno portato al problema
(APPLICABILITA’ DELLA CAUSA)
75
Problem Solving
Passo 4: Individuare e verificare la causa del problema/2
STABILIRE L’IMPORTANZA DELLE CAUSE PIÙ PROBABILI in termini di
concorrenza al problema
( valutazione del peso: PROBABILITA’/IMPATTO)
Individuare le CAUSE PRIMARIE del problema dalle secondarie e da quelle
meno significative
VERIFICARE MEDIANTE TEST O SIMULAZIONI SULLA REALTÀ OPERATIVA per
dimostrare l’avvenuta individuazione della causa/cause alla radice del
problema
76
Problem Solving
Passo 5: Individuare l’azione correttiva definitiva/1
Individuare le aternativa di soluzione
Analizzare costi/benefici per facilitare la classificazione per importanza o
validità di un insieme di argomenti o idee
Pesare le soluzioni ipotizzate ( argomenti a favore [BENEFICI] o contrari
[COSTI] delle possibili soluzioni)
77
Problem Solving
Passo 5: Individuare l’azione correttiva definitiva/2
Selezionare una soluzione del problema significa tenere presente I temi a
favore o contro:
costi
facilità di implementazione
rischi tecnologici
rispetto dei tempi
disponibilità di mezzi
vincoli aziendali
78
Problem Solving
Passo 6: Realizzare e validare l’azione correttiva
ATTUARE UN PIANO DI PROVE e quindi analizzare i risultati in termini di:
comprensione e corretta individuazione delle cause
efficacia della soluzione adottata
obiettivi raggiunti, riportando in allegato i risultati ottenuti per gli indicatori
robustezza della soluzione
In caso di scarsa efficacia valutare se reiterare il percorso di problem solving per
individuare i passi da modificare, oppure cambiare le modalità di controllo del
processo
79
Problem Solving
Passo 7: Prevenire il ripetersi del problema
PROCEDERE ALLA STANDARDIZZAZIONE
aggiornare la documentazione di processo
estendere la soluzione a processi similari
80
Problem Solving
Passo 8: Concludere le attività
Divulgare i risultati conseguiti al termine delle attività di problem solving
per promuovere il miglioramento continuo
Un Problema da risolvere
81
82
Problem SolvingEsercizio
1) LEGGERE attentamente il problema (recupero crediti)
2) SCRIVERE la CARTA di IDENTITA’ del problema: COS’E’ - DOV’E’ – QUANDO –QUANTO
3) UTILIZZARE GLI STRUMENTI delle 8 D
4) PIANO D’AZIONE: cosa volete fare e come monitorate quello che avetedeciso di fare
83
Decision Making
1. Creare un contesto per il successo
2. Inquadrare il problema in modo appropriato
3. Individuare le alternative
4. Valutare le alternative
5. Scegliere l’alternativa migliore
84
Creare contesto per il successo
Creare un ambiente in cui siano possibili decisioni efficaci.
Una cultura di controllo e comando tende a prendere decisioni in linea con le preferenze degli individui più potenti.
Al processo di decisione devono partecipare le persone giuste.
Le persone giuste devono incontrarsi in un ambiente che incoraggia il pensiero creativo e le decisioni accurate
Decision Making
85
Creare contesto per il successo
Accordarsi in anticipo su come verrà presa la decisione.
Sostenere il dibattito sano ed i punti di vista differenti.
Decision Making
86
Fare partecipare le persone giuste
Persone con autorità per
allocare risorse eattuare decisioni
Stakeholder chiave Esperti
OppositoriSostenitori
Decision Making
87
Decision Making
Mantenete gestibile il numero che compone il gruppo: coinvolgete non più di sei/sette membri.
Un team troppo piccolo può lasciare fuori persone in grado di assicurare contributi importanti.
Un team troppo grande rischia di rallentare il processo decisionale e riduce al silenzio le persone che non sono abituate a partecipare a questi gruppi.
88
Decision Making
Dedicate attenzione al setting
Utilizzate sale riunioni che non usate di solito, luoghi esterni all’azienda
Se allontanate le persone dall’ambiente tradizionale tendono a parlare più liberamente
Attenzione a come viene preparate il luogo dell’incontro: la disposizone circolare significa che non esiste una “testa”
89
Decision Making
Accordatevi su come sarà presa la decisione
Consenso
Consenso qualificato
Maggioranza
Leadership direttiva
90
Decision Making
RESPONSABILE DELLA RIUNIONE
ORGANIZZATORE
SEGRETARIO
TITOLARE "PREVALENTE" DEL PROBLEMA
PARTECIPANTI/GRUPPO DI LAVORO
LA GESTIONE DI UNA RIUNIONE: GLI ATTORI
91
Decision Making
AVVIO, SVOLGIMENTO CONCLUSIONEPRESENTARE PARTECIPANTI, LEGGERE ODG, RICHIAMARE DECISIONI
PRECEDENTI, VERIFICARE OMOGENEITA’ INFO IN AVVIO, DECIDERE CHI STENDE IL VERBALE, DEFINIRE REGOLE, DARE LA PAROLA, RIASSUMERE, RICONDURRE AL TEMA CONTROLLARE TEMPO, FISSARE LA DECISIONE, DEFINIRE RESPONSABILITA’ E TEMPI DI ESECUZIONE/VERIFICA, FISSARE
RIUNIONI SUCCESSIVE
IDEAZIONE - PREPARAZIONEORDINE DEL GIORNO, PARTECIPANTI, TEMPI, DOCUMENTAZIONE,
LETTERA DI CONVOCAZIONE
FEED-BACKINVIARE A TUTTI IL VERBALE RIPORTANTE:
DECISIONE, SENSO E SIGNIFICATO DELLA STESSA, TEMPI, RESPONSABILITA’ E MODALITA’ DI ESECUZIONE,
MODALITA’ DI VERIFICA E RESPONSABILITA’ DELLA VERIFICA,PROSSIMO APPUNTAMENTO
Prima
Incontro
Dopo
LE FASI ASSUMONO SIGNIFICATI E RILEVANZA DIVERSI PER CIASCUN TIPO DI INCONTROOGNI FASE RICHIEDE ADEMPIMENTI SPECIFICI E COINVOLGE
PRIORITARIAMENTE RUOLI DIVERSI
LA GESTIONE DI UNA RIUNIONE: LE FASI
92
Decision Making
“Dal patrocinio al dialogo”
Clarissa, capo dello sviluppo prodotti, sta assediando il CEO per ottenere fondi per lo
sviluppo di una nuova famiglia di prodotti. Usa qualsiasi fatto, dato proveniente dalle
ricerche o ipotesi per sostenere la sua richiesta. E’ riuscita anche a ottenere l’aiuto di due
potenti alleati. Se viene a conoscenza di qualche dato contrario alle sue tesi non lo
sottopone, mentre i suoi avversari stanno facendo lobby contro i suoi piani, utilizzando
qualsiasi elemento possa supportare la loro idea.
Scontento di questo comportamento, il CEO convoca una riunione alla quale invita gli
oppositori di Clarissa e altri due membri della direzione. “Sentite” inizia “abbiamo risorse
limitate, quindi dobbiamo stabilire come utilizzarle al meglio. Clarissa ha alcune idee
interessanti, quindi discutiamone”.
Clarissa percepisce questo discorso come una possibilità di sostenere le proprie tesi. Non
appena finisce il suo intervento la discussione degenera in una lite, con gli oppositori che
distruggono il suo piano e contemporaneamente sostengono i propri progetti. La
conversazione accesa non conduce da nessuna parte e non viene presa alcuna decisione.
Tutti lasciano la riunione arrabbiati e frustrati.
93
Decision Making
Cosa è andato storto ?
Il CEO non ha gestito il processo di decision making in modo efficace e la riunione
è degenerata in un approccio di patrocinio.
Clarissa ed i suoi oppositori hanno affrontato la riunione come una gara: ciascuna
delle parti ha sostenuto la sua posizione senza prendere in considerazione i
bisogni degli altri dipartimenti o dell’azienda nel suo insieme.
94
Decision Making
In un ambito ideale la decisione sulla proposta di Clarissa sarebbe stata presa
utilizzando un approccio di indagine: un approccio aperto in cui gli pongono
domande indagatorie, esplorano punti di vista diversi e identificano un’ampia
gamma di opzioni con lo scopo di raggiungere una decisione creata e posseduta
collettivamente.
95
Decision Making
ELEMENTO Approccio di
PATROCINIO (difesa)
Approccio di
INDAGINE
Concetto di decision making Una gara Un problem solving
collaborativo
Scopo della discussione Persuasione e lobbying Prova e valutazione
Ruolo dei partecipanti Portavoce Pensatori critici
Modelli di comportamento Persuadere gli altri, difendere la
propria posizione, minimizzare
le debolezze
Presentare argomenti bilanciati,
restare aperti alle alternative,
accettare la critica costruttiva
Posizioni di minoranza Scoraggiare o tralasciare Coltivare ed apprezzare
Risultato Vincenti e perdenti Ownership collettiva
96
Decision Making
Inquadra ilproblema
Si accorda su un set di alternative
Prende la decisione
Raffina il focus
Valuta la situazione
Sviluppa le alternative
Valuta rischi,costi e benefici
Pianifica l’implemen-tazione
Team
di d
eci
sio
ne
Team
inve
stig
ativ
o
Decision Making
97
Time Management
98
La gestione del tempo è un falso problema
Il tempo è vita
Il tempo è l’uso che ne facciamo …
Time Management
99
Il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico: le passioni che sentiamo lo espandono, quelle che ispiriamo lo contraggono e l’abitudine riempie quello che rimane.
M. Proust
Alla ricerca del tempo perduto
Time Management
100
In quali situazioni e con quali tecniche penso di gestire bene il mio tempo?
In quali situazioni penso di gestire male il mio
tempo e perché?
Cosa mi servirebbe per migliorare la gestione inefficace del mio tempo?
Autoanalisi
Time Management
101
Punti forti: come e perché gestisco bene il mio tempo
Punti deboli:come e perché gestisco male il mio tempo
Autodiagnosi …
Time Management
102
Cosa intendiamo con
“tempo cronologico” e “tempo psicologico”
Cosa significa “tempo governato”
La relazione fra “tempo aziendale” e
“tempo personale”
Time Management
103
La gestione del tempo è strettamente
correlata al ruolo ricoperto
Analisi del proprio ruolo
Aree di responsabilità
Obiettivi di ruolo
Orizzonti temporali di pianificazione
Il Time Management è
Time Management
104
Un tale che passeggiava tra gli alberi incontrò un boscaiolo intento a segare un
tronco con grande fatica. Curioso di scoprire come mai fare a pezzi una pianta
caduta costasse tanto sudore, il tale si avvicinò, stette un po’ a osservare e poi
disse: “ potrò sbagliare, ma mi sembra che la tua sega tagli poco. Che ne diresti di
appuntire i denti?” Il boscaiolo tra un respiro affannoso e l’altro rispose brusco: “
non ho tempo, devo segare”.
Così narra un racconto canadese.
Time Management
105
La storiella insegna che ognuno ritiene di
far buon uso del proprio tempo,
semplicemente occupandolo. Pochi si
soffermano sul reale utilizzo che ne fanno
perché è scarsa l’abitudine all’autoanalisi.
Time Management
106
Aree di responsabilità
Obiettivi
Time Management
107
Obiettivi
Possiamo raggruppare in tre grandi aree gli obiettivi di un ruolo
manageriale
Quelli determinanti, di grande importanza, da perseguire entro
la scadenza definita
Quelli importanti che è auspicabile e necessario raggiungere
Quelli che è auspicabile raggiungere ma possono variare ed
essere posticipati
Time Management
108
Tempo effettivamente dedicato
al perseguimento di ogni obiettivo
Tempo che si dovrebbe dedicare
Time Management
109
Un metodo per usare con efficacia il proprio tempo
Il modello dei 5 assi
Time Management
110
Conoscere l’utilizzodel proprio tempo
Il concetto diPRIORITA’
La PIANIFICAZIONEgiornaliera esettimanale
Organizzare iltempo RELAZIONALE
1 2
3 4
5
Utilizzare strumentie tecniche adeguati
Il modello dei 5 assi
Time Management
111
Ora Attività Durata totale Durata prevista Interruzioni
Conoscere l’utilizzo del proprio tempo
Time Management
112
CALCOLARE IL TEMPO DEDICATO A:
Attività pianificate
Attività di routine
Attività impreviste
Interruzioni e/o disturbi
Verificare i periodi più tranquilli, quali quando, perché
CONSIDERARE
Le tipologie di interruzioni e disturbi
Il peso e il significato degli imprevisti
Il rapporto tempo e ruolo
Time Management
113
DUE PRINCIPI GUIDA
La pianificazione delle nostre attività
E’ UN MEZZO, NON UN FINE, ovvero noi
pianifichiamo per lavorare meglio e non
lavoriamo per pianificare.
Non tutto è pianificabile, gli imprevisti fanno
parte delle regole del gioco.
Time Management
114
PRIORITA’
IMPORTANZA URGENZA
Impatto Scadenzavaloriale di un’attività, di un
problema su
obiettivi critici
(per bisogni - risorse in
gioco)
temporale entro cui va
gestito un lavoro, una
situazione
Il concetto di priorità
Time Management
115
IMPORTANZA e URGENZA sono criteri di priorità coerenti
MA
IMPORTANZA TU scegli come destinare il tempo
TU hai un ruolo attivo
URGENZA ALTRI riempiono il tuo tempo
Il concetto di urgenza è soggettivo
Time Management
116
PROBLEMI
STRATEGICI
PROBLEMI
OPERATIVI
20% 80%
PROBLEMI
20 80
2080
RISULTATI
Time Management
117
Il modello di Eisenhower
Urgente Non urgente
Imp
ort
ante
No
n im
po
rtan
te
CrisiProblemi pressantiProgramma giunti a scadenza
PrevenzioneSviluppo relazioniIndividuazione nuove opportunitàPianificazione
Attività banali, ripetitiveParte della corrispondenzaAlcune telefonateLadri di tempo
InterruzioniTelefonateParte della corrispondenzaRapportiAlcune riunioniAttività che stanno a cuoread altre persone
1 2
3 4
Time Management
118
Le tipologie di priorità
• Priorità legata al ruolo
• Priorità legata alla strategia aziendale
• Priorità legata alla propria crescita professionale
• Priorità legata alla persona
Priorità
119
Time Management
120
Tecniche e strumenti per
governare il proprio tempo
Time Management
121
1. Ogni giorno lasciate sempre libero il 20-30% del tempo per gli
imprevisti.
2. Indicate non tanto l’ora in cui farete il lavoro, ma il giorno.
3. Tenete sempre presente la durata realistica delle attività e non
scordate la routine.
Time Management
122
1. Quali sono gli OBIETTIVI della prossima settimana ?
2. Qual è la loro PRIORITA’ ?
3. Quali ATTIVITA’ devo svolgere ?
4. QUANDO svolgo queste attività ?
Time Management
123
Pianificare vuol dire:
Stabilire l’ordine di priorità (cosa farò per primo, per secondo, ecc …) per il quale si svolgerà la propria attività.
LA PIANIFICAZIONE IMPOSTATA VA
VISSUTA E CONTROLLATA
Time Management
124
• Acquisire la consapevolezza della soggettività del tempo
• Assegnare un budget temporale ad ogni attività
• Essere realisti nella valutazione del tempo
• Privilegiare le sequenze di lavoro omogenee
• Pianificare per priorità e privilegiare l’essenziale (ricordate la curva di Pareto: con il 20% del tempo si portano a termine l’80% dei risultati)
• Studiare la curva di produttività per capire quando conviene affrontare le attività più impegnative
Per governare il proprio tempo
Time Management
125
• Alternare attività di natura diversa senza disperdervi
• Dedicare tempo alla gestione del proprio tempo, 10/15’ alla mattina e 15’ ogni sera per il giorno successivo
• Verificare periodicamente l’uso del proprio tempo
• Non rimandare le decisioni
• Saper anche dire NO motivandolo
• Tener conto dei propri ritmi e dei ritmi dell’azienda
Time Management
126
• Archiviare con metodo, in modo che ogni documento sia rintracciabile velocemente
• Fare telefonate è una vera e propria attività: cercare di farle tutte nello stesso
periodo di tempo (40’ ? Provate!)
• Non usare le e-mail per messaggi inutili
• Programmare le riunioni definendo in anticipo ordine del giorno e modalità di
conduzione
• Essere puntuali, anche se gli altri non lo sono
Caccia al Ladro
127
Time Management
128
Tecniche e Strumenti per
organizzare il tempo relazionale
Time Management
129
1. Comunicare con chiarezza
2. Attenersi ai fatti e stimolare gli altri a farlo
3. Saper ascoltare
Time Management
130
La nostra comunicazione deve essere comprensibile e chiara per
l’altro
Verificare che sia disponibile ad ascoltare
Fare sempre una premessa: scopo e sintesi degli argomenti
Procedere logicamente evitando incisi e perifrasi
Fare uso di esempi
Usare adeguatamente la comunicazione non verbale
Time Management
131
Separare i fatti dalle interpretazioni e dalle opinioni o reazioni
Usare il feedback
Verificare se l’altro ha compreso e se è d’accordo
Lasciar parlare senza interrompere
Incoraggiare la comunicazione dell’altro
Fare domande finalizzate
Time Management
132
Imparare a comunicare anche contenuti spiacevoli e a dire di no
ricordando che è essenziale:
Argomentare le proprie idee o tesi e motivare
il proprio no
Ci vuole un motivo per dire di no
Che il no sia alla richiesta e non alla persona
Rispettare la programmazione altrui
Time Management
133
Azioni Come valuterò ilraggiungimentodell’obiettivo
Entro quando Obiettivi
Time Management
134
Mai mi sono assoggettato alle ore:
Le ore sono fatte per l’uomo, non l’uomo per le ore
Rabelais
1. Quanto tempo trascorro con me stesso? (%)
2. Quanto tempo dedico al lavoro?
3. Quanto tempo trascorro con amici o persone care?
4. Quanto tempo dedico a hobby o passatempo?
5. Quanto tempo dedico ad aspetti organizzativi, trasferimenti, cose pratiche?
Scegli una giornata qualsiasi della tua settimana.
Ripercorrila lentamente da quando ti svegli, vai al lavoro, pranzi, ceni, vai a letto.
Valuta il grado di piacere che provi per ogni porzione individuata.
Questo modo di usare il tuo tempo ti soddisfa?
Potete fare qualcosa subito per cambiare? Cosa vi serve? Cosa avete già a disposizione? Cosa dovete procurarvi?
AUTODIAGNOSI
136
La Leadership
“L’uomo che vuole dirigere un’orchestra
deve saper girare le spalle alla folla”
James Crook
137
Definizioni
IN UN CERTO SENSO SI PUÒ DIRE CHE CI SONO TANTEDEFINIZIONI DI LEADERSHIP QUANTE SONO STATE LEPERSONE CHE HANNO PROVATO A DEFINIRLA. BERNARD BASS RACCOGLIE ALCUNI DI QUESTI “TENTATIVI” NEL SUOHANDBOOK ON LEADERSHIP (1990). LEADERSHIP È:• UNA DETERMINANTE DEI PROCESSI DI GRUPPO• UNA DIMENSIONE DELLA PERSONALITÀ• UNO STRUMENTO PER RAGGIUNGERE I RISULTATI• UN ESERCIZIO DI INFLUENZA• UNA FORMA DI PERSUASIONE• UNA RELAZIONE DI POTERE• L’ARTE DI AVERE SEGUITO
138
Il Significato
LA PAROLA LEADER (OXFORD ENGLISH DICTIONARY) COMPARENEL XIII SEC., MENTRE LEADERSHIP COMPARE NELLA PRIMAMETÀ DEL XIX SECOLO, PER INDICARE L’INFLUENZA POLITICA EIL CONTROLLO DEL PARLAMENTO INGLESE.IL VERBO INGLESE TO LEAD SIGNIFICA “CONDURRE” (DALLATINO CUM = INSIEME E DUCERE = TIRARE, TRARRE).NELL’ ANTICO GERMANICO, DA CUI IL VERBO DERIVA, ILSIGNIFICATO PRINCIPALE ERA ANDARE. ETIMOLOGICAMENTETO LEAD È:
ANDARE PER PRIMO
139
IN CINESE LEADERSHIP È LING DAO.IL SIGNIFICATO PRINCIPALE DI LING È COLLO, LA PARTE PIÙ ALTA,
CORRISPONDENTE ALL’ITALIANO CAPO, CHE SIGNIFICAANZITUTTO TESTA.L’IDEOGRAMMA CONTIENE IL CARATTERE CHE INDICA ORDINE,
COMANDO.DAO INVECE CONTIENE UN CARATTERE SEMPLIFICATO CHE STAPER STRADA, VIA, METODO, DOTTRINA, PRINCIPIO. ILSIGNIFICATO DI LING DAO È QUINDI:
FORNIRE LA GUIDA PER ANDARE AVANTI
140
TRA LE MOLTE DEFINIZIONI DI LEADER È CERTAMENTE“ESSENZIALE” (IN OGNI SENSO) QUELLA DI PETER DRUCKER:
LEADER È QUALCUNO CHE HA FOLLOWER
141
Verso una definizione:
DA TUTTE LE DEFINIZIONI DI LEADERSHIP TRATTE DALLA LETTERATURA ORGANIZZATIVA EMERGONO SOSTANZIALMENTE 3 ASPETTI “CHIAVE”:
• GLI OBIETTIVI
• LE PERSONE
• L’INFLUENZA
142
Verso una definizione
GUIDARE/CONDURRE I PROPRI UOMINI, LA PROPRIA SQUADRA, VERSO IL RAGGIUNGIMENTO DEI RISULTATI...
È
CONSEGUIRE + AVERE SEGUITO
Piano di Leadership
143
144
Differenza tra Manager e Leader
MANAGEMENT SIGNIFICA PORTARE A TERMINE, COMPIERE, AVERE LA RESPONSABILITÀ DI QUALCOSA.
LEADERSHIP VUOL DIRE, INVECE, INFLUENZARE, ORIENTARE, DIRIGERE IL CORSO, L’AZIONE, L’OPINIONE.
• MANAGER È CHI FA LE COSE NEL MODO GIUSTO• LEADER È CHI FA LE COSE GIUSTE
145
Manager o Leader?
MANAGER
• HA UNA VISIONE FOCALIZZATA• SI OCCUPA DEL “COME”• PUNTA AL CONTROLLO• SI OCCUPA DELLA GESTIONE DELLA STABILITÀ E DEL PRESENTE
LEADER
• HA UNA VISIONE AMPIA• SI OCCUPA DEL COSA E DEL PERCHE’• MUOVE VERSO GLI OBIETTIVI• PENSA IN TERMINI DI INNOVAZIONE E SVILUPPO FUTURI
146
Management o Leadership?
Management
• Pianificare e gestire
• Organizzare
• Controllare e risolvere i problemi
MANAGEMENT E’ VENIRE A PATTI CON LA COMPLESSITA’
Leadership
• Stabilire la direzione
• Coinvolgere le persone
• Motivare
LEADERSHIP E’ AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO
147
La Leadership
Un ruolo essenziale nel gruppo è affidato al LEADER, cui è affidato il compito di:• coordinare e organizzare le risorse• motivare il gruppo di lavoro al raggiungimento dell’obiettivo• assicurare un’elevata qualità dei rapporti interpersonali all’interno
del gruppo
148
Potere concesso o conquistato?
Il potere all’interno delle organizzazioni assume due aspetti:
• può provenire da una autorità superiore (espresso nello sfoggiodi autorità) - il “sergente”
• può essere conquistato con i propri mezzi (senza perderecontatto con la realtà) - il “profeta”
DISTINZIONE TRA CAPO E LEADER
149
HA POTERE
DIPENDE DA UNA POSIZIONE DI POTERE
SUSCITA TIMORE E PRETENDE RISPETTO
DICE IO
ADDITA CHI HA SBAGLIATO
FA FARE LE ATTIVITA’ AGLI ALTRI
DIRIGE I SUOI COLLABORATORI
E’ OBBEDITO
☺ HA ASCENDENTE
☺ ACQUISTA AUTORITA’ DALL’ESSERE SE STESSO
☺ MERITA RISPETTO
☺ DICE NOI
☺ DISCUTE SUGLI ERRORI
☺ PROMUOVE LA PROATTIVITA’
☺ ISPIRA I SUOI COLLABORATORI
☺ E’ SEGUITO
CAPO LEADER
150
Gli stili di Leadership
AUTOCRATICO DEMOCRATICO LAISSEZ-FAIRE
Stile Esercita il poteredispoticamentedetermina la linea delgruppo, no alcambiamento
Stimola lapartecipazione,accetta critiche,distribuisceresponsabilità
Disinteressato, nonstimola, noncontrolla, noncollabora, rispettopassivo dell’attività
Effetti Provoca aggressivitàe apatia
Diminuiscel’aggressività, stimolala motivazione
Gruppo poco coeso,no collaborazione
Conclusioni Funziona in situazionidi emergenza.Produzione vs.soddisfazione
Relazioni interne vs.produttività,attenzione al singolo
Si trasformafacilmente inautoritario oscompare
Risultati in base a due variabili: produttività e clima sociale
Lewin, Lippitt e White (1939)
151
La griglia manageriale
La leadership si esercita su due variabili, ossia lo stile di comando dei dirigenti:
interesse per la produzione (risultati, prestazioni, profitti)
interesse per le persone (fiducia, rispetto, obbedienza)
Stile di leadership efficace e duraturo è quello che media
Blake e Mouton 1964
152
La Griglia
Circolo ricreativo Squadra
Stile povero Orientato al compito
Interessepersone
Interesse produzioneBlake e Mouton 1964
153
I 5 stili
1. Stile povero o laissez-faire 1.1
2. Amicale (circolo ricreativo). 1.9
3. Orientato al compito (operativo duro). 9.1
4. Orientato all’organizzazione (a metà strada). 5.5
5. Centrato sul lavoro di gruppo (team). 9.9
Blake e Mouton 1964
154
Leadership Laissez Fare
Il Leader evita di prendere decisioni, abbandona il campo quando c’è bisogno di lui, si disimpegna e
non prende mai posizione.
155
Gli stili di Leadership
Lo stile di leadership è il modo in cui ci si comporta per influenzare l’operato degli altri ed è una
combinazione di comportamento direttivo e comportamento
supportivo.
156
Comportamento direttivo
Comportamento supportivo
157
La Leadership: comportamenti associati
Definisce i risultati, gli obiettivi e i tempi di realizzazioneDetta gli standard di lavoro e le modalità attraverso le quali la performance verrà seguita e monitorataPianifica il lavoroDecide nei minimi dettagli chi fa che cosa e quandoFornisce direttive e istruzioni specificheUtilizza frequenti feedback e verifiche
Fornisce istruzioni specifiche e controlla le fasi di esecuzione
STILE 1: DIRIGERE
158
Il leader dirige e controlla spiegandone anche il perché delle sue decisioni,
sollecitando suggerimenti e incoraggiando a compiere progressi.
Coinvolge i componenti nella identificazione dei problemi e nella definizione degli obiettivi
Ascolta e poi decideOffre direttive e supporto per lo sviluppo continuo delle
competenzeDefinisce con il gruppo tempi e scadenze di lavoroContinua a fornire frequenti verifiche e feedback
STILE 2: ADDESTRARE
159
il leader facilita e sostiene gli sforzi dei membri verso la meta e divide con loro la responsabilità delle decisioni
Condivide la responsabilità con il gruppo Funge da specchio, incoraggia i membri ad esprimere
preoccupazioni e idee Ascolta ed incoraggia l’autonomia nella decisione e nella soluzione
dei problemiOffre rassicurazione, sostegno, incoraggiamento e valorizzazionePropone delle strade che aiutano a rendere l’obiettivo o il compito
più interessante e sfidante se la motivazione cala.Valuta, insieme a ciascun membro il lavoro svolto
STILE 3: SOSTENERE
160
Il leader delega al team la responsabilità di ogni decisione lasciano loro la
soluzione delle questioni
Legittima il Collaboratore a prendersi carico dei problemi; Definisce i problemi “insieme al gruppo;Promuove l’assunzione di responsabilità del gruppo nella
definizione degli obiettivi, pianificazione e azioniStimola i componenti a valutare il proprio lavoroValorizza i successi e condivide i momenti di empasseIncoraggia il gruppo a raggiungere livelli di performance più elevati
STILE4: DELEGARE
161
La Leadership
1.l'onestà e l'integrità morale;
2.livelli sostenuti di energia personale;
3.l'ambizione ed il forte desiderio di
condurre gli altri;
4.l'intelligenza;
5.Autoconsapevolezza;
6.la capacità di svolgere e portare a
termine compiti complessi.
1. l’etica;
2. la capacità di guardare avanti;
3. l’ispirazione;
4. la competenza;
5. la correttezza verso gli altri;
6. la capacità di essere supportivi
I 6 Tratti di personalità Le 6 Caratteristiche
(Studi di Kikpatrick e Locke)
162
Leader Situazionale/transazionale
La teoria transazionale utilizza i 4 stili di leadership più appropriati (nelle diverse situazioni) per condurre gruppi di persone.L’attività dei leaders consiste nel fare transazioni con i collaboratori, nelle quali si indicano e si chiariscono i compiti e le aspettative, con le relative ricompense.
Criticità sono da ricercare nell’ incapacità del leader di fornire premi commisurati alle aspettative del gruppo per risorse limitate, sistema di valutazione non efficace o efficiente, lacune, ecc.
La leadership situazionale è uno dei diversi approcci “transazionali”alla leadership..
(Studi di Ken Blanchard)
163
164
Leader Trasformazionale
La leadership trasformazionale è considerata un modelloper legare leader e follower nella ricerca reciproca di scopipiù alti:
• elevando gli interessi dei collaboratori
• incentivando l’automotivazione verso il progetto comune
• Influenza ed ispirando il team verso il miglioramento continuo
• Stimolando Intellettualmente nuove modalità di pensiero
• Considerando l'assegnazione dei compiti (individualizzata) non
solo per le esigenze produttive, ma anche per elevare le abilità di
ciascuno.
165
• organizzare i gruppi: coordinare gli sforzi di una rete di individui• negoziare soluzioni: prevenire i conflitti o risolvere quelli già in
atto• stabilire legami personali: saper entrare in connessione con gli
altri• analisi della situazione sociale: riconoscere e comprendere i
sentimenti, le motivazioni e le preoccupazioni altrui
Quattro abilità (Hatch e Gardner 1989) componenti dell’intelligenza interpersonale
166
Gli «eccessi» della LeadershipINCOMPETENZAIL LEADER NON POSSIEDE CONOSCENZEPROFESSIONALI ADEGUATE E PERDE CREDIBILITÀ AGLI OCCHI DEL GRUPPO
AUTORITARISMOIL LEADER SI PONE COME “COMANDANTE” E TENDE A MANIPOLARE IL GRUPPO A SUO PIACIMENTO, SENZA
DISINTERESSEIL LEADER È CONVINTO CHE LA SUA FUNZIONE NON SIA IMPORTANTE PER CUI SI ALLONTANA PROGRESSIVAMENTE DAL GRUPPO
TROPPA COMPETENZAIL LEADER È TROPPO ESPERTO E NON RIESCE A FARSI COMPRENDERE, OPPURE SI ARRABBIA SE IL GRUPPO NON CAPISCE TUTTO E SUBITO
BONTÀ ECCESSIVAIL LEADER È TIMOROSO DI ESPORRE I COMPONENTI DEL GRUPPO A FATICHE, DISAGI E FRUSTRAZIONI, LIMITANDO LE OCCASIONI DI CAMBIAMENTO E APPRENDIMENTO
INTERESSE PRIVATOIL LEADER CERCA DI UTILIZZARE IL GRUPPO PER OTTENERE VANTAGGI PERSONALI E NON RICONOSCE I MERITI DEI COMPONENTI
ROBBINS E FINLEY (1996)
167
La «giusta» Leadership
Il decalogo dell’equilibrio:
1. ESSERE SULL’OBIETTIVO, MA CONSAPEVOLI2. IMPEGNARSI CON TRANQUILLITÀ3. RICONOSCERE E AFFRONTARE LE CATTIVE ABITUDINI4. NON PRENDERSI SEMPRE TROPPO SUL SERIO5. CONCENTRARSI SU SE STESSI6. GESTIRE LO STRESS PIÙ EFFICACEMENTE7. NUTRIRE LE PROPRIE RELAZIONI8. TENDERE ALLA SEMPLIFICAZIONE9. RICONOSCERE LA PROPRIA VOCAZIONE - IL CARATTERE10. INTEGRARE LA RIFLESSIONE E L’INTROSPEZIONE
168
La Leadership di «SE»
• INTERROGARSI E INTERROGARE
• RICONOSCERE I PROPRI LIMITI
• REGGERE L’INCERTEZZA
• CURARSI DI SÉ E DEGLI ALTRI
• CREARE SIGNIFICATO
• SOSTENERE L’EMOZIONE
169
Leadership ed intelligenza emotiva
La chiave che consente al leader di operare a vantaggio di
tutti risiede nell’ intelligenza emotiva , ovvero nel modo in
cui il leader gestisce le proprie ed altrui emozioni.
Interazione tra Intelletto ed Emozioni
170
Contagio emozionale
171
• Le emozioni hanno una base biologica
• Sono di corta durata
• Sono reattive, “si sparano” per qualcosa che accade interiormente o esternamente
• Sono aspetti della nostra natura
• Ci invadono, non possiamo controllarle
• Sono contagiose
• La nostra responsabilità è “ che cosa facciamo con loro”
172
Non possiamo negare la nostra dimensione emotiva
Abbiamo bisogno di sviluppare abilità emozionali:
• diventare consapevoli delle nostre emozioni
• distinguere emozioni e sfumature
• parlare di loro
• ascoltarle
• utilizzare un linguaggio appropriato per nominarle
• ogni emozione ha una sua saggezza e vuole dirci qualcosa
173
L’equilibrio
CONSAPEVOLEZZA DEL POTERE
• CAPIRE LE PROPRIE DINAMICHE
• COGLIERE DIFESE, PAURE, SENTIMENTI DI SOLITUDINE
• GUARDARE ALLE FANTASIE DI VINCITA E DI RIVINCITA
CONTENIMENTO DEL POTERE
• ESSERE CAPACI DI “RISPECCHIAMENTO”
• IDENTIFICARE I BISOGNI DI POTERE DEGLI ALTRI
• SOSTENERE L’AUTONOMIZZAZIONE DEI COLLABORATORI
SOSTITUIBILITÀ NEL POTERE
• ACCETTARE IL PROPRIO POTERE COME “POTERE ATTRAVERSO DI SÉ”
• REALIZZARE LA PIENEZZA GENERAZIONALE
• TRASFERIRE LA COMPIUTEZZA DEL PROPRIO POTERE
174
... I LEADER CHE (SI) “CURANO” (DEL)L’ORGANIZZAZIONE...
• ASCOLTANO IN MODO EMPATICO
• SUGGERISCONO SOLUZIONI
• LAVORANO “NELL’OMBRA” PER PREVENIRE LE DIFFICOLTÀ
• TRASMETTONO SICUREZZA
• RIFORMULANO I MESSAGGI DIFFICILI
I LEADERS GESTISCONO I MOMENTI CRITICI, CONSENTENDO AI PROPRI UOMINI DI FOCALIZZARSI SULLE SFIDE SENZA
CONSIDERARLE ATTACCHI ALLE LORO CAPACITÀ
175
LA FORZA DELLA LEADERSHIP È DATA DALLA FORZA DELLA SUA FOLLOWERSHIP
“UNA LEADERSHIP ESEMPLARE È IMPOSSIBILE SENZA LA COMPRESENZA, L’INIZIATIVA E LA COOPERAZIONE DEI FOLLOWER”
176
I LEADER COSTRUISCONO RACCONTI AL FINE DI SALDARE ILSENSO DI IDENTITÀ E LA TENSIONE VERSO IL FUTURO
RACCONTANO :
• CHI SIAMO
• DOVE CI STIAMO DIRIGENDO E PERCHÉ
• COME CI ANDREMO
177
La leadership oggi è un fenomeno di integrazione,
coordinamento ed armonizzazione di competenze di altri
PONE AL CENTRO IL SUCCESSO DEGLI ALTRI
178
La profezia che si auto-adempie
Se ci si aspetta da una persona un certo comportamento, la si influenza spesso tanto da
produrre proprio quel comportamento.“Storia del martello” di Watzlawick
L’aspettativa del leader influenza il comportamento delle persone e determina
l’assunzione di atteggiamenti congruenti con le attese stesse.
179
Differenze tra uomini e donne
LEADERSHIP FEMMINILE LEADERSHIP MASCHILE
È di tipo “a rete” E’ di tipo gerarchico
Il potere è energia da condividere
Il potere è dominio
Il conflitto è una opportunità
Il conflitto è una minaccia
Più competente nelle relazioni
Più attento al proprio ruolo
180
181
182
Costruire rapporti di lavoro significativi
1. Scrivi una nota di ringraziamento o di "lavoro ben fatto" tutti i giorni per una settimana. Assicurarsi che le note siano sincere e specifiche. Prendere nota di come reagiscono i destinatari.
2.Fai almeno un complimento sincero al giorno.3.Pratica cortesie comuni: scuse, saluti, biglietti di ringraziamento, messaggi di pronta guarigione, note simpatiche, ecc..4. Accrescere la visibilità mantenendo un registro. Utilizzare questo registro per tenere traccia della percentuale della giornata lavorativa che si è fuori dell’ ufficio e della percentuale di comunicazione ai membri del team.5.Informati di più sui membri del tuo team, non solo sugli interessi legati al lavoro, ma anche i loro interessi al di fuori.6.Assicurarsi una lista di dieci domande circa le prestazioni di lavoro che ti interessano. Chiedile tutte e dieci nel corso di un periodo di due settimane. Il punto è quello di coinvolgere i membri del team in una conversazione personale e significativa.7.Identifica i membri del team con cui hai maggiori problemi o che conosci meno. Impegnarsi in una conversazione amichevole uno-a-uno con ciascuno di loro.8.Fai un elenco dei tratti personali che si ritiene interferiscano con i vostri rapporti di gestione del lavoro. Lavorare per "correggere" ognuno, interagendo con gli altri.9.Identifica i membri del team con cui si hanno rapporti di forza. Fate una lista di caratteristiche che le relazioni hanno in comune. Lavorate per migliorare questi rapporti con gli altri.10.Passate una giornata intera ad ascoltare senza interrompere una volta.
183
Graffetta
Posizionare cinque graffette in una tasca. Ogni volta che si fa un complimento o si entra in contatto con un membro del team, trasferire una graffetta nell’ altra tasca. Alla fine della giornata tutte le graffette dovrebbero spostate.
L’arte della delega
184
185
Il feedback
Feedback:“retroazione”, messaggio di ritorno ad un punto di partenza.
186
Il feedback
DESTINATARIOEMITTENTE MESSAGGIO
FEEDBACK DI RISPOSTA
rappresenta un momento informativo sugli effetti del messaggio arrivato adestinazione...
187
Comunicazione circolare
Il feedback
Dare e ricevere feedback indica un processo comunicativo, verbale e non,attraverso il quale una persona comunica le proprie opinioni, percezioni esentimenti circa il comportamento di un’altra persona.
Il feedback
• Il processo di dare e ricevere feedback, nel quale siamo spesso coinvolti inconsapevolmente, è una delle modalità più utili per verificare il nostro impatto sugli altri e apprendere nuovi comportamenti.
Tutte le volte che rispondiamo a qualcuno, stiamo dando un feedback.
SCOPI DEL FEEDBACK
RiorientamentoRinforzo
188
189
Il feedback
Si divide in:
•Feedback positivoriguarda notizie o informazioni relative ad una prestazione dibuon esito.•Feedback negativoriguarda informazioni circa una prestazione che necessitaulteriori miglioramenti allo scopo di rilevare che i risultatiraggiunti possono essere migliorati.
190
Sulla base del feed-back l’ emittente ha riscontro al suo
messaggio e può eventualmente modificarlo per renderlo più
chiaro e accetto al ricevente
Senza feed-back è impossibile verificare la corretta ricezione del
messaggio da parte del destinatario
Il feedback
191
Il feedback costruttivo: saper criticare
• Deve essere costruttivo e stimolante in modo da ridurre al minimo
gli errori e le prestazioni inefficienti
• Far acquisire una crescente fiducia in sé
Il feedback
192
Il feedback
Gli ostacoli al feedback costruttivo
• atteggiamento rinunciatario
• atteggiamento autoritario
• atteggiamento censorio
193
Il feedback-Affrontare le critiche
Perché è difficile affrontare le critiche???
• Il motivo principale per cui la gente è così suscettibile alle critiche va ricercato probabilmente nelle sue esperienze passate
• Metodo dell’educazione per eccezione: si guarda solo agli errori. Il risultato è che le correzioni sono di gran lunga più numerose delle lodi
194
Come affrontare con successo le critiche
• Sii il tuo miglior giudice: chi è consapevole dei propri difetti è già nelle migliori condizioni per affrontare con successo le critiche in tutto o in parte giustificate
• Impariamo ad accettare le critiche: sono dirette al tuo comportamento non alla tua persona
• Impariamo a chiedere il feedback negativo: sollecitare le critiche per migliorare voi e la vostra performance; assumete il punto di vista degli altri
Il feedback-Affrontare le critiche
Il feedback: le condizioni di efficacia
L’efficacia del feedback è supportata da alcune indicazioni metodologicheche favoriscono la comunicazione e la relazione positiva:
individuare solamente i comportamenti da evidenziare. Non allargare il giudizio alla persona nella sua globalità
fornire osservazioni ancorate a dati e fatti accaduti, riconoscibili e inequivocabili
ESSERE SPECIFICI
ESSERE TEMPESTIVI
fornire le osservazioni senza far passare troppo tempo dai fatti accaduti, quando ancora i comportamenti sono ben presenti nella mente di entrambi
ESSERE DIRETTI
utilizzare una comunicazione chiara, trasparente, senza “giri diparole”
esprimere con serenità i propri pensieri e sentimenti
195
196
Il feedback costruttivo
•Partite sempre dai risultati positivi e valorizzate il lavoro effettuato. (metodo SANDWICH)
•Stimolate l’ interlocutore all’ autoanalisi, accompagnandolo nel trovare soluzioni e comportamenti alternativi a quelli utilizzati per ottimizzare risultati non soddisfacenti in proiezione futura.
•Evitate di utilizzare la parola ERRORE, poiché l’evidenza dell’errore tende a chiudere le capacità cognitive di problem-solving, bloccando le risorse interne dell’ interlocutore.
•Usate domande come: “ho visto che hai usato questo o quel
metodo: ti chiedo qual era l’obiettivo?”
197
Il feedback costruttivo
• Introducete “L’ IMBOTTITURA”, nota dell’ AREA DI MIGLIORAMENTO;
• Concludete attraverso una indicazione dei punti di lavoroFUTURI e con un ultimo punto di forza complessivo che avreteopportunamente lasciato alla fine….
198
Il feedback costruttivo
Parlare
sempre a
NOME
PROPRIO
Attenzione continua
dell’interlocutore in
ragione del livello
EMOTIVO
Astenersi
dal GIUDIZIO
di valore
Valutare i RISULTATI
insoddisfacenti come
opportunità di cambiamento,
in termini AREE di
MIGLIORAMENTO
Mantenere il Feedback sulla
situazione/performance
ASCOLTO ATTIVO
Scegliere i TEMPI e i
MOMENTI adeguati per
esprimere il feedback
Stile comunicativo
ADEGUATO
all’interlocutore, alla
situazione e al
momento
• Ascoltare attentamente
• Considerare l'intero feedback
• Cercare di imparare da tutte le esperienze
Come ricevere un feedback
199
Il feedback costruttivo
Reagire alle Critiche
200
201
La Motivazione
Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse."Spacco pietre" rispose il primo. "Mi guadagno da vivere" rispose il secondo."Partecipo alla costruzione di una cattedrale" disse il terzo".
Peter Schultz (inventore delle fibre ottiche)
202
Dal momento che esistiamo,
siamo strutturati per ricevere stimoli
da ciò che ci circonda
e
per influenzare tutto ciò che è intorno a noi,
cose, avvenimenti, persone.
203
La motivazione è l’ energia del team,
è la forza che spinge l’ uomo ad agire per soddisfare le proprie
esigenze.
E’ il fine di ciò che si vuole realizzare,
il sentimento forte di voler raggiungere un risultato
Motore del nostro comportamento
204
I bisogni sono molle che muovono
l’individuo verso delle mete e che lo
motivano a muoversi verso una direzione o un’altra.
205
La piramide dei Bisogni
BISOGNI PRIMARIRespiro, alimentazione, sonno, sesso, omeostasi
BISOGNO DI SICUREZZAFamiliare, morale, di salute, di sostentamento
BISOGNO DI SOCIALITA’Amicizia, affetto, appartenenza ad un gruppo
BISOGNO DI STIMA Autostima, realizzazione, rispetto reciproco
BISOGNO DI AUTOREALIZZAZIONE
Realizzazione della propria mission
Maslow 1954
206
• Motivazioni primarie: riguardano i bisogni a sfondo biologico e servono agarantire l’equilibrio e la sopravvivenza dell’organismo. (sono primarie anche ilmovimento, il gioco, fantasie, l’esplorazione, avventura, affermazione, sessualitàe socialità)
• Motivazioni secondarie: si riferiscono a bisogni nati attraverso un processo diapprendimento (per es. lavorare per un bisogno di denaro)
• Motivazione intrinseca: è una spinta che parte dall'interno e che sostiene ildesiderio di riuscita e l'impegno in una determinata attività dalla quale si traesoddisfazione per ciò che si fa e per come lo si fa. Non è legata ad uno scopoperché il risultato è insito nel comportamento stesso e comportano unrafforzamento dell’autostima (ad es. si studia per il piacere di farlo)
• Motivazione estrinseca è regolata da una spinta esterna all'attività stessa(premio, contratto di lavoro).
207
Motivazione intrinseca
Fattori e comportamenti associati
• Bisogno di sentirsi competenti ed efficaci
• Autodeterminazione
• Bisogno di sentirsi artefici delle proprie azioni
• Profondo coinvolgimento sullo svolgimento del compito più che sul risultato
• Concentrazione
• Esperienza temporale distorta
208
Perché le persone reagiscono in maniera diversa agli stessi stimoli?
Perché alcuni sono motivati dagli incentivi, dai guadagni, dagli obiettivi e altri
sembrano quasi insensibili agli stessi stimoli?
.
209
I bisogni sono legati alla nostra individualità, all’ appartenenza ad
un gruppo, alla cultura, alle nostre inclinazioni
210
La motivazione passa attraverso la comprensione profonda dell’ altrui
mappa del mondo.
Ciò determinerà le motivazioni delle scelte e l’ orientamento ad agire un
certo comportamento
211
Punti chiavePunti chiave
PROMUOVERE IL SENSO DI APPARTENENZA:sentire il piacere e l’orgoglio di far parte di queldeterminato gruppo di lavoro
VALORIZZARE IL RUOLO DI OGNUNO: riconoscere l’apporto di ciascun individuo al disegno collettivo, incentivandolo e gratificandolo.
COINVOLGERE IL GRUPPO NEL PROCESSO DECISIONALE
212
In un team vincente i membri non sono perfetti, ma offrono il meglio di sé sacrificando gli slanci egoistici
per il bene del team.
TEAM DI SUCCESSO
In un Team in cui risiedono grandi motivazioni, comprensione, in cui si permettono le differenze
sarà possibile realizzare grandi imprese personali e sociali, scoprire cose nuove, migliorarsi
213
Esplorare le motivazioniOsservazione
Relazione empaticaFiduciaClima
e
…Cosa ci guadagnerai personalmente?
…Cosa significa per te raggiungere quel traguardo?
…Come ti sentirai quando lo avrai raggiunto?
…A quale valore di te risponde ciò di cui ti impegnerai a fare?
GENERARE ENERGIE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEL TRAGUARDO STABILITO DAL TEAM
Motivare l’operatore
214
E’ un centralinista?
Spesso manca….
…… il riconoscimento da parte del management…
……..il riconoscimento sociale.
Motivare l’operatore
215
Lavorare in un call center significa:
partecipare al ciclo produttivo di una azienda,
facendo azioni ripetitive, ma anche conducendo interazioni umane
uniche…
….con l’obiettivo di migliorarne i processi e contribuire al
raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Motivare l’operatore
216
Per creare partecipazione
bisognerà partire da:
↸ un posto di lavoro confortevole
(comodità)
programmi friendly, facili da usare e ricchi di help (funzione tranquillizzante)
rapporti gerarchici chiari
Motivare l’operatore
217
Passi successivi dovranno essere
quelli di:
definire obiettivi di ruolo e i
possibili sentieri di carriera (cammino personale)
Stabilire e comunicare chiari obiettivi aziendali
(cammino comune)
organizzare frequenti occasioni di incontro
(gruppi di lavoro, briefing bi-direzionali, ecc.)
Motivare l’operatore
218
Chi sono i miei migliori Operatori ?
Quali elementi oggettivi ho per identificarli?
“ Sono quelli che mi fanno
vendere di più”
“Sono quelli che mi creano meno
problemi”
“ Gli Operatori migliori sono
quelli che raggiungono il miglior
mix di obiettivi aziendali”
Motivare l’operatore
219
GLI OPERATORI ESPERTI
Per evitare di affidarsi esclusivamente ad elementi soggettivi (percezione) è necessario creare un sistema di
valutazione che parta dagli obiettivi dell’azienda e verifichi quanto ha contribuito ogni Operatore al raggiungimento
degli stessi
Motivare l’operatore
220
IL SISTEMA DI VALUTAZIONE
Per creare il sistema di valutazione bisogna per prima cosa definire cosa si vuole osservare e dove prendere i dati necessari
Successivamente si deve dare un peso ad ognuna delle attività prese in considerazione
Motivare l’operatore
221
LA COMUNICAZIONE DEI RISULTATI
Se è possibile rendere noti i
risultati bisogna studiare uno strumento
adeguato per una comunicazione
semplice ed efficace
Se non è possibile (Es.: vincoli sindacali)
bisogna inventarsi un utilizzo che non infranga la pax
aziendale
In ogni caso e fondamentale dare a questo strumento una valenza positiva,deve cioè essere uno strumento di miglioramento e non punitivo
Motivare l’operatore
222
SISTEMI INCENTIVANTI
La retribuzione dell’Operatore:
• fissa (se alta è un incentivo a rimanere, ma alla lunga i migliori si adeguano ai peggiori)
• variabile (estremamente incentivante, ma anche particolarmente “ansiogena”)
• mista (parte fissa e parte variabile)
Le gare a premi
Motivare l’operatore
223
Un esperienza di retribuzione mista - ASPETTI POSITIVI
E’ un sistema incentivante estremamente flessibile perché strettamente legata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto.
La flessibilità del sistema incentivante deve essere legata a parametri certi e controllabili che impegnano il management in costanti verifiche per apportare miglioramenti
La consegna periodica della documentazione attestante le performance personali, è anche occasione per stimolare gli Operatori al miglioramento
LA RETRIBUZIONE
Motivare l’operatore
224
Un esperienza di retribuzione mista - I RISCHI
I possibili scarsi risultati iniziali, legati all’inesperienza, potrebberodemotivare l’Operatore e fargli abbandonare l’attività
Una retribuzione mista che facesse guadagnare quanto o meno dichi lavora con un fisso, sarebbe fortemente demotivante e causa diabbandono
Una retribuzione mista che non prevedesse sistemi di protezionedel reddito da eventi quali infortuni, malattie, gravidanze,causerebbe gravi insicurezze nell’Operatore
Bisogna prevedere un sistema incentivante che coinvolga anche i team leader
Motivare l’operatore
225
I PREMI
Anche il premio in aggiunta alla retribuzione può essere uno strumento per limitare il turn - over nei call center
Il premio deve essere:
• legato a sistemi certi di valutazione e possibilmente condivisi con gli Operatori (es: precedenti lucidi)
• composto da vari premi intermedi e da un super-premio finale
• con una classifica che viene aggiornata periodicamente e costantemente visualizzata nel call center
Motivare l’operatore
226
SVILUPPARE SISTEMI PREMIANTI PER MOTIVARE E INCORAGGIARE IL PERSONALE ESPERTO
Ricordiamo che gli Operatori sono innanzitutto essere umani e non è sufficiente puntare tutto sulla loro avidità.
Sarà quindi fondamentale:
• creare un clima positivo
• dare riconoscimenti
• favorire il lavoro di gruppo
Motivare l’operatore
227
SVILUPPARE IL TALENTO
Lo Sviluppo del talento è fondamentaleper il successo di una squadra o diun'organizzazione. I membri del team checapiscono il loro talento e le esigenzegenerali della squadra in ultima analisi,sono un valore aggiunto per il successo diuna squadra.E‘ importante quindi che il leader delteam fornisca e favorisca strategiecoerenti e rifletta sullo sviluppo deitalenti.
228
• Competenze Prioritarie.Identificare quelle competenze che faranno la differenza più grande per il successo della vostra squadra e concentrare i vostri sforzi di sviluppo su di loro. • Aiutare i membri del team per capire i loro talentiFornire ai membri del team una autovalutazione solida in modo che possano capire meglio non solo le loro doti di lavoro personale, ma anche il loro impatto sulla squadra. L’auto comprensione è una porta alla crescita personale. • Collegare i valori condivisi del lavoro quotidiano e il successo.Far sapere che i loro contributi sono valutati. Spiegare anche come le loro attività quotidiane sono legate ad entrambi i valori e il successo della vostra squadra.Lo sviluppo del talento aumenta quando i membri del team capiscono perché i loro ruoli sono importanti. • Coltiva un clima di apprendimento.Questo significa che i membri del team devono avere facile accesso a vari tipi di opportunità di apprendimento: il coaching, la formazione, gli eventi di apprendimento, altoparlanti, in-house e attività di sviluppo esterni, ecc. Mettere in chiaro che lo sviluppo dei propri talenti è una priorità assoluta.
SVILUPPARE IL TALENTO
229
• Fornire una guida allo sviluppo dei talenti.Condurre incontri individuali di sviluppo dei talenti con i membri del team in cui delineare un piano di crescita che si adatta sia l'individuo e le esigenze della vostra squadra. • Condurre valutazioni regolari del teamUsa le tue valutazioni del team per individuare i talenti desiderati per il successo futuro. • Siate certi che le vostre iniziative di sviluppo dei talenti siano visibili e riconosciute.• Scrivi un mansionario basato sul talento.Nella tua posizione i mansionari identificano chiaramente le competenze dei talenti necessari per il successo. • Sfida, supporto e Misura.Fornire ai membri del team di talento nuove sfide, sostenerli, poiché esse affrontano nuove opportunità, e confrontati con loro per individuare e misurare la loro crescita talento. • Riconoscere la crescita del talento.I membri del team non solo vogliono ampliare i loro talenti, vogliono anche essere riconosciuti per la loro crescita.
SVILUPPARE IL TALENTO
Costuiamo un piano d’azione
230
L’ assertività
Capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né
aggredire.
231
232
L’ assertività
• Lo stile assertivo si basa sui diritti fondamentali: quello diessere trattati con rispetto, di essere se stessi e liberi dicredere nei propri valori
• Ciascuno di noi ha uno spazio personale che gli altridevono rispettare; ma quando usciamo dal nostro spazioper muoverci in pubblico, allora dobbiamo rispettare idiritti degli altri
La direzione assertiva è un metodo di interazione con gli altri fondato su:
• Un comportamento partecipe e proattivo
• Un atteggiamento responsabile, caratterizzato da piena fiducia di sé e negli altri
• Una piena manifestazione di sé, capacità di affermare i propri diritti senza negare quelli degli altri
• Un atteggiamento non censorio
• La capacità di comunicare desideri, disapprovazione e giudizi in maniera chiara e diretta ma non minacciosa o aggressiva
233
L’ assertività
RBIT/TEC | 2012 | © Robert Bosch GmbH 2010. All rights reserved, also regarding any disposal, exploitation, reproduction, editing, distribution,
as well as in the event of applications for industrial property rights.
234
Le componenti dello stile assertivo
• Stima di sé
• Saper ascoltare
• Autorevolezza
• Saper dire di no
• Saper gestire il feedback positivo
• Affrontare le critiche
• Saper dare e ricevere il feedback costruttivo
• Chiarezza di obiettivi
Manifestazioni non verbali•Gesti
Si torce le maniGiocherella con, o tormenta la penna, o qualunque altro oggetto o parte del corpo o dell’abitoParla con le mani sulla boccaAltri gesti nervosiAnnuisce spesso con aria sottomessaEspressioni del volto:Mancanza di espressioneEspressione annoiata/contrariata/assenteSorrisetti e cenni di assentimento
•Sguardo Raramente guarda gli altriOcchi bassiSguardo errante
235
Gli elementi dello stile passivo
Manifestazioni non verbali• Portamento
RicurvoCadenteSbilenco
• Tono di voceFioco/sommessoTimido/lamentosoInterrogativoRapido, quando è ansiosoEsitante, quando è dubbioso
236
Gli elementi dello stile passivo
• Comportamento
Fa l’offeso per convincere la gente ad obbedirlo
Manda forti sospiri
Dice sorridendo: << guarda che sto perdendo la pazienza!>>
Davanti a due contendenti dà ragione ad entrambi
Non è capace di parlare in pubblico
Si rifiuta di prendere rischi
Non fiata quando viene maltrattato
Chiede permesso anche quando non è necessario
Si lamenta invece di reagire
Cerca l’approvazione altrui mostrandosi altruista, disinteressato e paziente
È servizievole e obbediente
237
Gli elementi dello stile passivo
• Espressioni verbali
<<certamente, certamente>>
<<mi piacerebbe…>>
<<le dispiace se…>>
<<non posso…>>
<<non ho mai…>> <<ho sempre…>>
<<proverò…>>
<<dovrei…>> <<sarebbe necessario…>>
<<mi dispiace veramente, ma…>>
<<odio dirti questo, ma…>>
<<posso farti una domanda?>>
238
Gli elementi dello stile passivo
• Sentenze e convinzioni
<<mai manifestare i propri sentimenti>>
<<mai parlare se non si è interrogati>>
<<mai dire quello che si pensa>>
<<non creare grane altrimenti la gente ti prende in antipatia>>
<<mai contraddire>>
<<non sono all’altezza…non valgo nulla>>
<<gli altri hanno tutti i diritti. Io nessuno>>
239
Gli elementi dello stile passivo
• Combattività e problem solving
In genere non combatte
Impiega le sue energie nell’evitare i conflitti, perché si sente impotente e incapace di vincere
Nelle situazioni pericolose viene sopraffatto dall’angoscia, diventando incapace di reagire
Quando deve affrontare qualcuno per un problema difficile, si sente morire
Lascia decidere agli altri, per timore di essere incolpato di eventuali errori
Non si compromette mai
Si astiene non prende posizione
Si dichiara d’accordo anche quando non lo è
240
Gli elementi dello stile passivo
• I sentimenti dell’individuo passivo
Dissimula i suoi sentimenti
Si sente una nullità, una vittima, un vinto
Ansioso, si sente impotente, dominato, manipolato
Si sente inferiore
Depresso
Tiene dentro di sé la rabbia e ogni altra emozione
Imbarazzato
È implorante:<<o povero me!>> <<se non fosse stato per lei!>> <<non le do troppo disturbo?>>
241
Gli elementi dello stile passivo
• Effetti della passività
Su di sé
• Rinuncia ad essere se stesso
• Disturbi fisici: mal di testa, mal di schiena
Sugli altri
• Disgusto per una persona così passiva
• Lo proteggono, lo sfruttano
• Vengono rimproverati per aver preso delle decisioni per suo conto
• Si sentono in colpa per averlo sfruttato
• Non sanno come valutarlo
242
Gli elementi dello stile passivo
• Manifestazioni non verbali
Gesti
• Segna a dito o agita le mani
• Spinge
• Batte i pugni sul tavolo
• Sbatte la porta, scaglia gli oggetti
Espressioni del volto
• Accigliata
• Rotea gli occhi in senso di disapprovazione
• Guarda di traverso con aria critica
243
Gli elementi dello stile aggressivo
• Manifestazioni non verbali
Sguardo
• Fulminante
• Inquisitore
• Fisso
Andatura
• Passo rapido e davanti a tutti
• Rigida
• Mani sui fianchi
• Pugni stretti
Tono di voce
• Critico
• Tonante, squillante, ringhiante
• Strilla e strepita
Ritmo del discorso
• Rapido
• Regolare, implacabile
244
Gli elementi dello stile aggressivo
• Comportamento
Mortifica gli altri
Risponde con violenza creando imbarazzo, e poi si scusa
Si mette in mostra, vuole essere al centro dell’attenzione
Competitivo, desideroso di primeggiare
Nemmeno si sogna di poter aver torto
Prende il comando del gruppo
Arrogante, prepotente, invadente
Lavoratore, realizzatore
Non rinuncia al suo punto di vista
Comanda a bacchetta, sa tutto lui
Non riconosce i meriti altrui
Usa gli altri come oggetti
245
Gli elementi dello stile aggressivo
• Espressioni verbali
<<ti ordino>>
Sempre/mai
Oscenità e insulti
<<non me la dici giusta>>
<<lo sanno tutti tranne te>>
<<tu non preoccuparti di quello che faccio io; tu devi solo fare quello che ti dico>>
<<non chiedere perché; obbedisci e basta>>
246
Gli elementi dello stile aggressivo
• Sentenze e convinzioni
<<io posso farlo, tu no>>
<<i miei sentimenti sono più importanti dei tuoi>>
<<dovrebbero essere tutti come me>>
<<io non sbaglio mai>>
<<la gente deve obbedire senza discutere>>
<<la gente deve comportarsi come dico io>>
247
Gli elementi dello stile aggressivo
• Altre caratteristiche
Raggiunge i suoi scopi, spesso a spese degli altri
Sempre in caccia dell’errore
Esigente, arrogante, dispotico e prepotente
Arbitrario, paternalista, sarcastico
Sicuro di sé, intrapredente
• Combattività e problem solving
Risolve i conflitti senza riguardi per nessuno
Respinge ogni argomentazione, minaccia o attacco
Non si dà mai per vinto
Ama il confronto
Combatte all’ultimo sangue (o vincere o morire)
248
Gli elementi dello stile aggressivo
• Stile di comunicazione
Fatta soprattutto per rimproverare
Di vedute ristrette
Diretta, intesa ad etichettare
Cattivo ascoltatore
Interrompe e parla velocemente
Zittisce l’interlocutore
Pretende di aver ragione
Monopolizza la conversazione
Crititica non costruttivamente
Affibbia dei nomignoli
249
Gli elementi dello stile aggressivo
• I sentimenti dell’aggressivo
Ira
Risentimento
Ostilità
Stress, tensione
Frustrazione
Irritazione
Noia
impazienza
250
Gli elementi dello stile aggressivo
• Effetti dell’aggressività
– Sull’aggressivo
• Provoca reazioni aggressive e disturbi fisici, e allontana il prossimo
• Procura inimicizie
• Si crea resistenze o le rafforza
• Sentimenti di colpa per la propria prepotenza
• Viene pagata a caro prezzo in termini di relazioni umane
– Sugli altri
• Crea resistenze o le rafforza
• Controlla il rispetto della voce verbale
• Crea timori
• Spinge ad allearsi
251
Gli elementi dello stile aggressivo
• Espressioni non verbali
Gesti
• Aperti e cordiali
Espressioni del volto
• Attenta, interessata, comprensiva
• Corrispondente alla comunicazione verbale
Contatto visivo
• Diretto e costante
Posizione
• Rilassata, aperta, comoda
Tono di voce
• Medio, volume adeguata all’argomento
252
Gli elementi dello stile assertivo
• Comportamento
Mai rinunciatario
Riflessivo
Sa cosa vuole e lo consegue razionalmente
Orientato all’azione
Deciso, fiducioso
Responsabile
Realistico nelle aspettative
Sottolinea i lati postivi propri e altrui
Leale, corretto, coerente
Guarda avanti
Fa tutto quanto è necessario per raggiungere i suoi obiettivi senza tuttavia calpestare i diritti degli altri
253
Gli elementi dello stile assertivo
• Espressioni verbali
– <<ho deciso di …>>
– <<tu che cosa ne pensi?>>
– <<chi, dove, quando, come?>>
– <<parliamone>>
– <<che alternative abbiamo?>>
– <<riconosco che avrei potuto fare anche diversamente>>
254
Gli elementi dello stile assertivo
• Sentenze e convinzioni
Sbagliando s’impara
Un errore non è mai definitivo: si può sempre rimediare
È importante credere in se stessi e negli altri
Essere assertivi non significa riuscire sempre, ma operare nel migliore dei modi
Rispettare se stessi e gli altri
È necessario migliorare se stessi e gli altri
<<io ho i miei diritti, ma anche gli altri>>
<<giudicare senza appello non aiuta a diventare efficienti>>
255
Gli elementi dello stile assertivo
• Altre caratteristiche
Non condanna
Osserva i comportamenti, non li etichetta
Accetta e rispetta se stesso e gli altri
È comprensivo, sa perdonare
Ha fiducia in sé e negli altri
Coscienzioso, compassionevole
Entusiasta, consapevole
Ha stima di sé
Aperto, flessibile, versatile
Ama lo scherzo, ha sense of humour
Sa cosa vuole, determinato
Intraprendente
256
Gli elementi dello stile assertivo
• Combattività e problem solving
Esiste una sola possibilità: riuscire
Pronto a trattare, al compromesso, all’accordo
Risolve i problemi esplorando ogni alternativa
Affronta i problemi man mano che si presentano
Non si lascia vincere dallo scoramento
Prende lui l’iniziativa per rimuovere risentimenti e malintesi
È interessato ad imparare e mettere in atto le tecniche di problem solving
257
Gli elementi dello stile assertivo
• Stile di comunicazione
Ascoltare attento e ricettivo
Presenta una buona immagine di sé
Afferma i suoi diritti e le sue aspettative
Sa respingere le richieste irrealistiche
Ascolta con attenzione senza condannare
Osserva, senza abbandonarsi a giudizi definitivi o etichette
La comunicazione verbale corrisponde a quella non verbale
Pronto a dare e accettare suggerimenti
Schietto e di larghe vedute
Non esita a manifestare i suoi sentimenti e i suoi desideri
258
Gli elementi dello stile assertivo
• Effetti dello stile assertivo
Sull’individuo assertivo
• Accresce la fiducia
• Rende più energici
• Gratifica
• Fa sentire in pace con se stessi
Sugli altri
• Accresce la fiducia
• Fa sentire motivati e compresi
• Solleva il morale
• Fa sentire compresi e apprezzati
259
Gli elementi dello stile assertivo
ATTEGGIAMENTO PARTECIPE
•considero gli altri e gli altri considerano me
•io e gli altri siamo sullo stesso piano
ATTEGGIAMENTO AFFERMATIVO
•Manifesto le mie ragioni, sono capace di affermare i miei diritti senza negare quelli degli altri e per questo sono soddisfatto
•sostengo che il mio punto di vista e quello degli altri sono validi e vanno confrontati, integrandoli senza renderli sbagliati a priori
ATTEGGIAMENTO RESPONSABILE
•ho fiducia in me e negli altri
•io e gli altri possiamo contribuire in modo responsabile al miglioramento delle cose nel rispetto delle regole
ATTEGGIAMENTO NON CENSORIO
•sono capace di comunicare desideri e disapprovazione in maniera chiara e diretta
•sono disponibile a cercare tutte le alternative evitando cieca chiusura fondata sull’idea che gli altri sono più bravi di me o io sono più bravo degli altri
Il comportamento assertivo richiede
260
Autovalutazione sull’assertività
261
Grazie per l’attenzione
262