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Ipazia 1 Ipazia Ipazia di Alessandria, illustrazione del 1908 (EL) « ὅταν βλέπω σε, προσκυνῶ, καὶ τους λόγους. τῆς παρθένου τὸν οἶκον ἀστρῷον βλέπων εἰς οὐρανὸν γάρ ἐστι σοῦ τὰ πράγματα, Yπατία σεμνή, τῶν λόγων εὐμορφία, ἄχραντον ἄστρον τῆς σοφῆς παιδεύσεως. » (IT) « Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura. » (Pallada, Antologia Palatina, IX, 400) Ipazia (in greco antico: Ὑπατία, in latino: Hypatia; Alessandria d'Egitto, circa 370 Alessandria d'Egitto, marzo [1] 415) fu una matematica, astronoma e filosofa greca. Rappresentante della filosofia neo-platonica pagana, [2] la sua uccisione da parte di una folla di cristiani in tumulto [3] , per alcuni autori composta da monaci detti parabolani [4] , l'ha resa una martire del paganesimo [5] e della libertà di pensiero [6] .

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Ipazia 1

Ipazia

Ipazia di Alessandria, illustrazione del 1908

(EL)« ὅταν βλέπω σε, προσκυνῶ, καὶ τουςλόγους.τῆς παρθένου τὸν οἶκον ἀστρῷον βλέπωνεἰς οὐρανὸν γάρ ἐστι σοῦ τὰ πράγματα,Yπατία σεμνή, τῶν λόγων εὐμορφία,ἄχραντον ἄστρον τῆς σοφῆς παιδεύσεως. »

(IT)« Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tueparole,vedendo la casa astrale della Vergine,infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo attoIpazia sacra, bellezza delle parole,astro incontaminato della sapiente cultura. »

(Pallada, Antologia Palatina, IX, 400)

Ipazia (in greco antico: Ὑπατία, in latino: Hypatia; Alessandria d'Egitto, circa 370 – Alessandria d'Egitto, marzo[1]

415) fu una matematica, astronoma e filosofa greca. Rappresentante della filosofia neo-platonica pagana,[2] la suauccisione da parte di una folla di cristiani in tumulto[3] , per alcuni autori composta da monaci detti parabolani[4] ,l'ha resa una martire del paganesimo[5] e della libertà di pensiero[6] .

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Biografia

Astronoma e matematicaIpazia nacque ad Alessandria[7] nella seconda metà del IV secolo. Non è possibile stabilire con maggiore precisionel'anno della sua nascita: il lessico Suda sostiene che ella «fiorì durante il regno d'Arcadio»,[8] ossia dal 395 al 408, ilche comporterebbe una data di nascita oscillante dal 355 al 368,[9] anche se la maggior parte degli studiosi crede dipoter indicare la sua nascita intorno al 370.[10]

Nulla si sa della madre e il fatto che i saluti rivolti a Ipazia e agli altri familiari nelle lettere del suo allievo Sinesionon la citino mai, fa ritenere che, almeno nel 402, ella fosse già morta.[11] Si sa di un fratello di nome Epifanio,dedicatario sia del Piccolo commentario alle Tavole facili di Tolomeo[12] , che del IV libro dei Commentaria aTolomeo[13] , del padre Teone.Dubbia è la possibilità che avesse un altro fratello di nome Atanasio; nelle lettere in cui Sinesio saluta Ipazia:«Abbraccia per me la venerabilissima e piissima filosofa, il beato coro che gode della divina voce, ma soprattutto ilbeatissimo padre Teotecno e il compagno nostro Atanasio»[14] e «stammi bene e salutami i compagni felici,cominciando dal padre Teotecno e dal fratello Atanasio»,[15] l’ipotesi che Teotecno — Teone è effettivamente ildiminutivo di Teotecno — e Atanasio indichino rispettivamente il padre e il fratello di Ipazia,[16] non ha lamaggioranza dei consensi dei commentatori.[17]

Noto è invece il padre, «Teone, il geometra, il filosofo d’Alessandria»,[18] che studiava e insegnava ad Alessandria,dedicandosi in particolare alla matematica e all'astronomia — osservò l'eclisse solare del 15 giugno 364 e quellalunare del 26 novembre — e che sarebbe vissuto almeno per tutto il regno di Teodosio I (378-395).[19] Che Ipazia siastata allieva prima e collaboratrice del padre poi è attestato dallo stesso Teone il quale, in capo al III libro del suocommento al Sistema matematico di Tolomeo,[20] scrive che l'edizione è stata «controllata dalla filosofa Ipazia, miafiglia». Non è chiaro il tipo di controllo esercitato da Ipazia: se si sia trattato di una semplice revisione del commentopaterno,[21] di integrazioni al testo[22] ovvero di editare l'intero testo di Tolomeo.[23]

Le fonti antiche sono concordi nel rilevare come non solo Ipazia fosse stata istruita dal padre nella matematica ma,sostiene Filostorgio, anche che «ella divenne molto migliore del maestro, particolarmente nell’astronomia e che,infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche».[24] Filostorgio non è soltanto uno storicodella Chiesa, ma anche un appassionato, se non un esperto, di astronomia e di astrologia,[25] e le sue affermazionitrovano conferma in Damascio il quale scrive che Ipazia «fu di natura più nobile del padre, non si accontentò delsapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l'aveva introdotta, ma non senza altezza d'animo si dedicòanche alle altre scienze filosofiche».[26]

Matematica, astronoma e filosofa, come aveva già attestato il padre: Ipazia aveva tutti i titoli per succedere al padrenell'insegnamento di queste discipline nella comunità alessandrina, nella tradizione del glorioso Museo fondato quasi700 anni prima da Tolomeo I Soter. Anche se il vecchio Museo non esisteva più da quando era andato distrutto altempo della guerra condotta da Aureliano, la tradizione dell'insegnamento delle scienze mediche e della matematicaera però continuata ad Alessandria, mantenendo intatto l'antico prestigio, come conferma anche AmmianoMarcellino,[27] e Ipazia, già almeno dal 393 era a capo della scuola alessandrina, come ricorda Sinesio,[28] giunto adAlessandria da Cirene per seguirvi i suoi corsi.Le fonti antiche le attribuiscono sicuramente un commentario a un'opera di Diofanto di Alessandria, che dovrebbeessere, secondo gli interpreti, l'Arithmetica, e un commentario alle Coniche di Apollonio di Perga. È dubbio se ellaabbia composto anche un'opera originale sull'astronomia, un Canone astronomico: la notizia di Suda[29] — «scrisseun commentario a Diofanto, il Canone astronomico, un commentario alle Coniche di Apollonio» — non permette dicomprendere se quel canone sia in realtà un commento a un'opera di Tolomeo, possibilmente quella già nota e citatadallo stesso padre Teone.La mancanza di ogni suo scritto rende problematico stabilire il contributo effettivo da lei prodotto al progresso del sapere matematico e astronomico della scuola di Alessandria: a dire del Kline, quella scuola «possedeva l'insolita

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combinazione di interessi teorici e interessi pratici che doveva rivelarsi così feconda un migliaio di anni più tardi.Fino agli ultimi anni della sua esistenza, la Scuola alessandrina godette di piena libertà di pensiero, elementoessenziale per il fiorire di una cultura e fece compiere importanti passi avanti in numerosi campi che dovevanodiventare fondamentali nel Rinascimento: la geometria quantitativa piana e solida, la trigonometria, l'algebra, ilcalcolo infinitesimale e l'astronomia».[30]

Astrolabio d'argento dell'XI secolo

Progressi sulle conoscenze ereditate fino ad allora sonorivendicate dall'allievo di Ipazia, Sinesio, che nel 399 scrivevache Ipparco, Tolomeo e i successivi astronomi «lavorarono sumere ipotesi, perché le più importanti questioni non eranostate ancora risolte e la geometria era ancora ai suoi primivagiti»: ora si è ottenuto di «perfezionarne l'elaborazione». ESinesio fornisce un esempio di tali perfezionamenti edell'unione di interessi teorici e pratici dall'astrolabio da luifatto costruire e «concepito sulla base di quanto mi insegnò lamia veneratissima maestra [...] Ipparco lo aveva intuito e fu ilprimo a occuparsene, ma noi, se è lecito dirlo, lo abbiamoperfezionato» mentre «lo stesso grande Tolomeo e la divinaserie dei suoi successori» si erano contentati di uno strumentoche servisse semplicemente da orologio notturno.[31]

Da queste parole si rileva che i matematici e gli astronomi deltempo di Ipazia non consideravano affatto l'opera di Tolomeo l'ultima e definitiva parola in fatto di conoscenzaastronomica: al contrario, essa era correttamente ritenuta una semplice ipotesi matematica, segno che per gliastronomi alessandrini era necessario proseguire le ricerche in questo campo per giungere possibilmente alla realecomprensione della natura e della disposizione dell'universo. L'idea di un Tolomeo sistematore della realtàastronomica appartiene alla più tarda epoca medievale.Un altro strumento costruito su indicazioni di Ipazia fu un idroscopio: «un tubo cilindrico avente la forma e la misuradi un flauto. In linea perpendicolare reca degli intagli, a mezzo dei quali misuriamo il peso dei liquidi. Da una delleestremità è otturato da un cono fissato strettamente al tubo, in modo che unica sia la base di entrambi. È questo ilcosiddetto barillio. Quando s'immerge il tubo nell'acqua, esso rimane eretto e si ha in tal modo la possibilità dicontare gli intagli, i quali danno l'indicazione del peso».[32]

La filosofia di Ipazia

Averroè e Porfirio, XIV secolo

Analoghe difficoltà presenta la ricostruzione del pensierofilosofico di Ipazia. In assenza di opere autografe e diriferimenti espliciti occorre fare ancora riferimento agliscritti del suo allievo Sinesio. Christian Lacombrade[33]

dopo aver analizzato le caratteristiche degli scritti delgiovane Sinesio, fondatamente influenzati dal suo soggiornoalla scuola d'Alessandria, afferma che quei primi testi«hanno necessariamente registrato, con modifiche minoriche in seguito, il pensiero di quei venerati maestri cheIpazia rivelava nell'élite dei suoi discepoli», concludendoneche nell'insegnamento di Ipazia il posto d'onore sarebbestato tenuto da Porfirio, mentre minore rilievo vi avrebbe

avuto Giamblico, sottolineando che Ipazia avrebbe soltanto illustrato il pensiero neoplatonico, senza elevarsi «a unaconcezione generale del mondo, non ha creato, come qualsiasi autentico filosofo, nessun sistema originale».[34]

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Resta il fatto che Sinesio rimase devotissimo alla sua maestra per tutta la vita, un atteggiamento che sembradimostrare che egli avrebbe ascoltato ad Alessandria molto più di una semplice esposizione del pensiero di alcunifilosofi: «Sinesio sembra aver sperimentato alla scuola d'Ipazia un'autentica conversione alla filosofia. Nei suoi Inniegli si rivela poeta metafisico di intuito religioso di notevole profondità. Inoltre egli, come dimostrano le sue lettere aIpazia e ad altri, fece parte per tutta la vita di un circolo di iniziati alessandrini, con i quali condivise i misteri dellafilosofia».[35] Ipazia gli avrebbe insegnato a considerare la filosofia «uno stile di vita, una costante, religiosa edisciplinata ricerca della verità».[36]

Sinesio frequentò sia la scuola di Alessandria sia quella di Atene, ma «l'Atene di oggi» — scrisse al fratello Evozio— «non ha nulla di eccelso a parte i nomi delle località [...] al giorno d'oggi l'Egitto tiene desta la mente avendoricevuti i semi di sapienza da Ipazia. Atene, al contrario, che fu un tempo la sede dei sapienti, viene ora onorata solodagli apicultori».[37]

Porfirio e Plotino

A opinione del Garzya, la filosofia di Plotino fu accolta da Sinesionell'intepretazione alessandrina — in un processo «nel qualedovette avere parte non piccola Ipazia, anche se ci sfuggono itermini» — che si distingueva sia dal neoplatonismoorientaleggiante, «in nome di un certo razionalismo», sia dalneoplatonismo polemicamente anticristiano della scuola ateniese,«in nome d'una certa neutralità nei confronti del cristianesimo».[38]

È allora possibile che non vi sia mai stato, nel tempo, un distaccodi Sinesio dagli insegnamenti di Ipazia, conformemente «allatradizione platonica che mostra di avere alla sua radice la relazionemaestro-allievo fra Socrate e Platone»[39] e che sia pertantoindividuabile in tutte le opere filosofiche di Sinesio, se non lalettera, almeno la traccia costante dell'insegnamento di Ipazia.

Nell'opuscolo Dione, così intitolato dal nome del sofista Dione diPrusa, Sinesio delinea il rapporto esistente tra filosofia eletteratura, esprimendo così anche i propri personali interessiculturali.[40] Lo inviò a Ipazia nel 405, chiedendole un giudizioprima di una eventuale pubblicazione: «Se tu ritieni che lo scrittodebba essere pubblicato, lo destinerò tanto ai retori quanto aifilosofi: agli uni recherà diletto, agli altri profitto, sempre che nonvenga respinto da te che hai la facoltà del giudizio».[41]

La filosofia è l'unità delle conoscenze, «la scienza delle scienze», ma è anche il mezzo con il quale l'uomo comunicatanto con i suoi simili che col dio: non si tratta, pertanto, di una comunicazione mistica o fondata su pratichemagiche, bensì razionale e tipica dell'uomo, il quale non è infatti «un puro spirito, ma uno spirito calato nell'anima diun essere vivente».[42] Lo stesso Dione di Prusa fu nella realtà un uomo come tanti altri, di media cultura e capacità,un oratore che però, una volta dedicatosi, seppur tardi, alla filosofia, «si applicò a educare gli uomini, fossero re osemplici cittadini, singoli o gruppi», abbandonando ogni retorica e ogni ricerca del successo personale nell'esclusivointeresse dell'educazione dei propri simili: e lo stesso aveva fatto Socrate, filosofo ben più grande, che mise adisposizione la propria sapienza a chiunque volesse indirizzarsi alla conoscenza e al bene.

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A capo della scuola di AlessandriaIpazia «era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonicariportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevanoda lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico».[43] In questo passo, Socrate Scolastico,scrivendo intorno al 440, indica che ad Alessandria l'unica erede del platonismo interpretato da Plotino era stataIpazia: diversamente, Ierocle, alessandrino di nascita ma formatosi ad Atene nella scuola del neoplatonico Plutarco(350-430), indica nel suo maestro l'erede della filosofia platonica in una successione che procede da Ammonio Saccae, attraverso Origene, Plotino, Porfirio e Giamblico, giunge a Plutarco di Atene.[44] Analoga è la successione deimaestri neoplatonici indicata dal più tardo Proclo, anch'egli membro della scuola d'Atene.[45]

Plotino e i suoi discepoli

Tale diversità si può spiegare con la volontà di«mostrare che i soli veri eredi di Platone e di Plotinoerano gli aderenti della teurgia giamblichea. Questocomportò la più completa omissione dei neoplatonicialessandrini da Ipazia a Sinesio in poi».[46] Se pertantosi ammette la correttezza della successione delineata daSocrate Scolastico, ne deriva che Ipazia escluse dal suoinsegnamento della filosofia neoplatonica la correntemagico-teurgica, indifferente, quando non ostile alcristianesimo, inaugurata da Giamblico e continuatanella scuola ateniese, per ricondurla alle fonti diPlatone attraverso la mediazione di Plotino.

Resta da capire il senso preciso di quel «succedere nellascuola platonica riportata in vita da Plotino»: se cioè ella abbia «occupato la cattedra di filosofia platonica nella cittàdel padre»,[47] svolgendovi la funzione del mero insegnante delle storiche dottrine filosofiche, ovvero «Ipazia aderivaa un platonismo derivato da quello di Plotino»,[48] o se invece, rifacendosi «a una tradizione più o meno consolidata»,proponeva «un pensiero adeguato al tempo in cui si trovava a vivere e pensare».[49] La premessa — aveva superato«di molto tutti i filosofi del suo tempo» — non dovrebbe lasciar dubbio sul fatto che ella, almeno nell'opinione diSocrate Scolastico, fosse considerata filosofa nel senso alto del termine e degna erede di Plotino.

Un'altra testimonianza proviene da Damascio, che alla fine del V secolo si stabilì ad Alessandria. Egli scrive cheIpazia «di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene attraverso le scienze matematiche a cuiera stata introdotta da lui ma, non senza altezza d'animo, si dedicò anche alle altre scienze filosofiche. La donna,gettandosi addosso il mantello e uscendo in mezzo alla città, spiegava pubblicamente a chiunque volesse ascoltarlaPlatone o Aristotele o le opere di qualsiasi altro filosofo».[50]

Risulterebbe dal passo che Ipazia, iniziato il suo percorso culturale dallo studio delle scienze matematiche — chesono, secondo lo concezione platonica, le scienze propedeutiche alla filosofia — fosse approdata alla «altre scienzefilosofiche», ossia alla «vera filosofia», che raggiunge il suo culmine nella dialettica. Ma alla «vera» filosofia, agiudizio di Damascio, Ipazia non sarebbe giunta: egli scrive infatti che Isidoro, il maestro di Damascio, «era moltosuperiore a Ipazia, non solo come uomo rispetto a una donna, ma anche quale vero filosofo rispetto a unageometra».[51]

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Rovine di Alessandria

Qui Damascio sembra rivendicare al proprio maestro e perciò,indirettamente anche a se stesso, un'alta dignità di filosofo, cherisulterebbe diminuita se Ipazia, già «inferiore in quanto donna»,avesse superato Isidoro nel dominio delle scienze filosofiche. Maesiste un'altra considerazione: «a differenza di Ipazia, Isidoro noncapiva niente di geometria»,[52] essendo Isodoro sostanzialmente unretore, e pertanto il giudizio di Damascio appare in linea con la suasvalutazione della formazione filosofica basata sulle scienzematematiche anziché sulle discipline letterarie e retoriche.

Nel De dono, l'allievo di Ipazia Sinesio aveva scritto che«l'astronomia è di per se stessa una scienza di alta dignità, ma puòforse servire da ascesa a qualcosa di più alto, da tramite opportuno, amio avviso, verso l'ineffabile teologia, giacché il beato corpo delcielo ha sotto di sé la materia e il suo moto sembra essere ai sommifilosofi un'imitazione dell'intelletto. Essa procede alle suedimostrazioni in maniera indiscutibile e si serve della geometria edell'aritmetica, che non sarebbe disdicevole chiamare diritto canonedi verità».[53] Se questo passo riflette legittimamente le idee dell'astronoma Ipazia, si può ritenere che ella in filosofia«non si mosse alla ricerca dell'essere e del divino attraverso un discorso retorico-dimostrativo che costruisce il verofacendo a meno dei fenomeni e dell'esperienza»,[54] così che il giudizio negativo di Damascio è, in questo senso, deltutto conseguente con la sua personale visione della filosofia.

Un altro elemento che viene sottolineato dalle fonti antiche è il pubblico insegnamento esercitato da Ipazia versochiunque volesse ascoltarla:[55] l'immagine data di una Ipazia che insegna nelle strade sembra sottolineare uncomportamento la cui audacia sembra quasi voluta, come un gesto di sfida e, a questo proposito, va rilevato chequando Ipazia comincia a insegnare, nell'ultimo decennio del IV secolo, ad Alessandria sono stati appena demoliti itempli dell'antica religione per ordine del vescovo Teofilo, una demolizione che simboleggia la volontà didistruzione di una cultura alla quale anche Ipazia appartiene e che ella è intenzionata a difendere e a diffondere.

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La distruzione dei templi di Alessandria

Il vescovo Teofilo

I cosiddetti decreti teodosiani, emessi dall'imperatore Teodosio tra il391[56] e il 392,[57] avevano sancito la proibizione di ogni genere diculto pagano ed equiparato il sacrificare nei templi al delitto di lesamaestà punibile con la morte.

Socrate Scolastico sottolinea la particolare insistenza del vescovoTeofilo per ottenere dall'imperatore decreti che mettessero fine adAlessandria ai culti dell'antica religione: «per sollecitudine di Teofilo,l'imperatore ordinò di distruggere i templi degli elleni in Alessandria equesto avvenne per l'impegno dello stesso Teofilo».[58] Fu risparmiatoil tempio di Dioniso, che il vescovo ottenne in dono dall'imperatore,per essere trasformato in chiesa: già da anni un altro storico edificio, ilCesareo, il tempio di Augusto, era stato trasformato in cattedralecristiana e costituiva il luogo di celebrazione più importante dellacomunità cristiana.

Una particolare resistenza opposero gli elleni alla distruzione delSerapeo, il tempio più antico e prestigioso della città, «così adorno diatri con amplissimi colonnati, di statue che sembrano vive e d'opered'arte di ogni genere, che nulla vi è sulla terra di più fastoso all'infuori

del Campidoglio».[59] Oltre al culto di Giove Serapide, vi erano celebrati i culti di Iside e delle divinità egizie e vierano custoditi i loro «misteri».

Teofilo «fece tutto quello che era in suo potere per recare offesa ai misteri degli elleni»,[60] esponendo pubblicamenteper dileggio gli oggetti di culto dei templi distrutti. Il gesto provocò l'ultima resistenza degli elleni: «sconvoltidall'insolito e insospettato evento, non poterono starsene tranquilli e tramarono tra loro una cospirazione ai danni deicristiani; dopo aver ucciso e ferito molti di loro, occuparono il tempio di Serapide».[61] L'imperatore stesso, daCostantinopoli, appoggiò la comunità cristiana, sollecitando gli elleni a convertirsi: questi abbandonarono il tempio,che fu occupato dai cristiani. Il giorno prima della sua distruzione Olimpio, l'ultimo sacerdote del Serapeo, fuggì inItalia.

Il conflitto di potere tra il prefetto Oreste e il vescovo CirilloNessuna fonte attesta il comportamento tenuto da Ipazia durante queste drammatiche vicende, né gli eventualirapporti intercorsi tra lei e il vescovo Teofilo. Sappiamo che il risalto ottenuto nella città di Alessandria dallapersonalità di Ipazia è immediatamente successivo a quei fatti e coincide altresì con l’affermazione, prodottasinell’Impero orientale, del movimento politico e culturale degli elleni, sostenitori tutti della tradizionale cultura grecaindipendentemente dalle singole adesioni a una particolare religione. La loro ascesa subì un arresto con l’avvento alpotere dell’Augusta Pulcheria, nel 414, per risalire, con alterna fortuna, nei decenni successivi, fino al declinoavvenuto a partire dalla seconda metà del V secolo.Il prestigio conquistato da Ipazia ad Alessandria ha una natura eminentemente culturale, ma quella sua stessaeminente cultura è la condizione dell'acquisizione, da parte di Ipazia, di un potere che non è più soltanto culturale: èanche politico. Scrive infatti lo storico cristiano ortodosso Socrate Scolastico:

« Per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospettodei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinariasaggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale »(Socrate Scolastico, cit., VII, 15)

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Quasi un secolo dopo, anche il filosofo Damascio riprende le sue considerazioni:

« era pronta e dialettica nei discorsi, accorta e politica nelle azioni, il resto della città a buon diritto la amava e la ossequiavagrandemente, e i capi, ogni volta che si prendevano carico delle questioni pubbliche, erano soliti recarsi prima da lei, comecontinuava ad avvenire anche ad Atene. Infatti, se lo stato reale della filosofia era in completa rovina, invece il suo nomesembrava ancora essere magnifico e degno di ammirazione per coloro che amministravano gli affari più importanti delgoverno »(Damascio, cit., 102)

Alla morte di Teofilo nel 412 salì sul trono episcopale di Alessandria Cirillo: questi «si accinse a rendere l’episcopatoancora più simile a un principato di quanto non fosse stato al tempo di Teofilo»,[62] nel senso che con Cirillo «lacarica episcopale di Alessandria prese a dominare la cosa pubblica oltre il limite consentito all’ordine episcopale».[63]

In tal modo, tra il prefetto di Alessandria Oreste, che difendeva le proprie prerogative, e il vescovo Cirillo, cheintendeva assumersi poteri che non gli spettavano, nacque un conflitto politico, anche se «Cirillo e i suoi sostenitoritentarono di occultarne la vera natura e di porre la questione nei termini di una lotta religiosa riproponendo lo spettrodel conflitto tra paganesimo e cristianesimo».[64]

Nel 414, durante un'assemblea popolare, alcuni ebrei denunciarono al prefetto Oreste quale seminatore di discordie ilmaestro Ierace, un sostenitore del vescovo Cirillo, «il più attivo nel suscitare gli applausi nelle adunanze in cui ilvescovo insegnava». Ierace fu arrestato e torturato, al che Cirillo reagì minacciando i capi della comunità ebraica, egli ebrei reagirono a loro volta massacrando un certo numero di cristiani. La reazione di Cirillo fu durissima: l'interacomunità ebraica fu cacciata dalla città, i loro averi furono confiscati e le sinagoghe distrutte. «Oreste, prefetto diAlessandria, s'indignò molto per l’accaduto e provò un gran dolore perché una città tanto importante era statacompletamente svuotata di esseri umani»,[65] ma non poté prendere provvedimenti contro Cirillo, poiché per lacostituzione del 4 febbraio 384 il clero veniva a essere soggetto al solo foro ecclesiastico.Nel pieno del conflitto giurisdizionale tra il prefetto e il vescovo, dai monti della Nitria intervennero a sostegno diCirillo un gran numero di monaci, i cosiddetti parabolani. Formalmente degli infermieri, «di fatto costituivano unvero e proprio corpo di polizia che i vescovi di Alessandria usavano per mantenere nelle città il loro ordine».[66]

Costoro, «usciti in numero di circa cinquecento dai monasteri e raggiunta la città, si appostarono per sorprendere ilprefetto mentre passava sul carro. Accostatisi a lui, lo chiamavano sacrificatore ed elleno, e gli gridavano contromolti altri insulti. Egli allora, sospettando un'insidia da parte di Cirillo, proclamò di essere cristiano e di essere statobattezzato dal vescovo Attico. Ma i monaci non badavano a ciò che veniva detto e uno di loro, di nome Ammonio,colpì Oreste sulla testa con una pietra».[67]

Accorsero cittadini di Alessandria, dispersero i parabolani e catturarono Ammonio conducendolo da Oreste: «questi,rispondendo alla sua provocazione pubblicamente con un processo secondo le leggi, spinse a tal punto la tortura dafarlo morire. Non molto tempo dopo rese noti questi fatti ai governanti. Ma Cirillo fece pervenire all'imperatore laversione opposta».[68] Non si sa quale fosse la versione dei fatti approntata da Cirillo, ma la si può immaginare dalfatto che il vescovo fece collocare il cadavere di Ammonio in una chiesa e, cambiatogli il nome in Thaumasios —«ammirevole» — lo elevò al rango di martire, come se fosse morto per difendere la sua fede. «Ma chi aveva senno,anche se cristiano, non approvò l'intrigo di Cirillo. Sapeva, infatti, che Ammonio era stato punito per la suatemerarietà e non era morto sotto le torture per costringerlo a negare Cristo».[69] Infatti, lo stesso Cirillo «si adoperòper far dimenticare al più presto l'accaduto con il silenzio».[70]

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Uccisione di Ipazia

C. W. Mitchell: La morte di Ipazia

In questo clima, maturò l'omicidio di Ipazia, poiché, riferisce lo storicodella Chiesa Socrate Scolastico, «s'incontrava alquanto di frequentecon Oreste, l'invidia mise in giro una calunnia su di lei presso il popolodella chiesa, e cioè che fosse lei a non permettere che Oreste siriconciliasse con il vescovo».[71]

Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima:[72] un gruppo dicristiani «dall'animo surriscaldato, guidati da un lettore di nome Pietro,si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentrefaceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino allachiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, lauccisero usando dei cocci.[73] Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membroa membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone,cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non pocobiasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte eazioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano leparole di Cristo».[74]

Il filosofo pagano Damascio si era recato ad Alessandria intorno al485, quando ancora «vivo e denso di affetto era il ricordo dell'anticamaestra nella mente e nelle parole degli alessandrini».[75] Divenuto poiscolarca della scuola di Atene, scrisse, cento anni dopo la morte diIpazia, la sua biografia. In essa sostiene la diretta responsabilità di Cirillo nell'omicidio, più esplicitamente di quantonon faccia Socrate Scolastico: accadde che il vescovo, vedendo la gran quantità di persone che frequentava la casa diIpazia, «si rose a tal punto nell'anima che tramò la sua uccisione, in modo che avvenisse il più presto possibile,un'uccisione che fu tra tutte la più empia».[76] Anche Damascio rievoca la brutalità dell'omicidio: «una massa enormedi uomini brutali, veramente malvagi [...] uccise la filosofa [...] e mentre ancora respirava appena, le cavarono gliocchi».[77]

Dopo l'uccisione di Ipazia fu aperta un'inchiesta. A Costantinopoli regnava di fatto Elia Pulcheria, sorella delminorenne Teodosio II (408-450), che era vicina alle posizioni del vescovo Cirillo d'Alessandria[78] e come ilvescovo fu dichiarata santa dalla Chiesa.[79] Il caso fu archiviato, sostiene Damascio, a seguito dell'avvenutacorruzione di funzionari imperiali.[80] Anche secondo Socrate Scolastico, la corte imperiale fu corresponsabile dellamorte di Ipazia, non essendo intervenuta, malgrado le sollecitazioni del prefetto Oreste, a porre fine ai disordiniprecedenti l'omicidio. Tesi condivisa da Giovanni Malalas, secondo il quale l'imperatore Teodosio «amava Cirillo, ilvescovo di Alessandria. In questo periodo gli alessandrini, col permesso del vescovo (Cirillo) di fare da sé,bruciarono Ipazia, un'anziana donna (παλαια γυνη), filosofa insigne, da tutti considerata grande».[81]

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Ipazia nell'arte, al cinema e alla radioA partire dall’Illuminismo, Ipazia viene considerata una vittima del fanatismo religioso e una martire laica delpensiero scientifico. Nel Settecento lo storico britannico Edward Gibbon definì la sua morte una «macchia indelebilesul carattere e sulla religione di Cirillo d'Alessandria».[82] Ipazia fu celebrata in romanzi, poesie, opere teatrali equadri.

Pittura• Nel celebre affresco La scuola di Atene di Raffaello Sanzio la figura che rappresenta un giovane amico di

Raffaello, Francesco Maria della Rovere,[83] viene qualche volta identificata, ma senza fondamento, con Ipazia.• Ipazia è il soggetto dell'omonimo dipinto eseguito nel 1885 dal pittore preraffaellita Charles William Mitchell.

Letteratura• Il primo saggio storicamente noto su Ipazia è opera del filosofo deista inglese John Toland (1670-1722), il quale,

nel 1720, dà alle stampe una sua visione della vicenda di Ipazia che mette in evidenza il fanatismo di San Cirillo,mandante dell'omicidio.[84]

• Alla vita di Ipazia è dedicato l'omonimo romanzo del 1853 dello scrittore inglese Charles Kingsley.[85]

• Diodata Roero Saluzzo, Ipazia ovvero Delle Filosofie, Chirio e Mina, Torino 1827; la scrittrice cattolica esposenel poemetto (romanzo in versi) la stravagante ipotesi della conversione di Ipazia al cristianesimo operata daCirillo, e della sua uccisione da parte di un sacerdote pagano.

• Mario Luzi, Libro di Ipazia, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1978 1973: il poemetto è dedicato alla tragicavicenda della scienziata alessandrina.

• Caterina Contini, Ipazia e la notte (romanzo), Milano, Longanesi 1999. ISBN 88-304-1542-1• Aida Stoppa, Ipazia e la rete d'oro (racconto), in Aida Stoppa, Sette universi di passione, Colledara, Andromeda

2004, pp. 20-34• Adriano Petta, Antonino Colavito, Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo, prefazione di Margherita

Hack, (romanzo) Roma, La Lepre Edizioni 2009 ISBN 88-96052-13-0• I personaggi di Ipazia e del padre Teone, decontestualizzati da Alessandria e trasferiti nella Venezia dei primi

decenni del '900, compaiono in una delle storie a fumetti della serie di "Corto Maltese", firmata da Hugo Pratt:Favola di Venezia; sono due figure di studiosi di esoterismo, ai quali il protagonista del fumetto si rivolge perottenere informazioni.

• Umberto Eco, Baudolino (romanzo) cap. 33, Milano, Bompiani, 2000 ISBN 88-452-4736-8• Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, Milano, Rizzoli, 2010, ISBN 978-88-17-04565-0• Maria Moneti Codignola, Ipazia muore, Milano, La tartaruga, 2010, ISBN 978-88-7738-491-1

Cinema e radio• Il film Agora del regista spagnolo Alejandro Amenábar del 2009 è tratto dalla figura storica di Ipazia.[86]

• Alla storia di Ipazia è stata dedicata una intera puntata di La storia in Giallo, programma radiofonico ideato econdotto da Antonella Ferrera e trasmesso il 27 ottobre 2009 da Radio3.[87]

• Alla storia di Ipazia e al film Agora è dedicata parte di una puntata di Radio Tre Scienze dell'11 novembre 2009.

Note[1] L'ipotesi che Ipazia sia morta l'8 marzo è solo un'ipotesi suggestiva, formulata dopo l'istituzione, in quel giorno, della «festa della donna»:

Adriano Petta e Antonio Colavito, Ipazia, scienziata alessandrina 8 marzo 415 d.C. (http:/ / www. universitadelledonne. it/ petta. htm)[2] Cfr., ad es., Mary Ellen Waithe. Encyclopedia of Philosophy, vol.4 NY, MacMillan, 2005 p. 534 e sgg. e G. J. Toomer Oxford Classical

Dictionary. Oxford University Press 1970.

« In 415 Hypatia, a noted pagan teacher of classical philosophy, was killed by a Christian mob. »

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(The New Catholic Encylopedia vol.1. NY, Gale, 2003, pag.268)

Cfr. anche, tra gli altri, Christoph Markschie. In cammino tra due mondi: strutture del cristianesimo antico. Milano,Vita e Pensiero, 2003, p. 19; Enrico Pepe. Il santo del giorno vol.2 Città Nuova 2009 p. 254; Claudio Moreschini.Letteratura cristiana delle origini. Greca e latina Città Nuova, 2007 p.128;[4] Cfr. tra gli altri, Julien Ries Opera Omnia vol. 1 p. 176 Milano, Jaca Book, 2006; Francesco Romano. Porfirio di Tiro: filosofia e cultura nel

III secolo Parte 3. p. 52 Università di Catania 1979. L'eventuale coinvolgimento dei parabolani, monaci-infermieri alle dirette dipendenze delvescovo di Alessandria Cirillo nonché sua "guardia del corpo" (cfr. al riguardo Salvatore Pricoco. Da Costantino a Gregorio Magno, in Storiadel cristianesimo. Vol. I a cura di Giovanni Filoramo e Daniele Menozzi. Bari, Laterza, 2008, pp. 346-347), chiamerebbe in causa il direttocoinvolgimento del vescovo Cirillo, coinvolgimento evidenziato da Jacques Lacarrière (Die Gott-Trunkenen, 1967, p. 151); notano comunqueHeinrich Fries e Georg Kretschmar che:

« Socrate, che sulla vita di Isidoro era meglio informato di Damascio, non tira in ballo Cirillo nell'assassinio della filosofaneoplatonica Ipazia nel marzo 415, che i cristiani sospettavano di essere forse la consultente astrologica del prefetto.Tuttavia anche se l'arcivescovo era un politico troppo avveduto per lasciarsi compromettere da una impresa tanto esecrabile,resta però il fatto che l'organizzazione del delitto fu, non di meno, che un'opera di un suo chierico. »(Heinrich Fries e Georg Kretschmar. I classici della teologia Volume 1. Milano, Jaca Book, 1996 p. 178)

Ilaria Ramelli e Moreno Morani sono intervenuti, mediante articoli giornalistici e interventi su blog (cfr. (http:/ /www. laici. org/ morani. pdf) e (http:/ / terzotriennio. blogspot. com/ 2010/ 06/ma-non-e-detto-che-ipazia-fu-uccisa-dai. html)), per sostenere invece che il coinvolgimento del vescovo Cirillo edella Chiesa di Alessandria non risulterebbero evidenti dalle fonti di riferimento.[5] Cfr. Prometheus: rivista quadrimestrale di studi classici, vol. 4-5, 1986, p. 108.[6] Ad es. Augusto Agabiti. Ipazia: La prima martire della libertà di Pensiero, Enrico Voghera, 1914.[7] «Ella nacque, crebbe e ricevette la sua istruzione ad Alessandria», Suda, IV 644, 3.[8] Suda, cit.[9] Robert J. Penella, When was Hypatia born?, in «Historia», XXXIII, 1984, pp. 126-128 e Gemma Beretta, Ipazia d’Alessandria, Roma 1993,

p. 34 e n. 40.[10] Così, per esempio, Richard Hoche, Hypatia, die Tochter Theons, in «Philologus» 15, 1860, pp. 435-474, John M. Rist, Hypatia, in

«Phoenix», 19, 1965 o Karl Praechter, Hypatia in «Real Enzyklopädie der Altertums», IX, Stuttgart 1914.[11] Sinesio, Epistolae 5 e 16, in Opere di Sinesio di Cirene, Torino 1989. Le due lettere sono del 400 circa e del 413.[12] Theon, Le Petit commentare de Théon d’Alexandrie aux Tables faciles de Ptolomée, tr. da A. Tihon, Città del Vaticano 1978.[13] Theon, Commentaria in Ptolomaei syntaxin mathemathicam III-IV, Città del Vaticano 1943.[14] Epistola 5.[15] Epistola 16.[16] Avanzata da Gemma Beretta, cit., p. 35; Guido Bigoni, Ipazia Alessandrina, Venezia 1887, considera Teotecno il padre di Ipazia, ma ritiene

che Atanasio sia un allievo della matematica alessandrina.[17] Maria Dzielska, Ipazia e la sua cerchia intellettuale, in «Paganism in the Later Roman Empire and in Byzantium», Cracovia 1991, ritiene

Atanasio un sofista di Alessandria, allievo di Ipazia; tuttavia anche Denis Roques, in La famille d'Hipatie (Sinésios, epp. 5 et 16), 1995 e inTheoteknos, Fils de Dieu, 1998, identifica Teotecno e Atanasio con il padre e un fratello di Ipazia, contestato da Olivier Masson, inTheoteknos, Fils de Dieu, 1997, e da Tassilo Schmitt, Die Bekehrung des Synesios von Kyrene, 2001, che nega che Atanasio sia fratello diIpazia, non ritiene possibile che Sinesio abbia confuso Teone con il gruppo degli allievi di Ipazia e pensa che il beatissimo padre possa essereun sacerdote cristiano.

[18] Suda, cit.[19] Suda, II 702, 10-16.[20] Codice Laurenziano 28.18 L.[21] Così il Rome, curatore dell'edizione del III libro, Città del Vaticano, 1943.[22] Wilbur R. Knorr, Textual Studies in Ancient and Mediaeval Geometry, Boston 1989.[23] Alan Cameron, Isidore of Myletus and Hypatia: on the Editing of mathematical Texts, «Greek Roman and Byzantine Studies», 31, 1990.[24] Filostorgio, Historia Ecclesiastica, VIII, 9; Fozio, Ex Ecclesiasticis Historis Philostorgi Epitome, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol.

LXV.[25] Joseph Bidez, Einleitung zur Kirchengeschichte, CIX-CX, in «Philostorgios Kirchegeschichte», Berlin, Akademie Verlag 1981[26] Damascio, Vita Isidori, 77, 1-4.[27] Res gestae XXII, 16.[28] Nella lettera 137 scritta in quell'anno: Ipazia è la «donna che a buon diritto presiede ai misteri della filosofia».[29] Il Suda, IV, 644, che si rifà a una notizia di Esichio di Mileto.[30] Morris Kline, Storia del pensiero matematico, I, 1999, p. 213.

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[31] Sinesio, De dono 4. Un'analisi approfondita dello strumento è in Joseph Vogt e Matthias Schramm, Synesius vor dem Planisphaerium, in«Das Altertum und jedes neue Gute für Wolfgang Schadewaldt zum 15. März 1970», 1970. Otto Neugebauer, A history of ancientmathematical astronomy, 1975, lo definisce tuttavia «uno strumento del tutto inutile».

[32] Sinesio, Epistola 15.[33] Synésios de Cyrène, hellène et chrétien, 1951[34] Ivi, p. 50.[35] Jay Bregman, Synesius of Cyrene. Philosopher Bishop, 1982, p. 19.[36] Ivi, p. 28.[37] Epistola 136.[38] Antonio Garzya, Introduzione alle «Opere di Sinesio di Cirene», 1989, p. 32.[39] Gemma Beretta, Ipazia di Alessandria, 1993, p. 66.[40] Un'analisi dell'opera, relativamente all'interesse che riveste nella storia dell'autobiografia, è in Georg Misch, Geschichte der Autobiographie,

Frankfurt a. M., Schulte Bulmke 1950.[41] Epistola 154[42] Dione 6.[43] Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica VII, 15: «Ἐπὶ τοσοῦτον δὲ προὔβη παιδείς, ὡς ὑπερακοντίσαι τοὺς κατ’ αὐτὴν φιλοσόφους, τὴν

δὲ Πλατωνικὴν ἀπὸ Πλωτίνου καταγομένην διατριβὴν διαδέξασθαι, καὶ πάντα τὰ φιλόσοφα μαθήματα τοῖς βουλομένοις ἐκτίθεσθαι.Διὸ καὶ οἱ πανταχόθεν φιλοσοφεῖν βουλόμενοι, κατέτρεχον παρ’ αὐτήν».

[44] Ierocle di Alessandria, De providentia, in Fozio, Bibliotheca, pp. 171-173.[45] Proclo, Theologia platonica.[46] Garth Fowden, The pagan holy man in late antique society, in «Journal of hellenic Studies», 102, 1982.[47] Così spiega il Praechter, Hypatia, cit., col. 245.[48] Étienne Évrard, A quel titre Hypatie enseigna-t-elle la philosophie?, «Revue des Etudes Grecques», 90, 1977.[49] Gemma Beretta, cit., p. 115.[50] Damascio, Vita Isidori 77, pp. 1-8.[51] Damascio, cit., 164, p. 218.[52] Paul Tannery, L'article de Suidas sur Hypatia, «Annales de la Faculté de Lettres de Bordeaux», II, 1880.[53] Sinesio, De dono 4, p. 547.[54] Gemma Beretta, cit., p. 127; anche Angela Putino, La signora della Notte stellata, in Diotima, Mettere al mondo il mondo. L'ordine

simbolico della madre, 1992, pp. 99-121.[55] Le espressioni usate da Socrate Scolastico e da Damascio non autorizzano a pensare, come fa invece Maria Dzielska, cit., pp. 56-57, che gli

ascoltatori di Ipazia costituissero necessariamente un circolo aristocratico dal quale erano escluse le donne.[56] Codex theodosianus XVI 10, 10-11.[57] Codex theodosianus XVI 10, 12.[58] Socrate Scolastico, cit., V, 16.[59] Ammiano Marcellino, Res gestae XXII, 16.[60] Socrate Scolastico, cit.[61] Damascio, cit.[62] Socrate Scolastico, cit., VII, 7.[63] Socrate Scolastico, cit., VII, 7.[64] G. Beretta, op. cit., p. 13.[65] Socrate Scolastico, op. cit., VII, 13.[66] G. Beretta, op. cit., p. 11.[67] Socrate Scolastico, op. cit., VII, 14.[68] Socrate Scolastico, op. cit., VII, 14.[69] Socrate Scolastico, op. cit., VII, 14.[70] Socrate Scolastico, op. cit., VII, 14.[71] Socrate Scolastico, cit., VII, 15.[72] Quell'anno la Pasqua cadeva l'11 aprile.[73] ostrakois, letteralmente gusci di ostriche, ma il termine era usato anche per indicare frammenti di tegola o di vasi.[74] Socrate Scolastico, cit., VII, 15.[75] G. Beretta, op. cit., p. 104.[76] Damascio, cit., 79, 24-25[77] Damascio, cit., 105, 5-6.[78] Cfr. Pulcheria St. in The New Catholic Encyclopedia 2nd Ed. vol.11. NY. Gale, 2006, p. 815.[79] Cfr. Pulcheria St. in The New Catholic Encyclopedia, 2nd ed. vol. 11. NY. Gale, 2006, p. 815.[80] Damascio, op. cit., 81, 7-8.[81] Giovanni Malalas, Cronografia 14 (PG 97,536, online (http:/ / books. google. com/ books?id=uZbYAAAAMAAJ& pg=PA539& hl=it&

source=gbs_toc_r& cad=4#v=onepage& q& f=false))

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[82] E. Gibbon, Declino e caduta dell'Impero romano, c. XLVII.[83] P. De Vecchi, L'opera completa di Raffaello, 1966, p. 102.[84] http:/ / www. clinamen. it/ libro. php?id=144[85] Testo completo in lingua originale.[86] Cfr. Aldo Carioli, Morte a Ipazia!, Focus Storia n.34, agosto 2009, p. 118.[87] Ipazia, La storia in giallo del 17 ottobre 2009, da Radio3.it (http:/ / www. radio. rai. it/ radio3/ lastoriaingiallo/ view.

cfm?Q_EV_ID=300052).

Bibliografia

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voll., Paris, Les Belles Lettres 1959• Palladas, in Antologia Palatina, Torino, Einaudi, 1978• Sinesio, Opere, Torino, UTET 1989• Socrate Scolastico, Historia Ecclesiastica, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol. LXVII• Sozomeno, Historia Ecclesiastica, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol. LXVII• Suda, Lexicon, Lipsia, Teubner 1928• Teodoreto di Ciro, Historia Ecclesiastica, Berlin Akademie Verlag 1954• Teone di Alessandria, Commentaria in Ptolomaei syntaxin mathematicam I-II, Città del Vaticano, Biblioteca

Apostolica Vaticana 1936• Teone, Commentaria in Ptolomaei syntaxin mathematicam III-IV, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica

Vaticana 1943• Teone, Le Petit commentaire de Théon d’Alexandrie aux Tables faciles de Ptolomée, tr. da A. Tihon, Città del

Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1978

Letteratura moderna• Richard Hoche, Hypatia, die Tochter Theons, in «Philologus» 15, 1860• Guido Bigoni, Ipazia Alessandrina, Venezia, Antonelli 1887• Augusto Agabiti, Ipazia: la prima martire della libertà di pensiero, Roma, E. Voghera 1914• Karl Praechter, Hypatia in «Real Enzyklopädie der Altertums», IX, Stuttgart 1914• Christian Lacombrade, Synésios de Cyrène, hellène et chrétien, Paris, Les Belles Lettres 1951• John M. Rist, Hypatia, in «Phoenix», 19, 1965• Joseph Vogt e Matthias Schramm, Synesius vor dem Planisphaerium, in «Das Altertum und jedes neue Gute für

Wolfgang Schadewaldt zum 15. März 1970», Stuttgart-Berlin-Köln-Mainz, Kohlhammer 1970• Otto Neugebauer, A history of ancient mathematical astronomy, Berlin-Heidelberg-New York, Springer 1975• Étienne Évrard, A quel titre Hypatie enseigna-t-elle la philosophie?, «Revue des Etudes Grecques», 90, 1977• Jay Bregman, Synesius of Cyrene. Philosopher Bishop, Berkeley-Los Angeles-London, University of California

Press 1982• Robert J. Penella, When was Hypatia born?, in «Historia», XXXIII, 1984• Alessandra Colla, Quella femmina ... fatta a pezzi, in «Risguardo IV», Ar, Brindisi 1985• Margaret Alic, L'eredità di Ipazia, Editori Riuniti, Roma 1989• Jean Rougé, La politique de Cyrille d'Alexandrie et le meurtre d'Hypatie, in «Cristianesimo nella storia», 11/3,

1990, pp. 485-504

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• Maria Dzielska, Ipazia e la sua cerchia intellettuale, in «Paganism in the Later Roman Empire and inByzantium», Cracovia, Byzantina et Slavica Cracoviensia 1991

• Angela Putino, La signora della Notte stellata, in Diotima, Mettere al mondo il mondo. L'ordine simbolico dellamadre, Milano, La Tartaruga 1992

• Gemma Beretta, Ipazia d'Alessandria, Roma, Editori Riuniti 1993• Silvia Ronchey, Ipazia, l'intellettuale, in «Roma al femminile», a cura di A. Fraschetti, Roma-Bari, Laterza 1994,

pp. 213-258;• Silvia Ronchey, Filosofa e martire: Ipazia tra storia della chiesa e femminismo, in «Vicende e figure femminili in

Grecia e a Roma», a cura di R. Raffaelli, Atti del Convegno di Pesaro, 28-30 aprile 1994, Ancona, Commissioneper le Pari Opportunità della Regione Marche 1995 pp. 449-465

• Denis Roques, La famille d'Hipatie (Sinésios, epp. 5 et 16), in «Revue des Études Grecques», CVIII, 1995• Olivier Masson, Theoteknos, Fils de Dieu, in «Revue des Études Grecques», CX, 1997• Denis Rocques, Theoteknos, Fils de Dieu, in «Revue des Études Grecques», CXI, 1998• Morris Kline, Storia del pensiero matematico, 2 voll., Torino, Einaudi 1999 ISBN 88 061 5417 6• Tassilo Schmitt, Die Bekehrung des Synesios von Kyrene. Politik und Philosophie, Hof und Provinz als

Handlungsräume eines Aristokraten bis zu seiner Wahl zum Metropoliten von Ptolemaïs, München-Leipzig, K. G.Saur 2001 ISBN 978 3 598 77695 3

• Michael A. B. Deakin, Hypatia of Alexandria, mathematician and martyr. Prometeus Books 2007 ISBN978-1-59102-520-7

• John Toland, Federica Turriziani Colonna (a cura di), Ipazia. Donna colta e bellissima fatta a pezzi dal clero,edizione italiana, Firenze, Editrice Clinamen [1720], 2009. ISBN 88-8410-151-4, ISBN 978-88-8410-151-8

• Adriano Petta, Antonino Colavito, Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo, prefazione di MargheritaHack,Firenze, La Lepre, 2009

• Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, Milano, Rizzoli 2010 ISBN 978-88-17-04565-0

Voci correlate• Persecuzioni dei pagani• Biblioteca di Alessandria

Altri progetti

• Wikimedia Commons contiene file multimediali su Ipazia• Wikiquote contiene citazioni di o su Ipazia• Wikisource contiene un'opera di Augusto Agabiti del 1914: Ipazia. La prima martire della libertà di

pensiero

Collegamenti esterni• (EN) Biografia (http:/ / www-history. mcs. st-and. ac. uk/ Biographies/ Hypatia. html) in MacTutor• Silvia Ronchey, articolo on-line sul sito Impero Bizantino (http:/ / www. imperobizantino. it/ documenti/

SRonchey-Ipazia. pdf''Ipazia'',)• Fonti storiche (http:/ / www. homolaicus. com/ teorici/ ipazia/ fonti. htm) (Suda, Socrate Scolastico e Giovanni di

Nikiu, traduzioni in italiano): sul sito HomoLaicus.• Uccidete Ipazia (http:/ / www. uaar. it/ ateismo/ contributi/ 07. html), articolo di Piergiorgio Odifreddi sul sito

dell'UAAR.• Hypatia, la figlia di Theone (http:/ / www. enricopantalone. com/ hypatia. pdf), articolo di Giovanni Costa sul sito

"Storia e società"

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• Antica luce femminile..., di Adriano Petta (http:/ / www. amnesiavivace. it/ sommario/ rivista/ brani/ pezzo.asp?id=140) su amnesiavivace.it

• Giuseppe Licandro, Il martirio di Ipazia... (http:/ / www. lucidamente. com/ default. asp?page=articolo& id=531)su lucidamente.com

• Ipazziamo! di U.Eco, Espresso (http:/ / espresso. repubblica. it/ dettaglio/ / 2126072)

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Fonti e autori delle voci 16

Fonti e autori delle vociIpazia  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=40834861  Autori:: A ntv, Achillu, Aedo89, Alberto da Calvairate, Alec, Alexander VIII, Alienhunter, Andre86, Antioco79, Aperion,Ares, Ariosto, Artienne, Artisto, Assianir, Avemundi, Azrael555, B3t, Belphagor, Bizarria, Blackcat, Brownout, Carlo.Ierna, Carlomarinobuttazzo, Carlomorino, Cesalpino, Cialz, Codas, Cog,Contromano76, Corniabi, Crepuscolo1910, Damasceno, Dome, Ediedi, F.chiodo, Fabio.gastone, Faustoeu, Fioravante Patrone, Framo, Francescorussig, Franco3450, Gac, Galvanor da Camelot,Gian-, Giovannigobbin, Guidomac, Henriette, Ignlig, IlPasseggero, Italo zamprotta, Jacopo, Justinianus da Perugia, Kruoit76g, L'Essere corretto dal Forse, LaPizia, Lalepreedizioni, Lalupa,Laurettarella, Ligabo, Lingtft, Luisa, Luke18389, Læti, MM, Madaki, Malemar, Mambrucco, Marco.foti, Marius, Marralph, Maxbeer, Mess, Micione, Mitchan, Moloch981, Moroboshi, Myszka,Nyo, Paginazero, Panairjdde, Paola Severi Michelangeli, Pebbles, Phantomas, Philopon, Piero, Retaggio, Riccardo Parasassi, Riccardov, Rifrodo, Ripepette, Rossa1, Ruthven, Rzymianin,Salento81, Scanagatta, Simona65, Simone angelini2, SpeDIt, Spinoziano, StefanoRR, Suetonius, Tener, Ticket 2010081310004741, Titian1962, Tristan87, Tycheros, Vincimanno Capograssi,Vipstano, Vituzzu, William Bertozzo, Xinstalker, Zweig92, 165 Modifiche anonime

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