il sicomoro di giugno 2011
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La Donna e le donneTRANSCRIPT
Periodico del Gruppo Esperienza
Anno 15 - Giugno 2011
Parrocchia S. Teresa di Gesù Bambino
Via Eduardo Nicolardi - Napoli
A tutti i frammenti, agli atomi di Maria sparsi nel mondo che hanno nome donna, rivol-giamo noi oggi la salutazione angelica: Ave, o Donna! Che tu sia piena di grazia, che teco sia l ’assistenza dello Spirito Santo, che sia benedetto e benefico agli umani il frutto
del tuo seno! Che tu possa pacificare la terra, conciliare i fratelli nemici, cancellare Caino, far risorgere Abele, ricondurre tutta la terra al Padre celeste nell ’amore del Figlio, nella Grazia dello Spirito Santo.
(di Padre David Maria Turoldo)
Se c’è un tempo nel quale noi
cristiani siamo chiamati a
imparare e ad esercitare la
dimensione della maternità questo è il
tempo della Chiesa, il nostro tempo.
Ancora una volta questa Chiesa, tanto
ferita e imperfetta che ogni giorno ci mo-
stra il suo peccato e la sua opacità, è
fatta da Dio luogo SANTO nel cui grembo
ciascuno di noi deve imparare a vivere
da figlio, ma pure da madre.
È questa una delle esperienze più inten-
se che ho dovuto apprendere in questi
lunghi anni di cammino, anni nei quali
all’entusiasmo iniziale della prima ora -
quando i sogni di fraternità erano invinci-
bili e fermamente ancorati a quella pro-
messa di eternità consegnata al mio cuo-
re dal Signore -, sono poi subentrati la
delusione e il tradimento di chi aveva
sognato con me e ciò nondimeno aveva
scelto vie di lontananza: fratelli ancora e
sempre amati con i quali avevamo fatto
dei progetti, avevamo sognato concreta-
mente una Chiesa ALTRA, una Chiesa
che ci sembrava una realtà possibile, a
un passo da noi, infinitamente vicina per-
ché frutto di vite
compromesse e
condivise nel
nome del Si-
gnore Gesù…, fratelli
che un giorno hanno
scelto di andare in un Paese lontano e
che mai il mio cuore cesserà di attendere
sull’uscio della nostra Storia…
Quello fu il tempo in cui il Signore mi
pose davanti a un bivio: continuare a
essere figlia oppure crescere e da figlia
diventare madre… Non è facile diventare
madre.
Assumere la maternità ti impone di ab-
bandonare ogni infantilismo della fede…
ti impone di vivere il deserto e di RIMA-
NERE lì dove sono i tuoi figli e la tua
Storia…ti impone - come ogni cuore di
madre sa fare - di mettere i tuoi bisogni
dietro quelli dei fratelli…ti impone di la-
sciare liberi coloro che ami anche quan-
do sai che lontano da Dio e dai fratelli le
tenebre li avvolgeranno e le tue viscere
vivranno la perenne lacerazione del non-
senso… ti impone di tenere acceso il
fuoco della fede e della comunione con-
tro ogni realtà che ti vuole convincere del
contrario…ti impone di accogliere sem-
pre chiunque bussi alla tua porta a qua-
lunque ora del giorno e della notte per-
ché Gesù fa così con noi…ti impone di
credere che la Storia straordinaria che
Dio ci ha consegnata continuerà anche
se chi ti ha generato alla fede intraprende
vie che il tuo cuore di figlia non avrebbe
desiderato…
Una madre sa tenere viva la speranza
per i suoi figli sulla scorta di una promes-
sa sussurrata che viene spesso sbattuta
dal vento del dubbio, perché sa che la
promessa si realizza già nella comunione
tra fratelli.
Una madre guarda ai suoi figli scorgen-
done ogni fragilità e amandoli di più per
questo.
Continua a pag. 3
di Sabrina Summonte Gargiulo
Viscere di madre
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 2
L’invito a scrivere un contributo per il
Sicomoro mi ha fatto scaturire il desiderio
di leggere la Lettera che Giovanni Paolo
II scrisse alle donne il 29 giugno 1995:
nel rivolgersi a tutte le donne del mondo,
ringrazia “la santissima Trinità per il
«mistero della donna»” ed esalta il genio
femminile, scrivendo che esso “ha trova-
to la sua massima espressione in Maria
che per obbedienza alla Parola di Dio ha
accolto la sua vocazione di sposa e ma-
dre mettendosi a servizio di Dio e degli
uomini: un servizio di amore”. Parla poi
del contributo che le donne, con la loro
sensibilità, hanno dato alla storia dell’u-
manità. Un documento insomma che
insegna molte cose sulla dignità della
donna! Questa lettera è del 1995….la
mente torna indietro…dov’ero io nel
1995? Che donna ero? Ero poco più di
una ragazza, laureata da 2 anni, indipen-
dente economicamente, perfettamente
inserita nel mondo e lontana, lontanissi-
ma da Dio: non poteva esserci Dio nei
miei piani, non c’era spazio per Lui! Esi-
steva solo la mia vita, con il mio lavoro,
la mia famiglia, il mio ragazzo, le mie
uscite, le mie vacanze. Una vita
“normale”, senza grandi slanci. Presto
cominciai a sentire che mancava qualco-
sa: decisi perciò di rendermi ancora più
indipendente dalla famiglia, andando a
vivere con due amiche. Quel senso di
insoddisfazione e malessere non mi ab-
bandonava, anzi aumentava sempre più.
In seguito cominciai ad intuire che il Si-
gnore mi stava cercando, cercava il mio
cuore distante ed insicuro, chiedendomi
di fidarmi di Lui. Il Signore bussò alla mia
porta e io aprii, perché finalmente com-
presi che era il suo Amore che mancava
nella mia vita. “Tu mi chiamasti e la tua
voce squarciò la mia sordità, Tu balena-
sti e fu dissipata la mia cecità” scrive S.
Agostino. Così fu per me: ero sorda e
cieca e avevo bisogno di Gesù. Da allora
la mia vita ha cominciato a cambiare
rotta: ho cominciato a sentire la presenza
di Dio che riempie la vita di senso e tutto
rende bello e luminoso.
Leggendo la lettera alle donne ripenso
alle tappe che ho percorso in questi anni
in compagnia di Gesù.
«Grazie a te, donna-figlia e donna-
sorella, che porti nel nucleo familiare e
poi nel complesso della vita sociale le
ricchezze della tua sensibilità, della tua
intuizione, della tua generosità e della
tua costanza». L’incontro con Dio mi
spinse, dopo due anni di vita
“indipendente”, a tornare a casa ed ap-
prezzare in modo completamente nuovo
la mia famiglia, e comprendere l’amore
che in essa avevo sempre ricevuto. Mi
permise di muovere i primi passi in quella
che poi sarebbe diventata la mia Comu-
nità con la partecipazione alla 26^ Espe-
rienza Giovani: lì incontrai Cristo Risorto
nei volti e negli abbracci dei fratelli che
mi testimoniarono quanto può essere più
bella la vita se vissuta nella consapevo-
lezza dell’Amore di Dio e del Suo perdo-
no, se vissuta alla luce della Parola e
della preghiera nella Chiesa. Così iniziai
il cammino dei gruppi del sabato. Negli
anni poi il servizio nel Coro, la direzione
del Sicomoro, i cammini di Equipe e l’an-
nuncio evangelico, i ritiri, le Fiere della
solidarietà, l’adesione all’Associazione
“L’Esperienza”, e la partecipazione alla
storia del Monastero di Ruviano! Oggi
senza tutto questo non sarei la persona
che sono, non avrei alimentato la mia
vita spirituale, non avrei incontrato tanti
fratelli, non avrei avuto la gioia di assiste-
re a tante conversioni (innanzitutto la
mia!).
«Grazie a te, donna-sposa, che unisci
irrevocabilmente il tuo destino a quello di
un uomo, in un rapporto di reciproco do-
no, a servizio della comunione e della
vita». Nella Comunità ho incontrato l’a-
more della mia vita: Marco, il mio sposo
oggi da 7 anni. Rispondendo alla chia-
mata al Sacramento del Matrimonio ab-
biamo preso coscienza che Dio ci ha
pensati e voluti insieme, e di questo sia-
mo consapevoli ogni giorno che passa.
Purtroppo il nostro destino unito in ma-
niera irrevocabile ci porta oggi a vivere
separati per buona parte della settimana
perché Marco lavora in un’altra città.
Siamo continuamente in treno e il non
vivere insieme il quotidiano ci costa sa-
crificio e fatica, ma ci sforziamo di affron-
tare questa difficoltà confidando in Dio e
nel suo aiuto, e sperando che le cose
possano presto cambiare.
«Grazie a te, donna-lavoratrice, impe-
gnata in tutti gli ambiti della vita sociale,
economica, culturale, artistica, politica,
per l'indispensabile contributo che dai
all'elaborazione di una cultura capace di
coniugare ragione e sentimento, ad una
concezione della vita sempre aperta al
senso del “mistero”, alla edificazione di
strutture economiche e politiche più ric-
che di umanità». Lavoro all’Università da
17 anni e per me è normale che un am-
ministratore di denaro pubblico sia one-
sto e corretto. Da quando ho incontrato
Dio, tuttavia è cambiato il rapporto con i
colleghi; ogni giorno cerco di ricordare
che i colleghi sono innanzitutto uomini e
donne e che la dignità umana viene pri-
ma del lavoro. È bello sapere che qual-
cuno di loro trova nelle mie parole qual-
cosa di diverso, che sente la mia fede. Lì
il mio stupore, perché aldilà di ogni mia
attesa comprendo che nel mio piccolo
sono capace (per Grazia!) di testimoniare
quanto può essere bella e speciale la vita
se ci affidiamo al Signore.
«Grazie a te, donna-madre, che ti fai
grembo dell'essere umano nella gioia e
nel travaglio di un'esperienza unica, che
ti rende sorriso di Dio per il bimbo che
viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi
passi, sostegno della sua crescita, punto
di riferimento nel successivo cammino
della vita». Dulcis in fundo la chiamata di
Dio ad essere madre, per me in una ma-
niera “diversa”. Da un anno e mezzo è
iniziata la mia “gestazione”, la nostra
lunga attesa di un bimbo che da qualche
parte del mondo ci attende, attende pro-
prio noi, per essere accolto nella nostra
vita, perché il nostro amore si dilati, esca
da noi per arrivare a quel figlio che Dio
ha pensato per noi, che è già nel Suo
cuore e ormai anche nel nostro. Ringra-
zio Dio per averci messi su questa stra-
da, tortuosa e faticosa, ma che alla fine
ci donerà qualcosa di veramente gran-
de!!! E ringrazio il Signore per voi fratelli,
che ci state sostenendo con la preghiera,
per il vostro amore e per i vostri preziosi
consigli.
Io. Imma
«Tu balenasti e fu dissipata la mia cecità»
di Imma Romagnuolo Cristarella Orestano
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 3
«Grazie a te, donna-figlia, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso del-la vita sociale le ricchezze della tua sen-sibilità, della tua intuizione, della tua ge-nerosità e della tua costanza» (dalla Let-tera del Papa Giovanni Paolo II alle don-ne)
Sensibilità: è un dono raro; le donne che la possiedono sono portatrici di un bene prezioso che non si acquisisce con lo studio ma che si affina con l’esperienza.
Intuizione: è un dono fondamentale nella vita spirituale, in particolare quella femmi-nile, ed è di gran lunga superiore a quella maschile. Attraversa i canali dello spirito per poi arrivare alla comprensione della nostra mente.
Generosità: atteggiamento di colui che si comporta con coraggioso altruismo. Si è coraggiosi quando si è pronti, per una causa giusta, a mettersi in discussione, a mettersi in gioco, a rischiare le cose più preziose. Privarsi di qualcosa che serve per donarlo a qualcuno… questa è gene-rosità; tutto il resto è ipocrisia.
Costanza: la sua mancanza è un proble-ma che affligge ogni credente e in parti-colare noi giovani. La costanza è il rifles-so della perseveranza, della curiosità, della motivazione e dei vantaggi.
Sensibilità, intuizione, generosità e co-stanza, parole e valori pesanti nella so-cietà di oggi. Noi giovani donne, che ab-biamo vissuto - nei racconti delle nostre madri e delle nostre nonne - le loro batta-glie per i loro diritti, oggi siamo costrette a testimoniare le battaglie a colpi di phon! Di fronte a questa scialba celebrazione di effimera emancipazione, di fronte a un progresso che in realtà è un regresso, assistiamo inermi alla degenerazione del concetto di emancipazione femminile. Nel nostro tempo non c’è alcuna parità fra uomo e donna. Le donne sono discri-minate nel lavoro, nella società e talvolta
anche in famiglia. Proliferano i concorsi di bellezza, da anni siamo abituate all’e-sistenza di programmi in cui sono pre-senti una o più figure femminili che si offrono alla vista, ma non hanno alcun ruolo né competenze professionali. La mercificazione del corpo femminile è all’ordine del giorno, suggerendo falsi valori alle giovani donne. Queste idee sono altamente diseducative perché pro-muovono l’idea di una donna come og-getto sessuale. Nella nostra società la donna è ancora stereotipata: c’è la se-gretaria che siede sulle gambe del capo, c’è la donna bella e poco intelli-gente, c’è la donna brutta e occhialuta, ma intelligente. Il modello di succes-so femminile non viene collegato a meriti o a talenti della donna, ma al matrimonio che essa contrae. Per non parlare poi dei modelli femminili offerti dai mass media, che hanno acquisito caratteristiche anco-ra più negative: veline e vallette, donne giovani e meno giovani che non fanno nulla, ma si limitano a mostrare parti del corpo muovendosi in modo seducente. Così ci si illude che la donna è libera sessualmente, ma “mercificare” non si-gnifica liberare. L’uomo e la donna sono uguali a livello intellettivo perché entram-bi hanno la stessa essenza, creati ad immagine di Dio, sono complementari nella coppia, ma differenti per natura. Purtroppo, però, la donna deve fare qua-lunque cosa due volte meglio dell’uomo per essere giudicata brava almeno la metà. Oggigiorno abbiamo ancora troppo bisogno del consenso del padre, del ma-rito, del fidanzato…. del maschile. Spes-so anche io cado in questo meccanismo di ricerca del consenso. Essere una don-
na di 28 anni, libera e indipendente, in questa società è davvero molto difficile. Nei momenti più critici è più semplice identificarsi in uno stereotipo che essere me stessa. Sento spesso la necessità di essere ammirata; mi sento gratificata dal compiacimento e non mi sento tanto lon-tana dalla donna che cerca in modo in-controllato il consenso del fidanzato, del compagno o dell’amico. Cado nell’idea
che è meglio es-sere vista per come sono esteti-camente che per come sono den-tro, e fingo di essere qualcosa che non sono, perché penso che sia la via più sem-plice davanti a me. Ma questo non mi fa star
bene, o meglio, non mi fa star bene con me stessa, perché so che sto fingendo e ho un vuoto dentro; e tale vuoto può es-sere colmato solo seguendo quello che sono. È questa la via più giusta, la più difficile, dimostrare chi sei veramente, affidarsi a Lui, e testimoniare prima di tutto, in una società dove non ci sono più valori, i TUOI valori, essere figlia di Cristo senza vergognarsene, anzi vantandose-ne. Oggi è il momento di essere impopo-lari se serve; non dobbiamo cercare più il consenso maschile; oggi come donna-figlia di Dio devo poter scegliere secondo la mia anima consacrata a Cristo, senza sentirmi psicologicamente violentata se scelgo, con audacia, strade ancora non percorse. Figlia, sorella, studentessa, amica… sono prima di tutto una donna soldatessa di Cristo, in Cristo e per Cri-sto.
di Silvia Marino
La donna oggi
«Due volte meglio, brava la metà»
Continua da pag. 1
“Viscere di madre” di Sabrina Summonte Gargiulo
Una madre è tale veramente se sa esse-
re madre del “sì” ma pure madre del “no”,
perché ciò che conta non è il consenso,
bensì accompagnare coloro che ti sono
affidati perché diventino uomini e donne
di Cristo e in Cristo, capaci di mostrare al
mondo il volto vero dell’umanità. Ancora oggi ci sono tanti momenti in cui
vorrei tornare a essere solo figlia, e so
che se un “ministero” della maternità ho
potuto esercitare ciò è stato possibile
unicamente grazie ed insieme ai fratelli
che in questi lunghi anni hanno condiviso
con me pesi, gioie e dolori.
I fratelli della Segreteria sono stati per
me sempre voce di Dio, braccia di miseri-
cordia, soffio dello Spirito…sono stati
madri e padri incessantemente orientati
al bene dei fratelli e della Comunità tut-
ta… sono stati uomini e donne della ma-
krothymia …. sono stati dono grande che
- vi assicuro - nulla hanno ritenuto per
sé, né tempo né spazi né vita, e oggi che
questa Segreteria uscente rimette il pro-
prio mandato, rientrando in silenzio nella
Comunità dei fratelli, non posso che ren-
dere grazie a Dio per questa esperienza
unica e meravigliosa di Chiesa vissuta e
sognata, che ha per me già il sapore di
Atti.
Grazie anche a voi tutti, fratelli amati, che
ci avete permesso nella nostra miseria di
portare a termine il ministero dell’unità e
della comunione.
Buona Pentecoste!
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 4
Un’antica preghiera rabbinica dice:
«Benedetto sei tu Signore nostro
Dio, re dell’universo, che non mi hai
fatto nascere pagano, schiavo o
donna». Parole che si commentano
da sole, e che raccontano di una
cultura in cui la donna è subordinata
all’uomo. Relegata al ruolo di ma-
dre, chiusa nel suo velo che ne na-
sconde l’identità, alla donna è nega-
to l’accesso alla vita sociale e allo
studio della Torah. Questi ed altri
pregiudizi legati al concetto di impu-
rità, inducono gli ebrei ad assegnare
alle donne spazi riservati nel tempio
di Gerusalemme accanto al cortile
dei gentili, trattandole così allo stes-
so modo dei pagani.
Secondo la teologa americana Elisa-
beth Schussler, che ha approfondito
più di ogni altro critico i rapporti fra
Gesù e le donne, il primo femminista
ante litteram è stato proprio lui, Ge-
sù! Affrancandosi dalla coscienza
collettiva del tempo, Gesù ha avuto
il coraggio di dare dignità individua-
le e personale anche alle donne.
Tuttavia Gesù scandalizza e viola
ogni tabù del tempo non tanto per
questo suo atteggiamento, ma per il
fatto che egli si è lasciato interpella-
re profondamente dal femminile in-
tegrandolo perfettamente nel suo
essere maschile, e - cosa ancor più
sconveniente - ha accettato che del-
le donne potessero aggregarsi al
gruppo dei dodici Apostoli.
Anche se i Vangeli non ci attestano
una chiamata particolare delle don-
ne come per gli apostoli, si intuisce
che ad un certo punto dell’attività
missionaria Gesù si sia sentito forte-
mente interpellato dalle donne e
abbia permesso loro di seguirlo.
Tuttavia una donna in un gruppo di
uomini era inconcepibile, poiché la
donna doveva restare circoscritta
nell’ambito del clan familiare sotto
l’autorità di un uomo: del padre pri-
ma, del marito poi ed eventualmente
dei figli. Il diritto ebraico prevedeva
il ripudio concesso al marito che
sorprendeva la donna in giro per
strada da sola, o parlando con un’al-
tra persona. Tuttavia nel gruppo di
Gesù c’erano alcune donne, come
racconta il Vangelo: “C’erano con lui
i Dodici e alcune donne” (Lc 8,1-3).
Ma di quali donne si tratta? Sono donne
che sono state guarite da spiriti maligni e
da malattie, come Maria Maddalena
“dalla quale erano
usciti sette demo-
n i ” ; o p p u -
re “Giovanna mo-
glie di Cuza l’amministratore di Erode”.
Ma vi immaginate lo scandalo in tutta la
Galilea? Una donna dell’alta società che
per seguire Gesù deve aver abbandona-
to il marito. E poi c’era “Susanna e mol-
te altre che servivano Gesù e i Dodici
con i loro beni”. Nei Vangeli, le donne
servono Gesù e sono inviate ad annun-
ciare la sua Resurrezione: «Maria di
Magdala andò subito ad annunziare ai
discepoli: “Ho visto il Signore!”» (Gv
20,18). Questo è l’evangelo più sconvol-
gente per quei tempi: le donne, su cui
pesa la maledizione originaria di Eva,
sono quelle che stanno più vicino a Dio,
e con il loro «genio femminile» hanno
contribuito alla maturazione umana e
spirituale di Gesù.
Dentro la vicenda umana di Gesù
perciò, accanto ai discepoli, sono
state protagoniste anche le donne.
Queste compaiono nei testi in misu-
ra oggettivamente minore rispetto
ad altri personaggi, ma la quantità è
criterio molto relativo. Maria di Na-
zareth e Maria di Magdala, Marta e
Maria sorelle di Lazzaro, la Cana-
nea e la vedova di Nain, l’adultera e
la peccatrice, la sconosciuta di Be-
tania e la Samaritana sono persone
concrete; e come tali spiccano, inci-
dendo con la loro presenza dentro le
situazioni. Ebbene, sembra non es-
serci tappa significativa nel percorso
di Gesù che non registri l’incontro
con una donna! Il Gesù che i Vange-
li ci hanno trasmesso ha riconosciu-
to alle donne rilievo e dignità; con le
donne si è confrontato; da esse ha
ricevuto provocazioni e stimoli; a
queste ha replicato in modi molto
particolari, e nelle più svariate situa-
zioni: con durezza, amicizia, tene-
rezza, rimprovero, passione, com-
mozione, slancio, fermezza. I pas-
saggi segnati da incontri con le don-
ne sono tanti, e tutti esemplari. Vor-
rei qui ripercorrere brevemente l’in-
contro con tre donne: la Samaritana
(Gv 4,46-54), l’Adultera (Gv 8,1-11)
e la Cananea (Mt 15,21-28).
L’incontro con la Samaritana produ-
ce un duplice effetto trasformativo:
la donna alla fine del dialogo com-
prende chi è l’uomo con cui ha avu-
to l’avventura di parlare; Gesù dal
canto suo sembra che aspettasse
proprio una donna per rivelare se
stesso: piuttosto che compiere segni
prodigiosi ha preferito rivelare la
propria natura profonda, la promes-
sa di cui era portatore, ad una don-
na!
L’Adultera e la corresponsabilità
dell’uomo: nell’incontro con l’adulte-
ra Gesù considera l’adulterio della
donna al pari di quello dell’uomo;
Gesù infatti con le sue parole fa ca-
pire che la donna con tutto il suo
peccato è vittima anche del peccato
di un altro.
La Cananea: anche una donna può
impartire lezioni di vita! Questa don-
na riesce a far mutare opinione a
Gesù stesso, e certamente la sua
fede non Gli passa inosservata.
Da quanto detto si comprende che
queste donne, vive e reali, e tutte
quelle che hanno avuto l’avventura
e la Grazia di incontrare il Maestro,
hanno lasciato qualcosa di loro stes-
se nel cuore e negli atteggiamenti di
Gesù, ed esse stesse - ma questo è
più scontato - sono uscite cambiate
dall’esperienza con Il Signore.
In definitiva la lezione di vita e di
fede che sembra emergere dal rap-
porto tra Gesù e le donne è questa:
l'uomo-Dio che trasforma i cuori a
sua volta si fa disponibile alle solle-
citazioni dell’altro, e in particolare
del femminile.
La relazione che Gesù ha stabilito
con il femminile non può essere glis-
sata o ignorata del tutto da chi nella
vita si propone la sequela di Cristo;
e proprio dalla Parola ci vengono
offerte risorse inesauribili e stimoli
utili alla vera intelligenza per ritrova-
re elementi fecondi per il presente e
per il futuro. Dalla Bibbia tuttavia si
possono ricavare anche molte affer-
mazioni negative sul “gentil sesso”:
«Dalla donna ha avuto inizio il pec-
cato» dice Siracide 25,24 e ammoni-
sce il Qoèlet 7,26: «Amara più della
morte è la donna»…. ma Cristo Ge-
sù è venuto a ribaltare l’antica eco-
nomia della Legge mosaica per ri-
portare la concezione “uomo/donna”
alle origini della creazione: due alte-
rità che stessero l’uno di fronte
all’altro con Continua a pag. 5
Nel segno del femminile
Ciò che conta è ciò che si è
disposti a diventare per amore Suo
di Sr Mariapina Annunziata p.f.v.m.
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 5
Gli ultimi documenti sono arrivati e doma-
ni sera alle 23.30 ora di Hanoi lasceremo
questo paese e questa gente che poco a
poco abbiamo imparato ad amare, e che
per sempre porteremo nel cuore.
Il Vietnam che ho visto io in questi giorni
ha mille volti, odori, suoni, ha il profumo
intenso e sgradevole dei "noodles" con
verdure e carne che i vietnamiti mangia-
no anche a colazione; il volto perso dei
militari alla dogana, il caldo afoso e oppri-
mente delle albe tropicali.
Il Vietnam che ho incontra-
to ha il rumore di mille mo-
torini che sfrecciano insie-
me per le strade carichi di
ogni cosa; le rughe delle
donne che trasportano frut-
ta e verdura con i loro co-
pricapi tipici; le forbici e gli
specchi dei tanti
"parrucchieri" ambulanti,
poggiati sugli alberi per
strada; ha il sapore della
birra Ho Hai Hanoi con il riso alla canto-
nese mangiato per strada sugli sgabelli;
ha il profumo dei fiori e degli incensi lun-
go le strade che conducono ai templi.
Il Vietnam che ho visto ha il colore verde
intenso delle campagne verso Cao Bang,
la freschezza di laghi
e fiumi che le circonda-
no, i piedi scalzi dei bam-
bini delle tribù di montagna e il sorriso dei
bambini dell'orfanotrofio; lo smarrimento
di chi sta perdendo ogni certezza, la pau-
ra di chi si spinge oltre ogni confine e
tende la mano, con fiducia per far spazio
ad una nuova storia; il saluto di chi vede
sempre gli altri partire, il pianto di chi non
se ne vorrebbe andare, la ninna nanna
sussurrata nel sonno, l'odore acre dei
sedili di un pul-
mino; le ceri-
monie ufficiali, i
discorsi e gli
auguri, i doni
portati e quelli
ricevuti, il sorri-
so di un fratello
con lo zaino
sulle spalle e
mille anni di più
e mille anni di
meno!
Il Vietnam che ho amato ha il colore del
lago di Hoan Kiem al tramonto e la mano
nella mano con l'uomo che amo, e i nostri
bambini che corrono insieme mentre
sono a casa in un'altra parte di mondo;
ha la forza della gioia ritrovata di aver
sentito il perché di una scelta lontana, e
averne gustato i frutti molti anni dopo.
Il Vietnam che mi ha emozionato ha il
sapore dei ricordi in un tempo maturo e
l'odore del latte in un'alba stanca; ha le
braccia materne di tutte le donne che
hanno tenuto mia figlia e i sorrisi di gioia
di chi ci ha detto orgoglioso: “é vietnami-
ta!”. Ha la freschezza dei pomeriggi al
Vincom Center e il colore dei nostri pas-
seggini; ha la paura del primo giorno e la
nostalgia dell'ultimo; ha la fatica di chi ha
chiuso le porte agli altri e lo sforzo di chi
le ha aperte.
Il Vietnam che porto con me ha il sorriso
furbo e gli occhi nostalgici; il pianto di chi
si smarrisce e la corsa di chi torna a ca-
sa, l'orgoglio della sua gente e la fiducia
di chi l'accompagna, e nel nome porta il
segno della sua storia.
Benvenuta Irene Tam...ricordami sempre
chi sei tu, e donami ancora di capire chi
sono io.
(Tratto da una mail inviata il 20 maggio 2011 alle
00.21 a P. Negro)
di Caterina Gagliardi Marsiglia
Continua da pag. 4
di Sr Mariapina Annunziata
pari dignità e pari somiglianza con
quel Dio che le aveva create.
Il tipo di relazione che Gesù ha sta-
bilito con le donne lascia intendere
che un cristianesimo autentico pro-
muove un progetto di uomo adulto,
soggetto consapevole e responsabi-
le che passa attraverso l’integrazio-
ne del femminile. Forse questo è
anche l’ultimo invito che Gesù ci
rivolge, quando dalla Croce affida la
Madre al Discepolo amato, invitan-
dolo a prendere con sé la Donna. È
bello pensare che il Cristiano di oggi
sia invitato anche lui portare con sé
la Madre di Gesù, cioè il femminile
originario del Maestro, come impe-
gno a vivere un’integrazione recipro-
ca del maschile e del femminile. Su
questo percorso non facile di colla-
borazione e di mutua accoglienza
dell’alterità uomo/donna, nella sua
grande Sapienza, il Signore prima di
morire e di risorgere, ha posto il di-
scepolo amato come
prototipo di tutti quelli
che gli vorranno esse-
re fedeli, sotto il se-
gno del femminile e
del maschile che si
accolgono reciproca-
mente.
A conclusione di que-
sto articolo mi frulla
ancora qualche idea
nella mente: quale
donna avrei voluto
essere tra quelle che
Gesù ha incontrato?
Quella che Lui nota
per la sua malattia
(come la donna curva da 18 anni)?
Oppure quella che lo attrae per la
sua fede come l’Emorroissa e la Ca-
nanea? Essere quella che gli offre
riparo e amicizia come Marta e Ma-
ria? Oppure quella a cui Gesù rivela
la sua identità?… Dopo averci pen-
sato sono arrivata alla risoluzione
che tra tutte vorrei essere me stes-
sa, con i miei “se” e i miei “ma”, con
le mie difficoltà, con i miei sogni, le
mie vittorie e le mie
sconfitte, i miei si-
lenzi e la mia voglia
di non deluderLo
mai! In una parola,
ciò che conta è se
davvero io ho incon-
trato Gesù. Questo
memorare degli in-
contri di Gesù con le
donne mi ha fatto
capire ancora una
volta con forza che
ciò che conta vera-
mente non è quello
che si è, ma ciò che
si è disposti a diven-
tare per amore Suo una volta che si
è incontrato il Signore della Vita…
E se la forza viene meno, sono certa
che Lui non mi farà mancare il so-
stegno; e se l’arsura mi attanaglierà
ancora la gola, Lui solo troverà il
modo di farsi trovare al pozzo… an-
cora, per parlarmi, per consegnarsi
tutto al mio cuore inquieto.
Il Vietnam che ho visto
Una madre “abbraccia” sua figlia….
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 6
Non vi preoccupate … non siete di
fronte ad un articolo su qualche ro-
manzo classico o sulle novità del
momento in libreria … anche se mi
piacerebbe e … mi sarebbe anche
più congeniale (r icordate la
“Brocchetta del sapere”???)
Questa volta tenterò, invece, di usa-
re la mia penna per dipingere un
articolo tutto rosa, provando a de-
scrivere qualche aspetto del mio
universo femminile.
Sono tanti i pensieri che affollano la
mia testa; potrei analizzare ogni filo
di questa fitta ragnatela, ma vorrei
dare voce a quello che
oggi mi stupisce e mi
meraviglia. Sicuramente
mi scopro ad essere una
persona diversa, una
donna diversa: sto impa-
rando ad essere una
“moglie” e preparando il
mio cuore ad essere una
madre, quel focolare
caldo di ogni famiglia.
Già … non avevo mai
pensato prima a cosa
significasse diventare una moglie: o
meglio a cosa significasse diventare
moglie per me. È tutto così nuovo,
diverso!
Immaginare di avere una casa mia,
di avere una vita vera con la perso-
na che amo non è stato come viver-
lo veramente. Svegliarmi, girarmi e
trovare un sorriso, il suo sorriso, mi
dà la forza di affrontare le mie gior-
nate con una spinta diversa. E non
sono le solite parole sdolcinate che
si possono trovare nelle poesie d’a-
more … Da quando la mia vita è
stata unita a quella di Gabriele da-
vanti al Signore, lo scorso 17 set-
tembre, nulla è stato più come prima
… ricordo ancora l’imbarazzo della
nostra prima notte …
eppure che sensazione
di forte appartenenza l’uno all’al-
tra ... gli otto anni di fidanzamento
non sembravano nulla in confronto
… ci sentivamo davvero una sola
carne … una sola carne nel Signore
… E ancora … il nostro primo pran-
zo nella nostra casa, quelle quattro
mura che sono state tanto attese e
tanto amate! Quanta gioia! Quanta
felicità! Ma anche quante difficoltà!
Imparare a pensare per due … non
è così scontato; far morire il proprio
orgoglio … non è così automatico;
condividere il proprio spazio e il pro-
prio tempo … non è così spontaneo
… Soprattutto per me …
Io che ho sempre avuto tutto il tem-
po per tutto quello che volevo; io che
ho sempre fatto fatica a cedere o a
fare un passo indietro; io che ho
sempre voluto avere ragione, proprio
io ho capito da subito che tra marito
e moglie non poteva funzionare così
… In questi mesi ho dovuto imparare
a fare spazio a priorità diverse, a
cedere del mio tempo per far nasce-
re un nostro tempo, bellissimo tem-
po, fatto di amore e conoscenza, di
risate e di condivisione, di silenzio e
di preghiera … il dolcissimo tempo
del nostro quotidiano. Ed oggi, altri
pensieri e sentimenti abitano il mio
cuore … il desiderio di essere una
moglie e una madre presente e ac-
cogliente … il desiderio di essere
all’altezza di tutte le mogli e le madri
che inconsapevolmente mi hanno
dato l’esempio in questi anni … sì, il
mio pensiero và a tutte le sorelle
della nostra comunità che mi hanno
mostrato il volto della moglie e della
madre che tutte copre, che tutto av-
volge, che tutto riscalda … quel volto
raggiante che prende luce da Cristo
e dalla sua Chiesa … e guai, se
un giorno guardandomi dovessi
trovarmi così diversa, così lonta-
na da loro … Ma penso anche a
colei che mi ha generato nella
carne, mia madre, che mi ha in-
segnato ad essere forte e a non
abbattermi mai … quanta forza
mi ha trasmesso in tutti questi
anni, quanta tenerezza nel ve-
derla lottare per tenere unita la
nostra famiglia … non posso che
ringraziare il Signore che me l’ha
donata come madre e donna dalla
quale imparare a vivere e a sognare.
Ma Cristo mi ha dato anche un’altra
madre, la Madre, alla quale posso
guardare per poter imparare ad es-
sere donna dell’attesa e madre di
speranza … donna del sorriso e ma-
dre del silenzio … donna di frontiera
e madre dell’ardore … donna del
riposo e madre del sentiero … don-
na del deserto e madre del respiro
… donna della sera e madre del ri-
cordo … donna del presente e ma-
dre del ritorno … donna della terra e
madre dell’amore.
di Imma Bocchetti Cositore
….come Maria
Guardare a Maria, moglie e
madre
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 7
Santa Teresa del Gesù Bambino è da
sempre la mia Chiesa. Qui ho ricevuto il
Battesimo; qui ho fatto la Prima Comu-
nione; qui ho sposato Massimo e sempre
qui abbiamo battezzato i nostri figli.
Ma in realtà questa Chiesa è divenuta la
nostra Comunità solo nel Gennaio del
2006, quando si è conclusa la 32° Espe-
rienza Giovani, e siamo stati accolti dai
fratelli che il Signore aveva scelto per
noi.
Da quel momento per noi la vita è cam-
biata del tutto, poiché abbiamo intrapreso
un cammino di crescita spirituale che
ancora oggi ci mette in discussione e ci
chiede sempre nuove compromissioni.
La Comunità in questi anni è stata il luo-
go in cui abbiamo sperimentato l'amore
di Dio attraverso i fratelli, attraverso cui ci
siamo sentiti accolti, ci siamo sentiti ama-
ti, abbiamo messo le radici e lo abbiamo
fatto essendo convinti che quella era ed
è la strada giusta per noi.
Se il Signore ha scelto per noi questa
Comunità e questi fratelli non possiamo
che fidarci e affidarci, e cominciare, per
non finire mai, quel dono reciproco d'a-
more che solo chi conosce Gesù può
sperimentare.
Tanti hanno il dono della Fede ma non
tutti hanno il dono di una Comunità dove
poter sentire forte la presenza di Dio.
Molte volte ho sentito parlare Dio attra-
verso i fratelli; tante volte ho avuto la
Grazia di ascoltare la Parola di Dio spez-
zata dai fratelli e tante volte ancora ho
potuto sentire l'abbraccio del Signore
attraverso le braccia di chi mi stava ac-
canto.
Quindi: Comunità dell'accoglienza, Co-
munità dell'amore e anche Comunità
della gioia.
Basta pen-
sare ai me-
ravigliosi momenti trascorsi alla Convi-
venza di Patrica o ai giorni ad Assisi con
il Gruppo Famiglia, e ancora alle serate a
casa nostra con tanti fratelli con cui con-
dividiamo il quotidiano.
La Comunità è per noi luogo e mezzo di
crescita attraverso il cammino del Sabato
ma soprattutto attraverso i Ritiri; quello
che più mi è rimasto nel cuore è stato il
ritiro di Subiaco su “I discorsi di Gesù nel
Vangelo di Giovanni”: in quei giorni ab-
biamo sentito ancor più forte la presenza
di Dio, abbiamo confermato la nostra
adesione a Lui in questa Comunità e con
questi nostri fratelli.
Dunque la Comunità è un dono, per ap-
prezzarla bisogna viverla, e per viverla al
meglio bisogna comprenderne la gran-
dezza.
di Tania Di Vaio
La nostra Comunità
Un dono di Dio!
Quando penso alle donne non posso fare a meno di pensare alla “donna-Madre di Dio”: dovunque io guardi, legga o vada, c’è sempre un riferimento a Lei…a Ma-ria…donna semplice e allo stesso tempo straordinaria. Donna alla quale è stato rivelato, e che sempre testimonia che “Nulla è impossibile a Dio”! Proprio que-sta frase rimbomba spesso dentro me, come se questa rivelazione fosse stata fatta anche a me: a volte per darmi forza, più spesso per ricordarmi che davvero nulla è impossibile a Dio per chi, come lei, è CHIAMATA AD ESSERE! Come una matriosca, le chiamate della mia vita si inglobano l’una dentro l’altra, tutte univoche: chiamata all’esperienza, all’equipe e quindi alla testimonianza, chiamata alla segreteria, chiamata come moglie, come madre e - come moglie e madre - chiamata a far parte dell’’Asso-ciazione Esperienza…tutte vocazioni che mi chiamano ad essere prima di tutto DONNA! Perché io credo che bisogna essere prima di tutto veri Uomini e vere Donne, per poi essere uomini e donne di Dio. Solo così Lui può agire nelle nostre vite. Vorrei parlarvi del mio essere donna co-me moglie, della mia chiamata ad essere moglie! Con questo intendo dire che rico-nosco in questa scelta una vera e propria vocazione, un richiamo, un appello, un invito a realizzare un progetto di Dio su di me…su di noi! La vocazione al matrimo-nio è una specificazione della vocazione cristiana, è il sacramento che realizza tutto ciò nella mia vita. Questo porta a
chiedermi: «Perché proprio
Francesco? Perché proprio in questa storia di Santa Teresa di Gesù Bambino? Perché insieme come associa-
ti?». Spesso mi rispondo che se non
avessi incontrato Francesco nella mia vita non sarei arrivata a Dio o meglio Lui non sarebbe arrivato a me...l’unica via per arrivare alla mia porta era solo attra-verso Francesco! Mi piacerebbe potervi dire che quando si sceglie con consape-volezza, la vita in due diventa molto più sem-plice: niente litigi, niente screzi, nessuna difficoltà…ma questa non è la “vera verità”! Vivere insieme ad un’altra persona, che ha modi di vivere, pensare e agire diffe-renti, non è assolutamente facile! Soprat-tutto nel mio caso, quando il matrimonio è avvenuto in un’età dove entrambi ave-vamo già formato i nostri caratteri e le nostre abitudini: allora è una impresa titanica, e per alcuni versi una vera e propria missione...e credetemi con il Ma-nico lo è! Vi confesso che quando litighiamo è diffi-cile mantenere la lucidità, e spesso ci si dimentica di Dio, ahimè: l’obiettivo del litigio diventa allora prevaricare, offende-re, provocare! Ma alla fine la vita che abbiamo scelto di fare, ci “impone” di
fermarci e chiederci: «Cristo con la sua
Sposa - la Chiesa -avrebbe fatto lo stes-
so?» Noi sappiamo bene che pur essen-
do Santa e peccatrice la Amò fino alla morte! Durante i primi mesi di matrimonio una sorella, sentendomi felice per i mo-menti che stavamo vivendo, mi disse di farne tesoro prezioso, e di mettere tutti i ricordi belli e felici in un angolo del mio cuore perché potessi accedervi quando
sarebbero arrivati i momenti duri. Così ogni volta faccio in questo modo: apro quel forziere e faccio memoria del nostro primo incontro, dei momenti belli che abbiamo vissuto insie-me a Dio, di quel giorno felice che ci giurammo amore eter-no…Sì ETERNO, perché quan-do hai la consapevolezza che l’unione è eterna, e quando credi davvero che l’uomo non può separare ciò che Dio ha
unito, non si trovano scorciatoie facili, ma si cerca di rendere quell’unione la più felice che puoi. Oggi tante coppie si fer-mano al primo ostacolo; noi, in quanto uomini di Dio, siamo molto fortunati, per-ché il nostro consulente matrimoniale è un “Professionista”, come dice Manico! Dio non ci propone soluzioni legali, ma ha un’unica soluzione “amatevi come io vi ho amati”…e come non ci si può arren-dere all’Amore? In questo modo la vita a due viene vivificata, rafforzata, sostenuta e soprattutto nutrita da questa Grazia, poiché tra noi cerchiamo di mettere sem-pre Dio…al quale “nulla è impossibile”!
Chiamata ad essere
Nulla è impossibile a Dio!
di Cristina Bauduin Castaldi
Il Sicomoro - Giugno 2011 Pag. 8
Sabato 21 giugno 2011 si è riunita la Segreteria per
l’elezione della nuova Segreteria dell’Associazione
“L’Esperienza”.
Abbiamo sperimentato ancora una volta la Grazia dell’amore fraterno nella comunione ed in un clima davvero di
ascolto del Signore, della sua Parola, delle esigenze della nostra storia e della fedeltà alla nostra comune profezia.
Abbiamo eletto, secondo le norme dello Statuto e in obbedienza al Signore sia i quattro fratelli che dovevano essere
confermati dalla precedente segreteria, sia gli otto nuovi associati che entreranno a farne parte.
La nuova segreteria per il triennio 2011-2014 è così composta:
- Ivano Agliotti
- Luciana Bocchetti
- Palma Di Maro
- Lella Gallo
- Peppe Gargiulo
- Sabrina Summonte Gargiulo
- Sandro Marsiglia
- Caterina Gagliardi Marsiglia
- Sergio Negro
- Paola Villano Negro
- Marinella Sarno Sellitto
- Enzo Sellitto.
Con essi P. Angelo Lombardo; P. Gianpiero Tavolaro e Paolo Flagiello. In quanto “fondatore” dell’ Esperienza, se-
condo lo Statuto, io partecipo alle Segreterie ma senza diritto di voto. Ringraziamo con amore grande i fratelli che
hanno terminato il loro servizio da Segretari; alcuni di loro hanno lavorato così in comunità anche per otto anni, dati i
tempi di passaggio che abbiamo vissuto con l’approvazione dell’Associazione e dello Statuto che è stato frutto del
loro faticoso ed anche appassionato lavoro. Il Signore benedica Francesco Castaldi (il Manico), Cristina Bauduin
Castaldi, Gabriele Cositore, Imma Bocchetti, Beniamino Di Maro, Marco Mottola e Margherita Flagiello Mottola.
Li accompagni la nostra preghiera e il nostro amore per la fatica e la passione che hanno messo in questo ministe-
ro.
Che il lavoro della nuova Segreteria sia accompagnato dalla nostra preghiera e
dal nostro affetto nella comune obbedienza alle vie del Signore.
P. Fabrizio Cristarella Orestano
“Chiediamo a Maria di penetrare nel Mi-
stero della Chiesa attraverso la porta che
ci è propria, di camminarvi attraverso dei
sentieri che sono nostri.
Chiediamo a Maria di non essere nella
Chiesa delle specie di suffragette eccita-
te, e nemmeno le ombre tremanti dei
nostri fratelli uomini.
Chiediamole di immettere nella famiglia
dei figli di Dio ciò che ci è proprio, raffor-
zato, dilatato, "smisurato" dalla grazia.
Che noi siamo vere, conformi a ciò che
Dio inventò quando volle creare la donna.
(...)
La Nave della Chiesa non ha finito il suo
viaggio. Agli uomini il ponte, lo scafo, gli
alberi..., ma per le vele, non c'è modo di
fare a meno di noi.
Senza contare che essi hanno sempre
voglia di motori e che il vento dello Spirito
Santo non ha mai saputo che farsene”.
Madeleine Delbrêl
(Mistica francese, Madeleine Delbrêl entra nel
Carmelo e decide poi di uscirne per una vita in
strada, con gli operai, in povertà e nella testimo-
nianza del Vangelo. Farà della strada la sua terra
di missione!) Questo brano è tratto da "La donna e
la Chiesa", testo da lei scritto nella solennità
dell'Immacolata Concezione dell'anno mariano
1953.
“Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò
che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza. Dietro ogni successo c`è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te. Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!”
Madre Teresa di Calcutta ci aiuta a riflettere sul passaggio del tempo e su ciò che conta veramente. Gli ideali che contraddistinguono una
DONNA non sono quelli di pura apparenza giovanile che il mondo vuole imporre...
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La nuova Segreteria
I servi dell’Associazione “L’Esperienza”