il sicomoro di giugno 2011

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Periodico del Gruppo Esperienza Anno 15 - Giugno 2011 Parrocchia S. Teresa di Gesù Bambino Via Eduardo Nicolardi - Napoli A tutti i frammenti, agli atomi di Maria sparsi nel mondo che hanno nome donna, rivol- giamo noi oggi la salutazione angelica: Ave, o Donna! Che tu sia piena di grazia, che teco sia l ’assistenza dello Spirito Santo, che sia benedetto e benefico agli umani il frutto del tuo seno! Che tu possa pacificare la terra, conciliare i fratelli nemici, cancellare Caino, far risorgere Abele, ricondurre tutta la terra al Padre celeste nell ’amore del Figlio, nella Grazia dello Spirito Santo. (di Padre David Maria Turoldo) Se c’è un tempo nel quale noi cristiani siamo chiamati a imparare e ad esercitare la dimensione della maternità questo è il tempo della Chiesa, il nostro tempo. Ancora una volta questa Chiesa, tanto ferita e imperfetta che ogni giorno ci mo- stra il suo peccato e la sua opacità, è fatta da Dio luogo SANTO nel cui grembo ciascuno di noi deve imparare a vivere da figlio, ma pure da madre. È questa una delle esperienze più inten- se che ho dovuto apprendere in questi lunghi anni di cammino, anni nei quali all’entusiasmo iniziale della prima ora - quando i sogni di fraternità erano invinci- bili e fermamente ancorati a quella pro- messa di eternità consegnata al mio cuo- re dal Signore -, sono poi subentrati la delusione e il tradimento di chi aveva sognato con me e ciò nondimeno aveva scelto vie di lontananza: fratelli ancora e sempre amati con i quali avevamo fatto dei progetti, avevamo sognato concreta- mente una Chiesa ALTRA, una Chiesa che ci sembrava una realtà possibile, a un passo da noi, infinitamente vicina per- ché frutto di vite compromesse e condivise nel nome del Si- gnore Gesù…, fratelli che un giorno hanno scelto di andare in un Paese lontano e che mai il mio cuore cesserà di attendere sull’uscio della nostra Storia… Quello fu il tempo in cui il Signore mi pose davanti a un bivio: continuare a essere figlia oppure crescere e da figlia diventare madre… Non è facile diventare madre. Assumere la maternità ti impone di ab- bandonare ogni infantilismo della fede… ti impone di vivere il deserto e di RIMA- NERE lì dove sono i tuoi figli e la tua Storia…ti impone - come ogni cuore di madre sa fare - di mettere i tuoi bisogni dietro quelli dei fratelli…ti impone di la- sciare liberi coloro che ami anche quan- do sai che lontano da Dio e dai fratelli le tenebre li avvolgeranno e le tue viscere vivranno la perenne lacerazione del non- senso… ti impone di tenere acceso il fuoco della fede e della comunione con- tro ogni realtà che ti vuole convincere del contrario…ti impone di accogliere sem- pre chiunque bussi alla tua porta a qua- lunque ora del giorno e della notte per- ché Gesù fa così con noi…ti impone di credere che la Storia straordinaria che Dio ci ha consegnata continuerà anche se chi ti ha generato alla fede intraprende vie che il tuo cuore di figlia non avrebbe desiderato… Una madre sa tenere viva la speranza per i suoi figli sulla scorta di una promes- sa sussurrata che viene spesso sbattuta dal vento del dubbio, perché sa che la promessa si realizza già nella comunione tra fratelli. Una madre guarda ai suoi figli scorgen- done ogni fragilità e amandoli di più per questo. Continua a pag. 3 di Sabrina Summonte Gargiulo Viscere di madre

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La Donna e le donne

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Page 1: Il Sicomoro di Giugno 2011

Periodico del Gruppo Esperienza

Anno 15 - Giugno 2011

Parrocchia S. Teresa di Gesù Bambino

Via Eduardo Nicolardi - Napoli

A tutti i frammenti, agli atomi di Maria sparsi nel mondo che hanno nome donna, rivol-giamo noi oggi la salutazione angelica: Ave, o Donna! Che tu sia piena di grazia, che teco sia l ’assistenza dello Spirito Santo, che sia benedetto e benefico agli umani il frutto

del tuo seno! Che tu possa pacificare la terra, conciliare i fratelli nemici, cancellare Caino, far risorgere Abele, ricondurre tutta la terra al Padre celeste nell ’amore del Figlio, nella Grazia dello Spirito Santo.

(di Padre David Maria Turoldo)

Se c’è un tempo nel quale noi

cristiani siamo chiamati a

imparare e ad esercitare la

dimensione della maternità questo è il

tempo della Chiesa, il nostro tempo.

Ancora una volta questa Chiesa, tanto

ferita e imperfetta che ogni giorno ci mo-

stra il suo peccato e la sua opacità, è

fatta da Dio luogo SANTO nel cui grembo

ciascuno di noi deve imparare a vivere

da figlio, ma pure da madre.

È questa una delle esperienze più inten-

se che ho dovuto apprendere in questi

lunghi anni di cammino, anni nei quali

all’entusiasmo iniziale della prima ora -

quando i sogni di fraternità erano invinci-

bili e fermamente ancorati a quella pro-

messa di eternità consegnata al mio cuo-

re dal Signore -, sono poi subentrati la

delusione e il tradimento di chi aveva

sognato con me e ciò nondimeno aveva

scelto vie di lontananza: fratelli ancora e

sempre amati con i quali avevamo fatto

dei progetti, avevamo sognato concreta-

mente una Chiesa ALTRA, una Chiesa

che ci sembrava una realtà possibile, a

un passo da noi, infinitamente vicina per-

ché frutto di vite

compromesse e

condivise nel

nome del Si-

gnore Gesù…, fratelli

che un giorno hanno

scelto di andare in un Paese lontano e

che mai il mio cuore cesserà di attendere

sull’uscio della nostra Storia…

Quello fu il tempo in cui il Signore mi

pose davanti a un bivio: continuare a

essere figlia oppure crescere e da figlia

diventare madre… Non è facile diventare

madre.

Assumere la maternità ti impone di ab-

bandonare ogni infantilismo della fede…

ti impone di vivere il deserto e di RIMA-

NERE lì dove sono i tuoi figli e la tua

Storia…ti impone - come ogni cuore di

madre sa fare - di mettere i tuoi bisogni

dietro quelli dei fratelli…ti impone di la-

sciare liberi coloro che ami anche quan-

do sai che lontano da Dio e dai fratelli le

tenebre li avvolgeranno e le tue viscere

vivranno la perenne lacerazione del non-

senso… ti impone di tenere acceso il

fuoco della fede e della comunione con-

tro ogni realtà che ti vuole convincere del

contrario…ti impone di accogliere sem-

pre chiunque bussi alla tua porta a qua-

lunque ora del giorno e della notte per-

ché Gesù fa così con noi…ti impone di

credere che la Storia straordinaria che

Dio ci ha consegnata continuerà anche

se chi ti ha generato alla fede intraprende

vie che il tuo cuore di figlia non avrebbe

desiderato…

Una madre sa tenere viva la speranza

per i suoi figli sulla scorta di una promes-

sa sussurrata che viene spesso sbattuta

dal vento del dubbio, perché sa che la

promessa si realizza già nella comunione

tra fratelli.

Una madre guarda ai suoi figli scorgen-

done ogni fragilità e amandoli di più per

questo.

Continua a pag. 3

di Sabrina Summonte Gargiulo

Viscere di madre

Page 2: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 2

L’invito a scrivere un contributo per il

Sicomoro mi ha fatto scaturire il desiderio

di leggere la Lettera che Giovanni Paolo

II scrisse alle donne il 29 giugno 1995:

nel rivolgersi a tutte le donne del mondo,

ringrazia “la santissima Trinità per il

«mistero della donna»” ed esalta il genio

femminile, scrivendo che esso “ha trova-

to la sua massima espressione in Maria

che per obbedienza alla Parola di Dio ha

accolto la sua vocazione di sposa e ma-

dre mettendosi a servizio di Dio e degli

uomini: un servizio di amore”. Parla poi

del contributo che le donne, con la loro

sensibilità, hanno dato alla storia dell’u-

manità. Un documento insomma che

insegna molte cose sulla dignità della

donna! Questa lettera è del 1995….la

mente torna indietro…dov’ero io nel

1995? Che donna ero? Ero poco più di

una ragazza, laureata da 2 anni, indipen-

dente economicamente, perfettamente

inserita nel mondo e lontana, lontanissi-

ma da Dio: non poteva esserci Dio nei

miei piani, non c’era spazio per Lui! Esi-

steva solo la mia vita, con il mio lavoro,

la mia famiglia, il mio ragazzo, le mie

uscite, le mie vacanze. Una vita

“normale”, senza grandi slanci. Presto

cominciai a sentire che mancava qualco-

sa: decisi perciò di rendermi ancora più

indipendente dalla famiglia, andando a

vivere con due amiche. Quel senso di

insoddisfazione e malessere non mi ab-

bandonava, anzi aumentava sempre più.

In seguito cominciai ad intuire che il Si-

gnore mi stava cercando, cercava il mio

cuore distante ed insicuro, chiedendomi

di fidarmi di Lui. Il Signore bussò alla mia

porta e io aprii, perché finalmente com-

presi che era il suo Amore che mancava

nella mia vita. “Tu mi chiamasti e la tua

voce squarciò la mia sordità, Tu balena-

sti e fu dissipata la mia cecità” scrive S.

Agostino. Così fu per me: ero sorda e

cieca e avevo bisogno di Gesù. Da allora

la mia vita ha cominciato a cambiare

rotta: ho cominciato a sentire la presenza

di Dio che riempie la vita di senso e tutto

rende bello e luminoso.

Leggendo la lettera alle donne ripenso

alle tappe che ho percorso in questi anni

in compagnia di Gesù.

«Grazie a te, donna-figlia e donna-

sorella, che porti nel nucleo familiare e

poi nel complesso della vita sociale le

ricchezze della tua sensibilità, della tua

intuizione, della tua generosità e della

tua costanza». L’incontro con Dio mi

spinse, dopo due anni di vita

“indipendente”, a tornare a casa ed ap-

prezzare in modo completamente nuovo

la mia famiglia, e comprendere l’amore

che in essa avevo sempre ricevuto. Mi

permise di muovere i primi passi in quella

che poi sarebbe diventata la mia Comu-

nità con la partecipazione alla 26^ Espe-

rienza Giovani: lì incontrai Cristo Risorto

nei volti e negli abbracci dei fratelli che

mi testimoniarono quanto può essere più

bella la vita se vissuta nella consapevo-

lezza dell’Amore di Dio e del Suo perdo-

no, se vissuta alla luce della Parola e

della preghiera nella Chiesa. Così iniziai

il cammino dei gruppi del sabato. Negli

anni poi il servizio nel Coro, la direzione

del Sicomoro, i cammini di Equipe e l’an-

nuncio evangelico, i ritiri, le Fiere della

solidarietà, l’adesione all’Associazione

“L’Esperienza”, e la partecipazione alla

storia del Monastero di Ruviano! Oggi

senza tutto questo non sarei la persona

che sono, non avrei alimentato la mia

vita spirituale, non avrei incontrato tanti

fratelli, non avrei avuto la gioia di assiste-

re a tante conversioni (innanzitutto la

mia!).

«Grazie a te, donna-sposa, che unisci

irrevocabilmente il tuo destino a quello di

un uomo, in un rapporto di reciproco do-

no, a servizio della comunione e della

vita». Nella Comunità ho incontrato l’a-

more della mia vita: Marco, il mio sposo

oggi da 7 anni. Rispondendo alla chia-

mata al Sacramento del Matrimonio ab-

biamo preso coscienza che Dio ci ha

pensati e voluti insieme, e di questo sia-

mo consapevoli ogni giorno che passa.

Purtroppo il nostro destino unito in ma-

niera irrevocabile ci porta oggi a vivere

separati per buona parte della settimana

perché Marco lavora in un’altra città.

Siamo continuamente in treno e il non

vivere insieme il quotidiano ci costa sa-

crificio e fatica, ma ci sforziamo di affron-

tare questa difficoltà confidando in Dio e

nel suo aiuto, e sperando che le cose

possano presto cambiare.

«Grazie a te, donna-lavoratrice, impe-

gnata in tutti gli ambiti della vita sociale,

economica, culturale, artistica, politica,

per l'indispensabile contributo che dai

all'elaborazione di una cultura capace di

coniugare ragione e sentimento, ad una

concezione della vita sempre aperta al

senso del “mistero”, alla edificazione di

strutture economiche e politiche più ric-

che di umanità». Lavoro all’Università da

17 anni e per me è normale che un am-

ministratore di denaro pubblico sia one-

sto e corretto. Da quando ho incontrato

Dio, tuttavia è cambiato il rapporto con i

colleghi; ogni giorno cerco di ricordare

che i colleghi sono innanzitutto uomini e

donne e che la dignità umana viene pri-

ma del lavoro. È bello sapere che qual-

cuno di loro trova nelle mie parole qual-

cosa di diverso, che sente la mia fede. Lì

il mio stupore, perché aldilà di ogni mia

attesa comprendo che nel mio piccolo

sono capace (per Grazia!) di testimoniare

quanto può essere bella e speciale la vita

se ci affidiamo al Signore.

«Grazie a te, donna-madre, che ti fai

grembo dell'essere umano nella gioia e

nel travaglio di un'esperienza unica, che

ti rende sorriso di Dio per il bimbo che

viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi

passi, sostegno della sua crescita, punto

di riferimento nel successivo cammino

della vita». Dulcis in fundo la chiamata di

Dio ad essere madre, per me in una ma-

niera “diversa”. Da un anno e mezzo è

iniziata la mia “gestazione”, la nostra

lunga attesa di un bimbo che da qualche

parte del mondo ci attende, attende pro-

prio noi, per essere accolto nella nostra

vita, perché il nostro amore si dilati, esca

da noi per arrivare a quel figlio che Dio

ha pensato per noi, che è già nel Suo

cuore e ormai anche nel nostro. Ringra-

zio Dio per averci messi su questa stra-

da, tortuosa e faticosa, ma che alla fine

ci donerà qualcosa di veramente gran-

de!!! E ringrazio il Signore per voi fratelli,

che ci state sostenendo con la preghiera,

per il vostro amore e per i vostri preziosi

consigli.

Io. Imma

«Tu balenasti e fu dissipata la mia cecità»

di Imma Romagnuolo Cristarella Orestano

Page 3: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 3

«Grazie a te, donna-figlia, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso del-la vita sociale le ricchezze della tua sen-sibilità, della tua intuizione, della tua ge-nerosità e della tua costanza» (dalla Let-tera del Papa Giovanni Paolo II alle don-ne)

Sensibilità: è un dono raro; le donne che la possiedono sono portatrici di un bene prezioso che non si acquisisce con lo studio ma che si affina con l’esperienza.

Intuizione: è un dono fondamentale nella vita spirituale, in particolare quella femmi-nile, ed è di gran lunga superiore a quella maschile. Attraversa i canali dello spirito per poi arrivare alla comprensione della nostra mente.

Generosità: atteggiamento di colui che si comporta con coraggioso altruismo. Si è coraggiosi quando si è pronti, per una causa giusta, a mettersi in discussione, a mettersi in gioco, a rischiare le cose più preziose. Privarsi di qualcosa che serve per donarlo a qualcuno… questa è gene-rosità; tutto il resto è ipocrisia.

Costanza: la sua mancanza è un proble-ma che affligge ogni credente e in parti-colare noi giovani. La costanza è il rifles-so della perseveranza, della curiosità, della motivazione e dei vantaggi.

Sensibilità, intuizione, generosità e co-stanza, parole e valori pesanti nella so-cietà di oggi. Noi giovani donne, che ab-biamo vissuto - nei racconti delle nostre madri e delle nostre nonne - le loro batta-glie per i loro diritti, oggi siamo costrette a testimoniare le battaglie a colpi di phon! Di fronte a questa scialba celebrazione di effimera emancipazione, di fronte a un progresso che in realtà è un regresso, assistiamo inermi alla degenerazione del concetto di emancipazione femminile. Nel nostro tempo non c’è alcuna parità fra uomo e donna. Le donne sono discri-minate nel lavoro, nella società e talvolta

anche in famiglia. Proliferano i concorsi di bellezza, da anni siamo abituate all’e-sistenza di programmi in cui sono pre-senti una o più figure femminili che si offrono alla vista, ma non hanno alcun ruolo né competenze professionali. La mercificazione del corpo femminile è all’ordine del giorno, suggerendo falsi valori alle giovani donne. Queste idee sono altamente diseducative perché pro-muovono l’idea di una donna come og-getto sessuale. Nella nostra società la donna è ancora stereotipata: c’è la se-gretaria che siede sulle gambe del capo, c’è la donna bella e poco intelli-gente, c’è la donna brutta e occhialuta, ma intelligente. Il modello di succes-so femminile non viene collegato a meriti o a talenti della donna, ma al matrimonio che essa contrae. Per non parlare poi dei modelli femminili offerti dai mass media, che hanno acquisito caratteristiche anco-ra più negative: veline e vallette, donne giovani e meno giovani che non fanno nulla, ma si limitano a mostrare parti del corpo muovendosi in modo seducente. Così ci si illude che la donna è libera sessualmente, ma “mercificare” non si-gnifica liberare. L’uomo e la donna sono uguali a livello intellettivo perché entram-bi hanno la stessa essenza, creati ad immagine di Dio, sono complementari nella coppia, ma differenti per natura. Purtroppo, però, la donna deve fare qua-lunque cosa due volte meglio dell’uomo per essere giudicata brava almeno la metà. Oggigiorno abbiamo ancora troppo bisogno del consenso del padre, del ma-rito, del fidanzato…. del maschile. Spes-so anche io cado in questo meccanismo di ricerca del consenso. Essere una don-

na di 28 anni, libera e indipendente, in questa società è davvero molto difficile. Nei momenti più critici è più semplice identificarsi in uno stereotipo che essere me stessa. Sento spesso la necessità di essere ammirata; mi sento gratificata dal compiacimento e non mi sento tanto lon-tana dalla donna che cerca in modo in-controllato il consenso del fidanzato, del compagno o dell’amico. Cado nell’idea

che è meglio es-sere vista per come sono esteti-camente che per come sono den-tro, e fingo di essere qualcosa che non sono, perché penso che sia la via più sem-plice davanti a me. Ma questo non mi fa star

bene, o meglio, non mi fa star bene con me stessa, perché so che sto fingendo e ho un vuoto dentro; e tale vuoto può es-sere colmato solo seguendo quello che sono. È questa la via più giusta, la più difficile, dimostrare chi sei veramente, affidarsi a Lui, e testimoniare prima di tutto, in una società dove non ci sono più valori, i TUOI valori, essere figlia di Cristo senza vergognarsene, anzi vantandose-ne. Oggi è il momento di essere impopo-lari se serve; non dobbiamo cercare più il consenso maschile; oggi come donna-figlia di Dio devo poter scegliere secondo la mia anima consacrata a Cristo, senza sentirmi psicologicamente violentata se scelgo, con audacia, strade ancora non percorse. Figlia, sorella, studentessa, amica… sono prima di tutto una donna soldatessa di Cristo, in Cristo e per Cri-sto.

di Silvia Marino

La donna oggi

«Due volte meglio, brava la metà»

Continua da pag. 1

“Viscere di madre” di Sabrina Summonte Gargiulo

Una madre è tale veramente se sa esse-

re madre del “sì” ma pure madre del “no”,

perché ciò che conta non è il consenso,

bensì accompagnare coloro che ti sono

affidati perché diventino uomini e donne

di Cristo e in Cristo, capaci di mostrare al

mondo il volto vero dell’umanità. Ancora oggi ci sono tanti momenti in cui

vorrei tornare a essere solo figlia, e so

che se un “ministero” della maternità ho

potuto esercitare ciò è stato possibile

unicamente grazie ed insieme ai fratelli

che in questi lunghi anni hanno condiviso

con me pesi, gioie e dolori.

I fratelli della Segreteria sono stati per

me sempre voce di Dio, braccia di miseri-

cordia, soffio dello Spirito…sono stati

madri e padri incessantemente orientati

al bene dei fratelli e della Comunità tut-

ta… sono stati uomini e donne della ma-

krothymia …. sono stati dono grande che

- vi assicuro - nulla hanno ritenuto per

sé, né tempo né spazi né vita, e oggi che

questa Segreteria uscente rimette il pro-

prio mandato, rientrando in silenzio nella

Comunità dei fratelli, non posso che ren-

dere grazie a Dio per questa esperienza

unica e meravigliosa di Chiesa vissuta e

sognata, che ha per me già il sapore di

Atti.

Grazie anche a voi tutti, fratelli amati, che

ci avete permesso nella nostra miseria di

portare a termine il ministero dell’unità e

della comunione.

Buona Pentecoste!

Page 4: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 4

Un’antica preghiera rabbinica dice:

«Benedetto sei tu Signore nostro

Dio, re dell’universo, che non mi hai

fatto nascere pagano, schiavo o

donna». Parole che si commentano

da sole, e che raccontano di una

cultura in cui la donna è subordinata

all’uomo. Relegata al ruolo di ma-

dre, chiusa nel suo velo che ne na-

sconde l’identità, alla donna è nega-

to l’accesso alla vita sociale e allo

studio della Torah. Questi ed altri

pregiudizi legati al concetto di impu-

rità, inducono gli ebrei ad assegnare

alle donne spazi riservati nel tempio

di Gerusalemme accanto al cortile

dei gentili, trattandole così allo stes-

so modo dei pagani.

Secondo la teologa americana Elisa-

beth Schussler, che ha approfondito

più di ogni altro critico i rapporti fra

Gesù e le donne, il primo femminista

ante litteram è stato proprio lui, Ge-

sù! Affrancandosi dalla coscienza

collettiva del tempo, Gesù ha avuto

il coraggio di dare dignità individua-

le e personale anche alle donne.

Tuttavia Gesù scandalizza e viola

ogni tabù del tempo non tanto per

questo suo atteggiamento, ma per il

fatto che egli si è lasciato interpella-

re profondamente dal femminile in-

tegrandolo perfettamente nel suo

essere maschile, e - cosa ancor più

sconveniente - ha accettato che del-

le donne potessero aggregarsi al

gruppo dei dodici Apostoli.

Anche se i Vangeli non ci attestano

una chiamata particolare delle don-

ne come per gli apostoli, si intuisce

che ad un certo punto dell’attività

missionaria Gesù si sia sentito forte-

mente interpellato dalle donne e

abbia permesso loro di seguirlo.

Tuttavia una donna in un gruppo di

uomini era inconcepibile, poiché la

donna doveva restare circoscritta

nell’ambito del clan familiare sotto

l’autorità di un uomo: del padre pri-

ma, del marito poi ed eventualmente

dei figli. Il diritto ebraico prevedeva

il ripudio concesso al marito che

sorprendeva la donna in giro per

strada da sola, o parlando con un’al-

tra persona. Tuttavia nel gruppo di

Gesù c’erano alcune donne, come

racconta il Vangelo: “C’erano con lui

i Dodici e alcune donne” (Lc 8,1-3).

Ma di quali donne si tratta? Sono donne

che sono state guarite da spiriti maligni e

da malattie, come Maria Maddalena

“dalla quale erano

usciti sette demo-

n i ” ; o p p u -

re “Giovanna mo-

glie di Cuza l’amministratore di Erode”.

Ma vi immaginate lo scandalo in tutta la

Galilea? Una donna dell’alta società che

per seguire Gesù deve aver abbandona-

to il marito. E poi c’era “Susanna e mol-

te altre che servivano Gesù e i Dodici

con i loro beni”. Nei Vangeli, le donne

servono Gesù e sono inviate ad annun-

ciare la sua Resurrezione: «Maria di

Magdala andò subito ad annunziare ai

discepoli: “Ho visto il Signore!”» (Gv

20,18). Questo è l’evangelo più sconvol-

gente per quei tempi: le donne, su cui

pesa la maledizione originaria di Eva,

sono quelle che stanno più vicino a Dio,

e con il loro «genio femminile» hanno

contribuito alla maturazione umana e

spirituale di Gesù.

Dentro la vicenda umana di Gesù

perciò, accanto ai discepoli, sono

state protagoniste anche le donne.

Queste compaiono nei testi in misu-

ra oggettivamente minore rispetto

ad altri personaggi, ma la quantità è

criterio molto relativo. Maria di Na-

zareth e Maria di Magdala, Marta e

Maria sorelle di Lazzaro, la Cana-

nea e la vedova di Nain, l’adultera e

la peccatrice, la sconosciuta di Be-

tania e la Samaritana sono persone

concrete; e come tali spiccano, inci-

dendo con la loro presenza dentro le

situazioni. Ebbene, sembra non es-

serci tappa significativa nel percorso

di Gesù che non registri l’incontro

con una donna! Il Gesù che i Vange-

li ci hanno trasmesso ha riconosciu-

to alle donne rilievo e dignità; con le

donne si è confrontato; da esse ha

ricevuto provocazioni e stimoli; a

queste ha replicato in modi molto

particolari, e nelle più svariate situa-

zioni: con durezza, amicizia, tene-

rezza, rimprovero, passione, com-

mozione, slancio, fermezza. I pas-

saggi segnati da incontri con le don-

ne sono tanti, e tutti esemplari. Vor-

rei qui ripercorrere brevemente l’in-

contro con tre donne: la Samaritana

(Gv 4,46-54), l’Adultera (Gv 8,1-11)

e la Cananea (Mt 15,21-28).

L’incontro con la Samaritana produ-

ce un duplice effetto trasformativo:

la donna alla fine del dialogo com-

prende chi è l’uomo con cui ha avu-

to l’avventura di parlare; Gesù dal

canto suo sembra che aspettasse

proprio una donna per rivelare se

stesso: piuttosto che compiere segni

prodigiosi ha preferito rivelare la

propria natura profonda, la promes-

sa di cui era portatore, ad una don-

na!

L’Adultera e la corresponsabilità

dell’uomo: nell’incontro con l’adulte-

ra Gesù considera l’adulterio della

donna al pari di quello dell’uomo;

Gesù infatti con le sue parole fa ca-

pire che la donna con tutto il suo

peccato è vittima anche del peccato

di un altro.

La Cananea: anche una donna può

impartire lezioni di vita! Questa don-

na riesce a far mutare opinione a

Gesù stesso, e certamente la sua

fede non Gli passa inosservata.

Da quanto detto si comprende che

queste donne, vive e reali, e tutte

quelle che hanno avuto l’avventura

e la Grazia di incontrare il Maestro,

hanno lasciato qualcosa di loro stes-

se nel cuore e negli atteggiamenti di

Gesù, ed esse stesse - ma questo è

più scontato - sono uscite cambiate

dall’esperienza con Il Signore.

In definitiva la lezione di vita e di

fede che sembra emergere dal rap-

porto tra Gesù e le donne è questa:

l'uomo-Dio che trasforma i cuori a

sua volta si fa disponibile alle solle-

citazioni dell’altro, e in particolare

del femminile.

La relazione che Gesù ha stabilito

con il femminile non può essere glis-

sata o ignorata del tutto da chi nella

vita si propone la sequela di Cristo;

e proprio dalla Parola ci vengono

offerte risorse inesauribili e stimoli

utili alla vera intelligenza per ritrova-

re elementi fecondi per il presente e

per il futuro. Dalla Bibbia tuttavia si

possono ricavare anche molte affer-

mazioni negative sul “gentil sesso”:

«Dalla donna ha avuto inizio il pec-

cato» dice Siracide 25,24 e ammoni-

sce il Qoèlet 7,26: «Amara più della

morte è la donna»…. ma Cristo Ge-

sù è venuto a ribaltare l’antica eco-

nomia della Legge mosaica per ri-

portare la concezione “uomo/donna”

alle origini della creazione: due alte-

rità che stessero l’uno di fronte

all’altro con Continua a pag. 5

Nel segno del femminile

Ciò che conta è ciò che si è

disposti a diventare per amore Suo

di Sr Mariapina Annunziata p.f.v.m.

Page 5: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 5

Gli ultimi documenti sono arrivati e doma-

ni sera alle 23.30 ora di Hanoi lasceremo

questo paese e questa gente che poco a

poco abbiamo imparato ad amare, e che

per sempre porteremo nel cuore.

Il Vietnam che ho visto io in questi giorni

ha mille volti, odori, suoni, ha il profumo

intenso e sgradevole dei "noodles" con

verdure e carne che i vietnamiti mangia-

no anche a colazione; il volto perso dei

militari alla dogana, il caldo afoso e oppri-

mente delle albe tropicali.

Il Vietnam che ho incontra-

to ha il rumore di mille mo-

torini che sfrecciano insie-

me per le strade carichi di

ogni cosa; le rughe delle

donne che trasportano frut-

ta e verdura con i loro co-

pricapi tipici; le forbici e gli

specchi dei tanti

"parrucchieri" ambulanti,

poggiati sugli alberi per

strada; ha il sapore della

birra Ho Hai Hanoi con il riso alla canto-

nese mangiato per strada sugli sgabelli;

ha il profumo dei fiori e degli incensi lun-

go le strade che conducono ai templi.

Il Vietnam che ho visto ha il colore verde

intenso delle campagne verso Cao Bang,

la freschezza di laghi

e fiumi che le circonda-

no, i piedi scalzi dei bam-

bini delle tribù di montagna e il sorriso dei

bambini dell'orfanotrofio; lo smarrimento

di chi sta perdendo ogni certezza, la pau-

ra di chi si spinge oltre ogni confine e

tende la mano, con fiducia per far spazio

ad una nuova storia; il saluto di chi vede

sempre gli altri partire, il pianto di chi non

se ne vorrebbe andare, la ninna nanna

sussurrata nel sonno, l'odore acre dei

sedili di un pul-

mino; le ceri-

monie ufficiali, i

discorsi e gli

auguri, i doni

portati e quelli

ricevuti, il sorri-

so di un fratello

con lo zaino

sulle spalle e

mille anni di più

e mille anni di

meno!

Il Vietnam che ho amato ha il colore del

lago di Hoan Kiem al tramonto e la mano

nella mano con l'uomo che amo, e i nostri

bambini che corrono insieme mentre

sono a casa in un'altra parte di mondo;

ha la forza della gioia ritrovata di aver

sentito il perché di una scelta lontana, e

averne gustato i frutti molti anni dopo.

Il Vietnam che mi ha emozionato ha il

sapore dei ricordi in un tempo maturo e

l'odore del latte in un'alba stanca; ha le

braccia materne di tutte le donne che

hanno tenuto mia figlia e i sorrisi di gioia

di chi ci ha detto orgoglioso: “é vietnami-

ta!”. Ha la freschezza dei pomeriggi al

Vincom Center e il colore dei nostri pas-

seggini; ha la paura del primo giorno e la

nostalgia dell'ultimo; ha la fatica di chi ha

chiuso le porte agli altri e lo sforzo di chi

le ha aperte.

Il Vietnam che porto con me ha il sorriso

furbo e gli occhi nostalgici; il pianto di chi

si smarrisce e la corsa di chi torna a ca-

sa, l'orgoglio della sua gente e la fiducia

di chi l'accompagna, e nel nome porta il

segno della sua storia.

Benvenuta Irene Tam...ricordami sempre

chi sei tu, e donami ancora di capire chi

sono io.

(Tratto da una mail inviata il 20 maggio 2011 alle

00.21 a P. Negro)

di Caterina Gagliardi Marsiglia

Continua da pag. 4

di Sr Mariapina Annunziata

pari dignità e pari somiglianza con

quel Dio che le aveva create.

Il tipo di relazione che Gesù ha sta-

bilito con le donne lascia intendere

che un cristianesimo autentico pro-

muove un progetto di uomo adulto,

soggetto consapevole e responsabi-

le che passa attraverso l’integrazio-

ne del femminile. Forse questo è

anche l’ultimo invito che Gesù ci

rivolge, quando dalla Croce affida la

Madre al Discepolo amato, invitan-

dolo a prendere con sé la Donna. È

bello pensare che il Cristiano di oggi

sia invitato anche lui portare con sé

la Madre di Gesù, cioè il femminile

originario del Maestro, come impe-

gno a vivere un’integrazione recipro-

ca del maschile e del femminile. Su

questo percorso non facile di colla-

borazione e di mutua accoglienza

dell’alterità uomo/donna, nella sua

grande Sapienza, il Signore prima di

morire e di risorgere, ha posto il di-

scepolo amato come

prototipo di tutti quelli

che gli vorranno esse-

re fedeli, sotto il se-

gno del femminile e

del maschile che si

accolgono reciproca-

mente.

A conclusione di que-

sto articolo mi frulla

ancora qualche idea

nella mente: quale

donna avrei voluto

essere tra quelle che

Gesù ha incontrato?

Quella che Lui nota

per la sua malattia

(come la donna curva da 18 anni)?

Oppure quella che lo attrae per la

sua fede come l’Emorroissa e la Ca-

nanea? Essere quella che gli offre

riparo e amicizia come Marta e Ma-

ria? Oppure quella a cui Gesù rivela

la sua identità?… Dopo averci pen-

sato sono arrivata alla risoluzione

che tra tutte vorrei essere me stes-

sa, con i miei “se” e i miei “ma”, con

le mie difficoltà, con i miei sogni, le

mie vittorie e le mie

sconfitte, i miei si-

lenzi e la mia voglia

di non deluderLo

mai! In una parola,

ciò che conta è se

davvero io ho incon-

trato Gesù. Questo

memorare degli in-

contri di Gesù con le

donne mi ha fatto

capire ancora una

volta con forza che

ciò che conta vera-

mente non è quello

che si è, ma ciò che

si è disposti a diven-

tare per amore Suo una volta che si

è incontrato il Signore della Vita…

E se la forza viene meno, sono certa

che Lui non mi farà mancare il so-

stegno; e se l’arsura mi attanaglierà

ancora la gola, Lui solo troverà il

modo di farsi trovare al pozzo… an-

cora, per parlarmi, per consegnarsi

tutto al mio cuore inquieto.

Il Vietnam che ho visto

Una madre “abbraccia” sua figlia….

Page 6: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 6

Non vi preoccupate … non siete di

fronte ad un articolo su qualche ro-

manzo classico o sulle novità del

momento in libreria … anche se mi

piacerebbe e … mi sarebbe anche

più congeniale (r icordate la

“Brocchetta del sapere”???)

Questa volta tenterò, invece, di usa-

re la mia penna per dipingere un

articolo tutto rosa, provando a de-

scrivere qualche aspetto del mio

universo femminile.

Sono tanti i pensieri che affollano la

mia testa; potrei analizzare ogni filo

di questa fitta ragnatela, ma vorrei

dare voce a quello che

oggi mi stupisce e mi

meraviglia. Sicuramente

mi scopro ad essere una

persona diversa, una

donna diversa: sto impa-

rando ad essere una

“moglie” e preparando il

mio cuore ad essere una

madre, quel focolare

caldo di ogni famiglia.

Già … non avevo mai

pensato prima a cosa

significasse diventare una moglie: o

meglio a cosa significasse diventare

moglie per me. È tutto così nuovo,

diverso!

Immaginare di avere una casa mia,

di avere una vita vera con la perso-

na che amo non è stato come viver-

lo veramente. Svegliarmi, girarmi e

trovare un sorriso, il suo sorriso, mi

dà la forza di affrontare le mie gior-

nate con una spinta diversa. E non

sono le solite parole sdolcinate che

si possono trovare nelle poesie d’a-

more … Da quando la mia vita è

stata unita a quella di Gabriele da-

vanti al Signore, lo scorso 17 set-

tembre, nulla è stato più come prima

… ricordo ancora l’imbarazzo della

nostra prima notte …

eppure che sensazione

di forte appartenenza l’uno all’al-

tra ... gli otto anni di fidanzamento

non sembravano nulla in confronto

… ci sentivamo davvero una sola

carne … una sola carne nel Signore

… E ancora … il nostro primo pran-

zo nella nostra casa, quelle quattro

mura che sono state tanto attese e

tanto amate! Quanta gioia! Quanta

felicità! Ma anche quante difficoltà!

Imparare a pensare per due … non

è così scontato; far morire il proprio

orgoglio … non è così automatico;

condividere il proprio spazio e il pro-

prio tempo … non è così spontaneo

… Soprattutto per me …

Io che ho sempre avuto tutto il tem-

po per tutto quello che volevo; io che

ho sempre fatto fatica a cedere o a

fare un passo indietro; io che ho

sempre voluto avere ragione, proprio

io ho capito da subito che tra marito

e moglie non poteva funzionare così

… In questi mesi ho dovuto imparare

a fare spazio a priorità diverse, a

cedere del mio tempo per far nasce-

re un nostro tempo, bellissimo tem-

po, fatto di amore e conoscenza, di

risate e di condivisione, di silenzio e

di preghiera … il dolcissimo tempo

del nostro quotidiano. Ed oggi, altri

pensieri e sentimenti abitano il mio

cuore … il desiderio di essere una

moglie e una madre presente e ac-

cogliente … il desiderio di essere

all’altezza di tutte le mogli e le madri

che inconsapevolmente mi hanno

dato l’esempio in questi anni … sì, il

mio pensiero và a tutte le sorelle

della nostra comunità che mi hanno

mostrato il volto della moglie e della

madre che tutte copre, che tutto av-

volge, che tutto riscalda … quel volto

raggiante che prende luce da Cristo

e dalla sua Chiesa … e guai, se

un giorno guardandomi dovessi

trovarmi così diversa, così lonta-

na da loro … Ma penso anche a

colei che mi ha generato nella

carne, mia madre, che mi ha in-

segnato ad essere forte e a non

abbattermi mai … quanta forza

mi ha trasmesso in tutti questi

anni, quanta tenerezza nel ve-

derla lottare per tenere unita la

nostra famiglia … non posso che

ringraziare il Signore che me l’ha

donata come madre e donna dalla

quale imparare a vivere e a sognare.

Ma Cristo mi ha dato anche un’altra

madre, la Madre, alla quale posso

guardare per poter imparare ad es-

sere donna dell’attesa e madre di

speranza … donna del sorriso e ma-

dre del silenzio … donna di frontiera

e madre dell’ardore … donna del

riposo e madre del sentiero … don-

na del deserto e madre del respiro

… donna della sera e madre del ri-

cordo … donna del presente e ma-

dre del ritorno … donna della terra e

madre dell’amore.

di Imma Bocchetti Cositore

….come Maria

Guardare a Maria, moglie e

madre

Page 7: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 7

Santa Teresa del Gesù Bambino è da

sempre la mia Chiesa. Qui ho ricevuto il

Battesimo; qui ho fatto la Prima Comu-

nione; qui ho sposato Massimo e sempre

qui abbiamo battezzato i nostri figli.

Ma in realtà questa Chiesa è divenuta la

nostra Comunità solo nel Gennaio del

2006, quando si è conclusa la 32° Espe-

rienza Giovani, e siamo stati accolti dai

fratelli che il Signore aveva scelto per

noi.

Da quel momento per noi la vita è cam-

biata del tutto, poiché abbiamo intrapreso

un cammino di crescita spirituale che

ancora oggi ci mette in discussione e ci

chiede sempre nuove compromissioni.

La Comunità in questi anni è stata il luo-

go in cui abbiamo sperimentato l'amore

di Dio attraverso i fratelli, attraverso cui ci

siamo sentiti accolti, ci siamo sentiti ama-

ti, abbiamo messo le radici e lo abbiamo

fatto essendo convinti che quella era ed

è la strada giusta per noi.

Se il Signore ha scelto per noi questa

Comunità e questi fratelli non possiamo

che fidarci e affidarci, e cominciare, per

non finire mai, quel dono reciproco d'a-

more che solo chi conosce Gesù può

sperimentare.

Tanti hanno il dono della Fede ma non

tutti hanno il dono di una Comunità dove

poter sentire forte la presenza di Dio.

Molte volte ho sentito parlare Dio attra-

verso i fratelli; tante volte ho avuto la

Grazia di ascoltare la Parola di Dio spez-

zata dai fratelli e tante volte ancora ho

potuto sentire l'abbraccio del Signore

attraverso le braccia di chi mi stava ac-

canto.

Quindi: Comunità dell'accoglienza, Co-

munità dell'amore e anche Comunità

della gioia.

Basta pen-

sare ai me-

ravigliosi momenti trascorsi alla Convi-

venza di Patrica o ai giorni ad Assisi con

il Gruppo Famiglia, e ancora alle serate a

casa nostra con tanti fratelli con cui con-

dividiamo il quotidiano.

La Comunità è per noi luogo e mezzo di

crescita attraverso il cammino del Sabato

ma soprattutto attraverso i Ritiri; quello

che più mi è rimasto nel cuore è stato il

ritiro di Subiaco su “I discorsi di Gesù nel

Vangelo di Giovanni”: in quei giorni ab-

biamo sentito ancor più forte la presenza

di Dio, abbiamo confermato la nostra

adesione a Lui in questa Comunità e con

questi nostri fratelli.

Dunque la Comunità è un dono, per ap-

prezzarla bisogna viverla, e per viverla al

meglio bisogna comprenderne la gran-

dezza.

di Tania Di Vaio

La nostra Comunità

Un dono di Dio!

Quando penso alle donne non posso fare a meno di pensare alla “donna-Madre di Dio”: dovunque io guardi, legga o vada, c’è sempre un riferimento a Lei…a Ma-ria…donna semplice e allo stesso tempo straordinaria. Donna alla quale è stato rivelato, e che sempre testimonia che “Nulla è impossibile a Dio”! Proprio que-sta frase rimbomba spesso dentro me, come se questa rivelazione fosse stata fatta anche a me: a volte per darmi forza, più spesso per ricordarmi che davvero nulla è impossibile a Dio per chi, come lei, è CHIAMATA AD ESSERE! Come una matriosca, le chiamate della mia vita si inglobano l’una dentro l’altra, tutte univoche: chiamata all’esperienza, all’equipe e quindi alla testimonianza, chiamata alla segreteria, chiamata come moglie, come madre e - come moglie e madre - chiamata a far parte dell’’Asso-ciazione Esperienza…tutte vocazioni che mi chiamano ad essere prima di tutto DONNA! Perché io credo che bisogna essere prima di tutto veri Uomini e vere Donne, per poi essere uomini e donne di Dio. Solo così Lui può agire nelle nostre vite. Vorrei parlarvi del mio essere donna co-me moglie, della mia chiamata ad essere moglie! Con questo intendo dire che rico-nosco in questa scelta una vera e propria vocazione, un richiamo, un appello, un invito a realizzare un progetto di Dio su di me…su di noi! La vocazione al matrimo-nio è una specificazione della vocazione cristiana, è il sacramento che realizza tutto ciò nella mia vita. Questo porta a

chiedermi: «Perché proprio

Francesco? Perché proprio in questa storia di Santa Teresa di Gesù Bambino? Perché insieme come associa-

ti?». Spesso mi rispondo che se non

avessi incontrato Francesco nella mia vita non sarei arrivata a Dio o meglio Lui non sarebbe arrivato a me...l’unica via per arrivare alla mia porta era solo attra-verso Francesco! Mi piacerebbe potervi dire che quando si sceglie con consape-volezza, la vita in due diventa molto più sem-plice: niente litigi, niente screzi, nessuna difficoltà…ma questa non è la “vera verità”! Vivere insieme ad un’altra persona, che ha modi di vivere, pensare e agire diffe-renti, non è assolutamente facile! Soprat-tutto nel mio caso, quando il matrimonio è avvenuto in un’età dove entrambi ave-vamo già formato i nostri caratteri e le nostre abitudini: allora è una impresa titanica, e per alcuni versi una vera e propria missione...e credetemi con il Ma-nico lo è! Vi confesso che quando litighiamo è diffi-cile mantenere la lucidità, e spesso ci si dimentica di Dio, ahimè: l’obiettivo del litigio diventa allora prevaricare, offende-re, provocare! Ma alla fine la vita che abbiamo scelto di fare, ci “impone” di

fermarci e chiederci: «Cristo con la sua

Sposa - la Chiesa -avrebbe fatto lo stes-

so?» Noi sappiamo bene che pur essen-

do Santa e peccatrice la Amò fino alla morte! Durante i primi mesi di matrimonio una sorella, sentendomi felice per i mo-menti che stavamo vivendo, mi disse di farne tesoro prezioso, e di mettere tutti i ricordi belli e felici in un angolo del mio cuore perché potessi accedervi quando

sarebbero arrivati i momenti duri. Così ogni volta faccio in questo modo: apro quel forziere e faccio memoria del nostro primo incontro, dei momenti belli che abbiamo vissuto insie-me a Dio, di quel giorno felice che ci giurammo amore eter-no…Sì ETERNO, perché quan-do hai la consapevolezza che l’unione è eterna, e quando credi davvero che l’uomo non può separare ciò che Dio ha

unito, non si trovano scorciatoie facili, ma si cerca di rendere quell’unione la più felice che puoi. Oggi tante coppie si fer-mano al primo ostacolo; noi, in quanto uomini di Dio, siamo molto fortunati, per-ché il nostro consulente matrimoniale è un “Professionista”, come dice Manico! Dio non ci propone soluzioni legali, ma ha un’unica soluzione “amatevi come io vi ho amati”…e come non ci si può arren-dere all’Amore? In questo modo la vita a due viene vivificata, rafforzata, sostenuta e soprattutto nutrita da questa Grazia, poiché tra noi cerchiamo di mettere sem-pre Dio…al quale “nulla è impossibile”!

Chiamata ad essere

Nulla è impossibile a Dio!

di Cristina Bauduin Castaldi

Page 8: Il Sicomoro di Giugno 2011

Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 8

Sabato 21 giugno 2011 si è riunita la Segreteria per

l’elezione della nuova Segreteria dell’Associazione

“L’Esperienza”.

Abbiamo sperimentato ancora una volta la Grazia dell’amore fraterno nella comunione ed in un clima davvero di

ascolto del Signore, della sua Parola, delle esigenze della nostra storia e della fedeltà alla nostra comune profezia.

Abbiamo eletto, secondo le norme dello Statuto e in obbedienza al Signore sia i quattro fratelli che dovevano essere

confermati dalla precedente segreteria, sia gli otto nuovi associati che entreranno a farne parte.

La nuova segreteria per il triennio 2011-2014 è così composta:

- Ivano Agliotti

- Luciana Bocchetti

- Palma Di Maro

- Lella Gallo

- Peppe Gargiulo

- Sabrina Summonte Gargiulo

- Sandro Marsiglia

- Caterina Gagliardi Marsiglia

- Sergio Negro

- Paola Villano Negro

- Marinella Sarno Sellitto

- Enzo Sellitto.

Con essi P. Angelo Lombardo; P. Gianpiero Tavolaro e Paolo Flagiello. In quanto “fondatore” dell’ Esperienza, se-

condo lo Statuto, io partecipo alle Segreterie ma senza diritto di voto. Ringraziamo con amore grande i fratelli che

hanno terminato il loro servizio da Segretari; alcuni di loro hanno lavorato così in comunità anche per otto anni, dati i

tempi di passaggio che abbiamo vissuto con l’approvazione dell’Associazione e dello Statuto che è stato frutto del

loro faticoso ed anche appassionato lavoro. Il Signore benedica Francesco Castaldi (il Manico), Cristina Bauduin

Castaldi, Gabriele Cositore, Imma Bocchetti, Beniamino Di Maro, Marco Mottola e Margherita Flagiello Mottola.

Li accompagni la nostra preghiera e il nostro amore per la fatica e la passione che hanno messo in questo ministe-

ro.

Che il lavoro della nuova Segreteria sia accompagnato dalla nostra preghiera e

dal nostro affetto nella comune obbedienza alle vie del Signore.

P. Fabrizio Cristarella Orestano

“Chiediamo a Maria di penetrare nel Mi-

stero della Chiesa attraverso la porta che

ci è propria, di camminarvi attraverso dei

sentieri che sono nostri.

Chiediamo a Maria di non essere nella

Chiesa delle specie di suffragette eccita-

te, e nemmeno le ombre tremanti dei

nostri fratelli uomini.

Chiediamole di immettere nella famiglia

dei figli di Dio ciò che ci è proprio, raffor-

zato, dilatato, "smisurato" dalla grazia.

Che noi siamo vere, conformi a ciò che

Dio inventò quando volle creare la donna.

(...)

La Nave della Chiesa non ha finito il suo

viaggio. Agli uomini il ponte, lo scafo, gli

alberi..., ma per le vele, non c'è modo di

fare a meno di noi.

Senza contare che essi hanno sempre

voglia di motori e che il vento dello Spirito

Santo non ha mai saputo che farsene”.

Madeleine Delbrêl

(Mistica francese, Madeleine Delbrêl entra nel

Carmelo e decide poi di uscirne per una vita in

strada, con gli operai, in povertà e nella testimo-

nianza del Vangelo. Farà della strada la sua terra

di missione!) Questo brano è tratto da "La donna e

la Chiesa", testo da lei scritto nella solennità

dell'Immacolata Concezione dell'anno mariano

1953.

“Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò

che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza. Dietro ogni successo c`è un`altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.

Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te. Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone.

Però non trattenerti mai!”

Madre Teresa di Calcutta ci aiuta a riflettere sul passaggio del tempo e su ciò che conta veramente. Gli ideali che contraddistinguono una

DONNA non sono quelli di pura apparenza giovanile che il mondo vuole imporre...

http://www.donnecristianenelweb.it/

La nuova Segreteria

I servi dell’Associazione “L’Esperienza”