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UNITRE Cesano Maderno - periodico a diffusione interne - settembre 2019 DOCENTI SEGRETERIA BENVENUTI!!! CORSISTI l o n o t i z i o e e

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DOCENTISEGRETERIA

BENVENUTI!!!

CORSISTI

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2 Pro-memoria per il nuovo anno 3 Il nuovo presidente 4 Dalla segreteria Unitre 6 Serata di chiusura 7 E la festa continua 8 Open day12 Torneo di bridge 13 La Compagnia teatrale14 5° Concorso letterario17 Notizie perdute18 Aldebaran19 Creatività e talento20 Allevamenti dei bachi da seta 22 Cimiteri di guerra24 L'Orlando furioso26 Le uscite del corso di Arte fotografica28 Uscite culturali30 Il ventaglio magico32 Gli sport estremi33 Velisti "DOCG" a Dervio34 Sito Unitre Cesano Madeno

S ommario

Consiglio direttivoPresidente: Eugenio GrassiPresidente onorario Ferruccio CrennaVice presidenti: Luca RicciEmma BompaneTesoriere:Francesco DisaròDirettrice dei corsi:Giuliana ColomboConsiglieri:Roberta Sacchetto Sergio TognellaSegretario: Vincenzo Zucchi

RedazioneGiuseppe Ascari

Luciano NardiBruno Proserpio

Anny RossiRoberta Sacchetto

Gruppo gestioneSistemi Informatici:Antonio GalimbertiAntonio MauriAngelo RotaCorrado SantambrogioGiuseppe Trisiano Luciano Vergani

Gruppo gestioneSistemi Hardware:Dino BaresiUmberto EsteEugenio GrassiRoberto Pavan

Collaboratori di segreteriaCarla Arienti

Simona BergoEmma Bompane

Vera CeoloniLuisa FurlanPaola Mauri

Pietra MontanaMilena Pogliani

Maria Luisa SambrunaMario Seveso

Vincenzo Zucchi

Grafica e impaginazioneGiovanna CesariMaria Spotti

Sito UnitreCorrado Santambrogio

Documentazione varia per la gestione dei corsi

Giuseppe Ascari

Orario di segreteriaDa lunedì a venerdì:

ore 10.00 – 11.30 ore 14.30 – 18.30

Assistenti sussidi audiovisiviFranco Alberti

Dino BaresiPasquale Borgonovo

Valter CanatoClara ContieroAntonio Mauri

Maria Spotti

Pro-memoria per il nuovo annoCome consuetudine, all’inizio del nuovo anno accademi-

co riteniamo opportuno ricordare le date dei nuovi impegni che ci aspettano.• Da lunedì 9 settembre a venerdì 13 settembre 2019, dalle

9.30 alle 11.30, si potranno iscrivere i corsisti degli elen-chi di prelazione per le sole lingue straniere.

• Nella stessa settimana ci sarà la tradizionale presentazio-ne dei corsi.

• Le iscrizioni inizieranno lunedì 16 settembre 2019, dalle 9.30 alle 11.30.

• Le lezioni inizieranno lunedì 7 ottobre 2019.• Le vacanze natalizie saranno da sabato 21 dicembre a

lunedì 6 gennaio 2020 compresi. • Le vacanze pasquali saranno da giovedì 9 aprile a marte-

dì 14 aprile 2020 compresi. • Le lezioni infine termineranno venerdì 29 maggio 2020.

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Il saluto del neo-presidente ai corsisti

Eugenio Grassi è il nuovo presidenteIl 30 maggio 2019 si è riunita l’Assemblea ge-

nerale degli Associati Unitre di Cesano Maderno, costituita dagli Associati Fondatori, Associati ono-rari, Associati ordinari, un rappresentante degli As-sociati studenti, un rappresentante degli Associati docenti.

All’ordine del giorno era il rinnovo delle cariche associative di durata triennale, arrivate a scadenza. Dopo aver preso in esame il lavoro fin qui svolto e le candidature presentate, l’Assemblea ha eletto presidente della Sede Locale dell’Unitre di Cesa-no Maderno Eugenio Grassi, presidente onorario

Ferruccio Crenna, vicepresidenti Emma Bompane e Luca Ricci, segretario Vincenzo Zucchi, tesoriere Francesco Disarò, tutti all’unanimità.

Il 14 giugno il Consiglio Direttivo ha nominato responsabile delle Relazioni Pubbliche Giuseppe Ascari e Direttore Tecnico Dino Baresi, assegnan-do loro le relative deleghe.

Felicitazioni a tutti loro da parte dei corsisti, do-centi e collaboratori. E soprattutto Buon Lavoro!

w.r.s

Carissimi, un sentito e affettuoso ringraziamento a tutta l’Assemblea degli Associati per la carica di Pre-sidente dell’Unitre di Cesano Maderno che mi è stata conferita in data 30 maggio 2019. Il mio impegno, riconoscendo l’enorme e magi-strale lavoro svolto da tutto il Direttivo nei tren-ta anni trascorsi dalla fondazione, nella conti-nuità delle tradizioni sarà quello di innovazione ed adeguamento alle nuove normative relative al terzo settore, attualmente in discussione a li-vello nazionale, che porteranno a cambiamenti in positivo pur mantenendo la nostra autonomia rispetto all’organizzazione nazionale.Voglio ringraziare anticipatamente tutti i do-centi, gli ausiliari di segreteria ed i tecnici che ho

avuto modo di conoscere e apprezzare nell’anno di vice presidenza, confidando in un ancor mag-giore spirito di collaborazione.Nell’Assemblea degli Associati che mi ha nomi-nato presidente mi sono qualificato come l’uomo del fare, quindi mi aspetto da tutti, docenti, ausi-liari, tecnici e volontari ma anche dagli associati studenti e non solo tramite i loro rappresentanti, proposte concrete di obiettivi da realizzare.In attesa di incontrarvi tutti e più numerosi vi auguro un eccellente ANNO ACCADEMICO 2019/2020.

Eugenio Grassi

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È uno dei tanti pomeriggi di lezioni all’UNITRE. Sono le 15,45 e suona la

campanella; è terminata la pri-ma ora e comincia il via-vai tra chi esce dalle aule e chi vi entra. Anche in Segreteria c’è “movi-mento”: qualche corsista chiede le dispense, qualche altro desi-dera iscriversi ad una gita e c’è anche un professore che chiede l’intervento del “tecnico” per un microfono che non funziona; un altro ancora…

Lasciarsi prendere dal ner-vosismo? Forse, ma in ufficio siamo tutti cresciuti alla scuola di Emma, la Segretaria che da trent’anni fa veleggiare con si-curezza la nostra nave-Unitre: “Cerchiamo di essere precisi, disponibili, ma anche decisi nei “sì” e nei “no” alle varie richie-ste, e soprattutto calmi. Così tutto si può sistemare”. Formula impegnativa ma vincente, per la soddisfazione nostra e, speriamo, dei corsisti.

“Allora, ragazze, domani ci troviamo tutte alle 9,30 in aula 2”. Eh già, nella “mitica aula due” si predispone tutto ciò che serve per i vari incontri con il persona-le docente e la preparazione dei “regalini” natalizi e di fine anno ai Professori. Ci sono le sedie da spostare, i tavoli da predisporre e da addobbare, i pacchetti da confezionare, le comunicazioni personali da imbustare, qualche piccola idea innovativa da realiz-zare…

Sono belli questi momenti di condivisione che, oltre ad essere funzionali a una buona conduzio-ne di questa struttura, permettono

al personale che si alterna in Se-greteria di trovarsi insieme – di-versamente non ci si incontrereb-be mai -, di conoscersi meglio, di familiarizzare, di scambiare ricordi ed esperienze. E, di con-seguenza, di essere sempre più efficienti. È sempre stato questo – lo stare qualche volta insieme – un “pallino”, un buon pallino di Emma, cioè lo spirito che sta alla base della nostra Scuola: ri-trovarsi, conoscersi, condividere.

“Cerchiamo di esserci tutti, così faremo gruppo e ci cono-sceremo e aiuteremo meglio”: altra formula d’oro di Emma, che permette alla nostra ormai impo-nente Unitre di continuare a pro-durre cultura e umanità.

C’è una rete che negli ultimi anni ha fatto fare un gran bal-zo all’efficienza e alla qualità dell’Unitre: la rete informatica. E prima di questa utilissima “mo-dernità” come ha potuto regge-re la richiesta di informazioni e spiegazioni da parte di corsisti,

professori e utenti vari? Sem-plice: dopo il telefono fisso del-la Segreteria, c’era – sempre in funzione - il cellulare di Emma.

“Mi raccomando, per qual-siasi necessità e chiarimento chiamatemi. Io ci sono”. E, ov-viamente, ogni pomeriggio della settimana il suo telefono si face-va bollente (forse non solo di po-meriggio).

Se ripensiamo a quante vol-te l’abbiamo interpellata, viene spontaneo chiederci come abbia fatto ad avere tanta pazienza nel cercare di risolvere una gamma variegata di problemi e proble-mini: dalle chiavi che non si tro-vavano alle domande più strane dei corsisti, da una sollecitazio-ne del Comune alle richieste dei professori… Emma è stata vera-mente per molto tempo una vera “centrale operativa”.

GRAZIE EMMA e buon proseguimento nella tua attiva presenza all’Unitre (ancora Se-greteria e Vicepresidenza)!

Dalla segreteria UnitreSe avete bisogno, io ci sono…

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Così era solito entrare in Segreteria l’ing. Crenna: un semplice “buongiorno!” e poi subito nello “sga-buzzino-computer”, dove c’era e c’è sempre qual-

cosa da sistemare.Di poche parole, essenziale nelle richieste e nelle risposte, il nostro ex-Presidente – ora Presidente onorario – sarà comunque ancora tra noi (come titolare di vari Corsi) con i suoi inseparabili “accompagnatori”: la cartella e il cap-pellino di lana, che continueranno a farci dire, vedendolo da lontano, “Ecco l’ingegner Crenna!”Di una innovazione in particolare dobbiamo essergli grati: aver promosso e sviluppato l’informatizzazione dell’Unitre, ora fiore all’occhiello della nostra Istituzione.GRAZIE INGEGNER CRENNA!

Con cartella e cappellino di lana

Potete lasciare l'annuncio in segreteria Unitre, oppure farcelo avere via e-mail ([email protected])

Riservata a tutti i nonni e le nonne che partecipano all’Unitre. Dateci notizie dei vostri nipoti, le renderemo pubbliche.In caso di nascita: nome, data, ora, peso, il nonno/nonna che annuncia.In caso di laurea: nome, data, specializzazione, titolo della tesi, voto, nome dell’università

Rubrica dei nonni

Mi fa piacere rendere partecipi i corsisti Unitre della laurea triennale della mia cara nipote Elisa Strada, conseguita il 29 marzo scorso all’Università degli Studi di Bergamo in Scienze dell’educazione e della formazione con la tesi dal titolo “I disturbi del comportamento alimentare e il loro impatto sociologico” col punteggio di 90/110.

La nonna Elena Cova

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serata di chiusura

Il pubblico della serata

Il gruppo docenti

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E la festa continua…

La 30° edizione delle serate di chiusura dell’anno accademico è scorsa via veloce e piacevole, nonostante sia durata quasi tre ore. Merito della qualità degli interventi dei vari corsisti, della varietà delle scenette,

della originalità di molte di esse e della esperienza della regia, che ha saputo alternare i vari momenti con fluidità, riducendo al minimo lo stacco tra gli stessi.Il vice presidente Grassi (il presidente Crenna era indisposto) ha introdotto la serata, e quindi l’assessore Nicolaci ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale, sempre più soddisfatta del prezioso lavoro svolto dall’Unitre sul suo territorio.Si sono quindi avvicendati in successione i contributi dei vari corsi: recita-zione, canto, danze varie, prestazioni ginniche, sfilate, ecc. A metà serata il consueto ringraziamento con la premiazione dei docenti.Quest’anno abbiamo deciso di non pubblicare sul nostro periodico la consueta carrellata di fotografie della serata, poiché abbiamo constatato che purtroppo le foto dello spettacolo risultano sempre molto scure e poco leggibili. Ab-biamo quindi pensato di pubblicarle sul sito Unitre, poiché a video risultano molto più apprezzabili. Inoltre, novità di quest’anno, sempre sul sito, nella sezione YouTube Unitre, sarà possibile rivivere tutti i momenti della serata, suddivisi in una quindicina di video clip, per rendere meglio fruibili quelli più graditi.Riteniamo doveroso rendere un caloroso ringraziamento a tutti coloro che a vario titolo si sono spesi per la buona riuscita della serata; in particolare ai corsisti di Creatività artistica per le decorazioni del palcoscenico ed a quelli di Bottega creativa per le riprese video, sapientemente montate da Eugenio Grassi.Arrivederci alla edizione numero 31!

g.a.

L'assessore Nicolaci con il vice-presidente Grassi

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open

day

Creatività artistica

Manipolazione creta

Enologia

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Laboratorio di sartoria

Bigiotteria

Tombolo

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Accademia di pittura

Fotografia

Pizzo Cantù

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Taglio e confezione

Di-segno

Pittura e decorazione

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Shiatsu

Il servizio fotografico dell' OPEN DAY è di Norma Rigamonti

TORNEO DI BRIDGE

Giulio, il vincitore del torneo di bridge 2018/2019, attorniato dai colleghi di corso.

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Carlo Goldoni affermava: “Il Teatro è vita e la vita è Teatro”.

Il Teatro è vita perché è parte delle nostre vite, non solo di chi lo fa ma anche di chi lo guarda. Il Teatro è anche cultura, è rivolu-zione, è magia perché ti permette di condividere un’emozione con persone che non conosci ma che quel giorno hanno deciso di es-sere in sala con te. È patrimonio di tutti, accessibile a tutti, è un linguaggio comune, valorizza le esperienze di ciascuno con-sacrando gesti e cristallizzando emozioni e, spesso, ci spinge ad interrogarci sugli eventi che ci accadono.

Ogni replica di uno spettaco-lo, anche se il testo è sempre lo stesso, in realtà sembra sempre nuovo. Questo perché lo spetta-colo è alchimia tra l’attore e lo spettatore; un pubblico caloroso ti dà adrenalina, ti dà la spinta per liberare una personalità non tua, ti permette di giocare con le emozioni, di non fingere ma di sentire un mondo immagina-rio che in quel momento diventa possibile. Al centro di tutto que-sto c’è l’attore che deve trasmet-tere tutto ciò allo spettatore.

Cosa significa fare Teatro? Si-gnifica mettersi costantemente in gioco, formare un gruppo solidale sempre pronto a sostenere even-tuali “defaillance” di memoria dell’altro, significa vincere la ti-

midezza che c’è in ognuno di noi.La Compagnia Teatrale

dell’Unitre è nata nel 2014 e ha come missione quella di presen-tare commedie che divertono il pubblico facendo conoscere, contemporaneamente, la realtà Unitre di Cesano Maderno ad un numero sempre maggiore di per-sone.

All’inizio eravamo una decina di persone, attualmente la Com-pagnia è formata da circa venti elementi, non solo attori ma an-che persone che con il loro lavo-ro nel backstage permettono che lo spettacolo venga confezionato nel migliore dei modi.

Tutti noi arriviamo da altre esperienze teatrali e da preceden-ti percorsi formativi. In questi anni abbiamo presentato in me-dia uno o due spettacoli all’anno, tutti molto divertenti e molto gra-diti al pubblico. Abbiamo recita-to in parecchi teatri sia nelle zone limitrofe a Cesano Maderno ma anche in Liguria e in altre zone

Questa invece è la formazione che, sem-pre al teatro Pedretti, ha presentato mer-coledì 29 maggio la commedia brillante

LA BADANTE

La compagnia teatrale si presentadella Lombardia.

Quest’anno abbiamo presen-tato una commedia in lingua lom-barda “Shakesperiamo che tutto vada bene” di Luigi Galli ed una in lingua italiana “La badante”-di Stefano Palmucci. Entrambe le commedie hanno avuto molto successo di pubblico tant’è che molte persone non sono riuscite a vederle per la troppa affluenza di pubblico che ha riempito il Te-atro Pedretti. Con la commedia in dialetto abbiamo partecipato alla Rassegna Cesanese e faremo una replica a Brienno a luglio, poi abbiamo in programma, per entrambe le commedie, altre re-pliche dopo l’estate.

Naturalmente chiunque abbia esperienza di teatro, di luci, di suoni ecc.. e vuole inserirsi in un contesto teatrale può contattarci.

Grazie a tutti di averci soste-nuto con la vostra calorosa pre-senza alle rappresentazioni tea-trali in tutti questi anni.

Mariarosa Uggeri

La formazione della Compagnia Teatrale che mercoledì 15 maggio ha presentato al teatro Pedretti la commedia brillante

in dialetto lombardo SHAKESPERIAMO CHE TUTTO VADA BENE

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UNITRE Cesano Maderno - Anno Accademico 2018 – 2019

5° concorso letterario

Nella sezione narrativa il primo premio è andato a Marisa Cermenati, con la seguente motivazio-ne della giuria:

Il testo si presenta come un inno all'estate, con il caldo sole, la luce fulgida, le sfumature torride e giallastre, le fugaci piogge e temprali, le vacanze, la libertà di svestirsi e di leggere sulla spiaggia o su scogli solitari, circondati dal silenzio, al solo canto delle cicale. L'Autrice si identifica con que-sti aspetti esuberanti e liberatori di una stagione

Ad ogni stagione il suo, ad ogni periodo del-la nostra vita le sue espressioni – siamo es-seri in divenire e il nostro cammino passa

attraverso diverse tappe.Nessuna tappa è migliore o peggiore di un’altra,

è soltanto diversa, sta a noi stessi cogliere l’essen-za ed assaporare i suoi frutti.

Io sono sempre stata dell’idea che ciascuno di

noi tenda ad identificarsi in una stagione dell’anno. I nostri caratteri e le nostre personalità, spesso, ri-flettono alcune caratteristiche proprie di determinate stagioni. Il che non significa che il mese in cui siamo nati influenzi la nostra vita, bensì credo che nella no-stra essenza siano insite tracce di una stagione!

Forse siamo quasi la personificazione di una de-terminata stagione! C’è per esempio chi come me si

Tema proposto: Molti paragonano le stagioni dell'anno alle diverse epoche della vita. Racconta la tua stagione preferita.

Il calore, il sapore, il profumo dell’estate

corrispondente al culmine della vita, ma che pre-annuncia già l'autunno. Infatti, conclude, bisogna essere capaci di “indossare la MASCHERA della positività e del sorriso” anche nei momenti bui. Saper sorridere richiede una grande forza, come ricavare il bene dal male. Chi mai riuscirebbe a farne una distinzione proprio netta?

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identifica nel caldo sole estivo, perché come l’esta-te, ha un’indole estroversa, una personalità socie-vole e talvolta semplicemente spensierata.

Infatti, in fondo al mio cuore, rimane sempre un’estate che batte, rimane un qualcosa che da bambina ho messo da parte per tirarla fuori al mo-mento giusto.

L’estate io la sento sottopelle, penetra dalle por-te, dagli infissi e dalle tapparelle portando in dono i suoni molesti degli insonni e della città che si alza troppo presto.

Amo l’estate per la sua luce d’agosto quella di Faulkner:” una luce fulgida, timida, come se ve-nisse non dall’oggi ma dall’età classica”. Ne amo le sfumature torride e giallastre, quelle insolite del tramonto, ancor più nelle albe che diradano il buio a colpi d’ascia luminosi.

Amo l’estate per la pioggia. La pioggia, sì, quel-la che manca da troppo tempo, che quando arriva è sempre purtroppo minacciosa - pioggia di tempo-rali e grandine- eppure mi piace l’odore della terra secca bagnata dalle prime gocce, dovermi riparare e sentire caldo, mentre fuori piove : l’estate è la stagione del sogno.

E poi, amo l’estate per le cicale, per il tempo che mi concede in più di leggere un buon libro. Le te-levisioni spente, i tablet e i cellulari dimenticati in borsa, e la ricerca mai appagata di una posizione comoda per la lettura sulla sabbia o tra gli scogli. E poi, si può dire? La amo perché ci sveste, all’op-posto di quegli intabarrati alieni che sembriamo d’inverno.

Amo l’estate per quel senso di comunità che si crea tra chi resta in città, piccole forme di solida-rietà che nascono dalla solitudine. Siamo meno in-differenti, d’estate, ci soffermiamo un attimo in più di quanto non avremmo fatto in un’altra stagione. I ritmi si allentano, parcheggiare è più facile.

Amo l’estate anche per le partenze, per l’eccita-zione che si scorge negli occhi di chi sta per affron-tare un viaggio, quel sottile stato di frenesia che ti cosparge il corpo come una crema solare protettiva e invincibile.

Amo l’estate per il vento sulla faccia, l’aria calda che non fa male. La amo per il mare, per i tuffi, per la libertà di poter camminare sull’erba fresca o sul bagnasciuga.

Amo l’estate per la sua energia che in questa sta-gione ha la sua massima espansione e ci fa spalan-care il cuore alla vita, alla scoperta, alla passione e ai ricordi.

Nella metafora della vita questa stagione è para-gonata alla giovinezza di chi con la propria risata

potrebbe far sciogliere un iceberg oppure di chi con il proprio sorriso contagioso potrebbe illuminare una fredda notte invernale. Di chi prende la vita con brio, considerando la propria esistenza come un grande divertimento, un gioco senza regole, in cui alla fine vince chi è capace di indossare la ma-schera della positività e del sorriso anche nei mo-menti il cui il sole si nasconde alla vista!

Ci sono mille ragioni per amare l’estate, per aspettarla, desiderarla, per non sperare che vada via. Per avvertire già la nostalgia canaglia non ap-pena un bisbetico tramonto di settembre ci sorpren-derà prima del previsto, immalinconendoci con la sua minaccia di giorni sempre più brevi e ordinari.

“ E’ il sorriso delle stagioni e passa, passa più veloce di ogni altra, porta con sé un volume carico di nostalgia che tinge di rosso l’autunno”. (Stephen Littleword)

La vita di ognuno di noi contempla tutte le sta-gioni. Allora, la vita con il variegato panorama di sensazioni, emozioni e ragioni che il mutare di esse ci propone, è un continuo cambiare per rimanere sempre la nostra splendida vita.

Che sia estate, autunno, inverno o primavera, non sprechiamola nei ricordi, nei rimorsi o nei rimpianti. La vita passa e scorre come la sabbia di una clessidra e non la si può fermare, l’importante è avere la consapevolezza di esserci stati e di aver vissuto, non di aver assistito a uno spettacolo che, per quanto bello, ci ha visti relegati tra il pubblico e non sul palco tra i protagonisti.

Marisa Cermenati

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Nella sezione poesia il primo premio è andato a Vincenzo Barbaro, con la seguente motiva-zione della giuria:

Il testo poetico traccia un percorso parallelo tra le stagioni dell'anno e le varie fasi della vita, dal suo primo germogliare nel grembo materno alla gioia di trovarsi nel mondo e di scoprire i vari aspetti dell'esistenza, anch'essa circolare come l'avvicendarsi delle stagioni: dalla primavera alla nuova primavera, dalla propria nascita alla nascita del nipotino. Il susseguirsi pacato delle quartine, a rima ba-ciata, rendono felicemente il ritmo della vita de-lineato con leggerezza e colorato sempre di otti-mismo, sostenuto questo da una fede semplice e autentica.

Fermiamoci a riflettere un pochino...La vita, che meraviglioso dono divino.Una dolcissima donna chiamata mamma, ci colpisce, ci porta in grembo, ci plasma.Poi con dolori del parto ci dona la vita,diventiamo per lei, gioia infinita.Da qui inizia la nostra bella storia,lei si prodiga, finchè sia piena di gloria.È bella l’età della fanciullezza,sentirsi protetto dona spensieratezza.Merito dell’angelo che ci ha messo al mondo,fa di tutto per renderci il viso giocondo.La nostra vita è fatta di emozioni,mutevole come sono le stagioni.Non c’è giorno che non venga sera,non c’è estate senza primavera.La nostra primavera, è la gioventù,non è vero che non torna più,perché se stai bene in verità,sereno è l’autunno della terza età.Poi arriva l’estate e diventiamo adulti,quando lo siamo arrivano i tumulti.Ci pentiamo: voglio tornar bambino,non si può cambiar il corso del destino.In questa fase del nostro lungo cammino,ritorna quel meraviglioso dono divino:scocca la scintilla che accende la fiamma,l’uomo diventa papà, la donna mamma.Alla fine del giorno viene la sera,la speranza che la nostra preghiera,giunga alla magnificenza del salvatoree viviamo questo autunno senza dolore.Se la riflessione è attenta, in verità,l’autunno della vita è la migliore età.Con la speranza di diventare nonno,prima che ci carpisca, l’eterno sonno.

Vincenzo Barbaro

LE STAGIONI DELLA VITA

6° CONCORSO LETTERARIOdi NARRATIVA E POESIA 2019/2020

TitoloLa terra è allo stremo e dobbiamo cambiare le

nostre abitudini.A che cosa non vorresti rinunciare?

Gli scritti vanno consegnati in segreteria Unitre dal 18 novembre 2019 al 10 aprile 2020.

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CORSO DI GIORNALISMO

Penso di esprimere il pensiero della classe nel voler pubblicamente ringraziare il docente Adriano Todaro per la dedizione, la profes-

sionalità e la passione con cui ha portato avanti i corsi di GIORNALISMO in tutti questi anni acca-demici.

Ci ha trasmesso l’amore per la lettura e lo sti-molo a cercare sempre le verità nascoste, le bugie velate o addirittura, le notizie mai raccontate.

Ha fatto crescere in noi la voglia di leggere.Il nostro è stato un percorso durato diversi anni

in cui con la sua paziente e sapiente guida abbia-mo scoperto il giornalismo dagli albori della sua nascita nel “600 fino ad arrivare ai giorni nostri.

In classe ci ha continuamente spronati al dibat-tito ed al confronto democratico ed al rispetto di chi esprime opinioni ideologicamente diverse dal-le nostre.

Ha sapientemente organizzato delle uscite di-dattiche e degli incontri nella sede UNITRE, uni-che ed irrepetibili, alcune delle quali qui riportate:

Museo della stampa a Lodi;Carcere di Bollate, con la visita alla redazione

del giornale interno “Carte Bollate” ed il pranzo nel ristorante interno al carcere stesso, gestito dai carcerati all’interno di un percorso di recupero e reintegro;

Carcere di Padova, con la visita alla redazione del giornale interno “Nuovi Orizzonti” ed un di-battito, confronto con alcuni carcerati che si sono raccontati;

Visita alla redazione di “Radio Popolare”;Visita alla redazione “Scarpdetenis”;Percorso culturale a Milano “La signora in Giallo”Non ultimi i dibattiti organizzati direttamente

presso la sede UNITRE con esperti di giornalismo, nonché la proiezione di diversi film che man mano spiegavano, cinematograficamente, gli argomenti trattati dal docente.

E’ stata una esperienza unica ed irrepetibile. L’UNITRE di Cesano Maderno perde un pezzo

Notizie perdutedi storia durato 15 anni e la possibilità per i futuri corsisti, di arricchirsi culturalmente con le lezioni di Adriano Todaro.

Penso che il solco tracciato dal docente in tutti questi anni, rimanga indelebile e nella memoria di tutti quelli che lo hanno ascoltato e seguito.

Grazie Adriano

Urbano Milanesi

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Non sempre mi capita di guardare determinati canali televisivi. L’altra

sera, smanettando con il teleco-mando, mi sono sintonizzato su un canale regionale che stava trasmettendo un programma di canti e balli popolari lombardi, nazionali e internazionali.

Fra i tanti interpreti e ospiti di quella serata, non potevano non essere notati due personaggi del gruppo storico dei New Trolls: Gianni Belleno, ma soprattutto il personaggio più carismatico del gruppo, quello che suonava la chitarra solista e cantava con la voce in falsetto che ne caratte-rizzava tutte le canzoni: Nico Di Palo.

Rivederlo e risentirlo adesso dopo un po’ di anni, mi ha ripor-tato indietro al tempo della mia giovinezza, quando per ascoltare le tue canzoni preferite che ti fa-cevano vibrare, dovevi ricorrere all’uso di musicassette con un ri-produttore istallato a casa o sulla

tua prima auto. Posso garantire che possiedo tutta la raccolta del-le cassette musicali che periodi-camente venivano create e incise da questo storico e formidabile gruppo della scuola genovese.

Chi fra i miei contemporanei non ricorda Una miniera, Quella carezza della sera, Aldebaran, Senza orario senza bandiera, Concerto grosso, Signore io sono Irish?

Sono rimasto un po’ im-pressionato nel rivedere oggi il grande Nico. Purtroppo per lui, nel 1998 è rimasto vittima di un grave incidente stradale che lo ha molto debilitato nel fisico con un’emiparesi sinistra e nella me-moria a breve termine. Fortuna-tamente per lui e per tutti i suoi followers, la sua VOCE è rima-sta inalterata e sa ancora stupirti e farti vibrare con quelle “notine vocali“ che solo lui sa raggiunge-re nelle sue interpretazioni.

Quando mi sono sintonizzato su quel programma televisivo, il

rinato gruppo musicale “Of New Trolls“ si stava esibendo con una loro nota canzone storica, Alde-baran. Però Aldebaran non è solo una canzone. Il titolo deriva dal nome di una stella di prima gran-dezza: Aldebaran, appunto. È la stella più luminosa della costel-lazione del Toro ed è una gigante arancione di classe spettrale K5, cioè con una temperatura super-ficiale di circa 3500°, inferiore quindi al nostro Sole, ma con una luminosità 500 volte superiore e 40 volte più grande.

Quando è terminata l’esibi-zione dei rinati New Trolls con il brano Aldebaran, sono sceso in cortile e ho puntato il mio picco-lo telescopio in una certa direzio-ne del cielo. Molto bassa sull’o-rizzonte è comparsa nell’oculare del mio strumento, circondata dall’Ammasso Stellare Aperto delle Iadi, una stella arancione di classe spettrale K5.

Era proprio Aldebaran.

Adelio Radice

ALDEBARAN

Aldebaran

Sole

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Possono sembrare poco au-liche le parole del grande pittore americano, Grant

Wood, molto noto per il suo ge-nio artistico. Eppure con estrema semplicità egli ci dice che la cre-atività, il talento non si trovano in luoghi remoti e non sono re-taggio di pochi eletti. Essi abita-no il nostro quotidiano, e, meglio ancora, dimorano in noi, costi-tuendo la nostra essenza auten-tica.

Diventare consapevoli della creatività in cui siamo immersi, ci colloca automaticamente in una dimensione altra del nostro essere, sublime ed eccelsa: quel-la dell’Anima come la intendeva Hilmann, dell’Intelligenza In-finita, del Divino, quello spazio che ognuno chiama come desi-dera e che potremmo definire an-che la Sorgente di ogni Vita. E la Vita, quell’incessante nascere di persone, animali, piante, foglie, fiori, pensieri, idee, progetti, di invenzioni, miglioramenti, esplo-razioni di Mondi e Galassie, ci fa comprendere che intorno a noi vi è una continua esplosione di cre-azioni.

Esse provengono da una Mente Superiore (il Creato, con gli “infinitamente piccoli” e gli “infinitamente grandi” che lo popolano, ne è un esempio) o dall’ingegno dell’uomo, che non solo è stato pensato per es-sere anch’egli Creatore di Vita tramite il processo generativo, ma per inventare, ideare, elevare,

trasformare tutto quanto serve ad ogni vivente, al fine di condurre il mondo verso il miglioramento e l’evoluzione, il progresso, la perfezione.

Spesso attraversiamo l’esi-stenza come sonnambuli, obnubi-lati dall’abitudine e da automati-smi: tendiamo a ripetere le stesse azioni ogni giorno, non pensan-do che tutto quanto abbiamo e di cui ci serviamo, gli oggetti di uso quotidiano ecc., sono stati in-ventati da altri uomini, i quali si sono lasciati guidare da intuizio-ni, ispirazioni, illuminazioni che hanno accolto e trasformato in materiale per il benessere dell’u-manità. Siamo circondati da una creazione incessante, che ci av-vicina al Divino, qualunque idea si possa avere di Lui: Demiurgo, Padre, Intelligenza Suprema, Or-dinatore…

Il “DNA dello spirito” fa di noi persone UNICHE, GRANDI nelle POTENZIALITA’, SPE-CIALI e ci dovrebbe riempire di GRATITUDINE e di RESPON-SABILITA’. Ognuno di noi por-ta in sé tracce della Divinità. Ne siamo consapevoli? Questa è l’importante domanda che ci ele-va da una condizione esistenziale grigia, piatta e ci rende consape-voli del compito affidatoci. Que-sto è il talento: se lo utilizzo, se mi lascio chiamare e avvolgere, sono certo di percorrere la via del benessere e del senso. Un nuovo

dinamismo e una ritrovata forza entreranno in noi e non ci abban-doneranno più. Come incontria-mo il talento?

Lontano dalla routine e dalla monotonia, che ci ancorano alla terra dell’”ovvio” e dello “scon-tato”. Martha Medeiros, giorna-lista e scrittrice contemporanea di origine brasiliana, nella sua produzione letteraria afferma: “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce”. Un monito dai toni pratici, che ci sprona ad uscire dalla banalità e dalle false sicu-rezze, dalla zona di confort, dove ci sentiamo sicuri, protetti, ma dove siamo immersi in una realtà asfittica e stagnante. Insomma, tutto l’opposto della Vita, che è turbinio, movimento, cambia-mento.

Nulla a che vedere con la fre-nesia del fare e del produrre che si colloca all’opposto della sicura zona di confort. Si tratta piuttosto di immergersi nella realtà multi-forme e variegata dell’Universo, di cogliere i segnali, le sincroni-cità (concetto caro a Jung), le op-portunità che ci vengono offerte, abbandonando rigidi schemati-smi, con lo sguardo sulla nostra interiorità e nel contempo con gli occhi colmi di luce contemplati-va, rivolti ad un orizzonte attra-ente e ammiccante, senza limiti e finitudini.

Augusta Maria Castellani

CREATIVITÀ E TALENTO: abbracciare il divino

nella quotidianitàLe migliori idee che ho avuto, mi sono venute tutte mungendo una vacca

Grant Wood, pittore

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Allevamenti dei bachi da setaa Bovisio Masciago

L'allevamento del baco da seta e le piante del gelso

L'allevamento del baco da seta è stata una delle attività fra le più popolari e diffuse dell'ottocento. Dal Catasto Teresiano e Lombardo-Veneto tra il 1700 e 1800, si rilevano parecchi terreni agricoli costituiti da aratorio con "moroni", piante di gelso indispensabili per l'allevamento del baco da seta, una importante risorsa di quel tempo fra le attività rurali dei contadini. Anche nel nostro paese esisteva la bachicoltura. Molte famiglie di contadini tenevano allevamenti di bachi da seta ("bombyx mori). Era il signor Tanzi, nella villa omonima in corso Milano che aveva un’industria per la produzio-ne di uova di bachi che distribuiva in tutta la zona.

La lavorazione Le piccolissime uova dei bachi venivano messe in incubazione per otto-dieci giorni, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, e di solito la schiusa av-veniva entro la prima decade del mese. I piccolissimi ma vo-racissimi bruchi dove-vano essere alimentati da tenere foglie di gel-so tritate e disposte, insieme ai bachi, su di un graticcio, tenu-to al caldo e lontano dalle formiche. Queste tavo-le sulle quali venivano allevati i bachi, il più delle volte erano collocate in locali appositamente alle-stiti a questo scopo, ma spesso trovavano posto an-che nella stalla o addirittura nelle camere da letto, sgomberate per lasciar posto ai bachi.Durante la loro crescita, i “bigatt” dovevano essere nutriti con abbondanza e continuità, con foglie di gelso sempre fresche e asciutte, perché, si diceva, la “foia bagnada la fa murì i cavaler”; perciò, in caso di pioggia, i rami di gelso dovevano essere portati in cascina perché si asciugassero, sotto il portico o in qualche luogo arieggiato.

Dopo le quattro “dormite” del baco, in coinci-denza delle quattro mute della pelle, l’insetto, raggiunta la fase finale del periodo larvale, saliva “al bosch”, cioè sui rami disposti sulle tavole, per filare il bozzolo. Con una apposita macchinetta si provvedeva poi a togliere tutta la “ragnatela” che avvolgeva il bozzolo per pulirlo; con questo mate-riale, ritenuto di scarto, si ottenevano delle coperte molto soffici e calde. Il bozzolo, tanto atteso dal contadino, avrebbe poi messo in moto tante altre attività e fornito lavoro a tante altre persone, nelle

bachicoltura in un cortile di Masciago

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bachicoltura in un cortile di Masciago

filande, negli incannatoi e nelle torciture in aziende specializzate.Le testimonianze orali danno notizie dell’esistenza a Masciago, in via Agnesi di una filanda di proprietà dei Gavazzi di Desio.

È difficile oggi comprendere quanto fosse importan-te per i nostri contadini tra Ottocento e Novecento possedere alberi di gelso. Di solito i gelsi erano di-sposti a filari lungo i campi; solo i grandi proprietari terrieri impiantavano un vero e proprio “gelseto” di solito diviso in due parti: in una si trovavano i gelsi più grossi le cui foglie erano usate per sfamare i ba-chi, mentre nell’altra c’erano le piante più giovani che costituivano il vivaio e venivano vendute duran-te l’autunno ai “bigaté”, gli allevatori di bachi.

Il risultato finale di quel complesso di operazioni che costituivano la gelsibachicoltura, cioè un buon raccolto di bozzoli, col cui ricavato le famiglie di contadini si sgravavano da quelli che erano gli ob-blighi verso il padrone, era però tutt’altro che sicu-ro. I bachi da seta erano insetti molto delicati, che soffrivano gli abbassamenti della temperatura, piut-

tosto frequenti nel mese di maggio, ed andavano soggetti ad una serie di malattie molto temute dai contadini, come il calcino, la pebrina, la maci-lenza e il giallume, che in pochi giorni potevano distruggere un intero allevamento e di fronte alle quali il contadino era del tutto impotente. Proprio per questo, l’allevamento del baco da seta, ha dato vita ad una serie di riti religiosi, magico-protettivi e propiziatori. Innanzitutto le foglie che si som-ministravano ai primi pasti dei bachi dovevano essere benedette e disposte sulle tavole; durante il periodo dell’allevamento non si doveva mai bruciare legno di gelso nella “bigatera”; il primo giorno dell’allevamento nei locali occupati dai bachi si doveva bruciare un residuo del ceppo na-talizio appositamente conservato; un ramo di noce tenuto nella “bigatera”, invece, avrebbe scongiu-rato il “mal del gess”, cioè la temuta malattia detta calcino. Era tale la paura di possibili malattie che i contadini non ritenevano nemmeno opportuno lo-dare al alta voce la bellezza dei loro bachi. In caso di malattia, si bruciava un ramoscello di ulivo e dello zolfo per disinfettare l’ambiente. A scanso di pericoli si teneva sempre sulle tavole un rametto di ulivo benedetto o la corona del rosario, e si ac-cendeva un lumino davanti all’immagine di Giob-be, protettore riconosciuto di questa attività o alla miracolosa immagine della Madonna protettrice del raccolto dei bozzoli.

Ildefonso Valota

allevamento bachi sopra foglie di gelso

Queste sono le uscite musicali organizzate dalla Segreteria Unitre nel corso del passato anno accademico

08/01/2019 Teatro Manzoni Milano Operetta "La vedova allegra"18/02/2019 Teatro alla Scala Milano Concerto Solisti dell'ASccademia per cantanti lirici10/04/2019 Teatro alla Scala Milano Balletto "Woolf works"04/05/2019 Teatro Strehler Milano Saggio della scuola di ballo Accademia del teatro alla Scala

Le nostre uscite musicali

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Nel settembre del 1944 l’ottava armata Britan-nica al comando del ge-

nerale Alexander superò la linea gotica orientale e incalzando i Tedeschi risalì lentamente e con molti morti lungo la direttrice Rimini-Cesena-Forlì-Faenza. In ogni città liberata sorsero cimite-ri per i caduti del CommonWe-alth. A Coriano sono raccolti coloro che persero la vita per la liberazione di Gradara, Montec-chio e Rimini. Un altro cimitero a Cesena, uno a Forlì e un altro a Faenza, liberate successiva-mente. Mentre sono in vacanza a Cervia leggo delle notizie in-teressanti riguardanti il cimitero di Coriano e mi reco a visitarlo. Il ”Coriano RidgeWarCemetery 1939/1945” fu inaugurato nel 1945 e da allora è curato e am-ministrato dalla “Commonwe-alth wargraves commission” (commissione per le onoranze ai caduti in guerra). All’ingresso, in inglese ed in italiano questa iscrizione “Il suolo di questo cimitero è stato donato dal popolo Italiano per l’eterno riposo dei marinai, soldati ed aviatori alla cui memoria è qui reso onore”. Vi sono custodite le salme di 1411 Inglesi, 427 Cana-desi, 52 Neozelandesi, 28 Suda-fricani, 8 Indiani, 3 dei territori dell’High-Commission, 1 Russo,

1 Australiano e 9 Ignoti. Penso che in verità il dono ci è stato offerto da questi 1940 che sono caduti per la nostra liberazione. Sulle tombe, una semplice lapide di marmo bianca, uguale per tut-ti, riporta i dati identificativi del caduto, il simbolo della fede reli-giosa, il nome del reparto, la data di morte e l’età. Il cimitero sorge su un verdissimo prato all’ingle-se, delimitato da una cornice di alberi e punteggiato dal bianco delle lapidi attorniate da fiori; un lungo corridoio centrale porta ad una grande croce bianca in-nalzata sul fondo. Ai due lati la successione delle lapidi allineate mi fanno pensare ad un reparto perfettamente inquadrato duran-te una sfilata, con tutti i soldati allineati e coperti, ed ora, ricom-posti da mani pietose, di nuovo allineati sotto le loro lapidi.

Due giardinieri impegnati ad innaffiare il prato si avvicinano e mi chiedono se cerco la tomba di qualche parente caduto. Ri-spondo di aver letto un articolo sui cimiteri alleati di Romagna così ben tenuti e di essere ve-nuto per visitarne uno. I giardi-nieri mi spiegano che lavorano tutto l’anno alla manutenzione del cimitero ed alla buona con-servazione del verde e dei fiori. Sono retribuiti dalla commissio-ne del Commonwealth che pe-

riodicamente visita i cimiteri e controlla puntigliosamente che tutto sia eseguito secondo i capi-tolati stabiliti, che devono essere osservati in tutti i loro cimiteri militari sparsi per il mondo. Qui si trovano soldati venuti dai quat-tro angoli della terra a combatte-re sotto la bandiera Inglese e qui rimasti per sempre. Mi indicano la lapide di un figlio di emigrati Italiani in Inghilterra: “R.Gian-nini-the Royal fusiliers-8th.sep-tember 1944-age21”. A fianco “P. Philips-the Queens Royal Regiment-8th.september 1944-age 25”. Più avanti trovo la tom-ba dell’unico Russo, sotto la stel-la sovietica “P. Stephano-soviet forces-31th. august 1944”. Passo davanti alla lapide di un Nepale-se che, sotto uno stemma compli-cato di pugnali incrociati, recita “N.C. Tubby Costeloe Mc.-9th.gurkha rifles-18th september 1944-age 21. Tre lapidi vicinissi-me, le uniche non allineate con le altre attirano la mia attenzione; si tratta dell’equipaggio di un aereo della ”Royal Air Force” abbattuto il 28 dicembre 1944; sono di tre aviatori: uno Inglese, uno Neo- Zelandese e uno della brigata Ebraica con la stella di Davide alla base della lapide; sono amo-revolmente sepolti vicini come lo erano stati sull’aereo. Proseguo leggendo solo le età: age 20-21-

CIMITERI DI GUERRA

Cimitero di Coriano

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20-25-23-29-22… Tutti sotto i trent’anni. Vedo la lapide di uno dei 9 Ignoti sulla quale è scol-pita la frase”A Soldier of The Second World War” e sotto la croce “Known Unto God” (noto a Dio, conosciuto da Dio). Tro-vo che sia una bella frase, forse più gentile rispetto a quelle dei nostri cimiteri militari: ” ignoto” o “sconosciuto”. Per quelle ma-dri che non sapranno mai dove i loro figli sono sepolti, può essere consolatorio sapere che il luogo di sepoltura dei loro cari “è noto a Dio”.

A mezzogiorno i due giardi-nieri staccano per il pranzo e ven-gono a salutarmi. Chiedo loro se vengono molti visitatori; rispon-de il più anziano: - cosa vuole sono passati più di settant’anni

dalla fine della guerra; all’inizio vennero i genitori dei caduti e anche qualche vedova, vennero poi fratelli e sorelle dalle spiagge romagnole dov’erano in vacan-za. Dopo più di venti anni fu la volta di figli e nipoti dei caduti -. E gli Italiani, chiedo, vengono in visita? - Ogni tanto qualcuno fa capolino, lei oggi è il primo e credo che con questo caldo sarà anche l’unico -. Tornando verso Cervia ripenso alle parole del giardiniere: “cosa vuole sono passati più di settant’anni…” Certo il ricordo di questi caduti con il passare degli anni verrà meno, noi Italiani però non dob-biamo dimenticarli perché grazie a loro e assieme alla nostra lot-ta partigiana, l’Italia si è libera-ta dal Nazifascismo e l’avvento

della Democrazia ha permesso oltre settant’anni di pace a noi, ai nostri figli e nipoti ed un benes-sere mai prima raggiunto nella nella storia del nostro Paese.

Giorgio Isari

Il giornale è fatto dai suoi lettori: la collaborazione è aperta a tutti, docenti, collaboratori e corsisti che abbiano qualcosa di interessante da raccontare o mostrare, o comunque da rendere noto. I pezzi dovranno avere dimensioni contenute, perché il lettore sia invitato a leggerli. L’ARTICOLO NON DEVE SUPERARE LE 4000 BATTUTE, SPAZI COMPRESI.Potete lasciare il Vostro contributo in Segreteria Unitre, o meglio potete inviarlo per posta elettronica all’indirizzo [email protected] entro il 1 novembre 2019. Non possiamo garantire al 100% la pubblicazione, poiché questa dipende da vari fattori, non ultimo la disponibilità dello spazio.La Redazione si riserva la decisione di pubblicare a suo insindacabile giudizio.

La Redazione de leNotizie

Invito a collaborare

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L’ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto

La pazzia di Orlando

Angelica, in fuga dai vari pretendenti, incontra Medoro, un giovane guerriero saraceno ferito; lo cura, lo guarisce e se ne innamora. Nei giorni felici dell’amore, i due giovani, nel bosco e nella grotta del pastore che li ha ospitati, incidono i loro nomi. Poco dopo, negli stessi luoghi, arriva Orlando. I nomi dei due innamorati, presenti in mille modi sulla corteccia degli alberi e sulla roccia, gli rivelano im-provvisamente quel che è avvenuto. Il più saggio dei paladini non resiste a tanto strazio e impazzisce. La pazzia di Orlando, che costituisce l’episodio centrale del poema, si manifesta incontenibile, in un crescendo di furore che si abbatte indi-stintamente su tutto ciò che incontra.

Riporto dal Canto XXII le ottave 132, 133,134 che narrano l’episodio.

132. Afflitto e stanco al fin cade ne l’erba,e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto.Senza cibo e dormir così si serba,che il sole esce tre volte e torna sotto.Di crescer non cessò la pena acerba,che fuor del senno fin l’ebbe condotto.Il quarto dì, da gran furor commosso,e maglie e piastre si stracciò di dosso.

133. Qui riman l’elmo, e là riman lo scudo,lontan gli arnesi, e più lontan l’usbergo:l’arme sue tutte, in somma vi concludo,avean pel bosco differente albergo.E poi si squarciò i panni, e mostrò ignudol’ispido ventre e tutto il petto e il tergo;e cominciò la gran follia, sì orrenda,che de la più non sarà mai ch’intenda.

134. In tanta rabbia, in tanto furor venne,che rimase e offuscato in ogni senso.Di tor la spada in mano non gli sovenne;che fatte avria mirabil cose, penso.Ma né quella, né scure, né bipenneEra al bisogno il suo vigore immenso.Quivi fe’ ben de le sue prove eccelse,ch’un altro pino al primo crollo svelse.

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L’Orlando Furioso è un poe-ma in 46 canti, scritto in ottave, cioè in strofe formate da otto ver-si endecasillabi.

LA TRAMARisulta difficile riassumere

la trama dell’opera, perché non presenta uno svolgimento linea-re, bensì un intreccio di vicende guerresche, amorose e fantasti-che. E’ tuttavia possibile distin-guere tre filoni narrativi fonda-mentali:

Il primo riguarda il racconto d’armi o epico che fa da sfondo ai vari episodi.

Il secondo filone si può defi-nire amoroso e ruota intorno alla fuga della bellissima Angelica.

Il terzo è celebrativo e narra dell’amore di Bradamante, sorel-la del cavaliere cristiano Rinal-do, per l’eroe saraceno Ruggero.

IL LINGUAGGIO dell’ope-ra è omogeneo, sull’esempio del

toscano letterario che si stava al-lora imponendo come lingua let-teraria nazionale.

IL TEMPO della storia man-ca; nei poemi cavallereschi non c’è il concetto di tempo fatto di secoli, anni, mesi. L’unico effet-tivo riferimento compare quando Orlando si ferma in inverno e ri-prende in primavera la sua ricer-ca di Angelica.

Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474. Dieci anni dopo si tra-sferisce con la famiglia a Ferrara. Nel frattempo partecipa alla vivace vita del-la corte, dove conosce vari e prestigiosi umanisti e letterati.

È al servizio del cardinale Ippolito d’E-ste, per il quale compie varie ambascerie. Nel 1516 esce la prima edizione dell’Or-lando Furioso dedicato al cardinale Ippo-lito ma sarà nel 1532 l’edizione definitiva e dedicata al duca Alfonso d’Este, fratello di Ippolito. Nel frattempo ritorna a Fer-rara, sposa Alessandra Benucci, la donna da lui amata e diviene governatore della Garfagnana.

Muore nel 1533, a cinquantanove anni.A cura di Luciano Nardi

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Uscite del corso ARTE FOTOGRAFICA

Aosta

Parco delle Groane 06/02/2019

Macugnaga - Lago delle fate 15/05/2019

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Parco delle GroaneLezione di fotografia col pittore Milo

Monte Barro 09/05/2109

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VIAGGIO A BRUXELLESIl gruppo che ha partecipato al viaggio culturale "Nel cuore dell'Europa" davanti all'Atomium di Bruxelles

ARCHITETTURA SECONDO

FENG SHUI

Il corso di Feng shuia Milano

basilica di S.Lorenzo, 18/04/2019

Uscite CULTURALI

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Il 28 aprile il corso della “Bellezza della lettu-ra e della scrittura” tenuto dal prof. Nardi, ha organizzato una gita a Montecarlo, (purtroppo

per motivi personali il professore non ha potuto accompagnarci). Numerosi i partecipanti anche di altri corsi, la cittadella, ricca di scorci e storia, ar-roccata sullo splendido mar Ligure, offre panorami da cartolina, famosa per il suo circuito automobili-stico, per il casinò e per essere meta di volti noti di showbiz internazionali.

La residenza ufficiale del principato di Monaco, domina il mare dall’alto, nota come Palazzo Gri-maldi, si offre in tutta la sua eleganza, con una geo-metrica pavimentazione di ciottoli e lastre di pietra, ai margini della piazza spicca la batteria di cannoni del XV secolo, allo scoccare del mezzogiorno si può assistere al cambio della guardia, il Palazzo, anche solo per una giornata ha regalato ai comuni mortali di “vestire” i panni di principi e principesse...

Con la guida i corsisti hanno visitato il me-raviglioso giardino esotico, dal 1933 aperto al

GITA A MONTECARLO

Dolce Montecarlo, appollaiato sopra la collina, circondato da ulivi argentati che ti fanno da collana, il tuo mare “irresistibile” richiamo, perchè dritto al cuore va l’intenso profumo.

pubblico, il giardino racchiude una vasta va-rietà di piante provenienti da tutto il mondo. Il luogo di culto più importante del principato è la Cattedrale dell’Immacolata Concezione, un bian-co gioiello in marmo, di stile romanico-bizantino, al suo interno custodisce la Pala di San Nicola del 1500, il trittico di Santa Devota; il maestoso altare in marmo di Carrara è contornato da un colonnato a semicerchio che ospita al di là delle colonne le tombe dei vari principi monegaschi e la tomba di Grazia Patrizia (Grace Kelluy - uxor di Ranieri III), un po’ inquietanti le tombe già pronte ad “accoglie-re” gli attuali regnanti.

Nel congedarci da Montecarlo, abbiamo stret-to una promessa, che l’Unitre di Cesano Maderno, tornerà ad assaporare i “profumi” della cittadella per dedicare un brindisi al nostro Storico prof. Nar-di, ovviamente in sua compagnia.

Clara Vanosi

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Il ventaglio magico

rito affinché la loro figlia potesse fare una scelta accurata e che ai due giovani fosse permesso di frequentarsi per un periodo sufficiente a capirsi e innamorarsi in modo che si ripetesse la felice unione che loro avevano avuto di là dalla ragion di stato. Tra i tanti regali ricevuti la Principessa fu subito attratta da una semplice scatoletta d’avorio che conteneva un prezioso ventaglio in giada in-tarsiato d’oro con una seta dalle mille sfumature dell’iride. Stupita dall’inconsueto oggetto, chie-se che fosse portato nelle sue stanze in modo da poterlo ammirare meglio e capirne l’utilizzo e il disegno. Così fu fatto e anche i genitori incuriosi-ti dallo strano comportamento della figlia vollero essere presenti.

Appena il ventaglio fu aperto dalla Principessa, lei cadde in uno stato d’incoscienza, di sonno. Il Re e la Regina, molto spaventati, fecero immedia-tamente chiamare il medico di corte e l’indovino. Improvvisamente un refolo di vento fece cadere il ventaglio che la Principessa teneva in mano e lei si risvegliò. Il medico di corte non trovò alcuna causa fisica e suggerì di riprovare ad avvicinare il ventaglio pensandolo imbevuto di qualche intru-glio magico; si costatò che solamente la giovane ne subiva l’effetto.

Al risveglio la Principessa molto intimorita raccontò ciò che aveva visto in sogno: “Padre, non ho sognato e non sono stati pochi attimi di assenza, sono stata lontana molto tempo e potevo vedere e sentire tutto ciò che avveniva sia qui che nel palazzo dove sono stata trasportata. Ho visto una città meravigliosa, dove le case avevano tetti a pagoda di vari colori, fiori rosa sugli alberi, cesti di svariate spezie, frutti mai visti e il sole mi scal-dava il viso. Il palazzo reale era circondato da alte mura con due grossi draghi in pietra sulla sommi-tà come a proteggerlo. Poi improvvisamente sono tornata qui.”

La Principessa aveva taciuto dell’incontro con

disegno di Mauro Tessari

Nel castello e nel vasto reame circostante tutti vivevano in armonia e gioia. Il Re in persona aveva voluto una grande festa

per il gentiliaco della sua adorata e unica figlia in modo che lei potesse anche conoscere e scegliere chi sarebbe diventato il pretendente alla sua mano e in un prossimo futuro lo sposo con cui avrebbe regnato saggiamente per il benessere del regno.

Anche i più umili sudditi si adoperarono fa-cendosi in quattro, incuranti della fatica e della stanchezza affinché l’evento voluto dai reali fosse magnifico e degno di essere ricordato negli anni a venire. La principessa era tanto buona quanto bella, sempre sorridente e sempre con una parola affettuosa per tutti; caratteristiche che tanto la fa-cevano apprezzare e amare.

Alla festa arrivarono messaggeri e ambascia-tori dai più lontani regni recando, oltre a preziosi regali, le miniature dei giovani possibili fidanzati. La Regina aveva tanto insistito con il Re suo ma-

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un bellissimo giovane con la sua stessa bontà d’a-nimo e principe del palazzo dei draghi. In realtà lui non era sempre stato così, alla successione al trono di suo padre aveva dissipato le sue notevoli ricchez-ze affamando il popolo per soddisfare i suoi capricci.

Per porre fine a tutto ciò era intervenuto il suo pa-drino, potente mago, che lo punì trasformandolo in un drago dai mille colori decretando: “Nelle notti di plenilunio vagherai, non visto, volando sopra il tuo regno per renderti conto di quanto dolore hai causa-to con il tuo egoismo e scellerato comportamento e nel restante tempo rimarrai chiuso nel castello, con aspetto umano, in solitudine pena la tua definitiva trasformazione in drago.”

Con il tempo, grazie alle lacrime di vero penti-mento, il padrino concesse che queste si trasformas-sero in preziose gemme: diamanti, zaffiri, smeraldi, rubini e perle in modo che il suo regno tornasse pro-spero.

Il padre capì che la sua adorata figlia non raccon-tava tutto e su consiglio dell’indovino e della Regi-na, le permise di usare di nuovo il ventaglio in una stanza tranquilla alla loro presenza. Aperto il venta-glio, si ripeté quanto già avvenuto, la Principessa si estraniò immediatamente ma questa volta il suo vol-to divenne luminoso, sereno e felice. Come la volta precedente un refolo di vento la riportò alla realtà facendole cadere il ventaglio. I genitori preoccupa-ti per la salute della figlia decisero di nascondere il ventaglio.

In realtà alla principessa il ventaglio non serviva più, infatti, il principe le aveva donato la cosa più preziosa che avesse, una scaglia a forma di cuore dai mille colori, come la seta del ventaglio che avrebbe permesso di tenerli in contatto. Tutte le notti la prin-cipessa, tenendo tra le mani la scaglia ritornava da lui.

In una notte di luna piena assistette sbalordita alla trasformazione del giovane che fu costretto a rac-contare la sua dolorosa storia. Facendola salire tra le sue ali volarono, non visti, tutta la notte sul regno e al rientro, riprendendo sembianze umane, il principe le disse con voce accorata che la sua vita sarebbe stata destinata alla solitudine, pena la povertà del suo popolo.

Tra le lacrime si dichiararono amore eterno e la principessa, appreso il triste destino cui era costretto il suo amato, senza esitazione chiese di condividerne la sorte e come fare per trasformarsi anch’essa in drago.

Il principe conscio di cosa comportasse questa trasformazione impose a malincuore alla principes-sa un periodo di allontanamento e di riflessione sul-

la vera natura dei sentimenti che li legavano. La giovane, sconsolata, decise di tornare al castello natio per capire il da farsi.

Al castello tutti furono lieti della ritrovata apparente normalità e di rivedere la principessa ristabilita, anche se aleggiava la preoccupazione per quel velo di tristezza e malinconia che si ve-deva nei suoi occhi.

Stanca delle continue domande dei reali geni-tori, la fanciulla decise di confidarsi con la saggia nonna materna che ben conosceva i turbamenti del suo giovane animo essendo la più anziana delle fate ancora viventi.

La nonna la ascoltò attentamente e capita la profondità, la sincerità e la risolutezza dei sen-timenti dell’adorata nipote, con il cuore gonfio di tristezza, decise di lasciarla andare incontro al suo destino con il principe drago. “Vai, dove ti porterà il tuo cuore e non temere il fato” le disse e così consigliò che fosse deciso anche dai regali genitori.

La nonna e il padrino del suo giovane principe ben si conoscevano, si erano molto amati in un passato lontano, lontano, poi la vita e le rigide regole di corte dei tempi li avevano costretti ad allontanarsi rimanendo però profondamente lega-ti con il pensiero.

Fu così che ormai vecchi e saggi si ritrovarono per aiutare i loro amati ragazzi a vivere quel so-gno d’amore che a loro era stato negato.

Il padrino, commosso da tanta determinazione dei due giovani e dal sincero pentimento del suo protetto, tolse l’incantesimo. Si riunirono i regni, si celebrarono le nozze e quello che un tempo era stato negato si realizzò con la felicità di tutti.

Il corso di Fiabe, leggende e miti

La fiaba è stata interamente inventata ed elaborata dalle corsiste e corsisti che frequentano il corso partendo dal titolo: “Ventaglio” che è stato il leitmotiv, il tema dominante, della serata finale e dell’open day dell’anno accademico 2019.

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Alcune conversazioni al ristorante con amici mi hanno stimolato ad ap-

profondire un argomento interes-sante come quello dei cosiddetti “sport estremi”.

Vediamo intanto che la parola sport è voce inglese che deriva dall’antico francese “desport”, in italiano diporto nel senso di sva-go. Il suo significato è attività di tipo agonistico; per estensione, divertimento. La parola estremo significa che termina, ultimo di luogo e di tempo.

Faccio intanto fatica a trovare divertente ciò che per definizio-ne è destinato alla rovina. Quali sono questi sport estremi? Vi è il “parkour”, una disciplina me-tropolitana nata in Francia negli Anni Novanta, e consiste nell’e-seguire un percorso superando qualsiasi ostacolo attraverso cor-se, salti, scalate anche di muri, di tetti, di balconi, di finestre ecc. Anche il “base jumping” si pre-senta con la caratteristica di ri-chiedere lanci nel vuoto da varie superfici, rilievi naturali, edifici o ponti e atterrare con una specie di piccolo paracadute. Un’ altra atti-vità conosciuta è il “bungee ju-mping” che consiste nel lanciarsi da un luogo elevato dopo essere

stati imbracati con una corda ela-stica assicurata ad una base e al corpo del lanciatore.

Questi e altri sono da consi-derare tra gli sport estremi. Che cosa induce le persone a fre-quentare queste prove? Una pro-spettiva psicologica evidenzia in queste persone una accentuata tendenza narcisistica tramite la sopravvalutazione delle proprie capacità e a negare i propri limiti così come la propria vulnerabili-tà. Per narcisismo si intende un egocentrismo smisurato, un biso-gno smodato di riconoscimento da parte degli altri, presenza di stati mentali di vuoto e impoveri-mento affettivo con mancanza di autentico interesse per gli altri e scarsa capacità di costruire rela-zioni interpersonali.

Gli adolescenti sono molto at-tratti dalla pericolosità di questi sport estremi con il fascino della novità, pericolosità, incertezza. Gli studi sulla personalità dei praticanti di sport estremi han-no individuato la presenza di un tratto specifico che alimenta la ricerca di esperienze estreme: si tratta di una propensione a ricer-care sensazioni pericolose per la quale tali soggetti vengono defi-niti ricercatori di sensazioni forti

come per esempio i “free clim-bers” e cioè gli arrampicatori in solitaria senza alcuna protezione. Si tratta di un volto oscuro della ricerca del brivido, spinto da at-tività autodistruttive come bere, correre in auto o in moto, abusare di droghe, manifestare compor-tamenti delinquenziali. In queste situazioni l’individuo si trova in un sistema di valori deteriorato, alimentato da un senso alterato della vita nel quale si pongono ad altissimo rischio sé e gli altri.

Si può concludere questo ar-gomento con la considerazione che le persone sane ed equilibra-te non si buttano a capofitto in situazioni senza uscita con ten-tativi di suicidio, ma hanno uno spirito di autoconservazione e af-frontano con precauzione i rischi pur presenti nella vita perché, come recitava l’attore John Way-ne nei suoi grandi film western, l’eroe ha paura perché senza pau-ra non vi è coraggio, ma soltanto incoscienza e disperazione auto-distruttive.

Tiziano Maria Galli

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In un periodo in cui pioggia e freddo la facevano da padro-ne, giovedì 9 maggio, in una

“finestra” di bel tempo, troviamo una splendida giornata primave-rile con condizioni ideali per fare vela: finalmente si va in barca!

Dopo 6 mesi di assiduo studio, teoria della vela, carteggio, me-teorologia marina ecc. si mette in pratica quanto appreso. Certo i nodi che in classe riuscivano bene, qui con gli istruttori che ci controllano presentano qualche difficoltà, ma “cazza la randa” e “molla il fiocco” non ci hanno fatto un baffo. Non parliamo poi di orza e poggia, vira e stramba che per noi ora sono pane quo-tidiano. Forse abbiamo un po’ esagerato e nella pratica, spe-cialmente per chi è salito per la prima volta su una barca a vela, le cose non sono state così faci-li, ma che spettacolo muoversi sull’acqua spinti solo dal vento!

Quando si naviga la prima volta a vela le sensazioni che si provano sono contrastanti. Si en-tra in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo tutti i giorni, il tempo sembra di-

latarsi, il rumore meccanico che siamo abituati ad associare alla propulsione scompare eppure la barca si muove, eccome se si muove. Cavalca le onde e si in-clina, a volte sbanda in maniera che un neofita trova allarmante. Le barche a vela sono concepite per navigare appoggiate su un fianco. Lo fanno per sfruttare tutta la loro lunghezza in modo da correre più veloci. La barca sotto ha una zavorra che serve a bilanciare la pressione del vento sulle vele e ad aumentare il rad-drizzamento. Semplicemente più la barca si inclina maggiore è la forza raddrizzante che la zavorra oppone.

Ma se soffro di “mal di mare”? Non preoccuparti: nessuno è un buon marinaio se almeno una volta nella sua vita non ha resti-tuito a padre Nettuno ciò che ha mangiato la sera prima, fa parte del gioco e nessuno a bordo vi prenderà mai in giro per averne sofferto. Sappiate che Cristofo-ro Colombo soffriva di mal di mare nei primi tre giorni di na-vigazione ed è dato storico che l’ammiraglio Nelson non potes-

se neppure alzarsi dalla sua cuc-cetta quando era a bordo di una nave su di un mare in burrasca e Sir Francis Chichester, il celebre navigatore solitario, aveva un particolare sedile basculante per cercare di sopportare anche lui questo disturbo.

La barca a vela è davvero per tutti. Una vera e propria scuo-la di vita che mette in relazione il divertimento, la natura e una sana capacità di rapportarsi con gli altri. È perfetta per chi ama una vita dinamica, sportiva e per certi versi essenziale. Occor-re spirito di squadra, nonostante si possa scegliere liberamente anche il lusso.

A Dervio eravamo in 17, ma al termine della giornata sembra-vamo in 34 tale era l’entusiasmo. Per alcuni questo è stato il primo passo, per altri un ritorno in bar-ca dopo alcune esperienze risa-lenti a “diversi” anni fa e c’era anche chi ci sapeva fare!

D’ora in avanti tutti avranno un fattore in comune…PASSIONE VELA

Lucio Rusin

Velisti “DOCG” a Dervio

“Non c’è niente di misterioso per un marinaio se non il mare stesso, che è padrone della sua esistenza e imperscrutabile come il destino.” joseph conrad

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Sito Unitre Cesano MadernoL’Università della Terza Età di Cesano Maderno ha un proprio sito internet all’indirizzo: www.unitrecesano.itPer collegarsi al sito internet è possibile utilizzare uno tra i browser più diffusi e precisamente:

Google Chrome - Mozilla Firefox - Internet Explorer - Microsoft Edge

Nei quattro pannelli che seguono sono riportati le principali indicazioni per accedere alle quattro pagine del sito

Collegamento alla pagina HOMEPer accedere alla pagina Home è sufficiente in-serire nella barra degli indirizzi (barra di rettan-golo bianco in alto a sinistra di ogni Browser) l’indirizzo URL completo. Ad esempio l'URL del sito Unitre completo è:- http://www.unitrecesano.itma vanno bene anche le due forme abbreviate:- www.unitrecesano.it- unitrecesano.it

Dopo aver inserito l'indirizzo si deve premere il tasto Invio (Enter) o il pulsante presente subito dopo la casella di ricerca.Nella pagina Home sono previste diverse aree:

• Documenti vari per le iscrizioni• Il calendario delle lezioni• L’orario delle lezioni• Il periodico LeNotizie• Le lezioni sospese• Le Comunicazioni della segreteria• Aule, laboratori e palestre disponibili

Visualizzare la pagina Corsi 2019-2020Per visualizzare la pagina Corsi cliccare sopra la scritta del menù orizzontale “Corsi 2019-2020” indicato dal cerchio di colore rosso.

Nella parte centrale della pagina è possibile scorrere l’elenco dei corsi, con l’indicazione del menu di appartenenza. Cliccando sulla relativa voce del menu a tendina a sinistra, si accede alle singole pagine dei corsi contenenti:

• il programma• il docente• gli orari• il giorno della lezione

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Visualizzare la pagina MultimediaPer visualizzare la pagina Multimedia cliccare so-pra la scritta del menù orizzontale “Multimedia” indicato dal cerchio di colore rosso.

Nella pagina multimedia è possibile:

• Con un clic sopra l’immagine “Clicca qui” ac-cedere direttamente al canale YouTube dell’U-nitre di Cesano Maderno

• Con un Clic sopra l’immagine “OpenDay” ac-cedere allo slideshow dei lavori dei corsisti

• Con un clic sopra “Escursioni o Gite” visualiz-zare uno slideshow con le rispettive immagini fatte dai corsisti Unitre

Visualizzare la pagina ContattiPer visualizzare la pagina contatti cliccare sopra la scritta del menù orizzontale “Contatti” indicato dal cerchio di colore rosso.

Nella pagina Contatti è possibile:

• inviare una email alla segreteria Unitre utiliz-zando il form del “Modulo di contatto”.

• Verificare con Google Maps dove si trova l’U-niversità della Terza Età

• Avere una visualizzazione dell’ingresso alla sede dell’Unitre

• Disporre dei principali indirizzi utili dell’Uni-tre di Cesano Maderno.

NotaCon l’anno accademico 2019-2020 una procedura dettagliata passo dopo passo in formato .pdf sarà disponibile nella pagina Home del nuovo sito, per navigare nelle varie pagine del sito WEB Unitre.

In un mondo sempre più invaso dai social media anche l’UNITRE di Cesano Maderno si adegua.

È già operativo un canale su YouTube raggiungibile dalla pagina MULTIMEDIA del sito Unitre (vedi articolo precedente). In questo canale troverete clip video relative a particolari eventi e a filmati con una durata non superiori a 15 minuti.

L’attività di questo canale è iniziata recentemente per cui la “popolazione” è ancora limitata. Troverete comunque, suddivise per specialità, tutte le prestazioni che abbiamo potuto ammirare lo scorso mese di maggio in occasione del saggio di fine anno accademico 2018-2019, tenutosi presso il teatro Excelsior di Cesano Maderno.

Invitiamo tutti i docenti a partecipare a questa iniziativa fornendo loro stessi clip video (max. 15 minuti) riguardanti le loro attività attinenti all’UNITRE (non escluse le uscite culturali, le gite più o meno brevi ecc.). L’UNITRE sarà disponibile a fornire il supporto tecnico necessario per la loro realizzazione.

La prima volta che visiterete il sito YOUTUBE della nostra UNITRE non dimenticate di iscrivervi (assulutamento GRATUITO) e ciò si fa semplicemente cliccado sull’icona che si trova nella pagin aMultimedia di cui sopra. Ogni volta che verrà inserita una nuova clip verrete informati automaticamente tramite una e-mail.

L’Unitre su

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UNITRE - Università delle Tre EtàVia Federico Borromeo, 11 - Cesano Maderno - 20811 MBTel. 0362 540 085 - Cell. 342 624 [email protected] - www.unitrecesano.it - [email protected]