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IX Workshop

FREE, LIBRE ANDOPEN SOURCE SOFTWARE

E OPEN FORMAT NEI PROCESSI DI RICERCA

ARCHEOLOGICAVerona, 19-20 giugno 2014

Università degli Studi di VeronaDipartimento Tempo, Spazio, Immagine e Società (TeSIS)

con la collaborazione del Dipartimento di Informatica

ABSTRACTSa cura di A. Cecchetti, C. Parolinisegreteria organizzativa: P. Grossi, [email protected]

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COMITATO SCIENTIFICOP. Basso, A. Buonopane, D. Cocchi, G. Facchini, A. Mastrocinque, L. Prandi,S. Ponchia, F. Saggioro, G. Varanini, P. Grossi (Dip. TeSIS, Università di Ve-rona), A. Belussi, S. Migliorini (Dip. di Informatica, Università di Verona), M.Ciurcina (studio legale Ciurcina), R. Davoli (Dip. di Informatica, Università diBologna), A. Furieri (sviluppatore Spatialite), S. Costa (MiBACT), D. Lotto(Università di Padova), D. Francisci (independent researcher), M. Serlorenzi(Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici Roma), L. Bezzi (ArcTeam),A. Palombini (CNR Roma), F. Cantone (IRAT-CNR, Napoli), G. de Felice (Uni-versità di Foggia).

COMITATO ORGANIZZATIVOP. Grossi, E. Zentilini, C. Zanetti (Dip. TeSIS, Università di Verona), A. deTommasi, M. Stacca, S. Picciola, A. Cecchetti, I. Iovine, C. Parolini (Soprin-tendenza Speciale per i Beni Archeologici Roma), S. Costa (MiBACT), D. Lotto(Università di Padova), D. Francisci (independent researcher), A. M. Marras(archaeological consultant), V. Grazioli (Studio Sestante), D. Gnesi Bartolani(Soc. Coop. ArcheoLAB), L. Bezzi, A. Bezzi (ArcTeam), D. Giusti (EberhardKarls Universität Tübingen – Germania).

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PROGRAMMA

GIOVEDÌ 19 GIUGNO Aula 1.1 8.45–9.30 Registrazione partecipanti

9.30–10.00 Prof. G. Romagnani, (Dip. TeSIS) Saluto ufficiale, apertura del workshop.

10.00–10.30 R. Davoli Liberté, égalité, fraternité: la rivoluzione della conoscenza libera.

10.30–11.00 A. Furieri, P. Grossi Codice, dati e servizi web: quali licenze adottare e perché.

11.00–11.30 Pausa caffè

Aula 1.1 Casi di studio - applicazioni GIS Moderatore: A. Furieri

11.30–11.45

C. Alfonso, G. Di Giacomo Quantum GIS for the monitoring and knowledge of the Environmental and Archaeological Heritage of the Marine Protected Area of Porto Cesareo (Lecce, Italy).

11.45 – 12.00

D. Bursich, G. Di Giacomo, L. Peyronel QuantumGIS for the management of data from the intensive survey 2013 at Tell Helawa in the Erbil area, Kurdistan, Iraq.

Casi di studio – esempi di migrazione Moderatore: A. Furieri

12.00–12.15

F.G. Cavallero, G. De Rosa Il Sistema informativo territoriale di Roma Antica: una migrazione verso i sistemi opensource.

12.15–12.30

L. Michielin, G. Strapazzon Il caso del sito delle Bestie Ferite (Aquileia). Dai sistemi proprietari non comunicanti ad un sistema integrato di gestione dei dati delle campagne di indagine.

Casi di studio – progetti in fieri e tesi di laurea Moderatore: A. Palombni

12.30–13.00

D. Rose, E. Ceccaroni L'acquedotto romano di Alba Fucens (AQ). Un GIS per il processo di ricerca, tutela e valorizzazione del sito.

S.L. Ferreri Fotointerpretazioni archeologiche su dati cartografici Web-based in ambiente QGIS: alcune applicazioni nel territorio aquilano 'vestino'.

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A. Innocenti La digitalizzazione dei documenti, i database ed il GIS nell'ambito della ricerca topografica: l'esempio dei possessi dell'abbazia di Farfa (RI) tra VIII e IX secolo.

R. Lunardon Agro Rebel. Marostica in Transizione 2013-2025.

13.00-13.30 Discussione 13.30–14.30 Pausa pranzo Tecnologie per la fruizione e la comunicazione Moderatore: A. Palombini

14.30–14.45

N. Pisu, A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes Torre dei Sicconi: progetto di ricostruzione e valorizzazione di un antico sito castellare trentino.

14.45–15.00

A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes, N. Carrara, T. Pievani, M. Tiziani Facce. I molti volti della storia umana. Una mostra open source.

15.00-15.15 A. Licheri Prospettive sull'utilizzo del Building Information Modelling (BIM) in archeologia.

15.15-15.30

M. Forlani, C. Rufa, A. Palombini, E. Pietroni, E. Demetrescu Making movies: nuove frontiere per la comunicazione audiovisiva del passato.

15.30–15.45

M. Lorenzini Le API di Europeana come esempio di integrazione e rappresentazione delle risorse culturali.

15.45-16.00 E. Cocca, L. Mandolesi Analisi statistiche e geostatistiche con pyarchinit: prima sperimentazione.

16.00-16.15

A. Cecchetti, F. Lamonaca L’integrazione tra i sistemi informativi archeologici e le knowledge base: l’esperienza di SITAR.

16.15-16-30 Discussione 16.30-17.00 Pausa caffè Barcamp: comunicazione e riuso dei dati

17.00–17.30

M. Lo Blundo, G. de Felice, A.M. Marras L'archeologia in 140 caratteri.

17.30-18.30

V. Boi, A.M. Marras, C. Santagati Riuso dei dati in archeologia. Un anno dopo. Interverranno M. Napolitano, e L. Corsato

boratorio T.9

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Tutorial – Programming Session

11.30–12.15 A. Bezzi, L. Bezzi ArcheOS: una distribuzione GNU/linux live per l'archeologia.

12.15–12.45

A. Bezzi, L. Bezzi Python Photogrammetry Toolbox: Structure from Motion (SfM) and Image-Based Modelling (IBM) nella documentazione archeologica tridimensionale.

12.45–13.30

D. Francisci Per un uso consapevole del software in archeologia. Sviluppo di un metodo di classificazione geometrica per la simbologia graduata di QGIS.

13.30–14.30 Pausa pranzo

14.30 –16.00 A. Furieri L'abc degli Spatial DBMS per aspiranti archeologi.

16.00–16.30 Pausa caffè

16.30–18.30

A. Bezzi, L. Bezzi, V. Grazioli, D. Francisci Rilievo nello scavo archeologico: metodologie a confronto

Aula 1.1 18.30–19.00 Chiusura prima giornata

VENERDÌ 20 GIUGNO

Aula 1.1 8.45–9.15 Registrazione partecipanti

9.15–9.30 Prof.ssa P. Basso (Dip. TeSIS), A. Belussi (Dip. di Informatica) Saluto ufficiale, apertura del workshop.

Normative, catalogazione e valorizzazione Moderatore: M. Serlorenzi

9.30–9.50

M.L. Mancinelli, A. Negri Verso gli open data: l'ICCD e gli standard nazionali. Alcune riflessioni per un quadro metodologico condiviso.

9.50–10.10 M. Ciurcina Beni culturali open e diritto.

10.10–10.30 M.L. Gualandi, G. Gattiglia, F. Anichini C'è chi dice sì. Linee di sviluppo degli open data archeologici italiani.

10.30–11.00 Discussione: A che punto siamo con gli Open data in archeologia?

11.00-11.30 Pausa caffè

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Tutela, conservazione e divulgazione SIT e carte archeologiche Moderatore: G. Brogiolo

11.30–11.45

M. Frassine, G. Naponiello, S. De Francesco, A. Asta RAPTOR 1.5: aggiornamenti e sperimentazione.

11.45–12.00 M. Serlorenzi, A. De Tommasi Il progetto SITAR.

12.00–12.15

B. Bruno, G. Cavalieri Manasse, P. Basso, A. Belussi, P. Grossi, S. Migliorini Il progetto SITAVR. Il racconto di un esempio di riuso e di collaborazione virtuosa in ambito PA.

12.15–12.30

V. Tiné, G. Gambacurta, S. Bisaglia Verso il Piano Paesaggistico Regionale del Veneto: le zone archeologiche ex art. 142,m del Codice BCP.

12.30–13.30

Tavola rotonda SIT e open data archeologici: lavori in corso e problemi aperti. Modera: G. Brogiolo. Intervengono: A. Belussi, M. Ciurcina, M. L. Gualandi, A. Negri, M. Serlorenzi, V. Tinè.

13.30–14.30 Pausa pranzo Tutela, conservazione e divulgazione – digital library Moderatore: A. Belussi

14.30–14.45

A. Caravale I bronzi del Museo Claudio Faina di Orvieto: una banca-dati.

14.45–15.00

J. Bogdani, E. Vecchietti Un archivio digitale multidisciplinare per la gestione e la conservazione di un patrimonio culturale a rischio: il progetto Ghazni (Afghanistan).

15.00–15.15

M.S. Busana, I. Carpanese, N. Orio La ricerca a portata di click. Database relazionali e siti web: “contenitori” e “visualizzatori” per i dati archeologici.

15.15–15.30 Discussione Tutela, conservazione e divulgazione – Web GIS Moderatore: S. Migliorini

15.30–15.45 F. Brunet, A. Cosner WebGIS interdisciplinari e questioni di metodo: il progetto "Le fonti per la storia”.

15.45–16.00

D. Malfitana, G. Cacciaguerra, A. Mazzaglia, V. Noti, G. Leucci, L. De Giorgi, F. Gabellone, G. Fragalà, S. Barone. OPEN-CT Project: Web-GIS and Open Data for Urban Archaeology and Cultural Heritage

16.00–16.15 V. Vassallo, N. Kyriakou, S. Hermon, I. Eliades Uno strumento WebGIS per lo studio ed

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analisi dei percorsi spazio-temporali del patrimonio culturale di Cipro.

16.15–16.30 Discussione 16.30 – 17.00 Pausa caffè Tutela, conservazione e divulgazione – Web GIS Moderatore: L. Bezzi

17.00–17.15

G. Andreozzi, G. Carlotta Cianferoni, C. Francini, A. Sahlin, E. Scampoli ArcheoFi (archeologia.comune.fi.it): un sistema informativo per la gestione e la condivisione dei principali dati archeologici di Firenze.

17.15–17.30 V. Fronza Openarcheo2. I perché di un knowledge-base.

17.30–17.45

G. Di Giacomo (CNR-IBAM Lecce) Sperimentazione di un sistema GIS cloud open source per la condivisione e la valorizzazione del patrimonio archeologico.

17.45–18.00 Discussione

18.00–18.30 Riflessioni su Archeofoss 2014, proposte per Archeofoss 2015.

 

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INDICE

R. DavoliLiberté, égalité, fraternité: la rivoluzione della conoscenza libera

A. Furieri, P. GrossiCodice, dati e servizi web: quali licenze adottare e perché

CASI DI STUDIO - APPLICAZIONI GIS

C. Alfonso, G. Di GiacomoQuantum GIS for the monitoring and knowledge of the Environ-mental and Archaeological Heritage of the Marine Protected Areaof Porto Cesareo (Lecce, Italy)

D. Bursich, G. Di Giacomo, L. PeyronelQuantumGIS for the management of data from the intensivesurvey 2013 at Tell Helawa in the Erbil area, Kurdistan, Iraq

CASI DI STUDIO – ESEMPI DI MIGRAZIONE

F.G. Cavallero, G. De RosaIl Sistema Informativo Territoriale di Roma Antica: una migra-zione verso i sistemi opensource

L. Michielin, G. StrapazzonIl caso del sito delle Bestie Ferite (Aquileia). Dai sistemi proprie-tari non comunicanti ad un sistema integrato di gestione dei datidelle campagne di indagine

CASI DI STUDIO – PROGETTI IN FIERI E TESI DI LAUREA

D. Rose, E. CeccaroniL'acquedotto romano di Alba Fucens (AQ). Un GIS per il pro-cesso di ricerca, tutela e valorizzazione del sito

S.L. FerreriFotointerpretazioni archeologiche su dati cartografici Web-basedin ambiente QGIS: alcune applicazioni nel territorio aquilano 've-stino'

A. InnocentiLa digitalizzazione dei documenti, i database ed il GIS nell'am-bito della ricerca topografica: l'esempio dei possessi dell'abbaziadi Farfa (RI) tra VIII e IX secolo.

R. LunardonAgro Rebel. Marostica in Transizione 2013-2025

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TECNOLOGIE PER LA FRUIZIONE E LA COMUNICAZIONE

N. Pisu, A. Bezzi, L. Bezzi, C. MoraesTorre dei Sicconi: progetto di ricostruzione e valorizzazione diun antico sito castellare trentino

A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes, N. Carrara, T. Pievani, M. TizianiFacce. I molti volti della storia umana. Unamostra open source

A. LicheriProspettive sull'utilizzo del Building Information Modelling (BIM)in archeologia

M. Forlani, C. Rufa, A. Palombini, E. Pietroni, E. DemetrescuMaking movies: nuove frontiere per la comunicazione audiovi-siva del passato

M. LorenziniLe API di Europeana come esempio di integrazione e rappresen-tazione delle risorse culturali

E. Cocca, L. MandolesiAnalisi statistiche e geostatistiche con pyarchinit: prima speri-mentazione

A. Cecchetti, F. LamonacaL’integrazione tra i sistemi informativi archeologici e le kno-wledge base: l’esperienza di SITAR

BARCAMP: COMUNICAZIONE E RIUSO DEI DATI

M. Lo Blundo, G. de Felice, A.M. MarrasL'archeologia in 140 caratteri

V. Boi, A.M. Marras, C. SantagatiRiuso dei dati in archeologia. Un anno dopo

NORMATIVE, CATALOGAZIONE E VALORIZZAZIONE

M.L. Mancinelli, A. NegriVerso gli open data: l'ICCD e gli standard nazionali. Alcune riflessioni per un quadro metodologico condiviso.

M. CiurcinaBeni culturali open e diritto

M.L. Gualandi, G. Gattiglia, F. AnichiniC'è chi dice sì. Linee di sviluppo degli open data archeologici italiani

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TUTELA, CONSERVAZIONE E DIVULGAZIONE - SIT E CARTE ARCHEOLOGICHE

M. Frassine, G. Naponiello, S. De Francesco, A. AstaRAPTOR 1.5: aggiornamenti e sperimentazione

M. Serlorenzi, A. De TommasiIl progetto SITAR

B. Bruno, G. Cavalieri Manasse, P. Basso, A. Belussi, P. Grossi,S. MiglioriniIl progetto SITAVR. Il racconto di un esempio di riuso e di collaborazione virtuosa in ambito di Pubblica Amministrazione

V. Tiné, G. Gambacurta, S. BisagliaVerso il Piano Paesaggistico Regionale del Veneto: le zone archeologiche ex art. 142,m del Codice BCP

TUTELA, CONSERVAZIONE E DIVULGAZIONE – DIGITAL LIBRARY

A. CaravaleI bronzi del Museo Claudio Faina di Orvieto: una banca-dati

J. Bogdani, E. VecchiettiUn archivio digitale multidisciplinare per la gestione e la conservazione di un patrimonio culturale a rischio: il progettoGhazni (Afghanistan)

M.S. Busana, I. Carpanese, N. OrioLa ricerca a portata di click. Database relazionali e siti web:“contenitori” e “visualizzatori” per i dati archeologici

TUTELA, CONSERVAZIONE E DIVULGAZIONE – WEB GIS

F. Brunet, A. CosnerWebGIS interdisciplinari e questioni di metodo: il progetto "Le fonti per la storia”

D. Malfitana, G. Cacciaguerra, A. Mazzaglia, V. Noti, G.Leucci, L. De Giorgi, F. Gabellone, G. Fragalà, S. BaroneOPEN-CT Project: Web-GIS and Open Data for Urban Archaeo-logy and Cultural Heritage

V. Vassallo, N. Kyriakou, S. Hermon, I. EliadesUno strumento WebGIS per lo studio ed analisi dei percorsi spazio-temporali del patrimonio culturale di Cipro

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G. Andreozzi, G. Carlotta Cianferoni, C. Francini, A.Sahlin, E. ScampoliArcheoFi (archeologia.comune.fi.it): un sistema informativo perla gestione e la condivisione dei principali dati archeologici diFirenze

V. FronzaOpenarcheo2. I perché di un knowledge-base

G. Di Giacomo Sperimentazione di un sistema GIS cloud open source per lacondivisione e la valorizzazione del patrimonio archeologico

Fatto salvo il caso in cui per specifici contributi sia indicata una licenzadiversa in calce agli stessi, quest’opera è utilizzabile secondo i terminidella Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/it/

Il testo della licenza è disponibile qui http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/it/.

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ArcheoFOSS 2014 – Abstracts 

  1 

LIBERTÉ, ÉGALITÉ, FRATERNITÉ: LA RIVOLUZIONE DELLA CONOSCENZA LIBERA

Renzo Davoli - Università di Bologna

The idea of Free and Libre Software is just a limited perspective. We are facing a major revolution, a great process of liberation for creativity and knowledge. This is the opening of a new Era. This seminar will discuss what ignited this revolution, its current evidences and its impacts on the market, in education and in our day-by-day life. Parlare di software libero e' ormai riduttivo. E' in corso una grande rivoluzione di liberazione della creativita' e della conoscenza. Siamo ad un cambiamento epocale. Il seminario discutera' le motivazioni della rivoluzione, ne mostrera' le evidenze, e studiera' gli impatti sul mercato, nella didattica e nella vita di tutti i giorni.

CODICE, DATI E SERVIZI WEB: QUALI LICENZE ADOTTARE E PERCHÉ

Alessandro Furieri - sviluppatore Spatialite Piergiovanna Grossi – Università di Verona

During the past decades FLOSS gained an increasingly widespread diffusion. The real key-point of this success history has to be identified in the quick adoption of few standard licenses (GPL, LGPL, MPL, BSD, MIT an others) thus establishing a sound and clear legal framework (copyleft vs copyright). Open Data also require a similar legal framework but in this specific case different licenses are required due to intrinsic differences between software and data. The Creative Commons (CC) family could be a valid example of successful data licenses well suited for data publishing; the very recent version 4 now finally covers even databases publishing. Anyway not all CC sub-clauses combination can be assumed to be genuine copyleft; e.g. the ND (no derivatives) and NC (no commercial) clauses could imply too much severe limitations thus vanishing the intended scope of free and unconstrained data sharing and re-use. Finally new technologies based on cloud computing and social networks become to be widespread; this new scenario requires a careful evaluation of specific TOS (terms of service), because not rarely they could contain many hidden traps effectively denying any genuine concept of unconstrained sharing ad free reuse. Even in the specific context of the cultural and archaeological heritage either software licenses (storage technologies, processing tools) and data licenses play an absolutely critical role, and the same is for TOS when deciding to publish and disclose data over a public web network. This paper is mainly focused on a general overview about standard software and data licenses, and on Italian laws disciplining free dissemination of data and contents concerning the cultural heritage.

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ArcheoFOSS 2014 – Abstracts 

  2 

Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito ad una rapida crescita del sw libero e open source (FLOSS) che ha finalmente raggiunto una vasta diffusione di massa. Tuttavia ancora oggi molti utenti (specie in Italia) ritengono erroneamente che la caratteristica primaria del FLOSS debba identificarsi tout court con la "gratuita'", ma il vero punto caratterizzante del FLOSS risiede piuttosto nella chiara e trasparente conformità rispetto ad alcune licenze standard (GPL, LGPL, MPL, BSD, MIT e numerose altre) che rappresentano dei veri e propri contratti giuridici vincolanti a tutti gli effetti. A differenza delle normali licenze (copyright) intese per limitare e disciplinare la distribuzione di prodotti ed idee a tutto favore dei creatori / venditori, le licenze FLOSS applicano una completa inversione concettuale. I medesimi strumenti giuridici classici in questo caso servono per garantire gli utenti piuttosto che gli ideatori/venditori, assicurando che la piena libertà di circolazione e di illimitata redistribuzione dei prodotti e delle idee non possa mai subire limitazioni restrittive (copyleft). I medesimi concetti alla base del copyleft si applicano anche ai dati; considerata la diversa natura dell'oggetto contrattuale in questo specifico caso sono previste apposite licenze nettamente differenziate rispetto a quelle concepite per tutelare i prodotti software. Come per le licenze Software, tuttavia, la corretta conoscenza degli esatti termini contrattuali e delle rispettive conseguenze giuridiche e di ordine pratico è spesso approssimativa. Una delle famiglie di licenze più ampiamente diffuse ed appositamente concepite per supportare gli Open Data va identificata nelle Creative Commons: la recente pubblicazione della versione 4 finalmente copre adeguatamente anche i "diritti sui generis", e risulta quindi ottimale anche nel caso di pubblicazione di banche dati. Tuttavia non tutte le possibili combinazione di clausole previste dalle CC possono ritenersi vere e proprie licenze copyleft: in particolare, l'uso delle clausole ND (no opere derivate) ed NC (no usi commerciali) devono ritenersi a tutti gli effetti come "licenze non libere" in piena contraddizione con i principi di base del copyleft. Infine occorre sempre considerare che gli scenari tecnologici sono in rapida evoluzione: spesso oggi sono facilmente accessibili strumenti di pubblicazione basati su cloud computing e/o su social networks. In questo nuovo contesto più che le licenze sw e dati acquistano importanza critica le specifiche condizioni di servizio (TOS), che spesso comprendono piccole clausole, generalmente non considerate dagli utenti, in grado di vanificare la reale libera circolazione e condivisione delle informazioni. Nel panorama dei beni culturali e in particolare dei beni archeologici acquista particolare importanza l'adeguata conoscenza delle licenze d'uso sopra citate, sia per quanto riguarda i software di archiviazione ed elaborazione dei dati, sia per quanto riguarda le licenze applicate a dati e contenuti, sia per quanto riguarda la divulgazione via web degli stessi. Il presente contributo intende dare una panoramica sulle licenze adatte alla ottimizzazione dell'apertura e divulgazione di dati e contenuti e sui vincoli dettati dalla legislazione italiana in materia di beni culturali, anche alla luce delle recenti modifiche normative.

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ArcheoFOSS 2014 – Abstracts 

  3 

Casi studio – applicazioni GIS

QUANTUM GIS FOR THE MONITORING AND KNOWLEDGE OF THE

ENVIRONMENTAL AND ARCHAEOLOGICAL HERITAGE OF THE MARINE

PROTECTED AREA OF PORTO CESAREO (LECCE, ITALY)

Cristiano Alfonso – Università del Salento Giacomo Di Giacomo – CNR-IBAM Lecce

Morphological changes of the coast are related to nu-merous natural factors of erosion and accumulation, in addition to the human actions. This changes have their effects on the entire coastal landscape and, over time, they have left its mark on the territory, allowing sometimes, with the help also of archaeological analysis, to hypothesize the scenario of the previous landscapes. In this work, we tested a multidisciplinary study of these phenomena, through an innovative system for the interpretation of the modern landscape, based on the diachronic reading of the previous landscapes. Such a level of knowledge implies the integrated management of a large amount of hete-rogeneous data, which have been acquired through dif-ferent types of investigation, often in very different geographical scales and with different levels of precision. Datasets available for this project includes infor-mation acquired through the use of instruments to scan the seabed as well as data from aerial and satellite pla-tforms both historical and recent, and finally data lidar . Quantum GIS has proved the most effective tool to manage all the data through their indexing. Geographi-cal data has been stored in a geospatial database based on PostgreSQL with PostGIS extension, this database has been set up to ensure consistent and secure data archiving. All acquired data have been managed through Quantum GIS with also the acquisition of new information. When framework of knowledge will be completed, it will be possible to the evolutionary dynamics that led to the current situation and it will be possible to predict, with relative accuracy, the future scenarios too. We present the preliminary results of this study, focusing the methodologies used and the obtained results. I continui cambiamenti morfodinamici che caratterizzano le coste sono strettamente legati a numerosi fattori naturali di erosione/accumulo, oltre che alle consistenti azioni antropiche. Tale evoluzione della costa ha influenza sull’intero paesaggio e, nel tempo, ha lasciato tracce sul territorio permettendo talvolta di ipotizzare la configurazione dei paesaggi precedenti grazie soprattutto all’aiuto dell’analisi archeologica. In questo lavoro si è sperimentata una metodologia di studio multidisciplinare di questi fenomeni, attraverso un sistema innovativo per l’interpretazione del paesaggio moderno, basato sulla lettura diacronica dei paesaggi precedenti. Un tale livello di conoscenza implica la gestione integrata di una grande quantità eterogenea di dati, acquisiti attraverso diverse tipologie di indagine, spesso a scale geografiche molto differenti e con diversi livelli di precisione. Il

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ArcheoFOSS 2014 – Abstracts 

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nutrito dataset disponibile per questo progetto comprende informazioni acquisite con l'utilizzo di strumentazioni per la scansione dei fondali marini, oltre che dati provenienti da piattaforme aeree e satellitari storiche e recenti e, infine, scansioni lidar. Quantum GIS si è rivelato lo strumento più efficace per gestire, indicizzandoli, tutti i dati a disposizione. I dati di natura geografica sono stati memorizzati in un database geospaziale basato sul già collaudato PostgreSQL con estensione postGIS, che è stato configurato ad hoc per garantire un’archiviazione coerente e sicura dei dati. Attraverso Quantum GIS sono stati gestiti tutti i dati acquisiti ed è stata programmata l’acquisizione di nuove informazioni, utili a integrare il quadro delle conoscenze della costa e dei fondali dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo (LE). Quando tale quadro della conoscenza sarà completato, sarà finalmente possibile avanzare alcune ipotesi volte a comprendere le dinamiche evolutive che hanno portato alla situazione attuale e, contemporaneamente, sarà possibile predire, con relativa approssimazione, gli scenari futuri. In questo lavoro si presenteranno i dati preliminari di questo studio, mettendo particolarmente in risalto le metodologie utilizzate e i risultati finora ottenuti. SOFTWARE QuantumGIS, PostgreSQL/PostGIS. LICENZE Testi: CC BY-ND

QUANTUMGIS FOR THE MANAGEMENT OF DATA FROM THE INTENSIVE

SURVEY 2013 AT TELL HELAWA IN THE ERBIL AREA, KURDISTAN, IRAQ

Daniele Bursich – Università IULM di Milano Giacomo Di Giacomo – CNR-IBAM Lecce Luca Peyronel – Università IULM di Milano

The 2013 season of fieldwork of the Italian Archaeological Expedition in the Helawa-Aliawa Area (MAIPE – Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil) has been carried out by University IULM of Milan, with the cooperation of IBAM CNR of Lecce, between November 19th and December 11th 2103. The researches focused on a small part of the south-western Erbil plain, located c. 28 km south-west of Erbil and includes two main mounds, Tell Helawa (south) and Aliawa (north). A complete topographic plan has been created starting from measurement taken with differential GPS (for DEM and GIS elaboration) and the collection of materials on the surface allowed a first assessment of the main period of occupation at the site, which spans from the Late Neolithic (Halad and Ubaid periods) to the Middle Assyrian period (XIII-XII cent. BC). The project of acquisition of topographic and archaeological records from the intensive survey conducted on the site was prepared by the archaeologists and involves the use of open sources tools. All data taken by GPS were organized in a GIS system based on Quantum GIS and metadata are stored in a PostgreSQL/PostGIS database, allowing

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the following phases of mapping elaboration. The topographic work at the site has produced a complete archaeological space-map, with distribution of materials on the surface, sections of the site, a digital elevation model and all the data collected during the survey entered in Web-GIS that will be the digital platform to be used also for the excavation records. In this paper will be presented the state-of-the-art of this GIS project, and will be introduced future developments like the web data-entry interface written in PHP, and the WebGIS based on GoServer and GeoExplorer. La stagione 2013 di lavoro sul campo della Spedizione Archeologica Italiana nella zona di Helawa-Aliawa (MAIPE - Missione Archeologica Italiana Nella Piana di Erbil), è stata realizzata dall’ Università IULM di Milano, con la collaborazione dell’IBAM CNR di Lecce, tra il 19 Novembre e l'11 Dicembre 2103. Le ricerche focalizzate su una piccola parte della pianura Sud-Occidentale di Erbil, situata ca 28 km a Sud-Ovest, comprendono due mounds principali, Tell Helawa (Sud) e Aliawa (Nord). È stato creato un inquadramento topografico completo a partire dalla misurazione effettuata con il GPS differenziale (per elaborazione DEM e GIS) e la raccolta di materiali in superficie, che ha permesso una prima valutazione del periodo principale di occupazione del sito, che si estende dal Neolitico (periodi Halad e Ubaid) al periodo assiro Medio (XIII - XII sec. a.C.). Il progetto di acquisizione di dati topografici e archeologici provenienti dall'indagine intensiva condotta sul sito, è stata resa possibile dagli archeologi e anche grazie all'utilizzo di strumenti open source. Tutti i dati rilevati dal GPS sono stati organizzati in un sistema GIS, basato su Quantum GIS, e i metadati vengono memorizzati in un database PostgreSQL/PostGIS, che consente le fasi successive di mappatura e di elaborazione. Il lavoro topografico sul sito ha prodotto una mappa archeologica spaziale completa, con indicazioni di dati di distribuzione dei reperti sulla superficie, sezioni del sito, un modello di elevazione digitale e tutti i dati raccolti durante l'indagine inseriti in un sito Web – GIS che sarà la piattaforma digitale da utilizzare anche per inserire i record di scavo. In questo intervento sarà presentato lo stato dell’arte di questo progetto GIS, e saranno introdotti futuri sviluppi, come l'interfaccia di immissione dati web scritto in PHP, e la piattaforma Web – GIS basata su GoServer e GeoExplorer. SOFTWARE QuantumGIS, Postgre/PostGIS, Geoserver, GeoExplorer. LICENZE Testi: CC BY-ND

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Casi studio – esempi di migrazione

IL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DI ROMA ANTICA: UNA MIGRAZIONE VERSO I SISTEMI OPEN SOURCE

Fabio Giorgio Cavallero – Università di Roma “Sapienza”

Gianluca De Rosa – Università di Cassino The “Sistema Informativo Territoriale di Roma Antica e del suo Suburbio” was created by the University Sapienza of Rome. The system was initially designed on a proprietary software platform. Its complexity stems from the fact that it flowed all the structures and the items found in Rome within the Aurelian walls. A research team led by doct. Fabio Cavallero and doct. Gianluca De Rosa is dealing with the system migration to an open source software (QGis and Postgresql/postgis). The difficulties encountered in this process and the strategies used to overcome them will be the object of this talk. L’equipe scientifica coordinata dai Professori Andrea Carandini e Paolo Carafa (Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte Antica dell’Università di Roma «Sapienza») si occupa da circa vent’anni dello studio dei paesaggi urbani di Roma Antica in un periodo compreso tra la metà del IX secolo a.C. e la metà del VI secolo d.C. Strumento fondamentale per questa ricerca è un Sistema Informativo Territoriale indispensabile per la gestione delle numerose ed eterogenee fonti di informazione che, riunite e analizzate, permettono di narrare la storia della città attraverso la ricostruzione dei paesaggi succedutisi nel tempo. È così nato il Sistema Informativo Territoriale di Roma Antica e del suo Suburbio (da qui SITRA). Due esigenze fondamentali sono state poste alla base della sua realizzazione: a) ricomporre un quadro unitario e globale delle conoscenze disponibili, basato su fonti di informazione diverse e che consenta di analizzare e indagare con sistematicità ciò che è noto e ciò che è poco o mal noto; b) proporre ipotesi ricostruttive per immaginare le parti perdute o mancanti di ciò che è noto. Il primo punto ha condotto alla raccolta sistematica di tutti i rinvenimenti editi e non, all’interno delle Mura Aureliane, successivamente riferiti in coordinate geografiche assolute e raffigurate in maniera non simbolica. Sono inoltre confluite all’interno del sistema: tutte le fonti letterarie, latine e greche, relative alla città di Roma; le iconografie moderne in cui comparivano edifici o parti della città; la cartografia storica tra cui la Forma Urbis Marmorea di epoca severiana e precedenti, la pianta di Giovan Battista Nolli, il Catasto Urbano Gregoriano, la Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani; infine le piante dell’orografia e dell’idrografia antica della città di Roma. Il secondo punto è quello che maggiormente caratterizza il sistema. Esso non deriva infatti da necessità legate ad attività di ufficio quali la tutela o la

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gestione del territorio ma da una specifica impostazione scientifica. Ciò ha reso possibile il non scartare a priori l’ignoto dalla ricerca. La strutturazione logica di un GIS così articolato ha permesso di configurare il SITRA quale sistema in grado di generare o suggerire associazioni, contesti e sistemi di contesti. Roma antica è stata così studiata in “volo e in picchiata”. Primo prodotto di questa visione sistematica e totale è stato l’Atlante di Roma Antica ossia il racconto della città tramite la ricostruzione dei suoi paesaggi. Il SITRA è stato creato su piattaforma proprietaria. Intergraph Italia sottoscrisse infatti un accordo con «Sapienza» per la fornitura a titolo gratuito di alcune licenze del suo sistema. La diffusione sempre più capillare delle piattaforme open source, soprattutto nelle pubbliche amministrazioni, ha tuttavia convinto ad eseguire un primo test per il trasferimento del sistema da una piattaforma proprietaria ad una libera. Nonostante la collaborazione con Intergraph continui è stato dunque creato un gruppo di ricerca permanente all’interno dei laboratori della Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte Antica dell’Università di Roma «Sapienza», tenuta dal professor Paolo Carafa. Il gruppo è coordinato dai dottori Fabio Cavallero e Gian Luca De Rosa. Le difficoltà riscontrate nella migrazione di un sistema così complesso e le strategie messe in atto per superarle saranno l’oggetto dell’intervento. SOFTWARE Quantum GIS, Postgresql/postGIS.

IL CASO DEL SITO DELLE BESTIE FERITE (AQUILEIA). DAI SISTEMI PROPRIETARI NON COMUNICANTI AD UN SISTEMA INTEGRATO

DI GESTIONE DEI DATI DELLE CAMPAGNE DI INDAGINE

Lucia Michielin - Università di Padova Guglielmo Strapazzon - Università di Padova

The project have its origins in the research conducted in Aquileia (Udine) at the archaeological site of the "Bestie Ferite" house by the Department of Cultural Heritage, University of Padua (director: M. Salvadori) in agreement with the Superintendence for Archaeological Heritage of Friuli Venezia Giulia. The speech aims to exemplify the management strategies of data collected from the excavations and geophysical prospections. Until 2012 this documentation was divided into three different management systems: a CAD map (AutoCAD-Autodesk), a Database (Filemaker) and a GIS platform (ArcGis- Esri). From 2013 a total reorganisation of all the documentation has been made. This work aimed to organise all the data in a single GIS platform (Qgis). The first step of the work dealt with the normalisation and adjustment of the CAD map (from one .dwg file to several .shp). At the same time several maps had been implemented in the system. Currently, the link with the Database is still under preparation (several python scripts will be used); likewise the meshes implementation of the iso-amplitudes is still on-going (whereas the transfer of the raster and vector data resulted almost automatic).

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L'intervento nasce dalle ricerche condotte da parte del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova sotto la direzione di M. Salvadori in convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia presso il sito archeologico della Casa delle Bestie ferite di Aquileia (UD). Il contesto appare interpretabile come una ricca domus urbana interessata da almeno tre differenti fasi edilizie operate in un arco cronologico che va dall'età augustea a quella tardo antica. L'intervento intende esemplificare le strategie di gestione della documentazione di scavo e delle indagini geofisiche. Sino al 2012 tale documentazione era archiviata con diverse modalità. La restituzione grafica era costituita da un rilievo CAD (Autocad - Autodesk) mentre il resto della documentazione di scavo era confluita in un database ("Adam") realizzato con File Maker. Inoltre dal 2011 le ricerche sul sito della Domus delle Bestie Ferite sono avanzate parallelamente ad una serie di campagne di indagine geofisica mirate alla valutazione dello stato di conservazione del deposito finalizzata ad indirizzare le operazioni di scavo. Al fine di rendere immediatamente fruibili i risultati delle prospezioni, questi sono stati inseriti inizialmente in un ambiente GIS (basato sul pacchetto arcgis), con diverse modalità (raster, restituzione vettoriale delle feature interpretate, multipatch delle isosuperfici dell’ampiezza). L'archiviazione dei dati era dunque realizzata con diversi software proprietari che non permettevano un adeguato dialogo. A partire dal 2013 si è proceduto a far confluire tali dati in un unico collettore open. La scelta è ricaduta su di una piattaforma GIS gestita mediante il software Qgis. Come sistema di riferimento è stato scelto il Gauss Boaga fuso est poiché la maggior parte della cartografia disponibile e la pianta Archeologica della città erano georeferite in tale sistema. Il primo step del lavoro è stato caratterizzato dalla normalizzazione e adeguamento alle regole topologiche del rilievo CAD. Le diverse tipologie di unità stratigrafiche sono state rappresentate mediante feature puntuali lineari e poligonali. Tale lavoro ha richiesto una mole di tempo molto elevata essendo il rilievo in CAD non pensato secondo una organizzazione topologica e in questa fase ha permesso, anche, tramite il continuo dialogo con gli scavatori, di riflettere su problematiche stratigrafiche non facilmente desumibili dal rilievo in CAD. Contemporaneamente alla normalizzazione del rilievo sono state implementate diverse cartografie sia vettoriali che raster provenienti dal GIS realizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia per la conservazione e valorizzazione di Aquileia. Al momento è ancora in fase di elaborazione il collegamento con i dati presenti nel Db Adam. Tramite il "tool eventi" di Qgis saranno, infatti, lanciati degli script pyhton che andranno a popolare le tabelle associate ai diversi shapefile. In questo modo i dati saranno costantemente aggiornati e aggiornabili e confluiranno nelle tabelle solamente i dati ritenuti utili di volta in volta senza appesantire il sistema. Per quanto riguarda i risultati delle prospezioni geofisiche l’importazione da ArcGIS a QGIS dei dati in formato raster e vettoriali non ha presentato

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complessità. L’importazione delle mesh relative alle superfici delle iso-ampiezze risulta ancora in corso di implementazione. SOFTWARE Qgis, File maker, AutoCad-Autodesk, Reflexw, Meshlab. LICENZE Testi: CC BY-NC-SA

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Progetti in fieri e tesi di laurea

L'ACQUEDOTTO ROMANO DI ALBA FUCENS (AQ). UN GIS PER IL

PROCESSO DI RICERCA, TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL SITO

Dario Rose – Università di Roma “Sapienza” Emanuela Ceccaroni – Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo

Use of GIS as essential tool, for the territorial archaeological research process and for the planning of archeological protections, is confirmed by the case of the study on the Roman aqueduct of Alba Fucens (AQ) in Abruzzo region. The colony, founded at the end of 4th century BC, was served in laterepublican age of an aqueduct to able, thanks to the channel and an inverted siphon, to lead after 10 km the water in the Roman city. All the research records, archivistical, geomorphological, hydrological, of investigation, of the survey, the historical cartography and the actual one (furnished by the service WMS of the Region Abruzzo) are organized in the GIS. The GIS reveals necessary to the development of the study, to he constant verification of the data and publication of the research, also to the activity of archeological protections and monitoring. The GIS open source (gvSIG) is the ideal common platform for the institutions working on the cultural site (Superintendency for the Archaeological Heritage, University, Natural Regional Park), in fully sharing the data and to perform peculiar thematic elaborations and planner activities. The possibility to share the difficulties with the community of reference ([email protected]) and to participate to their solution, stimulates the open software development and it assures the longevity of the product GIS, always implementable to the upgrades and necessity of the research. On the GIS are mapping the restrictions and relative prescriptions of guardianship, along the aqueduct run still interested by phenomenons of urbanization, and marked every single structural critical state for the interventions of safeguard and maintenance. On it also proceeds for the planning of the touristic availability, for control and vigilance activity. The development of a walking tour along the course of the aqueduct, from the sources to the archaeological area of Alba Fucens, inside the Natural Regional Park Sirente – Velino, it will allow to the visitors to discover and to understand the ancient Roman construction easily and pleasantly, thanks to a guide and a some didactic contents layout through a WebGIS interface. Il caso dell'acquedotto romano di Alba Fucens (AQ), in Abruzzo, conferma come l'utilizzo di una piattaforma GIS open source costituisca uno strumento formidabile sia per il processo della ricerca archeologica che per la pianificazione e progettazione degli interventi di tutela e valorizzazione. Fondata alla fine del IV sec. a.C., la colonia di diritto latino fu dotata in età tardo-repubblicana di un acquedotto lungo più di 10 km capace, tramite un sifone rovescio, di portare l'acqua nel centro urbano e rispondere alle nuove esigenze della vita cittadina. Tutti i dati della ricerca, archivistici, geomorfologici, idrologici, di ricognizione, del rilievo archeologico, la cartografia

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storica e l'attuale (fornita dal servizio WMS della Regione Abruzzo) sono organizzati nel GIS. Il sistema informativo non solo si rivela necessario allo sviluppo del processo cognitivo, alla costante verifica dei dati e pubblicazione della ricerca, ma anche all'attività di tutela e valorizzazione. Il GIS open source costituisce infatti la base di lavoro ideale per i diversi soggetti operanti sul bene culturale (Soprintendenza per i Beni Archeologici, Università, Ente Parco), nella piena possibilità di poter condividere i dati ed eseguire peculiari elaborazioni tematiche e progettuali. La possibilità di poter condividere sulla community di riferimento ([email protected]) le difficoltà via via incontrate e partecipare alla loro risoluzione, stimola lo sviluppo del software aperto ed assicura la longevità del prodotto GIS, sempre implementabile ai nuovi sviluppi della ricerca. Sul GIS vengono sia indicati i vincoli e le relative prescrizioni di tutela, lungo un percorso ancora interessato da fenomeni di urbanizzazione, sia mappate le singole criticità strutturali del manufatto per gli interventi di salvaguardia e manutenzione. Su di esso si procede anche per la pianificazione della fruibilità turistica e l'attività di controllo e vigilanza. Lo sviluppo di un percorso escursionistico che si snoda lungo il tracciato dell'acquedotto, dalle sorgenti all'area archeologica di Alba Fucens, all'interno del Parco Regionale Sirente-Velino, consentirà di scoprire e comprendere il funzionamento dell'antica infrastruttura in modo pratico e coinvolgente, grazie ad una guida e una serie di contenuti didattici messi a servizio dei visitatori tramite una interfaccia WebGIS. SOFTWARE Gvsig LICENZE Testi: CC BY-NC-SA

FOTOINTERPRETAZIONI ARCHEOLOGICHE SU DATI CARTOGRAFICI WEB-BASED IN AMBIENTE QGIS: ALCUNE APPLICAZIONI NEL TERRITORIO

AQUILANO 'VESTINO'

Serafino Lorenzo Ferreri – Università di Chieti "G. D'Annunzio" In this paper we want to discuss the archaeological potentialities of cartographic data available online, such as satellite imagery used by Bing Maps and Google Earth and orthophotos published on the National Geoportal or in that of the Regione Abruzzo. The characteristics of these data, together with their immediate availability and the ability to upload them in QGIS, allow to operate photo interpretations by video, vectorizing archaeological traces and anomalies, all at no cost. We applied this methodology in the 'Vestino' territory, in the province of L'Aquila, a particularly suitable area for researches using remote images, as demonstrated by CNR project (M. Guaitoli, P. Tartara) concerning the use of traditional archaeological aerial photography, that led to

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the identification of many traces of burial areas, buildings, roads and farming systems. With satellite imagery and ortophotos we added several new traces of archaeological sites: only a very little portion of them - limited to burial sites - have been excavated between 2012 and 2013 by the University of Chieti "G. D'Annunzio" (V. Acconcia). Ultimately, our aim is producing a predictive GIS mapping, seen as the knowledge base for research institutions and for those who deal with land use planning and protection of cultural heritage, in a dialogue that can be established only by a network share of our project. In questa sede si vogliono esplorare le potenzialità archeologiche dei dati cartografici accessibili online, quali le immagini satellitari usate da Bing Maps e Google Earth e le ortofoto pubblicate sul Geoportale Nazionale e su quello della Regione Abruzzo. Le caratteristiche intrinseche di questi dati (l'alta risoluzione, il periodo di acquisizione, la copertura zenitale totale di grandi aree e il fatto stesso di essere dati georiferiti), unite alla loro immediata disponibilità e alla possibilità di inserimento in ambiente QGIS (tramite OpenLayers plugin e collegamenti a server WMS), permettono di operare delle fotointerpretazioni a video comparando tra loro i vari dati e restituendo infine in maniera speditiva tracce e anomalie riscontrate, il tutto senza alcun costo. Questa metodologia è stata così applicata nel territorio aquilano 'vestino', per il quale erano già noti gli apporti dell'areofotografia archeologica tradizionale all'identificazione di aree funerarie, edifici, viabilità e sistemi di coltivazione (progetto CNR, M. Guaitoli e P. Tartara). Quest'area dell'Abruzzo, infatti, risulta particolarmente adatta a ricerche tramite immagini remote per una serie di motivi: la scarsa urbanizzazione, l'uso del suolo (che prevede soprattutto colture foraggere e cerealicole), la stessa natura geo-pedologica (con substrati di ghiaie parzialmente cementate, conglomerati calcarei o banchi gessosi) e il pressoché scarso interro. Queste caratteristiche, specie tra la stagione estiva e quella autunnale - proprio quando sono di norma acquisite le immagini satellitari ed effettuati i voli per le ortofoto - permettono la documentazione di tracce di elementi in negativo (tombe a fossa e canalizzazioni) e in positivo (strutture in muratura e tracciati stradali). La metodologia alla quale si è accennato ha consentito quindi di aggiungere numerose nuove tracce di aree archeologiche, di cui sono state indagate solo alcune porzioni - limitatamente a siti di natura funeraria - mediante scavi stratigrafici svolti tra il 2012 e il 2013 dall'Università di Chieti "G. D'Annunzio" (V. Acconcia). Nel complesso, si sta producendo una mappatura GIS di tipo predittivo che, unita al progetto di repertorio georeferenziato dell'edito (tesi dello scrivente in 'Topografia antica', relatore G. Iaculli), potrà configurarsi come base conoscitiva per gli istituti preposti alla ricerca e per gli enti che si occupano di pianificazione territoriale e tutela del patrimonio culturale, in un dialogo che non può costituirsi se non con una futura condivisione in rete del progetto. SOFTWARE Quantum GIS 1.8.0 Lisboa, GIMP 2.6.11.

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LA DIGITALIZZAZIONE DEI DOCUMENTI, I DATABASE ED IL GIS

NELL'AMBITO DELLA RICERCA TOPOGRAFICA: L'ESEMPIO DEI POSSESSI

DELL'ABBAZIA DI FARFA (RI) TRA VIII E IX SECOLO

Alessio Innocenti – Università di Roma “Sapienza” Through modern technologies we are able to use medieval documents for topographic studies in a more efficient way. It is easier to read and use a document that has been computerized and inserted in a topographic database. The present work is based on a partly compurezied archive of one of the most important medieval cartulary, the “Regestum Farfense”. The topographic database has been connected with a GIS software, QGIS, in order to create a thematic cartography about Farfa’s properties between VIII and IX century. Both cartography and database were made with open source softwares (LibreOffice and QGIS). Thematic cartographies have been created using the information taken from the database; in fact, it has a table containing the Farfa’s properties with some important fields, like “Chronology”, “Property Type” (Fundus, Casales, Gualdus, Curtis, Ecclesia, Monasterium), “Acquisition Type” (Purchase, Donation, Exchange), “Location” (Known-Hypothetical, Exact-Areal), useful for cartographic purposes. Thanks to these softwares, we can have a new insight into some important historical-archeological questions, like the role of the abbeys in Italy during the Lombard and Carolingian period. In addition, these softwares can help us to read a document in a faster and easier way, and this is vital for the research, because documents can offer us new answers if we question them with new instruments. Tramite l’ausilio delle moderne tecnologie, è possibile utilizzare in maniera ancor più efficace i documenti medievali nell’ambito delle ricerche topografiche. La digitalizzazione del documento, il suo inserimento in un database, strutturato in base alle particolari esigenze dello studio topografico, permette di poter consultare ed utilizzare in maniera più semplice il documento stesso. Nel presente lavoro è stata proposta la parziale digitalizzazione di una delle più vaste raccolte documentarie del medioevo italiano, il “Regestum Farfense”. Il database con le informazioni raccolte dai documenti, creato con un software opensource (LibreOffice), è stato poi connesso ad un software GIS, QGIS, per creare una cartografia tematica relativa ai possedimenti dell’abbazia di Farfa (RI) tra l’VIII ed il IX secolo. In particolare, le varie carte tematiche sono state realizzate sfruttando le informazioni inserite nel database, velocizzando la loro creazione. Il database presenta infatti una tabella relativa ai possessi farfensi con, tra gli altri, alcuni campi utilizzati espressamente per la realizzazione della cartografia: “Cronologia”, “Tipologia Possedimento” (Fundus, Casales, Gualdus, Curtis, Ecclesia, Monasterium), “Tipologia Contratto” (Donazione, Acquisto, Permuta), “Posizionamento” (Certo-Ipotetico Areale, Certo-Ipotetico Puntuale). L’utilizzo di questi software ha dunque permesso di ottenere un nuovo sguardo d’insieme su di alcune importanti tematiche storico-archeologiche, in particolare il ruolo e l’importanza delle grandi abbazie in Italia in età longobarda e carolingia, favorendo al tempo stesso un’accessibilità migliore e più rapida ai documenti stessi, i quali possono fornire nuove risposte se interrogati con nuovi mezzi di ricerca.

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SOFTWARE LibreOffice, QGIS. LICENZE Testi: CC BY

AGRO REBEL. MAROSTICA IN TRANSIZIONE 2013-2025

Ricardo Lunardon - Architetto libero professionista The study area is the hilly hinterland of the medieval walled town of Marostica, an environment with a strong historical connotation and feature that, starting with the post-war period has seen empty of identity and human presence in the rural area in the north, organizing urbanization to the campaign that extends to the south, with the now familiar pattern of urban sprawl of the "Pedemonte City", with a low profile and character of urban planning, devoted to the logic of zoning. Apparently this is a clear situation of the overall picture of the state of our landscape. What does appear to us to be the first for an effective approach to these problems is the fact of preparing an innovative Strategic Plan, Agro Rebel - Marostica in Transition 2013-2025, outside the traditional land use planning policies, that can hold together the common heritage of Marostica, advocating for new interpretations its possibilities in the field of Historical and Cultural Heritage, Landscape, Leisure and Governance as the pillars of contemporary urban regeneration policies, mixed together in cooperative tools. The four keywords are required for radical perspective of creating a new model of local know-how virus, focusing on historic rural households (hamlets) to be regenerated, aimed at creating a new bottom-up regional marketing that manages to return a new and significant local economy. AGRO REBEL è un'azione strategica sulle risorse paesaggistiche reali e potenziali del Pedemonte veneto. Sperimenta 'figure' di paesaggio lungo transetti nord-sud ed est-ovest che rileggono gli esiti di cicli territoriali e le connessioni fra montagna, mezzacosta e pianura. Si tratta di figure in movimento, di paesaggi dinamici che aiutano a riconoscere armature ambientali, storico-culturali, dell'autosufficienza alimentare ed energetica. L'area di studio è l'entroterra collinare della città murata di Marostica, un ambiente dalla forte e caratteristica connotazione storica e paesaggistica: il patrimonio si compone del mosaico agricolo, dei morfotipi rurali insediativi, della viabilità e dei nuclei storici di diversa dimensione. Progetti pilota e 'killer application' identificano percorsi rifondativi di comunità scoprendo risorse inedite. Le 4 chiavi di lettura (Paesaggio, Patrimonio, Promozione, Governance) contribuiscono a creare un modello-virus replicabile sui luoghi del Pedemonte per una riformata e innovativa economia locale, predisponendo una strategia eco-efficace, resiliente e di transizione (2013-2025), fuori dalle logiche pianificatorie tradizionali, dedite alla mera zonizzazione. Il progetto Agro Rebel non è specificatamente architettonico ma sistemico:

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unisce Architettura del Paesaggio, Pianificazione territoriale ed Ecologia del Paesaggio. È organizzato attraverso un ORG-WARE, necessario per visualizzare le relazioni tra Territorio-Uomo-Natura, e attraverso gli HARDWARE (invarianti strutturali) e i SOFTWARE (applicazioni eco-efficaci) di un luogo, arriva a compimento operativo attraverso le KILLER APP (progetti pilota). Lo scopo è quello di attuare strategie operative di marketing territoriale bottom-up, rendendo gli attuali e potenziali utilizzatori di un luogo maggiormente consapevoli delle opportunità che questo offre loro, coordinando un link intelligente che mette a rete l'attuale armatura territoriale dei patrimoni diffusi, valorizzandoli e riattivandoli per una fruizione comunitaria. Per coordinare gli interventi strategici futuri sulle risorse endogene si è fatto riferimento ad uno studio tramite sistemi GIS, utilizzando la metodologia del "Landscape Character Assessment" (LCA) promossa dalla Country Agency scozzese. Essa fa riferimento al termine di Assessment (Valutazione), che conferisce importanza alla fase della conoscenza (caratterizzazione), come azione ineludibile al fine di elaborare e attribuire poi un giudizio (E. Gissi). Gli aspetti indagati e rielaborati tramite QGIS, su banche dati di natura diversa, riguardano la tipologia dei caratteri del paesaggio, i fattori fisici, biologici, naturali, culturali, caratteri visuali e percettivi in senso più ampio. Essi riflettono la particolare combinazione tra caratteristiche geologiche, morfologiche, di tipo di suolo, vegetazionali, di uso del suolo e tutte le caratteristiche legate alla presenza di insediamenti umani e in generale dell'azione dell'uomo. Tramite QGIS sono stati realizzati nuovi indicatori di ‘economia rurale’ che hanno permesso di generare le 24 “Figure di Caratterizzazione del Paesaggio” di Marostica. Successivamente, tramite interpolazione dei dati GIS è stata realizzata un’analisi SWOT dinamica sui 4 assi strategici principali arrivando alla definizione di un diagramma-radar di Kiviat. Per Agro Rebel questo è il terminale fondamentale, in fase di analisi e valutazione, per individuare le potenzialità e la ‘vocazione’di ognuno dei 24 Ambito di Paesaggio: in un colpo d’occhio si può constatare il modo maggiormente eco-efficace e potenzialmente utile per organizzare i progetti-pilota che serviranno a rivitalizzare le aree e i nuclei rurali storici del territorio. SOFTWARE QuantumGis LICENZE Testi: CC BY-ND

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Tecnologie per la fruizione

e comunicazione TORRE DEI SICCONI: PROGETTO DI RICOSTRUZIONE E VALORIZZAZIONE DI

UN ANTICO SITO CASTELLARE TRENTINO

Nicoletta Pisu – Soprintendenza per i Beni Architettonici e Archeologici della Provincia Autonoma di Trento

Alessandro Bezzi – Arc-Team s.r.l. Luca Bezzi – Arc-Team s.r.l.

Cicero Moraes – Arc-Team s.r.l. Caldonazzo is a touristic village in Valsugana - Trentino (North Italy), famous for its lake and its mountains. Few people know about the medieval castle (XIII-XVI century) whose tower is actually the arms of the town. Since 2006, the ruins are subject to a valorization project by the Soprintendenza per i beni architettonici e archeologici di Trento. The project is divided in different phases: analysis of the archeological data (campaign 2006-2008), historical study, digital documentation (SFM/IBM) of the ruins and of the entire hill, 3D modeling and sharing of the result. In 2014 the project reach the final phase. A new campaign was organized on the site to record a movie of the ruins from an aerial drone (esacopter). The new data were elaborated in Blender to obtain a camera tracking which mixed the real ruins with the 3D virtual reality (4D visualization). The movie will be used for touristic aims: to focus the attention on the archaeological site and to help visitors in understanding the ruins. Il castello di Torre dei Sicconi sorge sulla collina che sovrasta a Sud l'abitato di Caldonazzo, in Valsugana - Trentino. Venne fondato agli inizi del XII sec. con concessione vescovile ai figli di Varimberto di Caldonazzo. Dell'antico maniero rimangono oggi solo pochi ruderi a seguito di due eventi bellici che hanno pesantemente danneggiato la sua struttura. Verso la fine del XIV secolo, infatti, il castello subì l'assedio da parte degli Scaligeri che portò ad una parziale demolizione del complesso. Dei pochi edifici sopravvissuti, sufficienti a garantire nei secoli successivi la sola presenza di una piccola guarnigione, il principale era sicuramente la torre, che dovette ricoprire almeno una valenza simbolica per la popolazione locale che la elesse a stemma del paese. Sfortunatamente durante la Prima Guerra Mondiale il mastio venne considerato dal comando austro-ungarico un ottimale punto di trilaterazione per l'artiglieria italiana e di conseguenza venne abbattuto dal genio militare. Le ricerche sul sito hanno avuto inizio nel 2006 con una campagna di scavo che ha portato all'individuazione di numerosi tratti murari antichi e del quadrilatero dell'antica torre, che si preservava per un'altezza di quasi due metri. Le campagne di scavo si sono protratte anche nei due anni successivi e si sono

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concluse prima con un intervento di restauro e consolidamento delle murature e successivamente con la realizzazione di un parco archeologico visitabile. La caratteristica del sito, poco leggibile per i non addetti ai lavori , ha spinto la Soprintendenza a ricercare altre strade per valorizzare e divulgare il bene archeologico affidando alla ditta Arc-Team un progetto di ricostruzione tridimensionale del castello. Il progetto è iniziato con un'approfondita analisi della documentazione di scavo, rielaborando i dati digitali delle differenti campagne e riportandoli in un unico sistema cartografico (UTM F32N). Ai dati grezzi sono stati aggiunti i livelli informativi provenienti da diverse tipologie di fonti: dati storici d'archivio (es. codex Wanghiuanus), studio dei reperti (tesi di specializzazione della dott.ssa Ester Zanichelli) e fonti iconografiche dirette (stampe e fotografie della torre) ed indirette (immagini di analogo periodo e area culturale). La seconda fase del progetto è stata spesa direttamente sul sito con una campagna di rilievo tridimensionale, con tecniche di Structure from Motion e Image-Based Modeling, sia delle strutture murarie (ottenuta da terra) che dell'intera collina (ottenuta con riprese aeree da drone). I dati così ottenuti, la ricerca storica e il rilievo dello stato attuale del rudere, sono stati impiegati per formulare ipotesi ricostruttive delle dimensioni e delle suddivisioni interne dell'antico maniero, a cui è stato in seguito dato forma dentro ad un contesto di realtà virtuale. Ottenuto un modello verosimile, l'ultima fase del progetto prevede la realizzazione di strumenti di divulgazione che portino attenzione sul sito, ma che allo stesso tempo lo rendano più comprensibile per il pubblico. In quest'ottica è stata realizzata un'ulteriore ripresa video da drone su cui è stato montato con camera tracking il modello virtuale del castello. Il video è accessibile al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=_zeCFNdvRP0#t=19 Allo stato attuale sono al vaglio altre soluzioni che verranno installate in una postazione informatica dentro al centro di informazione turistica presente sul sito. SOFTWARE ArcheOS, Grass, QGIS, OpenJUMP, Python Photogrammetry Toolbox, MicMac, MeshLab, CloudCompare, Blender. LICENZE Dati archeologici: secondo l'archivio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Archeologici della Provincia Autonoma di Trento. Modello 3D: CC BY LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://arc-team-openresearch.blogspot.it/2013/12/caldonazzocastle-from-ruins-to.html http://arc-team-openresearch.blogspot.it/2013/12/from-droneaerial-pictures-to-dem-and.html

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FACCE. I MOLTI VOLTI DELLA STORIA UMANA. UNA MOSTRA OPEN SOURCE

Nicola Carrara – Museo di Antropologia di Padova

Telmo Pievani – Università di Padova Alessandro Bezzi – Arc-Team s.r.l.

Luca Bezzi – Arc-Team s.r.l. Cicero Moraes – Arc-Team s.r.l.

Moreno Tiziani – Antrocom After the success of the Taung Project , focused on the forensic facial reconstruction of the famous fossil of Australopithecus africanus, the Museum of Anthropology of Padua started a new collaboration with the partners ( Antrocom , Arc -Team, and the Museum of Anthropology, University of Padua) to organize an exhibition that intends to retrace the footsteps of this experiment in open research, in order to introduce the same philosophy in museal contexts. The exhibition will take place in Padua ( Cultural Center Altinate / S. Gaetano ) and it will be divided into six main sessions, oriented to archeology, evolutionary anthropology, ethnology and forensic science: During the preparation of the exhibition will only FLOSS will be used and some installations will be created with open hardware. All the material produced for the exhibition will be released under open licenses (CC- BY), along with the material that the event will inherit directly from the Taung Project and other researches derived from it. Furthermore, in order to grant a wide and public participation to the event, some data acquisition campaigns are planned, with crowdsourcing techniques (under CC-BY), while certain subprojects related to exposure will be financed through crowd-funding. In seguito al successo del Taung Project, orientato alla ricostruzione facciale forense del noto fossile di Australopithecus africanus, su iniziativa del Museo di Antropologia dell'Università di Padova, gli enti coinvolti (Antrocom, Arc-Team, Museo di Antropologia e Università degli Studi di Padova) si sono attivati nell'organizzazione di una mostra di più ampio respiro, che intende ripercorrere il solco tracciato da questo esperimento di open research ad introdurre la stessa filosofia in ambito museale. L'esposizione avrà luogo a Padova (Centro Culturale Altinate/S. Gaetano) e si articolerà in sei sessioni principali orientate all'archeologia, all'antropologia evoluzionistica, all'etnologia e alle scienze forensi. Nel corso dell'allestimento verranno utilizzati unicamente FLOSS e verranno create installazioni basate sull'open hardware. Tutto il materiale prodotto per l'esposizione verrà rilasciato con licenze aperte (CC BY), assieme al materiale che l'evento erediterà direttamente dal Progetto Taung e dalle ricerche da esso derivati. Inoltre, al fine di una maggior partecipazione da parte del pubblico verso l'evento, sono previste campagne di acquisizione dati basate su tecniche di crowdsourcing (con licenza CC BY), mentre determinati sottoprogetti connessi all'esposizione verranno finanziati tramite crowdfunding. SOFTWARE ArcheOS (GPL), PPT (GPL 3), CloudCompare (GPL), MeshLab (GPL), Blender

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(GPL), InVesalius (GPL), Inkscape (GPL), jsc3d (MIT), Cura (GPL), RepRap (GPL), OpenSpace3D (LGPL), openFrameworks (MIT). LICENZE Testi: CC BY LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO https://www.facebook.com/sefsgdz/

PROSPETTIVE SULL'UTILIZZO DEL BUILDING INFORMATION MODELLING

(BIM) IN ARCHEOLOGIA

Alberto Licheri – Studio Licheri Architettura In recent years the impact of new technologies has been very strong in the way of representing the archaeological heritage. A possible evolution of computer-basedvisualization applied to archeology is the introduction of BIM (Building Information Modelling). Building Information Modeling (BIM), based on Industry Foundation Classes (IFC) data model, is a process involving the generation and management of digital representations of physical and functional characteristics of places. Building Information Models are files which can be exchanged or networked to support decision-making about a place. The Industry Foundation Classes (IFC) data model is a neutral and open specification that is not controlled by a single vendor or group of vendors. It is an object-based file format with a data model developed by building SMART (formerly the International Alliance for Interoperability, IAI) to facilitate interoperability in the architecture, engineering and construction (AEC) industry, and is a commonly used collaboration format in Building information modeling based projects. The IFC model specification is open and available. It is registered by ISO and is an official International Standard ISO 16739:2013. IFC defines an express based entityrelationship model consisting of several hundred entities organized into an objectbased inheritance hierarchy. Also the European Parliament voted to modernize European public procurement rules by recommending the use of electronic tools such as building information electronic modelling, or BIM, for public works contracts and design contests. The adoption of the directive, officially called the European Union Public Procurement Directive (EUPPD) means that all the 28 European Member States may encourage, specify or mandate the use of BIM for publicly funded construction and building projects in the European Union by 2016. The UK, Netherlands, Denmark, Finland and Norway already require the use of BIM for publicly funded building projects. L'archeologia virtuale ha subito un'evoluzione significativa negli ultimi anni, grazie allo sviluppo di software e sistemi hardware sempre più performanti ed allo stesso tempo accessibili, sia in termini di semplicità di utilizzo che in termini economici. Talvolta le immagini iper-realistiche computer-based, molto suggestive e ben fatte, hanno portato ad un'interpretazione univoca e rigida, che non si presta ad ulteriori considerazioni e approfondimenti. Queste

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immagini poi sono risultate talora non perfettamente aderenti rispetto alle risultanze del sito e alla documentazione di scavo. A fronte di ciò una possibile evoluzione della computer-based-visualization applicata all'archeologia è rappresentata dalla possibilità di poter dialogare e interrogare i modelli tridimensionali prodotti, in modo da poterli anche modificare rispetto alle nuove acquisizioni e alle diverse interpretazioni, anche attraverso l'utilizzo della tecnologia BIM (Building Information Modelling), il modello di dati e informazioni che costituiscono un edificio. Un'archeologia virtuale che possiamo definire come intelligente, una “Archeologia SMART”, che al contrario dell'archeologia virtuale “classica”, consente di interagire con il modello tridimensionale della ricostruzione grafica. Un BIM può contenere infatti qualsiasi informazione riguardante l'edificio o le sue parti. Un modello 3D della geometria di un manufatto utilizzato solo per simulazioni grafiche (renderings) non può essere considerato BIM. Le informazioni più comunemente raccolte in un BIM riguardano la localizzazione geografica, la geometria, le proprietà dei materiali e degli elementi tecnici, le fasi di realizzazione dell'intervento, le operazioni di manutenzione successive alla conclusione dell'opera. Il sistema BIM si basa sul formato IFC (Industry Foundation Classes) che è un formato a specifica aperta (open source) e non è sotto controllo da parte di nessun fabbricante di software. Il formato di file IFC garantisce di fatto l'interoperabilità tra applicazioni software con certificazione IFC e riduce la perdita di informazioni in seguito alla trasmissione dei file. È un formato stabile e che ha carattere di standard internazionale, poiché a norma ISO/PAS 16739. Le IFC permettono di rappresentare un oggetto, le sue proprietà e le sue relazioni con gli altri oggetti che compongono un manufatto. È possibile per esempio rappresentare un'apertura in rapporto al muro in cui è collocata, oppure un muro e i componenti che lo costituiscono. Sebbene la sorgente sia aperta, allo stato attuale non c'è ancora un forte sviluppo dei software BIM per la modellazione del tipo open source, ma vista la diffusione molto rapida e l'utilizzo di questi sistemi in campo architettonico, è probabile che a breve i software BIM open source attirino un maggiore interesse rispetto allo sviluppo di sistemi tradizionali CAD / CAM e di modellazione tridimensionale standard. Lo stesso Parlamento europeo il 15 gennaio 2014 ha approvato la European Union Public Procurement Directive (EUPPD), la direttiva sugli appalti pubblici per le opere di ingegneria ed architettura, che introduce il metodo BIM. L’adozione della direttiva comporta che i 28 Stati europei membri possono incoraggiare, specificare o imporre l’utilizzo del BIM per i progetti edili finanziati con fondi pubblici nell’Unione europea a partire dal 2016. Inghilterra, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia e Norvegia richiedono già l’utilizzo del BIM per i progetti edili finanziati con fondi pubblici. Un indizio di questo prossimo futuro sviluppo è dato dalla presenza di visualizzatori e importatori open source del formato IFC, come per esempio BIM Server, BIM Surfer, XBIM, IFC Open Shell. Questi strumenti consentono sia di visualizzare dei modelli creati con software BIM e allo stesso tempo permettono di interrogare le caratteristiche e gli elementi costituenti il modello. Il traduttore IFC Open Shall è stato

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sviluppato per importare file Ifc all'interno di software di modellazione 3D molto noti e già ampiamente utilizzati, come per esempio IfcMax per 3D Studio Max o IfcBlender per il modellatore Open Source Blender. SOFTWARE All'interno della ricerca è stato utilizzato il software xBIM Toolkit (eXtensible Building Information Modelling) per presentare le potenzialità dei visualizzatori / interrogatori BIM open source. LICENZE Testi: CC BY

MAKING MOVIES: NUOVE FRONTIERE PER LA COMUNICAZIONE AUDIOVISIVA DEL PASSATO

Massimiliano Forlani – E.V.O.C.A. s.r.l.

Claudio Rufa – E.V.O.C.A. s.r.l. Augusto Palombini – CNR-ITABC

Eva Pietroni – CNR-ITABC Today's technology allows archaeologists to produce low budget high quality movies – technically similar to cinema productions, using almost completely FLOS software. Indeed, scholars have even the advantage, in comparison to movie industry, of the easy availability of a large number of specialists in recostructing past features (clothes, objects, etc.). Many aspects of the movie making process are in fact easy and quite cheap to be faced: craftsman creation of clothes and objects, use of professional actors, availability of software tools. The crucial aspect to be reached is the specific expertise in the movie making activities, which certainly requires training but may as well imply new perspectives of job placement for next generation archaeologists. Certainly, there are clear limits for such activities, consisting in the length and complexity of productions: if they're too high costs and difficulties arise well over the treshold of scholars' skills. But for short dissemination movies high quality and low costs are absolutely possible. The paper presents some works performed by VH Lab of CNR-ITABC team in the last ten years (Salerno Archeologica, Villa di Livia, Villa di Livia Reloaded, Etruscanning, Keys2Rome, Valle del Tevere), showing the progress in movie making, up to the latest experiments of professional actors playing on green screen and immersion in VR scenarios, modeled according to transparent scientific criteria. Such a review allows to understand the path towards complex works, together with a costs breakdown, and a software (commercial and open) review to compare their effectiveness. The paper shows as well the process of scholars' philological research to reach textual and clothes reliable products. La diffusione e divulgazione dei dati archeologici attraverso una comunicazione efficace e una capacità di narrazione storica del passato è certamente una

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necessità del nostro tempo, sia in termini di accrescimento della consapevolezza collettiva, sia come stimolo a un'apertura e una condivisione sempre maggiore delle informazioni detenute da istituzioni non sempre sensibili a queste esigenze. L'utilizzo di applicazioni interattive è ormai discretamente attestato in archeologia, meno frequenti trattazioni specifiche sull'uso di tecniche per le realizzazioni audiovisive, che comunque sono state toccate nel solco di ArcheoFOSS (cfr. F.Ripanti, ArcheoFOSS 2012). I mezzi oggi disponibli ci mettono in condizione di realizzare produzioni di qualità molto elevata (tecnicamente paragonabile ai livelli cinematografici) con costi estremamente ridotti, software quasi completamente FLOSS, e con un vantaggio rispetto all'industria tv/cinema: la facilità per la comunità degli studiosi di reperire al proprio interno consulenze di elevatissima competenza sulla cultura materiale da rappresentare (abiti, accessori, etc.), elemento questo che il mondo cinematografico utilizza solo per le produzioni di altissimo livello (e non sempre). Quattro aspetti fondamentali di questo tipo di attività sono infatti oggi soddisfabili a costi molto bassi: - il lavoro di artigiani per produrre abiti, calzature, accessori: se guidato da esperti della cultura materiale antica ha costi contenuti. - L'utilizzo di attori professionisti (con esperienze cinematografiche e teatrali), a dispetto di quanto si possa pensare, ha anch'esso costi non elevati. - Il software è quasi completamente costituito da catene operative FLOSS. - Il nodo dell'expertise specialistico è forse l'ultimo punto cruciale per quegli aspetti (scrittura, regia, fotografia), che comporta certamente un opportuno training, ma puo' anche costituire una fonte di nuove prospettive formative e occupazionali per gli archeologi. Chiaramente ci sono dei limiti, costituiti dalla durata e dalla complessità: oltre una certa soglia di durata e articolazione del plot non è pensabile spingersi, per varie ragioni cui si puo' supplire solo coi grandi investimenti dell'entertainment, ma ai fini di una corretta e avvincente divulgazione e' possibilissimo realizzare prodotti di elevata qualità a costi assai ridotti. L'intervento presenta una rassegna dei lavori degli ultimi dieci anni del VH Lab del CNR-ITABC (Salerno Archeologica, Villa di Livia, Villa di Livia Reloaded, Etruscanning, Keys2Rome, Valle del Tevere), mostrando le evoluzioni nel campo specifico dell'audiovisivo, fino agli ultimi esempi di riprese in green screen con immersione di attori reali (professionisti) in ambienti ricostruiti secondo una logica di rigoroso approccio alla trasparenza del dato. Si illustra in questo modo il percorso progressivo verso realizzazioni sempre più complesse, un'analisi dei costi di queste realizzazioni e una rassegna dei software, commerciali e aperti, utilizzabili lungo le varie fasi produttive, con relativa analisi dell'effettiva funzionalità nonché delle catene di lavoro seguite, utilizzando le competenze di esperti per la realizzazione di manufatti scientificamente coerenti ed esemplificandone gli aspetti di ricerca filologica per le creazioni testuali e di abbigliamento.

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SOFTWARE Audacity (OS), 3DstudioMax (comm), Blender (OS), KDEnlive (OS), After Effects (comm), Unity 3D (comm.), Gimp (OS). LICENZE CC BY-ND

LE API DI EUROPEANA COME ESEMPIO DI INTEGRAZIONE E RAPPRESENTAZIONE DELLE RISORSE CULTURALI

Matteo Lorenzini – Independent Researcher

Cultural Heritage (CH) data is syntactically and semantically heterogeneous, multilingual, semantically rich, and highly interlinked. It is produced in a distributed, open fashion by museums, libraries, archives, and media organizations, as well as individual persons. Managing publication of such richness and variation of content on the Web, and at the same time supporting distributed, interoperable content creation processes, poses challenges where traditional publication approaches need to be re-thought. Application of the principles and technologies of Linked Data and the Semantic Web is a new, promising approach to address these problems. The development is leading to the creation of large national and international CH portals, such as Europeana, to large open data repositories, such as the Linked Open Data Cloud, and massive publications of linked library data in the U.S., Europe, and Asia. Cultural Heritage has become one of the most successful application domains of Linked Data and Semantic Web technologies. This paper talking about the application of APIs provided by Europeana in order to allow the integration of metadata and digital content in third parts and different web applications. I will present my solution concerning the development of a web framework in Python able to allow specifical query based on general “topics” instead the classical interaction based on Europeana Data Model. Le API (Application Programming Interface) possono assumere diverse “forme”: possono essere delle librerie di funzioni che permettono al programmatore di interagire con un programma o una piattaforma software o, una serie di “chiamate” a parti di un programma o web service che uno sviluppatore può utilizzare per abbreviare il suo lavoro. E si possono utilizzare per espandere le funzionalità di programmi, applicazioni e piattaforme di vario genere (software e non solo). Contestualmente e relativamente al dominio delle Digital Humanities, le API possono essere utilizzate per integrare i contenuti di archivi digitali e digital libraries in web application o terze parti in modo così da facilitarne la consultazione ed aumentare il bacino di utenza. Possiamo trovare un esempio di tale tendenza nella digital library europea Europeana. Quest'ultima, ha avviato a partire dal 2011 un programma di sviluppo ed integrazione di API in modo da integrare i contenuti digitali in altre applicazioni web, rispondendo a quelli che sono due dei propositi fondamentali del progetto di engaging e distributing dei contenuti digitali gestiti dalla digital

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library.Fino ad ora, sono state sviluppate due diverse tipologie di APIs che hanno dato origine a diverse applicazioni: la prima è caratterizzata da un API REST che espone i metadati in formato JSON mentre, la seconda, da uno SPARQL-endpoint che espone i metadati in formato RDF arricchito con le classi proprie dell'Europeana Data Model. Il progetto che vado a presentare con questo mio contributo ha come oggetto lo sviluppo di un framework utilizzando le API messe a disposizione da Europeana. Lo scopo principale della soluzione è quella di interagire con i metadati e contenuti digitali ad un livello di concettualizzazione più alto rispetto alle classi imposte dall'Europeana Data Model in modo cosi da permettere sia all'utente che allo sviluppatore di poter effettuare delle ricerche basate su “temi” e concetti che permettano anche a chi non è direttamente content provider di Europeana, ma ne fornisce i contenuti, di poter riutilizzare ed integrare i metadati che mette a disposizione. Lo sviluppo ha interessato anche la definizione di un interfaccia grafica che favorisca la visualizzazione delle immagini digitalizzate piuttosto che i metadati come accade nella versione desktop di Europeana. La definizione del framework si basa esclusivamente sull'utilizzo di Pyhton con la libreria Flask. Tale soluzione risulta particolarmente performante in caso di chiamate su protocollo REST come quelle oggetto del progetto che vado a presentare. SOFTWARE Python

ANALISI STATISTICHE E GEOSTATISTICHE CON PYARCHINIT: PRIMA SPERIMENTAZIONE

Enzo Cocca – Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”

Luca Mandolesi – adArte Analysis of spatial distribution of archaeological records integrated by geostatistical technique plays a primary role in prehistoric archaeology for a deeper knowledge of layers of human frequenting. In this work we present an approach by integrating statistics, database and GIS open source tools in an one-solution instrument based on QGIS desktop environment. Since archaeology is an intrinsically spatial discipline, we utilized a spatial quantitative approach like the multivariate geostatistics, which is typically dedicated to mining and environmental analysis, in order to the study of an important archaeological site in the northern Italy (Fumane cave, Verona, Italy), by managing the quantitative fieldwork information as regionalized variables. Therefore, we evaluating interesting spatial correlations by imposing linear coregionalization models on experimental semivariograms and cross-semivariograms, usual geostatistical tools. Moreover, we carried on such analysis by creating an tool that integrates several powerful R libraries such as Gstat for spatial distribution analysis of data implemented in DBMS PostgresSql with Postgis extension. Analyses performed on Fumane cave's fauna for several chronologic layers show interesting ways for spatially

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handling the cave regarding to the categories of studied fauna, opening new perspectives to quantitative archaeological studies. Le analisi di distribuzione spaziale su record archeologici, integrati con tecniche geostatistiche, giocano un ruolo fondamentale nell'archeologia preistorica soprattutto per approfondire le conoscenze dei livelli archeologici di frequentazione umana. In questo lavoro si presenta un approccio metodologico integrando statistica multivariata, database e gis, tutto in un'unica soluzione software. Dal momento che l'archeologia è una disciplina intrinsecamente spaziale, dal punto di vista delle geoscienze, abbiamo utilizzato un approccio quantitativo spaziale come le geostatistica multivariata , che in genere è applicato al settore minerario e ambientale, per lo studio di un importante sito archeologico nel nord Italia (Grotta di Fumane, Verona, Italia), gestendo le informazioni quantitative sul campo come variabili regionalizzate. Così facendo abbiamo valutato interessanti correlazioni spaziali, imponendo modelli di corregionalizzazioni lineari su semivariogrammi sperimentali e cross- semivariogrammi. Inoltre, abbiamo continuato tale analisi con la creazione di uno strumento che integra diverse librerie di R, come Gstat, per l'analisi della distribuzione spaziale dei dati implementate in DBMS PostgreSQL con estensione Postgis. Le analisi eseguite sulla fauna di Grotta di Fumane mostrano interessanti modi per gestire spazialmente la grotta in merito alle categorie di fauna studiati , aprendo nuove prospettive per studi quantitativi archeologici. SOFTWARE Pyarchint, Qgis, Postgresql, Postgis, R. LICENZE Testi: CC BY Dati presentati: closed. LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO https://sites.google.com/site/pyarchinit/  http://pyarchinit.blogspot.it/

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L’INTEGRAZIONE TRA I SISTEMI INFORMATIVI ARCHEOLOGICI E LE

KNOWLEDGE BASE: L’ESPERIENZA DI SITAR

Arjuna Cecchetti – Progetto SITAR (SSBAR) Federica Lamonaca – Progetto SITAR (SSBAR)

On occasion of the 2013 edition of ArcheoFOSS, the SITAR Project has presented the first steps towards the realization of a Knowledge Base dedicated to the Archaeological Information System of Rome. After a year it is interesting to present a view on the progress of this platform, and on the perspectives on the use of all this information: the documents and archaeological data offered by the Archaeological Superintendency of Rome. The SITAR Knowledge base was created to promote collaborations with different partners and to facilitate the dialogue and interaction of the users with the Information System. The project itself intends to be a meeting-point between the Institution, that has the objective to preserve, organize and represent the archaeological data, and all the parties that need to use and reuse them. The dialogue is well-supported also by a wiki environment, with a SITAR-glossary with official definitions of the specific terms of the project and with a wiki open to the contributions of the different specialist users. This paper intends to stress the SITAR Knowledge Base function as a system for open content management and as a dissemination instrument for archaeological and technical knowledge, at the same time creating constant two-way traffic for the construction and sharing of new archaeological knowledge. In occasione dell'edizione 2013 di ArcheoFOSS, il Gruppo di lavoro del Progetto SITAR ha presentato le prime fasi di realizzazione e di sperimentazione di una knowledge base dedicata al Sistema Informativo Territoriale Archelologico di Roma. Tali attività sperimentali si sono focalizzate principalmente sulla verifica delle opportunità di utilizzo del software open source Moodle. Ad un anno di distanza si ritiene importante presentare una panoramica sullo stato di avanzamento di questa estensione funzionale del Progetto SITAR, concentrando l’attenzione sulle prospettive di utilizzo di tale piattaforma per la comprensione e la fruizione di tutti i documenti progettuali e i dati archeologici messi a disposizione dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, e, inoltre, per il supporto delle interazioni degli utenti con il sistema e tra loro stessi ai fini del miglioramento complessivo del SITAR. Il SITAR è un sistema di organizzazione e rappresentazione dei dati archeologici della Soprintendenza finalizzato alla conoscenza e tutela del patrimonio archeologico, e alla pianificazione territoriale. Obiettivi che si possono raggiungere solo attraverso una reale collaborazione partecipativa con altri enti pubblici e di ricerca. In tal senso, la sperimentazione di una knowledge base quale piattaforma di gestione di contenuti tecnici, concettuali e scientifici, è nata proprio per favorire questo tipo di collaborazioni, e per agevolare il dialogo e l’interazione con un Sistema Informativo che si pone come punto di incontro tra chi ha il compito istituzionale di conservare, organizzare e rappresentare i dati pubblici e chi ne

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richiede la fruizione a vario titolo. SITAR Knowledge Base, dunque, intende offrirsi agli utenti quale strumento mediatico dinamico, costruito su diversi livelli informativi per assecondare le esigenze conoscitive dei principali gruppi di utenza del Sistema. Entrando nel dettaglio, la piattaforma è stata pensata per accogliere la mole di documenti concettuali e tecnici che rappresentano gli step di avanzamento del Progetto: come ad esempio le schede dedicate alla definizione dei livelli logici dell’architettura informativa (Origini dell'Informazione, Partizioni Archeologiche, Unità Archeologiche e Decreti di Tutela) e i documenti tecnici descrittivi della piattaforma tecnologica del SITAR. Il dialogo con l’esterno si avvale di un ambiente wiki pensato su un doppio binario, che prevede da una parte un glossario ufficiale SITAR che registra le definizioni, le voci e i concetti specifici del Progetto; dall’altra un ambiente wiki dai contenuti analoghi, aperto alla contribuzione esterna di utenze specialistiche, provenienti anche da differenti settori disciplinari. Nell’ambito di questa proposta di contributo, si intende sottolineare l'importanza del ruolo di una knowledge base per una gestione dei contenuti che divenga gradualmente aperta ad altre realtà e sia rivolta a differenti utenze, quale strumento di informazione e di disseminazione della conoscenza archeologica e tecnologica, e quale ambiente di dialogo e interscambio che migliori complessivamente l’orientamento e gli sviluppi futuri del Progetto SITAR, sostenendo allo stesso tempo un circuito virtuoso di creazione e condivisione di nuova conoscenza archeologica. SOFTWARE CMS Moodle LICENZE Testi: CC BY-SA Dati presentati: CC BY-SA LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://sitarmoodle.archeoroma.beniculturali.it/

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Barcamp: comunicazione e riuso dei dati

L'ARCHEOLOGIA IN 140 CARATTERI

Marina Lo Blundo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Giuliano De Felice – Università di Foggia Anna Marras – Independent Researcher

If today archeology is a global discipline, it is also due to the increasing use of “social web”. Social networks and social media are widely distributed free tools that allow a widespread dissemination of news, theories and moods. The "simplification" of the language allows to reach wider target audience and make "participatory" the knowledge. In other words they are used to create a network among experts and enthusiasts, and -not least- to bring the complex world of archaeology to a wider audience. How does the community of archaeologists and cultural heritage experts use these tools? If there are many successful blogs and archeobloggers, lately there is also an increasing number of official (and not only) 'social' accounts of artefacts, museums and archaeological sites, and even accounts of live-excavation. The BarCamp aims to explore the social network professional use and debate how these kinds of tools promote ideas and also scientific information sharing. The focus will be on Twitter, behind the limit of 140 words, because Twitter Cultural Heritage users enhance up more than other social networks. In order to encourage the participation of the web community the hashtag #AFossCamp will be used for live tweeting during the BarCamp. Se oggi l’archeologia è una disciplina sempre più globale, lo si deve anche al crescente utilizzo di formule e strumenti di comunicazione globali quali i social network e i social media: sono strumenti free, offrono ampi margini di azione, hanno un’ampia diffusione e permettono una divulgazione più rapida e capillare di teorie e notizie ma anche di opinioni e stati d’animo. Inoltre la “semplificazione” del linguaggio permette di raggiungere target di utenti maggiori e di rendere “partecipativa” la conoscenza. In altre parole servono a fare rete fra gli esperti e gli appassionati, ma anche ad avvicinare il complesso mondo dell’archeologia ad un pubblico sempre più vasto. In che modo la comunità di archeologi e di operatori dei beni culturali usa questi strumenti? Se ormai sono diversi i blog e gli archeoblogger che con successo parlano di archeologia e patrimonio culturale, sono, soprattutto ultimamente, in aumento i profili ‘social’ ufficiali (e non solo…) di reperti ed oggetti d’arte, di musei ed aree archeologiche, e anche di campagne di scavo che vengono raccontate in tempo reale. Il filo conduttore di questo BarCamp vuole essere quello di una riflessione sull’uso professionale dei social network e sulle modalità che questi offrono per la condivisione in rete non solo di idee ma anche di dati scientifici. I riflettori saranno puntati principalmente su Twitter e sul suo utilizzo sempre

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maggiore, nonostante il “limite” di espressione di 140 caratteri. Ovviamente per rispettare lo spirito del BarCamp saranno i partecipanti a condurre il flusso del discorso, portando esperienze, riflessioni e spunti. Si affronteranno le potenzialità dei diversi social network e di Twitter in particolare, quale strumento di divulgazione archeologica. Per rispettare il tema presentato, il BarCamp sarà accompagnato da un livetweeting tramite #AFossCamp che porterà direttamente e in contemporanea sulla rete il confronto che si sviluppa in sala. L’utilizzo dell’ #AfossCamp sarà poi fondamentale nella composizione della storia della non conferenza grazie allo strumento Storify. La proposta che si presenta ad Archeofoss nasce dall’esigenza di confrontarsi con i canali di comunicazione online che oltre a calzare perfettamente i principi della filosofia “open” si configurano, se utilizzati in modo corretto e consapevole, come ottimi strumenti di divulgazione, condivisione e partecipazione della conoscenza.

RIUSO DEI DATI IN ARCHEOLOGIA. UN ANNO DOPO

Valeria Boi – Università di Sassari Anna Marras – Independent researcher

Cettina Santagati – Università di Catania During last Archeofoss edition in 2013, our Barcamp on the reuse of data in archaeology brought to light several proposals criticalities and real food for thoughts. The discussion highlighted the extremely heterogeneous positions and requirements of involved stakeholders: public administrations, universities, practitioners, citizens. A year later the event, it could be very useful to draw up an appraisal and to restart the debate on these themes by proposing once again the collaborative non-conference

formula (http://it.wikipedia.org/wiki/BarCamp). This year we propose to enhance the discussion by using social networks in order to increase the interaction between attendees and, also, to allow internet users to express their point of view. This year the debate could start from the different sub themes emerged last year as: the open data definition, open access forms, issues related to format and extension, so that attendees will be more involved and motivated towards new inputs and reflections. Related to the “unconference” we will propose a survey, available on Archeofoss website, and fillable also during the workshop. The survey is inspired by Project Mappa Survey launched last year, that enhanced the issues related to open data in Archaeology and drawed the fuzzy status mainly about intellectual property. The poll goal is to draw up the italian framework on data reuse according to the related subthemes: open data, open access, open format, best practices for data output, archiving and sharing online. L’esperienza del Barcamp sul riuso dei dati in archeologia nell’edizione 2013 di Archeofoss ha fatto emergere diversi spunti di riflessione, criticità e proposte ed ha evidenziato le posizioni e le esigenze estremamente differenziate delle categorie coinvolte: pubblica amministrazione, università, professionisti, cittadini. Ad un anno dall’evento, ci sembra di grande utilità tracciare un

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bilancio e riprendere il confronto su questi temi, proponendo ancora una volta la formula della non conferenza collaborativa (http://it.wikipedia.org/wiki/BarCamp), che sarà arricchita quest’anno dall’utilizzo dei social network, in modo da aumentare l’interazione tra i presenti e consentire anche a chi non è in sala di portare il proprio punto di vista. Il punto di partenza della discussione può essere rappresentato dai vari sottotemi che sono emersi e che hanno animato il dibattito dell’edizione precedente - la definizione di open data, le forme dell’open access, le problematiche dei formati, al fine di coinvolgere e stimolare i partecipanti alla ricerca di nuovi input e percorsi di riflessione su un tema tanto dibattuto, ma che ancora stenta a trovare soluzioni univoche. Collegato alla “non conferenza” proponiamo un sondaggio online, che sarà inserito sulla piattaforma di Archeofoss, compilabile anche durante il workshop, i cui primi esiti verranno resi noti durante il Barcamp stesso. Il sondaggio ha la finalità di avere un’istantanea sulla percezione delle diverse tematiche sul riuso dei dati da parte dei vari attori coinvolti: il riferimento più recente è il sondaggio promosso nel 2013 nell’ambito del Progetto Mappa di Pisa, i cui esiti dimostrano che c’è ancora molta confusione in merito alle licenze d’uso, che c’è diffidenza nelle modalità open sia sulla qualità dei dati che, ancor più, per la paternità intellettuale degli stessi, sono tanti quelli che sostengono che agli open data debba essere associato un DOI (Digital Object Identifier), che consente di associare in maniera univoca il documento all’autore. L’indagine vuole offrire un quadro di quali siano le modalità e le forme ritenute più adatte per il riuso dei dati in archeologia, analizzando non solo il livello di consapevolezza di cosa significhi produrre e utilizzare open data, ma anche quali siano le esigenze e le criticità in termini di formati e di licenze, aspetti che interessano diversi livelli di utenza, e quali siano le “best practices” per la produzione/consegna dei dati, la loro archiviazione e la loro diffusione in rete.

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Normative, catalogazione e valorizzazione 

 

VERSO GLI OPEN DATA: L'ICCD E GLI STANDARD NAZIONALI. ALCUNE RIFLESSIONI PER UN QUADRO METODOLOGICO CONDIVISO

Maria Letizia Mancinelli – MIBACT

Antonella Negri – MIBACT Within the Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT) and as established by the italian cultural heritage laws, the Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) coordinates procedures and tools for cataloging and documenting archaeological, architectural, landscape, historic, artistic and demoethnoanthropological heritage. This institutional task remains essentially unchanged since the creation of MIBACT in 1975. ICCD has consistently focused its operational policies towards the “dialogue” with others involved in management of cultural heritage (other offices of MIBACT, Regions, Italian Episcopal Conference, Universities and Research Institutions and, more recently, Foundations and private associations).The need to identify rules and ways of sharing knowledge in the world of cataloging heritage has become a priority with the “computer revolution”. In the 1990s the first definitions of standard models for the acquisition of data and the protocols for the exchange of information were established, tools that have gradually evolved into to the current system of regulations.The attention to open data/ linked open data is for ICCD the natural outcome of an institutional process always set to comparing and sharing knowledge. With the development of SIGEC (General Catalog Information System), which allows the management of the entire production process of cataloging, ICCD facilitates interoperability with external systems and the information process for public use of data.In the present contribution strategies and tools developed by the ICCD are illustrated, based on its experience and aimed to the widest sharing of knowledge.

Nell’ambito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e di quanto previsto dalla normativa vigente in materia di beni culturali, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione svolge funzioni di coordinamento per la definizione delle procedure e degli strumenti per la catalogazione e la documentazione del patrimonio archeologico, architettonico e paesaggistico, storico artistico e demoetnoantropologico. In ragione di tali compiti istituzionali, rimasti nella sostanza invariati dall’epoca della sua creazione (1975) ad oggi, l’ICCD ha costantemente indirizzato le proprie politiche operative verso il ‘colloquio’ con gli altri soggetti impegnati nel settore dei beni culturali: in primo luogo gli altri Istituti del Ministero e le Regioni, ma successivamente anche la Conferenza Episcopale Italiana, le Università e gli enti di ricerca e, più recentemente, anche le fondazioni e le associazioni private.

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L’esigenza di individuare regole e modalità di lavoro per condividere le conoscenze sul patrimonio è emersa in modo deciso all’epoca della ‘rivoluzione informatica’ nel mondo della catalogazione: risalgono infatti agli anni ‘90 le prime definizioni di modelli standard per l’acquisizione dei dati e le prime formulazioni di protocolli per l’interscambio delle informazioni, strumenti che si sono via via evoluti, raffinati ed arricchiti, fino all’attuale apparato di normative. L’attenzione agli argomenti open data/linked open data costituisce quindi per l’ICCD il naturale esito di un iter istituzionale da sempre impostato al confronto e alla condivisione. Con la realizzazione del Sistema Informativo Generale del Catalogo, che consente di gestire l’intero processo di produzione dei dati catalografici, garantendone la qualità e l’omogeneità, l’Istituto si è dotato di apposite funzioni e tecnologie per agevolare l’interoperabilità con sistemi esterni e per elaborare le informazioni per la fruizione pubblica. Con il presente contributo si intende illustrare in sintesi alcuni aspetti che riguardano le strategie e gli strumenti messi a punto dall’ICCD per contribuire con la propria esperienza e competenza alla libera circolazione delle conoscenze. LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO www.iccd.beniculturali.it

BENI CULTURALI OPEN E DIRITTO

M. Ciurcina – StudioLegale.it

Recenti modifiche normative favoriscono la diffusione da parte delle Pubbliche Amministrazioni di open data. Il percorso verso la creazione e diffusione di open data sconta la necessità di tenere conto dei diritti dei terzi: diritto d'autore e diritti connessi, privacy ed altri diritti su beni immateriali. Quando si tratta di beni culturali lo scenario è arricchito dalla necessità di tenere conto delle norme di settore, in particolare, del diritto di riproduzione dei beni culturali, la cui disciplina è in corso di cambiamento. Recent changes in legislation favor the spread by the Public Administrations of open data. The path to the creation and dissemination of open data reflects the need to consider the rights of third parties: copyright and related rights, privacy and other rights on intangible assets. When it comes to cultural goods the scenario is enriched by the need to take account of sector regulations, particularly of the right of reproduction of cultural goods, whose discipline is going to change.

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C'È CHI DICE SÌ. LINEE DI SVILUPPO DEGLI OPEN DATA ARCHEOLOGICI ITALIANI

Maria Letizia Gualandi – Progetto MAPPA (Università degli Studi di Pisa) Gabriele Gattiglia – Progetto MAPPA (Università degli Studi di Pisa) Francesca Anichini – Progetto MAPPA (Università degli Studi di Pisa)

Aprire i dati archeologici non vuol dire né passare al lato oscuro della forza, né lottare vanamente contro i mulini a vento. Aprire i dati vuol dire, innanzitutto, modificare il nostro modo di porci nei confronti dell’archeologia: è quindi una questione culturale. Aprire i dati è possibile (ad eccezione delle immagini) senza problemi, ma soprattutto aprire i dati è necessario sia per far crescere l’archeologia italiana, sia per un semplice principio di trasparenza che dovrebbe diventare normalità nell’ambito della ricerca: non può bastare pubblicare sintesi interpretate senza lasciare agli altri archeologi la possibilità di verificare le basi su cui tali sintesi sono state create. Il lavoro fatto dal gruppo di ricerca di Massaciuccoli Romana (www.massaciuccoliromana.it) è esemplare da questo punto di vista: la pubblicazione a stampa della campagna archeologica è stata affiancata dalla pubblicazione integrale, come open data, della documentazione prodotta (immagini comprese). Questo tipo di approccio dovrebbe diventare una standard attraverso data journal come The Journal of Open Archaeological Data. Date queste premesse, le principali linee di sviluppo sono: - produrre innovazione nel processo di acquisizione del dato archeologico: il dato deve essere prodotto in modo tale da dover essere pubblicato come dato aperto e quindi machine readable e interoperabile, producendo una ottimizzazione delle stesse procedure di acquisizione dei dati e, sul lungo periodo, una standardizzazione di fatto; - condurre consapevolmente l’archeologia nel territorio dei Big Data, nell’ambito della ricerca data-driven basata sulle correlazioni e non sulla causalità; - raccontare storie sempre più ampie e complesse, con un numero sempre maggiore di livelli, da quello scientifico a quello divulgativo, attraverso una esplicitazione ‘narrativa’ del metodo stratigrafico; - allargare la platea dei produttori di dati: alcuni dati semplici possono essere generati dagli utenti, come la geolocalizzazione di un monumento, di un’area archeologica, ecc., per creare senso di appartenenza nei confronti dei beni culturali, controllo del territorio e un quadro conoscitivo di base alla portata di tutti, a cui gli specialisti possono agganciare contenuti più approfonditi.

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Tutela, conservazione e divulgazione:

SIT e carte archeologiche 

 

RAPTOR 1.5: AGGIORNAMENTI E SPERIMENTAZIONE

Matteo Frassine – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia Stefania De Francesco – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia

Alessandro Asta – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto Giuseppe Naponiello – Arc-Team s.r.l.

RAPTOR (Ricerca Archivi e Pratiche per la Tutela Operativa Regionale) è un geodatabase sviluppato per fornire ai funzionari delle Soprintendenze archeologiche uno strumento di semplice utilizzo per la gestione delle pratiche amministrative che hanno una ricaduta topografica sul territorio. A due anni dalla presentazione all’Archeofoss 2012 il sistema è stato oggetto di sperimentazione e sviluppo con la finalità di testare e perfezionare la procedura informatizzata che consente oggi di gestire la molteplicità di interventi condotti nei vari generi di contesto territoriale, da quello urbano a quello marino, fino alla mappatura dell’esito archeologico degli stessi. Parte integrante del procedimento è infatti un sistema di schedatura agile e dinamico che consente al funzionario archeologo di registrare i dati essenziali, inclusi quelli topografici, relativi a qualsiasi tipo di sito archeologico rinvenuto sul territorio, oltre alle aree prive di evidenze, senza escludere la possibilità di un maggior grado di approfondimento. La possibilità di associare le geometrie ai diversi livelli informativi noti di ciascun sito, allegando inoltre tutta la documentazione scientifica disponibile, permette, nell’ottica della tutela, di gestire con una certa agilità anche le realtà più complesse. In particolare, la predisposizione nel sistema di una specifica sezione riservata alle ditte archeologiche consente l’upload di una selezione della documentazione di scavo secondo standard che trovano specchio nell’elaborazione, da parte delle Soprintendenze coinvolte nel progetto, di linee guida condivise per una produzione della documentazione di scavo il più possibile uniforme.

IL PROGETTO SITAR

Mirella Serlorenzi – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Andrea De Tommasi – Progetto SITAR (SSBAR)

The SITAR project, designed to implement the GIS Archaeology of Rome, was started in 2007 by the Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (SSBAR). The starting point for the SITAR project was the SSBAR requirement to digitize and

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manage a large quantity of administrative and scientific data concerning Cultural Heritage. This project was developed at a crucial point in which the Ministry for Cultural Heritage and Activities was rethinking the Territorial Information System, the data standardization and data sharing system used in the past decades. It was the input to the new institutional Open Approach. This aspect is apparent in the proposed SITAR data model, whose linearity is applied in the same basic logical levels already identified and well-structured information architecture of the System and those that will be tested. The additional advantage of SITAR is precisely the possibility of splitting archaeological knowledge into these core levels and reassembling it under the guidance of those who have the tools and scientific knowledge to do so. The SSBAR aspires to the creation of an archaeological ‘cadastre’ of Rome which is an approved and certified basis created according to information on legal and administrative aspects of archaeological science. In addition, the comparison with other institutions actively engaged in testing new multimedia technologies applied to cultural heritage has encouraged the evolution of SITAR to 3D data modeling and the development of procedures to test the archaeological potential. Il Progetto SITAR nasce nel 2007 con lo scopo di dotare la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma di un sistema informativo in grado di rispondere alle esigenze di gestione e digitalizzazione dell'imponente quantità di dati amministrativi e scientifici relativi al Patrimonio Culturale archiviati quotidianamente dall'Ente. Il progetto è caratterizzato da un approccio aperto alla condivisone della conoscenza e questo aspetto traspare dal modello dati proposto, dalla linearità dei livelli logici già individuati e dall'accessibilità al dataset attraverso l'applicativo WebGIS. Attraverso lo sviluppo del SITAR, la SSBAR aspira alla realizzazione del “catasto” archeologico di Roma in grado di organizzare e rappresentare una base di dati validati e coerenti sia per quanto riguarda le informazioni di tipo amministrativo, sia per quanto concerne la conoscenza scientifica archeologica. Inoltre, il continuo confronto con altre istituzioni, con le Università e in generale con altri gruppi di ricerca, alimenta lo sviluppo e le prospettive del progetto, permettendo al SITAR di aprirsi a nuove possibilità ad esempio verso la modellazione 3D dei dati e le procedure per testare il potenziale archeologico. LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://sitar.archeoroma.beniculturali.it/

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IL PROGETTO SITAVR (SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE ARCHEOLOGICO DI VERONA). IL RACCONTO DI UN ESEMPIO DI RIUSO E COLLABORAZIONE VIRTUOSA

IN AMBITO DI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Brunella Bruno – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto

Giuliana Cavalieri Manasse – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto Patrizia Basso – Università di Verona Alberto Belussi –Università di Verona

Piergiovanna Grossi – Università di Verona Sara Migliorini – Università di Verona

In 2011 a joint venture between “Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto" and University of Verona initiated a project for the creation of a Geographical information System (GIS) to collect the huge amount of data related to the historical and archeological heritage of the town. In order to avoid the development of this project from scratch, a very fruitful collaboration has been initiated with the “Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Roma", and in particular, with the team in charge of creating a similar application (SITAR Project), resulting in a shared application schema for both GIS. During the project, the application schema has been documented using GeoUML while the metadata for the dataset have been described using the ISO Standard 19115, this formal allows to bring standardization and define interchangeable data formats for archaeological data between several European institutions. At the same time, all of the available data, already published or not, are being collected and validated under the supervision of the “Soprintendenza”. Still, a lot of work remains to be done on two fronts. On the technical side, the existing user interface has to be improved and put on the web; on the contents side, geological data and data for the medieval period have to be added to the database, in order to allow studying the evolution in time of the area in exam.

La realizzazione di un sistema informativo territoriale archeologico di Verona prende avvio nel 2011, grazie a una convenzione fra la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto e l’Università di Verona (Dipartimento TeSIS e di Informatica), con il patrocinio dell’Amministrazione comunale di Verona e un finanziamento della Regione Veneto e della Banca Popolare di Verona, al fine di realizzare una raccolta digitale complessiva dei dati di archivio ed editi relativi allo straordinario patrimonio storico-archeologico della città. Con l’obiettivo di non proporre un sistema locale e isolato, ma di cercare di fare “rete” con altri progetti urbani in corso, fin dai primi passi del progetto si sono presi contatti con la Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Roma e in particolare con il gruppo di lavoro che sta procedendo all’informatizzazione dei dati archeologici della capitale (Progetto SITAR), avviando un felice rapporto di comunicazione e scambio con i colleghi, che si è svolto da un lato su un piano di supporto/collaborazione

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tra gli sviluppatori dei due sistemi, dall'altro sul piano della stipula nel 2013 di una convenzione ufficiale tra gli enti coinvolti. L’integrazione fra i due progetti, che condividono lo schema concettuale, viene esplicitata anche dal nome di quello veronese, mutuato dal romano: SITAVR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Verona. Mentre da un lato si sta procedendo alla revisione delle notizie edite nella bibliografia pregressa e alla raccolta, analisi e digitalizzazione dei dati archeologici contenuti negli archivi della Soprintendenza, grazie all’impegno di laureandi, neolaureati e assegnisti di ricerca dell’Università, con il costante coordinamento e controllo dell’ufficio della Soprintendenza stessa, dall’altro lato si è completata la realizzazione della documentazione dello schema concettuale tramite la metodologia GeoUML e la metadatazione dei dataset della specifica istanza di Verona secondo lo standard ISO 19115, inserendoci in un processo in corso in Italia e in Europa di standardizzazione dei dati geografici e di loro descrizione tramite linguaggi formali e in un circuito internazionale mirato allo studio e alla stesura di standard per la strutturazione e l'interscambio di dati archeologici. Il Progetto SITAVR, finalizzato a fornire uno strumento di gestione del patrimonio culturale della città, persegue dunque da un lato l’ottica dell’ottimizzazione delle risorse e della collaborazione partecipativa e virtuosa fra Pubbliche Amministrazioni, dall'altro l'ottica della internazionalizzazione della ricerca e della conoscenza condivisa non solo a livello locale, ma anche in ambito nazionale ed europeo. Tanto è però il lavoro che resta da fare, in particolare su due fronti:

quello strutturale-informatico, con la reingegnerizzazione dell'interfaccia di inserimento e consultazione dati per facilitare e guidare l'utente durante la raccolta dati, ma soprattutto con l'implementazione di un WebGIS, ora ancora in fase prototipale, per la consultazione e l'interrogazione del dato geografico;

quello contenutistico-archeologico: da un lato la schedatura dei dati richiede ancora molte risorse - la città di Verona possiede infatti un archivio archeologico ricchissimo di dati e documenti - dall'altro si intende a breve avviare il lavoro sui dati geologici e su quelli relativi all'età medievale e moderna, per la ricostruzione globale del paesaggio urbano nel lungo periodo.

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VERSO IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DEL VENETO: LE ZONE ARCHEOLOGICHE EX ART. 142,M DEL CODICE BCP

Vincenzo Tiné - Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto G. Gambacurta - Soprintendenza per i beni Archeologici del Veneto

S. Bisaglia - Soprintendenza per i beni Archeologici del Veneto Il Piano Paesaggistici Regionale del Veneto è in corso di elaborazione ormai dal 2009 per iniziativa congiunta del MiBACT e della Regione Veneto. Dopo un lungo travaglio teorico, giuridico a archeologico, sono stati finalmente definiti i parametri fondamentali di questo sistema con la definizione delle zone archeologiche ex art. 142,m del Codice BCP e con l’individuazione dei relativi obiettivi e modalità fondamentali della tutela (prescrizioni). Il SIT delle area/siti è in via di implementazione sullo specifico sito web della Regione e rappresenterà lo strumento fondamentale per la conoscenza pubblica delle aree sottoposte a tutela paesaggistica archeologica. La struttura definitiva di questo complesso sistema e il primo prototipo di vincolo, quello di Adria, verrà presentato per la prima volta al pubblico del workshop veronese.

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Tutela, conservazione e divulgazione:

digital library

I BRONZI DEL MUSEO CLAUDIO FAINA DI ORVIETO: UNA BANCA-DATI

Alessandra Caravale – CNR-ISMA

This paper is focused on an online project of computerized cataloguing, concerning the rich bronze collection of Museo Claudio Faina in Orvieto. A web site named Sethlans. Bronzi del Museo Faina (http://bronzifaina.isma.cnr.it/) was created, making use of the Content Management System open source Museo and Web. This is a system produced by the Technological Observatory for Heritage and Cultural Activities (OTEBAC) in order to develop and manage high quality web-sites devoted to museums or cultural institutions. This system facilitates the construction of a database of the objects kept in museums and makes use of metadata for the retrieval, access management of digital resources. The web-site Sethlans. Bronzi del Museo Faina is organized with some general pages devoted to the history of the Orvietan collection, which was created at the end of the 18th century gathering finds coming from different areas, mainly from Chiusi, Perugia and Orvieto. It also includes some more detailed pages dedicated to the most important bronze items of the collection with links to other databases in the web. A database of the objects offers a brief description of the finds and a special attention to their origin and chronology. I bronzi della collezione Faina ammontano ad oltre un migliaio di reperti appartenenti a tipologie eterogenee distribuite lungo un esteso arco cronologico che va dall'età del Bronzo all'epoca romana. I nuclei più consistenti sono costituiti dai bronzetti votivi e dal vasellame, ma sono presenti anche appliques figurate, candelabri, thymiateria, graffioni, lucerne, armi, finimenti per cavalli, piccoli strumenti per la cura e l'ornamento della persona e per l'arredo domestico e alcuni specchi. Come accade per altri reperti della collezione, i bronzi risultano per lo più privi di indicazioni concernenti il luogo o il contesto di provenienza. Al loro interno si riesce comunque a distinguere il nucleo di bronzi raccolto da Mauro Faina tra il 1864 e il 1868 principalmente dai territori di Chiusi, Perugia e Orvieto, da quello di Eugenio Faina, proveniente esclusivamente da scavi orvietani tra il 1869 e il 1881. Nel 2012 l’ISMA del CNR e la Fondazione Faina di Orvieto hanno stipulato una convenzione finalizzata ad avviare un nuovo percorso di studio sui bronzi della raccolta. L’idea di base era quella di analizzare i bronzi da due punti di vista diversi, uno più tradizionale, l’altro, più innovativo, che facesse ricorso all’uso di tecnologie informatiche per la catalogazione e messa in rete dei materiali. Per quanto riguarda l’aspetto informatico, si è deciso di realizzare una banca-dati degli oggetti ora disponibile on-line: Sethlans. Bronzi del Museo Faina

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(http://bronzifaina.isma.cnr.it/), che viene presentata in questo intervento. Seguendo quanto era stato fatto anche per altri progetti dell’ISMA, per la realizzazione di tale banca-dati si è scelto di utilizzare il Museo&Web CMS Open Source dell’OTEBAC. Museo&Web CMS Open Source è una piattaforma di gestione dei contenuti che consente di creare e aggiornare siti web accessibili destinati a musei e ad istituzioni culturali, in più lingue, interamente via web. Il software è gratuito e distribuito con licenza GNU GPL. Rispettando le W3C Recommendations Museo&Web CMS consente anche di editare i metadati relativi alla singola pagina web, in riferimento alla struttura proposta dal Dublin Core, facilitando la ricerche che il sito web riceve dai motori di ricerca verso i suoi singoli contenuti. Il sito Sethlans: Bronzi del Museo Faina è costruito con alcune schede generali dedicate alla collezione Faina, alla raccolta dei bronzi, nonché a Mauro e ad Eugenio. Ci sono poi alcune schede più approfondite dedicate ai bronzi di maggiore importanza della raccolta, divisi per categorie, in cui sono previsti link ad altre banche-dati presenti in rete. Il sito contiene infine la banca-dati degli oggetti, in cui sono fornite sintetiche indicazioni sui reperti con particolare attenzione alla cronologia e al luogo di fabbricazione. LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://bronzifaina.isma.cnr.it/index.php?it/1/home/

UN ARCHIVIO DIGITALE MULTIDISCIPLINARE PER LA GESTIONE E LA

CONSERVAZIONE DI UN PATRIMONIO CULTURALE A RISCHIO

Julian Bogdani – Università L'Orientale di Napoli Erika Vecchietti – Università L'Orientale di Napoli

The Italian Archaeological Mission at Ghazni, Afghanistan (1957-1979), brought to light significant information from the Buddhist (II-IX/X century) to the Islamic period (X-XIX century). The dramatic events in Afghanistan (the Soviet invasion in 1979, the civil war and the Taliban rule) and the recent Italian economic difficulties have caused serious harms to this rich and unique archaeological record. All that gave the cue to an operation of rescue and enhancement led by the University of Naples “L'Orientale”. With the financial support of the Gerda Henkel Foundation a new research project started, with the aim of recovering the knowledge acquired from the excavations at Ghazni and the subsequent researches. The core is a collaborative web-based database, able to manage all the information (detailed scientific descriptions, metadata on the excavations, bibliographic data) on the most important findings (about 3,600 items). A rich corpus of digital images (about 6,700), connected to the records of the archive, completes the system. The webdatabase is based on BraDypUS, a relational archiving platform released under an Open Source license (MIT). The scientific database has been implemented with a web portal, created through an innovative Content Management System (BraDyCMS), also released with MIT license. The

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ultimate goal is to develop a core of high scientific value (the central database) and an effective tool of dissemination to large segments of non-specialist public. Le ricerche archeologiche italiane a Ghazni (Afghanistan) sono cominciate nel 1957, per interrompersi, a causa dell'invasione Sovietica del paese, nel 1979. Esse hanno portato alla luce informazioni fondamentali su questo importante centro, facendo luce su un arco cronologico amplissimo, che copre il periodo buddhista (II-IX/X secolo) fino a quello islamico (X-XIX secolo). Le drammatiche vicende storiche degli anni più recenti, sfociate nella guerra civile e nella politica iconoclasta dei Talebani, nonché le sempre crescenti difficoltà economiche da parte italiana, hanno posto a serio rischio questa ricca e unica documentazione archeologica. Il serio rischio di perdere traccia dell'operato dalla missione archeologica italiana a Ghazni ha dato quindi il via a un'operazione di recupero e di valorizzazione di questo patrimonio a rischio, sorta per iniziativa dell'Università L'Orientale di Napoli che non ha mai interrotto, nel corso degli ultimi 35 anni, il filone di studi legato alle ricerche sull'Afganistan e alla formazione di specialisti del settore. Grazie a un finanziamento della fondazione tedesca Gerda Henkel è stato possibile realizzare un nuovo progetto di ricerca che, proprio nel periodo che vedeva la città di Ghazni rinascere come Capitale Culturale Islamica dell'Asia (2013), restituisse alla comunità scientifica e l'importante patrimonio di conoscenze acquisito dagli scavi e dalle successive ricerche. Al centro del progetto è una banca dati unificata (collaborativa e web-based) contenente tutte le informazioni relative ai rinvenimenti più importanti delle ricerche sul campo, per un totale approssimativo di circa 3.600 oggetti. All'archivio centrale hanno accesso, secondo livelli diversificati, i vari esperti coinvolti nel progetto, ciascuno per il proprio campo di studi e competenza, che implementano l'archivio centrale composto di schede scientifiche dettagliate dei vari oggetti, metadati sulle campagna di scavo svolte, informazioni bibliografiche. Inoltre il sistema integra un ricco corpus di immagini digitali (circa 6.700 oggetti) collegati ai vari altri oggetti dell'archivio. La banca dati è stata realizzata su piattaforma BraDypUS, un sistema di gestione di banche dati basato su tecnologie web, rilasciato con licenza Open Source (MIT) e impiegato con successo dal 2008 in vari altri progetti di natura strettamente archeologica o più in generale sui beni culturali. La banca dati di carattere prettamente scientifico è stata affiancata da un portale web a fini divulgativi, attualmente in fase di completamento, che in parte è popolato da contenuti e testi creati appositamente dall'équipe di ricerca, e in parte funziona in stretta connessione con la banca dati centrale, dalla quale vengono estratte in maniera automatica e programmata le informazioni strutturate da presentare agli utenti. Il portale è stato creato usando un innovativo strumento per la gestione dei contenuti (BraDyCMS), rilasciato anch'esso con licenza MIT e personalizzato per questa occasione. Il fine ultimo di questo progetto è quello di avere un nucleo centrale dall'alto valore scientifico (la banca dati centrale) implementabile nel futuro ma che possa però interfacciarsi con strumenti più agili e adatti alla diffusione e pubblicazione dei dati verso ampie fasce di pubblico non specialistico.

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SOFTWARE BraDypUS web database (MIT), BraDyCMS (MIT). LICENZE CC BY-NC-ND 4.0 International LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://ghazni.bradypus.net/  http://db.bradypus.net/

LA RICERCA A PORTATA DI CLICK. DATABASE RELAZIONALI E SITI WEB:

“CONTENITORI” E “VISUALIZZATORI” PER I DATI ARCHEOLOGICI

Maria Stella Busana – Università di Padova Irene Carpanese – Università di Padova

Nicola Orio – Università di Padova The aim of "Project Ca'Tron. Navigating in the past between Treviso and Venice Lagoon" (annual research fellowship funded by European Social Funds), is to create a relational database with MySQL (open source software) and making it accessible through a web application. In the database were included data previously collected and processed, which came from the archaeological excavation of the Estate of Ca'Tron, by the Department of Cultural Heritage at the University of Padua (2000-2010). At the same time a website was created; it has been divided into eight main sections (PROJECT TERRITORY, ARCHAEOLOGY, MATERIALS, 3D RECONSTRUCTIONS, LANDSCAPE, HISTORICAL SOURCES, BIBLIOGRAPHY) and connected to a database, in which can be found raw data and elaborated research results. The structure of the website is user-friendly and the data are easy to understand through the useof links to photos, drawings and 3D reconstructions (realised with Blender). At the same time, this website is useful also for more experienced users. Indeed, it allow to analyse specific topics through links and web pages, to manage the raw data (Stratigraphic Units sheets or descriptions of archaeological finds) or to deal with elaborated data. The project aims at opening those archaeological data, usually reserved to specialists, to a wider audience. This is made through an explicit and transparent process in order to provide a clear interpretation of the investigated contexts. In questo intervento sarà presentato un lavoro di ricerca annuale, (finanziato dal Fondo Sociale Europeo), dal titolo “Progetto Ca’Tron. Navigare nel passato tra la Marca Trevigiana e la Laguna di Venezia”. L’obiettivo di questo progetto è quello di comprovare le potenzialità degli strumenti informatici applicati ad un progetto archeologico, che possono risultare essenziali sia durante le fasi di ricerca che nel momento della divulgazione al grande pubblico di dati solitamente destinati ad un gruppo “elitario” di persone, favorendo la conoscenza per gradi di come si sia

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raggiunto un risultato finale. Grazie a questo approccio la validità scientifica del dato può risultare chiara e leggibile anche ai non specialisti, e non si presenta più come una semplice “verità assoluta” imposta al fruitore non coinvolto nella ricerca. La “comunicazione archeologica” è quindi il tema principale intorno al quale è stato impostato il lavoro, i cui risultati sono stati raggiunti attraverso l’utilizzo di programmi e applicazioni open source (MySQL, Blender, Gimp), accessibili e utilizzabili da tutti. Il progetto ha riservato un’attenzione approfondita alla raccolta, all’elaborazione e all’informatizzazione di una grande quantità di dati provenienti da una ricerca archeologica durata 10 anni, condotta dal Dipartimento di Archeologia in primis e da altri Dipartimenti dell’Università di Padova, al fine di renderli fruibili al pubblico grazie alla creazione di una banca dati e un sito web navigabile e consultabile online. Attraverso l’utilizzo del software open source MySQL, è stato possibile strutturare le informazioni che si volevano rendere consultabili e che includevano le schede degli strati (schede US) e quelle dei reperti archeologici, sostanziali basi di partenza per l’esplicazione delle fasi di uno scavo archeologico o di una ricognizione di superficie, e relazionarle tra loro, al fine di avere un quadro completo e dettagliato per l’analisi e la comprensione dei contesti. La creazione di un’applicazione web-oriented è stata indispensabile per consultare la base di dati e per offrire ai fruitori un percorso conoscitivo basato sulle informazioni elaborate. Per rendere chiari i contenuti presentati e facile la loro navigazione, si è cercato di dare al sito web un’interfaccia semplice, corredata di testi e contenuti esplicitavi in modo chiaro e lineare, consentendo allo stesso tempo di fare analisi più specifiche su determinati argomenti tramite link di approfondimento e con l’inserimento sistematico di foto e disegni, per creare percorsi logici più immediati e favorire la comprensione dei dati ad un pubblico non esperto. SOFTWARE MySQL, Blender, Gimp, OpenOffice. LICENZE Testi: CC BY-NC-SA

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Tutela, conservazione e divulgazione:

Web GIS

WEBGIS INTERDISCIPLINARI E QUESTIONI DI METODO: IL PROGETTO "LE FONTI PER LA STORIA”

Giuseppina Bernardin – Cooperativa di ricerca TeSto

Ester Brunet – Cooperativa di ricerca TeSto Francesca Brunet – Cooperativa di ricerca TeSto Alberto Cosner – Cooperativa di ricerca TeSto Simone Gaio – Cooperativa di ricerca TeSto Angelo Longo – Cooperativa di ricerca TeSto

Giuseppe Naponiello – Arc-Team s.r.l. The project "Le fonti per la storia. Per un archivio delle fonti sulle valli di Primiero e Vanoi", promoted by the Fondazione Museo storico del Trentino and from the Community of Primiero. proposes the identification and cataloging of nine types of sources (archival, bibliographic, photographic, architectural, oral, relating to material culture, archeological, art history, cartographycal) on the history of the valleys Primiero and Vanoi. Through a complex database system organized on in-depth levels, this work aims at the location and filing of an ensemble of different types of historical sources to build up a unitary and homogeneous archive. Such archive is tightly connected to the history and territory of Primiero (North Italy, Trentino Alto Adige region, Trento province) and it is freely available and implementable online, thank to the WebGIS and the use of open-source softwares (psql, phpPgadmin, PgAdmin, Qgis, Mapsever, OpenOffice). The tool of WebGIS is designed to handle scientific data on cultural heritage but taking into account that the usability and the sharing of such information should and can have a much larger target. The long process that led to the formulation of WebGIS is an example of effective inter-disciplinary approach. The choices made by the working group are answers for the issues of data management and cataloging of cultural heritage that we have to face every day. Il progetto "Le fonti per la storia. Per un archivio delle fonti sulle valli di Primiero e Vanoi", promosso dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dalla Comunità di Primiero, propone l'individuazione e la schedatura di nuove tipologie di fonti (archivistiche, bibliografiche, fotografiche, architettoniche, orali, relative alla cultura materiale, archeologiche, storico-artistiche, cartografiche) sulla storia delle valli di Primiero e Vanoi, al fine di promuoverne la conoscenza, la valorizzazione e lo studio, fornendo adeguati supporti per la ricerca. Per far sì che fonti tanto eterogenee potessero essere coerentemente individuate, schedate e messe in relazione, è stata ideato un database omogeneo, globale ed integrabile, capace di raccogliere il lavoro di schedatura di tutti i curatori su web. Data la mole potenzialmente infinita delle fonti rilevabili, si è deciso di adottare

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un approccio che prevedesse un'individuazione progressiva dal generale al particolare; che considerasse quindi le fonti sia singolarmente intese, sia anche in quanto appartenenti ad insiemi e sottoinsiemi, a loro volta interpretabili come fonti. L’architettura generale del database riflette questo criterio di individuazione attraverso tre livelli di approfondimento, ad ognuno dei quali corrisponde una tabella di schedatura. Il primo livello raccoglie le informazioni relative ad insiemi di fonti (archivi, collezioni di manufatti, gruppi di interviste, biblioteche, scavi archeologici, musei ecc.). Le tabelle di secondo livello schedano le unità contenute in tali insiemi (un fondo archivistico, un saggio scientifico, un sito archeologico, un’opera d'arte, un singolo manufatto, un’ intervista, ecc.). Alcune tipologie di fonti hanno richiesto inoltre l'elaborazione di un terzo livello di approfondimento, potenzialmente estensibile in futuro all'intero lavoro. La definizione e il contenuto dei vari livelli non è stata una scelta scontata ed immediata, ma è da considerarsi il frutto di una riflessione critica e del costante confronto tra le esigenze dei curatori. L'istanza primaria era, ed è, quella di affiancare alla coerenza interna della singola scheda nel proprio ambito disciplinare, la coerenza logica dell'intero sistema, risultato che si è ottenuto attraverso costanti ridefinizioni e aggiustamenti. La coerenza reciproca tra le singole fonti è stata inoltre necessaria per rendere possibile un altro obiettivo centrale del progetto, ossia la creazione di un WebGIS storico, basato sui dati geografici e cronologici delle fonti, uniformemente misurati. Il WebGIS storico consiste nel posizionamento delle singole fonti (e di tutte le informazioni contenute nelle relative tabelle di schedatura) in un ambiente geografico secondo coordinate spaziali e temporali. Se per le fonti archeologiche, artistiche, materiali e architettoniche il ricorso a tale strumento è una prassi ormai consolidata, molto più raro è il suo impiego per le altre tipologie di fonti (bibliografiche, archivistiche, orali, fotografiche) prese in considerazione. Lo strumento del WebGIS è predisposto per gestire in modo scientifico dati su beni culturali tenendo però conto che la fruibilità e la condivisione di tali informazioni deve e può avere un target ben più ampio. Il lungo processo che ha portato alla formulazione del WebGIS è un efficacie esempio di inter-disciplinarietà. Le scelte effettuate dal gruppo di lavoro sono le risposte, non sempre semplici o scontate, alle problematiche di metodo che catalogazione e gestione di dati su beni culturali devono quotidianamente affrontare. SOFTWARE psql, phpPgadmin, PgAdmin, Qgis, Mapsever, OpenOffice. LICENZE Testi: CC BY Dati: CC BY-NC-SA 3.0 LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://www.lefontiperlastoria.it/

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OPEN-CT PROJECT: WEBGIS AND OPEN DATA FOR URBAN

ARCHAEOLOGY AND CULTURAL HERITAGE

Daniele Malfitana – IBAM CNR Giuseppe Cacciaguerra – IBAM CNR

Antonino Mazzaglia – Progetto OPEN-CT Valerio Noti – Progetto OPEN-CT

Giovanni Leucci – Progetto OPEN-CT Lara De Giorgi – Progetto OPEN-CT

Francesco Gabellone – Progetto OPEN-CT Giovanni Fragalà – Progetto OPEN-CT Samuele Barone – Progetto OPEN-CT

The OPEN-CT Project intends to create a platform able to produce, collect, manage and share heterogeneous information, in order to increase community’s awareness. The first goal is to provide a powerful and versatile instrument linked to the research needs, related both about the protection, enjoyment, enhancement and the promotion of the Cultural Heritage. The core of the project consists of a relational database specifically structured and placed inside a OpenGIS platform, allowing a full management and analysis of the data on a geographic basis. The data within the platform will cover different areas of interest. The archaeological, monumental, environmental and cultural evidence of Catania are stored with a high level of detail to better understand the complex urban stratification. These data are connected to the information gained from the campaigns of non-invasive investigations (GPR and Geoelectric method) carried out in the urban area aiming at creating a risk map of the city. A videoamplificatore archive and 3D reconstructions will make possible the fruition and visualisation of invisible cultural heritage. The final output is represented by a WebGIS platform showing the information on geographical base. These data will be contained in a open archive and implemented by the user by his access credentials. Il progetto OPEN-CT (titolo provvisorio) si configura come luogo d’incontro, di condivisione, di produzione d’informazioni di una comunità sempre più “consapevole ed informata”, al fine di offrire un potente e versatile strumento destinato a soddisfare sia le esigenze della ricerca, sia quelle della tutela, della fruizione, della valorizzazione e della promozione dei beni culturali. Il cuore del progetto è costituito da una base dati relazionale appositamente strutturata e inserita all’interno di una piattaforma GIS, che ne rende possibile la piena gestione e l’analisi su base geografica. In essa confluiscono dati relativi a diversi ambiti d’interesse. Le evidenze archeologiche presenti sul territorio, archiviate con un livello di dettaglio tale da comprendere strutture, dati di scavo e reperti rinvenuti, creano insieme ai monumenti, agli edifici storici ed agli altri elementi connotanti l’orizzonte cittadino post-terremoto 1693, la complessa stratificazione archeologica, architettonica e culturale. A questi sono collegate le informazioni provenienti da campagne d’indagine non invasive (GPR e Geo-elettrica) effettuate nell’area urbana, che costituiscono l’asse portante per la creazione di una mappa del rischio archeologico cittadino

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attraverso l’analisi dei depositi. Un archivio fotografico, unito a filmati e ricostruzioni 3D appositamente realizzati, rende possibile la fruizione e la visualizzazione di ciò che l’inevitabile stratificarsi del tempo o i problemi d’accessibilità rendono di fatto oggi invisibile. La piena e libera accessibilità ai dati è ottenuta dalla realizzazione di un WebGIS che offre non solo la possibilità di consultazione, ma anche quella della libera partecipazione, tramite credenziali d’accesso, all’incremento dei contenuti, siano essi “dati grezzi” o contributi scientifici, assicurando tramite l’utilizzo di DOI e Common License anche il rispetto della tutela della proprietà intellettuale degli autori. SOFTWARE QuantumGIS, Postgresql.

UNO STRUMENTO WEBGIS PER LO STUDIO ED ANALISI DEI PERCORSI

SPAZIO-TEMPORALI DEL PATRIMONIO CULTURALE DI CIPRO

V. Vassallo – Archaeology Research Center of the Cyprus Institute N. Kyriakou – Archaeology Research Center of the Cyprus Institute S. Hermon – Archaeology Research Center of the Cyprus Institute

I. Eliades – Byzantine Museum of the Archbishop Makarios III Foundation The Byzantine Museum of the Archbishop Makarios III Foundation in Nicosia (Cyprus), hosts numerous artefacts, dating from the 6th - 20th centuries A.D. Some of these were looted from the Turkish-occupied areas of the island and have been recently repatriated. A WebGIS tool is being developed, which stores information regarding the artefacts and their spatio-temporal paths. Within this WebGIS environment the user can navigate through the history of the artefact and also have different views of the area, i.e. aerial photos, plans. The WebGIS tool presented here is an ongoing project. The idea behind the structure is to start from micro and then expand to macro geographical scale. In the micro scale the icons that were initially located within the city walls of Nicosia and then moved within the same geographical area are mapped. In the future a macro scale GIS project will cover all the areas in Cyprus and abroad, where the icons were initially located and where they ‘travelled’ to. The aim is to visualize the spatio temporal movement of the icons in and out of Cyprus, and retrieve some statistical data regarding the places that the icons were located after their illegal export and their original provenance. The user can additionally visualize information regarding the artefacts through a structured metadata documentation of each digital object, stored in the digital library set up by the CyI-STARC. Research and cultural data are open to the public for sharing, editing and also re-use. The software used to geo-reference, digitize and visualize the digital maps, aerial photos and data is GRASS-GIS and Quantum GIS, both Free and Open Source software. In the future the Mapserver platform and OpenLayers will be utilized in order to build the WebGIS project.

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Il Museo Bizantino della Fondazione Arcivescovo Makarios III di Nicosia (Cipro) ospita numerosi reperti, risalenti ad un periodo compreso tra il VI e il XX secolo d.C. Si tratta di icone, affreschi, mosaici ed oggetti liturgici provenienti da chiese situate nella parte nord di Cipro, attualmente occupata dall’esercito turco. Questi reperti si sono salvati in parte grazie ai profughi ciprioti provenienti da quelle aree, ma anche a seguito del saccheggio e vendita sul mercato illegale, e ad un ampio programma di ricerca e rimpatrio lanciato ed avviato dalla Chiesa di Cipro. Lo scopo principale del nostro progetto è quello di fornire una narrazione diacronica della provenienza e dei movimenti di questi manufatti, sia all’interno dell’isola che all’estero, dal momento della loro creazione fino alla loro musealizzazione. Il progetto che presentiamo è basato su uno strumento WebGIS, in fase di sviluppo, che registra queste informazioni riguardanti i manufatti e i loro ‘percorsi’ spazio-temporali. All'interno di questo ambiente WebGIS l'utente può navigare attraverso la storia del manufatto ed avere anche diversi punti di vista della zona presa in considerazione attraverso la visualizzazione di foto aeree e mappe. Lo strumento WebGIS qui presentato è un progetto in corso ed è attualmente in fase di sviluppo. L' idea alla base della struttura è quella di partire dalla micro scala geografica ed spandere la ricerca ad una macro scala. Nel progetto GIS a micro scala sono state mappate le icone che inizialmente si trovavano all'interno delle mura della città di Nicosia e che poi sono state spostate, sempre all’interno dell’area suddetta. Per la maggior parte si tratta di icone esposte inizialmente in chiese della città di Nicosia e successivamente trasferite nel Museo Bizantino, dove attualmente sono conservate, in diversi periodi. Il progetto GIS a macro scala è attualmente in corso d’opera ed in futuro coprirà tutte le altre zone di Cipro e all'estero interessate dagli spostamenti di questi manufatti. In pratica, dove le icone erano state inizialmente posizionate (chiese ortodosse di Cipro nord), dove ‘hanno viaggiato’ durante il loro percorso (all’interno dell’isola o all’estero) per arrivare alla fine nel museo dove attualmente sono esibite e conservate. L'obiettivo del progetto è infatti quello di visualizzare il percorso spazio-temporale delle icone all’interno del Paese e fuori dai suoi confini; alcuni oggetti, sono stati individuati in diversi Paesi di tutto il mondo: Europa, quali Stati Uniti, Australia, Sud Africa e Giappone. Oltre a ciò sarà possibile produrre alcune statistiche riguardanti i luoghi dove le icone sono state portate dopo la loro esportazione illegale dall'isola e statistiche sui luoghi da dove le icone sono state saccheggiate e poi contrabbandate. L'utente può anche visualizzare le informazioni relative ai manufatti attraverso una dettagliata documentazione strutturata su schema di metadati per ogni oggetto digitale, conservati nella libreria digitale creata dal Centro di Ricerca di Scienza e Tecnologia per l’Archeologia (STARC) del Cyprus Institute. Questo dà l'opportunità di aprire la ricerca e i dati culturali anche ad un pubblico più vasto, e di fornire invece ad un pubblico specializzato sia la condivisione e la revisione che il ri-uso dei dati originali.

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I software utilizzati per digitalizzare, geo-riferire e visualizzare le mappe digitali e le foto aeree sono sia free che open source (GRASS-GIS and Quantum GIS). Per quanto riguarda la parte relativa alla costruzione del progetto WebGIS, ancora in corso, è stato pianificato l’utilizzo della piattaforma Mapserver e di OpenLayers. SOFTWARE GRASS-GIS, Quantum GIS. LICENZE The collection is also published in Europeana: the metadata are published under the licence CC0 and the images under the Rights Reserved-Free Access.

ARCHEOFI (ARCHEOLOGIA.COMUNE.FI.IT): UN SISTEMA INFORMATIVO PER LA GESTIONE E LA CONDIVISIONE DEI

PRINCIPALI DATI ARCHEOLOGICI DI FIRENZE

Gabriele Andreozzi – Linea Comune S.p.a. Giuseppina Carlotta Cianferoni – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana

Carlo Francini – Comune di Firenze Annica Sahlin – Progetto ArcheoFI

Emiliano Scampoli – Progetto ArcheoFI ArcheoFi (archeologia.comune.fi.it) is a tool for sharing archaeological information between the City of Florence, the Soprintendenza (Italian archaeological administrative body) and private companies operating in the city. The purpose is to help research and carry out a city planning that takes into account the complex reality of the archaeological remains which lay underneath the urban layout. ArcheoFi aims to provide a simple interface, easily accessible via the web, with the main archaeological data and maps of excavations from the 1860’s to the present time. Each discovery is geo-referenced and displayed within the WebGIS. ArcheoFi has a public website, with open access, and a private area, accessible with a login and password. The public site allows searching archaeological data and viewing photos and maps. The private area contains more specific information and the forms for data entry. Only authorized users can edit and store new information into the database and any data entry will be automatically reviewed by the Soprintendenza. ArcheoFi is made with open source client and server side software (php, js, java). The data reside in a Postgres / PostGIS geo-database. The archaeological data are shared through WMS services and can be displayed in all desktop GIS. ArcheoFi (archeologia.comune.fi.it) è uno strumento di condivisione delle principali informazioni archeologiche tra il Comune di Firenze, le Soprintendenze e le ditte private che operano in città. Lo scopo è quello di aiutare la ricerca e portare avanti una progettazione urbanistica che tenga conto della complessa realtà del sottosuolo urbano. ArcheoFi intende fornire un quadro unico, facilmente consultabile

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tramite il web, dei principali dati archeologici, con carte di potenzialità, informazioni sui ritrovamenti e gli interventi di scavo dal 1860 ad oggi. Ogni ritrovamento o intervento è georeferenziato all’interno della città e visualizzabile all’interno del WebGIS (ossia la mappa). Il portale ha una parte pubblica, ad accesso libero, per la consultazione ed una parte privata, accessibile con login e password per l'aggiunta delle informazioni. La parte pubblica è un sito internet che permette la ricerca delle informazioni archeologiche, la visualizzazione di fotografie e mappe. La parte privata è uno strumento per la consultazione, la modifica e l'inserimento delle principali informazioni archeologiche. Solo gli utenti accreditati dalla Soprintendenza Archeologica possono accedere e modificare la banca dati e ogni informazione inserita passa automaticamente al vaglio dei funzionari della Soprintendenza. ArcheoFi è composto da strumenti software open source ed i dati risiedono in un geo-database Postgres/Postgis. La cartografia archeologica di ArcheoFi è condivisa tramite servizi WMS (dal portale open data del Comune di Firenze) e visualizzabile da tutti i client GIS. SOFTWARE Postgres/Postgis, Geoserver, OpenLayers, Extjs, GeoTools. Linguaggi utilizzati: java, js, php. Il tutto gira in un server linux CentOS sotto Apache e Tomcat. LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://archeologia.comune.fi.it/Indici_list.php

OPENARCHEO2. I PERCHÉ DI UN KNOWLEDGE-BASE

Vittorio Fronza – Università di Siena The talk deals with a work in progress on a shared and open archaeological information system (Openarcheo2, in fact). In doing so I'll try to ask myself (and yourself) some questions: first of all, do we need another solution for the management/analysis of archaeological data? And why a knowledge base? But I will also put enquiries which might apparently seem to be obvious and trivial; for example, open archeology can and should be applied only to software or also to data and models? In short, the idea is to discuss the origins and the development of Openarcheo2, while trying to provide some (hopefully collective) answers to a number of questions. The idea of Openarcheo2 goes back to 2006; in 2013, within the frame of a national project with 12 research units, we finally started the development of a FOSS web-based solution. At present we have completed the conceptual modelling and started developing the webapp in a Wakanda/JS environment. Our challenge is to create a multi-faceted, almost liquid, container of archaeological/historical knowledge. The national reference project, focusing on landscapes of the Middle Ages, is marked by a global archaeology approach and represents an excellent playground for a solution which, if it will be able to confirm its potential, should and could live past it. For this to happen, the shaping of a developers/users community around Openarcheo2 appears to be crucial; I strongly hope that such a foresight will in time turn into reality.

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Con questo intervento, nel presentare da un punto di vista concettuale e tecnico un lavoro in progress relativo a un sistema informativo archeologico aperto e condiviso (Openarcheo2, appunto), proverò a formulare alcuni interrogativi. Innanzitutto, perché un'altra (l'ennesima) soluzione per la gestione/analisi del dato archeologico? E perché un knowledge-base? Ma mi (e vi) porrò anche quesiti che apparentemente possono sembrare scontati e banali e in realtà non lo sono affatto. Ad esempio, è meglio un'analisi concettuale e logica top/down o bottom/up? L'archeologia open si può e si deve applicare solamente agli strumenti e ai software o anche ai dati e ai modelli? Di conseguenza, cosa intendiamo in archeologia per open data? E la modellazione del dato può essere oggetto di un approccio open (non tanto nel senso della pubblicazione libera del metadato quanto nell'approccio alla sua complessa fase di concepimento)? Altrimenti, visti anche i particolarismi/personalismi che connotano gli approcci metodologici in archeologia, possono forme più o meno marcate di interoperabilità costituire una via percorribile? Ancora, sempre restando su aspetti tecnico/metodologici, come si coniugano open data e big data in termini di potenzialità analitiche in grado di aumentare la nostra conoscenza del passato? Ma anche, cambiando piano, chi sono gli attori che possono/devono partecipare alla costruzione (forgiatura, vorrei dire) del dato archeologico e chi ne saranno i fruitori? Potrei continuare chiaramente; ma, per farla breve, l'idea del contributo è quella di raccontare la nascita e lo sviluppo di Openarcheo2, tentando al contempo di dare qualche risposta (magari collettiva e frutto di dibattito) a una serie di domande. Mi pare che nella casistica esemplificativa dei quesiti esposti si riflettano alcune delle questioni che il tema di ArcheoFOSS 2014 solleva. Tecnologie, metodologie e linguaggi dell'open archaeology sono al contempo aspetti che, visto il lavoro in corso, stiamo toccando quotidianamente con mano. L'idea di Openarcheo2 deriva da un mio intervento al primo Workshop ArcheoFOSS e si è poi concretizzata in diverse sperimentazioni e prototipi. Dal 2013, nell'ambito di un progetto PRIN con 12 unità operative, si è avviato lo sviluppo di una soluzione web-based che, configurandosi fin dalle primissime battute come un progetto collaborativo e FLOSS, porta a sintesi tutte le precedenti esperienze. Allo stato attuale abbiamo terminato la modellazione concettuale del dato e avviato lo sviluppo dell'applicazione web in ambiente Wakanda/JS (completando una buona parte del core della soluzione). La sfida è e resta quella di creare un grande, multisfaccettato, quasi liquido, contenitore di conoscenza storico/archeologica, assecondando l'impostazione teorica neoprocessualista e le istanze di trasparenza che caratterizzano da sempre le attività del LIAAM di Siena. Il progetto PRIN di riferimento, incentrato sui paesaggi storici del medioevo, si connota infatti per un approccio globale all'archeologia e sta producendo grandi quantità di informazioni estremamente eterogenee per tipologia, metodo di acquisizione, fonti di riferimento, granularità dei dati. Costituisce perciò un ottimo banco di prova

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per una soluzione che dovrebbe e potrebbe travalicarne i limiti. Perché ciò accada è necessario che attorno ad Openarcheo2 si coaguli una comunità di sviluppatori e utenti, un auspicio che spero possa nel tempo tramutarsi in realtà. SOFTWARE Software sviluppati: Openarcheo2 Software utilizzati: Wakanda (www.wakanda.org), git, Geoserver, Openlayers 3, Leaflet, Google Maps API. LICENZE Testi: CC BY-SA Dati: da definire, ma certamente libere (con ogni probabilità CC BY-SA). LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO https://github.com/scarpazi/oa2_v0

SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA GIS CLOUD OPEN SOURCE PER LA

CONDIVISIONE E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO

Giacomo Di Giacomo – CNR-IBAM Lecce The ability to index and quickly retrieve heterogeneous informations from a shared space, makes the cloud an extremely effective tool for the remote share of archaeological data. It becomes even more useful when in the dashboard there is a cartographic engine that can handle the geographic information in the cloud. The Laboratory of Ancient Topography, Archaeology and Remote Sensing of IBAM CNR, is experimenting a GIS cloud entirely made by integrating a variety resources with open source licence. The cloud platform of the system is implemented with the software owncloud, which, through a MySQL database server, implements the access control. A hyperlink in owncloud redirects users to the mapserver, which at this stage of development is QGIS server, The data entry is done through QGIS Desktop: a QGIS project allows users to enter data into a PostGreSQL db. Through this configuration, data entered from any desktop device are available immediately in the cloud. Testing of the system has already begun on Lecce and Taormina, where are in progress the realization of archaeological digital map. These research activities,are parts of more complex projects, that also involve other agencies: the Department of Cultural Heritage, University of Salento for Archaeological Map of Lecce, and the Department of Classical Studies, University of Messina and the Superintendence for Archaeological Heritage and Environment of the Province of Messina for Archaeological Map of Taormina.

La capacità di indicizzare e recuperare velocemente un gran numero di informazioni di natura eterogenea da uno spazio condiviso, rende il cloud uno strumento estremamente efficace per la condivisione remota dei dati

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archeologici. Esso diventa ancora più utile quando implementa all’interno del cruscotto un motore cartografico in grado di gestire le informazioni a carattere geografico presenti nella nuvola, trasferendole in un database geospaziale secondo un criterio topografico. Il Laboratorio di Topografia Antica, Archeologia e Telerilevamento del CNR IBAM, sta sperimentando un sistema GIS cloud di questo tipo, realizzato interamente utilizzando e integrando tra loro diverse risorse disponibili in rete con licenza di tipo open source. È stato creato uno strumento agile e veloce per la condivisione delle informazioni sia in fase di inserimento nelle banche dati, sia durante la fase di utilizzo delle stesse da parte degli Enti preposti alla pianificazione urbana e all’attuazione di politiche di valorizzazione. La piattaforma cloud che fa da entry-point al sistema è realizzata con il software owncloud, che implementa tutte le funzioni di controllo degli accessi attraverso un server database MySQL. All’interno di owncloud è stato realizzato un hyperlink che indirizza l’utente verso il server cartografico, che in questa fase dello sviluppo è QGIS server, ma si sta analizzando la possibilità di utilizzare GeoServer e GeoExplorer in alternativa a quest’ultimo, per avere a disposizione dei tools di inserimento e modifica del dato geografico direttamente sul web. Al momento, comunque, l’inserimento dati avviene attraverso QGIS Desktop: è stato infatti distribuito agli utenti un progetto QGIS che consente di inserire i dati all’interno di un db PostGreSQL. Attraverso questa configurazione, i dati inseriti da qualunque postazione desktop sono immediatamente disponibili nel cloud. La sperimentazione del sistema è già iniziata su Lecce e Taormina, dove sono in corso di realizzazione carte archeologiche digitali finalizzate non solo alla ricostruzione dei paesaggi storici, ma soprattutto alla gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico. Tali attività di ricerca, poiché nate in seno a progetti più ampi e complessi, coinvolgono anche altri Enti: il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento per la Carta Archeologica di Lecce, e il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Messina e la Soprintendenza ai Beni Archeologici e Ambientali della Provincia di Messina per la Carta Archeologica di Taormina; il trasferimento all’interno di un sistema WebGIS di quest’ultima carta archeologica è anche oggetto di un lavoro di Dottorato di Ricerca che, chi scrive, sta conducendo presso lo stesso Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Messina. SOFTWARE OwnCloud, PostgreSQL/PostGIS, QGIS server, QuantumGIS. LICENZE testi: CC BY- SA LINK AL SITO WEB DEL PROGETTO PRESENTATO http://giscloud.ibam.cnr.it/index.php