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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE
Corso di Laurea quadriennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche
Indirizzo: Relazioni Internazionali e Studi Europei
Tesina di laurea in Storia del giornalismo
La Federazione unitaria stampa italiana all’estero e il 4° Congresso mondiale Catania 25 - 28 aprile 2005
Relatore: Chiar. ma Prof. ssa Marina Milan
Candidata: Sara De Vecchi
Anno accademico 2004 – 2005
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“L’italiano non era lettore di carta stampata in patria,
ma lo è diventato attraversando il mare” (Umberto Giovanetti)
4
Introduzione
La storia della comunicazione degli italiani all’estero, si può studiare
esaminando quattro fasi distinte fra di loro. La prima inizia alla fine del
1700; a tale periodo, infatti, risalgono le prime iniziative giornalistiche
italiane all’estero, che nascono in Brasile, Francia e Svizzera.
A sorpresa la prima testata in assoluto di cui si ha eco compare a Rio
de Janeiro nel 1765. In Europa, nel 1797, nascono a Parigi L’italiano
imparziale e in Svizzera La Gazzetta di Lugano1. Tali fogli presentano una
connotazione politica; sono antifrancesi ovvero anti-bonapartisti. Si tratta
dei protagonisti dell’esilio, quindi di un giornalismo sovversivo, che si
propone come missione
“non solo di dare voce ai gruppi politici oppressi in Italia, ma anche di cercare d’influenzare dall’estero la vita politica del Paese”2. Già all’epoca, alcuni di questi periodici erano bilingui e cercavano il
dialogo anche con le autorità e l’opinione pubblica del paese ospitante3.
Un esempio fra tutti: L’esule di Parigi, al quale contribuì Pietro Giannone,
capo dei mazziniani in Francia4.
La seconda fase inizia nell’ultimo decennio del 1800, in seguito
all’inizio della prima grande stagione dell’emigrazione. Nonostante la forte
percentuale di analfabetismo, si registra un continuo aumento di periodici.
Tra il 1893 e il 1905, i fogli censiti (il che vuol dire che in realtà erano molti
di più) passano da 130 a 264. La maggior parte nascono in Europa
(primato valido ancora oggi), ma a cavallo tra i due secoli, aumentano
considerevolmente quelli nelle due americhe. Avviene anche il
cambiamento degli obiettivi della pubblicistica italiana5.
1 Cfr. www.e-italici.org/it, I media italici in Europa, 18-19 marzo 2005, p. 1 2 Ibidem. 3 Ibidem. 4 Cfr. www.e-italici.org/it, I media italici in Europa, 18-19 marzo 2005, p. 2. 5 Ibidem.
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In seguito al raggiungimento dell’unificazione dell’Italia, erano venute
meno le rivendicazioni nazionalistiche e quindi gli scopi del giornalismo
degli italiani all’estero diventano: cementare i gruppi d’immigrati e
contribuire a elaborare una coscienza nazionale. Contemporaneamente, il
governo italiano inizia a comprendere (soprattutto di fronte al crescere
della stampa anarchica e sovversiva) che ha interesse a controllare
questa stampa: sia per propria “difesa” sia, soprattutto, per tentare di
usare le diverse comunità italiane come mezzo di pressione nei paesi
ospitanti. Tramite i consolati, tali fogli cominciano a ricevere finanziamenti,
scarsi e discontinui ma sufficienti per “tirare avanti”.
La terza fase inizia negli anni Venti ed è caratterizzata
dall’impostazione fascista o antifascista. A eccezione dei giornali dei
fuoriusciti, i fogli dell’emigrazione subiscono il fascino del messaggio
mussoliniano. Molti direttori
“si lasciarono persuadere a collaborare alla causa fascista, non solo per ottenere contratti di pubblicità con ditte italiane, ma anche perché erano spesso sinceramente affascinati dal carisma di Mussolini. Spesso, però, a loro arrivava un’immagine un po’ alterata del regime; il governo di Roma facendo attenzione a non urtare l’opinione pubblica internazionale, riuscì a manipolare e a infiltrare numerose testate italiane all’Estero”6. A cambiare tutto fu lo scoppio della guerra; i giornali filo-fascisti,
costretti a una scelta di campo, abbandonarono Mussolini per sostenere lo
sforzo bellico dei paesi ospitanti.
La quarta fase ha inizio negli anni del Secondo dopoguerra. La fine del
conflitto porta il declino della stampa italiana nel mondo perché viene a
mancare il “pubblico”. L’emigrazione tradizionale (quella povera e operaia)
non c’è più, mentre i figli di seconda e terza generazione parlano sempre
meno o per nulla la lingua dei padri e dei nonni.
La nuova migrazione di livello culturale, sociale ed economico
superiore, è temporanea; poco interessata a periodici e programmi
radiofonici che non sente come propri, cerca piuttosto di procurarsi le
poche copie che i principali giornali italiani inviano all’estero. Questi,
assieme ai giornali in lingua locale, sono i veri concorrenti dei vecchi fogli
d’immigrazione che ancora resistono.
L’inizio della globalizzazione, però, apre un nuova fase: quella della
consapevolezza di far parte di una rete. Le testate superstiti, con 6 Ibidem, p. 3.
6
l’appoggio (sempre molto contenuto) delle autorità italiane, si rendono
conto di condividere interessi comuni, pur operando a migliaia di chilometri
di distanza7.
Il primo giornale italiano in Germania, il Corriere d’Italia, è fondato nel
1951 (all’interno della missione cattolica italiana di Francoforte). La testata
rimane un caso isolato fino all’inizio degli anni Sessanta, quando gli italiani
presenti sul suolo tedesco sono oltre 120.000 e costituiscono il gruppo
d’immigrati più consistente. I giornalisti italiani in Germania si uniscono in
un’associazione che chiamano MediaClub soltanto nel 20008.
Nel 1958 nasce la Federazione unitaria stampa italiana all’estero
(FUSIE), ma soltanto l’arrivo di Internet fa compiere il decisivo salto di
qualità. Le agenzie di stampa specializzate iniziano a fornire in tempo
reale notizie e servizi ben più consistenti rispetto ai dispacci cartacei che
l’ANSA, tramite i buoni uffici della Farnesina, faceva recapitare in ritardo e
con ritmi discontinui. Le agenzie specializzate propongono un flusso di
notizie cospicue ogni giorno dell’anno. Il loro lavoro assicura una pluralità
d’informazione, che consente ai direttori delle diverse testate, di trovare
materiale adatto alle proprie esigenze e alla realtà cui si rivolgono. Proprio
per salvaguardare la pluralità delle testate edite all’estero, va incoraggiata
l’attività dei produttori specializzati di notizie dall’Italia, che dovranno
adattare le proprie produzioni e indirizzare i propri sforzi verso le nuove e
sempre più esigenti necessità degli editori di riferimento.
All’inizio degli anni Novanta, Piero Bassetti, all’epoca alla guida di
Assocamerestero, l’associazione che raggruppa le Camere di Commercio
Italiane all’Estero, inizia a parlare di “italicità”. Egli sostiene che stanno
emergendo nuovi popoli globali, orbitanti attorno alle principali grandi
7 Ibidem. 8 Il 18 e il 19 marzo 2005, si è svolto a Friburgo il Convegno intitolato “I media italici in Europa come veicolo d’integrazione culturale”. Durante la seconda giornata dei lavori è intervenuta Paola Fabbri, in qualità di Consigliere, che ha portato la testimonianza di “MediaClub” (l’Associazione dei giornalisti italiani in Germania nata nel 2000, aderente alla Federazione nazionale della Stampa italiana). Negli ultimi anni la Germania ha messo al centro della propria politica d’integrazione degli stranieri l’apprendimento della lingua tedesca. Ciò ha avuto radicali conseguenze per il mondo della scuola e per quello dei mezzi di comunicazione interculturale. L’attività del MediaClub è diventata, perciò, ancora più preziosa. In seguito ai due incontri di Francoforte e Berlino organizzati da MediaClub, è stato compiuto un passo importantissimo; il riconoscimento del MediaClub da parte della FNSI. Tutti i membri iscritti al MediaClub hanno adesso anche una tessera della FSNI. La proposta di aggiungere agli Ordini regionali già esistenti un Ordine regionale estero che comprenda i giornalisti italiani nel mondo, è ancora in discussione. (Cfr. www.mediaecomunicatoriitalici.net, Germania: Mediaclub, 21 marzo 2005).
7
civiltà, senza coincidervi rigidamente. Secondo il suo ragionamento,
l’“italicità” è altra cosa rispetto all’italianità; è l’intreccio e l’acquisizione tra
la cultura e le tradizioni di partenza (italiane), con tutti quegli ambiti che la
nostra diaspora ha incontrato espandendosi nel mondo. Sono le nuove
nascenti culture italo-americane del Nord e del Sud, italo-australiane, e,
perché no, italo-europee. È “italico” non soltanto lo svizzero ticinese o il
sammarinese; lo è anche lo straniero che non ha una goccia di sangue
italiano, ma per il quale l’italicità è il valore di riferimento, il fattore di
riconoscimento, l’interesse professionale e/o culturale, la fonte primaria di
guadagno.
Piero Bassetti affronta anche il concetto di “glocal”, col quale si
indica quel processo di radicale riorganizzazione che la globalizzazione
sta imponendo alla società, sulla base di nuovi rapporti tra locale e globale
che esulano dal concetto classico di “internazionale” e richiedono nuovi
schemi organizzativi meno legati al territorio e a una cittadinanza unica o
esclusiva. L’uomo glocale sarà caratterizzato da una pluralità di
appartenenze, da un bagaglio culturale fatto di valori ed esperienze
nazionali, regionali e cittadine e dal polilinguismo, oggi utilizzato dagli
italo-americani del nord e del sud, dagli italo-australiani e dagli italo-
europei che vogliono comunicare tra di loro9.
A questo proposito, Dino De Poli, il presidente dell’Unaie (Unione
nazionale delle associazioni immigrati ed emigrati), rivolgendosi ai
responsabili dei media italo-esteri ha chiesto di smettere di scrivere
soltanto dell’Italia e di parlare, invece, delle cose che l’emigrazione sta
facendo nei paesi dove si è radicata. È opportuno, infatti, spiegare agli
italiani cosa, soprattutto le nuove generazioni, stanno facendo nella vita
del loro Paese, nella realtà culturale, nelle università, nell’economia, nelle
istituzioni10.
S’inizia, quindi, a parlare di Informazione di ritorno, intesa come
possibilità di far conoscere in Italia la condizione degli italiani all’estero,
con informazioni sulla loro vita e sulle attività che svolgono nei paesi ove
risiedono, che spieghino chi sono gli italiani all’estero, cosa fanno ed
9 http://www.mediacomunicatoriitalici.net/ Annuario dei comunicatori italici nel mondo, 2003, pp. 1-2. 10 www.e-italici.org/it, I media italici in Europa, cit., p. 4.
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hanno fatto per i paesi in cui risiedono, quale contributo, in termini di
convenienze economiche, politiche e morali, hanno dato e danno all’Italia.
Non si possono tralasciare anche tutte le informazioni sui paesi ospitanti
che gli italiani stessi ci possono trasmettere. Quindi, per sostenere
l’informazione di ritorno, il servizio pubblico della Rai con le sue sedi
regionali, le emittenti private regionali, come pure quelle organizzate dalle
stesse regioni (ogni regione ha ormai la propria tv) potrebbero acquisire
da radio e tv italiane all’estero servizi che riguardano i loro corregionali per
irradiarli nell’ambito regionale.
Una parte importante si sta giocando in Europa, in seguito agli
allargamenti dell’UE e all’entrata in lista d’attesa di altri paesi, in cui sono
nati giornali, newsletter, siti web, bollettini camerali, associativi d’interessi
industriali e lobbistici. In Europa come nel resto del mondo, la
maggioranza delle testate italiane attive (più del 50%) è di nascita recente,
infatti sono state fondate dopo il 1990. Tale fenomeno è dovuto sì a fattori
politici ma, principalmente, a esigenze di mercato. Infatti, molte delle
testate che hanno visto la luce dopo il 2000, sono nate in paesi che
rappresentano le nuove frontiere di business delle imprese italiane,
soprattutto le medie e piccole. In Romania, per fare un esempio europeo,
soltanto i vecchi “Programmi in lingua italiana” di radio Bucarest vanno
avanti dal 1952. Degli altri quattro media censiti, tre sono stati fondati
dopo il 2000 e uno dopo il 1990.
Dal punto di vista della distribuzione geografica si osserva che, mentre
l’Argentina è la nazione con il maggior numero di testate italiane o italo-
oriented, a livello continentale l’Europa occupa il primo posto. La classifica
europea vede in testa la Svizzera (48 media), seguita da Francia (35),
Germania (29), Belgio (23) e Gran Bretagna (18).
Nella stessa Italia, 52 testate (per lo più cartacee ma anche via etere
ed elettroniche) vengono confezionate da redazioni che si trovano in Italia,
poi spedite in giro per il mondo. Come all’estero, il panorama dell’offerta
italiana è variegato: dai bollettini delle associazioni più tradizionali di
emigrazione, dei gruppi a connotazione marcatamente regionale (come
Trentini nel mondo), delle organizzazioni religiose, delle agenzie di stampa
9
più innovative (come News ITALIA PRESS), a quelli istituzionali e
governativi (come Rai International)11.
Lo strumento privilegiato continua a essere il giornale tradizionale,
seguito dai programmi radiofonici, le newsletter e il web, e infine dalla
televisione.
Grazie a Internet si sta registrando un fenomeno nuovo: la
penetrazione in territorio “italico” dei quotidiani italiani più tradizionali
come: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero
ecc…
Esaminando poi i contenuti e il target di riferimento, emergono sei
principali aree di interesse. Il 44% dei media possono essere definiti
“generalisti”; si occupano di attualità, cronaca dell’Italia e locale, cultura,
affari sociali ed economici, ma anche di esigenze pratiche e normative di
possibile interesse per l’italiano all’estero. Al secondo posto (17,5%)
vengono quei media che, trascurando o marginalizzando le notizie
dall’Italia, ma anche quelle del paese dove operano, si rivolgono più
specificamente alla comunità nel cui ambito sono diffuse.
Al terzo posto (14%) ci sono quei mezzi di comunicazione che si
possono definire di servizio: business, opportunità d’affari ed economiche,
notizie consolari e dagli istituti di cultura. Al quarto posto (10,9%) vengono
quei media a forte connotazione regionale, ovvero emanazioni di istituti
ufficiali o realtà di fatto regionali: le varie pubblicazioni per i friulani nel
mondo, siciliani o marchigiani e via dicendo. Al quinto posto ci sono quelle
religiose, edite da congregazioni od ordini sacerdotali. Infine, ci sono le
testate associative (6,6%), che sono organi più o meno ufficiali di
associazioni e appassionati: dagli alpini, alla Dante Alighieri, ai sostenitori
di una squadra di calcio (ad esempio in Svizzera troviamo Juventini)12.
L’italiano sta diventando sempre più seconda lingua per gli italiani
all’estero. Infatti, le seconde e terze generazioni avevano dimenticato la
lingua dei nonni, ma oggi, si assiste a un ritorno d’interesse: i corsi di
italiano degli Istituti italiani per la cultura e delle varie sedi estere della
11 www.e-italici.org/it, I media italici in Europa, cit. pp. 5-6. http://www.mediacomunicatoriitalici.net/Annuario Annuario dei mass media italici nel mondo, 2003, p. 4. 12 www.e-italici.org/it, I media italici in Europa, cit., pp. 7-9. http://www.mediacomunicatoriitalici.net/Annuari
10
Dante Alighieri, registrano un nuovo afflusso di iscritti, molti dei quali sono
“oriundi”. In genere, però, i lettori in grado di leggere l’italiano sono in calo,
per ovvi motivi anagrafici. Il risultato è che sono in aumento i mezzi di
comunicazione almeno bilingui e vanno crescendo quelli scritti
esclusivamente in lingua locale. Su quasi 290 testate prese in esame in
Europa, 141 (circa il 50%) usano esclusivamente l’italiano, 127 (poco più
del 45%) sono bilingui, e 13 (pari al 4,6%) si servono della lingua del
posto. Le lingue non italiane più impiegate sono: francese, tedesco,
spagnolo e fiammingo.
L’Italia, tra i paesi avanzati, è quello che dispone di uno dei patrimoni
culturali e di comunicazione più diffuso in vaste aree geografiche. Il primo
annuario-censimento risale al 1994, ma allora non vi furono compresi gli
organi d’informazione e i comunicatori “italici”.
I comunicatori “italici” sono stati censiti per la prima volta nell’Annuario
dei comunicatori italici nel mondo di MediaPress (2003)13, che ne elenca
1.416 di cui 237 in Europa. Complessivamente, in Europa, sono attivi 543
redattori a tempo pieno, 136 part-time, 644 collaboratori non assunti, 173
collaboratori esterni e ben 1.075 volontari. Totale 2.576. Colpisce,
ovviamente, l’aspetto del precariato e dei sottopagati. In alcuni paesi
(Gran Bretagna, Germania e Brasile), questi professionisti stanno dando
vita ad associazioni, allo scopo di ottenere alcuni dei servizi e delle tutele
che i loro colleghi in Italia hanno assicurate.
L’Annuario dei comunicatori italici è nato come pubblicazione
complementare dell’Annuario dei mass media italici nel mondo, iniziativa
che ha costituito il punto di partenza del censimento dei giornalisti, editori,
comunicatori pubblici e pubblicitari di origine italiana che vivono e lavorano
all’estero. La ricerca si è svolta in primo luogo schedando i comunicatori
italici attivi sui media italiani e successivamente, esaminando le maggiori
testate nazionali dei più importanti paesi esteri (quotidiani, stazioni radio,
emittenti televisive). Il lavoro che è stato svolto non è che la prima tappa di
un progetto che potrà considerarsi concluso tra molti anni. La Redazione
di Molte Italie nel Mondo (MIM) ritiene che i comunicatori censiti non siano
13 Cfr. http://www.mediacomunicatoriitalici.net/Annuario dei comunicatori italici nel mondo, 2003, pp. 4-5.
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più del 40% e che quelli che si sono rifiutati di partecipare all’iniziativa e
che sono stati individuati ma non rintracciati rappresentano il 60%.
L’Ordine nazionale dei giornalisti italiani, per voce del suo Presidente
Lorenzo del Boca, sta valutando la possibilità d’inquadrare al proprio
interno questi operatori della comunicazione. Si tratta di studiare come
superare ostacoli burocratico-giuridici ed economici. Infatti, l’iscrizione ai
vari organismi istituzionali del giornalismo professionale italiano ha un
peso diverso negli Stati Uniti rispetto per esempio all’Argentina14.
Un passo importante verso l’ampliamento della garanzia è stato fatto
con la costituzione dell’agenzia INPIG 2, che tutela i free lance e i
comunicatori che si affidano al diritto d’autore15.
Il problema della lingua non sembra difficile da risolvere. Basta
guardare, ad esempio, agli esami per entrare nell’Ordine che si affrontano
in Alto Adige e sono attualmente sostenuti in una lingua diversa
dall’Italiano. Tra le iniziative che l’Ordine sostiene c’è l’implementazione
on-line della directory dei comunicatori, che viene aggiornata in rete sul
sito www.mediacomunicatoriitalici.net e che secondo le ambizioni dei suoi
fondatori diventerà la communityplace dei media e dei comunicatori italici
nel mondo.
Laura Capuzzo, in quanto membro dell’Ordine, ha sottolineato
l’importanza del ruolo delle 2000 persone che molto spesso all’estero si
sono improvvisate portavoce di una comunità che non voleva sentirsi
tagliata fuori dalle vicende della madrepatria, o che invece hanno acquisito
professionalità in Italia e poi, per le vicende della vita, si trovano a lavorare
in paesi stranieri. Spesso confusi con i corrispondenti dall’estero delle
principali testate italiane, vivono nell’ambito circoscritto della stampa
d’emigrazione e non hanno contatti, se non del tutto personali, con il
circuito vero e proprio della stampa italiana. Il Gruppo di lavoro dell’Ordine
nazionale si è posto questo problema e quindi ha salutato con grande 14 Ibidem. 15 Il diritto d’autore è la legge che riconosce particolari diritti a chiunque crei un’opera originale. La materia è regolata dalla legge 22 aprile 1941 n. 633 “Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio” e successive modifiche. Tale legge all’articolo 1 definisce quali sono le opere oggetto di questa tutela: “Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”. Inoltre sono inclusi nella tutela i programmi per ordinatore (software) e le banche dati.
12
favore la realizzazione dell’Annuario, portata avanti con tenacia da tutto lo
staff di MediaPress e dalla Redazione MIM, che raccoglie nuovi dati e
tiene aggiornati quelli raccolti fino al 1° luglio 2003.
Una tra le figure che hanno collaborato con passione al progetto è
Nicolò d’Aquino, che con la sua introduzione all’Annuario dei media italici
nel mondo, ha voluto battezzare il traghettamento dall’informazione
d’emigrazione all’informazione italica. Inoltre vi è Piero Bassetti, che dal
1997, per il suo impegno e la preparazione, è riconosciuto da MediaPress
come l’ideologo, il “maestro” e l’ispiratore.
Il Congresso di Catania
La FUSIE è un’associazione che raggruppa testate diverse fra loro per
mezzi, obiettivi e culture. Il problema più diffuso tra detti media è costituito
dalle difficoltà economiche; infatti, i finanziamenti pubblici non sono
sufficienti e sovente vengono elargiti in netto ritardo rispetto alla
presentazione delle domande.
Spesso le testate sono costrette ad autofinanziarsi, perché il mercato
pubblicitario funziona solo in rari casi. Perciò molto si va trasformando da
cartaceo a multimediale (e-mail e web), per contenere gli esorbitanti costi
di distribuzione, ma l’informazione via web non è ancora riconosciuta
come informazione sostenibile dal pubblico. I media italiani all’estero si
trovano in una condizione decisamente difficile, dalla quale devono uscire
trovando gli strumenti adatti.
Ridurre i problemi legati all’attività giornalistica degli italiani all’estero
dovrebbe essere un obiettivo comune del mondo istituzionale, di quello
politico e di quello associativo. Infatti, detta categoria dell’informazione,
pur con tutti i suoi limiti, è essenziale per la vita interna della collettività
degli emigrati, sia in termini di visibilità esterna, che d’interna
partecipazione. Con gli ultimi referendum e le imminenti elezioni politiche,
la questione è emersa ancor più nitidamente: sostenere e potenziare
13
qualitativamente e quantitativamente l’informazione per e degli italiani
all’estero, è un dovere civile e sociale, in quanto l’informazione è un bene
comune16. Detta problematica è stata affrontata con grande impegno e
disincanto durante i lavori dei vari Congressi della FUSIE.
Il I Congresso mondiale, intitolato “Italiani nel mondo: una risorsa per
l’informazione”, si è svolto a Roma il 13 dicembre 2000; è stato
organizzato dall’Ordine nazionale dei giornalisti e dalla FUSIE, d’intesa
con il Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE). L’incontro ha
messo in evidenza la disattenzione con cui viene seguito in Italia il mondo
degli italiani all’estero. Inoltre, sono stati delineati i punti che la FUSIE
considera fondamentale risolvere per dare alle comunità italiane all’estero
la visibilità di cui hanno bisogno.
I giornali necessitano di finanziamenti adeguati alle loro reali necessità.
Pertanto occorre uno snellimento delle pratiche burocratiche necessarie
per richiedere i fondi, in modo che esse siano accessibili entro un anno
dalla richiesta, ma anche maggiore trasparenza nell’erogazione, in modo
che venga premiata unicamente la serietà professionale. Inoltre è
necessario sostenere anche quelle testate che operano in paesi dove non
esiste una consistente rete di rappresentanze bancarie adeguate.
Vi sono poi paesi in cui la lingua italiana rischia di diventare un fattore di
allontanamento dai giornali. Occorre, quindi, modificare la norma secondo
la quale possono accedere ai finanziamenti solo i giornali che scrivono in
tale lingua. In altri casi, invece, si pone il problema contrario, ovvero quello
di trovare giornalisti che scrivano correttamente in italiano, per cui la
FUSIE avverte l’esigenza di concludere accordi con strutture italiane
universitarie e para universitarie. Inoltre è stato chiesto che vengano
annullate anche quelle restrizioni che limitano gli aiuti al settore della carta
stampata, infatti, l’attività giornalistica svolta via radio, tv o internet è ormai
di tale entità da non poter essere più trascurata.
Durante il I Congresso si è parlato anche di “informazione di ritorno” e
della necessità che vi sia collaborazione tra le testate italiane e quelle
degli oriundi. A tal fine Laura Capuzzo ha proposto di dar vita a una
Fondazione che si ponga come punto di riferimento questo obiettivo. 16 Ricci, Congresso FUSIE- l’informazione per e degli italiani all’estero, in “Emigrazione notizie”, n. 16-17, a. 2005; www.emigrazione-notizie.org
14
Circa le agenzie di stampa, di cui è stata riconosciuta l’enorme
importanza, i Consiglieri della FUSIE propongono di procedere a una
settorializzazione del loro lavoro, per rispondere alle esigenze specifiche
di ogni testata. Da ultimo è stato affrontato il tema di Rai International ed è
stato chiesto che la cernita dei programmi delle altre reti Rai da
trasmettere su Rai International sia fatta con maggiore attenzione alle
diverse esigenze delle comunità degli italiani all’estero, che possono
essere individuate con l’aiuto dei loro operatori della comunicazione.
Riguardo le due ore di programmazione che detto canale può produrre in
proprio, è stato chiesto che una parte venga prodotta all’interno delle varie
comunità.
Soluzioni sostanziali per risolvere i problemi di fondo che affliggono la
stampa italiana all’estero non sono state ancora approntate, nonostante la
dedizione con cui, per anni, gli operatori si sono impegnati per trovare
risposte adeguate. Quindi, durante l’ultimo Convegno sono stati affrontati
nuovamente molti dei punti già dibattuti durante gli anni precedenti.
Il IV Congresso Mondiale della Federazione unitaria della stampa
italiana all’estero (FUSIE), intitolato “L’informazione italiana all’estero:
identità, partecipazione, integrazione” si è svolto a Catania dal 26 al 28
aprile 2005. È stato organizzato dai membri stessi della federazione, in
collaborazione con Sicilia Mondo e col CGIE, con il contributo della
Regione Siciliana e della Provincia Regionale di Catania.
Un importantissimo segnale di attenzione da parte delle istituzioni è
stato dato con l’approvazione della legge applicativa che consente agli
italiani all’estero il voto per corrispondenza, il provvedimento adottato alla
fine del 2001 e preceduto da alcune necessarie modifiche agli articoli 48-
56-57 della Costituzione. L’approvazione è stata quasi plebiscitaria, con
185 si, 1 no e 10 astenuti17.
Quindi, oggi, con il voto per corrispondenza e l’elezione diretta di 12
rappresentanti degli italiani nel mondo alla Camera e di 6 al Senato,
questo settore dovrà avere lo spazio e gli strumenti che merita; sia per
garantire una corretta e qualificata informazione ai connazionali all’estero,
sia per favorire quella tanto auspicata informazione di ritorno, che può
17 www.veronesinelmondo.org
15
assicurare il dialogo tra gli italiani in Italia e la comunità residente
all’estero18.
Uno dei primi interventi è stato quello di Graziano Motta
(rappresentante dei giornalisti italiani all’estero da trentanni impegnato in
Terra Santa), che parlando delle radici etiche del giornalismo, ha ricordato
di aver mosso i primi passi della professione ai piedi dell’Etna e di aver
imparato le norme di una deontologia che costituisce un indispensabile
strumento di lavoro per ogni operatore dell’informazione.
Egli iniziò la sua carriera durante i primi anni della recuperata
democrazia siciliana. Il “Popolo di Sicilia”, giornale fascista, era
ovviamente scomparso, mentre avevano ripreso le pubblicazioni il
quotidiano socialdemocratico “Corriere di Sicilia” e quello monarchico-
liberale “Giornale dell’isola”; era stato appena fondato il quotidiano “La
Sicilia” che riscuote successo ancora oggi. Il lunedì usciva il settimanale
“L’idea cristiana” della DC. In quel periodo i giovani venivano attratti in Via
Etnea da un centro allestito dall’AMGOT, il governo militare alleato, poi
dall’Information Service degli Stati Uniti, che distribuiva giornali, opuscoli,
libri, molti dei quali erano ben illustrati e stampati, che dischiudevano il
mondo della democrazia occidentale. Nel giro di qualche anno si
incominciarono a intravedere e a conoscere le contaminazioni della bassa
politica nell’ambito giornalistico, sul quale però vigilava l’Albo
professionale dei giornalisti, rappresentante di una deontologia sentita e
praticata. La regola principale, a suo giudizio, è assumere un
18 Congresso FUSIE Gli auguri diPittella e Marino al Congresso della FUSIE , in “Emigrazione notizie”, n. 16-17, a. 2005; www.emigrazione-notizie.org. Ai 124 delegati presenti al Congresso della FUSIE, sono pervenuti diversi messaggi augurali18. Uno in particolare è giunto da parte di Gianni Pitella (Responsabile dei DS per gli italiani nel mondo) e di Eugenio Marino (Responsabile per la comunicazione dello stesso dipartimento), i quali hanno affermato che il Congresso FUSIE rappresenta un importante momento di riflessione per l’intero settore della comunicazione, che per anni ha lavorato in condizioni assai difficili e in sordina. Senza aprire alcun fronte polemico, Pitella e Marino hanno constatato che gli impegni annunciati in avvio di legislatura non hanno fatto molti passi avanti, nonostante il concreto avvio dell’esperienza del voto per corrispondenza. Gli obiettivi di un più diretto raccordo di questo settore con linee generali di riforma dell’editoria e di un consistente aumento delle risorse da destinare alla stampa italiana all’estero non sono ancora stati raggiunti. Né è stata raccolta la proposta avanzata da alcuni parlamentari di Centro sinistra, di preparare un piano straordinario d’informazione in vista del voto per corrispondenza, che avrebbe dovuto puntare, principalmente, proprio sulla stampa italiana all’estero18. Pitella e Marino hanno assicurato, a nome dei DS, e per quanto è possibile a nome dell’Unione e dell’Ulivo, che non cesserà la loro attenzione verso queste situazioni e che i risultati dei lavori della FUSIE costituiranno una preziosa base di indicazioni per le loro posizioni politico-istituzionali18.
18
verso la quale spesso nutrono un forte sentimento di appartenenza, per
cui leggono con interesse anche le notizie di cronaca legate alle comunità
del territorio di origine. In generale, destano un grande interesse tutte le
notizie sull’“italian way of life” o sul “made in italy”: design e arte, cucina e
moda italiane sono diventati fenomeni di tendenza, che esercitano una
potente attrattiva nei confronti delle giovani generazioni di oriundi.
Vi sono, poi, tutte le informazioni specifiche del settore: dalle novità sul
voto all’estero, alle leggi regionali sull’emigrazione, dai convegni alle
mostre sul tema, un fronte di notizie più vasto di quanto non si possa
sospettare, sfogliando un giornale italiano d’Italia. Importantissimo, infine,
il capitolo dello sport; sono molto richieste le notizie e i commenti sul
campionato di serie A e sulla Ferrari25.
Più dell’80% dei giornali all’estero appartiene a proprietari-editori privati;
inoltre ci sono i giornali cattolici, soprattutto quelli scalabriniani; infine, una
piccola parte è riservata alle Camere di Commercio italiane all’estero.
Le fonti d’informazione, per questi giornali, sono le agenzie di stampa
specializzate; molti editori ricevono anche l’Ansa, l’Agi e l’Adnkronos che
con il sostegno finanziario della Farnesina, hanno approntato servizi
espressamente dedicati a questo settore. Sostanzialmente, però, le fonti
principali per gli editori italiani all’estero sono le agenzie specializzate, che
producono anche notizie mirate per la stampa di emigrazione: Aise, Grtv,
Italian Network, Inform, Italia Estera, Nove Colonne, Newsitalia Press (con
sede a Torino), Emigrazione Notizie26.
I giornali italiani nel mondo sopravvivranno se saranno soddisfatte
due esigenze: una base economica più certa e un contenuto in grado di
attirare l’interesse delle giovani generazioni di oriundi, o dei “nuovi
emigrati” (lavoratori dipendenti, professionisti, imprenditori, studiosi che
oggi vivono all’estero non per bisogno ma per scelta). Le agenzie
specializzate potranno vivere e crescere se agli sforzi dei singoli editori si
affiancheranno i riconoscimenti dovuti.
Rispetto al primo punto, la FUSIE denuncia l’insufficienza delle
sovvenzioni statali, che con l’attuale legge sull’editoria ammontano a due
25 Ibidem. 26 www.uim.it archivio2005/cultura/editoriaitaliananelmondo.htm, Editoria italiana nel mondo: il ruolo delle agenzie di stampa specializzate, pp. 1-2.
19
miliardi di vecchie lire e con la riforma in cantiere (ferma alla Camera dei
deputati) dovrebbero raddoppiare. Infatti, un’equa e lungimirante
distribuzione delle risorse, è la premessa che consente al diritto di
trasformarsi in realtà27.
L’intervento di Padre Luciano Segafreddo, direttore dell’edizione
italiana per l’estero del «Messaggero di Sant’Antonio», pone in evidenza
lo stato di trasformazione continua del livello culturale e strutturale del
mondo dell’informazione. La concessione del voto in loco agli italiani
all’estero esige una previa informazione sulle questioni politiche; sui dati
dell’Anagrafe unificata, sulla definizione dei collegi per il voto all’estero, sui
nomi dei candidati e sulle scelte che saranno fatte per rappresentare le
istanze delle nostre comunità all’estero al Parlamento italiano.
La possibilità di partecipare alla politica implica l’esigenza di vedere i
programmi di Rai International anche in Europa. Nell’Unione Europea il
mondo multietnico venutosi a creare in questi ultimi decenni in seguito ai
flussi migratori dai Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale, ci ha
fatto rivivere l’epopea migratoria italiana (dal 1876, anno in cui il fenomeno
ha avuto il suo grande inizio, al 1973 in cui i rientri superarono le
partenze). Un’esperienza che ci ha insegnato che l’evoluzione di una
società dipende molto da come le etnie e i popoli che la costituiscono si
integrano, interagendo socialmente e culturalmente per il raggiungimento
del bene comune e per il godimento dei diritti della persona:
“Oggi è impensabile che il patrimonio culturale di un popolo – sua ricchezza e specificità – rimanga bloccato dai confini geografici qualora i suoi membri si trasferiscano in altri Paesi del mondo. In questo processo storico, gli strumenti d’informazione italiani all’estero sono stati soggetti attivi, accompagnando le nostre comunità nelle loro esigenze umane, religiose, sociali e nella loro integrazione interculturale.28
Il Nord America e l’Europa, con il 19% della popolazione “italica”,
hanno l’80% delle attività in rete, ma negli ultimi anni la crescita è stata più
veloce in Europa, in Asia e in America centro-meridionale che in America
settentrionale e in Oceania. Il 70% dell’umanità non ha però mai sentito
parlare di Internet. Qualche osservatore rileva che il fenomeno del «Digital
27www.uim..it/archivio2005/cultura/editoriaitaliananelmondo.htm, Editoria italiana nel mondo: il ruolo delle agenzie di stampa specializzate, pp. 3-3. 28 www.giornalistiitalianinelmondo.net, 4° Congresso mondiale della FUSIE, Le relazioni scritte predisposte per il congresso, pp. 27-28.
20
Divide» rappresenta oggi un nuovo Muro di Berlino: una barriera invisibile
istituita dall’attuale processo di globalizzazione. È un’affermazione forte e
provocatoria, che però non deve cancellare le enormi possibilità che le
nuove tecnologie della comunicazione offrono proprio per ridurre le
povertà. Le stesse Nazioni Unite hanno promosso una battaglia contro le
povertà emergenti nei Paesi sottosviluppati, attraverso la United Nations
Digital Task Force, istituita da Kofi Annan nel novembre del 2000, basata
sulla collaborazione tra governi, istituzioni multimediali per lo sviluppo,
industrie private e fondazioni29.
Se le nuove tecnologie di comunicazione offrono modelli e strumenti
che allargano l’informazione nel mondo, è necessario «fare e stare in
rete», ponendo come fine prioritario dell’informazione il rapporto con le
persone, la loro formazione e la crescita culturale. Spesso, l’informazione
multimediale facilita iniziative di servizi sociali e umanitari. La rete diventa
una «porta d’ingresso» per associazioni, federazioni e singole persone;
porta d’ingresso per analizzare rapporti, creare aggregazioni, sviluppare
l’informazione di ritorno nello stile della reciprocità, per stimolare
interscambi tra le comunità, le regioni italiane d’origine e le associazioni30.
Al Congresso di Catania hanno trovato spazio anche interventi
critici, come quello di Turi Sapienza del Corriere Canadese, che ha detto:
“credo di aver sbagliato congresso, perchè pensavo che questo appuntamento servisse a scambiare idee, per poi essere forti verso il nostro interlocutore e capire anche perché i giornali siano marmorizzati. Purtroppo, però, non ho trovato nulla di tutto questo”31.
Un altro parere discorde è stato espresso da Emidio Bulla, che da
editore, ha ammesso di riconoscersi poco nella FUSIE, a prescindere
dalla presenza del suo amico De Sossi (“Ho visto che, a rappresentare me
editore, devo delegare individui che editori non sono”)32. Dice, poi, di non
apprezzare neanche il lavoro svolto dalle agenzie di stampa specializzate
e lamenta che, spesso, si attinge a quegli stessi contributi dei quali si
lamenta la scarsezza d’informazione.33
29 Ibidem, p. 29. 30Ibidem, p. 32. 31www.uim.it/archivio2005/notizie/conclusocongressocatania.htm, pp. 1-2. 32 Ibidem, p. 2. 33 Ibidem.
21
Il Vice Presidente dell’associazione, Giangi Cretti, ha affrontato il
problema della scarsezza dei contributi, ricordando che la stessa FUSIE
aveva stilato un regolamento sulla trasparenza che “si è perso nei meandri
della Presidenza del Consiglio”34 e che spesso anche il ricorso alla pubblicità
istituzionale provoca antipatiche asperità. Egli sostiene si debbano
elaborare soluzioni concrete e non disperdere tutte le energie in azioni di
protesta.
Sotto questo profilo la Fusie ha un ruolo importante da svolgere, di
tutela e di formazione, favorendo la crescita delle opportunità di
aggregazione all’estero. Tale organismo, deve impegnarsi per diventare
una vera e propria federazione di testate, apportando, dove necessario, le
opportune modifiche statutarie. In tal modo sarebbe naturalmente
costretta ad aprirsi a quelle nuove forme di comunicazione che prevedono
una diffusione sia audiovisiva che telematica. A questo scopo, la Fusie,
dovrebbe attuare una politica secondo la quale, sulla base di una seria
ricognizione, le problematiche di tutti i media siano realmente
rappresentate al suo interno. Cretti ha chiesto, in proposito, che un
segnale concreto fosse dato già durante il congresso, inserendo nel
direttivo qualcuno in grado di rappresentare le diverse realtà del mondo
dell’informazione35.
Gino Dassi, membro del Consiglio Direttivo della FUSIE, sostiene che
occorre trovare nuove vie da percorrere, tenendo conto della molteplicità
culturale e storica delle realtà italiane all’estero per mantenere vivo il loro
interesse. L’esistenza di queste comunità, forti della loro identità plurima e
aperta alle nuove esperienze, oltre che un grande fattore di crescita
umana, personale e di gruppo, rappresenta anche un fattore di reale
interesse e di conoscenza per le comunità locali, nei confronti delle nostre
regioni e del nostro Paese nel suo insieme36.
Non ci si deve dimenticare che, se l’emigrazione in Italia è terminata
una trentina d’anni fa, come importante trasferimento di un consistente
numero di persone, gli emigrati ci sono ancora e alcuni anche con grossi
34 www.Webgiornale.de/2005/aprile%202005/Webgiornale%2029%20Aprile-1%202005.htm#_Toc102524225, p. 1. 35 www.giornalistiitalianinelmondo.net, 4° Congresso mondiale della FUSIE, Le relazioni scritte predisposte per il congresso, p. 39. 36 Ibidem, p. 47.
22
problemi; a essi non sono rivolti l’attenzione e l’aiuto di cui avrebbero
bisogno e che il nostro paese dovrebbe assicurare loro. Per essere loro
utile la FUSIE deve saper percorrere le vie della denuncia e della
proposta, cercando la collaborazione anche degli altri grandi media37.
Franco Narducci, Segretario Generale del CGIE, invoca lo sviluppo di
un sistema che “colleghi le due Italie”. I due obiettivi chiave della stampa
italiana all’estero sono: più risorse e più qualità. Infatti, tale attività è
penalizzata sia dagli scarsi investimenti, sia dallo squilibrio delle risorse
finanziarie destinate dalle istituzioni e dal Governo, che ancora non si
rendono conto di quanto gli italiani all’estero siano un fattore decisivo per
l’Italia stessa. Eppure,
“Difendendo la memoria e la conoscenza, l’informazione italiana nel mondo ha contribuito a tenere unite le nostre comunità per preservarne cultura e valori, pensando così a fare “sistema” all’estero”38. Per circa dieci anni, la stampa italiana all’estero ha sopperito
all’assenza di informazione dall’Italia e oggi essa stessa sollecita obiettivi
e strumenti certi39.
Durante il dibattito di Catania è stata anche affrontata la polemica
recentemente sorta, circa i contributi per l’editoria. Come noto, la legge
attribuisce ai COMITES l’onere di esprimere un parere non vincolante sui
requisiti delle testate che richiedono i finanziamenti e di comunicare ai
Consoli i loro pareri circa l’opportunità di erogare i finanziamenti. Dai
COMITES, però, sono giunte allarmanti notizie di alcuni casi di editori che
hanno richiesto contributi per testate inesistenti o hanno gonfiato
enormemente le tirature di piccoli giornali40.
Gustavo Velis, editore e direttore del giornale La Prima Voce
(dell’Associazione dei giovani italo-argentini di Mar del Plata), trova
ingiusto che
“si generalizzi su atti di corruzione, introducendo un elemento di sospetto per un gran numero di pubblicazioni che, con molto sforzo e con molto tempo, fanno l’impossibile per diffondere la cultura italiana, le tradizioni, e tutte le informazioni di una Italia molto lontana per molti, ma molto vicina per altri”41.
37 Ibidem, pp. 47-48. 38 Ibidem. 39 Ibidem. 40www.uim.it/archivio2005/comites/contributigiornaliestero, Contributi ai giornali all’estero: è polemica, 26 luglio 2005, p. 1. 41 www.mclink.it/com/inform/art/05n098a7.htm, p. 1.
23
Velis porta l’esempio del COMITES di Mar del Plata, in cui egli stesso
ha lavorato, a cui ogni direttore ha consegnato una relazione contenente
la storia, le motivazioni, e le problematiche della propria testata, fornendo
spiegazioni sulla distribuzione e la difficoltà di arrivare in tutti i posti dove
ci sono degli italiani, spesso per una questione meramente economica. Se
ci sono stati casi di truffe, la responsabilità è da attribuirsi agli organi di
controllo, che non hanno operato adeguatamente. È quindi indispensabile
modificare il decreto istitutivo dei COMITES per l’accertamento dei
contributi, perché siano verificati veramente i requisiti di ammissione ai
finanziamenti, predisponendone i relativi piani di ripartizione42.
Sarebbe opportuno realizzare un sistema di valutazione oggettiva,
basato su criteri certi, a cominciare dalla tiratura. Ad esempio,
occorrerebbe che i giornali si affidassero a società di certificazione serie. Il
problema si scontra con la limitata disponibilità finanziaria che spesso
caratterizza queste testate, la cui diffusione è comunque limitata43.
Si tratta, insomma, di un problema aperto, se è vero che sarebbe
proprio la ristrettezza economica a spingere certi editori in difficoltà a
dichiarare il falso come sottolinea tra gli altri Andrea Mantineo, direttore di
America Oggi, quotidiano italiano del New Jersey. Al di là di queste
valutazioni, la questione principale resta: come si può contrastare al
momento il fenomeno delle false dichiarazioni? Autocertificare non basta,
occorrerebbe che tutti presentassero un’ampia documentazione per
garantire la veridicità delle affermazioni44. Nel complesso panorama del
dibattito emerge in ogni caso la certezza: gli abusi commessi da chi ha
falsificato i propri dati per ottenere i finanziamenti hanno danneggiato altri
giornali. Come ha ricordato Montanari, si tratta comunque di problemi seri
che, senza creare un clima di “caccia alle streghe”, dovranno essere
affrontati nella Commissione tematica Informazione e Comunicazione del
CGIE45.
42 Ibidem. 43 Ibidem. 44www.uim.it/archivio2005/comites/contributigiornaliestero, Contributi ai giornali all’estero: è polemica, 26 luglio 2005, p. 2. 45 Ibidem.
24
Anche la questione della validità dei criteri accende il dibattito. In modo
particolare, c’è anche chi contesta l’opportunità delle regole relative alla
concessione dei finanziamenti.
“È assurdo, ad esempio, che una rivista in gran parte in lingua straniera, sia esclusa dai fondi”46, ha dichiarato in proposito Rocco Femia, direttore a Tolosa della rivista
Radici. Per gli italici di seconda e terza generazione l’italiano è un
problema, ma leggendo le riviste italiane entrano in contatto con la cultura
del nostro Paese e spesso scelgono di rivolgersi alle associazioni per
studiare l’italiano47.
In seguito è stata la volta di Silvio Forza, direttore della casa editrice
Edit (Edizioni italiane), responsabile di tutte le pubblicazioni destinate alla
comunità italiana residente in Istria e in Croazia. Il suo essere operatore
dell'informazione italiana non deriva dall'emigrazione, ma dall'autoctonia, il
che significa essere e rimanere italiani a casa propria anche quando,
come accaduto in Istria, nel corso di un secolo cambiano ben quattro
sovranità nazionali48.
Esistono delle reali affinità elettive fra le minoranze italiane e la Nazione
Madre, perciò dovrebbe essere rivista la Legge 416, che prevede tra i
criteri di finanziamento la trattazione di argomenti legati alle comunità
italiane all’estero, intese come “figlie dell’emigrazione”. In questa
prospettiva è necessaria un’interpretazione più ampia del provvedimento,
che arrivi a comprendere anche quelle testate che si dedicano all’analisi
della cultura italiana all’estero. Infine, al pari di molti suoi colleghi, chiede
l’inserimento di lettori di lingua italiana presso le redazioni più importanti49.
Da qui la necessità di costituire profondi legami tra i giornali e le
emittenze radiotelevisive italiane all’estero, per poi costituire un’agenzia
specializzata di servizio con sede a Roma, modellata sulla struttura
consortile dell’ANSA, anche se ovviamente non delle stesse dimensioni,
che possa fornire regolari e tempestivi servizi di corrispondenza tagliati
per le differenziate esigenze di mensili, quindicinali, settimanali, quotidiani,
46 Ibidem, p. 1. 47 Ibidem, pp. 1-2. 48 www.uim.it/archivio2005/notizie/conclusocongressocatania.htm, p. 1. 49 Ibidem.
25
emittenze radiofoniche e televisive italiane all’estero affinché i notiziari
siano “freschi”50.
Silvio Forza è favorevole a una revisione dei termini della convenzione
dell’ANSA con il Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio,
in modo tale che siano fornite quelle corrispondenze più corpose e i servizi
fotografici d’attualità, che sono attualmente accessibili soli in seguito al
pagamento di tariffe salatissime e nella maggior parte dei casi addirittura
proibitive. Bisogna proseguire quella difficile opera di raccolta,
coordinamento e distribuzione di pubblicità istituzionale, che De Sossi
avviò e portò avanti con tanta determinazione, che vide i primi piccoli ma
significativi successi ai tempi del referendum del 2003 e dell’elezione dei
COMITES nel 2004. Un’opera particolarmente urgente che potrebbe
essere estesa anche agli ambiti delle campagne promozionali di Regioni
ed enti locali51.
Il Congresso ha confermato gli impegni “normali” della FUSIE:
ridiscutere le forme ordinarie di finanziamento, ricercarne di aggiuntive,
con un ricorso più incisivo alla pubblicità istituzionale, promuovere
occasioni moderne di formazione professionale, insistere per il
riconoscimento pubblico dei nuovi strumenti di comunicazione52.
L’obiettivo del convegno era quello di mettere l’accento sulla
necessità di un allargamento della FUSIE alle nuove forme di
comunicazione (radio, televisioni, giornali telematici). Al termine dei suoi
quattro anni di mandato ai vertici della federazione, De Sossi ha ricordato
gli obiettivi prefissati all’inizio del suo percorso: la creazione di rapporti
umani che consentissero ai membri della FUSIE di conoscersi tra di loro e
di far conoscere le loro testate sparse in tutto il mondo53. La FUSIE è
diventata più completa, matura, comprensiva com’è dei direttori di tutte le
forme di comunicazione, dalla carta stampata alle nuove forme
multimediali. A conclusione dei lavori De Sossi ha affermato che:
“Bisogna trovare il modo di far passare un messaggio di tolleranza, affinché i COMITES forniscano giudizi politici e morali, che contribuiscano a far crescere tutto ciò che di italiano c’è all’estero”54.
50 Ibidem. 51 Ibidem. 52 http://corritalia.de/?I=649, p. 2. 53 www.uim.it/archivio2005/notizie/conclusocongressocatania.htm, p. 2. 54 Ibidem.
26
Il convegno si è svolto in netto anticipo rispetto ai tempi statutari
perchè la FUSIE voleva dare un chiaro messaggio di “normalità
istituzionale”. Il Congresso doveva confermare la natura associativa della
Federazione, quale aggregazione delle testate italiane all’estero e per
l’estero e rafforzare la FUSIE come federazione unitaria di tutta
l’informazione; non solo carta stampata, ma anche radio, tv, giornali
telematici. Infatti, per il 2006 è prevista una conferenza organizzativa in cui
saranno modificati statuto e regolamento, per adeguarli anche
formalmente alla nuova situazione, su proposta di appositi gruppi di
lavoro.
Il Congresso ha espresso una sostanziale condivisione di analisi e una
comune volontà di presenza e impegno per risolvere i problemi che
affliggono la stampa italiana all’estero. Rispetto al futuro, si profila un
significativo mutamento dell’informazione italiana, all’estero e non, e degli
assetti proprietari verso forme più consortili; modifiche di ruolo, status e
presenza degli operatori dell’informazione. Solo un’azione solidale,
unitaria e non conflittuale può far superare diffidenze antiche e sordità
nuove55.
A tale proposito bisogna ricordare il protocollo d’intesa che l’USPI
(Unione Stampa Periodica Italiana) che rappresenta circa 3500 testate e
la FUSIE hanno firmato nel 2002, per la creazione di un organismo
finalizzato alla tutela e allo sviluppo della stampa italiana nel mondo.
L’organismo, denominato “Coordinamento Mondiale della Stampa
Periodica Italiana” ha sede presso la Segreteria Generale e ha come
Presidente l’Avvocato Francesco Saverio Vetere, Presidente della Giunta
Esecutiva e Segretario dell’USPI. Segretario Generale è il Dottor
Domenico De Sossi.
In questo particolare momento storico e alla luce della nuova legge
sul voto degli italiani all’estero, assume importanza ancora maggiore la
collaborazione tra gli editori della madre patria e le testate italiane
all’estero. A questo proposito, uno degli obiettivi più espressivi e rilevanti
del Coordinamento è lo sviluppo e il miglioramento dei canali di
55 http://corritalia.de/?I=649, p. 1.
27
comunicazione delle comunità italiane nel mondo, per garantire un
esercizio più informato del diritto di voto56.
Nel tardo pomeriggio è andata ai voti per alzata di mano, una lista
unitaria proposta dal Presidente e dal Segretario uscenti Domenico De
Sossi e Giuseppe Della Noce. La scelta è stata accolta da molti dei
presenti come un’anomalia, che comunque ha condotto all’elezione della
nuova guida della Federazione57. Il Consiglio, all'unanimità e con un solo
astenuto, ha eletto, in votazioni separate, alla carica di Presidente
Domenico De Sossi, presidente uscente; a quella di Vice Presidente
Giangi Cretti, anch'egli confermato; alla carica di Segretario Generale
Giuseppe Della Noce e a quella di Tesoriere Stefania Pieri, entrambi
confermati nelle rispettive cariche.
Sono inoltre stati eletti membri del Comitato di Presidenza Basilio
Giordano, Gaetano Cario, Franco Santellocco, Domenico Locatelli e
Domenico Azzia.
Mercoledì 27 aprile il Congresso aveva eletto - con 88 voti favorevoli, 3
contrari ed 1 astenuto - il nuovo Consiglio Direttivo, chiamando a farne
parte: il Presidente della Commissione Informazione del CGIE Nino
Randazzo (Australia); Aniello Verde (Italia), delegato ai problemi dei mezzi
audiovisivi; Rodolfo Ricci (Italia), delegato ai problemi degli organi di
informazione telematici; Isabella Liberatori (Italia) per le Agenzie di
Stampa specializzate. Inoltre: per l'Africa e l'Australia, Elia Finzi (Tunisia) e
Frank Brabaro (Australia); per il Nord America, Carole Gagliardi (Canada)
e Basilio Giordano (Canada); per il Sud America, Mauro Bafile
(Venezuela), Marco Basti (Argentina), Gaetano Cario (Argentina), Andrea
Lanzi (Brasile), Desiderio Peron (Brasile), Giuseppe Tomasi (Cile) e
Vitaliano Vita (Venezuela); per l'Europa, Domenico Azzia (Italia), Volfango
Bucci (Gran Bretagna), Emiddio Bulla (Svizzera), Giangi Cretti (Svizzera),
Giuseppe Della Noce (Italia), Domenico De Sossi (Italia), Rino Giuliani
(Italia), Domenico Locatelli (Italia); Gaetano Parolin (Italia), Stefania Pieri
(Italia), Massimo Romagnoli (Grecia), Franco Santellocco (Algeria),
Antonio Simeoni (Lussemburgo) e Giuseppe Visentin (Germania).
Nella nuova composizione il Consiglio risulta rinnovato per due terzi. 56 www.uspi.it, Coordinamento mondiale della stampa periodica italiana, 21 febbraio 2002. 57 Ibidem.
28
Il Congresso, inoltre, ha eletto, su proposta della Presidente uscente De
Sossi, un Comitato Internazionale per la Riforma, di cui è stato chiamato a
Coordinatore Gino Dessi (Italia); ne fanno parte anche Gustavo Velis
(Coordinatore per il Sud America), Pasquale Capriati (Coordinatore per il
Nord America), Santo Salamone (Coordinatore per l'Europa); accanto a
loro anche Giovan Battista Capirossi (Messico), Rosario Nocera (Belgio),
Angelo de Bartolomeis (Italia), Pietro Domenico Petraglia (Brasile),
Giovanna Jacobucci (Svezia) e Vincenzo Rapisarda (Argentina).
Completano gli organi della Fusie il Collegio dei Revisori, nel quale
sono stati eletti Patrizio De Martin come Presidente e José Tucci e Vito
D'Adamo come componenti, e il Collegio dei Probiviri, del quale è stato
eletto Presidente Antonio Laspro con Giovanni Costanzelli e Vincenzo
Basile come componenti58.
58 www.giornalistiitalianinelmondo.net, 4° Congresso mondiale della FUSIE, Sintesi del congresso-convegno attraverso i lanci dell’ Agenzia di stampa AISE, pp. 26-27.
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AGENZIA AISE, 28/04/2005, ore 19.22 4° CONGRESSO MONDIALE FUSIE / DE SOSSI: LA FEDERAZIONE CRESCE E SI APRE ALLE NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE – NON PIÙ SOLO CARTA STAMPATA
CATANIA\ aise\ - La Fusie cresce, insieme al giornalismo italiano all’estero, ed apre le porte alle nuove forme della comunicazione. Non più solo carta stampata: la Fusie vuole essere la federazione unitaria dell’informazione, tutta, italiana all’estero. È quanto emerso in sostanza nei tre giorni di dibattito, che hanno visto oltre cento rappresentati delle testate giornalistiche italiane nel mondo riuniti a Catania per il 4° Congresso Mondiale della Fusie. Ed è anche quanto rivendicato, ieri in chiusura dei lavori, dal Presidente uscente Domenico De Sossi, poi riconfermato nella sua carica (vedi AISE del 28 aprile 2005 h. 19.38).
“Era nostra intenzione organizzare un congresso che avesse al centro l’allargamento della Fusie alle nuove forme di comunicazione: dalla radio, alla tv ai giornali telematici, che hanno assoluta legittimità di farne parte integrante”. Per questo, ha precisato De Sossi, dando seguito a quanto emerso anche in seno al dibattito, “chiediamo una precisazione formale, una proposta di aggiustamento statutario, perché la Fusie non sia più intesa come federazione della sola carta stampata”, ma “si allarghi in territori che le sono sempre appartenuti” e che chiedono ora maggiore spazio. Probabilmente sarà costituito un gruppo di lavoro, ancora da definire, che studi la possibilità concreta di dar vita ad un’associazione dei nuovi mezzi di comunicazione e che si occupi di realizzare, magari con l’aiuto del Cgie, “una ricognizione, un’indagine socio-economica sulla consistenza di queste testate”, per poi preparare una modifica dello statuto.
Siamo, però, ancora lontani dall’ipotesi di federazione mista di editori, giornalisti ed operatori. “I giornalisti italiani all’estero stanno trovando forme di rappresentanza e di aggregazione diverse nelle associazioni”, ha osservato il presidente De Sossi. “Associazioni su cui la Fusie ha sempre avuto una posizione chiara e favorevole”, ma, ha precisato, “non si tratta di rappresentanze sindacali, quanto piuttosto di luoghi di aggregazione e dibattito comune sui problemi della stampa in una data circoscrizione consolare”. Resta, ad ogni modo, il “dovere dell’unità: tanto più saremo uniti e solidali, quanto più probabilmente riusciremo a dare risposte alle nostre istanze”, che sono numerose ed in gran parte attendono ancora di essere risolte.
Quali le questioni sul tappeto? Senz’altro quello della pubblicità istituzionale, sempre più richiesta dalle testate italiane all’estero. In realtà esiste una norma nell’ordinamento italiano per cui una certa quota dello stanziamento di ogni singola amministrazione deve essere impiegato in pubblicità istituzionale. La società creata dall’ultimo direttivo Fusie ha realizzato quattro pubblicità: droga, referendum del 2003, elezioni europee ed elezioni dei Comites. Ma, ha osservato De Sossi, è tempo di precisare quale sia “la natura giuridica di quest’agenzia”, che il nuovo Comitato di Presidenza dovrà “distinguere nettamente dalla Federazione”. Resta la volontà di incentivare lo strumento della pubblicità istituzionale, ha assicurato De Sossi, anche attraverso la collaborazione delle Regioni e dei Ministeri, magari “rivitalizzandola e trovando gli uomini adatti a farlo”.
Intanto, in vista del prossimo referendum del 12 giugno, la Fusie, che già si era attivata in tal senso, “continuerà a chiedere formalmente al Mae ed al Direttore generale Benedetti di emanare una direttiva nella quale si chieda ai consolati un
31
trattamento che privilegi la stampa italiana all’estero”, laddove invece, in altre occasioni, tali interventi sono stati spesso rivolti ai giornali locali.
A breve, ha poi dichiarato il presidente della Fusie, sono previsti incontri con rappresentanti della Presidenza del Consiglio per risolvere non solo la questione della pubblicità, ma anche quella delle provvidenze destinate ai giornali italiani all’estero.
Ed ecco un altro punto dolente: la riforma dell’editoria e gli annessi contributi per l’informazione italiana nel mondo, che reclama più attenzione dallo Stato italiano. Con la riforma dell’editoria del 2001, efficace a partire dal 1° gennaio 2002, il contributo per la stampa italiana all’estero è salito da 2 a 4 miliardi di vecchie lire. Adesso è in discussione alla Camera un nuovo testo di disegno di legge, al quale, attraverso l’appoggio del ministro Tremaglia, la Fusie ha presentato un emendamento in cui si propone un raddoppio dei contributi, che passerebbero così ad 8 miliardi di vecchie lire, ossia 4 milioni di euro.
Più contributi saranno chiesti anche per le agenzie di stampa specializzate, che, ha dichiarato Domenico De Sossi, “svolgono ancora un ruolo assolutamente essenziale e per questo vanno agevolate e riconosciute”.
Le battaglie non si fermano qui. Pur esprimendo la propria “perplessità” per un ordine dei giornalisti italiani all’estero, De Sossi ha ricordato un “tentativo di protocollo d’intesa con l’Ordine e la Federazione nazionale della stampa italiana”, poi fallito “a causa di opinioni divergenti”. Per i giornalisti italiani all’estero che vogliano iscriversi all’Ordine di Roma, però, ci sono oggi “forme più praticabili di riconoscimento”, un problema sul quale resta ancora molto da fare, ma “che ha perso molta della sua rigidità”. E non solo grazie alla maggiore attenzione che l’informazione dei connazionali nel mondo riveste oggi rispetto al passato, ma anche per le questioni più burocratiche, che “si stanno man mano affievolendo”. Sino a poco tempo fa, infatti, per avere un praticante in redazione occorrevano ben 5 professionisti iscritti regolarmente non solo all’albo, ma anche all’Inpgi. Ora, invece, basta un solo professionista e in alcuni casi addirittura un solo tutor esterno.
Riesponendo infine ad una questione sollevata durante il Congresso, De Sossi è intervenuto sulla nuova legge istitutiva dei Comites, nella quale una norma stabilisce che i Comites debbano esprimere parere obbligatorio ai Consoli sulle richieste di contributi accordati dallo Stato ai giornali italiani all’estero. Senza entrare nel merito dei singoli casi personali, De Sossi ha sottolineato l’inutilità di pareri obbligatori, che in realtà “servono data l’autorevolezza di chi li chiede e di chi li dà”. Al contrario, il rischio di “controllo censorio” da parte dei Comites espone i Comites stessi ad una “caduta del dibattito, che non solo ne farebbe diminuire il valore, ma darebbe anche scarsi risultati”.
Si aprono ora piattaforme organizzative e problemi burocratici a cui dare soluzione. Ma il Congresso di Catania, ha voluto sottolineare De Sossi, è stato anche “un momento di condivisione, un’occasione per instaurare rapporti umani”, non priva della vivacità propria di un confronto aperto.
“La Fusie è diventata adulta. È vero, ma è diventata anche più completa” e, ha concluso De Sossi, il fatto che fossero presenti per la prima volta tutti i direttori dei quotidiani italiani all’estero, ma accanto a loro anche le radio, i giornali telematici e alcune televisioni “dà la prova che la Fusie sta davvero diventando la casa dell’informazione italiana all’estero”. Anche se una casa, una sede vera e propria, la Fusie non l’ha mai avuta. (raffaella aronica\aise).
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Webgrafia
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