la fine dei mondi
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GIOVANNA S.
La Fine dei Mondi
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©Giovanna S. – 2014/2015
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RINGRAZIAMENTI
Ringrazio l'amico e gentleman, Antonio Borghesi per le lezioni divita e di scrittura e la collaborazione attiva nel racconto: La Finedei Mondi.
Ringrazio Linda Lercari e Francesco Scapicchi per lacollaborazione alla stesura della prima edizione di Oro Nero.
Tre Racconti
LA FINE DEI MONDI 3
LA FINE DEI MONDI 4
UNO 5
DUE 8
TRE 10
QUATTRO 12
FUGA NEL MONDO SEGRETO 16
UNO 17
DUE 19
TRE 22
QUATTRO 25
ORO NERO 27
INTRODUZIONE 28
UNO 30
DUE 33
TRE 35
QUATTRO 37
CINQUE 41
1
EPILOGO 45
2
LA FINE DEI MONDITre futuri: possibili, plausibili e...
catastrofici.
3
LA FINE DEI MONDI“Le cose brutte non sono le cose peggioriche possono capitarci. Il Nulla è la cosapeggiore che possa capitarci.” (Richard
Bach)
4
UNOLa leggenda
Tanto tempo fa, quando D’Jià era ancora giovane, andò da suo
padre D’Ktel, e lo pregò di farlo diventare un Genitore.
- Figlio mio – disse D’Ktel – quello che desideri richiede
responsabilità ma soprattutto esperienza.–
Allora D’Jià s’infuriò e manifestò tutta la sua gelosia per U’Bdas,
figlio di U’Lem:
- Lui, di poco più anziano di me, è già Genitore e può portare la sua
Fa’Tmam, a passeggiare tra i pianeti lussureggianti da lui generati. –
Allora D’Ktel capì il motivo di tanta giovanile irruenza. Il ragazzo
era innamorato. Decise di non lasciarlo soffrire e portandolo al confine
tra gli Universi gli donò lo spazio-tempo per inserire una piccola
Galassia a Base Tre. –
Ecco figlio mio, fanne buon uso. Non permettere a nessuna emozione
d’interferire durante la Creazione: diventare Genitore richiede
equilibrio e stabilità, altrimenti si genera solamente il Caos! –
D’Jià si dedicò anima e corpo al progetto ma quando la sua opera
finì, dovette ammettere che non aveva niente di più attraente del
Generato di U’Bdas.
Allora chiamò suo padre e gli chiese di aiutarlo, ma D’Ktel si
arrabbiò e lo redarguì aspramente:
- Sii soddisfatto e non andare oltre: controllati, non superare i
limiti! A noi non sarebbe permesso generare gli Animati. Dovrebbero
essere figli di un processo spontaneo che avviene solo in casi rarissimi.
Creare un Animato con dai semplici Generati è un peccato, una
maledizione che genererebbe il Caos. Quindi fermati adesso, non
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permettere alla tua follia di prendere il sopravvento! –
D’Jià non obbedì però. Di nascosto raccolse, con l'inganno, Anime
Pure tra le Stelle Fisse ed in gran segreto le innestò, rendendole
immemori con un processo ottenuto dalla potenza energetica del
fulmine, in alcuni Animati che aveva ri-Generato con pezzi della
traccia vitale di altri.
Da quella scellerata manovra nacque un nuovo Animato, un po’
folle, quasi sempre infelice e a volte aggressivo: molto pericoloso.
D’Jià, preso dal rimorso, fuggì lontano e la sua sventurata Galassia
si perse nell'infinita molteplicità degli Universi.
“Tavola delle stelle e dei pianeti”
Origine: sconosciuta.
Epoca: non databile.
Base: Sole - Tre
Sembrerebbe una leggenda. E’ stata ritrovata su tavolette di
un materiale sconosciuto, durante le esplorazioni interstellari
della Missione Ultima Thule, su di un pianeta di una Galassia a
Base Tre. Mistero assoluto sugli autori e sull’origine. Anche la
lingua in cui è stata scritta sarebbe completamente sconosciuta,
non trovando nessun riscontro in alcun documento della storia
della nostra conoscenza, se non fosse per un particolare
algoritmo numerico di decodificazione, tracciato ai bordi della
tavoletta iniziale. L’interpretazione e la traduzione nella nostra
lingua è risultata non solo possibile ma addirittura facile. Anche
per esseri non particolarmente dotati di grande intelligenza.
L’altro mistero che avvolge questi manufatti è che la stessa
leggenda, od almeno una con caratteristiche estremamente
simili, era già venuta a conoscenza di un etnologo-esploratore
della Nuova Zelanda, che negli anni ’20 l’aveva riscontrata nella
tradizione orale di un popolo Maori. Gli era stata narrata da uno
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Sciamano. Un pigmeo di un metro e venti che avrebbe potuto
forse tramandare altre storie se non fosse stato ucciso dalla
stupidità di un cacciatore bianco, in vena di macabri trofei.
I quattro astronauti, ai quali una vocina metallica proveniente
da uno strano manufatto aveva raccontato la leggenda, ne erano
rimasti colpiti. La piastra con l’anello aveva perfino rivelato il
nome del pianeta: Gliese e precisato la semplice utilizzazione
dell’algoritmo.
Per non essere considerati dei visionari che avessero preso
una classica cantonata, al primo contatto con la sede TPF[1],
avevano dovuto precisare ogni passo della scoperta e della
relativa semplicità della traduzione.
Era evidente che quella storia, con quegli strani nomi, fosse il
tipico, ennesimo racconto su Dei e Creato. Ma quando la stessa
versione la ritrovi su due pianeti che distano tra loro vent’anni
luce, allora una base di verità ci dovrebbe essere e la perplessità
diventa sgomento.
[1] Terrestrial Planet Finder
7
DUELa missione
Nel 2020, il figlio di uno scienziato che lavorava ai
supermagneti, accompagnò il padre al lavoro e, bighellonando
tra i banchi, ebbe la simpatica idea di lasciar scivolare del
mercurio tra due campi di forza: si formarono cinque palline.
Erano sospese nel vuoto e formavano un pentagono regolare.
Il piccolo salì sul banco e infilò la mano al centro della
struttura tremolante. La mano sparì, allora lui si fece avanti e
sparì a sua volta.
Ricomparve, per fortuna, nella toilette di un Supermercato a
35 miglia da li.
Nel 2050, cinque astronavi al mercurio, partivano dalla Terra
alla ricerca di uno spazio vitale per il futuro.
Al gruppo Dad era toccato, Gliese, terzo pianeta di un sistema
sito in Bilancia. La loro nave percorse 20 anni luce in soli due
mesi e ora erano sul primo pianeta da visitare. L'ultima Thule,
per il pianeta Terra...
Leda, l'antropologa, era l'unica donna a bordo del Dad.
L'accuratezza con cui cercava di nascondere la sua femminilità
non bastava: bruna, alta, sottile ma estremamente forte.
Per fortuna gli altri occupanti della nave erano uomini
maturi, nonostante questo, dopo due mesi, era difficile sfuggire
al gioco di certi sguardi.
Ora avevano un problema: un vero rompicapo da risolvere, e
l'attrazione fisica era assorbita dalla curiosità delle loro menti
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acute.
La missione era vitale per il futuro dell'umanità. Seduti in
plancia, aspettavano tutti il turno per confrontarsi sul proprio
rapporto.
Referente: il comandante, Derek.
- Il pianeta, così com'è, non è vivibile. Insomma, non
permette una migrazione in massa. - era Koll, il microbiologo,
ad avere la parola - i dati che ci hanno portato fin qui, si sono
rivelati tutti abbastanza attendibili. La distanza dalla stella
primaria è ottimale, la gravità buona, c'è persino, come
previsto, una notevole quantità di ghiaccio, che potrebbe
diventare acqua.-
- Grazie all'acqua si potrebbe liberare ossigeno nell'atmosfera
rarefatta, ma... - intervenne Leda, scoraggiante.
- Ma purtroppo la superficie di Gliese è completamente
ricoperta di radioisotopi. – disse Thomas, l’ingegnere nucleare,
il più anziano del gruppo.
Il comandante Derek prese allora la parola:
- Amici, vi prego, conserviamo il tono formale per i rapporti
ufficiali: insomma che idea vi siete fatti di questo benedetto
posto? E come pensate che ci possa essere arrivata quella targa
incredibile? Cosa significa? –
Allora Thomas disse:
- Sinceramente? Io non credo che la targa ci sia stata portato,
credo che ce l'abbiano posta gli abitanti di Gliese, se mai sono
esistiti, magari un milione di anni fa... perché la radioattività, su
questo pianeta, non è naturale! Questo pianeta ha subito un
bombardamento atomico. Non so chi e nemmeno perché, ma
tra poco saprò dirvi quando. -
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TREIl viaggio
- No, non è possibile. Siamo vittime di allucinazioni... o siamo
in un film, oppure... - a Leda girava la testa.
Erano su Kepler-69, il terzo pianeta che aveva in orbita
diametrale un gemello. Inquadrati entrambi attorno a un sole,
nella costellazione del Cigno.
La distanza da Terra era abissale, impensabile, li rendeva folli.
Si erano spinti a 2700 anni luce. Erano in viaggio da quasi 9
anni, i contatti con la base erano perduti da tempo.
Adesso dubitavano di tutto, persino che ci fosse una Terra a
cui tornare. E cosa avrebbero mai trovato? Quanti erano
passati? Come su Gliese e su Kepler-62, Un segnalatore a
energia solare e mista, emetteva, da qualche milioni di anni, un
flebile richiamo.
Scavando un po' sotto la polvere radioattiva, c'era la targa, la
stessa, con gli stessi geroglifici e la sua unica possibile
traduzione.
- Che gioco strano del destino è questo? - si chiesero appena
dentro la nave.
Derek poggiò affettuoso la mano sulla spalla di Leda
- Non lo so, ma di una cosa sono sicuro: è ora di tornare a
casa, sempre se ne abbiamo ancora una. –
Koll li aiutò a spogliarsi delle tute. Da qualche giorno se ne
stava un po' sulle sue come se stesse rimuginando su qualche
idea ma non ne aveva fatto parola, con gli altri.
Nessuno era particolarmente preoccupato, però. Cinque anni
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prima la tensione era arrivata al Top nella nave. Leda aveva
capito che non poteva più restare neutrale e che quattro anni di
astinenza erano troppi anche per lei. Non era fatta di legno e
poi aveva bisogno anche di uno sfogo sentimentale.
Così decise per il comandante Derek e stette insieme a lui.
Spezzare gli equilibri si rivelò più drammatico del previsto.
Thomas divenne intrattabile, poi una furia e, durante una lite
furibonda, rimase ucciso, cadendo sul coltello che lui stesso
aveva impugnato.
Dopo, sessualmente, avevano raggiunto un certo equilibrio,
per fortuna.
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QUATTROIl ritorno
Il Dad era in orbita intorno alla Terra.
Sotto di loro il pianeta c'era ancora ma era difficile capire che
fosse lo stesso che avevano lasciato quasi dieci anni prima: la
civiltà era morta.
La Terra era distrutta; l'atmosfera, rarefatta e inquinata, e...
non c'era più un solo essere umano vivo.
La distesa color ruggine ricordava Marte.
Sul pianeta, mentre l'equipaggio percorreva migliaia di anni
luce, alla ricerca di un possibile futuro, erano passati quasi 300
anni.
Meglio di quanto avessero sperato, ma a cosa era servito? Il
pianeta era talmente radioattivo che il solo atterrarvi era
impensabile.
Koll chiese la loro attenzione, erano due giorni che non
parlavano. Erano stanchi, demotivati:
- Ho una teoria! E credo che sia abbastanza verosimile. -
sedettero in plancia mentre Leda preparava una bevanda dalle
alghe, l'unico alimento rimasto, poiché si riciclavano solo con
l'acqua e le loro stesse scorie.
- Non so chi ci ha creato, non so se è vero che sia mai esistito
un certo D’Jià, ma sono certo che qualcuno ci ha messo in
questo Universo. Credo che siamo noi stessi, l'Animato, l’essere
folle e disperato, di cui parla la leggenda.
Pensateci: abbiamo visitato quattro pianeti che, grazie a
calcoli perfetti, avrebbero potuto ospitare il nostro tipo di vita.
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Sembravano disabitati ma, grazie ai segnali emessi da quella
strana targa, abbiamo scoperto che, in un tempo lontano,
avevano ospitato la vita.
Su quei pianeti c'era stata una civiltà, delle città, gli abitanti...
ecco cosa penso: penso che, su quei posti, ci siamo stati proprio
noi!
Voglio dire, l'umanità è già stata su quei pianeti, ed è arrivata
sempre allo stesso tragico epilogo: il bisogno di trovare un
nuovo pianeta, adatto alla vita umana!
Perché? Perché finiamo sempre negli stessi errori e l’unica
soluzione a cui siamo capaci di arrivare, alla fine, è
l’autodistruzione.
E così, tragicamente, abbiamo colonizzato e poi perduto, uno
per uno, tutti i mondi colonizzabili. Tutti quelli con le
condizioni ottimali per accogliere in nostro tipo di esistenza. La
Terra era l'ultimo pianeta: adesso è finita! -
I primi a contattare il Dad furono quelli del Volan, poi fu la
volta del Castro, del Fuego e dell'Eva. Per una incredibile
coincidenza, le cinque astronavi si ritrovarono in orbita tra la
Terra e la Luna più o meno contemporaneamente.
Lily Corbett, comandante dell'Eva, comunicò alle altre navi
che la sua missione era speciale. Infatti, avevano l’ordine, in
caso di insuccesso delle ricerche di aprire una teca sigillata e
leggerne le istruzioni, dettate centinaia di anni prima, da uno
scienziato previdente: Kurt Geller, il padre del progetto.
La donna, commossa, lesse via radio le ultime istruzioni,
dettate dalla paura e dalla disperazione.
"Amici, se state leggendo questo messaggio, allora vuol dire
che la fine della Terra è venuta!" Il messaggio continuava con
delle istruzioni del tutto inaspettate.
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Proprio nel caso si fosse presentata questa tragica evenienza,
era stata messa in orbita, intorno al pianeta una piccola base
spaziale, la Venus, creata appositamente.
Nelle cellule ad animazione sospesa c'erano cento giovani.
Belli, sani, non contaminati dalle radiazioni, provenienti da
ogni parte della Terra.
"Vi lasciamo questi semi: adesso sono nelle vostre mani, cari
amici.
Speriamo solo che saprete insegnare loro questa tragica
lezione, speriamo solo che avrete trovato, tra le stelle un'altra
terra e un nuovo futuro. Buon viaggio a tutti voi! - seguivano le
coordinate per rintracciare la piattaforma Venus, che già faceva
parte dell’immane e, forse, inutile progetto.
- Bellissima idea... - disse, tristemente, Derek alla radio -
peccato che il buon Geller non potesse sapere ciò che abbiamo
scoperto. –
Tutti ricevettero con amarezza quelle parole.
Non avevano speranze, nulla da proporre.
Allora intervenne Koll:
- Forse una possibilità c'è! - tutti pendevano dalle sue labbra -
Il povero Thomas ci ha lasciato una piccola eredità. La vita si è
sviluppata e poi è morta, a causa nostra, su vari mondi ma tutto
questo peregrinare è durato milioni di anni.
Secondo i calcoli di Thomas, il pianeta più antico di questa
odissea non è più pericoloso, potrebbe essere adatto per cercare
di iniziare una nuova vita. Non sarà difficile trovarlo, basta
cercare quello dove la lastra è più antica.
Thomas diceva che grazie al Plutonio contenuto nelle batterie
del trasmettitore, si poteva risalire alla datazione del manufatto.
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Insomma: le tavolette con la leggenda di D’Jià non sono solo il
supporto di un racconto... sono anche una specie di “faro” che ci
guiderà alle origini, al primo mondo conquistato e poi distrutto
dagli uomini.
Forse raccontare questa storia è stato l’atto più maturo del
nostro “probabile” creatore, forse per lui e per noi, ancora una
volta si presenta la possibilità di imparare qualcosa dagli errori
che abbiamo commesso in passato. -
Ci fu un momento di esaltazione e di commozione generale,
anche se tutti andarono con la mente alla complessità di quella
storia: tutto faceva supporre che, per gli antichi e misteriosi Dei,
il Tempo, che tanto spaventa l’uomo, era un fattore del tutto
insignificante.
A tutt’oggi le targhe misteriose sono conservate nel Museo
della Terra, nella più grande città del pianeta Home, nella
costellazione di Cassiopea.
L’umanità vive in pace. La lezione è servita, le uniche cose
bandite dalla nuova civiltà sono: le religioni e il danaro in ogni
sua forma. Il pianeta è di tutti e i suoi frutti benedetti vengono
condivisi con ognuno a seconda delle proprie reali necessità.
Forse la cosa più saggia fatta dal giovane e irruento D’Jià è
stata quella di fuggire lontano e di non farsi vedere mai più...
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FUGA NEL MONDO SEGRETOAgharti (l’inaccessibile) sarebbe un regnosotterraneo con capitale Shamballah (cittàdi smeraldo) situata sotto l’Asia Centrale,nel vasto territorio che va dal deserto delGobi alle impervie montagne del Tibet e
del Nepal, là dimorerebbero il Re delMondo e le menti più grandi e sovra-
sviluppate della Terra, passate, presenti efuture.
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UNOSopravvissuto
Gocciolio d'acque e la loro eco che si perde nel buio.
Il primo raggio di sole penetra dall'alto, implacabile come una
fotoelettrica. Il giorno, oggi, durerà quattro ore: vuol dire che è
piena estate. John piange per qualche minuto, il suo corpo è
intorpidito, malaticcio, sofferente. Nei cubicoli, in un perenne,
indescrivibile dormiveglia, passa il tempo a sputare muchi,
tossendo ora forte, ora piano. Qualche notte ha rischiato di
morire soffocato dalle sue stesse secrezioni. Ha rischiato di
morire così tante volte... si è salvato sempre per il
maledetto spirito di conservazione. Il suo carnefice, il suo boia:
grazie a quello spirito implacabile non aveva mai avuto la forza
di arrivare fino in fondo, di farla finita.
Mangiò dei licheni disseccati e due ragni che aveva catturato il
giorno prima, erano di quelli grassi, col corpo simile a una
larva. Non male, anche crudi; non cuoceva più niente da anni.
Troppo faticoso e poi, lo sterco di pipistrello e quant'altro
poteva prendere fuoco era poco e non durava molto e... si
ricordò che l'accendino era esaurito, da "secoli"
Si rimise in piedi, raccogliendo i brandelli di stoffa con la corda
che lo cingeva e iniziò a urlare come un forsennato, senza un
motivo, per il puro piacere di spaventare i pipistrelli, per
avvisare la grotta che lui era li: pronto per un altro giorno di
follia
John era all'inferno. Lui non lo sapeva più ma era laggiù da 30
anni. John non sapeva più niente.
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All'inizio, nell'inferno, gli era capitato di tutto: prima c'erano
stati i morti che si decomponevano, poi i fantasmi, dopo un
anno di ricerche aveva incontrato i demoni, e lo avevano
terrorizzato per anni, poi anche i demoni avevano perso ogni
interesse per lui... ed era impazzito!
Corse a piazzarsi sulla sua roccia, si spogliò nudo e si stese
sotto l’unico raggio di sole. Scendeva implacabile come una
lama lucente, come la spada di un Cherubino, disegnava un
percorso preciso sulla roccia di John e lui la seguiva rotolando
su se stesso. Come cercasse di berselo, tutto.
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DUEFuga per la speranza
- Voi siete matti! - disse Cintia.
Nelle ultime trentasei ore ne aveva viste di tutti i colori. Non
soffriva di claustrofobia però non avrebbe mai immaginato di
vivere quell'esperienza in una escursione. L'attrazione per
Riccardo aveva subito un duro collaudo e già rischiava di
esaurirsi laggiù, in quelle enormi caverne, dove a stento ci si
vedeva l'un l'altro.
- Tesoro, mi spiace molto, credimi - disse il giovane,
teneramente. Intanto Tania guardava disgustata la scena, nel
buio nessuno poté leggere la sua gelosia.
Franz e Otto, del tutto disinteressati a quello che accedeva
intorno a loro, annusavano, leccavano, toccavano e valutavano
rocce e stalagmiti.
- Non ti accostare neppure - disse, lievemente isterica la ragazza
- puzzo più di una capra e... credo che valga anche per te!
- Non perdere il controllo, Cintia, stai calma, sei sfinita... è colpa
mia. Se non troviamo ancora niente torneremo indietro,
promesso! – disse Riccardo, deciso. Lei, esausta, sedette su un
masso, applicando la respirazione controllata per superare il
panico. Sempre appassionata di Trekking anni prima
aveva partecipato ad un corso di speleologia. Ricordava: era
stata un’esperienza superficiale e giocosa Ma adesso che aveva
deciso di condividere quel tentativo disperato con Riccardo, si
era resa conto di non essere portata per la vita ipogea.
Il loro obiettivo era una grotta dimenticata, forse esplorata ma
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solo parzialmente, difficile da raggiungere in territorio Ucraino.
Si trovava nel massiccio del Demerdzhi, in una zona chiamata
Valle dei Fantasmi. Un nome macabro, molto antico, eppure
dato che nelle vallette isolate, durante la guerra, erano stati
massacrati molti civili, mai nome si rilevò più adeguato.
Cintia non aveva paura dei fantasmi. Era terrorizzata dal fatto
che, a furia di infilarsi, calarsi e strisciare nel buio, nel silenzio,
erano sprofondati per oltre un chilometro nelle viscere della
terra. Nessuno sapeva che erano là... ma questo era un bene.
Eppure il panico attanagliava il cuore della ragazza.
- Questo è un crollo, e di là c'è acqua: sono sicuro! - avvisò Otto,
dal fondo di un fosso - ed è stato provocato con dell’esplosivo,
ancora puzza di cordite. Qui c’è già stato qualcuno!
- Che si fa? - disse Franz, poi rivolto a Cintia, comprensivo - Ce
la date solo un'ora? - Ci volle molto di più ma, alla fine,
strisciando come vermi, Otto e Tania passarono, senza troppe
sbucciature.
- Venite - gridarono dalla breccia - è grandioso, incredibile!
Gli altri si precipitarono alla meglio insinuandosi attraverso lo
stretto spazio franoso e scivoloso per la mota. Inutile cercare la
sicurezza, quella parola non aveva più senso. Una volta nella
sala sconfinata, spensero le lampade al carburo, la luce
era abbagliante. Cintia, lanciò un urlo; era stata l’ultima a
passare. Contorcendosi per uscire in fretta, aveva trascinato con
se qualcosa: era un cranio umano che rotolò, macabro, ai loro
piedi. Mentre la ragazza cercava di ripulirsi con movimenti
isterici, Riccardo analizzava il passaggio. Avevano attraversato la
vecchia frana: probabilmente il tratto era stato fatto saltare
mentre dei fuggiaschi erano nel budello, seppellendoli vivi.
Man mano che il terreno umido si scrostava, venivano alla luce
ossa sicuramente umane. Intanto gli altri, allibiti, ispezionavano
la sala enorme. Al centro di essa una luce con un effetto
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celestiale, spargeva raggi delineati su mucchi di detriti.
- E' un camino - disse Otto - ma è il più grande e il più
profondo che sia mai stato scoperto, fidatevi.
Franz lo guardò, apprensivo:
- Quindi?
- Quindi... potrebbe essere! - rispose Otto - Questo spazio credo
sia interamente naturale ma è enorme... laggiù, dopo il lago;
chissà? Una cosa è certa, nonostante le frane e i crolli, questa
pavimentazione è un vero mistero. Non è possibile che l'acqua
lo abbia livellato così!
Tania intervenne, infatti stava procedendo a quattro zampe,
tentoni, vagliando la superficie, troppo regolare coi polpastrelli:
- Non è naturale, mi ci gioco la reputazione!
Poi tutto divenne confuso: dal nulla, scalciando, ululando e
lanciando pietre, un fantasma si avventò verso di loro.
Fece poco danno, si fermò a una decina di metri ansando. Era
completamente nudo; era bianco come un verme. Un uomo o,
almeno, ciò che ne restava. L'essere era magrissimo. Una lunga
barba bianca gli copriva il petto.Urlò di nuovo, brandendo una
pietra, per farli sparire.
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TREMistero nel buio
Si chiamava John, e non sapeva più parlare. Gli diedero da
mangiare della carne in scatola, lui la ingurgitò
ma immediatamente la espulse vomitandola, però la raccolse
con le mani e la mangiò di nuovo. Allora toccò a
Cintia allontanarsi per dar di stomaco.Alla fine iniziarono a
capirsi anche se John era folle.
Era inglese,pareva; era in missione nella ex-Jugoslavia, forse
un mercenario. Trent'anni prima erano stati inseguiti fin nelle
grotte, poi, a colpi di bazooka, qualcuno aveva fatto crollare il
passaggio dove si erano infilati. Solo John era sopravvissuto,
aveva mangiato di tutto, compreso ciò che restava dei
suoi compagni. E poi... il terrore e il nulla: una vita intera.
Mentre Tania e Cintia gli parlavano, gli uomini cercarono
intorno per controllare che John non avesse
armi nascoste. Meglio evitare brutte sorprese.
- Dice che ha girato per km in queste grotte, però vive qui,
perché è l'unico posto da cui si vede il cielo.
- E come ha fatto, nel buio? - chiese Riccardo. La risposta arrivò
dopo alcune contrattazioni, per capirsi. - John dice che più
avanti c'è luce ma non si vede il cielo; insiste anche sui demoni.
In questo posto i demoni non vengono, e lui non vuole vederli,
sono anni che non si muove da questa sala.
Cintia cercò di riassumere al meglio la conversazione col matto.
Poi John, si alzò e si incuriosì guardando Otto, che consultava
una vecchia cartina.
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- No, no! - disse allora indicando con le dita sulla carta. - No
qui... qui! E dopo: girare intorno! - farfugliò. I giovani
si guardarono attoniti, il matto sembrava capire ciò che per loro
stessi era un vero rompicapo. La cartina di Otto era un
documento segreto, mai occhi umani l'avevano sfiorato da
oltre 100 anni. Segretato negli archivi Vaticani perché tracciato
di suo pugno da una mitomane, considerata come visionaria e
in mala fede, la fondatrice di un movimento mal visto: Madame
Blavastky.
Dopo due giorni in caverna, mentre i ragazzi procedevano con
rilievi e indagini, Cintia aveva trasformato John in un essere
umano, o quasi. Gli spiegò il motivo della loro missione
disperata nel ventre della terra:
"Improvvisamente, la tecnologia, come lui di certo ricordava,
era schizzata in avanti, come mai in migliaia di anni. Passi
giganteschi erano stati fatti nelle telecomunicazioni e, proprio
negli anni in cui John era rimasto segregato, la TV e il PC
avevamo raggiunto una diffusione capillare. Da lì a capire che,
attraverso questi mezzi era possibile indottrinare il popolo,
il passo fu breve.
Eppure... mentre gli uomini di potere credevano di essere sul
punto di prendere in mano le sorti di ogni Nazione, avvenne
qualcosa di inatteso. Per anni strani cartoni animati e fumetti,
traboccanti di alieni, mostri e insetti, avevano spopolato, nei
programmi per bambini e ragazzi, senza che nessuno prestasse
particolare interesse al fenomeno, ritenuto secondario. Quelle
trasmissioni tenevano buoni i bambini? Ottimo: cos'altro
poteva desiderare un genitore, nel XXI secolo? Tutti volevano
essere giovani e in forma, per viversi fantasie virtuali (o vere
e proprie trasgressioni). Chi poteva desiderare di fare la
mamma o il papà, a tempo pieno?
Intanto, le nuove generazioni venivano su, ipnotizzate dal
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teleschermo. I visori di molti videogiochi e tv portatili, erano
costruiti a misura di cervelletto, per una più veloce
penetrazione dei messaggi direttamente nella mente. Pochi
ritenevano ancora importante la cultura personale o che leggere
un libro poteva essere utile o piacevole. Alla fine, nel 2010, il
mercato venne invaso da un prodotto rivoluzionario: la PMK
(Plat Moster Kit)! Un gioco, anche in versione per adulti.
Era composto da un tappetino nero, collegabile a un PC. Una
volta scaricato il programma, si poteva scegliere un mostro a
tre dimensioni, praticamente vivo. Si formava nello spazio,
subito sopra la tavoletta a corredo. Da quel momento potevi
dialogare col tuo piccolo mostro, gareggiare, giocare e persino,
scambiarlo, con i tuoi amici: uno spasso infinito, finché un
giorno... Un giorno molte, delle piattaforme giocattolo,
divennero macchine infernali. Nelle case, dal nulla, arrivarono
dei mostri veri, non erano più dei semplici ologrammi: erano
dei veri e propri invasori alieni.
Grossi il doppio di un uomo, avevano la dentatura di un
tirannosauro e delle dita coriacee armate di rostri; quel che è
peggio: uccidevano e divoravano esseri umani. I Gord, così
vengono chiamati, sono carnivori e
sono indistruttibili. Qualsiasi arma è inefficace: svaniscono un
attimo prima di essere colpiti, è un mistero! L'unica cosa che
sappiamo è che al buio diventano inefficienti. Ecco perché, in
molti, stiamo cercando rifugi nelle grotte.
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QUATTRONelle viscere della terra
John cercava di capire ed era atterrito da ciò che Cintia gli
svelava. Intervenne Otto:
- Stiamo cercando qualcosa che probabilmente era solo nella
fantasia di una donna un po’ fanatica. - e sventolò la mappa
segreta dei Teosofici.
- Questa avrebbe dovuto indicare uno degli ingressi a un
mondo sotterraneo, dimenticato, nascosto da millenni. La
Blavastky asseriva che, sotto terra, antiche civiltà avevano
costruito tunnel che attraversavano persino gli oceani per
raggiungere vere e proprie città ipogee – si guardò intorno
sfiduciato – ma io penso che siamo arrivati al capo linea.
A tutt’oggi esasperati dal terrore e dalla fretta, molti giovani si
erano spinti nella caverne ma senza risultati di rilievo.L’unica
possibilità di sopravvivere era quella di trasformarsi in
cavernicoli. Ma sarebbero diventati prede ugualmente.
Appena fuori, alla luce del Sole o col semplice riverbero della
Luna, i Gord gli avrebbero dato la caccia, divorandoli come
gazzelle sbranate dai leoni. Loro speravano in questa nuova
grotta, purtroppo sembrava del tutto naturale, e come tutte le
cavità, poteva offrire un rifugio solo a qualche
povero malcapitato o a un mentecatto, come il povero
John. Nessuna traccia delle vie segrete e delle città sotterranee
immaginate dalla fantasia dei Teosofici.
- Ma esserci! C'è tunnel grandi, laggiù – disse John, indicando
con la testa un punto indefinito – ma là c'è demoni.
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I ragazzi gli sorrisero, commiserandolo ma John insistette, si
alzò e si fece seguire
- Venire, venire! - si inoltrarono in profondità, per un lungo
budello in discesa, fino a raggiungere un’alta parete
perpendicolare. Allora John girò intorno a un lastrone che
sembrava di alabastro e lo fece ruotare in senso antiorario,
gorgogliando all'unisono, anche la grande parete ruotò,
incredibilmente, su sé stessa.
Davanti agli occhi dei giovani si aprì un breccia, sembrava
portare in un altro mondo. Alle spalle della parete si
intravvedeva un tunnel, perfettamente liscio e livellato,
illuminato da una bassa luminescenza verdastra. Si inoltrava,
seguendo una lieve pendenza, nelle viscere della Terra. La
cavità era molto grande e non se ne poteva vedere la fine.
Un mondo nuovo, con i suoi misteri, si apriva davanti agli occhi
del gruppo di disperati.
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ORO NEROEquilibrio: come trottole immerse nel
piano della nostra vita andiamo perdendo,acquisendo, cercando e consumando. (cit.)
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INTRODUZIONELuna guardiana
Fra i Miti e le Leggende di vari popoli si racconta di grandi
cataclismi, sia ciclici che sporadici. Spesso le grandi civiltà del passato,
anche quelle ormai sepolte, come gli Aztechi, gli Egizi, i Sumeri... e
persino l’antica Grecia, con riferimenti anche all’Atlantide (vedi: La
Repubblica – Platone).
Anche nella Bibbia, cosiddetta “Monoteista”, troviamo riferimenti al
Caos e ad un Diluvio primordiale. E non solo, nel Vangelo di
Giovanni, viene profetizzata un futura Apocalisse; mentre nella
cultura Maya, la fine del Mondo, viene presentata come un evento
epocale preciso. Nel loro sofisticato e incredibile Calendario, la
catastrofe fa parte di un conteggio preciso, come le fasi lunari o le
eclissi. La data più vicina all’epoca moderna è: 2012 d. C.
Ogni cultura antica racconta la sua versione della fine, anche se ne
dà interpretazioni differenti, dovute alle differenti visioni del mondo,
alla cultura e allo scenario Politico- sociale.
A quanto pare la nostra attuale civiltà, sarebbe solo l'ultima di una
serie di culture precedenti, spazzate via da misteriose forze cosmiche,
da eventi naturali incontrastabili e, sembrerebbe, anche a causa della
stessa umanità e di certe sue scelte scellerate.
Adamo ed Eva peccano nell’Eden, in maniera tanto tragica ma
misteriosa, che ancor’oggi dovremmo subire le conseguenze del loro
peccato. A Gerico delle “incredibili” trombe, radono al suolo la città,
mentre una distruzione epocale spazza via per sempre Sodoma e
Gomorra dalla faccia della terra. Da qualche parte, nell’oceano
Atlantico, un intero continente evoluto, antichissimo e misterioso,
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sparisce senza traccia oltre diecimila anni or sono, eppure il suo
“fantasma” influenzerà per sempre le civiltà dei secoli successivi.
Lo studio della mitologia ci porta a non ignorarla, perché la Storia,
da sola, non riesce a dare tutte le risposte riguardo al passato.
La costruzione delle piramidi e dei complessi megalitici, in tutto il
pianeta, sono tutt'ora privi di una valida spiegazione.
A discapito di molte teorie paventate nei libri dell’archeologia
"ufficiale", ad oggi nessuno saprebbe ricostruire nella stessa maniera
complessi come la Sfinge e la grande Piramide d’Egitto, né le altre
rinvenute in Cina, in Bosnia, persino in fondo al mare, nel cosiddetto
Triangolo delle Bermuda o, addirittura, sotto i ghiacci del Polo.
Misteriosamente orientate rispetto a fondamentali parametri celesti
perfettamente proporzionate secondo geometrie ancora sconosciute, e
distanziate tra loro secondo sconcertanti e arcane dialettiche, secondo
“impossibili” rapporti intercontinentali, di cui l’intuizione del
concatenamento non ha fatto che infittire il mistero.
Chi le ha costruite?
Chi ha intagliato alla perfezione e poi trasportato pietre enormi,
pesanti come un palazzo e sistemate seguendo intricati calcoli e
sequenze numeriche a noi sconosciute?
Così come nessuno sa come siano riusciti a costruire Macchu Picchu
ed altre città misteriose in zone impervie, irraggiungibili e, in realtà,
chi e perché lo abbia fatto.
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UNO
16 settembre 2014, Egitto, Valle dei Templi, ora locale.
Joseph Farmer non temeva i luoghi chiusi: questa era una
delle caratteristiche che lo aiutavano ad essere un archeologo di
fama mondiale, l'altra era la sua eccezionale magrezza. Proprio
queste qualità, in quel preciso istante, gli fecero temere di stare
per perdere la vita. Trentotto anni, innamorato delle civiltà del
passato, non aveva alcuna intenzione di morire; quella mattina,
però si rese conto di non essere messo bene.
Non avrebbe mai dovuto infilarsi nel cunicolo; l’avevano
scoperto quasi per caso solo il giorno prima. Non avrebbe mai
dovuto e, soprattutto, mai, mai da solo! Invece era proprio
quello che aveva fatto: curioso, assetato di sapere, non aveva
saputo resistere alla tentazione...
Con estrema imprudenza era in uno slargo di poco più di un
palmo, senza puntelli e senza difese.
Per una concomitanza di sventure, proprio in quel momento,
la terra aveva tremato. Niente di eccessivo... per ora. Il
professore non poteva capire se si fosse trattato di un
cedimento strutturale oppure di un vero e proprio terremoto.
L'unica cosa certa era che le pareti della fenditura si erano
ulteriormente ristrette e i polmoni stentavano a recuperare
ossigeno, già scarso di per sé.
Non si lasciò vincere dal terrore: si concentrò e sperò che il
breve tremore non si ripetesse. Poi, come sapeva di dover
tentare, sputò fuori tutta l'aria, fece leva e spinse.
Ammaccato e sbucciato, si trascinò fuori dal budello: era vivo
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ma non esultò. Era un uomo troppo concreto per non capire di
aver rischiato. Sedette per terra per riprendere fiato: non
sapeva che quello sarebbe stato solo l'inizio.
Non sapeva che anche a Tokio, a New York, a Basilea... a Città
del Capo, nel medesimo istante (ora locale), tutta la Terra aveva
tremato lievemente, quasi impercettibilmente ma... all'unisono.
Una cosa simile non era mai successa, mai!
Il telefono squillava freneticamente. Grande invenzione
certo, ma anche una bella seccatura. Era Lisa, stava chiamando
perché anch’ella aveva appena avvertito la scossa. Si era
precipitata immediatamente fuori dalla Ziggurat che stava
esplorando.
Lisa... collega, amica e, a volte, amante rappresentava spesso
l'unico anello di congiunzione fra Joseph e il mondo civile.
Si parlarono concitati. Poi, qualche calcolo, alcuni controlli
tramite il Satellitare e non ci volle molto a capire che tutto il
pianeta era stato coinvolto in qualcosa di bizzarro.
Si concertarono per prendere il primo aereo in modo da
incontrarsi a New York, nello studio che dividevano. Era
necessario fare il punto della situazione, era il momento di
riflettere.
A nulla valsero le recriminazioni e le scuse dell’archeologo:
Lisa non si lasciò convincere riguardo al fatto che, rimanere
separati, fosse una buona idea!
Lui doveva muovere il culo, lei non avrebbe accettato scuse.
Imprecò!
Che donna irritante! Non fosse stato per la sua somiglianza
con Nefertiti non l'avrebbe mai degnata di uno sguardo; invece,
eccolo a darsi una bella ripulita per prendere il primo volo utile
e lasciare il “campo” a metà.
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Durante il volo cercò di riposare ma c'era qualcosa che gli
rodeva la mente. C'era un'immagine nella sua testa,
un'immagine che aveva scorto per un istante sul fondo del
cunicolo.
La concitazione dopo la scossa gliel'aveva fatta dimenticare
ma adesso, come un tarlo, il ricordo gli impediva di riposare.
Mentre cercava di sfuggire alla morte aveva pensato
assurdamente:
"Ah, ecco! Giusto a proposito... nel buio più profondo, si
scorge Selene, la siderale divinità che si identificava con la
Luna..." e poi non era stato più in grado di capire perché avesse
avuto quel pensiero, la ricerca della salvezza aveva catalizzato
tutta la sua attenzione... si era distratto ed ora se ne
rammaricava!
Il professore non poteva certo immaginare che, ironia della
sorte, la sua “improbabile” compagna, a duemila chilometri da
lui, e nello stesso istante, stava analizzando un’immagine di
Lilith, nelle viscere di una struttura Mesopotamica.
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DUE
Ponte del Cormoran, catamarano oceanografico, 16 settembre
2014; un punto imprecisato del Pacifico.
Carlino era il cuoco di bordo ma anche il meccanico... forse
per questo, i suoi intingoli, puzzavano di nafta.
Il professor Rimsky e gli altri tre, avevano deciso di
immergersi comunque, nonostante fosse stato rilevato un
terremoto di piccola entità, in qualche posto, non lontano.
La traversata per raggiungere l'Isola di Pasqua era lunga e
noiosa. Carlino aveva sfilettato un tonno al mattino presto,
adesso le fettine stavano marinando nel suo “intingolo” segreto.
Aveva lessato le ultime carote, crude non si sarebbero potute
mangiare: troppo “vecchie”.
L'ondata scosse la barca in modo anomalo.
Non succedeva niente da tre ore e l'uomo, incuriosito,
s’affacciò e seguì il viaggio lento di quell'unica increspatura che
si perdeva a vista d’occhio nell’Oceano calmo.
Qualche minuto dopo, sentì tossire il motore Evinrude del
gommone di servizio: i quattro sub rientravano.
- Sì, l'abbiamo incrociata dieci minuti fa... uno Tsunami in
miniatura. - disse Rimsky mentre Carlino aiutava a trasbordare
le attrezzature. - Oggi partiamo per Rapa Nui, al ritorno
ripescheremo i segnalatori... -
- Aspettate - disse Cordier, il biologo francese - alla radio
stanno parlando del terremoto. - infatti il notiziario web, aveva
interrotto il normale flusso di dati.:
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"... ancora non è stato localizzato. La NASA smentisce ma una
cosa è certa: la scossa è stata registrata in tutto il pianeta, nello
stesso preciso istante! E’ stata di bassa intensità e ancora non è
stato possibile rilevarne l'epicentro."
Gli scienziati si guardarono l'un l'altro, increduli e sconcertati.
Carlino rilevò il momento di tensione:
- Qualcosa non va? Cosa c'è?- chiese spaesato. –
- C'è che quello che hanno detto alla radio è scientificamente
impossibile, vecchio mio! - disse Rimsky a nome di tutti.
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TRE
La Casa Bianca, Washington D. C., 16 settembre 2014, ora
locale.
Obama aveva dormito poco, come al solito, e male, come al
solito. Stavolta a renderlo nervoso c'era stata la piccola scossa;
niente di estremo, pochi attimi, poi era finita... il presidente non
aveva neanche avuto il tempo di provare paura. Si era alzato
per raggiungere la camera della moglie, dormivano separati da
un po', anche questo era motivo di tensione. Sul corridoio,
Gordon lo attendeva per riferirgli quello che già sapeva.
Ora aspettavano notizie: il presidente poteva riposare, i suoi
erano già "allertati"!
Alle sei era già in piedi, fu lui stesso a chiamare l'assistente.
Il volto di Gordon non trasmetteva niente di buono. Dietro di
lui, la signora Kristine, con il caffè espresso italiano: uno dei
pochi piaceri a cui Obama non voleva rinunciare, la mattina.
Gli ricordava l'Italia e il clima di magia che aveva provato
visitando quel vecchio paese.
- Ecco, forse meglio potrà spiegarsi il professor Green - disse
Gordon, poco convinto.
L'unica cosa positiva era che la notizia non venisse profferita
dalla sua bocca; conosceva bene la psicologia dei Capi: erano
tutti estremamente scaramantici.
- Non possiamo ancora fornire notizie certe, signore, i dati... -
cominciò Green impacciato.
Intanto Obama, pur fingendosi attivo, ancora non aveva
compreso di cosa stessero parlando.
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C'era stata una piccola scossa qualche ora prima: Amen!
Perché alle sei del mattino erano tutti in stato di allarme?
Sembrava fosse scoppiata una guerra. Fissò Green, sperando di
capire.
- Insomma noi non siamo convinti che sia stato un
terremoto! Questa "cosa " gli somiglia ma non è stato un
terremoto, almeno... non di quelli che noi conosciamo, ecco. -
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QUATTRO
Thunder Butte, North Dakota, settembre 2020.
<Il Fraking? E' stato solo l’ultimo atto! Oggi, qui, ai piedi della
Montagna Sacra, possiamo solo chiedere perdono.
Dio ci ha voltato le spalle...>
Damon osservava sconcertato la moltitudine che si era
riversata nell’antica valle.
Non aveva mai avuto tanto potere nelle mani; qualche anno
prima avrebbe cercato di sfruttare quella notorietà a suo
vantaggio, oggi avrebbe dato un braccio, forse la stessa vita, pur
di trarre fuori dalla disperazione quella gente. Soprattutto i
bambini, vittime innocenti! Erano come fiori che vogliono
sbocciare, fare esplodere i petali colorati, e invece
precipitavano col resto dell'umanità, in un pozzo nero e senza
fondo. Il suo pensiero volò a Cheira e alle sue labbra livide e
fredde, l’ultima volta che l’aveva baciata.
-Ve lo ripeto, fratelli- tuonò dal palco Damon, cercando di
farsi sentire -Il Fraking non è stata l'unica azione scellerata
dell'uomo moderno: inutile cercare vendetta, adesso!
Le multinazionali che odiate?
Non esistono più...
Il nemico sociale? Non esiste più!
Tra voi, fratelli, ci sono molti che lavoravano per la Exxon,
proprio qui, e “prosperavano”... ecco la verità!
Amici: abbiamo goduto, tutti!
Abbiamo agito come quel burattino del racconto. Come
Pinocchio nel Paese dei Balocchi.
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Allora nessuno si chiedeva: Possibile che non esista un freno?
Possibile che tutto questo, tutte queste cose belle sono toccate
tutte a me, adesso?
In un centinaio d’anni abbiamo sprecato, sperperato,
succhiato tutto: senza controllo, senza darci pensiero...
Fratelli, diciamolo: Volevamo tutto!
E se qualcuno, se un "Grillo parlante", cercava di ricordarci la
moderazione, la saggezza, la misura nelle cose... ebbene chi di
noi non gli ha lanciato una pietra, per farlo star zitto?-
Giardini della Casa Bianca, Tenda del Presidente, settembre
2020.
Obama era diventato vecchio quasi all’improvviso.
Non avrebbe mai pensato che le sue ambizioni, i suoi sogni si
sarebbero avverati con tanta precisione... ma a quale costo?
Sembrava l’ironia della sorte.
Aveva sperato di riconfermarsi presidente? Bene, aveva
raggiunto il suo obiettivo senza ostacoli.
Nessuno aveva tentato più di candidarsi, nessuno aveva
intenzione di “soffiargli” il posto: a nessuno importava più
niente di lui, ecco l’amara verità.
Anche gli altri Leader politici, nel mondo, avevano perso ogni
potere pur conservando, intatta, la loro leadership, nessuno più
lottava sulla Terra. Niente partiti, nessun contrasto. Una ad una
erano crollate tutte le vecchie religioni.
oggi potresti auto-proclamarti re, imperatore, addirittura,
Papa... nessuno ti ostacolerebbe: non c’era più regno, non
c’erano più sudditi!
Non era stato facile capire, fino al 2017.
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Il mondo, per abbrivio, aveva continuato a funzionare quasi
come se niente fosse.
Gli scienziati non avevano ancora presentato i loro calcoli;
erano i primi a non crederci.
Le risposte, all’inizio, erano confuse, nessuno poteva (o
voleva) ammettere l’entità della catastrofe.
La gente però era stanca dei terremoti e degli Tsunami.
Il pianeta tremava, ogni sisma era un po’ più forte, durava un
po’ più a lungo e il fenomeno si ripeteva sempre più
frequentemente.
Damon Ford fu la voce che scatenò l’inferno.
Era uno scrittore, un “nativo” e, in passato, aveva cavalcato
l’onda del “mistero”. Affermava che gli europei erano
l’espressione di Satana, che la Chiesa Cattolica era l’impero del
Male: la menzogna fatta “Dio”.
Che i popoli nativi come indiani, boscimani e aborigeni,
nonostante la loro presunta arretratezza, avevano imparato a
vivere in equilibrio con la Natura, sopravvivendo per milioni di
anni, invece, la civiltà del mediterraneo, si era sviluppata come
un seme malvagio.
In poche migliaia di anni aveva portato il mondo alla
catastrofe.
Oggi Damon era considerato un Guru, un capo spirituale...
ma anche per lui era troppo tardi.
La popolazione mondiale, negli ultimi tre anni era calata del
90%: i terremoti erano devastanti, la terra si spaccava, nessuna
città moderna era rimasta in piedi e gli Tsunami, dopo poche
ore arrivavano, come enormi ramazze a raschiare via la vita che
era rimasta sulle coste.
La moglie era tornata con Obama, questo c’era di buono. Si
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commuoveva e ringraziava il cielo ogni sera.
Un destino benigno li aveva risparmiati: lui, sua moglie e i
ragazzi... ma per quanto ancora?
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CINQUE
Il professor Farmer, ormai, era un amico più che un
collaboratore. Lui era stato meno fortunato, Lisa se n’era andata
in un incidente stradale, mentre cercava di raggiungere i suoi,
nel Wisconsin.
Insieme con gli altri, scavavano sotto le macerie dei centri
commerciali, cercavano qualcosa da mangiare per sostentare la
famiglia.
Più lontano, fuori dal centro città, pochi coltivavano la terra
con scarsi risultati... l’acqua era malata.
- Non è possibile – disse il Presidente scoraggiato – Mi rifiuto
di credere che la stessa Terra sparirà... in che senso, poi?
Spiegati meglio... –
Parlavano a bassa voce per non spaventare gli altri, accampati
nella tendopoli, come zingari. L’acqua era razionata e si
raccoglieva in bidoni. Il cibo non scarseggiava ma la dieta era
sempre la stessa e danneggiava la salute. La luce del sole filtrava
poco e male perché i vulcani spaccati dalle scosse, avevano
sparato nella stratosfera milioni di tonnellate di povere e gas. La
Terra era un pianeta livido.
- Se non ci sarà un’inversione di tendenza, prima o poi questo
pianeta collasserà... vedi – disse Luis, prendendo il Presidente
per un braccio e allontanandosi con lui – E’ come una trottola,
te l’ho detto. Il petrolio, il maledetto petrolio, non era là, nelle
fosse, per puro caso... la Natura non è come la gente, che
produce spazzatura che poi non sa smaltire.
I cosiddetti “giacimenti” facevano parte di un ciclo, un ciclo
talmente lungo che noi nemmeno possiamo comprenderlo.
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Anche la loro massa, il loro peso... facevano parte
dell’equilibrio di questo pianeta. Un equilibrio connesso con
tutto il sistema Solare... e, per quanto possa sembrare assurdo,
forse persino con la stessa Via Lattea. – sedette su una vecchia
panchina.
- Una trottola? – ripetè Obama – Non riesco a credere che un
pianeta immenso possa fermarsi... e cadere... e dove poi? Nel
vuoto? –
- No, non cadrà da nessuna parte... lo spazio non è piano. La
Terra è trattenuta, nel posto che occupa, da un equilibrio di
forze immense, invisibili... non si vedono ma sono più robuste
di mille corde d’acciaio.
Adesso l’orbita è diventata troppo instabile, la Terra vibra,
vibra sempre più forte e disturba questo equilibrio. Presto esso
si spezzerà... allora il Sole potrebbe avere la meglio, sulla forza
di attrazione esercitata da Marte, o da Venere... ma gli altri
pianeti non rinunceranno facilmente alle loro orbite.
Come un condannato tirato da quattro cavalli, la Terra sarà
squarciata e... esploderà. E’ già successo, chissà quanti miliardi
di anni fa. –
- Cosa è già successo? – chiese l’altro, con la speranza di
intuire un qualche elemento positivo – Come lo sai? –
- La fascia degli Asteroidi! – continuò Luis – Vedi, nello
spazio, tra le orbite dei pianeti del Sistema, c’è uno strano
intervallo; non dovrebbe esserci, non essendo occupato da un
pianeta... eppure c’è. Ma non è veramente vuoto, in realtà la
massa mancante è stata sostituita da asteroidi, pietre diciamo,
meteoriti di varia grandezza: tutto lascia pensare che in un
passato remoto, lassù ci fosse un pianeta e che poi sia esploso.
Qualcuno sostiene che la nostra Luna, sia stata generata
proprio da quella catastrofe. -
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In silenzio, i due uomini, ritornarono lentamente verso il
campo... lontano nel tramonto, inutile, ma possente come un
gigante addormentato, giaceva l’aereo presidenziale. Si era
fermato per sempre due anni prima. Avevano pensato di
viverci dentro ma poi avevano lasciato perdere... troppo
scomodo!
In realtà, misteriosamente, il pianeta aveva cominciato a
“sbandare” dopo il fatidico anno 2012.
All’epoca la gente si aspettava un “Boom” o un “Crash”; poi
tutti pensarono che non sarebbe successo assolutamente nulla e
che si trattasse solo di una bufala.
Però l’Universo non funziona così, i suoi tempi sono eterni...
mentre il “fenomeno” uomo non è che un breve, anomalo,
“colpo di tosse” rispetto all’infinito senza tempo del Creato.
Ognuno a modo suo, i sopravvissuti si strinsero tra loro. I più
fortunati ai familiari, altri agli amici e, chi non aveva più
nessuno, cercò una mano sconosciuta da stringere.
Non rimaneva che attendere il prossimo tremore, forse
l’ultimo.
Poi, un giorno, successe qualcosa che nessuno capì, un
fenomeno mai registrato e che non si sarebbe ripetuto mai più.
Il pianeta Terra iniziò a vibrare, tutto, contemporaneamente,
come una molla sotto una tremenda pressione.
Nell’aria un ronzio mai percepito, una nota che nessun
orecchio aveva mai ascoltato.
Il terrore s’impadronì dei sopravvissuti, di quei condannati,
sperduti nello spazio. Tutti aspettavano la fine, e la “fine” durò
quasi un mese. Poi... il nulla.
Non successe assolutamente nulla.
Tutto sembrava tornato come prima, i terremoti globali non
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si ripeterono mai più.
Le coste del mondo conosciuto erano cambiate, gli oceani
erano saliti di svariati metri. L’aspetto delle terre emerse era
notevolmente cambiato. Ora, i continenti somigliavano di più a
enormi Isole frastagliate.
I danni alle persone furono relativi. La lunga serie di violenti
Tsunami, da anni aveva costretto i superstiti ad allontanarsi
dalle coste. Le grandi città vicino al mare erano abbandonate e
molte finirono sott’acqua.
E poi: la Luna!
Per settimane la gente si sfregò gli occhi per capire, per
accettare l’impossibile, eppure il fenomeno era perfettamente
evidente pure a occhio nudo.
Il nostro satellite era diventato più grande, non c’era
possibilità di errore; durante il mese successivo, con la Luna
piena, la luminosità era talmente forte che sembrava l’alba.
Un’alba luminosa, rischiarata da una luce lattiginosa e
violenta. Di notte sembrava che un nuovo, piccolo sole freddo,
investisse la Terra.
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EPILOGO
Gruth, il vecchio saggio si rischiarò la voce resa roca dall'età
avanzata, l'uomo aveva più di 30 soli, e presto sarebbe partito per il
Lungo Sentiero. Però era felice di aver raccontato la Leggenda ai suoi
innumerevoli nipoti.
I ragazzi avevano ascoltato con passione e interesse, sotto la luce
della Dea, la grandiosa Lilitthy, la Madre di tutti gli uomini.
-Solo la Grande Madre, si sacrificò ancora una vota per salvarci:
con un sol colpo spostò il Cielo e bilanciò l'orbita della Terra, il pianeta
che stava morendo.
Il vecchio, allora, si volse verso Neo, il nipotino più scaltro e veloce, e
tese la mano rugosa.
Il ragazzo, anche se a malincuore, lasciò cadere i due piccoli pezzi di
metallo che aveva trovato nelle Terre Malate dell'Est.
Era rimasto incantato quando i due pezzi di metallo si erano
attratti l'uno contro l'altro, per combaciare perfettamente diventando
una cosa sola.
Ma Gruth aveva detto che non andava bene... e Gruth era il saggio.
Il nonno di tutti lanciò lontano il magnete che si perse nella notte
luminosa.
- C'è tempo, c'è tanto tempo per la Tecnologia, ragazzi, dobbiamo
ancora imparare a stare al mondo... e nessuno ci rincorre. Il Tempo è
talmente tanto che non esiste, figli miei!
La Luna alta, enorme, illuminava la valle, e l'altare con la pietra
bianca che rifletteva il suo splendore: ancora una volta era tornata a
essere una Grande Dea.
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