l intervista pierluigi petrobelli: «il maestro ha ... · che l uomo». qual è la scena ... na del...

1
«I l messaggio di Aida è ancora attualissi- mo. Ci purifichiamo assistendo alla sua rappresentazione perché è una vicenda che ri- guarda tutti noi. Subiamo costantemente la so- praffazione, la violenza del più forte, l’impossi- bilità di realizzare i nostri ideali. La grandezza di Verdi sta nell’aver espresso tutto questo in termini musicali e drammatici». Pensieri e pa- role nobili e profonde di Pierluigi Petrobelli, il brillante e raffinato musicologo, direttore del- l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani. «Se si trattasse semplicemente del libretto non sa- remmo qui a parlarne. La realtà dell’opera è la pittura, l’architettura, la sua concezione». Ma perché Aida è così amata? « Verdi ha espresso in termini musicali chia- ri e comprensibili alcune situazioni fondamen- tali della nostra vita. Ha parlato all’uomo del- l’uomo, della sua storia. E Aida è anche la sto- ria dell’Egitto, della potenza dei faraoni... Mo- ravia in un saggio ha scritto, e benissimo, che Verdi rappresenta solo l’uomo e niente meno che l’uomo». Qual è la scena emblematica? «Non quella del trionfo o del Nilo, ma il fina- le dell’opera che Verdi ha voluto sulla coperti- na del primo spartito per canto e pianoforte stampato da Giulio Ricordi e che si trova come frontespizio in tutti i libretti. In quella scena, divisa in due parti, c’è il più straordinario capo- volgimento dell’apparente soluzione del dram- ma. Sopra, il tempio pieno di luce dove Amne- ris sconfitta canta una sola nota, un re grave ripetuto, un de profundis, un requiem egizia- no. Sotto, la parte oscura dove Aida e Rada- mes sono sepolti in un mare di luce musicale. Qui l’orchestrazione è straordinaria, sei violini soli con la sordina e gli altri divisi. C’è la volon- tà di creare un mondo etereo nel quale si rea- lizza la felicità non ottenuta in terra. Due mon- di in conflitto si congiungono». Perché Verdi ha scelto quest'opera? «Aida ha una struttura teatrale e dramma- tica molto forte basata su contrasti chiari e decisi e con forti conflitti anche interni. Tre i personaggi tormentati e perdenti: Aida, vitti- ma di tutti; Radames diviso fra l’amore per Aida e di essere soldato; Amneris tra l’amore per Radames che la respinge e il suo rango». Aida è anche un'opera carica di violen- za? «Sì, la più terribile perché è quella degli af- fetti. In Verdi c’è solo un’altra scena paragona- bile a quella fra Aida e Amonasro: fra Ger- mont e Violetta. Il padre di Alfredo vince Vio- letta facendo leva sugli affetti». E musicalmente come si manifesta il potere? «Prendiamo il preludio costruito su due so- le idee musicali. La prima è che Aida è la vera vittima, l’altra è che Ramfis è la personificazio- ne del potere (con una scala discendente che si muove inesorabile per gradi). Ramfis non ha alcuna identità perché è l'incarnazione del potere». Ma c'è anche dolcezza. «Sì, quando Verdi descrive le illusioni dei personaggi, la real- tà alla quale aspirano. Come in "Celeste Aida", non un’aria, ma una romanza in due strofe che serve a presentare il personag- gio. E poi c’è la dolcezza ingan- nevole di Amonasro ("Rivedrai le foreste imbalsamate") e anco- ra nel terzo atto, nel duetto di Ai- da e Radames, dove la schiava etiope immagina i paesaggi là fra le foreste vergini come luo- ghi desiderati». C'è un momento di verità nell'opera? «Uno solo, nel finale. La ca- tarsi perché è solo in un mon- do dell’aldilà che si realizza la felicità di Aida e Radames». Ci sono pagine marziali, appassionate, poetiche, vio- lente. «Una partitura ricchissima che rappresenta tutti i livelli ma sempre con una delle caratteri- stiche del teatro verdiano: il calcolo straordina- rio di quanto l’evento debba durare. Nel mo- mento in cui l’attenzione dello spettatore sta per scadere c’è lo scatto, il cambiamento im- provviso. Questa successione di momenti di- versi determina il ritmo drammatico. Per Verdi il tempo è "hic et nunc", quello della nostra re- altà». Verdi scopre particolari tinte musicali per Aida? «Il colore locale, ovvero la raf- figurazione dell’Egitto e di quel mondo musicalmente distante. Lo ha completamente inventa- to, senza ispirarsi a nulla e usando determinati tipi di in- flessioni melodiche. È il tipo di melodia che sentiamo in orche- stra in "O cieli azzurri". Una me- lodia che ritorna sempre su se stessa e che ci ricorda vagamen- te nel suo andamento il canto gregoriano.». E l'aspetto rituale? «Aida è carica di ritualità mu- sicale che si estrinseca al massi- mo nella seconda scena del pri- mo atto quella della consacra- zione, e nella prima scena del quarto atto, quella del giudizio. La ritualità si manifesta attraver- so una triplice iterazione di una stessa idea». Quanto deve Verdi al Grand Opéra? «Molto. Non dimentichiamo che Aida è sta- ta composta dopo numerose esperienze di tra- sposizione e di composizione delle sue opere per la scena francese. "I Lombardi" del 1847 di- ventano "Jerusalem". In sei anni Verdi scrive "Les Vêspres siciliennes". E tutti gli adattamen- ti, come "Trovatore" diventato "Trouvère". E poi la composizione di "Don Carlos". Tutte opere pensate e concepite in francese e per il teatro di Parigi. "Aida" è l’unica Grand Opéra all’italiana di Verdi nella quale egli rispetta in parte le convenzioni francesi. Ad esempio, il balletto del terzo atto che non è lì per far sgam- bettare le ballerine, ma ha una funzione ritua- le. Le danze fanno parte integrante della co- struzione drammatica. Le esigenze timbriche e sonore di Verdi per "Aida" sono frutto della sperimentazio- ne in Francia. Scriveva all’editore Ricordi chiedendo di cambiare timpani e arpe: "Sia- mo in Egitto e le arpe lavorano molto". Per la scena del trionfo fece realizzare a Milano speciali trombe molto lunghe». Lei ha fatto una scoperta. «La descrizione della scena del trionfo con il re protetto dal baldacchino, scortato dai soldati carichi di bottino è uguale a quella con cui ini- zia la "Nitteti" di Metastasio. Verdi commentan- do il libretto di Aida sosteneva che alcune situa- zioni non gli erano nuove. Forse pensava pro- prio a Metastasio». Laura Dubini CHI È Pierluigi Petrobelli è nato a Padova nel 1932. Dal 1980 è direttore dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani. Fa parte del Comitato editoriale per l’edizione critica delle opere di Verdi (Chicago e Milano). Gli accessori dei costumi. Gli scenografi hanno usato 2oo chili di polvere d’oro 4 I N UMERI 35 Una fase della decorazione di uno dei pannelli della scenografia a piani sfalsati I gioielli La rifinitura delle decorazioni realizzate, come le sfingi, in vetroresina 7000 I pannelli I bassorilievi Sono i metri di tubi di plastica impiegati per offrire un particolare effetto visivo agli spettatori: di color oro, argento e bianco, si muovono orizzontalmente davanti alle quinte e ai fondali filtrando in modo impercettibile la scena. Questo «gioco di tubi» serve ad aumentare la profondità e ad impreziosire ulteriormente l’allestimento Sono i metri cubi di legname utilizzato per costruire saliscendi, scale e pedane. Oltre al piano palcoscenico, la scenografia sfrutta infatti una serie di piani sfalsati su cui si muovono artisti, coro e ballerini. Per realizzarla ci sono voluti 4 mesi e mezzo e il lavoro di 10 scenografi, 5 scultori e una squadra di 30 costruttori È l’altezza in metri delle tre sfingi in vetroresina che compaiono nella scena del Nilo, nel primo e nell’ultimo atto. Con lo stesso materiale - ce ne sono voluti 500 chili - sono stati realizzati anche i bassorilievi e il fondale che completano la sceneggiatura. I costruttori hanno impiegato 20 metri cubi di polistirolo e 1200 chili di colla vinilica «Note sublimi nella violenza degli affetti» La resa drammatica «Partitura ricchissima. Verdi sapeva quanto far durare un evento, creava la tensione con improvvisi cambi di ritmo» L’INTERVISTA PIERLUIGI PETROBELLI: «IL MAESTRO HA TRASMESSO MUSICALMENTE UN MESSAGGIO ATTUALISSIMO» Alla prova generale Una scena del primo atto con Idiko Komlosi, Amneris, e Roberto Alagna, Radames (foto Marco Brescia) 3 Eventi Scala Giovedì 7 Dicembre 2006 Corriere della Sera

Upload: lynga

Post on 15-Feb-2019

215 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

«I l messaggio di Aida è ancora attualissi-mo. Ci purifichiamo assistendo alla sua

rappresentazione perché è una vicenda che ri-guarda tutti noi. Subiamo costantemente la so-praffazione, la violenza del più forte, l’impossi-bilità di realizzare i nostri ideali. La grandezzadi Verdi sta nell’aver espresso tutto questo intermini musicali e drammatici». Pensieri e pa-role nobili e profonde di Pierluigi Petrobelli, ilbrillante e raffinato musicologo, direttore del-

l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani. «Se sitrattasse semplicemente del libretto non sa-remmo qui a parlarne. La realtà dell’opera è lapittura, l’architettura, la sua concezione».

Ma perché Aida è così amata?« Verdi ha espresso in termini musicali chia-

ri e comprensibili alcune situazioni fondamen-tali della nostra vita. Ha parlato all’uomo del-l’uomo, della sua storia. E Aida è anche la sto-ria dell’Egitto, della potenza dei faraoni... Mo-ravia in un saggio ha scritto, e benissimo, che

Verdi rappresenta solo l’uomo e niente menoche l’uomo».

Qual è la scena emblematica?«Non quella del trionfo o del Nilo, ma il fina-

le dell’opera che Verdi ha voluto sulla coperti-na del primo spartito per canto e pianofortestampato da Giulio Ricordi e che si trova comefrontespizio in tutti i libretti. In quella scena,divisa in due parti, c’è il più straordinario capo-volgimento dell’apparente soluzione del dram-ma. Sopra, il tempio pieno di luce dove Amne-ris sconfitta canta una sola nota, un re graveripetuto, un de profundis, un requiem egizia-no. Sotto, la parte oscura dove Aida e Rada-mes sono sepolti in un mare di luce musicale.Qui l’orchestrazione è straordinaria, sei violinisoli con la sordina e gli altri divisi. C’è la volon-tà di creare un mondo etereo nel quale si rea-lizza la felicità non ottenuta in terra. Due mon-di in conflitto si congiungono».

Perché Verdi ha scelto quest'opera?«Aida ha una struttura teatrale e dramma-

tica molto forte basata su contrasti chiari edecisi e con forti conflitti anche interni. Tre ipersonaggi tormentati e perdenti: Aida, vitti-ma di tutti; Radames diviso fra l’amore perAida e di essere soldato; Amneris tra l’amoreper Radames che la respinge e il suo rango».

Aida è anche un'opera carica di violen-za?

«Sì, la più terribile perché è quella degli af-fetti. In Verdi c’è solo un’altra scena paragona-bile a quella fra Aida e Amonasro: fra Ger-mont e Violetta. Il padre di Alfredo vince Vio-

letta facendo leva sugli affetti».E musicalmente come si manifesta il

potere?«Prendiamo il preludio costruito su due so-

le idee musicali. La prima è che Aida è la veravittima, l’altra è che Ramfis è la personificazio-ne del potere (con una scala discendente chesi muove inesorabile per gradi). Ramfis nonha alcuna identità perché è l'incarnazione delpotere».

Ma c'è anche dolcezza.«Sì, quando Verdi descrive le

illusioni dei personaggi, la real-tà alla quale aspirano. Come in"Celeste Aida", non un’aria, mauna romanza in due strofe cheserve a presentare il personag-gio. E poi c’è la dolcezza ingan-nevole di Amonasro ("Rivedraile foreste imbalsamate") e anco-ra nel terzo atto, nel duetto di Ai-da e Radames, dove la schiavaetiope immagina i paesaggi làfra le foreste vergini come luo-ghi desiderati».

C'è un momento di veritànell'opera?

«Uno solo, nel finale. La ca-tarsi perché è solo in un mon-do dell’aldilà che si realizza lafelicità di Aida e Radames».

Ci sono pagine marziali,appassionate, poetiche, vio-lente.

«Una partitura ricchissima che rappresentatutti i livelli ma sempre con una delle caratteri-stiche del teatro verdiano: il calcolo straordina-rio di quanto l’evento debba durare. Nel mo-mento in cui l’attenzione dello spettatore staper scadere c’è lo scatto, il cambiamento im-provviso. Questa successione di momenti di-versi determina il ritmo drammatico. Per Verdiil tempo è "hic et nunc", quello della nostra re-altà».

Verdi scopre particolaritinte musicali per Aida?

«Il colore locale, ovvero la raf-figurazione dell’Egitto e di quelmondo musicalmente distante.Lo ha completamente inventa-to, senza ispirarsi a nulla eusando determinati tipi di in-flessioni melodiche. È il tipo dimelodia che sentiamo in orche-stra in "O cieli azzurri". Una me-lodia che ritorna sempre su sestessa e che ci ricorda vagamen-te nel suo andamento il cantogregoriano.».

E l'aspetto rituale?«Aida è carica di ritualità mu-

sicale che si estrinseca al massi-mo nella seconda scena del pri-mo atto quella della consacra-zione, e nella prima scena delquarto atto, quella del giudizio.La ritualità si manifesta attraver-so una triplice iterazione di una

stessa idea».Quanto deve Verdi al Grand Opéra?«Molto. Non dimentichiamo che Aida è sta-

ta composta dopo numerose esperienze di tra-sposizione e di composizione delle sue opereper la scena francese. "I Lombardi" del 1847 di-ventano "Jerusalem". In sei anni Verdi scrive"Les Vêspres siciliennes". E tutti gli adattamen-ti, come "Trovatore" diventato "Trouvère". Epoi la composizione di "Don Carlos". Tutteopere pensate e concepite in francese e per ilteatro di Parigi. "Aida" è l’unica Grand Opéraall’italiana di Verdi nella quale egli rispetta inparte le convenzioni francesi. Ad esempio, ilballetto del terzo atto che non è lì per far sgam-bettare le ballerine, ma ha una funzione ritua-le. Le danze fanno parte integrante della co-struzione drammatica.

Le esigenze timbriche e sonore di Verdiper "Aida" sono frutto della sperimentazio-ne in Francia. Scriveva all’editore Ricordichiedendo di cambiare timpani e arpe: "Sia-mo in Egitto e le arpe lavorano molto". Perla scena del trionfo fece realizzare a Milanospeciali trombe molto lunghe».

Lei ha fatto una scoperta.«La descrizione della scena del trionfo con il

re protetto dal baldacchino, scortato dai soldaticarichi di bottino è uguale a quella con cui ini-zia la "Nitteti" di Metastasio. Verdi commentan-do il libretto di Aida sosteneva che alcune situa-zioni non gli erano nuove. Forse pensava pro-prio a Metastasio».

Laura Dubini

CHI È

Pierluigi Petrobelliè nato a Padovanel 1932. Dal 1980è direttore dell’IstitutoNazionale di StudiVerdiani. Fa parte delComitato editorialeper l’edizione criticadelle opere di Verdi(Chicago e Milano).

Gli accessoridei costumi.Gli scenografihanno usato2oo chili dipolvere d’oro

4

I N U M E R I

35

Una fase delladecorazionedi uno deipannelli dellascenografia apiani sfalsati

I gioielli

La rifinituradelledecorazionirealizzate,come le sfingi,in vetroresina

7000

I pannelli I bassorilievi

Sono i metri di tubi diplastica impiegati per offrireun particolare effetto visivoagli spettatori: di color oro,argento e bianco, simuovono orizzontalmentedavanti alle quinte e aifondali filtrando in modoimpercettibile la scena.Questo «gioco di tubi»serve ad aumentare laprofondità e ad impreziosireulteriormente l’allestimento

Sono i metri cubidi legname utilizzatoper costruire saliscendi,scale e pedane. Oltreal piano palcoscenico, lascenografia sfrutta infattiuna serie di piani sfalsati sucui si muovono artisti, coroe ballerini. Per realizzarla cisono voluti 4 mesi e mezzoe il lavoro di 10 scenografi,5 scultori e una squadradi 30 costruttori

È l’altezza in metri delle tresfingi in vetroresina checompaiono nella scena delNilo, nel primo e nell’ultimoatto. Con lo stessomateriale - ce ne sonovoluti 500 chili - sono statirealizzati anche i bassorilievie il fondale che completanola sceneggiatura. Icostruttori hanno impiegato20 metri cubi di polistiroloe 1200 chili di colla vinilica

«Note sublimi nella violenza degli affetti»

La resa drammatica

«Partitura ricchissima. Verdi sapeva

quanto far durare un evento, creava la

tensione con improvvisi cambi di ritmo»

L’INTERVISTA PIERLUIGI PETROBELLI: «IL MAESTRO HA TRASMESSO MUSICALMENTE UN MESSAGGIO ATTUALISSIMO»

Alla prova generaleUna scena del primo atto con Idiko Komlosi, Amneris,e Roberto Alagna, Radames (foto Marco Brescia)

3Eventi Scala Giovedì 7 Dicembre 2006 Corriere della Sera