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INIZIATIVA FINANZIATA DAL CSV PROVINCIALE DI PADOVA Libretto stampato su carta riciclata.

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Page 1: INIZIATIVA FINANZIATA DAL CSV PROVINCIALE DI PADOVA€¦ · culture, consapevoli degli squilibri tra il Nord ricco e il Sud del mondo povero. Que-st’azione formativa si rivolge

INIZIATIVA FINANZIATA DAL CSV PROVINCIALE DI PADOVA

Libretto stampato su carta riciclata.

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Il Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Padova si trova in Via dei Colli n.4 a Padova, zona Ovest; nell’area del Complesso Socio Sanitario ai Colli (ex Ospedale Psichiatrico - Brusegana), nel PADIGLIONE 4 (indicazioni

in giallo chiaro).

Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di PadovaVia dei Colli, 4 - 35143 Padova

Tel. 049.8686849 – 049.8686817 Fax 049-8689273

e-mail: [email protected]

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Fratelli dell’Uomo è una Onlus e una Ong (organizzazione non governativa) apartiti-ca e aconfessionale e fa parte della fami-glia Frères des Hommes nata in Francia nel 1965 ed oggi presente anche in Belgio, Francia, Italia (dal 1969) e Lussemburgo. L’Associazione è riconosciuta dal Ministe-ro degli Affari Esteri – per la cooperazione internazionale – e dal Ministero dell’Istru-zione – per l’attività formativa in Italia. Fra-telli dell’Uomo collabora con partner dell’ America Latina e dell’ Africa, promuoven-do scambi, programmi e dinamiche di svi-luppo sociale ed economico a favore delle popolazioni più svantaggiate. Sostenendo queste organizzazioni e questi movimenti sociali, Fratelli dell’Uomo stabilisce con essi delle relazioni di partenariato. Sono delle relazioni paritarie, di lungo periodo, nelle quali i partner hanno un peso so-stanziale nella definizione delle strategie e delle azioni, e nella sperimentazione di alternative di fondo contro le cause strut-turali della povertà: iniziative socio-econo-miche sostenibili organizzate dalle popo-lazioni di aree sfavorite nei centri urbani e nella campagna; iniziative per l’accesso alle risorse e ai servizi; partecipazione alla

gestione e alle politiche pubbliche. L’ap-poggio alle organizzazioni contadine mira anche al controllo dei processi della pro-duzione agricola, dell’accesso alla terra, alla sicurezza alimentare.Contemporaneamente, Fratelli dell’Uomo e le altre associazioni che formano Frères des Hommes Europe realizzano un impor-tante lavoro di educazione e di sensibiliz-zazione in Europa, rivolto sia all’opinione pubblica che alle istituzioni. Lo scopo è quello di mettere in evidenza gli stretti legami che esistono tra le problematiche del Nord e del Sud del mondo; pervenire ad una revisione profonda delle relazioni politiche, economiche e culturali tra paesi ricchi e paesi poveri; combattere gli ste-reotipi e i pregiudizi di un Sud “incapace di farsi carico di sé stesso”.L’azione di Fratelli dell’Uomo e dei suoi partner del Nord e del Sud si basa sulla nozione di “mal sviluppo mondiale” piut-tosto che su quella di “sviluppo/sottosvi-luppo”. I nostri paesi europei si confron-tano infatti con dei problemi di esclusione sociale analoghi a quelli che affrontano i nostri partner del Sud. Insieme dobbiamo cercare delle soluzioni.

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PRESENTAZIONE PROGETTO

Questa iniziativa nasce da un progetto pilota realizzato nel 2006 all’interno di una biblioteca comunale della provincia di Padova.

L’ obiettivo di tale progetto, denominato “La Biblioteca Interculturale”, era quello di far familiarizzare i bambini con l’ambiente “biblioteca” - bi-

blioteche comunali ma anche scolastiche - inteso come luogo in cui appren-dere conoscenze nuove, coltivare il piacere di leggere, confrontarsi con i propri coeta-nei e avvicinarsi ad altre culture attraverso la lettura animata di fiabe di diverse parti del mondo. A partire da questa prima esperienza, ci si è focalizzati sul lavoro di “conoscen-za dell’altro” utilizzando la fiaba come strumento di educazione interculturale.

L’obiettivo di questo ipertesto è quello di riassumere alcune attività didattiche intercultu-rali che Fratelli dell’Uomo svolge nelle scuole primarie e, nel contempo presentare alcu-ni percorsi di educazione interculturale attraverso l’utilizzo della fiaba. La fiaba, infatti, come punto d’incontro tra diverse culture, costituisce un valido strumento didattico per sviluppare la naturale curiosità dei bambini, per guidarli alla scoperta di nuovi mondi ed educarli all’ascolto consapevole dell’altro. In uno scenario sociale e scolastico sempre più multiculturale, ci proponiamo di fornire spunti e strumenti agli insegnanti, anche attraverso laboratori didattici che valorizzino una prospettiva interculturale.

Il progetto educativo e culturale di FDU ha come scopo la formazione di cittadini euro-pei coscienti delle interdipendenze tra gli esseri umani, capaci di confronto con le altre culture, consapevoli degli squilibri tra il Nord ricco e il Sud del mondo povero. Que-st’azione formativa si rivolge da quasi vent’anni in gran parte, ma non solo, al mondo della scuola (docenti e studenti) attraverso percorsi di formazione, laboratori, ricerche-azioni, seminari e progetti di mediazione culturale. Le attività formative sono riconosciu-te dal Ministero Italiano dell’Istruzione, Università e Ricerca.

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Metodologie usate nei corsi di formazione di Fratelli dell’Uomo Da sempre il progetto formativo di Fratelli dell’uomo ha avuto particolare attenzione alle metodolo-gie con cui si attua un processo di apprendimento e di formazione, sia con minori, sia con adulti. Quest’attenzione nasce da più ragioni tra loro intrecciate:

• Le peculiari tematiche del progetto formativo di Fratelli dell’uomo, cioè le educazioni trasversali: educa-• Le peculiari tematiche del progetto formativo di Fratelli dell’uomo, cioè le educazioni trasversali: educa-zione all’intercultura, alla pace, ai diritti, alla sostenibilità ambientale che non permettono una pura trasmis-zione all’intercultura, alla pace, ai diritti, alla sostenibilità ambientale che non permettono una pura trasmis-sione di contenuti per quanto significativi.sione di contenuti per quanto significativi.• La convinzione del carattere attivo, costruttivo e co-costruttivo di ogni processo di insegnamento/ap-• La convinzione del carattere attivo, costruttivo e co-costruttivo di ogni processo di insegnamento/ap-prendimento in cui sono coinvolti tutti i soggetti del processo “autoformativo”.prendimento in cui sono coinvolti tutti i soggetti del processo “autoformativo”.• L’attenzione agli stili cognitivi e di apprendimento e ai processi metacognitivi che non permette uniformi-• L’attenzione agli stili cognitivi e di apprendimento e ai processi metacognitivi che non permette uniformi-tà e standardizzazione di trasmissione della conoscenza e dei linguaggi con cui è veicolata (prevalentemente tà e standardizzazione di trasmissione della conoscenza e dei linguaggi con cui è veicolata (prevalentemente quello verbale). Il ricorso quindi a vari linguaggi (teatrale, iconico, musicale)quello verbale). Il ricorso quindi a vari linguaggi (teatrale, iconico, musicale)• L’attenzione al “valore aggiunto del gruppo” alle risorse, alle storie di cui è portatore, alle dinamiche grup-• L’attenzione al “valore aggiunto del gruppo” alle risorse, alle storie di cui è portatore, alle dinamiche grup-pali, al reciproco ascolto agli stili e delle modalità di comunicazione (comunicazione “ecologica”)pali, al reciproco ascolto agli stili e delle modalità di comunicazione (comunicazione “ecologica”)• La convinzione che la formazione debba essere un percorso di cambiamento sia pure parziale (cambia-• La convinzione che la formazione debba essere un percorso di cambiamento sia pure parziale (cambia-mento di un’emozione, di una convinzione, di un’idea) e quindi debba rivolgersi a tutte le dimensioni dei mento di un’emozione, di una convinzione, di un’idea) e quindi debba rivolgersi a tutte le dimensioni dei soggetti in apprendimento (cognitiva, emotiva, comportamentale)soggetti in apprendimento (cognitiva, emotiva, comportamentale)• L’idea che il percorso formativo debba provocare delle “ricadute” in termini anche didattici-operativi e • L’idea che il percorso formativo debba provocare delle “ricadute” in termini anche didattici-operativi e quindi debba proporre non solo contenuti ma anche procedure e metodi trasferibili.quindi debba proporre non solo contenuti ma anche procedure e metodi trasferibili.• L’importanza della “narrazione” della possibilità, cioè che ognuno dei partecipanti ci sia con la sua storia e • L’importanza della “narrazione” della possibilità, cioè che ognuno dei partecipanti ci sia con la sua storia e possa narrarsi, in modo che i nuovi input si aggancino al vissuto e alla esperienza di ciascuno.possa narrarsi, in modo che i nuovi input si aggancino al vissuto e alla esperienza di ciascuno.• Un’idea di “professionalità riflessiva”, vale a dire una professionalità capace di ascoltarsi e osservarsi, di • Un’idea di “professionalità riflessiva”, vale a dire una professionalità capace di ascoltarsi e osservarsi, di rimettersi in gioco. rimettersi in gioco. • La volontà di esplorare le possibilità di usare le nuove tecnologie e i nuovi media in direzione delle edu-• La volontà di esplorare le possibilità di usare le nuove tecnologie e i nuovi media in direzione delle edu-cazioni (interculturale, alla pace, alla sostenibilità ambientale, ai diritti). Fratelli dell’uomo ha realizzato nel cazioni (interculturale, alla pace, alla sostenibilità ambientale, ai diritti). Fratelli dell’uomo ha realizzato nel triennio 1999-2001 la Ricerca- Azione “Pegaso-Nuove Tecnologie per nuove Educazioni” finanziata dalla triennio 1999-2001 la Ricerca- Azione “Pegaso-Nuove Tecnologie per nuove Educazioni” finanziata dalla Comunità Europea, con l’allora Provveditorato agli studi di Milano rivolta agli insegnanti elementari.Comunità Europea, con l’allora Provveditorato agli studi di Milano rivolta agli insegnanti elementari.

Per tutte queste ragioni, quindi il modello proposto per i percorsi di formazione è prevalentemente quello del “laboratorio adulto”. In senso formativo fare un laboratorio significa produrre apprendi-mento e sapere utilizzando non solo la parola, orale e scritta, ma anche la relazione con gli altri e con l’ambiente e tutte quelle attività ed esperienze in cui in qualche modo i partecipanti sono coinvolti significativamente.

Marilena Salvarezza, responsabile Educazione allo sviluppo di Fratelli dell’Uomo

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La presenza di popolazioni portatrici di tradizioni culturali e religiose differenti è una realtà ormai anche nel nostro territorio nazionale.Una realtà caratterizzata da una pluralità di approcci, di vissuti e di percorsi esistenzia-li e sociali che pongono problemi (almeno parzialmente) inediti su più versanti: quello politico-sociale, quello culturale nonché quello economico. Un terreno in divenire, mo-bile ed incerto, un puzzle di diversità che mettono in crisi le nostre certezze e le nostre sicurezze, diversità facilmente strumentalizzabili attraverso pregiudizi e stereotipi, che possono generare azioni di difesa, di discriminazione e di esclusione per superare le quali abbiamo bisogno di integrazione, di accettazione, di accoglienza.Ma questa nuova realtà rappresenta al tempo stesso un terreno fecondo, ricco di prassi fatte di incontri che ci hanno fatto riflettere (nuovamente) sul grande tema delle diversità: le Loro…e le Nostre.Nella sfida dell’ integrazione reciproca, la scuola ha una grande responsabilità e ricopre un ruolo fondamentale. Sia perché vivere in un contesto ed insegnare in una scuola multiculturale e multilingue è divenuto un fatto consueto e normale in molti territori italiani. Su scala nazionale ci sono più di mezzo milione di bambini stranieri (5,6% della popolazione scolastica), ma in diversi contesti provinciali i minori immigrati rappresentano più di un quarto di tutti gli alunni. Sia perché la scuola gioca un ruolo fondamentale in quanto luogo delle relazioni umane, della conoscenza della differenza e delle diverse culture, della scoperta degli altri, della crescita insieme.

Con riguardo alla scuola le istituzioni scolastiche hanno mostrato di essere sensibili a questa problematica e molte sono le circolari ministeriali espresse in questi anni.

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Nel documento del Ministero della Pubblica Istruzione “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” pubblicato nell’ottobre del 2007 dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, a pagina 3, si legge:

“Adottare la prospettiva interculturale, la promozione del dialogo e del confronto tra culture, signifi ca non limitarsi soltanto ad organizzare strategie di integrazione degli alunni immigrati o misure compensatorie di

carattere speciale. Insegnare in una prospettiva interculturale vuol dire piuttosto assumere la diver-sità come paradigma dell’identità stessa della scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze.”

Nel documento del Ministero della Pubblica Istruzione “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” pubblicato nell’ottobre del 2007 dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, a pagina 3, si legge:

“Adottare la prospettiva interculturale, la promozione del dialogo e del confronto tra culture, signifi ca non limitarsi soltanto ad organizzare strategie di integrazione degli alunni immigrati o misure compensatorie di

carattere speciale. Insegnare in una prospettiva interculturale vuol dire piuttosto assumere la diver-sità come paradigma dell’identità stessa della scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze.”

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Affrontare il tema dell’intercultura e dell’integrazione significa innanzitutto riconoscere che la dimensione multiculturale nella nostra società non rappresenta un elemento episodico o emergenziale. Ciò non solo in virtù del progressivo processo di stabiliz-zazione della presenza di cittadini stranieri, ma anche in virtù della maturata consa-pevolezza che la diversità di cui le popolazioni migranti sono portatrici non è l’unica diversità esistente nel tessuto sociale. Essa si è, infatti, inserita in società che sono sempre state “multiculturali” al proprio in-terno partecipando a “differenziare” ulteriormente il panorama sociale e ri-accendendo l’attenzione sul lungo dibattito sulla “Differenza” e sul suo riconoscimento.Il successo, nonché la diffusione nel mondo occidentale, della nozione di multicultura-lismo (che conquista una posizione centrale nel dibattito pubblico negli ultimi decenni diffondendosi prima negli Stati Uniti e quindi in Europa, verso la fine degli anni 80), si inseriscono in un ampio contesto di mutamenti profondi della struttura e delle relazioni sociali che hanno caratterizzato il passaggio dalle società moderne a quelle post-mo-derne.

In tale contesto l’educazione interculturale non appare solo come un tema da affrontare quando la presenza di stranieri in classe o nella società obbliga a trovare qualche modalità per affrontare le difficoltà e le tensioni che si possono generare, quanto come una grande finalità educativa valida in ogni caso e che la scuola, agente formatore per eccellenza, deve porsi per formare giovani che siano capaci di vivere in modo pacifico e democratico nei confronti di qualunque tipo di diversità.

Nel documento del 2000 della commissione Interculturale del Ministero si legge ap-punto: L’educazione interculturale dovrebbe essere la normalità dell’educazione nelle scuole moderne. Non dunque una materia aggiuntiva, ma un approccio, una prospettiva, un universo di riferimento trasversale a tutte le discipline che permetta alla scuola di divenire un ponte, un cammino che consenta di costruire nuove dimensioni di cittadinanza.

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PresentazioneQuesto ipertesto si rivolge ai docenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Con questo prodotto, ci auguriamo di fornire loro, ulteriori strumenti didattici per fare educazione interculturale.

Di fronte al fenomeno migratorio, che ha interessato le grandi e le piccole città, e che ha portato nell’ultimo decennio migliaia di bambini immigrati nelle scuole italiane, la scuola assume un ruolo fondamentale di mediazione tra le diverse culture che ogni giorno vengono “portate” nelle nostre classi dagli alunni stranieri. Educare ai valori del-l’interculturalità diventa così un obiettivo formativo necessario ed imprescindibile per la scuola della società multietnica, di oggi e di domani. Le prospettive infatti ci mostrano come negli anni futuri il fenomeno migratorio sarà sempre più in crescita.

In risposta ai cambiamenti della società attuale, le istituzioni scolastiche, già da diversi anni, hanno mostrato grande attenzione a queste nuove problematiche come dimostra-no le molteplici circolari ministeriali e le riforme emanate a livello centrale.La presenza sempre più numerosa di alunni stranieri nelle scuole di vario ordine e grado richiede “nuove strategie educative” capaci di delineare azioni e proposte che tengono conto dei bisogni della scuola e dei bambini che vengono da lontano, finaliz-zate inoltre a favorire l’inserimento sociale e scolastico dei minori stranieri. Da tempo a livello periferico e locale, nelle nostre scuole di ogni ordine e grado, sono stati realizzati da parte delle organizzazioni non governative (ONG) molteplici percorsi educativi trasversali che hanno declinato l’educazione allo sviluppo in educazione interculturale alla pace e ai diritti umani, in educazione ambientale, educazione all’affettività.

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La fiaba come strumento didattico per educare all’interculturalità

Molti studi e diverse ricerche hanno messo in luce come il metodo narrativo sia il me-todo più democratico per fare intercultura. Chi non ha mai raccontato la propria storia? Adulto o bambino, tutti noi abbiamo una storia di vita da raccontare. La narrazione è un momento di scambio tra due o più soggetti, tra l’Io narrante e l’Altro uditore, ed è proprio in questo momento di “reciprocità” tra i due soggetti che si determina l’inte-razione tra due culture diverse, l’intercultura appunto. Senza l’Altro, l’Io non esiste, in quanto l’Altro è colui che ascolta ed è attore tanto quanto l’Io che narra.

Nel fare educazione interculturale bisogna utilizzare come punto di partenza la propria cultura, confrontarsi con le altre per riuscire a creare nuove condizioni in nuove sintesi, cercando così di evitare eventuali processi di assimilazione. Pertanto, attraverso la narrazione di fiabe e attraverso il confronto tra fiabe di diversi paesi, analizzando le similitudini, le differenze e i personaggi ponte, è possibile portare i bambini a riflettere sulla propria identità culturale e ad analizzare il rapporto con l’altro, foriero anch’esso di una propria cultura.

La fiaba offre la possibilità di viaggiare con la fantasia e conoscere culture diverse, di muoversi oltre le barriere del tempo e dello spazio. L’utilizzo di fiabe di popolazioni e culture lontane e molto diverse tra loro offre così un terreno d’incontro fertile in cui si può iniziare a pensare e ad agire come cittadini di una società globale.

Mettere a confronto culture differenti attraverso le fiabe dei paesi di origine permette di “aprire finestre” sui mondi, consentendo di sviluppare un approccio interculturale su due diversi piani: quello cognitivo, mettendo a disposizione informazioni e conoscen-ze sul mondo; e quello affettivo, ovvero l’educazione all’altro.

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Laboratorio didattico

Breve presentazione del laboratorio didattico “Fiabe ed Intercultura” realizzato presso la Scuola Primaria “Santa Rita”, nella classe IV^A, del VIII Istituto Comprensivo Statale di Padova “A.Volta”.

Durante questo percorso didattico, sulle fiabe e l’intercultura, gli alunni della classe IV^A sono stati condotti in un viaggio attraverso due ambiti geografici e culturali maggiormentepresenti nel territorio nazionale e veneto.

Il percorso, della durata complessiva di sei ore articolato in tre incontri di due ore ciascuno, è rivolto agli alunni del secondo ciclo delle scuole primarie, ma può essere adattato anche a fasce d’età inferiori e superiori.

Un viaggio nel bacino del mare Mediterraneo… così vicino

Un viaggio verso la Cina... cosi lontana

Le fiabe sono uno dei migliori strumenti per comunicare con i bambini in maniera immediata e offrire loro la possibilità di immergersi in un imma-ginario spesso simile in parti lontanissime del mondo. Questo laboratorio vuol essere un mezzo per avviare un percorso di educazione al decentra-mento cognitivo e alla costruzione di un punto di vista “altro”: non solo noi abbiamo e sappiamo raccontare storie, ma ogni popolo è custode di un patrimonio fantastico in cui si riconosce. La semplicità e l’immediatezza di questo genere letterario ha il potere di gettare un “ponte” fra culture e di farle sentire vicine, pur essendo caratterizzate nella loro specificità.

Gli incontri prevedono l’alternanza di momenti ludici, artistici, di rac-conto e confronto, in ottica fortemente interdisciplinare. Si pro-

pone un approccio educativo e partecipato.

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RingraziamentiSi ringrazia l’insegnante Annalisa Magro e tutti gli alunni della classe 4^A della Scuola Elementare Santa Rita, del VIII Istituto Comprensivo

Statale “A. Volta” di Padova.

Si ringrazia il Centro Servizio Volontariato della Provincia di Padova per il contributo dato a questo progetto.

AUTORI DEI TESTI: Lara Mottarlini; Mariangela Treppete.Fratelli dell’Uomo Onlus - Sede Veneto - Via Beato Pellegrino, 60 - 35137 Padova - Tel/fax: 0498725439 - [email protected]

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