ilcoraggio di cambiare · 2020-05-18 · taria ed economica se si riparte dal lavoro, dalla sua...

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I N C O L L A B O R A Z I O N E C O N ILCORAGGIO DI CAMBIARE maggio 2020 IN QUESTO NUMERO L’ANNIVERSARIO DA 50 ANNI PER I DIRITTI DEI LAVORATORI L’INTERVISTA/1 UNA CATEGORIA IN CRESCITA COMMERCIO UN NUOVO MODELLO è POSSIBILE L’INTERVISTA/2 IL RITORNO DI ANTICHI STEREOTIPI IL COMMENTO SE IL LAVORO SI FA SMART, MA ANCHE NO © S. CALEO/CGIL

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Page 1: ILCORAGGIO DI CAMBIARE · 2020-05-18 · taria ed economica se si riparte dal lavoro, dalla sua centralità e dalla sua dignità come valore condiviso.” come in quel lontano 1970,

I N C O L L A B O R A Z I O N E C O N

ILCORAGGIO DI CAMBIARE

maggio 2020

IN QUESTO NUMERO

L’anniversarioDa 50 anni per i Diritti Dei lavoratoriL’intervista/1Una categoria in crescitacommercioUn nUovo moDello è possibileL’intervista/2il ritorno Di antichi stereotipi iL commentose il lavoro si fa smart,ma anche no

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È passato mezzo secolo da quel 20 maggio del1970 quando il parlamento approvò la legge 300,più conosciuta come lo statuto dei lavoratori.

finalmente si era arrivati al traguardo di un percorsoiniziato tanti anni prima: il dopo guerra, le trasforma-zioni del mondo del lavoro, il passaggio dell’italia dapaese prevalentemente agricolo a paese industriale,le migrazioni, i conflitti sociali, le lotte studentesche:era ormai indispensabile trovare un nuovo fonda-

mento giuridico a difesa della “classe lavoratrice”.la legge, all’avanguardia anche a livello europeo, intro-dusse delle novità importanti che avrebbero cambiatoil rapporto tra datori di lavoro, dipendenti e organizza-zioni sindacali. la libertà di manifestazione del pensiero nei luoghi dilavoro, il divieto di indagini e controlli sui lavoratori, il di-ritto di intervenire in materia di sicurezza e ambienti dilavoro, e quella più importante, la reintegra del lavora-

DA 50 ANNI PER I DIRITTI DEI LAVORATORIL’anniversario

di roberta manieri

“oggi come allora c’è bisogno di trattare con rispetto il lavoro,

il lavoro di tutti”, afferma lasegretaria generale della filcams

cgil maria grazia gabrielli

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cgil ha rilanciato la necessità di un nuovo punto di rife-rimento legislativo aggiornato, che garantisca gli stessidiritti e tutele a tutte le persone che lavorano indipen-dentemente dal tipo di rapporto di lavoro che hanno,che siano lavoratori dipendenti o in appalto, autonomi,precari, discontinui o partite iva. infatti, ad un mondo del lavoro in trasformazione, giàfortemente colpito dalla crisi economica, dai tagli indi-stinti ai servizi e rivoluzionato dall’innovazione tecnolo-gica incontrollata, si è aggiunto poi il covid-19. il virus hastravolto la società e i rapporti interpersonali, costrin-gendoci a vivere in maniera diversa, a ripensare i luoghidi lavoro, in termini di sicurezza, adeguandoci alle tra-sformazioni imposte dall’attenzione alla sanificazionedegli ambienti e in tutti quei posti dove è indispensabileil contatto con il pubblico; ma anche in termini organiz-zativi, imponendoci uno sregolato, ma efficace smart-working, fino a poco tempo fa etichettato come rifugiodei fannulloni. ci siamo ritrovati ad affrontare una difficile emergenza,pagando anche le scelte superficiali del passato. sonoemerse le nostre carenze sanitarie, organizzative e so-ciali, ma abbiamo anche constatato che il lavoro, di mi-lioni di persone, è stato l’elemento di svolta di questapandemia, dimostrando che senza non saremmo statiin grado di fronteggiarlo. ora è tempo di ripartire, ma non possiamo e dobbiamotornare alla normalità pre covid-19. siamo entrati in unprocesso di cambiamento irreversibile, dobbiamo ripar-tire da qui e riorganizzarci anche per dare qualità e sta-bilità a quel lavoro che è stato fondamentale durante lafase critica, e certezze alle persone: “c’è bisogno di trat-tare con rispetto il lavoro, il lavoro di tutti” come ha af-fermato maria grazia gabrielli, segretaria generale dellafilcams cgil: “è quanto emerso con forza dall’emergenzasanitaria e non va dimenticato.”“per farlo – prosegue - bisogna condurre fino in fondola lotta alle disuguaglianze e costruire un mondo del la-voro inclusivo.”ripartire da nuove fondamenta, ridefinire le priorità percogliere la pandemia come occasione per cambiare con-cretamente. è necessario modificare il modello econo-mico, puntare su uno sviluppo sostenibile per pianificareinvestimenti mirati nei settori strategici, ridefinire la sa-lute e sicurezza nei luoghi di lavoro per ripensarli comeluoghi sicuri. ma la qualità del lavoro passa anche attra-verso il riconoscimento del valore della contrattazionedove, come ha confermato l’emergenza sanitaria, è in-dispensabile coinvolgere le organizzazioni sindacali.“ci deve essere una grande responsabilità da parte ditutti per affrontare con coraggio la sfida che abbiamo difronte” conclude gabrielli: “si esce da questa crisi sani-taria ed economica se si riparte dal lavoro, dalla suacentralità e dalla sua dignità come valore condiviso.”come in quel lontano 1970, abbiamo davanti a noi unasfida importante, una battaglia indispensabile per rilan-ciare il lavoro e i diritti: ci vuole coraggio, il coraggio dicambiare, ma la conoscenza del passato ci darà la spintagiusta per affrontare le difficoltà del percorso.-

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tore in caso di licenziamento illegittimo: un cardine chesarà l’anima di tante battaglie sindacali.lo statuto sarà difeso negli anni dai diversi attacchi dismantellamento, berlusconi prima, maroni poi, fino alferimento da parte del “fuoco amico” del governo montie di renzi, che sono riusciti con la legge fornero e ilJobs act a depotenziare proprio l’art.18.interventi che hanno aumentato le disuguaglianze e lediscriminazioni e hanno fatto emergere con più forzal’esigenza di aggiornare il quadro normativo di riferi-mento per il lavoro, per ampliare le tutele ad una plateasempre più diversificata.come nel 1952, quando fu l’allora segretario generaledella cgil giuseppe di vittorio a proporre la definizionedi una legge quadro per difendere i lavoratori, così nel2016 fu la stessa cgil ad avviare una raccolta firme perla carta dei Diritti Universali del lavoro, una propostadi legge presentata a settembre 2016. e ancor di più oggi, proprio in occasione del primo mag-gio e delle difficoltà legate alla pandemia covid-19, la

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L’anno del 60esimo compleanno della filcams loavevamo immaginato diversamente. nonostantele difficoltà legate alla pandemia del covid-19 e la

conseguente crisi economica la categoria si è dimostratasin da subito, pronta a gestire l’emergenza dei primi duemesi, ed è rimasta al fianco delle lavoratrici e dei lavora-tori. insieme a gianfranco fattorini, segretario organiz-zativo filcams cgil, raccontiamo le caratteristiche dellacategoria più numerosa della cgil.Una categoria, la Filcams, in crescita anche nel 2019, conuna tendenza positiva ultradecennale che la porta sullasoglia dei circa 600.000 iscritti e la conferma come primacategoria di lavoratori attivi nella Cgil. Cosa ci suggeriscequesto dato?Questo risultato è frutto di un lavoro che tutta la catego-ria ha costruito in questi anni con impegno e un’attivitàcostante e quotidiana delle tante delegate e tanti delega-ti, del suo gruppo dirigente diffuso e del supporto del si-stema dei servizi cgil. Un dato che dimostra che c’è tantobisogno di sindacato, di tutela, di affermazione di diritti. Commercio, turismo e servizi: cambiano le professioni,cambiano i settori trainanti dell’economia. Possiamo con-siderare questi lavoratori come i nuovi operai, quelli chenella seconda metà del ‘900 erano in fabbrica? Sono loroil nuovo proletariato?è lo spaccato del mondo del lavoro di oggi: di milioni di la-voratori che spesso vengono considerati “invisibili”, ma

che in realtà non lo sono perché svolgono importanti la-vori necessari, anche se spesso in condizioni di lavoroframmentate, precarie, sottopagate. in questo senso lalettura che ci riconsegna la dimensione della nostra rap-presentanza è la chiave per evidenziare le trasformazioniche in questi anni sono avvenute nel mondo del lavoro enella società. se prendiamo, ad esempio, la stessa dimen-sione e la portata dell’attuale crisi, del suo impatto e dellericadute che si hanno, i lavoratori e le lavoratrici dei settoridi riferimento della filcams, sono quelli che rischiano dipagare il prezzo più alto, anche nel lungo periodo. Continuiamo a chiamare questi lavoratori “invisibili” an-che se sono quelli con cui entriamo in contatto quotidia-namente. il lavoro e l’impegno della filcams cgil mira proprio a ren-dere visibili questi lavoratori. al centro di ogni nostra ini-ziativa c’è il valore del lavoro, la lotta alla precarietà, il ri-spetto dei diritti e delle condizioni di lavoro. emersione einclusione per la dignità dei lavoratori e delle lavoratriciindipendentemente dal lavoro che svolgono. affermarela centralità dei contratti collettivi e la loro applicazione èla base per realizzare questi obiettivi. Contratti che spesso non vengono rinnovati, lasciando nellimbo migliaia di lavoratori, anche per parecchi anni.purtroppo, si, è così, se pensiamo al contratto dei multi-servizi che non si rinnova da sette anni per oltre 600milaaddetti o quello della vigilanza. forse nessuno immaginache nella crisi epidemica in questi mesi, quando si parladi quale sia stato – e tuttora è – lo straordinario impegnodegli operatori sanitari, medici ed infermieri, in quei luo-ghi, negli ospedali, nei reparti ci sono lavoratrici e lavora-tori che hanno garantito la pulizia e la sanificazione degliambienti, sono stati li, e lo sono ancora oggi, con un con-tratto di lavoro scaduto e non rinnovato da otto anni!Questo dovrebbe porre interrogativi a molti, a partiredalle stesse associazioni datoriali.Manca una vera responsabilità sociale del cittadino?

UNA CATEGORIAIN CRESCITA

di roberto massaro

L’intervista

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LA TUA FORZA È COLLETTIVA ADERISCI.

AMO DA QUIRIPARTI

numeri e prospettive della filcams nelle paroledel segretario organizzativo gianfranco fatttorini

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la scelta di fondare la cgil, quindi un sistema confederaleche mettesse insieme le varie realtà del mondo del lavo-ro, nasce proprio dall’idea che, se ci sono persone che nellavoro di ogni giorno non riescono ad avere i giusti diritti,un giusto salario e le necessarie tutele, il problema è ditutti. negli ultimi anni la frammentazione del lavoro hasopito questa coscienza. è nostro compito promuoverla,poi è chiaro che le responsabilità delle decisioni stannoin capo ad altri, ma è altrettanto chiaro che solo quella co-scienza collettiva le può influenzare e modificare.Le campagne che la Filcams ha lanciato in questi annihanno sicuramente questo obiettivo, creare sintonia tracittadini e lavoratori, come dimostra l’ultima campagnadi tesseramento.Questa è una campagna di tesseramento diretta, le im-magini con i volti e le parole lanciano un messaggio chia-ro ed esplicito a chi non è iscritto, e lo invita ad iscriversi.Una campagna che vuole dare visibilità del mondo del la-voro che rappresentiamo e vogliamo continuare a rap-presentare. inoltre, vuole provare a creare un legame conchi ogni giorno entra in contatto con i lavoratori dei diver-si settori che la filcams cgil rappresenta. Questo è unmessaggio chiaro: senza tutele, senza diritti e senza il sin-dacato non c’è “buon lavoro”.

in questa fase drammatica di crisi, causa l’emergenza sa-nitaria, con la chiusura di molte attività, la nostra presen-za accanto ai lavoratori, nonostante il distanziamento, èstata costante; ci siamo stati in maniera diversa, con l’usodi strumenti digitali, ma l’esserci stati soprattutto in que-sta fase è stato fondamentale. Difficile però parlare con lo stesso linguaggio alla guardiagiurata e al farmacista, o all’addetto alle vendite e al di-pendente di uno studio professionale.i linguaggi possono essere diversi, ma il tema delle tutele,dei diritti e della forma di rappresentanza è comune pertutti. la composizione dei diversi settori è nella stragran-de maggioranza fatta di piccole e piccolissime aziendedove il rapporto tra datore di lavoro e dipendente è diret-to. non lasciare nessun lavoratore da solo, indipenden-temente dal proprio contratto di riferimento o della tipo-logia aziendale è la nostra continua sfida. su questo bi-sogna continuare a lavorare, soprattutto in una fase dovele incertezze sono maggiori delle sicurezze. Nella Filcams, il 65% degli scritti sono donne. C’è ancora inItalia una questione di genere che riguarda il lavoro?

sì, c’è, ed è emerso in tutta la sua drammatica comples-sità anche in questa fase di crisi, quando fin dall’inizio nonsi è pensato che la chiusura di alcuni servizi avrebbe po-sto le donne nella condizione di farsi carico della cura difigli e famiglia, magari dopo aver perso il lavoro o aver vi-sta sensibilmente ridotta la retribuzione. e questo senzaavere la possibilità di scegliere cosa fare. per le donne la-voratrici si tratta di scelte forzate da sempre, non solo inperiodo di crisi. nel nostro paese esiste un problemaenorme di occupazione femminile, di differenziale retri-butivo e di accesso delle donne ai posti dirigenziali. nonpossiamo permettere che da questa crisi si esca peggio-rando ancora di più la condizione femminile. è chiaroche, se uno dei genitori deve rimanere a casa con i figli,una famiglia sceglierà chi ha la retribuzione più bassa,quindi le donne. ricordo inoltre che molti servizi che so-no rimasti aperti durante il lockdown hanno un alto tassodi occupazione femminile. in quei settori, a differenza deltrend nazionale, le donne si sono ammalate di più. Que-sto pone anche un tema rispetto ai dispositivi di sicurez-za che, evidentemente, non possono essere “neutri”.Questa emergenza sanitaria sta modificando, rapidamen-te, molti dei modelli lavorativi come siamo stati abituati aconcepirli fino ad oggi. Dovrà necessariamente cambiareanche il sindacato? la dimensione della crisi e gli effetti nel sistema econo-mico hanno già inevitabili ricadute nella tenuta occupa-zionale e che vanno oltre il ricorso massiccio a strumenticome gli ammortizzatori sociali. il tempo della ricostru-zione del tessuto economico rischia di determinare in-certezza sul presente e futuro, le riorganizzazioni di intericomparti possono avere ulteriori impatti sulla tenuta oc-cupazionale. Questo ci impone una riflessione sulla no-

stra azione e ruolo sindacale, sul modello organizzativoche abbiamo e su come ci riorganizziamo. Qui sta un’ul-teriore vera sfida per dare e rafforzare l’azione di tutela erappresentanza di lavoratrici e lavoratori che ogni giornoci chiedono con forza di dare voce ai loro bisogni, ai lorodiritti, alla loro dignità. Per concludere, pensando a Filcams e alle sue molteplicisfaccettature, dovessi qualificarla con una parola, qualesceglieresti?come abbiamo indicato nel nostro ultimo congresso,sempre più una organizzazione collettiva. -

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La Filcamsin numeri 578.045 63,27%

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LA TUA FORZA È COLLETTIVA ADERISCI.

AMO LA PARITÀAFFERMI

AMO PER TUTTILOTTI

LA TUA FORZA È COLLETTIVA ADERISCI.

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Due lavoratrici, Camilla e Claudia, raccontanola convivenza con il virus. Il ritorno all’attività nella Fase 2

UN NUOVO MODELLOÈ POSSIBILE

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S e la fase uno è stata, al suo avvio, una sorta dionda anomala che ha colto il mondo del lavoroimpreparato a gestire l’emergenza, bisognoso di

strumenti inizialmente difficili da reperire e investito dadubbi e paure, la seconda fase, da poco avviata e scan-dita da riaperture scaglionate, si presenta come unasfida altrettanto impegnativa. il varco attraverso il qualei lavoratori si trovano adesso a passare porta a unaconvivenza con il rischio e la sua gestione, un nuovo as-setto sociale che vede coinvolta tutta la cittadinanza: la

di simona Caleo

commercio

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vita che si rimetterà in moto nelle prossime settimanesembra un’enorme orchestra che deve accordare glistrumenti e trovare una nuova sintonia.nel commercio, come in tanti altri comparti, la sicu-rezza è l’ossatura senza la quale il lavoro non può starein piedi. i sindacati hanno creato comitati dedicati nelleaziende, con rappresentanti dei lavoratori e della sicu-rezza, per continuare a tenere alta l’attenzione sul temaed evitare a quanti devono ancora tornare in attività disperimentare le stesse criticità vissute dagli esercizi chenon hanno mai chiuso, partendo con le adeguate tu-tele. ai comitati il compito di intrattenere un dialogo co-stante con l’azienda sull’organizzazione della sicurezzae vegliare sul rispetto dei protocolli sottoscritti con con-fcommercio e confesercenti, che vanno a integrare idecreti governativi per il contrasto e il contenimentodella diffusione del virus covid-19, adattandoli alle spe-cificità del settore.“all’inizio non sapevamo cosa fare, non eravamo pre-parati e dai media arrivavano informazioni disparate.vedevamo che le cose cambiavano, ma l’unica che noncambiava era il nostro lavoro: non sapevamo più comegestirlo” racconta camilla, lavoratrice del super storecoop di livorno. nelle prime giornate concitate,quando arrivavano in tanti ad accaparrarsi le scorte “iclienti si avvicinavano, perché le norme non eranostate ancora definite”. le mascherine al principio nonsi trovavano e la mamma di una collega le ha cuciteper tutto il reparto: i lavoratori hanno scoperto unanuova solidarietà reciproca, ma soprattutto si sono resiconto della loro importanza. “abbiamo restituito alpaese l’unico barlume di normalità che rimaneva in unmondo che ormai di normale non aveva più niente” os-serva camilla.ora tutti i giorni ricevono una mascherina nuova, il la-voro è stato riorganizzato, gli scaffali vengono rifornitila notte e la mattina presto per evitare di mescolare ad-detti e clienti, ma mentre si attenuano queste preoccu-pazioni se ne affacciano altre, di ordine economico.“non sappiamo come inciderà questa vicenda sul la-voro – dice camilla – potrebbe essere stato messo a ri-schio il nostro salario, il nostro futuro”. il contratto integrativo aziendale è scaduto da anni e latrattativa per il rinnovo appariva già complessa primache divampasse la pandemia, che l’ha interrotta. ri-presa il 6 maggio in videoconferenza, rivela adesso i ti-mori dell’azienda e la sua intenzione di mettere indiscussione il contratto integrativo. “e questo ci preoc-cupa – spiega camilla – perché l’integrativo raggruppadiversi istituti che incidono sul salario, come le maggio-razioni festive e domenicali. non sappiamo ancora cosaci aspetta, è prematuro fare questo passo indietro. conl’impegno che ci abbiamo messo e le difficoltà che ab-biamo vissuto, non è questo il modo di ringraziarci”.l’esperienza di questi mesi ha modificato vendita econsumi e “non è detto che sia uno scenario apocalit-tico. abbiamo scoperto che non si muore di fame se il

supermercato resta chiuso un paio di giorni, vediamoincrementate le vendite dal lunedì al venerdì, concen-trate nella mattina e nel primo pomeriggio. Un nuovomodello di consumi è possibile se c’è la volontà di attuarlo” spiega ancora camilla, indicando nuove pro-spettive al posto di una battuta in ritirata che depau-pera i lavoratori.si stanno intanto organizzando e stanno valutando iloro punti deboli i colleghi degli esercizi commercialiche riaprono i battenti il 18 maggio.“le criticità stanno nel contingentamento della clientela– spiega claudia, che lavora in un punto vendita Zara, amilano – regolare il flusso senza calcolare i metri calpe-stabili ma le dimensioni dei negozi comporta il rischiodi assembramenti”. in vista delle promozioni in pro-gramma si sta studiando un’esposizione alleggerita cheeviti la calca intorno agli stand. “l’azienda ci chiede uncomportamento responsabile e virtuoso e allo stessotempo disponibile con la clientela. apriremo subito i ca-merini, e questa è l’altra criticità: spazi stretti, senza ri-cambio d’aria, chiusi da tende in tessuto. Dovremosterilizzare con il vapore ogni capo provato e poi la-sciarlo 36 ore in quarantena”.in queste giornate preparatorie è costante lo scambiocon l’azienda, che “sta modificando continuamente iprotocolli, realizzandone per ogni segmento del nego-zio con l’aggiunta di nuovi dettagli”. ai dipendenti sarà misurata la febbre tutti i giorni e,oltre ai dpi di rito, riceveranno delle salviette per igie-nizzare i dispositivi che utilizzano per lavorare. oltre allesanificazioni, sarà effettuata una pulizia straordinariaal giorno degli ambienti. “saremo divisi in gruppi di la-voro che non entreranno mai in contatto tra loro – rac-conta claudia – e lo stesso atteggiamento responsabiledeve essere osservato fuori dal negozio: niente siga-retta o pranzo insieme, le distanze vanno mantenuteanche fuori”.la cassa integrazione, intanto, non è ancora arrivata.“c’è chi ha chiesto l’anticipo del tfr. ci troviamo tra lanecessità di ricominciare a lavorare e la paura che que-sto porti a una nuova quarantena”.per claudia c’è un pensiero in più, il suo viaggio da pen-dolare da novara a milano rischia di diventare lungo edifficile, perché “i treni una volta raggiunto il numero dipasseggeri consentito non si fermano neanche”. Dovràarrivare già in divisa, calcolando il tempo per lasciare laborsa negli spogliatoi, dopo aver verificato che non cisia nessuno dentro. per la pausa pranzo una salettadove possono sostare quattro persone alla volta, perun massimo di 20 minuti.“il covid ha cambiato le nostre abitudini – concludeclaudia – e spero che possa portare anche qualchecambiamento positivo nella vita dei lavoratori. leaziende regolano le aperture in base al movimentodella clientela: sarebbe bello se la clientela si compor-tasse diversamente”. sarebbe bello se una giornata cosìlunga e complicata potesse finire a un’ora più giusta. -

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D opo due mesi di stop è arrivato il via libera peraprire bar e ristoranti, ma effettuando solo ser-vizio da asporto. si può ordinare, ma non si può

consumare all’interno del locale, solo prendere e por-tare via.Un primo timido passo verso il ritorno alla normalità,se pur con tante misure di sicurezza da applicare e di-spositivi da attuare.“ci dobbiamo rimodulare” racconta antonio pasticceree cuoco di un esercizio polivalente di bisceglie (bar-pasticceria-pizzeria-rosticceria) “ma anche se è stres-sante, abbiamo voglia di ripartire”.Uno stop che sembrava interminabile da quando loscorso 12 marzo, il governo conte aveva ordinato illockdown e la chiusura repentina di tutti i negozi.“la notizia è arrivata dal giorno alle notte” spiega an-tonio, “avevamo tanti prodotti freschi che siamo staticostretti a buttare. se avessimo avuto almeno un po’di tempo, ci saremmo potuti organizzare per non spre-care troppi alimenti. stare aperti qualche giorno senzaservizio al pubblico, per esempio, una scelta cheavrebbe pesato meno sull’economia di adesso”. ma ormai è fatta ed è tempo di riorganizzarsi per ri-partire, e i lavoratori sono già a disposizione nono-stante le difficoltà. Dopo due mesi di cassa integra-zione, non ancora percepita, i dipendenti nel puntovendita, una decina in tutto, si alternano con diversiorari: i baristi ogni due ore, antonio e il suo collegache sono cuochi e pasticceri hanno orari più lunghi.“noi – racconta - se iniziamo a preparare un prodottodobbiamo portarlo a termine, non possiamo inter-rompere. al momento lavoriamo solo su ordinazione,con un calo di richieste di circa il 70%.”alla diminuzione degli ordini ha contribuito sia la chiu-sura al pubblico che la mancata socialità: “prendereun caffè all’interno del bar era per i clienti l’occasioneper fare altri acquisti di prodotti in esposizione, magaridi pasticceria, ma al momento è vietata la prepara-zione in anticipo. e non si ordina più un dolce per 7/8persone, non si acquista in rosticceria per degli amici

a cena” spiega antonio, “ma solo per la famiglia, conuna perdita importante per il negozio anche in rela-zione al rapporto mano d’opera/prodotto.”il punto vendita è organizzato per rispettare tutte lenorme di sicurezza ed evitare il contagio da covid-19:ordine e pagamento all’ingresso, attesa e consumoall’esterno e dispositivi di sicurezza per tutti i dipen-denti: “mascherine e guanti sono molto scomodi per ibaristi, che devono abituarsi ad una nuova manualitàe al diverso contatto con il calore nella preparazionedi caffè e cappuccini, mentre per noi era già un’abitu-dine. la differenza sta nella gestione del materiale:dobbiamo avere una maggiore attenzione all’arrivodegli alimenti, all’apertura dei cartoni e alla persistenzaall’aria dei prodotti.”il ritorno ai ritmi di lavoro pre-coronavirus e a consumisoddisfacenti sono ancora lunghi: conoscerne tempie modalità è impossibile, così come non si può piani-ficare quando sarà il rientro a pieno ritmo dei lavora-tori, al momento costretti a turni brevi e alternati, constipendi ridottissimi: “se come noi, le persone nonhanno ancora percepito i soldi degli ammortizzatorisociali, nessuno verrà a fare spesa e ad acquistare. ela ripresa è sempre più lontana” specifica antonio, checonclude: “ammiro il lavoro che il nostro governo hafatto in questi mesi, ma mi sarebbe piaciuto che al-l’interno della task force creata per la fase due ci fossestato qualcuno esperto del nostro settore, per com-prendere davvero le esigenze e programmare una ri-presa più efficace”. -

bar/ristoranti di roberta manieri

È tempo di riorganizzarsi perripartire, e i lavoratori sono già adisposizione nonostante le difficoltà

CAFFÈSOSPESO

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TRA I PRIMIA RIAPRIRE

L a notizia della riapertura delle librerie, tra i primiesercizi non essenziali a tornare in campo, avevasollevato qualche perplessità: non si tratta certo

di negozi di prossimità e poi quella alla libreria è nellamaggior parte dei casi una visita lenta, durante la qualesi può anche andare diritti al banco informazioni conun titolo pronto ma per lo più girovagare tra gli scaffalicon calma, per saggiare le novità e cercare ispirazione,prendere i libri, aprirli, sfogliarli. non proprio il modellodi acquisto raccomandato dalle normative per la clien-tela affisse all’ingresso dei negozi, accanto al dispenserdel gel e ai guanti usa e getta.c’era il forte timore di esporre i lavoratori a un rischiomeno controllabile, considerate le caratteristiche dellamerce, facile ricettacolo di polvere e germi, e alle con-tinue interazioni con la clientela che il lavoro prevede.“Una settimana prima dell’apertura l’azienda ha ese-

guito una sanificazione importante del negozio, poisono arrivati i dpi – racconta luca, che lavora alla fel-trinelli di viale giulio cesare, a roma – le prime ma-scherine che abbiamo ricevuto non erano certificate eabbiamo lavorato indossando le chirurgiche e la visierafinché non abbiamo avuto le ffp2. alle casse è stata in-stallata la barriera di plexiglass”.“il decreto prevedeva tre persone ogni 40 mq, due di-pendenti e un cliente – spiega luca – ma l’azienda hapreferito tenersi più larga e ammettere tre personeogni 80 mq. in un negozio di oltre 600 mq la presenzamassima è di 14 clienti e quattro dipendenti. in questomodo si riesce a gestire abbastanza bene il servizio”.nei primi giorni, nonostante le pubbliche raccoman-dazioni a livello regionale e nazionale, c’erano clientiche si presentavano senza protezione. “sono un avvo-

cato e so che posso girare senza mascherina, mi sonosentito dire mentre controllavo gli ingressi, sono statocostretto a chiamare il responsabile. poi si sono abituati,adesso vengono tutti con la mascherina, ma dobbiamoricordargli spesso di tenerla su e non calata sotto ilnaso, come pure di rispettare le distanze, perché pun-tualmente arrivano al bancone e si appoggiano”.“l’azienda ha messo in atto tutto quello che è previstodal decreto – prosegue luca – all’ingresso forniamogel e guanti e le casse in funzione sono la prima e laterza, per rispettare le distanze. è stato istituito un co-mitato di controllo, tra azienda e sindacati, che vigilasull’osservazione del protocollo di sicurezza, tracciaeventuali criticità e valuta l’aggiunta di nuovi elementi.ci vediamo in videoconferenza ogni lunedì, racco-gliamo i dubbi e i problemi dei lavoratori e li presen-tiamo all’azienda”.Dopo l’affluenza più intensa dei primi giorni, adesso lefile si alternano a momenti in cui il negozio è vuoto.“all’inizio venire in libreria è stata una scusa per allon-tanarsi un po’ di più da casa, ma abbiamo visto anchei nostri clienti abituali commossi nel ritrovarci. il lavoroè sicuramente più faticoso, è una situazione nuova allaquale dobbiamo abituarci e qualche paura c’è sempre,ma visto lo sforzo che ha fatto l’azienda ci siamo tran-quillizzati un po’ tutti”.l’inquietudine, adesso, si volge più verso il fronte deitrasporti. anche luca, come tanti altri lavoratori, si chiedecome affrontare i mezzi pubblici quando riaprirà tutto eil movimento delle persone tornerà ai volumi pre emer-genza. con il succedersi delle aperture e il progressivorecupero di tutte le attività il fronte del rischio e deitimori si sposta, si allarga, si estende a tutta la città. -

Librerie di simona Caleo

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S i alternano i numeri dei contagi, le idee sulla tra-smissibilità, ma una cosa è certe per tutti: il virusha stravolto le nostre vite. Una rivoluzione che ci

ha obbligati a confrontarci con una dimensione diversa,sia nella sfera privata che in quella pubblica: lavoro,famiglia, casa e relazioni sociali, tutto è cambiato inquesti mesi e non sappiamo ancora come si trasfor-merà nel futuro.

Le fasi di crisi, però, possono essere un’opportunità dicambiamento, un’occasione per evolversi e migliorare,diminuire le disuguaglianze e offrire pari opportunità atutti. Sarà così per le politiche di genere e gli stereotipisul lavoro delle donne?

abbiamo rivolto alcune domande a susanna camusso,responsabile delle politiche di genere della cgil per cer-care di analizzare l’attuale situazione e ipotizzare pro-spettive future.Scuole chiuse, smart working e gestione famigliare,quali sono state le difficoltà per le donne in questi primidue mesi di emergenza covid-19?la decisione di chiusura per emergenza covid-19 è stataimprovvisa, con un cambiamento drastico tra politicadelle zone rosse e lockdown generalizzato. Questo hadeterminato una gestione improvvisata e priva di solu-zioni. gli antichi stereotipi si sono reinsediati saldamen-te e le lavoratrici hanno continuato a fare le acrobate,ma in casa. è tutt’altro che “più” semplice, se lavori da

di roberta manieri

intervista asusanna camusso

lavoro, famiglia, casa e relazioni sociali:cosa è cambiato per le donne durante l’emergenza covid-19?

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IL RITORNODI ANTICHI

STEREOTIPI

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casa e non hai mezzi, o devi condividerli per tempo, spa-zi e supporti con i figli che fanno lezioni a distanza o conil tuo compagno. Questo pensando solo alla “materiali-tà”, ma poi c’è un ulteriore carico che deriva dalle con-seguenze della clausura. l’attenzione ai figli che va nu-trita delle compensazioni alla loro perdita di socialità erelazione, il cambiamento dei ritmi ordinari di vita, lenuove difficoltà dovute all’interruzione del percorso diapprendimento. tutte nuove contraddizioni che nonpuoi isolare con uno schermo di plexiglass o con la soladivisione degli spazi. nella crisi covid-19 si sono ampliate le diseguaglianze,anche quelle di genere, oltre a quelle di reddito e abita-tive. è diventato ancor più evidente l’assenza di un wel-fare universale e di quanto poco sono diffuse pratichedi condivisione della cura. è all’opera un pensiero pa-triarcale e senza visione sociale. per questo come riapri-re la scuola, dall’infanzia in su, non è nei fatti all’ordinedel giorno e tutto il tema della cura ruota intorno all’an-gelo del focolare.Pulizie delle scuole, addette mense, colf e badanti, il la-voro femminile nei settori della Filcams è stato messoa dura prova in questa fase di emergenza, cosa do-vremmo cambiare per supportare le donne che lavo-rano ed eliminare le disuguaglianze per uscire dalla crisimigliorati?la pandemia ha reso evidente che un modello di svi-luppo senza cura, senza centralità delle persone nonfunziona, non funziona per l’ambiente, non funzionaper la salute, non funziona per il lavoro. si è messo inevidenza il conflitto pubblico-privato, l’asimmetria trabene pubblico e profitto, si è reso evidente come tuttala scala di valori, anche quello dato al lavoro, non fun-ziona, perché svalorizza il prendersi cura ed esalta ilguadagnare tanto. anni di teoria di sola sostenibilitàeconomica hanno determinato esternalizzazioni dei edai servizi, welfare fai da te delle famiglie e così via.l’esito è quella trappola di lavoro faticoso, mal retri-buito, invisibile che conosciamo: dalle lavoratrici dellepulizie, alle collaboratrici famigliari. che fare? nell’emer-genza, come la filcams sta chiedendo, bisogna garan-tire loro una protezione dignitosa del reddito e, permolte altre, ottenere la regolarizzazione delle migrantiinsieme a quella dei migranti. la fase 2, e quelle che verranno, devono essere il tempoper ridiscutere il sistema che pesa e sfrutta questo lavo-ro. non esternalizzare, concedere detrazioni fiscali allefamiglie per l’emersione dal lavoro nero e precario, crea-re albi che permettano di riconoscere e valorizzare pro-fessionalità, possono essere alcuni terreni di proposta.La pandemia, l’assenza di strumenti adeguati a soste-gno della genitorialità, nessuna presenza femminile neigruppi di lavoro organizzati dal Governo per uscire dallacrisi, i diritti delle donne e delle lavoratrici sono semprepiù a rischio? il monopolio maschile delle task force è l’indicatore diuna mentalità e di stereotipi che attribuiscono de factoagli uomini la “visione generale”, affermando che il loropunto di vista è di per sé universale e gli effetti si sono

visti: un programma di riapertura che dava per scon-tato, direi quasi per naturale, che le donne stessero acasa. svanito in un battito di ciglia tutto il plauso allelavoratrici che ci hanno accudito e curato durante lacrisi, torna la logica del massimo profitto e del rispar-mio sul welfare. è un non detto, ma la fase due cosìcome concepita presuppone che le donne stiano acasa a farsi carico di tutte le politiche di cura, di orga-nizzazione della famiglia, anche di sostegno ai traumiche il lockdown ha lasciato e lascerà nei minori. penso,davvero, che ci sia il rischio, molto alto, di un arretra-mento dei nostri diritti, ancor più se pensiamo al climaoscurantista che già si respirava. l’abbiamo visto nellafatica di difendere la legge 194 in era covid, in scelteimmediate come le protezioni che dimenticano checorpi maschili e femminili non sono uguali. per questobisogna immaginare tanta contrattazione, orari, con-divisione, controllo sulla rotazione negli ammortizza-tori, ma anche vigilanza sull’uso degli stessi ammortiz-zatori, sul lavoro da casa, e sulle dimissioni volontarie,cercandone eventuali cause che potrebbero essere neifatti forzate dalla chiusura dei servizi e delle scuole.Dalle aggressioni fisiche all’odio online, in questa fasele violenze domestiche sono aumentate del 75%, lostato ha messo in campo gli strumenti adeguati a so-stegno delle donne?le convivenze forzate sono una trappola nella trappoladelle mura domestiche per le donne. si è visto sianella preoccupante diminuzione delle richieste di aiutodel primo periodo, sia nell’aumento costante nelle fasisuccessive. alcuni provvedimenti importanti sono statifatti: la campagna per il 1522, l’app diretta con le forzedell’ordine, gli stanziamenti per i centri antiviolenza ele case rifugio, il finanziamento per gli strumenti di si-curezza sanitaria, l’accordo con le farmacie come pos-sibile luogo di richiesta di aiuto. non in tutti i territoriquesti strumenti sono stati recepiti e tradotti, pur-troppo, quindi c’è moltissimo da fare, anche per im-pedire che torni il silenzio sul tema. poco invece si èfatto sul piano culturale e del linguaggio. e certo nonaiuta il linguaggio bellico, il considerare un distanzia-mento fisico, necessario, come sociale. sono tutti lin-guaggi che celano la discriminazione di genere chepoi si traduce nell’alimentare gli stereotipi ed anchela violenza verbale sui social, ed anche, in taluni casi,non pochi, nell’informazione. la pandemia di per séalimenta paura e non necessariamente genera buonisentimenti, anzi come abbiamo visto può alimentareil peggio, e tanti segni del patriarcato, mai morto, ri-prendono spazio. -

“Il Magazine”Direttore responsabileroberta manieri

editorece.mu. srl|viale delle milizie 12, 00192 romaregistro della stampa tribunale di roma n. 226/1995 del 02/05/1995

redazioneviale glorioso 11, 00153 roma |tel. 06 90286950 - fax 06 90286954www.filcams.cgil.it - [email protected]

inserto a cura dimaurizio minnucciGrafica e impaginazionemassimiliano acerra

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SE IL LAVOROSI FA SMART,

MA ANCHE NO

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di roberto bortone

iL commento

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S tiamo vivendo un periodo di emergenza nel qualetanti elementi costitutivi della rivoluzione digitalehanno disvelato in pochi giorni – talvolta in poche

ore - il loro potenziale ancora sopito. i sistemi di video-conferenza usati dalle grandi aziende sono entrati nellecase di – quasi – ogni italiano. tutto sembra essersispostato online, musei, conferenze, presentazioni di li-bri, spettacoli per bambini. anche la televisione. l’ac-celerazione tecnologica di questi mesi si è resa neces-saria, indispensabile, almeno per due motivi: nellafase-1, in piena pandemia, per consentire un lockdowntotale e bloccare la diffusione del contagio da covid-19;nella fase-2 per rendere funzionale il suo contenimento.la corsa alla digitalizzazione, nella sua folle traiettoriaha spesso preso strade inaspettate e oggi risulta piùchiaro quello che scriveva, qualche anno fa, il sociologodei media gert lovink: “Una volta era internet a cam-biare il mondo. oggi è il mondo a cambiare internet”.l’esigenza di continuare a comunicare, socializzare, pro-durre e studiare - “al tempo del coronavirus” - ha pre-potentemente riadattato e trasformato strumenti pen-sati per altro. soprattutto nel mondo del lavoro.è fuor di dubbio che la tecnologia nelle ultime settimanesia entrata di forza anche nelle aziende meno avvezzealla trasformazione digitale; il fatto stesso che il recepi-mento dell’ordine di un cliente, la registrazione di unafattura o lo svolgimento di un colloquio siano attivitàsvolte ora in modalità totalmente diverse rispetto ameno di due mesi addietro è indice, seppur con delleimposizioni governative, di un nuovo modo di pensareal lavoro. lo smart working, versione anglofona del la-voro agile, ha interessato, letteralmente dal giorno allanotte, milioni di persone impiegate nel pubblico im-piego e nel terziario. per mettere a fuoco la mutua trasformazione che ab-biamo vissuto e, soprattutto, per avere qualche ideasul futuro che ci aspetta, facciamo un passo indietro epartiamo da qualche dato certo. il significato di smartworking, in italiano è, letteralmente, “lavoro intelli-gente”. introdotto dal Jobs act (l. n. 81/2017) come “la-voro agile”, la definizione di smart working non puòprescindere da alcune caratteristiche che lo differen-ziano da altre modalità di esecuzione dell’attività lavo-rativa “a distanza” (dal telelavoro, ad esempio). anzi-tutto il suo obiettivo dichiarato, ovvero quello di“incrementare la competitività” agevolando al con-tempo “la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. epoi la sua cifra distintiva: quella di rendere una presta-zione lavorativa in un arco temporale definito (orariodi lavoro giornaliero) senza vincoli né di tempo, né diluogo. l’introduzione del lavoro agile nelle pmi e nellapa, secondo i risultati dell’osservatorio smart Workingdel politecnico di milano, ha registrato negli ultimi anniun percorso progressivo e lineare di crescita, con pro-getti strutturati nel 18% delle piccole e medie impresee nel 16% delle pubbliche amministrazioni. Questo loscenario pre-pandemia. poi la corsa, a fari spenti, perevitare il blocco totale delle attività: in alcune regioni,

nel pubblico impiego, sembra si sia arrivati a puntedel 98% di lavoratori impiegati in modalità agile.Qualche dato, relativo al livello di tecnologia di cui di-sponevamo nelle nostre case al momento dell’impattocon il lockdown, può aiutarci a capire meglio comesiano andate, realmente, le cose. non ci si riferiscecerto alle difficoltà di lavorare da casa e, al contempo,seguire i bambini nello studio e nel gioco, ben rappre-sentate da alcuni meme che ancora ci fanno sorrideree che resteranno nella storia del Web. i problemi effet-tivi sono stati altri e hanno riguardato, soprattutto, chitutte queste cose insieme non le ha proprio potutefare. secondo l’istat, nel periodo 2018-2019 il 38% dellefamiglie italiane non aveva un computer in casa. inquelle con almeno un minore, la quota scende al 14%.Quelle in cui ogni componente ha a disposizione uncomputer o un tablet sono solo il 22%. nel sud il 41,6%delle famiglie non possiede un computer e solo il 14%ha un pc o un tablet per ogni componente. il 12,3% deiragazzi tra i 6 e i 17 anni – quasi il 20% nel meridione(470mila ragazzi) – non ha computer o tablet a casa.senza tralasciare un altro aspetto – meno tecnologico– ovvero che più di un quarto degli italiani – il 41,9 percento dei minori – vivono in condizioni di sovraffolla-mento abitativo. Quelli appena elencati sono aspetti determinanti cheimpattano direttamente sulla reale possibilità offertadal lavoro agile di aumentare la competitività in ambitoproduttivo, conciliando i tempi di vita e di lavoro. senon guardiamo anche l’altro lato della medaglia, il dividedigitale che affligge il nostro paese – e se non vi met-tiamo mano – lasceremo che esso condizioni in modopesante qualsiasi tentativo di ripresa. lo abbiamo vistonel dibattito sulla colpevole diffusione del coronavirusnelle rsa e nelle case di riposo, con migliaia di anzianiimpossibilitati per mesi anche solamente ad effettuareuna videochiamata ai propri cari (per l’assenza di stru-menti adeguati). lo stanno sperimentando, sulla pro-pria pelle, gli alunni con famiglie meno abbienti allespalle, espulsi tout court dal circuito scolastico digita-lizzato (anche nel resto d’europa: uno studio ha rilevatoche due terzi dei bambini britannici non hanno parte-cipato alle lezioni online). è un anticipo dello scenariopeggiore da immaginare per il nostro futuro: quello nelquale internet smette di offrire le sue mirabolanti pos-sibilità “a tutti” per incasellare i propri strumenti in unaneonata classificazione sociale che vedrà aumentarele disuguaglianze anziché reprimerle. l’emeamento per discutere di ridistribuzione. maquale momento è migliore di questo, ora che la crisirivela chiaramente le disuguaglianze? in questosfondo, di un internet per molti ma non per tutti, ègiunto il momento di agire affinché il ricorso al lavoroagile, spinto oggi dai decreti emergenziali (i più digita-lizzati direbbero “boostato”, ma tant’è), non torni nelsuo tracciato lento e resti, con buona pace dei tempidi vita da conciliare, una parte residuale della nostraattività produttiva. -

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Non si può scendere in piazza, non si può organiz-zare un presidio davanti i posti i di lavoro o un’as-semblea di protesta. Da marzo a maggio 2020, in

questo periodo di lockdown forzato, a causa dell’emer-genza covid-19, il mondo si è fermato e anche tutte lebattaglie sindacali si sono dovute adeguare al divieto divicinanza.Dirette facebook, campagne mediatiche, raccolta fotoper coinvolgere i lavoratori o assemblee in videoconfe-renza, ogni categoria, camera del lavoro o territorio hacercato di tenere alta l’attenzione sul mondo del lavorocon modalità diverse; anche per mantenere vivo il rap-porto con i lavoratori e sostenere le loro rivendicazioni:dal rispetto della salute e sicurezza alle regole per losmart working, passando per il sostegno nella richiestadegli ammortizzatori.tante richieste e battaglie portate avanti esclusivamentea colpi di like e condivisioni: le addette delle mense sco-lastiche di genova, le lavoratrici delle pulizie delle scuole,i lavoratori del golden palace di torino o la mobilitazionecontro le aperture festive nel commercio che ha attra-versato tutto il territorio nazionale. tra le proteste più originali, ce ne sono due da segnalaredel mondo filcams: a torino verso fine aprile e in friulivenezia giulia a metà maggio.scai finance è un’azienda del terziario avanzato di torinocon circa 160 dipendenti, di cui 45 iscritti alla filcams.con l’emergenza del coronavirus l’azienda dispone lacassa integrazione solo per 24 dipendenti per 5 setti-mane. la filcams di torino prova a trovare un accordoper una cassa a rotazione o l’anticipo salariale, ma scaifinance non ne vuole sapere.Dopo un’assemblea dei lavoratori, rigorosamente in vi-deoconferenza, viene proclamato uno sciopero comu-nicato come sempre in anticipo all’azienda.sono tutti in smart working i 60 lavoratori che il 23 aprilehanno staccato pc e connessione per aderire allo scio-pero virtuale: “sono abituato a partecipare alle manife-stazioni e scendere in piazza – dice un lavoratore – e lo

sciopero in solitaria è un po’ strano, ma dovevamo farlo”.la protesta ha una risonanza mediatica importante,tanto da essere ripresa oltre che sulle testate locali, an-che sul tg3 nazionale. l’azienda incassa il colpo, il presi-dente lancia un video interno per confortare tutti e an-che se la posizione non cambia, sono riprese le relazionisindacali per definire un protocollo sulla sicurezza etutti sono certi che, da ora in poi, ci sarà un’altra atten-zione verso i dipendenti.la filcams del friuli venezia giulia, invece, ha organizzatoun flash mob virtuale a sostegno dei 15mila lavoratoridella regione ancora in attesa della cassa integrazionein deroga. il 12 maggio, dopo due mesi è stata lanciatala mobilitazione online, con la condivisione e l’invio tra-mite mail, di una cartolina al presidente della regionefvg, all’assessore al lavoro della regione fvg ed al Di-rettore regionale dell’inps, per richiamare l’attenzioneal grido di #iononposso #lasciatisoli.anche in questo caso, la protesta ha avuto una riso-nanza mediatica importante, in particolare a livello ter-ritoriale.non sappiamo come sarà la vita nei prossimi mesi, trariaperture, studi del contagio e misure di prevenzione.sappiamo che qualcosa è cambiato e forse anche il sin-dacato dovrà adeguarsi ai nuovi standard di vita. spe-riamo che sia solo per un breve periodo, perché l’emo-zione di una piazza festante che canta non ha eguali. -

BATTAGLIE SINDACALIALTEMPO DEL CORONAVIRUS

tempi moderni

di roberta manieri

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indennità straordinaria covid-19 agli iscritti deifondi di assistenza sanitariaintegrativa dei settoriterziario, turismo, servizi

Con decisione unanime delle par-ti sociali (tra cui i sindacati di ca-

tegoria filcams cgil, fisascat cisl eUiltucs) in tutti i fondi di assistenzasanitaria integrativa dei settori ter-ziario, turismo e servizi: asim,aster, caDiprof, fonDo est, cas-sa portieri, cas.sa.colf, coo-persalUte, fasiv, fast, fontUr,sanimpresa, QUas (che contanocirca 2 milioni di iscritti) è stata inse-rita, nei piani sanitari, una coperturaper covid-19. attiva per i sinistri dal1° gennaio al 30 giugno 2020. ESTREMI DELLA COPERTURA COVID-19ai lavoratori iscritti ai fondi che a se-guito dell’effettuazione del tamponesono risultati positivi al virus coviD-19, con certificazione rilasciata dalleautorità competenti su conferma delministero della salute e/o dell’istitutosuperiore di sanità, si prevede:• in caso di ricovero presso strutturepubbliche individuate per il tratta-mento del virus dal ministero, l’as-sicurato avrà diritto a un’indennitàdi €. 40,00 per ogni notte di ricoveroper un periodo non superiore a 50giorni all’anno.• qualora, secondo le prescrizionidei sanitari e con attuazione delledisposizioni in esso contenute, sirenda necessario un periodo di iso-lamento domiciliare, a seguito di po-sitività al virus, l’assicurato avrà dirittoa un’indennità di € 40,00 al giornoper ogni giorno di permanenza pres-so il proprio domicilio per un periodonon superiore a 14 giorni all’anno.

la diaria giornaliera per isolamentodomiciliare verrà corrisposta anchequalora l’assicurato non abbia pre-ventivamente subito un ricovero.la garanzia è retroattiva, valida per isinistri certificati dal 1° gennaio e fi-no al 30 giugno 2020.le parti sociali degli enti interessatihanno concordato, per i primi digiugno, di confrontarsi per valutarela situazione e decidere l’eventualecontinuazione o valutare altre ini-ziative.nei siti dei rispettivi fondi si trovanole specifiche per scaricare la modu-listica e le indicazioni per ottenere ilrimborso.

Per gli studi professionali scatta il contributostraordinario di ebipro per il sostegno al reddito

La bilateralità del settore degli stu-di professionali destina risorse

straordinarie a sostegno del milionee mezzo di addetti del comparto deiservizi privati. le parti sociali firma-tarie della contrattazione nazionaledi settore (i sindacati di categoria fil-cams cgil, fisascat cisl, Uiltucs e l’as-sociazione datoriale confprofessio-ni) nella fase di emergenza coronavi-rus hanno deciso nuovi interventi infavore dei lavoratori e dei professio-nisti del comparto e alla fruizionedella formazione professionale.ebipro, l’ente bilaterale di settore,erogherà un contributo integrativouna tantum di 250€ per ogni lavora-tore al quale sia stato sospeso o ri-dotto l’orario di lavoro e per il qualela richiesta di accesso agli ammor-tizzatori sociali (fis) sia stata accolta.l’ente erogherà anche un contri-

buto straordinario – dietro richiestadel datore di lavoro per un massimodi 9 settimane – fino a 23€ al giornoad ogni lavoratore sospeso dall’atti-vità lavorativa per il quale la richie-sta di ammortizzatore sociale nonsia stata accolta per incapienza di ri-sorse (cigD). Un contributo di 500euro, infine, è destinato a titolo dirimborso per le spese sostenute pereffettuare le prestazioni lavorativein smartworking.Maggiori informazioni, modulistica emodalità di presentazione delle do-mande nel sito www.ebipro.it.

eBiDim eroga un contributo per lagenitorialità ai dipendentidella Dmo

Unendosi allo sforzo comune nelfronteggiare l’emergenza, l’ente

bilaterale della distribuzione mo-derna ebiDim ha approvato una mi-sura straordinaria che riconosce uncontributo una tantum di 200 euroa favore dei lavoratori della Distri-buzione moderna organizzata coin-volti nella crisi.il contributo potrà essere richiestoda tutti i lavoratori della Dmo fino al31 maggio 2020, eventualmenteprorogabile, che abbiano un redditoinferiore o uguale a euro 25.000 edin presenza di un figlio fiscalmente acarico di uno dei due genitori. la prestazione straordinaria genito-rialità covid-19, richiedibile tramiteil sito internet www.ebidim.it, andràa coprire potenzialmente una plateadi circa 10.000 lavoratori, senza im-patti sulla fiscalità e sarà cumulabilecon le altre prestazioni erogate dal-l’ente per l’anno 2020. -

COPERTURE E CONTRIBUTI

fondi

di roberto massaro

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