il settimanale di arezzo 135

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ANNO IV NUMERO 135 • VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2013 • COPIA GRATUITA IN COPERTINA: SCATTO ED ELABORAZIONE GRAFICA DI ANDREA BARDELLI STRADA E, 5 LOC. SAN ZENO, AREZZO TEL. 0575 925953 STRADA E, 5 LOC. SAN ZENO, AREZZO TEL. 0575 925953

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VITA DELLA CITTÀ3 Elementari all’Orciolaia, è possibile salvarle4 Anche per Rivoluzione Civile la campagna elettorale è al suo rush conclusivo6 La querelle del voto utile…7 Fratelli d’Italia, il rinnovamento firmato dai cittadini10 Piero Iacomoni: «La bellezza anticipa la moda»26 Il nuovo polo economico-tecnologico I.T.E. “Buonarroti” e I.S.I.S “Fossombroni”AREZZO’N’ROLL8 I “Giorni dell’Eden” della Casa del VentoAREZZO SPORT13 ALICE BETTI: un sogno che si avvera15 Capoeira, si lotta per gioco a ritmo brasiliano16 Vittorie e primati: la Stella Azzurra ai vertici della Toscana17 Avanguardia ed eleganza all'Equestrian Centre18 Il basket è gioia per gli Aquilotti 2003 della Sba19 Il 30 marzo, Adriano Nicchi lotta per il titolo Superwelter20 I Laboratori Acquatici della Chimera NuotoCULTURA21 Alessandro Marmorini, arrivano i successi22 Luciano Radicati, oltre il tempo e lo spazio24 L’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano, un tesoro che il tempo renderà sempre più prezioso

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Page 1: Il Settimanale di Arezzo 135

ANNO IV NUMERO 135 • VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2013 • COPIA GRATUITA

IN COPERTINA: SCATTO ED ELABORAZIONE GRAFICA DI ANDREA BARDELLI

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STRADA E, 5LOC. SAN ZENO, AREZZO

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2 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

“IL SETTIMANALE DI AREZZO“ È UNA TESTATA EDITA DA EDIZIONI GIORGIO VASARI SRLANNO IV NUMERO 135 – VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2013 © EDIZIONI GIORGIO VASARI

DIRETTORE RESPONSABILE: FRANCESCO CIABATTI, EMAIL [email protected]: MARCO BOTTI, EMAIL [email protected]: ELENA AIELLO, ENRICO BADII, ANDREA BARDELLI, GIACOMO BELLI, SERENA CAPPONI, FERNANDA CAPRILLI, MARCO CAVINI, GIACOMO CHIUCHINI, DORY D’ANZEO, JACOPO FABBRONI, CECILIA FALCHI, ELETTRA FIORINI, MICHELE GIUSEPPI, SARA GNASSI, ILARIA GRADASSI, VALERIA GUDINI, GIACOMO MANNESCHI, CHIARA MARCELLI, LUCIO MASSAI, DAVID MATTESINI, FABIO MUGELLI, OMERO ORTAGGI, VALENTINA PAGGINI, RO-BERTO PARNETTI, LUCIANA PASTORELLI, IVANA MARIANNA PATTAVINA, LUCA PIERVENAN-ZI, CHIARA SAVARINO, ALESSIO SEGANTINI, LUCA STANGANINI, VALENTINA TRAMUTOLA, LUCA TRIPPI. FOTO: ANDREA BARDELLI, ROBERTO PARNETTI

AMMINISTRAZIONE: EDIZIONI GIORGIO VASARI SRL, VIA MANTEGNA 4, 52100 AREZZO (AR), TEL. 392/95.96.285, FAX 0575/16.57.738, EMAIL [email protected]À E MARKETING: PAOLA PRATO, 333/46.04.264, [email protected]

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI AREZZO 02/2010 DEL 10 FEBBRAIO 2010ISCRIZIONE AL REGISTRO DEGLI OPERATORI DELLA COMUNICAZIONE AL N. 19155STAMPA: LA ZECCA SRL, VIA UMBERTO TERRACINI 25/27, 52025 FRAZ. LEVANE, BUCINE (AR), TEL. 055/91.80.101, FAX 055/91.80.412, EMAIL [email protected]È VIETATA, SENZA FORMALE AUTORIZZAZIONE, LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DI TESTI, DISEGNI, FOTO E PUBBLICITÀ RIPRODOTTI SU QUESTO NUMERO

EGV

VITA DELLA CITTÀ3 Elementari all’Orciolaia, è possibile salvarle4 Anche per Rivoluzione Civile la campagna elettorale è al suo rush conclusivo6 La querelle del voto utile…7 Fratelli d’Italia, il rinnovamento firmato dai cittadini10 Piero Iacomoni: «La bellezza anticipa la moda»26 Il nuovo polo economico-tecnologico I.T.E. “Buonarroti” e I.S.I.S “Fossombroni”: una scelta per il futuro

AREZZO’N’ROLL8 I “Giorni dell’Eden” della Casa del Vento

AREZZO SPORT13 ALICE BETTI: un sogno che si avvera. L’atleta della Ginnastica Falciai promossa in A1 con la Fenice Spoleto15 Capoeira, si lotta per gioco a ritmo brasiliano16 Vittorie e primati: la Stella Azzurra ai vertici della

Toscana calcistica femminile17 Avanguardia ed eleganza: Equestrian Centre si conferma tra le strutture più importanti dell’equitazione mondiale18 Il basket è gioia per gli Aquilotti 2003 della Sba19 La grande sfida: il 30 marzo, Adriano Nicchi lotta per il titolo Superwelter20 Se cado in acqua non affogo: i Laboratori Acquatici della Chimera Nuoto

CULTURA21 Alessandro Marmorini, arrivano i successi per il giovane attore aretino22 Luciano Radicati, oltre il tempo e lo spazio, alla ricerca del segreto della creazione24 L’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano, un tesoro che il tempo renderà sempre più prezioso. Se ne parla al Giardino delle Idee28 Al Museo nazionale d’Arte Medioevale e Moderna un bozzetto di Salvi Castellucci

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3IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

ELEMENTARI ALL’ORCIOLAIA, È POSSIBILE SALVARLE

bbiamo parlato con Laura, madre di due bambini profondamente delusa dal sistema scolastico italiano, o per meglio dire da un archetipo di complessa buro-crazia che il Ministero dell’Istruzione impone ai giorni nostri.

La vicenda riguarda la scuola elementare dell’Orciolaia, la quale sembra essere in procinto di cessare le proprie funzioni, ma c’è chi rivendica alcuni diritti sacrosanti.

«Tre anni fa la prima classe della scuola elementare sopra citata non è stata formata per il mancato raggiun-gimento degli iscritti, uno scarto davvero lieve ma che è stato determinante a livello pratico.

Negli anni successivi si è ripetuta la medesima cosa, e anche quest’anno la strada sembra andare nella stessa direzione. Mio fi glio sarà costretto a frequentare una scuola più distante da casa, e sarà di conseguenza vittima di alcuni disagi. Potenzialmente vi sono 19 bambini che risiedono all’interno del quartiere, ma non è certo che tutti si iscriveranno nella medesima scuola.

Probabilmente alcuni genitori preferiranno condurli in altri istituti, per comodità familiari o per infor-mazioni recepite malamente: addirittura alcuni pensano che non esista più una scuola di primo livello nella zona dell’Orciolaia. Comunque il termine ultimo di iscrizione è fi ssato a giovedì 28 febbraio, dopo di che trarremo le dovute conclusioni. Con queste parole io vorrei rivolgere anche un appello alle famiglie inde-cise, dir loro che le opzioni possono esserci, basta volerle».

Può raccontarci un caso?«Certamente: sei bambini frequentanti la stessa

scuola materna, tra i quali mio fi glio, vorrebbero continuare il loro percorso di conoscenza anche alla scuola primaria, ma se la prima elementare dell’Or-ciolaia non verrà istituita tutto ciò sarà diffi cilmente concretizzabile.

Tutto questo potrebbe condurre a un mancato af-fi atamento all’interno della classe – perché magari inizialmente i bambini non si conoscono bene – e a ritrovarsi in una sezione sovraffollata, tutto a disca-pito dell’apprendimento scolastico.

Insomma, spero nel buon senso dei genitori nel momento della scelta, ma critico anche il sistema scolastico odierno, perché incapace di fl essibilità».

A di GiacomoManneschi

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4 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

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opo la rottura avuta con la dirigenza loca-le del PdCI e dopo aver avu-

to il piacere di ospitare in città il candidato premier Antonio Ingroia, il comitato della lista arancione si presenta al “Settimanale” per voce dei due candida-ti aretini, Gabriele Viti [foto qui sotto] e Gabriella Mammoli [foto a pagina 5]. Viti, 37 anni, disabile dalla nascita a causa di una asfi ssia neonatale ed ex assessore al Comune di Cortona, ha sempre lottato con grande vivacità per i diritti dei disabili e non solo. La Mammoli, architetto di professione, è vicesindaco nell’attuale Amministrazione di centrosinistra a Cortona. Due storie diverse con in comune l’impegno nella città etrusca e il forte principio per cui mai come ora sia necessario un impegno da parte di tutti i cittadini per combattere la crisi. A dieci giorni dal voto abbiamo sentito le impressioni dei due, il primo inserito 32° nella lista per la Camera, la seconda 10° nella lista per il Senato. Sono poche le possibilità di elezione, ma ciononostante non perdono l’entusiasmo, lo spirito di novità e la voglia di fare qualcosa per il cambiamento del Paese.

Quale signifi cato assume la vostra candidatura?Gabriella Mammoli: «Ho accettato di candidarmi in primo luogo perché mi riconosco in questa lista

e nei valori che porta. Vengo dalle fi la di Rifondazione Comunista e credo nei concetti quali il diritto al lavoro e alla sanità, la tutela dell’ambente, la questione morale, la parità di genere. In secondo luogo perché, grazie al mio ruolo di vicesindaco nel Comune di Cortona, posso portare l’esperienza di amministratrice, di politica intesa come servizio al cittadino. Infi ne perché credo che con i tempi che corrono sia dovere morale di tutti impegnarsi e contribuire per cambiare le cose. È urgente. So bene che ho poche chance di essere eletta, però mi sono spesa in prima persona».

Gabriele Viti: «Mi sono candidato perché credo ci sia bisogno di

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5IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

IONE CIVILE LA CAMPAGNA O RUSH CONCLUSIVO

gente nuova nelle istituzioni, e soprattutto di gente che rappresenti i disabili. Purtroppo da questo punto di vista c’è ancora tanto, troppo da fare. Il fatto che sono stato inserito 32° in lista la dice lunga…».

Perché un aretino dovrebbe votare Rivoluzione Civile? Quale sono, secondo voi, le priorità per Arezzo?

Mammoli: «Le priorità sono soprattutto i beni e servizi pubblici, come per esempio l’acqua, una battaglia nella quale Rifondazione è stata protagonista. E comunque i temi generali che ci stanno a cuore a livello generale si ritrovano anche nel nostro territorio, in particolare la tutela dell’ambiente, il diritto alla salute, la difesa degli articoli 8 e 18 dello Statuto dei Lavoratori. Non sono frasi fatte, vivendo a contatto con la gente mi trovo di fronte quotidianamente storie di disagi e diffi coltà».

Viti: «Le priorità sono tante. La prima però è quella sui servizi sociali, che negli ultimi anni sono stati smantellati dai governi di Pd e PdL. Ad Arezzo la crisi industriale, soprattutto quella dell’oro, ha avuto conseguenze evidenti e ha causato anche una crisi sociale. Le istituzioni attualmente possono far poco per rimediare, il Comune ha i soldi ma non li può spendere a causa del Patto di Stabilità».

Qui ad Arezzo la vostra campagna elettorale ha avuto un incidente di percorso. La dirigenza del PdCI ha preso le distanze dalla Segreteria nazionale e non si riconosce nel candidato Ingroia. Come commentate l’episodio? Può infl uenzare il voto degli aretini?

Mammoli: «Personalmente ho sempre creduto nella federazione della sinistra, abbiamo fatto tante batta-glie insieme con il PdCI e sono onestamente dispiaciuta di questa rottura. Va detto poi che il caso aretino è unico a livello nazionale, e potrebbe infl uire sulle decisioni degli elettori. Si tratta però di una polemica nata per motivi personali, e come tale credo che sia facilmente superabile con il dialogo e il confronto».

Viti: «Come ho sempre detto, rispetto le scel-te degli altri ma non le condivido. A prescin-dere dalle polemiche locali, però, penso che il problema sia alla fonte, in futuro c’è la necessi-tà di rivedere l’assetto del gruppo dirigente. Le elezioni ci diranno se il segretario provinciale [Giancarlo Cateni, ndr] ha fatto bene a non vo-tare Ingroia».

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LA QUERELLE DEL VOTO UTILE…siste o no il voto utile? Cos’è? In una parola: un tormentone, che da destra a sinistra at-traversa la politica italiana sotto elezioni da ormai qualche tornata. “Se non voti chi fa

parte di una coalizione che ha ragionevoli possibi-lità di andare al Governo del Paese, disperdi il tuo voto”: ma è vero? Esistono coalizioni così granitiche da consentire di affi dare il proprio voto con cieca fi ducia? Sulla carta sì, ma di fatto potrebbe trattarsi di un’ingenua illusione.

Allora nella politica del “voto utile”, eccoci al pro-liferare di oltre 70 liste per le Politiche, un’enormità. Partiamo da sinistra. Qui a oggi c’è solo un’alleanza ben chiara e defi nita, quella tra Vendola e Bersani e tra lo stesso segretario del Pd e Renzi, i quali vanno a braccetto come mai prima. Il Sindaco di Firenze sarà quindi ad Arezzo il prossimo martedì proprio per sostenere i candidati del Pd in Parlamento. Naturale, penserete, tra poco più di una settimana si vota. Ma qual è il prezzo da pagare a questa ritrovata unità da parte di Bersani, se non una mano tesa verso il centro montiano? Niente di più facile, si immagine-rà a questo punto: se si arriva al pareggio al Senato scatta l’alleanza tra Sel, Pd e Monti. Questo sulla carta, ma di fatto restano da vedere i risultati anche della Rivoluzione Civile di Ingroia, che si presenta alternativa, il cui leader in visita lo scorso martedì ad Arezzo si è così espresso: «Non cerchiamo accor-di, portiamo avanti il nostro programma e le nostre idee. Se ci sono altre forze politiche che convergono sul nostro progetto, ben vengano».

Insomma – e questa è la lettura di chi scrive – sia-mo sicuri che se Sel e Pd faranno un bel risultato e Rivoluzione Civile entra in Parlamento, superando

lo sbarramento, non scatterà l’alleanza, con tanti sa-luti al centro montiano?

Magari non succederà, ma il dubbio resta. A de-stra invece sembra più granitico l’asset tra PdL e Lega, con Berlusconi che tenta l’asso pigliatutto di un’alternativa a un Monti, il quale come posizioni sembrerebbe comunque più vicino a lui che non a Bersani. Ma la politica è l’arte del possibile, e di “campagne acquisti” di parlamentari post-voto, pur-troppo ne abbiamo già viste.

Conclusione? Rifuggire l’obiettivo del voto utile a ogni costo. In uno scenario politico così fl uido, non resta che votare secondo coscienza.

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di David Mattesini

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FRATELLI D’ITALIA, IL RINNOVAMENTO FIRMATO DAI CITTADINI

na ventata di rinnovamento è soffi ata nel cuore del centrodestra italiano. A portarla è Fratelli d’Italia, il partito fondato da Giorgia Meloni che, ispi-

randosi ai valori liberali e popolari, si confi gura come una delle grandi novità delle prossime ele-zioni politiche. In pochissimi mesi Fratelli d’Ita-lia ha acceso l’entusiasmo di numerosi militanti del centrodestra, raccogliendo consensi su tutto il territorio nazionale: ad Arezzo la portavoce è Carlotta Buracchi, ventunenne dalla idee chiare che ci descrive il progetto politico di questo nuo-vo movimento.

Come è nato Fratelli d’Italia?«Giorgia Meloni ha sempre ricoperto un ruolo

critico all’interno del PdL, denunciandone l’in-capacità di rinnovarsi, la totale mancanza di democrazia interna, la classe dirigente chiusa e inadeguata, la leadership di una mino-ranza e la scarsa capacità di rappresentare il territorio e di ascoltare gli elettori. Tutto questo ha portato alla scissione e alla nascita di Fratelli d’Italia, il primo partito europeo fondato da una donna sotto i 40 anni.

La politica è la più alta forma di servizio allo stato e amore per la propria terra, dunque siamo nati per portare una ventata demo-cratica nel centrodestra, per coinvolgere la gente comune e garan-tirgli la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti».

Cosa prevede il vostro programma?«Coerenti alle nostre idee, abbiamo scritto il programma con i

cittadini, partendo dai loro bisogni e unendo i contributi di tutti. Uno dei punti chiave riguarda la riduzione degli sprechi e della spesa pubblica, per disporre di nuove risorse da dedicare alle categorie sociali più deboli e da investire nella scuola, nelle infrastrutture e nei servizi. Questo si pone in contrapposizione al Governo Monti, la cui unica strategia è stata quella di aumentare le tasse piegando i cittadini e privando di ogni risorsa le imprese, l’arti-gianato e l’agricoltura. Al contrario, noi ci proponiamo di ridurre la pressione fi scale per favorire la ripresa,

per rilanciare la produzione e per promuovere l’assunzione giovanile».Come avete impostato la campagna elettorale?

«Abbiamo deciso di incontrare i cittadini, così ogni fi ne settimana abbiamo girato i mercati e le piazze di tutta la provincia. La nostra è una militanza attiva che ci permette di ascoltare la gente, di capirne i bisogni e di fornirle chiari riferimenti sul territorio».

Perché votare Fratelli d’Italia?«Perché abbiamo dimostrato di lavorare per il popolo e con il popolo.

Per cambiare occorrono scelte coraggiose: Fratelli d’Italia rappresenta la scelta giusta per riportare i cittadini al centro della vita politica e per attivare

un reale cambiamento basato sull’onestà e sulla meritocrazia».

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di Marco Cavini

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8 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

n’immancabile impegno sociale, una forte carica inte-riore, una ricerca di nuova sonorità e un po’ di Patti Smith. Mescolando tutti questi elementi è nato Giorni dell’Eden, il nuovo album della Casa del Vento, una

delle band più coerenti e creative della scena musicale aretina. A pochi mesi dall’uscita del disco, il cantante Luca Lanzi e gli altri membri del gruppo ci accompagnano in un bel viaggio nel cuore del loro ultimo lavoro.

Lanzi, cosa sono i Giorni dell’Eden?«Negli ultimi anni abbiamo cantato la disperazione di alcu-

ne classe sociali e le problematiche del lavoro, dei migranti, dei diritti e della memoria, così in Giorni dell’Eden siamo ripartiti da tutti questi temi e dalla considerazione che il mondo che

abbiamo descritto meriti un posto in paradiso. Il fi lo conduttore delle can-zoni è la metafora spirituale della ricerca di salvezza: il disco contiene l’urlo di coloro che lottano per conquistare il proprio cielo, con un richiamo al desiderio di libertà e al non arrendersi alla meschinità e al dolore del mondo. Tutto questo si trova in canzoni come La parola rende uguali, una ballad sul tema della scuola pubblica, Hurriya, che si ispira ai moti del Nord Africa, o L’inferno e la bellezza, che pone l’accento sulla necessità di progresso e sulla bellezza del sapere, della cultura e della solidarietà».

L’album è intriso di una forte componente poetica.«Nei nostri dischi abbiamo sempre affrontato questioni sociali leggendole

in un’ottica intima e personale, raccontando storie, trasmettendo emozioni e toccando l’animo di chi ci ascolta. La nostra identità è fortemente sociale, ma

non sono mai mancati temi come il viaggio, la scoperta, la tenerezza e la genitorialità. In Giorni dell’Eden si pongono su questo piano Just Breath e Berlin Serenade, due ballad che parlano dell’amore».

Tra le novità c’è anche la grande attenzione dedicata ai suoni.

«Abbiamo cercato nuove sonorità dando spazio a orga-ni, pianoforti, steel guitar, do-

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I “GIORNI DELL’EDEN” DELLA CASA DEL VENTOdi Marco

Cavini

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9IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

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A proposito della Smith, quanto ha infl uito l’incontro con la “sacerdotessa del rock”?

«Tantissimo, soprattutto sulle scelte vocali e in chiave artistica: alcuni brani come Rose di marzo o La croce su di te hanno evoluzioni che ricordano da vicino la Smith, così come il primo giro di accordi de L’acrobata».

Facciamo un passo indietro: come si è svilup-pata la collaborazione con la Smith?

«Nell’estate del 2009 i volontari di Emergengy ci invitarono a suonare al meeting di Firenze, un evento che fu aperto proprio dalla Smith. Quando siamo saliti sul palco, lei ci ha ascoltato e ci ha fatto i complimenti, poi, dopo pochi giorni, ci è arrivata una mail dal suo manager in cui chiedeva la nostra disponibilità ad avviare una collaborazione. Dopo nemmeno un mese è venuta ad Arezzo e siamo stati con lei nell’agriturismo casentinese del nostro vio-

linista Andreas Petermann ad arrangiare due sue idee. Da quel momento abbiamo collaborato per registrare Seneca e Costantine’s Dream, due canzoni del suo album Banga, e abbiamo suonato come sua band in alcuni concerti, con la splendida conclusio-ne nel reading fatto ad Arezzo davanti agli affreschi di Piero della Francesca».

In conclusione, ci presenta tutti i membri della Casa del Vento?

«Oltre a me e al già citato Petermann, ci sono Massimiliano Gregorio al basso, Sauro Lanzi a fi sarmonica, tastiere, tromba, trombone e thin whi-stle, Fabrizio Morganti a batteria e percussioni e Riccardo Dellocchio a chitarra elettrica, dobro e steel guitar».

Cosa verrà dopo Giorni dell’Eden?«A breve speriamo di fare un nuovo tour, con

l’ambizione di realizzare il primo disco dal vivo. Tra le idee in cantiere c’è un album sui temi dell’educa-zione e dell’istruzione, un fi lone che si ricollega ai precedenti dischi su Resistenza e lavoro e che chiu-derebbe idealmente una triade di problematiche che affl iggono il nostro Paese».

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10 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

PIERO IACOMONI: «LA BELLEANTICIPA LA MODA»

abato 17 novembre 2012, con l’inaugurazione dello showroom “Borgo Italia”, un pezzo di Bel Paese è entrato nella vita degli abitanti di Shanghai, in Cina. Arezzo ha giocato una parte importante, perché la regia dell’intera operazione è stata curata dal consorzio export Bimbo Italia, con sede proprio nella nostra città: sei

aziende toscane hanno fatto rete per presidiare il mercato cinese. Ci racconta questo e altro Piero Iacomoni, presidente di Monnalisa e di Bimbo Italia.

Cos’è Borgo Italia?«Borgo Italia, secondo me, è il modo futuro di lavorare assieme. Le aziende compaiono unite nel mon-

do. Si cerca di affrontare il mercato assieme: così il mio 100 diventa 200 assieme al tuo, se siamo corretti entrambi. L’unione che fa la forza: abbiamo aperto tavoli in Australia, India, Russia… Il tavolo più bello è quello della Cina, dove siamo sei aziende – quattro aretine, due di Empoli, – gra-zie al quale abbiamo aperto questo showroom a Shangai, con due impiegate che lavora-no per noi».

Che emozioni ha avuto quando si è trovato in Cina?

«Dopo 22 anni di vita di Bimbo Italia, ho toccato con mano un mio desiderio dive-nuto realtà: abbiamo messo in atto un progetto. Mentre tanti

consorzi hanno chiuso, la nostra struttura – agile, con tre persone impiegate – è riuscita a trovare chi si è frugato in tasca e ha moltiplicato i soldi.

Perché se metto 1500 euro al mese in un’idea, in un anno se sono da solo fanno 18.000 euro, se siamo in sei fanno 108.000 euro, che permettono di fare molte più cose. Questo è lo spirito con cui abbiamo cominciato a lavorare assieme, e vederlo concretizzato con l’apertura di Borgo Italia mi ha dato un grande gusto».

Cosa spinge a osare queste soluzioni, nella crisi attuale?«Non lo so. A me piace fare così, fare rete, essere in associazione. Sono convinto che posso andare più

lontano, perché – poniamo il caso – se ho una bottiglietta d’acqua, cioè Monnalisa, lavoro comunque, ma se ne ho cinque do cinque opportunità a chi ho davanti».

Un’altra caratteristica positiva di questo modo di lavorare?«Più aziende che lavorano assieme a uno stesso progetto, non se ne trovano molte: quindi l’Europa ti pre-

mia. Con Bimbo Italia abbiamo vinto quattro bandi, grazie a BRT Consulting, nell’ultimo anno».L’immobilismo dipende dal momento economico o ha radici più profonde?«Dipende dalla persona. Sempre. L’imprenditore è quello che intraprende, e intraprendere signifi ca non

sapere come va, devi aspettarti un 50% di possibilità che vada bene ma anche un 50% che vada male. Non è vero che il periodo adesso non è buono: rispetto a quelli che ho passato io, oggi è positivo. Per chi ha

idee, i soldi ci sono: ripeto, abbiamo vinto quattro bandi nell’ultimo anno. I soldi oggi vengono dati in un al-

S di Francesco Ciabatti

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11IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

tro modo: non puoi più anda-re in banca a chiedere ven-timila euro di fi do! Devi fare un progetto, e se è intelligen-te te lo appro-vano. Melys, Penelope e Confezioni Daniele hanno vinto un progetto per l’America di 102.000 euro, rendicontato in questi giorni».

Cosa manca?«L’entusiasmo, la spina dorsale, che vanno mostrati quando c’è buio, perché quando c’è il sole si vede da

soli ed è facile trovare la strada. Prima erano tempi più diffi cili, non c’erano prospettive, non c’era futuro. Ora mi sembra di vederlo, un futuro. L’Italia ha ancora da dare il Rinascimento che abbiamo dentro, la creatività ha e avrà ancora una parte grande nel mercato.

C’è il tedesco che è un fenomeno a organizzare, benissimo! Ma se andiamo anche noi, passiamo avanti ai tedeschi perché diamo un gusto superiore al loro. È la differenza che c’è tra Ferrari e Mercedes.

Io non vendo i vestiti da bambino, vendo una cultura, che è qualcosa di più. È la cultura accanto al prodotto che lo fa andare avanti bene. C’è poi uno stile che parla per noi: non so se con un giubbotto blu ci sta bene una sciarpa grigia o bianca, è lo stile che lo dice. Abbiamo 22 persone che tutto l’anno lavorano sugli abbinamenti, per capire e aiutare la nostra azienda e i negozianti che lavorano con noi a crescere.

Del resto, la moda è una cosa, il bello un’altra: bisogna unire, intersecare questi due ambiti. Siccome ci provano tutti, bisogna avere una marcia in più, e questa marcia si chiama cultura.

La bellezza anticipa la moda. Anche per quello che riguarda i bambini, non si può scim-miottare la donna o l’uomo, bisogna fare una moda per ragazzi. Cosa metto in più rispetto al mio concorrente? Cultura. Borgo Italia è esemplifi cativo di tutto questo, del modo in cui ci presentiamo al mondo».

LEZZA

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12 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

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1315 FEBBRAIO 2012

Alice Alice BettiBetti

molto giovane, ma questo non le ha impedito di con-quistare la Serie A1 di ginnastica ritmica con la sua squadra,

la Fenice di Spoleto: questa è Alice Betti, quindici anni a settembre, che nel dicembre 2012, insieme alle sue sette compagne di squadra, ha vinto il campionato di A2, ga-rantendosi il passaggio nella massima competizione nazio-nale, nella quale esordirà a ottobre.

Alice, nata ad Arezzo e cresciuta sportivamente nella Ginnastica Falciai, società in cui ancora si allena, gareg-gia da due anni nella Fenice Spoleto, che, proprio nelle ul-time due stagioni, ha ottenu-to una doppia promozione, facendo così il doppio salto dalla B1 alla A1. «Mi trovo molto bene nella società um-bra – ci racconta – da subito ho trovato un ambiente ac-cogliente nei miei confronti. Ho iniziato il mio terzo anno a Spoleto da poco, e spero di continuare a crescere come ho fatto nelle stagioni passa-te».

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Page 14: Il Settimanale di Arezzo 135

14 15 FEBBRAIO 2013

La giovane ginnasta aretina, prima di parlarci delle emozioni e delle sensazioni vissute grazie alla vittoria del campionato, si sofferma sui suoi impegni settimanali, che rappresentano meglio di qualunque cosa l’amore e la passione che lei ha per questo sport.

«Mi alleno sei volte alla settimana, cinque qui ad Arezzo e una a Spoleto. Nel periodo delle gare di campionato, che si svolgono la domenica, vado in Umbria il sabato e rimango a dormire lì per poi affrontare la trasferta con le mie compagne di squadra. Sono sacrifici che ti permet-tono poi di raggiungere ottimi risultati e migliorarti sempre di più: è chiaro che più si sale di livello, più dobbiamo lavorare tanto e duramente, per mantenere ciò che ab-biamo conquistato».

Difatti aggiunge, facendo riferimento all’obiettivo sta-gionale: «Nonostante il campionato di A2 sia finito a di-cembre e quello di A1 inizi a ottobre, abbiamo già ripreso ad allenarci in palestra ancora più motivate, e stiamo cambiando gli esercizi, dato che c’è un nuovo codice. Non c’è appagamento, poiché ci siamo già prefissate il prossimo risultato da raggiungere: la permanenza nella massima serie».

Alice, infine, ci parla di questi due anni trascorsi nella squadra umbra che le hanno portato molte soddi-sfazioni: «Quando sono arrivata l’obiettivo stagionale era salire di categoria, e lo abbiamo centrato grazie al terzo posto nella classifica finale di B1.

È stata una soddisfazione, anche se sapevamo fin dall’inizio che il passaggio in A2 era alla nostra portata. Quello che non ci aspettavamo davvero è stata questa promozione in A1: da neopromosse, pensavamo che il nostro compito fosse solo salvarci, invece dalla seconda prova di campionato abbiamo visto che

potevamo essere una delle can-didate per ambire alla Serie A1, e così alla fine è stato. Nell’ultima prova di Desio ero molto emozio-nata, abbiamo vinto grazie a una grande prestazione di squadra. Vincere il campionato davanti a tremila persone che ci applaudi-vano è stata un’esperienza uni-ca, spero solo non rimanga tale».

[segue da pag. 13]

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Alice Betti: un sogno che si avveraL’atleta della Ginnastica Falciai promossa in A1 con la Fenice Spoleto

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1515 FEBBRAIO 2012

a lotta s’impasta coi ritmi bra-siliani per un “gioco” che af-fonda le proprie radici in una delle più sanguinose pagine di storia dell’America coloniale.

La Capoeira nasce dal sudore de-gli schiavi provenienti dalla lontana Angola, sradicati dalle loro terre e scaraventati dai coloni portoghesi più di 500 anni fa tra le piantagio-ni di canna da zucchero brasiliane. Ritornati nelle loro baracche dopo un’estenuante giornata di lavoro, questi uomini si mettevano in cerchio esercitandosi nell’arte marziale della capoeira, intessuta allora di riti e cre-denze religiose per preservare le tradizioni di quella terra che in molti casi non avrebbero mai più rivisto. Voglia di libertà, il tentativo di riallacciare i legami con le proprie origini, ma soprattutto aggregarsi per sen-tirsi ancora uomini, vivi. Il tutto ai ritmi (toques) del berimbão (un arco musicale emblema della capoeira e per la sua estremità formata da una pietra acuminata) e dell’atabaque (tipico tamburo), usati anche per occultare questa danza proibita al controllo dei padroni.

«Per iniziare a giocare la capoeira si deve formare una roda, un cer-chio di persone, che simboleggia il mondo. Un’allegoria che ha lo sco-po di crearne uno nuovo, migliore, in cui tutto si può realizzare. Si batto-no le mani per generare energia che ti carica e galvanizza. Al centro i due capoeiristi si affronteranno, non prima però di essersi inginocchiati al berimbão in segno di rispetto». È Nicola Scapecchi uno dei primi ad aver impiantato con le proprie mani il seme della capoeira nella nostra terra. «Ho iniziato per puro caso nel 2004, a 25 anni – continua Scapecchi. – Per motivi di lavoro mi sono trasferito a New York dove ho avuto la fortuna di far parte di una prestigiosa scuola».

Un’esperienza indimenticabile che lo ha profondamente forgiato. Dopo due anni a Siena Nicola è riapprodato ad Arezzo e adesso con-tinua il suo lavoro allo “Spazio Seme”, con un nutrito gruppo di allievi. La continua partecipazione a eventi nazionali e la presenza ad Arezzo Wave Winter sono testimonianza di quanto il gruppo sia attivo. «Nella capoeira è essenziale sentire il proprio corpo attraverso il ritmo. Non c’è contatto fisico e i calci o gli spostamenti servono a in-staurare un dialogo tra corpi dove una mossa è conse-guenza dell’altra, in un movi-mento fluido e mai violento». Vestiti di bianco, i capoeristi attraggono sempre più areti-ni, senza distinzione di sesso, forse per la spettacolarità e l’energia che contraddistin-gue questa disciplina così affascinante e contagiosa. Non esiste un vincitore o un perdente. Esiste solo il gioco, quello vero e puro.

Capoeira, si lotta per gioco a ritmo brasiliano

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di Giacomo Belli

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16 15 FEBBRAIO 2013

i sono successi destinati a regalare gran-di emozioni. Le formazioni di calcio fem-minile della Stella Azzurra ultimamente si stanno abituando a questo tipo di vit-torie perché, solo nelle ultime settima-

ne, ne hanno centrate ben due: la prima squadra ha dominato il sentito derby cittadino contro l’Acf Arezzo e le Giovanissime hanno espugnato il campo della capolista Castelfranco. Il successo principale è quello ottenuto nella stracittadina, una gara in cui la Stella Azzurra ha annichilito l’Arezzo disputando una gara perfetta, ottenendo una netta vittoria per 2-0 e proiettandosi verso il primo posto in classifica. Fin dai primi minuti della gara è emerso un netto divario tec-nico e tattico tra le due squadre, con la Stella Azzurra brava a tenere il controllo di tutto il campo e a creare numerose azioni offensive. Il primo goal porta la firma di Chiara Bartoli che, ben servita dal fondo dall’ex nazionale Serena Patu, ha portato in vantaggio la Stella Azzurra con un tiro preciso e potente; il raddoppio è arrivato nella ripresa, con Giulia Bruci che, superata in velocità la difesa, con un preciso fendente ha segnato la rete del definitivo 2-0. Ad arricchire lo spettacolo è stata la stessa Patu che, da calcio d’an-golo, ha colpito la palla in rovesciata centrando la traversa, con un gesto che ha raccolto gli applausi di una tribuna colma in ogni ordine di posto. «La vittoria nel derby – commenta il direttore generale Claudio Chiarini, – ci permette di fare un bel passo in avanti e ci lancia verso la vetta della classifica, permettendo-

ci di continuare a inseguire la vittoria del campionato».Non sono state da meno le Giovanissime che hanno com-

piuto un’impresa “storica” infliggendo al Castelfranco la prima sconfitta dopo 75 risultati utili consecutivi, e affiancandolo tem-poraneamente al primo posto in classifica. Il 2-1 finale, siglato dalle reti di Aurora Prosperi e di Aleksandra Gwiazdovska, ha premiato la qualità e il coraggio delle ragazze della Stella Azzurra che, consapevoli dell’importanza della gara, hanno dato vita a una prestazione impeccabile. «Il calcio femminile toscano applaude il valore delle nostre ragazze – conclude Chiarini. – Al nostro primo anno nel campionato regionale siamo riusciti a sconfiggere il Castelfranco, una squadra che non per-deva da anni: ora dovremo dare il massimo per vincerle tutte e rimanere ai vertici».

Vittorie e primati: la Stella Azzurra ai vertici della ToscanaLa società di calcio femminile festeggia il grande successo nel derby cittadino con l’Acf Arezzo

C

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1715 FEBBRAIO 2012

rezzo Equestrian Centre significa soprattutto avanguardia ed eleganza. Anche in questo 2013 la struttura aretina – uno dei più grandi showground al mondo – è pronta ad accogliere le più importanti competizioni nazionali e internazionali, attirando ancora una volta su di sé i riflettori della grande equitazione.

Infatti oltre alle gare nazionali che animano continuamente l’anno sportivo all’interno della struttura di San Zeno, tornano i grandi eventi sportivi internazionali. Eventi caratterizzati dalla presenza dei grandi big dell’equitazione italiana e internazionale seguiti da manifestazioni collaterali che contribuiranno a mantenere alto il glamour, dal quale non può prescindere mai lo stile dell’equitazione sportiva.

La verdissima Arena Boccaccio, fiore all’occhiello dell’Equestrian Centre, è pronta a ospitare nei prossi-mi mesi il top dell’equitazione con il primo dei grandi eventi che ormai si avvicina a grandi passi: il Tuscany Tour 2013, che animerà il pubblico sulle tribune del-la struttura equestre di San Zeno dal 12 marzo al 14 aprile, portando ad Arezzo partecipanti provenienti da tutto il mondo per una “cinque settimane” che abbraccerà sport, moda e cultura equestre.

Proprio nel momento più caldo della stagione estiva, all’interno dell’Equestrian Centre approderà per la prima volta il Campionato Europeo Ponies 2013, una competizione di alto rilievo che farà da apripista al mese di settembre, quando la struttura aretina diventerà l’ombelico del mondo dell’equi-tazione sportiva. Infatti nel giro di poche settimane, lo showground aretino ospiterà una serie di grandi eventi come l’Equestrian Style, il Campionato Italiano Assoluti Juniores, Young Riders, Childrens and Ponies e l’Internazionale CSIO (Concorso Internazionale di Salto Ostacoli) di San Marino che, come nel caso del Campionato Europeo Ponies, sarà una prima volta per Arezzo.

Un grande evento, quello dell’Internazionale CSIO, che contribuirà a dare un ulteriore salto di qualità e che allo stesso tempo si propone come l’ennesimo riconoscimento internazionale per la grande cre-dibilità raggiunta dalla struttura aretina. La sta-gione dell’equitazione sportiva sta ormai entran-do nel vivo e all’Arezzo Equestrian Centre stanno per accendersi i riflettori sulle più grandi manife-stazioni sportive nazionali e internazionali che an-che quest’anno avranno luogo in questo affasci-nante scenario: sempre all’avanguardia, sempre al centro dell’equitazio-ne mondiale.

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Avanguardia ed eleganza

Equestrian Centre si conferma anche in questo 2013 tra le strutture più

importanti dell’equitazione mondiale, ospitando i più grandi eventi

sportivi internazionali

Page 18: Il Settimanale di Arezzo 135

18 15 FEBBRAIO 2013

ono pronti a usci-re dal guscio gli Aquilotti del mi-nibasket “Nova Verta” della

Scuola Basket Arezzo, 14 bambini del 2003 che stan-no muovendo i loro primi passi nell’universo della pallacanestro. Gli Aquilotti, vantando una rosa con tanti atleti che hanno ini-ziato a giocare a basket da pochi mesi, sono una delle formazioni più giova-ni della Sba e rappresenta-no una fonte di speranza per il futuro della società aretina. L’importanza che il gruppo riveste all’interno

della Sba è dimostrata dalla scelta del tecnico a cui è stato affidato l’ar-duo compito di far crescere questi bambini e di formare questa squadra: a guidare gli Aquilotti è uno degli istruttori più esperti della società, Paolo Bruschi, che sta lavorando con passione ed entusiasmo per far cono-scere lo sport a questi giovani atleti. «Agli Aquilotti faccio vivere lo sport come un’emozione – spiega Bruschi. – Il gioco e il divertimento sono i due elementi che permettono ai nostri bambini di appassionarsi alla pal-lacanestro e di praticare un’attività in cui possono crescere e sviluppare il loro corpo stando a contatto con i loro coetanei». La conferma delle parole di Bruschi arriva dagli stessi atleti degli Aquilotti, che non nascon-dono la loro gioia nel giocare a basket e nel condividere questa passio-ne con i loro compagni di squadra. «Gli allenamenti sono il momento più bello della settimana – affermano alcuni bambini. – Veniamo sempre vo-lentieri in palestra perché qui possiamo giocare e divertirci insieme ai no-stri amici». Oltre ai due allenamenti settimanali, gli Aquilotti disputano un

campionato provinciale non competitivo (cioè senza classifiche e con gare senza punti) e parte-cipano a concentramenti e tornei organizzati dalla Sba o da altre società. «Per gli Aquilotti non esiste l’agonismo – conclude Bruschi. – Queste partite servono ai nostri bambini per incontrare atleti di al-tre realtà e per maturare esperienze di basket di-rettamente sul campo».

Il basket è gioia per gli Aquilotti 2003 della Sba

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Francesco PalazziniFilippo Pasquini

Leonardo PasquiniAndrea Salvi

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1915 FEBBRAIO 2012

i sono momenti che comunemente vengono visti come occasioni da non perdere, oppure come veri e propri appuntamenti con la storia. Niente di eroico, parola oramai chiamata in cau-

sa così tante volte da essere sminuita e maltratta-ta. Adriano Nicchi se non è un eroe è di certo un grandissimo atleta, uno di quelli che le “occasioni da non perdere” se le costruisce con grande forza di volontà.

Così il prossimo 30 marzo, sul ring del Casinò di Montecarlo, il nostro Adriano cercherà di strappa-re la cintura di campione europeo Superwelter al bielorusso Sergej Rabchenko, un avversario il cui curriculum parla da solo: 22 vittorie in altrettanti in-contri, di cui 16 per ko. Un avversario fortissimo, per un incontro che il boxeur aretino sa bene che deve essere curato nel minimo dettaglio: «Sarà un grande stimolo e una grande emozione per me combatte-re in un ring sul quale sono saliti i più forti pugili al mondo. Credo molto in me e nella mia famiglia, e mi sto preparando con la consapevolezza di essere entrato in un nuovo capitolo della mia vita, nel qua-le la strada da percorrere è ancora molto lunga».

Un palcoscenico da brividi per un’opportunità che può cambiare la vita di qualsiasi atleta. Una sfida capitata improvvisamente, e che Adriano non ha esitato a raccogliere: «Non pensavo di esordire subito a livello internazionale con la sfida per la cin-tura europea Superwelter. In ogni caso Rabchenko, in mezzo a tante altre proposte, ha accettato quel-la delle mie manager Rosanna e Monia Cavini, e questo per me è motivo di grande orgoglio».

Un incontro da “vertigini”, dopo un periodo con-traddistinto da fastidiose chiacchiere che però non

hanno di certo scalfito il pugile aretino: «C’è stato uno strano gioco e forse alcuni non aspettavano altro che io lasciassi la cintura. Questa situazione mi ha demotivato, io che per combattere ho bisogno di stimoli e di un incontro vero, contro un campio-ne vero. Vivo di emozioni e credo che nello sport le emozioni siano tutto. Adesso mi trovo davanti que-sto incontro che vedo importante non solo per me, ma anche per Arezzo e per l’Italia».

Infatti Adriano sarà l’unico rappresentante italia-no in una delle serate più importanti del panorama della boxe mondiale 2013. In un luogo dove il gioco è il vero padrone di casa, Adriano Nicchi se la an-drà a giocare. In una serata magica, dove si potrà respirare l’aria frizzante tipica dei momenti nei quali i sogni possono diventare realtà.

La grande sfidaIn arrivo un’altra serata storica per la boxe aretina: il prossimo 30 marzo, Adriano Nicchi lotterà per il titolo di campione europeo Superwelter

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IMBIANCATURA IMBIANCATURA && VERNICIATURA VERNICIATURA •• RIPARAZIONE E SOSTITUZIONE: AVVOLGI- RIPARAZIONE E SOSTITUZIONE: AVVOLGI-BILI E ZANZARIERE, WC ELETTRICO TRITATUTTO, LAVASTOVIGLIE BILI E ZANZARIERE, WC ELETTRICO TRITATUTTO, LAVASTOVIGLIE && LAVATRICI LAVATRICI •• MONTAGGIO MONTAGGIO//SMONTAGGIOSMONTAGGIO//MODIFICHE: ELETTRODOMESTICI, MOBILI, CUCI-MODIFICHE: ELETTRODOMESTICI, MOBILI, CUCI-NE, SERRATURE NE, SERRATURE && BLINDATURE BLINDATURE •• SERVIZIO DI APERTURA PORTA, PULIZIA SERVIZIO DI APERTURA PORTA, PULIZIA CAMINI, PULIZIA VETRI CAMINI, PULIZIA VETRI •• PICCOLI INTERVENTI ELETTRICI, IDRAULICI, MURATU- PICCOLI INTERVENTI ELETTRICI, IDRAULICI, MURATU-RA, PAVIMENTI, CARTONGESSO, RIVESTIMENTI RA, PAVIMENTI, CARTONGESSO, RIVESTIMENTI •• PICCOLI LAVORI: SALDATURA PICCOLI LAVORI: SALDATURA FERRO, STAGNO FERRO, STAGNO ((TUBI IN PIOMBOTUBI IN PIOMBO)), LAVORAZIONE METALLI E PLASTICHE , LAVORAZIONE METALLI E PLASTICHE ((PLEXIGLASS, DIVISORI, COPERTUREPLEXIGLASS, DIVISORI, COPERTURE))

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di Omero Ortaggi

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20 15 FEBBRAIO 2013

bambini tra i 3 e i 6 anni sono troppo grandi per il nuoto baby e ancora troppo piccoli per iniziare la vera e propria scuola nuoto. La Chimera Nuoto ha però pensato anche a loro, progettando alcuni corsi intermedi che permettano a questi bambini di praticare un’attività in piscina e cogliere i benefici dell’acqua. Questi sono i Laboratori Acquatici, corsi propedeutici all’insegnamento del nuoto che pre-vedono la scoperta dell’ambiente acquatico con una programmazione didattica fondata sul gioco. Il

più importante obiettivo dei Laboratori è sviluppare nel giovane nuotatore un sereno approccio all’acqua: l’istruttore è un compagno di giochi, capace di divertire e rassicurare ma anche di far ambientare i bam-bini in piscina e trasferire loro le esperienze natatorie dell’apnea e del galleggiamento, dell’immersione e della risalita, della respirazione e della propulsione in acqua.

Tutto questo serve al bambino a capire che “se cado in acqua non affogo”, con gli allievi che, accom-pagnati dall’istruttore a centro vasca dove non toccano, diventano autonomi e acquisiscono sicurezza, maturando confidenza nei confronti dell’acqua che diventa un ambiente familiare in cui stare bene, divertirsi e non avere paura. Nei Laboratori Acquatici la Chimera Nuoto uti-lizza una didattica attiva in cui l’insegnamen-to del nuoto non avviene sulle spiegazioni ma direttamente sulle azioni: l’istruttore fornisce al nuotatore un obiettivo e lui trova i movimenti per raggiungerlo, scoprendo i gesti più adeguati e interiorizzando l’apprendimento. «I bambini dei Laboratori Acquatici affronteranno la scuola nuoto senza alcuna difficoltà – spiega il direttore tec-nico Marco Magara.

– La nostra ambizione è che, al termine dei corsi, tutti sappiano galleggiare, tuffarsi e

nuotare a dorso, anche se questi labora-tori sono utili a prescindere dalla futura disciplina sportiva scelta dagli allievi: si tratta di un’at-tività positiva, senza con-troindicazioni e rischi, ma con tante ricadute

positive sullo svi-luppo e sulla cre-

scita del bambino».

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Per ulteriori informa-zioni è possibile rivol-

gersi alla segreteria del Centro Sport Chimera in viale Gramsci 7 (piazzale dello stadio), chiamare lo 0575/353315 o visita-re il sito www.centro-sportchimera.com

Se cado in acqua non affogo: i Laboratori Acquatici della Chimera Nuoto

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21IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

i sono interpreti che partendo da Arezzo stanno portando avanti carriere di rilie-vo. È questo il caso anche del ventiquat-trenne Alessandro Marmorini, diplo-

mato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, reduce da cinque setti-mane in scena con l’Amleto di Shakespeare per la re-gia di Lorenzo Loris, al Teatro Stabile di Innovazione “Out Off” di Milano.

«Ho iniziato il mio percorso alla Libera Accademia del Teatro di Arezzo – ci racconta l’attore, – poi l’op-portunità di entrare all’Accademia “Silvio d’Amico”. Avevo 19 anni e questo evento ha cambiato la mia vita. Da allora ho avuto la fortuna di incontrare grandi maestri e attori. Ad esempio, ho studiato con il direttore della londinese Guildhall, Christian Burges, il maestro di doppiaggio Mario Maldesi e i docenti di Stage Combat della Lambda di Londra. Ho inoltre lavorato con Carlo Cecchi in Sogno d’una notte d’estate e, sul fronte cinematografi co, ho in-terpretato un ruolo al fi anco di Maria Paiato in un fi lm prodotto dall’Accademia Nazionale e diretto da Sergio Rubini».

Come nasce la passione teatrale?«Un insegnante, quando facevo le elementari,

mi assegnò il ruolo di Capo degli Omini Grigi nel Momo di Roald Dahl. La cosa mi divertì molto e così mi iscrissi alla scuola di teatro, che poi ho fre-quentato per dieci anni. Lì ho scoperto la fatica e il coraggio di diventare un attore. Ero stanco ma felice, sul palco mi sentivo a casa».

Fino al 10 febbraio sei stato in scena a Milano con l’Amleto. Che ruolo avevi?

« I n t e r p r e t a v o Laerte, il fi glio del consigliere Polonio. Di recente ho anche avu-to il ruolo di Herbert ne Il Franco Quinto di Fredrich Durrenmatt, ultima produzione del Teatro Stabile delle Marche».

I tuoi impegni fu-turi?

«Ho una piccola tournée nel periodo marzo-aprile con 1522, uno spettacolo richiesto dal Ministero della Pubblica Istruzione. Quindi ci saranno sicuramente un’ope-ra di Rafael Spregelburd nell’ambito dell’Accademia “Silvio D’Amico” e il debutto a ottobre ne I Giusti di Camus, con una compagnia che abbiamo crea-to io e il regista Giorgio Prosperi. Il mio obiettivo è continuare a studiare e imparare questo mestiere, enigmatico come un quadro di Escher. Per quanto la stia percorrendo da anni, sono ancora all’inizio della strada che mi porterà a essere un bravo attore. Non si può mai sapere se essa sarà dritta, impervia o, ad-dirittura, senza uscite. L’importante è andare avanti sempre con entusiasmo e abnegazione».

ALESSANDRO MARMORINI

ARRIVANO I SUCCESSI PER IL GIOVANE ATTORE ARETINO

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lunedì 18 febbraio 2013 turno verde

Cercasi Tenoredi Ken Ludwig, con

Gianfranco Iannuzzo, regia di Giancarlo Zanetti

Una commedia in cui i continui colpi di scena e le situazioni comiche sono la base di uno dei più importanti successi di Broadway. Che l’abbiate già vista o no, cominciate a ridere!

di Valeria Gudini

Page 22: Il Settimanale di Arezzo 135

22 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

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n viaggio continuo, un volo attraverso i sentieri del tempo”, ma anche uno strumento da cui trarre la forza per superare gli ostacoli che la vita ti può sbattere in faccia quando meno te lo aspetti. Ecco cos’è l’arte per Luciano Radicati, uno dei più originali e poliedrici pittori toscani della sua gene-razione, nato ad Arezzo nel 1949.

Dopo una vita di viaggi e spostamenti, da cinque anni l’artista ha trovato la dimensione ideale ai piedi di Cortona, dove lavora e vive accompagnato dall’affetto della famiglia e dei suoi gatti.

Niente pare rappresentare un segreto per questo autore eclettico, che sa passare con disinvoltura attraverso varie tecniche e materiali. La cifra stilistica è un mix peculiare di simboli ancestrali, spiritualità, mitologia cosmogonica e rappresentazioni oniriche connotate da un ricco colorismo. Un linguaggio che si è formato in oltre quarant’anni di carriera e ha portato l’aretino a esporre in prestigiose sedi italiane ed estere e le sue opere a far parte di importanti collezioni.

«Sono nato in via Fra le Torri, nel cuore di Arezzo – ricorda il pittore. – A quei tempi era una zona ricca di botteghe artigiane, che suscitavano in me curiosità. L’indole artistica si manifestò presto, ma venne osteggia-ta dai miei che ritenevano più utile che trovassi subito un buon lavoro. Alla fi ne prevalse la mia testardaggine e nel 1968 mi iscrissi all’Istituto d’Arte di Firenze.

Ero anche un grande viaggiatore. Tra la fi ne degli anni Sessanta e i primi anni Settanta girai in lungo e in largo facendo l’autostop. Le esperienze in giro per l’Europa – in particolare quella “romantica” a Parigi nel biennio 1972-73 – sono state importanti per la mia formazione».

L’entrata alla UnoAerre segna una nuova fase nella sua vita.«Era il 1976, l’anno del mio matrimonio. Per mettere su famiglia c’era bisogno di un lavoro stabile e così

accettai di operare come disegnatore e modellista per la nota industria orafa, dove rimasi fi no al 1981, lavorando a fi anco di fi gure come Enzo Scatragli e conoscendo scultori e medaglisti di fama mondiale. La passione per l’arte era però troppo forte per la-sciarla intrappolata negli orari di una fabbrica, quin-di, nonostante le due fi glie piccole, lasciai l’impiego per fare l’artista a 360 gradi».

Il 1982 è ricordato come l’anno in cui la ricer-ca diventa distintiva.

«Fu allora che cominciarono a prendere vita i grandi cicli pittorici che poi mi accompagnarono per tutto il decennio, alternandosi a esposizioni e viaggi rivelatori.

I primi anni Novanta sono invece quelli delle mo-stre a Parigi, Mosca, San Pietroburgo, Santander e Copenaghen. Tutto sembrava girare nel verso giu-sto, ma nel 1992 iniziarono i gravi problemi di sa-lute che in questo ultimo ventennio hanno limitato la mia attività.

Lunghi periodi di sofferenza – contraddistinti dai ricoveri nelle cliniche di Losanna e Zurigo – che

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LUCIANO RADICATI

OLTRE IL TEMPO E LO SPASEGRETO DELLA CREAZIO

Page 23: Il Settimanale di Arezzo 135

23IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

ogni volta sono riu-scito a superare con coraggio e sacrifi ci. Da quegli anni sono venuto fuori lacerato nel fi sico ma fortifi ca-to nello spirito».

Dopo aver girato il mondo, ha scelto la tranquilla Cortona per vivere e lavorare.

«Il critico Giulio Carlo Argan dice-va che la vera arte si fa in provincia, e mi trova d’accordo. Al riparo dalle frenesie essa mantiene la sua dimensione più pura, mentre la grande città è utile solo per curare le pubbliche relazioni e conoscere gli operatori del settore».

Proviamo a indicare gli ingredienti delle sua produzione attuale.«Le mie opere polimateriche sono un accumulo “sapienziale” che il tempo non sa collocare: possiamo

trovarci l’arte primitiva, i mosaici bizantini, l’arte mozarabica dell’VIII secolo, ma anche correnti novecen-tesche come la metafi sica, il surrealismo e l’espressionismo tedesco. Tante tessere che vanno a formare il mio linguaggio personale. Riguardo i temi, negli ultimi anni ho sviluppato grandi quesiti esistenziali che mi hanno sempre suggestionato, in primis l’origine e il senso della vita. Su quella scia, carica di spiritualità e misticismo, sta proseguendo la mia ricerca artistica».

SPAZIO, ALLA RICERCA DEL ZIONE

di Marco Botti

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24 IL SETTIMANALE DI AREZZO 15 FEBBRAIO 2013

“diari di Pieve” saranno i protagonisti di un appuntamento speciale promosso dal Giardino delle Idee che si terrà saba-to 16 febbraio, alle ore 17, nella Sala delle Muse del Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo. Un viaggio

tra le pieghe del Novecento italiano attraverso i ricordi custodi-ti nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, per mano degli storici Patrizia Gabrielli e Luigi Ganapini.

Con l’introduzione di Barbara Bianconi e le domande e gli ap-profondimenti di Nadia Frulli e Salvatore Mannino, si parlerà di memoria, contraddizioni di genere, costumi e abitudini quotidia-ne sia dell’Italia protagonista della Seconda Guerra Mondiale sia dell’Italia che si trasforma, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, da Paese agricolo a Paese industriale. Ma si sa, ogni epoca di grande

cambiamento porta con sé profonde con-traddizioni da indagare, se vogliamo dav-vero capire di chi siamo fi gli.

In vista dell’incontro Patrizia Gabrielli, storica e docente di Storia Contemporanea e Storia di Genere presso la Facoltà di Lettere e Filosofi a di Arezzo, ci aiuta a capire meglio una delle fasi cruciali della storia del nostro Paese, inquadrando le voci di coloro che hanno preso carta e penna per raccontare il miglioramento della loro vita quotidiana nel periodo del boom economico, senza sottovalutare gli squilibri tipici di un momento di cambiamento socio-culturale.

«Quando nel 1984 Saverio Tutino fonda l’Archivio – ci dice la professoressa – il suo intento è custodire le memorie delle persone per il valore che portano con sé, dato che permettono alla società italiana di legittimarsi e di costruirsi la propria biografi a».

I diari di Pieve sono una fonte inesauribile. Ma cosa, nello specifi co, hanno

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L’ARCHIVIO DIARISTICO DI PIEVE SANTO STEFANO

UN TESORO CHE IL TEMPO RESEMPRE PIÙ PREZIOSO

EDICOLA “KENNEDY” (VIA KENNEDY 1)EDICOLA DELL’OSPEDALE (VIA NENNI)EDICOLA “SCOSCINI” (VIA ALFIERI)“TIRAMOLLA” (VIA ROMANA 98/A)EDICOLA “GABRIELE FAGIOLI” (BELVEDERE)EDICOLA “PANCI” (PIAZZA SAIONE)EDICOLA “CAMPO DI MARTE” (VIA VITTORIO VENETO)LIBRERIA “EDISON” (PIAZZA RISORGIMENTO 31)LIBRERIA “MONDADORI” (CORSO ITALIA)

LIBRERIA UNIVERSITARIA “LEGGERE” (VIA CITTADINI)

INFORMAGIOVANI (PIAZZA SANT’AGOSTINO)EDICOLA “SAN MICHELE“ (PIAZZA SAN MICHELE)LIBRERIA “FELTRINELLI”

(VIA CAVOUR)EDICOLA “AMIDELLI” (VIA PORTA BUIA)

EDICOLA “SCARTONI” (PIAZZA SAN GIUSTO)

EDICOLA “BIDINI” (VIA REDI)EDICOLA “ROSSI” (VIA PACIOLI)

EDICOLA “DALLA NOCE” (PIAZZA GIOTTO)

EDICOLA VIA ERBOSA

EDICOLA “BURRONI” (VIA TARLATI)PAPER CO.

(CENTRO COMMERCIALE SETTEPONTI)“LA TUA EDICOLA” (VIA FIORENTINA)

EDICOLA “SAN LEO”BOTTEGA DI GIACCO (SAN GIULIANO)

DOVE TROVARE (GRATIS!) “IL SETTIMANALE”

foto © Luigi Burroni

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25IL SETTIMANALE DI AREZZO15 FEBBRAIO 2013

permesso di capire agli storici e a tutti noi riguardo il boom del Dopoguerra?

«Le pluralità di voci conservate ci ha con-sentito di comprendere al meglio come gli italiani hanno realmente vissuto gli anni Sessanta, come è cambiata la loro quotidia-

nità ma soprattutto come viene da loro ricordata. Venendo a contatto con la grande varietà di autori dalla diversa provenienza socio-geografi ca, quindi con-tadini, operai e operaie, studenti e insegnanti, veniamo messi di fronte al loro progressivo cambiamento di vita. A mutare sono gli spazi che abitano, la dieta alimentare – nelle case degli italiani entra infatti la carne – i mezzi di trasporto che utilizzano, il linguaggio che adottano e gli indumenti che indossano».

La mentalità seguiva questa evoluzione?Purtroppo – conclude Patrizia Gabrielli – il cambiamento non avviene a li-

vello di cultura e modo di pensare, stretti ancora in rigidi ruoli di genere. È il caso delle donne che iniziano a lavorare nelle fabbriche ma che non sono tute-late da leggi apposite, o delle città del Nord Italia carenti di servizi e quindi non pronte ad accogliere la moltitudine di migranti».

Tutti questi aspetti si ritro-vano nei “diari di Pieve”, ecco perché il loro valore conti-nuerà a crescere nel tempo e diventeranno sempre più de-gli strumenti indispensabili per storici e antropologi.

www.archiviodiari.it

RENDERÀ di Valentina

Paggini

CINEFORUM AL KAREMASKILa difesa degli animali e dell’ambiente per un futuro migliore

Dal 14 febbraio il Karemaski di via Edison, ad Arezzo, ospita La soste-nibilità dell’essere, una rassegna cinematografica organizzata da

LAV, WWF ed ENPA sull’importanza delle scelte umane per l’ecosistema. Quattro appuntamenti gratuiti, sempre alle ore 21 per scoprire l’impat-to che le scelte di vita e alimentari possono avere per la salute dell’uo-mo, del pianeta e per il benessere degli animali.

Un modo per riflettere e agire correttamente e per aiutare i progetti in difesa delle altre forme di vita e dell’ambiente, sostenuti dalle tre asso-ciazioni. Prima della proiezione, alle 20.30, aperitivo veg a offerta libera, privo di ingredienti di origine animale.

Dopo Food, inc. di Robert Kenner del 14 febbraio, giovedì 28 febbraio sarà proiettato Meat the Truth, un documentario sui cambiamenti cli-matici e la loro relazione con l’allevamento di animali, causa del 18% dell’effetto serra globale. Giovedì 14 marzo sarà la volta di Fast Food Nation di Richard Linklater, un attacco alle catene di risto-razione veloce uscito nel 2006. Giovedì 11 aprile, infine, gli intervenuti potranno assistere a Earthlings, un documen-tario antispecista del 2005 scritto, prodotto e diretto da Shaun Monson, narrato dall’attore Joaquin Phoenix. La co-lonna sonora è di Moby. www.karemaski.com

Chiara Savarino

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a profonda crisi economica del nostro Paese si associa a gravi dinamiche sociali e culturali. In questo contesto non è facile compiere delle scelte, particolarmente quelle più signifi cative

che hanno a che fare con il destino dei nostri fi gli. Le scuole, al riguardo, dovrebbero lanciare segnali orientativi per favorirle. Purtroppo esse innescano sovente dinamiche pubblicitarie ispirate a una lo-gica di vendita del prodotto, anziché offrire solle-citazioni alle famiglie per rifl ettere ponderatamente sulla scelta della futura scuola superiore. Pur tutta-via, questi sono tempi di cambiamento e di serietà, poiché il destino dei nostri fi gli si presenta tutt’altro che certo. Da questo punto di vista, il nuovo Polo Buonarroti-Fossombroni vuole comunicare un semplice messaggio: la scelta della scuola superiore dovrebbe seguire il criterio della ricerca di alcuni concreti esiti lavorativi e quello della possibilità di proseguire con successo gli studi universitari.

Dati Istat rivelano che il 63% dei diplomati ne-

gli Istituti Tecnici ha trovato lavoro nei primi anni suc-cessivi al diploma, mentre l’Ansa ricorda che, nel secon-do trimestre del 2012, oltre 38.000 offerte di lavoro per tecnici non hanno avuto ri-sposta. Mai come in questi anni di crisi economica la scelta del nostro Istituto è, nello specifi co, adeguata per corrispondere alla doppia esigenza di fornire compe-tenze teoriche e pratiche che permettono di acquisire un bagaglio di conoscenze im-mediatamente spendibili nel mercato del lavoro o nella formazione post-diploma e universitaria.

IL NUOVO POLO ECONOUNA SCELTA PER IL FUTU

L

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In un artico-lo apparso sul quotidiano “La

Stampa” del 24 ottobre 2012 si nota quello che è stato defi nito un “paradosso” italiano: tutti al liceo, ma mancano 100.000 periti. Il giornale ricorda che se prendiamo le tabelle Istat, storicamente quando crescono le iscrizioni agli istituti tecnici (il record nel 1990 con 1,3 milioni di studenti) aumenta il Pil nazionale, e viceversa. Sarà solo un caso?

Per chi fosse interessato, si ricorda che sabato 16 febbraio, dalle ore 15.30 alle ore 18.30, ge-nitori e studenti saranno i benvenuti all’Istituto “Fossombroni”.

Chi non potesse quel pomeriggio può sempre contattarci ai seguenti indirizzi:

• I.T.E. “Buonarroti”, piazza della Badia 2, Arezzo, tel. 0575 37381, www.itebuonarroti.gov.it

• I.S.I.S “Fossombroni”, via XXV aprile 86, Arezzo, tel. 0575 35911, www.fossombroni.it

OMICO-TECNOLOGICO: TURO

TEL. TEL. 335 6363847335 6363847 – [email protected][email protected]

CHE COSA OFFRE IL NUOVO POLO ECONOMICO-TECNOLOGICO?

– Un indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing per coloro che sono interessati al mondo dell’economia e vogliono inserirsi nel settore aziendale, finanziario e assicurativo. Il rapporto “Excelsior” di Unioncamere, l’ente che raggruppa le Camere di Commercio, afferma che il 21,5% delle imprese operanti nei servizi finanziari e assicurativi prevede assunzioni.– Un indirizzo Turismo per chi intendesse promuovere il patrimo-nio culturale, artistico, paesaggistico, artigianale del nostro Paese. Lo studio delle lingue straniere è fondamentale, ben tre se ne studiano sin dal primo anno. L’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) ricorda che, tra le figure professionali più richieste ci sono quelle di guida turistica, opera-tore congressuale, programmatore turistico e direttore tecnico di agenzia di viaggio.– Un indirizzo CAT, Costruzione, Ambiente e Territorio (ex Geometri). Oltre alla possibilità di iscriversi a tutte le facoltà univer-sitarie, il diploma di perito in Costruzioni Ambiente e Territorio offre numerosi sbocchi occupazionali: libera professione; dipendente di imprese edili e/o immobiliari: progettazioni, conduzione di cantie-ri, compravendita di immobili; perito assicurativo, dipendente nel settore bancario, professionista in tutte le attività connesse agli aspetti normativi, giuridici o legislativi e giuridici degli immobili (suc-cessioni, condoni, accatastamenti), impiegato presso la pubblica amministrazione.

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AREZZO, CAMPOLUCI 0575/364751

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d aprile 2012, nei depositi del Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna è stata ritrovata una piccola perla: un bozzetto a tempera su carta di Salvi Castellucci con l’immagine di santa Caterina di

Alessandria. Esso è colle-gato a un piccolo dipinto su tela, esposto da tem-po al museo. Raffi gura la Vergine tra un santo do-menicano e appunto Santa Caterina, a sua volta un bozzetto preparatorio per una pala d’altare.

La curatrice del restau-ro Rachele Cardaropoli, specializzata in materiali cartacei (disegni e stampe), ci spiega: «Quest’opera, tirata su telaio e adattata con un cartoncino di sup-porto a una cornice più grande, si presentava come un dipinto a olio su tela. Ma soltanto dopo averla liberata dal vecchio montag-gio ed effettuate le prime operazioni di pulitura per ri-muovere dalla superfi cie la vernice ossidatasi nel tem-po, si è rivelata un dipinto a tempera su carta: tecnica più consona per un bozzetto su carta sia per il materia-le costitutivo sia per l’immediatezza dell’esecuzione».

A proposito della bellezza di questi due bozzet-ti…

«All’epoca, fi nita la loro funzione preparatoria, essi vennero valorizzati e trattati come opere d’arte a sé, mediante un montaggio che ne sottolineasse la bel-lezza. A seguito del restauro della Santa Caterina, da qualche mese sono entrambi esposti l’uno vicino all’altro».

In questo caso, lei e gli altri colleghi restauratori avete svolto un bel lavoro di collaborazione: come?

«Ognuno con la propria specializzazione: l’esperien-za di Rossella Cavigli per l’intervento di pulitura della superfi cie pittorica, l’ingegno di Andrea Gori per la realizzazione di un adeguato montaggio».

AL MUSEO NAZIONALE MODERNA UN BOZZETT

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di Ivana Marianna Pattavina

Dell’aretino Salvi Castellucci (allievo di Pietro Berrettini da Cortona) abbiamo gli affreschi sulle volte del Duomo e altri lavori sparsi per la città. Ma diverse sue opere mobili andarono perse. In occa-sione del nuovo allestimento, a cura della direttrice Paola Refi ce, è doveroso ribadire che il nostro museo è meraviglioso sia come palazzo rinascimentale che per ciò che contiene.

LE D’ARTE MEDIOEVALE E ETTO DI SALVI CASTELLUCCI

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di Fabio Mugelli

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lom

etro

ze

roLA MÙSECA ’N CAMBIA SI ’N SE CAMBIA I SONATORI

Travaglio, gente, è uno che ce chjàppa:«Si Birlusconi a raccontà lle balleè ’l più meglióre» dice - e qui ’n se scappa -«l’altri un son bóni manco a raccontàlle

e fàno la figura de la schjappa»Bersani l’alleanze vòle falle,

ma, tiremmòlla, el filo se gni strappae rischja l’elezioni de bruciàlle.

Vèndela freme, Monti lo minaccia,Grillo spara a ogni ucéllo e va sempre a cacciade l’indicìsi, incerti e de’ cunfùsi.

Gente, che dite? Ce saremo illusiche la mùseca cam-bi? A me ’n me pare,

finché son sempre i stessi lì a cantare.

di Leonardo Zanelli

il so

netto

Ad Arezzo si chiamano fi oc-chi o stracci, ma in Toscana sono più comunemente noti come i cenci alla fi orentina.

Il nome viene da molto lonta-no e sembra derivare dagli abiti e dalle stoffe della tradizione

carnevalesca. Sono la versione toscana di quelli che in Friuli si chiamano “grostoli”, in Emilia “sfrap-pole”, in Veneto “galani”, nelle Marche “frappe” e “chiacchiere” in Campania.

Le varianti regionali sono per lo più dovute ai diversi utilizzi dei vini o dei liquori. Si va infatti dal Marsala all’Anice, dall’acquavite al vino bian-co. La loro preparazione è ancora una tradizione molto diffusa durante il pe-riodo del Carnevale.

MARCO PAOLINI

PRESENTA “ITIS GALILEO”

Venerdì 15 feb-braio, per la stagio-ne teatrale 2012-13, organizzato dal

Comune di Arezzo, va in scena alle ore 21.15 al Teatro “Mecenate” di viale Dante, il nuovo spettacolo di Marco Paolini, uno degli artisti più interessanti del-la scena italiana. L’opera è scritta da Francesco Niccolini e dallo stesso Paolini. Biglietto 16 euro, ridotto 13 euro. Si ricorda che non si entra a spet-tacolo iniziato.

di Lucio Massai

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Frankenweenie di Tim Burton **½

Victor Frankenstein è un bambino intelligente ma so-litario, interessato solo alle invenzioni e al suo cane Sparky. L’investimento del fedele animale lo porteran-no a travalicare il confine tra etica e scienza. Burton torna alle origini, riscrivendo e animando in stop motion il suo secondo cortometraggio del 1984. Ne risulta un’opera stralunata, infarcita delle tematiche e della cifra stilistica del regista, attento soprattutto all’universo infantile: i bambini di New Holland, pic-coli mostri suburbani incompresi dalla società adulta, sono il miglior innesto della nuova versione. Il nucleo del film – invariato – dà però all’operazione un retrogusto di brodo allungato.

Enrico [email protected]

ti accompagnano in città (e a ballare!)

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Strada E, n. 5 – loc. San Zeno, Arezzo – tel. 0575 925953