klezmorim: siamo musicisti che salutano con gioia · produzione su fabrizio de andrÈ. infine...

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20 l Lombardia Oggi 27 Marzo 2016 27 Marzo 2016 Lombardia Oggi l 21 a T TUALITÀ M usicisti che salutano in modo gioio - so, i Klezmorim Maseltov sono un gruppo di quattro professionisti di origine varesina che, con una voce recitante, por- tano in giro spettacoli basati su canti e bra- ni strumentali della tradizione popolare ebraica. Ascoltarli è una gioia, tanto rie- scono a coinvolgere gli spettatori con la musica ricca di espressività, a volte felice e spensierata, a volte triste e malinconica e con i racconti di fiabe, poesie e aneddoti di vita. Portavoce del gruppo è Fausto Sa- redi: dal 2006 clarinetto basso all’Orche- stra Verdi di Milano, ha ricoperto ad in- terim lo stesso ruolo dal 2004 al 2008 presso l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Poi c’è il chitarrista Marcello Serafini, che è laureato in polifonia rina- scimentale, suona in diversi ensemble e insegna alla scuola media Vidoletti di Va- rese. Francesca Morandi, contrabbasso e basso, lavora nella trasmissione televisiva «La gabbia» su La 7 ed è docente nella scuola svizzera «L’albero delle note», fon- data dal collega Serafini. Marco Belca- stro, diplomato in pianoforte, è polistru- mentista, insegna canto e tecniche vocali, ha pubblicato diversi Cd relativi alla sua produzione su Fabrizio De André. Infine c’è Elisa Carnelli, attrice e artista polie- drica. In questa intervista rispondono a turno Saredi e Serafini. Come è nato il gruppo? (Saredi) «Siamo tutti amici appassionati di musica popolare e in particolare yiddi- sh, anche se veniamo tutti da una impron- ta profondamente classica. Questa avven- tura ci è scoppiata tra le mani nel bel senso della parola: credevamo di trovarci e di- vertirci, poi il tutto ha preso piede. Ab- biamo ora all’attivo diversi concerti anche in stagioni importanti: a Villa Giulia a Verbania, in Svizzera nell’ambito dei Luo- ghi da ascoltare. L’auditorium di Milano era strapieno di studenti ad ascoltarci per la Giornata della Memoria. Inoltre tantis- simi sono stati i concerti nelle scuole». Come avete scelto il nome: Klezmorim Maseltov? (Saredi) «I klezmorim erano musicisti iti- neranti e non professionisti, anche se ta- lora virtuosi, che suonavano per accom- pagnare tutte le ricorrenze della vita ebrai- ca: dai funerali fino ai matrimoni. Masel- tov significa saluto gioioso. Quindi siamo musicisti che salutano in modo gioioso». Dunque, sentite il fascino yiddish? (Serafini) «Il suo fascino è legato al lin- guaggio multiforme, poliedrico che si av- vale di tante forme e strumenti musicali. Si può andare dai tempi dispari, tipici del- la cultura balcanica, fino al linguaggio più colto della musica nord europea. Si incon- trano influenze di vari generi, influssi di musica orientale. Alcune scale utilizzate, poi, sono più vicine alla tradizione araba piuttosto che a quella occidentale». Quindi voi non componete? (Serafini) «Noi eseguiamo, soprattutto ar- rangiamo perché di questa musica, tra- mandata oralmente, esiste prevalente- mente la linea melodica. Il mio lavoro principale è sostenere questa impalcatura principale data dalla melodia. La musica è accostata al canto perché la tradizione yid- dish le prevede entrambe». Avete quindi studiato molto? (Saredi) «Ognuno ha un compito e si do- cumenta molto. Marcello ha il compito di arrangiare brani. Marco, il cantante, si è esercitato molto sulle pronunce e sulla di- zione. Oltre la lingua yiddish, nei nostri spettacoli si usa la lingua ebraica. Tutti in- sieme stiamo tuttora facendo molta ricer- ca sulla musica ebraica». Presentate gli spettacoli finora allestiti. (Saredi) «Al momento ne abbiamo due e stiamo lavorando per allestirne un terzo. Il primo è una specie di cabaret dedicato alla memoria, alla Shoah, un blocco unico di racconti e musica. Il 25 giugno a Mendri- sio (alle 20.30 nel chiostro dei Serviti) proporremo l’altro spettacolo: Se ride Dio, rido anch’io, una sorta di viaggio all’inter- no della musica popolare ebraica, con rac- conti e aneddoti anche goliardici sulla vita del villaggio ebraico. Ven- gono presentati tutti i per- sonaggi: dal rabbino al lattaio al sensale di matrimonio». Quale sarà il ter- zo spettacolo? (Serafini) «Ab- biamo scoperto che anche nei campi di ster- minio c’erano musicisti e qual- cuno è riuscito a scrivere musica. Ci stiamo docu- mentando per uno spettacolo sulla vita del lager». C’erano musicisti che pro- ducevano musica nei lager? (Serafini) «Nei lager tutte le mattine c’era un momento di musica suonata da piccole bande. Però è chiaro che i brani erano sempre gli stessi: gli esecutori non avevano la possibilità di studiare, provare. Ci fu- rono persone colte che, pur di portare avanti questo amore, in qualche modo si sono ingegnati a continuare a scrivere». Spiegate meglio. (Saredi) «C’è un esempio incredibile, le- gato a Olivier Messiaen, un autore famo- sissimo. Fa accapponare la pelle sapere che quando i tedeschi lo catturarono, nel suo zaino, trovarono tantissimi spartiti di Ba- ch. Quando entrò nel lager, riuscì a com- porre il gradissimo quartetto che s’intitola Quatour pour la fin du temps, quartetto per la fine dei tempi che è passato alla storia, forse il pezzo più bello di musica da ca- mera mai composto. Era formato da un violinista, un clarinettista, un pianista e un violoncellista perché quelli erano i musicisti che c’era- no nel lager. Aveva scrit- to le parti su rotoli di carta igienica, non tutti i tasti del pia- noforte suonava- no o tornavano indietro, il vio- loncello non aveva tutte le corde, forse solo tre. Quindi ha composto ed ese- guito questo pezzo in condizioni estre- me, ma è passato alla storia perché la musica rende l’idea di quello che succedeva in quel momento. La sua poetica ha una profondità mistico - religiosa radicatissima. Questo è l’esempio più famoso di tutto quello che è successo a livello musicale nei lager». Avete una produzione acquistabile? (Saredi)«Non abbiamo trovato il tempo per farlo. Siamo tutti molto impegnati nella nostra attività principale. Stiamo coordinandoci, comunque, per la produ- zione di un Cd». Federica Lucchini Klezmorim: siamo musicisti che salutano con gioia Il gruppo varesino guidato da Fausto Saredi e Marcello Serafini si ispira ai musicisti itineranti yiddish. E sta preparando uno spettacolo sulla vita nei lager. Dove, per esempio, Olivier Messianen compose un quartetto per la fine dei tempi passato alla storia Il gruppo dei Il gruppo dei Klezmorim Klezmorim Maseltov e, a Maseltov e, a destra, il destra, il portavoce Fausto portavoce Fausto Saredi, Saredi, clarinettista clarinettista lomb oggi_27032016_20 - Lombardia - Stampato da: lbalduzzi - 29/03/2016 10:38:44

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Page 1: Klezmorim: siamo musicisti che salutano con gioia · produzione su Fabrizio De AndrÈ. Infine c3ÇElisa Carnelli, attrice e artista polie - ... zaino, trovarono tantissimi spartiti

20 l Lombardia Oggi 27 Marzo 2016 27 Marzo 2016 Lombardia Oggi l 21

aT TUALITÀ

M usicisti che salutano in modo gioio-so, i Klezmorim Maseltov sono un

gruppo di quattro professionisti di originevaresina che, con una voce recitante, por-tano in giro spettacoli basati su canti e bra-ni strumentali della tradizione popolareebraica. Ascoltarli è una gioia, tanto rie-scono a coinvolgere gli spettatori con lamusica ricca di espressività, a volte felice espensierata, a volte triste e malinconica econ i racconti di fiabe, poesie e aneddotidi vita. Portavoce del gruppo è Fausto Sa-redi: dal 2006 clarinetto basso all’O r c h e-stra Verdi di Milano, ha ricoperto ad in-terim lo stesso ruolo dal 2004 al 2008presso l’Orchestra Sinfonica Nazionale

della Rai. Poi c’è il chitarrista MarcelloSerafini, che è laureato in polifonia rina-scimentale, suona in diversi ensemble einsegna alla scuola media Vidoletti di Va-rese. Francesca Morandi, contrabbasso ebasso, lavora nella trasmissione televisiva«La gabbia» su La 7 ed è docente nellascuola svizzera «L’albero delle note», fon-data dal collega Serafini. Marco Belca-stro, diplomato in pianoforte, è polistru-mentista, insegna canto e tecniche vocali,ha pubblicato diversi Cd relativi alla suaproduzione su Fabrizio De André. Infinec’è Elisa Carnelli, attrice e artista polie-drica. In questa intervista rispondono aturno Saredi e Serafini.

Come è nato il gruppo?(Saredi) «Siamo tutti amici appassionatidi musica popolare e in particolare yiddi-sh, anche se veniamo tutti da una impron-ta profondamente classica. Questa avven-tura ci è scoppiata tra le mani nel bel sensodella parola: credevamo di trovarci e di-vertirci, poi il tutto ha preso piede. Ab-biamo ora all’attivo diversi concerti anchein stagioni importanti: a Villa Giulia aVerbania, in Svizzera nell’ambito dei L u o-ghi da ascoltare. L’auditorium di Milanoera strapieno di studenti ad ascoltarci perla Giornata della Memoria. Inoltre tantis-simi sono stati i concerti nelle scuole».Come avete scelto il nome: KlezmorimMaseltov?(Saredi) «I klezmorim erano musicisti iti-neranti e non professionisti, anche se ta-lora virtuosi, che suonavano per accom-pagnare tutte le ricorrenze della vita ebrai-ca: dai funerali fino ai matrimoni. M a s e l-tov significa saluto gioioso. Quindi siamomusicisti che salutano in modo gioioso».Dunque, sentite il fascino yiddish?(Serafini) «Il suo fascino è legato al lin-guaggio multiforme, poliedrico che si av-vale di tante forme e strumenti musicali.Si può andare dai tempi dispari, tipici del-la cultura balcanica, fino al linguaggio piùcolto della musica nord europea. Si incon-trano influenze di vari generi, influssi dimusica orientale. Alcune scale utilizzate,poi, sono più vicine alla tradizione arabapiuttosto che a quella occidentale».

Quindi voi non componete?(Serafini) «Noi eseguiamo, soprattutto ar-rangiamo perché di questa musica, tra-mandata oralmente, esiste prevalente-mente la linea melodica. Il mio lavoroprincipale è sostenere questa impalcaturaprincipale data dalla melodia. La musica èaccostata al canto perché la tradizione yid-dish le prevede entrambe».Avete quindi studiato molto?(Saredi) «Ognuno ha un compito e si do-cumenta molto. Marcello ha il compito diarrangiare brani. Marco, il cantante, si èesercitato molto sulle pronunce e sulla di-zione. Oltre la lingua yiddish, nei nostrispettacoli si usa la lingua ebraica. Tutti in-sieme stiamo tuttora facendo molta ricer-ca sulla musica ebraica».

Presentate gli spettacoli finora allestiti.(Saredi) «Al momento ne abbiamo due estiamo lavorando per allestirne un terzo. Ilprimo è una specie di cabaret dedicato allamemoria, alla Shoah, un blocco unico diracconti e musica. Il 25 giugno a Mendri-sio (alle 20.30 nel chiostro dei Serviti)proporremo l’altro spettacolo: Se ride Dio,rido anch’io, una sorta di viaggio all’i n t e r-no della musica popolare ebraica, con rac-conti e aneddoti anche goliardici sullavita del villaggio ebraico. Ven-gono presentati tutti i per-sonaggi: dal rabbino allattaio al sensale dimatrimonio».Quale sarà il ter-zo spettacolo?(Serafini) « A b-biamo scopertoche anche neicampi di ster-minio c’eranomusicisti e qual-cuno è riuscito ascrivere musica.Ci stiamo docu-mentando per unospettacolo sulla vitadel lager».C’erano musicisti che pro-ducevano musica nei lager?(Serafini) «Nei lager tutte le mattine c’eraun momento di musica suonata da piccolebande. Però è chiaro che i brani eranosempre gli stessi: gli esecutori non avevanola possibilità di studiare, provare. Ci fu-rono persone colte che, pur di portareavanti questo amore, in qualche modo sisono ingegnati a continuare a scrivere».Spiegate meglio.(Saredi) «C’è un esempio incredibile, le-

gato a Olivier Messiaen, un autore famo-sissimo. Fa accapponare la pelle sapere chequando i tedeschi lo catturarono, nel suozaino, trovarono tantissimi spartiti di Ba-ch. Quando entrò nel lager, riuscì a com-porre il gradissimo quartetto che s’intitolaQuatour pour la fin du temps, quartetto perla fine dei tempi che è passato alla storia,forse il pezzo più bello di musica da ca-mera mai composto. Era formato da unviolinista, un clarinettista, un pianista e

un violoncellista perché quellierano i musicisti che c’e r a-

no nel lager. Aveva scrit-to le parti su rotoli di

carta igienica, nontutti i tasti del pia-noforte suonava-no o tornavanoindietro, il vio-loncello nonaveva tutte lecorde, forse solotre. Quindi hacomposto ed ese-

guito questo pezzoin condizioni estre-

me, ma è passato allastoria perché la musica

rende l’idea di quello chesuccedeva in quel momento.

La sua poetica ha una profonditàmistico - religiosa radicatissima. Questo èl’esempio più famoso di tutto quello che èsuccesso a livello musicale nei lager».Avete una produzione acquistabile?(Saredi)«Non abbiamo trovato il tempoper farlo. Siamo tutti molto impegnatinella nostra attività principale. Stiamocoordinandoci, comunque, per la produ-zione di un Cd».

Federica Lucchini

Klezmorim: siamo musicistiche salutano con gioia

Il gruppo varesinoguidato da Fausto Saredi

e Marcello Serafini siispira ai musicisti itinerantiyiddish. E sta preparandouno spettacolo sulla vita

nei lager. Dove, peresempio, Olivier

Messianen compose unquartetto per la fine deitempi passato alla storia

Il gruppo deiIl gruppo deiKlezmorimKlezmorim

Maseltov e, aMaseltov e, adestra, ildestra, il

portavoce Faustoportavoce FaustoSaredi,Saredi,

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