la fine dei mondi

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Page 1: La fine dei mondi
Page 2: La fine dei mondi

GIOVANNA S.

La Fine dei Mondi

Page 3: La fine dei mondi

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©Giovanna S. – 2014/2015

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Page 4: La fine dei mondi

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio l'amico e gentleman, Antonio Borghesi per le lezioni divita e di scrittura e la collaborazione attiva nel racconto: La Finedei Mondi.

Ringrazio Linda Lercari e Francesco Scapicchi per lacollaborazione alla stesura della prima edizione di Oro Nero.

Page 5: La fine dei mondi

Tre Racconti

LA FINE DEI MONDI 3

LA FINE DEI MONDI 4

UNO 5

DUE 8

TRE 10

QUATTRO 12

FUGA NEL MONDO SEGRETO 16

UNO 17

DUE 19

TRE 22

QUATTRO 25

ORO NERO 27

INTRODUZIONE 28

UNO 30

DUE 33

TRE 35

QUATTRO 37

CINQUE 41

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Page 6: La fine dei mondi

EPILOGO 45

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Page 7: La fine dei mondi

LA FINE DEI MONDITre futuri: possibili, plausibili e...

catastrofici.

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Page 8: La fine dei mondi

LA FINE DEI MONDI“Le cose brutte non sono le cose peggioriche possono capitarci. Il Nulla è la cosapeggiore che possa capitarci.” (Richard

Bach)

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Page 9: La fine dei mondi

UNOLa leggenda

Tanto tempo fa, quando D’Jià era ancora giovane, andò da suo

padre D’Ktel, e lo pregò di farlo diventare un Genitore.

- Figlio mio – disse D’Ktel – quello che desideri richiede

responsabilità ma soprattutto esperienza.–

Allora D’Jià s’infuriò e manifestò tutta la sua gelosia per U’Bdas,

figlio di U’Lem:

- Lui, di poco più anziano di me, è già Genitore e può portare la sua

Fa’Tmam, a passeggiare tra i pianeti lussureggianti da lui generati. –

Allora D’Ktel capì il motivo di tanta giovanile irruenza. Il ragazzo

era innamorato. Decise di non lasciarlo soffrire e portandolo al confine

tra gli Universi gli donò lo spazio-tempo per inserire una piccola

Galassia a Base Tre. –

Ecco figlio mio, fanne buon uso. Non permettere a nessuna emozione

d’interferire durante la Creazione: diventare Genitore richiede

equilibrio e stabilità, altrimenti si genera solamente il Caos! –

D’Jià si dedicò anima e corpo al progetto ma quando la sua opera

finì, dovette ammettere che non aveva niente di più attraente del

Generato di U’Bdas.

Allora chiamò suo padre e gli chiese di aiutarlo, ma D’Ktel si

arrabbiò e lo redarguì aspramente:

- Sii soddisfatto e non andare oltre: controllati, non superare i

limiti! A noi non sarebbe permesso generare gli Animati. Dovrebbero

essere figli di un processo spontaneo che avviene solo in casi rarissimi.

Creare un Animato con dai semplici Generati è un peccato, una

maledizione che genererebbe il Caos. Quindi fermati adesso, non

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Page 10: La fine dei mondi

permettere alla tua follia di prendere il sopravvento! –

D’Jià non obbedì però. Di nascosto raccolse, con l'inganno, Anime

Pure tra le Stelle Fisse ed in gran segreto le innestò, rendendole

immemori con un processo ottenuto dalla potenza energetica del

fulmine, in alcuni Animati che aveva ri-Generato con pezzi della

traccia vitale di altri.

Da quella scellerata manovra nacque un nuovo Animato, un po’

folle, quasi sempre infelice e a volte aggressivo: molto pericoloso.

D’Jià, preso dal rimorso, fuggì lontano e la sua sventurata Galassia

si perse nell'infinita molteplicità degli Universi.

“Tavola delle stelle e dei pianeti”

Origine: sconosciuta.

Epoca: non databile.

Base: Sole - Tre

Sembrerebbe una leggenda. E’ stata ritrovata su tavolette di

un materiale sconosciuto, durante le esplorazioni interstellari

della Missione Ultima Thule, su di un pianeta di una Galassia a

Base Tre. Mistero assoluto sugli autori e sull’origine. Anche la

lingua in cui è stata scritta sarebbe completamente sconosciuta,

non trovando nessun riscontro in alcun documento della storia

della nostra conoscenza, se non fosse per un particolare

algoritmo numerico di decodificazione, tracciato ai bordi della

tavoletta iniziale. L’interpretazione e la traduzione nella nostra

lingua è risultata non solo possibile ma addirittura facile. Anche

per esseri non particolarmente dotati di grande intelligenza.

L’altro mistero che avvolge questi manufatti è che la stessa

leggenda, od almeno una con caratteristiche estremamente

simili, era già venuta a conoscenza di un etnologo-esploratore

della Nuova Zelanda, che negli anni ’20 l’aveva riscontrata nella

tradizione orale di un popolo Maori. Gli era stata narrata da uno

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Page 11: La fine dei mondi

Sciamano. Un pigmeo di un metro e venti che avrebbe potuto

forse tramandare altre storie se non fosse stato ucciso dalla

stupidità di un cacciatore bianco, in vena di macabri trofei.

I quattro astronauti, ai quali una vocina metallica proveniente

da uno strano manufatto aveva raccontato la leggenda, ne erano

rimasti colpiti. La piastra con l’anello aveva perfino rivelato il

nome del pianeta: Gliese e precisato la semplice utilizzazione

dell’algoritmo.

Per non essere considerati dei visionari che avessero preso

una classica cantonata, al primo contatto con la sede TPF[1],

avevano dovuto precisare ogni passo della scoperta e della

relativa semplicità della traduzione.

Era evidente che quella storia, con quegli strani nomi, fosse il

tipico, ennesimo racconto su Dei e Creato. Ma quando la stessa

versione la ritrovi su due pianeti che distano tra loro vent’anni

luce, allora una base di verità ci dovrebbe essere e la perplessità

diventa sgomento.

[1] Terrestrial Planet Finder

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Page 12: La fine dei mondi

DUELa missione

Nel 2020, il figlio di uno scienziato che lavorava ai

supermagneti, accompagnò il padre al lavoro e, bighellonando

tra i banchi, ebbe la simpatica idea di lasciar scivolare del

mercurio tra due campi di forza: si formarono cinque palline.

Erano sospese nel vuoto e formavano un pentagono regolare.

Il piccolo salì sul banco e infilò la mano al centro della

struttura tremolante. La mano sparì, allora lui si fece avanti e

sparì a sua volta.

Ricomparve, per fortuna, nella toilette di un Supermercato a

35 miglia da li.

Nel 2050, cinque astronavi al mercurio, partivano dalla Terra

alla ricerca di uno spazio vitale per il futuro.

Al gruppo Dad era toccato, Gliese, terzo pianeta di un sistema

sito in Bilancia. La loro nave percorse 20 anni luce in soli due

mesi e ora erano sul primo pianeta da visitare. L'ultima Thule,

per il pianeta Terra...

Leda, l'antropologa, era l'unica donna a bordo del Dad.

L'accuratezza con cui cercava di nascondere la sua femminilità

non bastava: bruna, alta, sottile ma estremamente forte.

Per fortuna gli altri occupanti della nave erano uomini

maturi, nonostante questo, dopo due mesi, era difficile sfuggire

al gioco di certi sguardi.

Ora avevano un problema: un vero rompicapo da risolvere, e

l'attrazione fisica era assorbita dalla curiosità delle loro menti

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Page 13: La fine dei mondi

acute.

La missione era vitale per il futuro dell'umanità. Seduti in

plancia, aspettavano tutti il turno per confrontarsi sul proprio

rapporto.

Referente: il comandante, Derek.

- Il pianeta, così com'è, non è vivibile. Insomma, non

permette una migrazione in massa. - era Koll, il microbiologo,

ad avere la parola - i dati che ci hanno portato fin qui, si sono

rivelati tutti abbastanza attendibili. La distanza dalla stella

primaria è ottimale, la gravità buona, c'è persino, come

previsto, una notevole quantità di ghiaccio, che potrebbe

diventare acqua.-

- Grazie all'acqua si potrebbe liberare ossigeno nell'atmosfera

rarefatta, ma... - intervenne Leda, scoraggiante.

- Ma purtroppo la superficie di Gliese è completamente

ricoperta di radioisotopi. – disse Thomas, l’ingegnere nucleare,

il più anziano del gruppo.

Il comandante Derek prese allora la parola:

- Amici, vi prego, conserviamo il tono formale per i rapporti

ufficiali: insomma che idea vi siete fatti di questo benedetto

posto? E come pensate che ci possa essere arrivata quella targa

incredibile? Cosa significa? –

Allora Thomas disse:

- Sinceramente? Io non credo che la targa ci sia stata portato,

credo che ce l'abbiano posta gli abitanti di Gliese, se mai sono

esistiti, magari un milione di anni fa... perché la radioattività, su

questo pianeta, non è naturale! Questo pianeta ha subito un

bombardamento atomico. Non so chi e nemmeno perché, ma

tra poco saprò dirvi quando. -

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Page 14: La fine dei mondi

TREIl viaggio

- No, non è possibile. Siamo vittime di allucinazioni... o siamo

in un film, oppure... - a Leda girava la testa.

Erano su Kepler-69, il terzo pianeta che aveva in orbita

diametrale un gemello. Inquadrati entrambi attorno a un sole,

nella costellazione del Cigno.

La distanza da Terra era abissale, impensabile, li rendeva folli.

Si erano spinti a 2700 anni luce. Erano in viaggio da quasi 9

anni, i contatti con la base erano perduti da tempo.

Adesso dubitavano di tutto, persino che ci fosse una Terra a

cui tornare. E cosa avrebbero mai trovato? Quanti erano

passati? Come su Gliese e su Kepler-62, Un segnalatore a

energia solare e mista, emetteva, da qualche milioni di anni, un

flebile richiamo.

Scavando un po' sotto la polvere radioattiva, c'era la targa, la

stessa, con gli stessi geroglifici e la sua unica possibile

traduzione.

- Che gioco strano del destino è questo? - si chiesero appena

dentro la nave.

Derek poggiò affettuoso la mano sulla spalla di Leda

- Non lo so, ma di una cosa sono sicuro: è ora di tornare a

casa, sempre se ne abbiamo ancora una. –

Koll li aiutò a spogliarsi delle tute. Da qualche giorno se ne

stava un po' sulle sue come se stesse rimuginando su qualche

idea ma non ne aveva fatto parola, con gli altri.

Nessuno era particolarmente preoccupato, però. Cinque anni

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Page 15: La fine dei mondi

prima la tensione era arrivata al Top nella nave. Leda aveva

capito che non poteva più restare neutrale e che quattro anni di

astinenza erano troppi anche per lei. Non era fatta di legno e

poi aveva bisogno anche di uno sfogo sentimentale.

Così decise per il comandante Derek e stette insieme a lui.

Spezzare gli equilibri si rivelò più drammatico del previsto.

Thomas divenne intrattabile, poi una furia e, durante una lite

furibonda, rimase ucciso, cadendo sul coltello che lui stesso

aveva impugnato.

Dopo, sessualmente, avevano raggiunto un certo equilibrio,

per fortuna.

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Page 16: La fine dei mondi

QUATTROIl ritorno

Il Dad era in orbita intorno alla Terra.

Sotto di loro il pianeta c'era ancora ma era difficile capire che

fosse lo stesso che avevano lasciato quasi dieci anni prima: la

civiltà era morta.

La Terra era distrutta; l'atmosfera, rarefatta e inquinata, e...

non c'era più un solo essere umano vivo.

La distesa color ruggine ricordava Marte.

Sul pianeta, mentre l'equipaggio percorreva migliaia di anni

luce, alla ricerca di un possibile futuro, erano passati quasi 300

anni.

Meglio di quanto avessero sperato, ma a cosa era servito? Il

pianeta era talmente radioattivo che il solo atterrarvi era

impensabile.

Koll chiese la loro attenzione, erano due giorni che non

parlavano. Erano stanchi, demotivati:

- Ho una teoria! E credo che sia abbastanza verosimile. -

sedettero in plancia mentre Leda preparava una bevanda dalle

alghe, l'unico alimento rimasto, poiché si riciclavano solo con

l'acqua e le loro stesse scorie.

- Non so chi ci ha creato, non so se è vero che sia mai esistito

un certo D’Jià, ma sono certo che qualcuno ci ha messo in

questo Universo. Credo che siamo noi stessi, l'Animato, l’essere

folle e disperato, di cui parla la leggenda.

Pensateci: abbiamo visitato quattro pianeti che, grazie a

calcoli perfetti, avrebbero potuto ospitare il nostro tipo di vita.

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Page 17: La fine dei mondi

Sembravano disabitati ma, grazie ai segnali emessi da quella

strana targa, abbiamo scoperto che, in un tempo lontano,

avevano ospitato la vita.

Su quei pianeti c'era stata una civiltà, delle città, gli abitanti...

ecco cosa penso: penso che, su quei posti, ci siamo stati proprio

noi!

Voglio dire, l'umanità è già stata su quei pianeti, ed è arrivata

sempre allo stesso tragico epilogo: il bisogno di trovare un

nuovo pianeta, adatto alla vita umana!

Perché? Perché finiamo sempre negli stessi errori e l’unica

soluzione a cui siamo capaci di arrivare, alla fine, è

l’autodistruzione.

E così, tragicamente, abbiamo colonizzato e poi perduto, uno

per uno, tutti i mondi colonizzabili. Tutti quelli con le

condizioni ottimali per accogliere in nostro tipo di esistenza. La

Terra era l'ultimo pianeta: adesso è finita! -

I primi a contattare il Dad furono quelli del Volan, poi fu la

volta del Castro, del Fuego e dell'Eva. Per una incredibile

coincidenza, le cinque astronavi si ritrovarono in orbita tra la

Terra e la Luna più o meno contemporaneamente.

Lily Corbett, comandante dell'Eva, comunicò alle altre navi

che la sua missione era speciale. Infatti, avevano l’ordine, in

caso di insuccesso delle ricerche di aprire una teca sigillata e

leggerne le istruzioni, dettate centinaia di anni prima, da uno

scienziato previdente: Kurt Geller, il padre del progetto.

La donna, commossa, lesse via radio le ultime istruzioni,

dettate dalla paura e dalla disperazione.

"Amici, se state leggendo questo messaggio, allora vuol dire

che la fine della Terra è venuta!" Il messaggio continuava con

delle istruzioni del tutto inaspettate.

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Page 18: La fine dei mondi

Proprio nel caso si fosse presentata questa tragica evenienza,

era stata messa in orbita, intorno al pianeta una piccola base

spaziale, la Venus, creata appositamente.

Nelle cellule ad animazione sospesa c'erano cento giovani.

Belli, sani, non contaminati dalle radiazioni, provenienti da

ogni parte della Terra.

"Vi lasciamo questi semi: adesso sono nelle vostre mani, cari

amici.

Speriamo solo che saprete insegnare loro questa tragica

lezione, speriamo solo che avrete trovato, tra le stelle un'altra

terra e un nuovo futuro. Buon viaggio a tutti voi! - seguivano le

coordinate per rintracciare la piattaforma Venus, che già faceva

parte dell’immane e, forse, inutile progetto.

- Bellissima idea... - disse, tristemente, Derek alla radio -

peccato che il buon Geller non potesse sapere ciò che abbiamo

scoperto. –

Tutti ricevettero con amarezza quelle parole.

Non avevano speranze, nulla da proporre.

Allora intervenne Koll:

- Forse una possibilità c'è! - tutti pendevano dalle sue labbra -

Il povero Thomas ci ha lasciato una piccola eredità. La vita si è

sviluppata e poi è morta, a causa nostra, su vari mondi ma tutto

questo peregrinare è durato milioni di anni.

Secondo i calcoli di Thomas, il pianeta più antico di questa

odissea non è più pericoloso, potrebbe essere adatto per cercare

di iniziare una nuova vita. Non sarà difficile trovarlo, basta

cercare quello dove la lastra è più antica.

Thomas diceva che grazie al Plutonio contenuto nelle batterie

del trasmettitore, si poteva risalire alla datazione del manufatto.

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Page 19: La fine dei mondi

Insomma: le tavolette con la leggenda di D’Jià non sono solo il

supporto di un racconto... sono anche una specie di “faro” che ci

guiderà alle origini, al primo mondo conquistato e poi distrutto

dagli uomini.

Forse raccontare questa storia è stato l’atto più maturo del

nostro “probabile” creatore, forse per lui e per noi, ancora una

volta si presenta la possibilità di imparare qualcosa dagli errori

che abbiamo commesso in passato. -

Ci fu un momento di esaltazione e di commozione generale,

anche se tutti andarono con la mente alla complessità di quella

storia: tutto faceva supporre che, per gli antichi e misteriosi Dei,

il Tempo, che tanto spaventa l’uomo, era un fattore del tutto

insignificante.

A tutt’oggi le targhe misteriose sono conservate nel Museo

della Terra, nella più grande città del pianeta Home, nella

costellazione di Cassiopea.

L’umanità vive in pace. La lezione è servita, le uniche cose

bandite dalla nuova civiltà sono: le religioni e il danaro in ogni

sua forma. Il pianeta è di tutti e i suoi frutti benedetti vengono

condivisi con ognuno a seconda delle proprie reali necessità.

Forse la cosa più saggia fatta dal giovane e irruento D’Jià è

stata quella di fuggire lontano e di non farsi vedere mai più...

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Page 20: La fine dei mondi

FUGA NEL MONDO SEGRETOAgharti (l’inaccessibile) sarebbe un regnosotterraneo con capitale Shamballah (cittàdi smeraldo) situata sotto l’Asia Centrale,nel vasto territorio che va dal deserto delGobi alle impervie montagne del Tibet e

del Nepal, là dimorerebbero il Re delMondo e le menti più grandi e sovra-

sviluppate della Terra, passate, presenti efuture.

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Page 21: La fine dei mondi

UNOSopravvissuto

Gocciolio d'acque e la loro eco che si perde nel buio.

Il primo raggio di sole penetra dall'alto, implacabile come una

fotoelettrica. Il giorno, oggi, durerà quattro ore: vuol dire che è

piena estate. John piange per qualche minuto, il suo corpo è

intorpidito, malaticcio, sofferente. Nei cubicoli, in un perenne,

indescrivibile dormiveglia, passa il tempo a sputare muchi,

tossendo ora forte, ora piano. Qualche notte ha rischiato di

morire soffocato dalle sue stesse secrezioni. Ha rischiato di

morire così tante volte... si è salvato sempre per il

maledetto spirito di conservazione. Il suo carnefice, il suo boia:

grazie a quello spirito implacabile non aveva mai avuto la forza

di arrivare fino in fondo, di farla finita.

Mangiò dei licheni disseccati e due ragni che aveva catturato il

giorno prima, erano di quelli grassi, col corpo simile a una

larva. Non male, anche crudi; non cuoceva più niente da anni.

Troppo faticoso e poi, lo sterco di pipistrello e quant'altro

poteva prendere fuoco era poco e non durava molto e... si

ricordò che l'accendino era esaurito, da "secoli"

Si rimise in piedi, raccogliendo i brandelli di stoffa con la corda

che lo cingeva e iniziò a urlare come un forsennato, senza un

motivo, per il puro piacere di spaventare i pipistrelli, per

avvisare la grotta che lui era li: pronto per un altro giorno di

follia

John era all'inferno. Lui non lo sapeva più ma era laggiù da 30

anni. John non sapeva più niente.

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Page 22: La fine dei mondi

All'inizio, nell'inferno, gli era capitato di tutto: prima c'erano

stati i morti che si decomponevano, poi i fantasmi, dopo un

anno di ricerche aveva incontrato i demoni, e lo avevano

terrorizzato per anni, poi anche i demoni avevano perso ogni

interesse per lui... ed era impazzito!

Corse a piazzarsi sulla sua roccia, si spogliò nudo e si stese

sotto l’unico raggio di sole. Scendeva implacabile come una

lama lucente, come la spada di un Cherubino, disegnava un

percorso preciso sulla roccia di John e lui la seguiva rotolando

su se stesso. Come cercasse di berselo, tutto.

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Page 23: La fine dei mondi

DUEFuga per la speranza

- Voi siete matti! - disse Cintia.

Nelle ultime trentasei ore ne aveva viste di tutti i colori. Non

soffriva di claustrofobia però non avrebbe mai immaginato di

vivere quell'esperienza in una escursione. L'attrazione per

Riccardo aveva subito un duro collaudo e già rischiava di

esaurirsi laggiù, in quelle enormi caverne, dove a stento ci si

vedeva l'un l'altro.

- Tesoro, mi spiace molto, credimi - disse il giovane,

teneramente. Intanto Tania guardava disgustata la scena, nel

buio nessuno poté leggere la sua gelosia.

Franz e Otto, del tutto disinteressati a quello che accedeva

intorno a loro, annusavano, leccavano, toccavano e valutavano

rocce e stalagmiti.

- Non ti accostare neppure - disse, lievemente isterica la ragazza

- puzzo più di una capra e... credo che valga anche per te!

- Non perdere il controllo, Cintia, stai calma, sei sfinita... è colpa

mia. Se non troviamo ancora niente torneremo indietro,

promesso! – disse Riccardo, deciso. Lei, esausta, sedette su un

masso, applicando la respirazione controllata per superare il

panico. Sempre appassionata di Trekking anni prima

aveva partecipato ad un corso di speleologia. Ricordava: era

stata un’esperienza superficiale e giocosa Ma adesso che aveva

deciso di condividere quel tentativo disperato con Riccardo, si

era resa conto di non essere portata per la vita ipogea.

Il loro obiettivo era una grotta dimenticata, forse esplorata ma

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Page 24: La fine dei mondi

solo parzialmente, difficile da raggiungere in territorio Ucraino.

Si trovava nel massiccio del Demerdzhi, in una zona chiamata

Valle dei Fantasmi. Un nome macabro, molto antico, eppure

dato che nelle vallette isolate, durante la guerra, erano stati

massacrati molti civili, mai nome si rilevò più adeguato.

Cintia non aveva paura dei fantasmi. Era terrorizzata dal fatto

che, a furia di infilarsi, calarsi e strisciare nel buio, nel silenzio,

erano sprofondati per oltre un chilometro nelle viscere della

terra. Nessuno sapeva che erano là... ma questo era un bene.

Eppure il panico attanagliava il cuore della ragazza.

- Questo è un crollo, e di là c'è acqua: sono sicuro! - avvisò Otto,

dal fondo di un fosso - ed è stato provocato con dell’esplosivo,

ancora puzza di cordite. Qui c’è già stato qualcuno!

- Che si fa? - disse Franz, poi rivolto a Cintia, comprensivo - Ce

la date solo un'ora? - Ci volle molto di più ma, alla fine,

strisciando come vermi, Otto e Tania passarono, senza troppe

sbucciature.

- Venite - gridarono dalla breccia - è grandioso, incredibile!

Gli altri si precipitarono alla meglio insinuandosi attraverso lo

stretto spazio franoso e scivoloso per la mota. Inutile cercare la

sicurezza, quella parola non aveva più senso. Una volta nella

sala sconfinata, spensero le lampade al carburo, la luce

era abbagliante. Cintia, lanciò un urlo; era stata l’ultima a

passare. Contorcendosi per uscire in fretta, aveva trascinato con

se qualcosa: era un cranio umano che rotolò, macabro, ai loro

piedi. Mentre la ragazza cercava di ripulirsi con movimenti

isterici, Riccardo analizzava il passaggio. Avevano attraversato la

vecchia frana: probabilmente il tratto era stato fatto saltare

mentre dei fuggiaschi erano nel budello, seppellendoli vivi.

Man mano che il terreno umido si scrostava, venivano alla luce

ossa sicuramente umane. Intanto gli altri, allibiti, ispezionavano

la sala enorme. Al centro di essa una luce con un effetto

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Page 25: La fine dei mondi

celestiale, spargeva raggi delineati su mucchi di detriti.

- E' un camino - disse Otto - ma è il più grande e il più

profondo che sia mai stato scoperto, fidatevi.

Franz lo guardò, apprensivo:

- Quindi?

- Quindi... potrebbe essere! - rispose Otto - Questo spazio credo

sia interamente naturale ma è enorme... laggiù, dopo il lago;

chissà? Una cosa è certa, nonostante le frane e i crolli, questa

pavimentazione è un vero mistero. Non è possibile che l'acqua

lo abbia livellato così!

Tania intervenne, infatti stava procedendo a quattro zampe,

tentoni, vagliando la superficie, troppo regolare coi polpastrelli:

- Non è naturale, mi ci gioco la reputazione!

Poi tutto divenne confuso: dal nulla, scalciando, ululando e

lanciando pietre, un fantasma si avventò verso di loro.

Fece poco danno, si fermò a una decina di metri ansando. Era

completamente nudo; era bianco come un verme. Un uomo o,

almeno, ciò che ne restava. L'essere era magrissimo. Una lunga

barba bianca gli copriva il petto.Urlò di nuovo, brandendo una

pietra, per farli sparire.

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Page 26: La fine dei mondi

TREMistero nel buio

Si chiamava John, e non sapeva più parlare. Gli diedero da

mangiare della carne in scatola, lui la ingurgitò

ma immediatamente la espulse vomitandola, però la raccolse

con le mani e la mangiò di nuovo. Allora toccò a

Cintia allontanarsi per dar di stomaco.Alla fine iniziarono a

capirsi anche se John era folle.

Era inglese,pareva; era in missione nella ex-Jugoslavia, forse

un mercenario. Trent'anni prima erano stati inseguiti fin nelle

grotte, poi, a colpi di bazooka, qualcuno aveva fatto crollare il

passaggio dove si erano infilati. Solo John era sopravvissuto,

aveva mangiato di tutto, compreso ciò che restava dei

suoi compagni. E poi... il terrore e il nulla: una vita intera.

Mentre Tania e Cintia gli parlavano, gli uomini cercarono

intorno per controllare che John non avesse

armi nascoste. Meglio evitare brutte sorprese.

- Dice che ha girato per km in queste grotte, però vive qui,

perché è l'unico posto da cui si vede il cielo.

- E come ha fatto, nel buio? - chiese Riccardo. La risposta arrivò

dopo alcune contrattazioni, per capirsi. - John dice che più

avanti c'è luce ma non si vede il cielo; insiste anche sui demoni.

In questo posto i demoni non vengono, e lui non vuole vederli,

sono anni che non si muove da questa sala.

Cintia cercò di riassumere al meglio la conversazione col matto.

Poi John, si alzò e si incuriosì guardando Otto, che consultava

una vecchia cartina.

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Page 27: La fine dei mondi

- No, no! - disse allora indicando con le dita sulla carta. - No

qui... qui! E dopo: girare intorno! - farfugliò. I giovani

si guardarono attoniti, il matto sembrava capire ciò che per loro

stessi era un vero rompicapo. La cartina di Otto era un

documento segreto, mai occhi umani l'avevano sfiorato da

oltre 100 anni. Segretato negli archivi Vaticani perché tracciato

di suo pugno da una mitomane, considerata come visionaria e

in mala fede, la fondatrice di un movimento mal visto: Madame

Blavastky.

Dopo due giorni in caverna, mentre i ragazzi procedevano con

rilievi e indagini, Cintia aveva trasformato John in un essere

umano, o quasi. Gli spiegò il motivo della loro missione

disperata nel ventre della terra:

"Improvvisamente, la tecnologia, come lui di certo ricordava,

era schizzata in avanti, come mai in migliaia di anni. Passi

giganteschi erano stati fatti nelle telecomunicazioni e, proprio

negli anni in cui John era rimasto segregato, la TV e il PC

avevamo raggiunto una diffusione capillare. Da lì a capire che,

attraverso questi mezzi era possibile indottrinare il popolo,

il passo fu breve.

Eppure... mentre gli uomini di potere credevano di essere sul

punto di prendere in mano le sorti di ogni Nazione, avvenne

qualcosa di inatteso. Per anni strani cartoni animati e fumetti,

traboccanti di alieni, mostri e insetti, avevano spopolato, nei

programmi per bambini e ragazzi, senza che nessuno prestasse

particolare interesse al fenomeno, ritenuto secondario. Quelle

trasmissioni tenevano buoni i bambini? Ottimo: cos'altro

poteva desiderare un genitore, nel XXI secolo? Tutti volevano

essere giovani e in forma, per viversi fantasie virtuali (o vere

e proprie trasgressioni). Chi poteva desiderare di fare la

mamma o il papà, a tempo pieno?

Intanto, le nuove generazioni venivano su, ipnotizzate dal

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Page 28: La fine dei mondi

teleschermo. I visori di molti videogiochi e tv portatili, erano

costruiti a misura di cervelletto, per una più veloce

penetrazione dei messaggi direttamente nella mente. Pochi

ritenevano ancora importante la cultura personale o che leggere

un libro poteva essere utile o piacevole. Alla fine, nel 2010, il

mercato venne invaso da un prodotto rivoluzionario: la PMK

(Plat Moster Kit)! Un gioco, anche in versione per adulti.

Era composto da un tappetino nero, collegabile a un PC. Una

volta scaricato il programma, si poteva scegliere un mostro a

tre dimensioni, praticamente vivo. Si formava nello spazio,

subito sopra la tavoletta a corredo. Da quel momento potevi

dialogare col tuo piccolo mostro, gareggiare, giocare e persino,

scambiarlo, con i tuoi amici: uno spasso infinito, finché un

giorno... Un giorno molte, delle piattaforme giocattolo,

divennero macchine infernali. Nelle case, dal nulla, arrivarono

dei mostri veri, non erano più dei semplici ologrammi: erano

dei veri e propri invasori alieni.

Grossi il doppio di un uomo, avevano la dentatura di un

tirannosauro e delle dita coriacee armate di rostri; quel che è

peggio: uccidevano e divoravano esseri umani. I Gord, così

vengono chiamati, sono carnivori e

sono indistruttibili. Qualsiasi arma è inefficace: svaniscono un

attimo prima di essere colpiti, è un mistero! L'unica cosa che

sappiamo è che al buio diventano inefficienti. Ecco perché, in

molti, stiamo cercando rifugi nelle grotte.

24

Page 29: La fine dei mondi

QUATTRONelle viscere della terra

John cercava di capire ed era atterrito da ciò che Cintia gli

svelava. Intervenne Otto:

- Stiamo cercando qualcosa che probabilmente era solo nella

fantasia di una donna un po’ fanatica. - e sventolò la mappa

segreta dei Teosofici.

- Questa avrebbe dovuto indicare uno degli ingressi a un

mondo sotterraneo, dimenticato, nascosto da millenni. La

Blavastky asseriva che, sotto terra, antiche civiltà avevano

costruito tunnel che attraversavano persino gli oceani per

raggiungere vere e proprie città ipogee – si guardò intorno

sfiduciato – ma io penso che siamo arrivati al capo linea.

A tutt’oggi esasperati dal terrore e dalla fretta, molti giovani si

erano spinti nella caverne ma senza risultati di rilievo.L’unica

possibilità di sopravvivere era quella di trasformarsi in

cavernicoli. Ma sarebbero diventati prede ugualmente.

Appena fuori, alla luce del Sole o col semplice riverbero della

Luna, i Gord gli avrebbero dato la caccia, divorandoli come

gazzelle sbranate dai leoni. Loro speravano in questa nuova

grotta, purtroppo sembrava del tutto naturale, e come tutte le

cavità, poteva offrire un rifugio solo a qualche

povero malcapitato o a un mentecatto, come il povero

John. Nessuna traccia delle vie segrete e delle città sotterranee

immaginate dalla fantasia dei Teosofici.

- Ma esserci! C'è tunnel grandi, laggiù – disse John, indicando

con la testa un punto indefinito – ma là c'è demoni.

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Page 30: La fine dei mondi

I ragazzi gli sorrisero, commiserandolo ma John insistette, si

alzò e si fece seguire

- Venire, venire! - si inoltrarono in profondità, per un lungo

budello in discesa, fino a raggiungere un’alta parete

perpendicolare. Allora John girò intorno a un lastrone che

sembrava di alabastro e lo fece ruotare in senso antiorario,

gorgogliando all'unisono, anche la grande parete ruotò,

incredibilmente, su sé stessa.

Davanti agli occhi dei giovani si aprì un breccia, sembrava

portare in un altro mondo. Alle spalle della parete si

intravvedeva un tunnel, perfettamente liscio e livellato,

illuminato da una bassa luminescenza verdastra. Si inoltrava,

seguendo una lieve pendenza, nelle viscere della Terra. La

cavità era molto grande e non se ne poteva vedere la fine.

Un mondo nuovo, con i suoi misteri, si apriva davanti agli occhi

del gruppo di disperati.

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Page 31: La fine dei mondi

ORO NEROEquilibrio: come trottole immerse nel

piano della nostra vita andiamo perdendo,acquisendo, cercando e consumando. (cit.)

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Page 32: La fine dei mondi

INTRODUZIONELuna guardiana

Fra i Miti e le Leggende di vari popoli si racconta di grandi

cataclismi, sia ciclici che sporadici. Spesso le grandi civiltà del passato,

anche quelle ormai sepolte, come gli Aztechi, gli Egizi, i Sumeri... e

persino l’antica Grecia, con riferimenti anche all’Atlantide (vedi: La

Repubblica – Platone).

Anche nella Bibbia, cosiddetta “Monoteista”, troviamo riferimenti al

Caos e ad un Diluvio primordiale. E non solo, nel Vangelo di

Giovanni, viene profetizzata un futura Apocalisse; mentre nella

cultura Maya, la fine del Mondo, viene presentata come un evento

epocale preciso. Nel loro sofisticato e incredibile Calendario, la

catastrofe fa parte di un conteggio preciso, come le fasi lunari o le

eclissi. La data più vicina all’epoca moderna è: 2012 d. C.

Ogni cultura antica racconta la sua versione della fine, anche se ne

dà interpretazioni differenti, dovute alle differenti visioni del mondo,

alla cultura e allo scenario Politico- sociale.

A quanto pare la nostra attuale civiltà, sarebbe solo l'ultima di una

serie di culture precedenti, spazzate via da misteriose forze cosmiche,

da eventi naturali incontrastabili e, sembrerebbe, anche a causa della

stessa umanità e di certe sue scelte scellerate.

Adamo ed Eva peccano nell’Eden, in maniera tanto tragica ma

misteriosa, che ancor’oggi dovremmo subire le conseguenze del loro

peccato. A Gerico delle “incredibili” trombe, radono al suolo la città,

mentre una distruzione epocale spazza via per sempre Sodoma e

Gomorra dalla faccia della terra. Da qualche parte, nell’oceano

Atlantico, un intero continente evoluto, antichissimo e misterioso,

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Page 33: La fine dei mondi

sparisce senza traccia oltre diecimila anni or sono, eppure il suo

“fantasma” influenzerà per sempre le civiltà dei secoli successivi.

Lo studio della mitologia ci porta a non ignorarla, perché la Storia,

da sola, non riesce a dare tutte le risposte riguardo al passato.

La costruzione delle piramidi e dei complessi megalitici, in tutto il

pianeta, sono tutt'ora privi di una valida spiegazione.

A discapito di molte teorie paventate nei libri dell’archeologia

"ufficiale", ad oggi nessuno saprebbe ricostruire nella stessa maniera

complessi come la Sfinge e la grande Piramide d’Egitto, né le altre

rinvenute in Cina, in Bosnia, persino in fondo al mare, nel cosiddetto

Triangolo delle Bermuda o, addirittura, sotto i ghiacci del Polo.

Misteriosamente orientate rispetto a fondamentali parametri celesti

perfettamente proporzionate secondo geometrie ancora sconosciute, e

distanziate tra loro secondo sconcertanti e arcane dialettiche, secondo

“impossibili” rapporti intercontinentali, di cui l’intuizione del

concatenamento non ha fatto che infittire il mistero.

Chi le ha costruite?

Chi ha intagliato alla perfezione e poi trasportato pietre enormi,

pesanti come un palazzo e sistemate seguendo intricati calcoli e

sequenze numeriche a noi sconosciute?

Così come nessuno sa come siano riusciti a costruire Macchu Picchu

ed altre città misteriose in zone impervie, irraggiungibili e, in realtà,

chi e perché lo abbia fatto.

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Page 34: La fine dei mondi

UNO

16 settembre 2014, Egitto, Valle dei Templi, ora locale.

Joseph Farmer non temeva i luoghi chiusi: questa era una

delle caratteristiche che lo aiutavano ad essere un archeologo di

fama mondiale, l'altra era la sua eccezionale magrezza. Proprio

queste qualità, in quel preciso istante, gli fecero temere di stare

per perdere la vita. Trentotto anni, innamorato delle civiltà del

passato, non aveva alcuna intenzione di morire; quella mattina,

però si rese conto di non essere messo bene.

Non avrebbe mai dovuto infilarsi nel cunicolo; l’avevano

scoperto quasi per caso solo il giorno prima. Non avrebbe mai

dovuto e, soprattutto, mai, mai da solo! Invece era proprio

quello che aveva fatto: curioso, assetato di sapere, non aveva

saputo resistere alla tentazione...

Con estrema imprudenza era in uno slargo di poco più di un

palmo, senza puntelli e senza difese.

Per una concomitanza di sventure, proprio in quel momento,

la terra aveva tremato. Niente di eccessivo... per ora. Il

professore non poteva capire se si fosse trattato di un

cedimento strutturale oppure di un vero e proprio terremoto.

L'unica cosa certa era che le pareti della fenditura si erano

ulteriormente ristrette e i polmoni stentavano a recuperare

ossigeno, già scarso di per sé.

Non si lasciò vincere dal terrore: si concentrò e sperò che il

breve tremore non si ripetesse. Poi, come sapeva di dover

tentare, sputò fuori tutta l'aria, fece leva e spinse.

Ammaccato e sbucciato, si trascinò fuori dal budello: era vivo

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Page 35: La fine dei mondi

ma non esultò. Era un uomo troppo concreto per non capire di

aver rischiato. Sedette per terra per riprendere fiato: non

sapeva che quello sarebbe stato solo l'inizio.

Non sapeva che anche a Tokio, a New York, a Basilea... a Città

del Capo, nel medesimo istante (ora locale), tutta la Terra aveva

tremato lievemente, quasi impercettibilmente ma... all'unisono.

Una cosa simile non era mai successa, mai!

Il telefono squillava freneticamente. Grande invenzione

certo, ma anche una bella seccatura. Era Lisa, stava chiamando

perché anch’ella aveva appena avvertito la scossa. Si era

precipitata immediatamente fuori dalla Ziggurat che stava

esplorando.

Lisa... collega, amica e, a volte, amante rappresentava spesso

l'unico anello di congiunzione fra Joseph e il mondo civile.

Si parlarono concitati. Poi, qualche calcolo, alcuni controlli

tramite il Satellitare e non ci volle molto a capire che tutto il

pianeta era stato coinvolto in qualcosa di bizzarro.

Si concertarono per prendere il primo aereo in modo da

incontrarsi a New York, nello studio che dividevano. Era

necessario fare il punto della situazione, era il momento di

riflettere.

A nulla valsero le recriminazioni e le scuse dell’archeologo:

Lisa non si lasciò convincere riguardo al fatto che, rimanere

separati, fosse una buona idea!

Lui doveva muovere il culo, lei non avrebbe accettato scuse.

Imprecò!

Che donna irritante! Non fosse stato per la sua somiglianza

con Nefertiti non l'avrebbe mai degnata di uno sguardo; invece,

eccolo a darsi una bella ripulita per prendere il primo volo utile

e lasciare il “campo” a metà.

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Page 36: La fine dei mondi

Durante il volo cercò di riposare ma c'era qualcosa che gli

rodeva la mente. C'era un'immagine nella sua testa,

un'immagine che aveva scorto per un istante sul fondo del

cunicolo.

La concitazione dopo la scossa gliel'aveva fatta dimenticare

ma adesso, come un tarlo, il ricordo gli impediva di riposare.

Mentre cercava di sfuggire alla morte aveva pensato

assurdamente:

"Ah, ecco! Giusto a proposito... nel buio più profondo, si

scorge Selene, la siderale divinità che si identificava con la

Luna..." e poi non era stato più in grado di capire perché avesse

avuto quel pensiero, la ricerca della salvezza aveva catalizzato

tutta la sua attenzione... si era distratto ed ora se ne

rammaricava!

Il professore non poteva certo immaginare che, ironia della

sorte, la sua “improbabile” compagna, a duemila chilometri da

lui, e nello stesso istante, stava analizzando un’immagine di

Lilith, nelle viscere di una struttura Mesopotamica.

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Page 37: La fine dei mondi

DUE

Ponte del Cormoran, catamarano oceanografico, 16 settembre

2014; un punto imprecisato del Pacifico.

Carlino era il cuoco di bordo ma anche il meccanico... forse

per questo, i suoi intingoli, puzzavano di nafta.

Il professor Rimsky e gli altri tre, avevano deciso di

immergersi comunque, nonostante fosse stato rilevato un

terremoto di piccola entità, in qualche posto, non lontano.

La traversata per raggiungere l'Isola di Pasqua era lunga e

noiosa. Carlino aveva sfilettato un tonno al mattino presto,

adesso le fettine stavano marinando nel suo “intingolo” segreto.

Aveva lessato le ultime carote, crude non si sarebbero potute

mangiare: troppo “vecchie”.

L'ondata scosse la barca in modo anomalo.

Non succedeva niente da tre ore e l'uomo, incuriosito,

s’affacciò e seguì il viaggio lento di quell'unica increspatura che

si perdeva a vista d’occhio nell’Oceano calmo.

Qualche minuto dopo, sentì tossire il motore Evinrude del

gommone di servizio: i quattro sub rientravano.

- Sì, l'abbiamo incrociata dieci minuti fa... uno Tsunami in

miniatura. - disse Rimsky mentre Carlino aiutava a trasbordare

le attrezzature. - Oggi partiamo per Rapa Nui, al ritorno

ripescheremo i segnalatori... -

- Aspettate - disse Cordier, il biologo francese - alla radio

stanno parlando del terremoto. - infatti il notiziario web, aveva

interrotto il normale flusso di dati.:

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Page 38: La fine dei mondi

"... ancora non è stato localizzato. La NASA smentisce ma una

cosa è certa: la scossa è stata registrata in tutto il pianeta, nello

stesso preciso istante! E’ stata di bassa intensità e ancora non è

stato possibile rilevarne l'epicentro."

Gli scienziati si guardarono l'un l'altro, increduli e sconcertati.

Carlino rilevò il momento di tensione:

- Qualcosa non va? Cosa c'è?- chiese spaesato. –

- C'è che quello che hanno detto alla radio è scientificamente

impossibile, vecchio mio! - disse Rimsky a nome di tutti.

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Page 39: La fine dei mondi

TRE

La Casa Bianca, Washington D. C., 16 settembre 2014, ora

locale.

Obama aveva dormito poco, come al solito, e male, come al

solito. Stavolta a renderlo nervoso c'era stata la piccola scossa;

niente di estremo, pochi attimi, poi era finita... il presidente non

aveva neanche avuto il tempo di provare paura. Si era alzato

per raggiungere la camera della moglie, dormivano separati da

un po', anche questo era motivo di tensione. Sul corridoio,

Gordon lo attendeva per riferirgli quello che già sapeva.

Ora aspettavano notizie: il presidente poteva riposare, i suoi

erano già "allertati"!

Alle sei era già in piedi, fu lui stesso a chiamare l'assistente.

Il volto di Gordon non trasmetteva niente di buono. Dietro di

lui, la signora Kristine, con il caffè espresso italiano: uno dei

pochi piaceri a cui Obama non voleva rinunciare, la mattina.

Gli ricordava l'Italia e il clima di magia che aveva provato

visitando quel vecchio paese.

- Ecco, forse meglio potrà spiegarsi il professor Green - disse

Gordon, poco convinto.

L'unica cosa positiva era che la notizia non venisse profferita

dalla sua bocca; conosceva bene la psicologia dei Capi: erano

tutti estremamente scaramantici.

- Non possiamo ancora fornire notizie certe, signore, i dati... -

cominciò Green impacciato.

Intanto Obama, pur fingendosi attivo, ancora non aveva

compreso di cosa stessero parlando.

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Page 40: La fine dei mondi

C'era stata una piccola scossa qualche ora prima: Amen!

Perché alle sei del mattino erano tutti in stato di allarme?

Sembrava fosse scoppiata una guerra. Fissò Green, sperando di

capire.

- Insomma noi non siamo convinti che sia stato un

terremoto! Questa "cosa " gli somiglia ma non è stato un

terremoto, almeno... non di quelli che noi conosciamo, ecco. -

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Page 41: La fine dei mondi

QUATTRO

Thunder Butte, North Dakota, settembre 2020.

<Il Fraking? E' stato solo l’ultimo atto! Oggi, qui, ai piedi della

Montagna Sacra, possiamo solo chiedere perdono.

Dio ci ha voltato le spalle...>

Damon osservava sconcertato la moltitudine che si era

riversata nell’antica valle.

Non aveva mai avuto tanto potere nelle mani; qualche anno

prima avrebbe cercato di sfruttare quella notorietà a suo

vantaggio, oggi avrebbe dato un braccio, forse la stessa vita, pur

di trarre fuori dalla disperazione quella gente. Soprattutto i

bambini, vittime innocenti! Erano come fiori che vogliono

sbocciare, fare esplodere i petali colorati, e invece

precipitavano col resto dell'umanità, in un pozzo nero e senza

fondo. Il suo pensiero volò a Cheira e alle sue labbra livide e

fredde, l’ultima volta che l’aveva baciata.

-Ve lo ripeto, fratelli- tuonò dal palco Damon, cercando di

farsi sentire -Il Fraking non è stata l'unica azione scellerata

dell'uomo moderno: inutile cercare vendetta, adesso!

Le multinazionali che odiate?

Non esistono più...

Il nemico sociale? Non esiste più!

Tra voi, fratelli, ci sono molti che lavoravano per la Exxon,

proprio qui, e “prosperavano”... ecco la verità!

Amici: abbiamo goduto, tutti!

Abbiamo agito come quel burattino del racconto. Come

Pinocchio nel Paese dei Balocchi.

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Page 42: La fine dei mondi

Allora nessuno si chiedeva: Possibile che non esista un freno?

Possibile che tutto questo, tutte queste cose belle sono toccate

tutte a me, adesso?

In un centinaio d’anni abbiamo sprecato, sperperato,

succhiato tutto: senza controllo, senza darci pensiero...

Fratelli, diciamolo: Volevamo tutto!

E se qualcuno, se un "Grillo parlante", cercava di ricordarci la

moderazione, la saggezza, la misura nelle cose... ebbene chi di

noi non gli ha lanciato una pietra, per farlo star zitto?-

Giardini della Casa Bianca, Tenda del Presidente, settembre

2020.

Obama era diventato vecchio quasi all’improvviso.

Non avrebbe mai pensato che le sue ambizioni, i suoi sogni si

sarebbero avverati con tanta precisione... ma a quale costo?

Sembrava l’ironia della sorte.

Aveva sperato di riconfermarsi presidente? Bene, aveva

raggiunto il suo obiettivo senza ostacoli.

Nessuno aveva tentato più di candidarsi, nessuno aveva

intenzione di “soffiargli” il posto: a nessuno importava più

niente di lui, ecco l’amara verità.

Anche gli altri Leader politici, nel mondo, avevano perso ogni

potere pur conservando, intatta, la loro leadership, nessuno più

lottava sulla Terra. Niente partiti, nessun contrasto. Una ad una

erano crollate tutte le vecchie religioni.

oggi potresti auto-proclamarti re, imperatore, addirittura,

Papa... nessuno ti ostacolerebbe: non c’era più regno, non

c’erano più sudditi!

Non era stato facile capire, fino al 2017.

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Page 43: La fine dei mondi

Il mondo, per abbrivio, aveva continuato a funzionare quasi

come se niente fosse.

Gli scienziati non avevano ancora presentato i loro calcoli;

erano i primi a non crederci.

Le risposte, all’inizio, erano confuse, nessuno poteva (o

voleva) ammettere l’entità della catastrofe.

La gente però era stanca dei terremoti e degli Tsunami.

Il pianeta tremava, ogni sisma era un po’ più forte, durava un

po’ più a lungo e il fenomeno si ripeteva sempre più

frequentemente.

Damon Ford fu la voce che scatenò l’inferno.

Era uno scrittore, un “nativo” e, in passato, aveva cavalcato

l’onda del “mistero”. Affermava che gli europei erano

l’espressione di Satana, che la Chiesa Cattolica era l’impero del

Male: la menzogna fatta “Dio”.

Che i popoli nativi come indiani, boscimani e aborigeni,

nonostante la loro presunta arretratezza, avevano imparato a

vivere in equilibrio con la Natura, sopravvivendo per milioni di

anni, invece, la civiltà del mediterraneo, si era sviluppata come

un seme malvagio.

In poche migliaia di anni aveva portato il mondo alla

catastrofe.

Oggi Damon era considerato un Guru, un capo spirituale...

ma anche per lui era troppo tardi.

La popolazione mondiale, negli ultimi tre anni era calata del

90%: i terremoti erano devastanti, la terra si spaccava, nessuna

città moderna era rimasta in piedi e gli Tsunami, dopo poche

ore arrivavano, come enormi ramazze a raschiare via la vita che

era rimasta sulle coste.

La moglie era tornata con Obama, questo c’era di buono. Si

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Page 44: La fine dei mondi

commuoveva e ringraziava il cielo ogni sera.

Un destino benigno li aveva risparmiati: lui, sua moglie e i

ragazzi... ma per quanto ancora?

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Page 45: La fine dei mondi

CINQUE

Il professor Farmer, ormai, era un amico più che un

collaboratore. Lui era stato meno fortunato, Lisa se n’era andata

in un incidente stradale, mentre cercava di raggiungere i suoi,

nel Wisconsin.

Insieme con gli altri, scavavano sotto le macerie dei centri

commerciali, cercavano qualcosa da mangiare per sostentare la

famiglia.

Più lontano, fuori dal centro città, pochi coltivavano la terra

con scarsi risultati... l’acqua era malata.

- Non è possibile – disse il Presidente scoraggiato – Mi rifiuto

di credere che la stessa Terra sparirà... in che senso, poi?

Spiegati meglio... –

Parlavano a bassa voce per non spaventare gli altri, accampati

nella tendopoli, come zingari. L’acqua era razionata e si

raccoglieva in bidoni. Il cibo non scarseggiava ma la dieta era

sempre la stessa e danneggiava la salute. La luce del sole filtrava

poco e male perché i vulcani spaccati dalle scosse, avevano

sparato nella stratosfera milioni di tonnellate di povere e gas. La

Terra era un pianeta livido.

- Se non ci sarà un’inversione di tendenza, prima o poi questo

pianeta collasserà... vedi – disse Luis, prendendo il Presidente

per un braccio e allontanandosi con lui – E’ come una trottola,

te l’ho detto. Il petrolio, il maledetto petrolio, non era là, nelle

fosse, per puro caso... la Natura non è come la gente, che

produce spazzatura che poi non sa smaltire.

I cosiddetti “giacimenti” facevano parte di un ciclo, un ciclo

talmente lungo che noi nemmeno possiamo comprenderlo.

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Page 46: La fine dei mondi

Anche la loro massa, il loro peso... facevano parte

dell’equilibrio di questo pianeta. Un equilibrio connesso con

tutto il sistema Solare... e, per quanto possa sembrare assurdo,

forse persino con la stessa Via Lattea. – sedette su una vecchia

panchina.

- Una trottola? – ripetè Obama – Non riesco a credere che un

pianeta immenso possa fermarsi... e cadere... e dove poi? Nel

vuoto? –

- No, non cadrà da nessuna parte... lo spazio non è piano. La

Terra è trattenuta, nel posto che occupa, da un equilibrio di

forze immense, invisibili... non si vedono ma sono più robuste

di mille corde d’acciaio.

Adesso l’orbita è diventata troppo instabile, la Terra vibra,

vibra sempre più forte e disturba questo equilibrio. Presto esso

si spezzerà... allora il Sole potrebbe avere la meglio, sulla forza

di attrazione esercitata da Marte, o da Venere... ma gli altri

pianeti non rinunceranno facilmente alle loro orbite.

Come un condannato tirato da quattro cavalli, la Terra sarà

squarciata e... esploderà. E’ già successo, chissà quanti miliardi

di anni fa. –

- Cosa è già successo? – chiese l’altro, con la speranza di

intuire un qualche elemento positivo – Come lo sai? –

- La fascia degli Asteroidi! – continuò Luis – Vedi, nello

spazio, tra le orbite dei pianeti del Sistema, c’è uno strano

intervallo; non dovrebbe esserci, non essendo occupato da un

pianeta... eppure c’è. Ma non è veramente vuoto, in realtà la

massa mancante è stata sostituita da asteroidi, pietre diciamo,

meteoriti di varia grandezza: tutto lascia pensare che in un

passato remoto, lassù ci fosse un pianeta e che poi sia esploso.

Qualcuno sostiene che la nostra Luna, sia stata generata

proprio da quella catastrofe. -

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Page 47: La fine dei mondi

In silenzio, i due uomini, ritornarono lentamente verso il

campo... lontano nel tramonto, inutile, ma possente come un

gigante addormentato, giaceva l’aereo presidenziale. Si era

fermato per sempre due anni prima. Avevano pensato di

viverci dentro ma poi avevano lasciato perdere... troppo

scomodo!

In realtà, misteriosamente, il pianeta aveva cominciato a

“sbandare” dopo il fatidico anno 2012.

All’epoca la gente si aspettava un “Boom” o un “Crash”; poi

tutti pensarono che non sarebbe successo assolutamente nulla e

che si trattasse solo di una bufala.

Però l’Universo non funziona così, i suoi tempi sono eterni...

mentre il “fenomeno” uomo non è che un breve, anomalo,

“colpo di tosse” rispetto all’infinito senza tempo del Creato.

Ognuno a modo suo, i sopravvissuti si strinsero tra loro. I più

fortunati ai familiari, altri agli amici e, chi non aveva più

nessuno, cercò una mano sconosciuta da stringere.

Non rimaneva che attendere il prossimo tremore, forse

l’ultimo.

Poi, un giorno, successe qualcosa che nessuno capì, un

fenomeno mai registrato e che non si sarebbe ripetuto mai più.

Il pianeta Terra iniziò a vibrare, tutto, contemporaneamente,

come una molla sotto una tremenda pressione.

Nell’aria un ronzio mai percepito, una nota che nessun

orecchio aveva mai ascoltato.

Il terrore s’impadronì dei sopravvissuti, di quei condannati,

sperduti nello spazio. Tutti aspettavano la fine, e la “fine” durò

quasi un mese. Poi... il nulla.

Non successe assolutamente nulla.

Tutto sembrava tornato come prima, i terremoti globali non

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Page 48: La fine dei mondi

si ripeterono mai più.

Le coste del mondo conosciuto erano cambiate, gli oceani

erano saliti di svariati metri. L’aspetto delle terre emerse era

notevolmente cambiato. Ora, i continenti somigliavano di più a

enormi Isole frastagliate.

I danni alle persone furono relativi. La lunga serie di violenti

Tsunami, da anni aveva costretto i superstiti ad allontanarsi

dalle coste. Le grandi città vicino al mare erano abbandonate e

molte finirono sott’acqua.

E poi: la Luna!

Per settimane la gente si sfregò gli occhi per capire, per

accettare l’impossibile, eppure il fenomeno era perfettamente

evidente pure a occhio nudo.

Il nostro satellite era diventato più grande, non c’era

possibilità di errore; durante il mese successivo, con la Luna

piena, la luminosità era talmente forte che sembrava l’alba.

Un’alba luminosa, rischiarata da una luce lattiginosa e

violenta. Di notte sembrava che un nuovo, piccolo sole freddo,

investisse la Terra.

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Page 49: La fine dei mondi

EPILOGO

Gruth, il vecchio saggio si rischiarò la voce resa roca dall'età

avanzata, l'uomo aveva più di 30 soli, e presto sarebbe partito per il

Lungo Sentiero. Però era felice di aver raccontato la Leggenda ai suoi

innumerevoli nipoti.

I ragazzi avevano ascoltato con passione e interesse, sotto la luce

della Dea, la grandiosa Lilitthy, la Madre di tutti gli uomini.

-Solo la Grande Madre, si sacrificò ancora una vota per salvarci:

con un sol colpo spostò il Cielo e bilanciò l'orbita della Terra, il pianeta

che stava morendo.

Il vecchio, allora, si volse verso Neo, il nipotino più scaltro e veloce, e

tese la mano rugosa.

Il ragazzo, anche se a malincuore, lasciò cadere i due piccoli pezzi di

metallo che aveva trovato nelle Terre Malate dell'Est.

Era rimasto incantato quando i due pezzi di metallo si erano

attratti l'uno contro l'altro, per combaciare perfettamente diventando

una cosa sola.

Ma Gruth aveva detto che non andava bene... e Gruth era il saggio.

Il nonno di tutti lanciò lontano il magnete che si perse nella notte

luminosa.

- C'è tempo, c'è tanto tempo per la Tecnologia, ragazzi, dobbiamo

ancora imparare a stare al mondo... e nessuno ci rincorre. Il Tempo è

talmente tanto che non esiste, figli miei!

La Luna alta, enorme, illuminava la valle, e l'altare con la pietra

bianca che rifletteva il suo splendore: ancora una volta era tornata a

essere una Grande Dea.

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