il segno della domenica n°25

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n.25 AMBIENTE&... una settimana di articoli scelti per voi www.ilsegnonews.it il segno della domenica

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Giornale online di Vado Ligure

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n.25AMBIENTE&...

una settimana di articoli scelti per voi

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il segno della domenica

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TRA IL VECCHIO E IL NUOVO LE IMMAGINI RACCONTANO LA CITTA’

Da quando è nato il segno siamo andati cercando vecchie foto e documenti per tentare di sedimenta-re, in una apposita sezione, i ricordi e le memorie di una città che sta scomparendo e di un tempo che non solo le frenesia dell’oggi, ma l’inevitabile rincorsa al nuovo, sta cancellando.Quando è nata la mostra, prima in Redazione, come uno dei tanti progetti culturali che stiamo met-tendo in cantiere, poi dopo, nel confronto con il Comune di Vado Ligure e con l’Assessorato al Com-mercio, pensavamo che il reperimento di foto, possibilmente mai viste o poco conosciute, sarebbe stata la parte più difficile, anche se stimolante, di questa avventura.Invece, quella che sabato prossimo 15 dicembre verrà inaugurata e terrà banco fino al 15 di gennaio, si è rivelata una piacevole sorpresa, ma soprattutto un’occasione insperata.“Tra il vecchio e il nuovo” e cioè le immagini raccontano la città, infatti, è risultato un momento alta-mente significativo non solo per la raccolta di foto e documenti della Vado Ligure del passato, ma anche per il riscontro della grande voglia di partecipazione delle persone e del grande senso di appartenenza di un largo strato della popolazione.La mostra che si snoderà attraverso tre punti cardine, il Centro Storico, Porto Vado e il Centro Com-merciale del Molo, avrà come sede inusuale le vetrine dei negozi e raccoglierà immagini del passato e offrirà il confronto, quando è stato possibile, fra scorci di una volta e la situazione attuale.Le note positive sono state l’entusiasmo e la collaborazione non solo dell’assessore al commercio, il vicesindaco Guido Canavese nell’accettare la proposta, ma anche la fattiva e attenta collaborazione degli uffici comunali e dei dirigenti che hanno gestito l’operazione, ad esempio Vania Landini, che ha consentito, come in poco tempo e con scarsi mezzi, si sia potuto mettere insieme un patrimonio di emozioni e ricordi che, mostra a prescindere, diventerà un dote futura per la città.Foto nelle vetrine, un percorso guidato per i “visitatori”, raffronti fra passato e presente, ricerca.Non pensavamo a tanto quando siamo partiti e invece i risultati, fino ad oggi, sono stati entusia-smanti.

CULTURA

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Intanto la risposta dei commercianti. Pur nel periodo più cruciale dell’anno, con le vetrine votate al Natale e agli acquisti, ben 24 hanno aderito al progetto. Anzi in alcuni casi hanno contribuito garantendo il proprio aiuto e offrendo foto e consigli su dove reperirne.A tutt’oggi sono state duplicate 700 vecchie immagini, che adesso, dopo la scelta della più signifi-cative per la mostra, dovranno essere selezionate e confrontate con la raccolta che da anni stanno realizzando con attenzione e scrupolo storico e filologico Gemma Babboni e il Centro culturale di Villa Groppallo, coordinato e diretto dalla dottoressa Donatella Ventura. La Biblioteca “Rosselli” che è un po’ la vestale delle memorie di Vado e le sta custodendo in attesa di una sistemazione ottimale, ha messo così ha disposizione il proprio materiale e quindi le imma-gini che nei prossimi giorni, pur in un contenitore inusuale come le vetrine e gli spazi pubblici, verranno rese note.Se l’operazione è riuscita, però, il gran merito è stato dei vadesi, dei semplici cittadini, ma anche delle Società di Mutuo Soccorso (la Baia dei Pirati con Giancarlo Esposito ad esempio, è stata di sprone, stimolo e grandissimo aiuto) e dello stesso Comune che non ha esitato ha mettere a dispo-sizione tutta la documentazione possibile. E che dire di Franca Guelfi che per mesi ci ha aiutato e supportato con materiale e consigli.Appena si è sparsa la voce che la Redazione de il segno cercava foto di Vado Ligure abbiamo regi-strato una presenza costante e allegra di persone che si sono presentate con album, buste, ma anche soltanto con un paio di foto da far vedere. Lo scanner, i dati e l’opera era conclusa in pochi attimi. Ma i racconti, le memorie, la partecipazione dietro quelle immagini sono diventati un patrimonio di tutta la Redazione, momenti di grande emozione. Non sono mancati, qualche volta, i lucciconi, ma questo non può andare in mostra, resta cosa privata e unica.Un grande, insostituibile insegnamento.

REDAZIONE

Una delle immagini della mostra “tra il vecchio e il nuovo”che dal 15 dicembre verrà allestita nei negozi di Vado Ligure:l’immagine ritrae la parte a ponente della città agli inizi del secolo scorso

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LA CHIAMATA ALLE ARMICENE, APERITIVI E STUDIO.LA RIVOLUZIONE ECOLOGISTA SI FA CON UN SORRISO

Il comitato Amare Vado, il partito dei Verdi, la Rete Savonese Fermiamo il Carbone hanno orga-nizzato incontri, aperitivi e cene per dire no alla piattaforma Maersk, no al carbone e sì ad uno sviluppo sostenibile, sì alla tutela della salute e dell'ambiente contro l'inquinamento e lo scem-pio edilizio. Il caso dell'Ilva di Taranto ha dato nuove speranze a chi da anni combatte una bat-taglia per la natura e la salute che non vuole sottostare al ricatto del lavoro, portando le per-sone ad una nuova consapevolezza e a porle dinanzi ad un bivio in cui si dovrà per forza sce-gliere che cosa volere per il proprio futuro e quello dei propri figli.

Ambiente, ecologia, lavoro, salvaguardia della salute, inquinamento. Parole legate tra loro dal significato di un dizionario. Verità del verbo scritto separate negli anni dal boom economico, dal consumismo e una consapevolezza di sba-gliare mitigata e celata dal luccichio delle como-dità, del “buon vivere”, del lavoro per tutti e di leggi per la tutela del cittadino non adeguate in alcuni casi alla realtà delle cose.L'Ilva di Taranto, una bomba a orologeria, che in molti han sperato rimanesse inesplosa e che invece con la sua deflagrazione ha portato le per-sone, gli stessi lavoratori della fabbrica, a non accettare più compromessi, non voler più barat-tare la salute, il territorio e la qualità della pro-pria vita per sopravvivere, chinando la testa, davanti alla marcia non più inesorabile del pro-gresso a tutti i costi.Lo spostamento d'aria della deflagrazione non ha lasciato indifferenti, portando anche i più reticenti a dover fare i conti con se stessi e con il reale stato delle cose, ma soprattutto, ha dato nuovo slancio a chi, da anni, combatte una linea di pensiero e di azioni che potrebbero portare solo danni, malattie e l'annientamento dell'am-biente naturale.Associazioni, comitati, piccoli partiti, fatti di per-sone, volontari e perché no “sognatori” che com-battono quelle che alcuni hanno definito, classi-che battaglie contro i mulini a vento, verso i cosiddetti “poteri forti”, le caste, o alcune grandi compagnie industriali, sentendosi alle volte soli

nella loro battaglia e che, finalmente, hanno intravisto una speranza, una possibilità, per non essere più una minoranza ma una voce forte, profonda e reale per un cambiamento necessario e non più rimandabile.L'inquinamento industriale, fonti di energia fossile e nocive, progetti faraonici che sommer-gono piccole comunità, erano e sono argomenti “campanilistici” che spesso non portano i citta-dini a sentirsi direttamente coinvolti se non quando ne sono personalmente interessati e che ora possono diventare argomento prioritario della vita di tutti, del proprio lavoro e della salute.Una nuova strada da percorrere che ha dato una spinta insperata e forse vitale, alla battaglia per l'ambiente, anche in una piccola città come Vado Ligure, coinvolta negli ultimi anni in una guerra a tutto tondo, passando dall'inquinamento dell'aria a quello del mare, con al centro la salute e la qualità della vita.

Sulla scia dell'onda del cambiamento le associa-zioni ambientalistiche si sono organizzate e nelle prossime settimane sono molti gli appuntamenti per discutere della situazione, le azioni da intra-prendere, valutare lo stato delle cose e poter esprimere il proprio pensiero, dire no all'inqui-namento e sìe a progetti consapevoli e ecologici.Il comitato Amare Vado, da anni lotta per impe-dire la costruzione della piattaforma Maersk. Raccolte firme, referendum, ricorsi, ed ora la Corte di Bruxelles sono le azioni che hanno intrapreso i cittadini vadesi che non vogliono un progetto grande quanto 40 campi da calcio nel loro golfo e che porterebbe più di mille camion al giorno nelle strade della loro città. Un baratto con il lavoro che non vogliono accettare, a queste condizioni e di cui parleranno in un incontro amichevole, domenica 9 dicembre, nella sala della SMS Baia dei Pirati a Porto Vado. Un “ Aperitivo antipiattaforma” dove si potranno incontrare i soci e parlare della situazione.

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ARIANNA CODATO

La Rete Savonese Fermiamo il Carbone, costituitasi da poco e legata alla rete nazionale, ha invece iniziato la sua battaglia legale contro l'ampliamento della centrale elettrica Tirreno Power. Energia dal carbone prodotta fino a quest'anno senza la regolare autorizzazione AIA con gruppi obsoleti e non più adeguabili alle norme ambientali europee. L'ampliamento prevede l'abbattimento di questi gruppi in cambio di un potenziamento ma proseguendo nella produzione da fonti fossili quando l'Europa, da anni ormai, ha intrapreso la conversione a metano e la riduzione dell'uso del carbone, dichiarato ormai da tutti, inquinante, tossico e pericoloso per la salute delle persone. Per informare i cittadini sulla vicenda e raccogliere fondi la Rete savonese ha organizzato una cena-incontro presso il Tennis Squash di Vado Ligure, mercoledì 12 dicembre.Ma a Savona, oltre alla Rete contro il carbone, c'è il partito dei Verdi che da anni cerca di farsi spazio, nella politica italiana, tra i due grandi schieramenti storici, con la sua battaglia per l'ambien-te, la green economy, le risorse sostenibili e una politica realmente partecipativa. Venerdì 14 Dicem-bre i verdi savonesi invitano gli ecologisti a passare dalle sede di via Famagosta, 10 dalle 18 alle 22, per scambiarsi opinioni, dare un contributo economico alla federazione nazionale dei verdi, o iscri-versi al partito. Una settimana di confronto con la realtà del momento, in cui ascoltare, parlare e valutare la situa-zione in prima persona

Centrale Tirreno Power e piattaforma Maersk sono al centro della contestazione degli ambientalisti di Vado Ligure e non solo

CRONACA

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CONCESSIONI DEMANIALI, LA SVOLTA E' VICINAENTRO IL 18 DICEMBRE LA DECISIONE FINALE. ECCO I POSSIBILI SCENARI

Concessioni demaniali degli stabilimenti, una storia infinita. Ma entro una decina di giorni, con tutta probabilità, la stretta finale. Da una parte una direttiva presentata dalla Commissione Euro-pea, la Bolkestein, che indica a partire dal 2015 il via alle libere concessioni degli stabilimenti balnea-ri mediante aste, dall'altra il Sindacato Italiano Balneari, portavoce delle 30.000 imprese turistiche che opponendosi alla direttiva europea e indica con questa la morte del turismo italiano. Liberaliz-zazione dei servizi e apertura agli stranieri e alle multinazionali, contro l'attuale mantenimento della gestione delle spiagge private affidate ai locali. I primi promettono l'abbattimento dei costi mentre i secondi mirano a mantenere il controllo diretto delle concessioni definendo il settore balne-are come una peculiarità italiana, fattore di successo e di competitività del turismo nazionale. Sopra le parti l'esigenza di rilanciare il settore turistico e magari dare nuova linfa all'economia nostrana. E qui iniziano i problemi. Due tappe che hanno fatto discutere tutti, nessuno escluso. Prima l'emenda-mento al decreto legge del 30 novembre di quest'anno, presentato da Pdl e Pd, che propone di slitta-re la scadenza, prevista inizialmente per il 2015, a fine 2045. Una proroga di trent'anni che fa scate-nare gli ambientalisti. Il Wwf grida all'«inciucio bipartisan» lamentando come in questi anni gli attuali gestori degli stabilimenti abbiano pensato solo a cementificare senza alcun rispetto per l'am-biente. La Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, invece accoglie lo slittamento con soddisfa-zione e risponde con una nota dove dichiara: «in questo modo, stabilimenti balneari eristoranti che operano su terreno demaniale avranno modo di organizzare meglio le loroattività in vista della aste pubbliche». L'attenzione in questo caso è puntata sull'arco

Ombrelloni chiusi: lo sciopero della spiaggia la scorsa estate ha evidenziato il problema delle concessioni demaniali.La questione non è ancora stata risolta

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ANDREA GHIAZZA

temporale che permetterebbe agli attuali gestori degli stabilimenti di estinguere eventuali mutui e rientrare degli investimenti. Tutto finito? Niente affatto. Pochi giorni fa un nuovo sviluppo della vicenda. Martedì 4 dicembre si apre un nuovo capitolo. L'iniziale allungamento di trent'anni viene ridotto a cinque su richiesta della commissio-ne Industria del Senato nonostante il governo abbia espresso parere contrario sulla mini proroga. Una mediazione tra l'inizio imminente della Bolke-stein e la maxi proroga di trent'anni che possa met-tere tutti d'accordo? Neanche per idea. Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Cna-Balneatori e Assobalneari Italia-Confindustria rilanciano. «La mini proroga di cinque anni -si legge in una nota delle Associazioni di categoria degli imprenditori balneari- è stata oggetto di un vero e proprio festival di dichiarazioni allarmisti-che che ha comportato la criminalizzazione di un intero comparto economico cruciale per un intero Paese». Ma il botta e risposta sortisce gli effetti del caso. Le associazioni di consumatori non ci stanno e partono al contrattacco definendo la mini proro-ga solo come un «pericoloso regalo a una lobby». La risposta non tarda ad arrivare e le Associazioni di categoria degli imprenditori balneari respingo-no le accuse al mittente e minacciano di rivolgersi alla giustizia italiana ed eventualmente europea per la tutela dei propri diritti qualora non venisse approvato un compromesso. Il resto è storia recen-te. Tutti alla finestra aspettando il maxi-emendamento. Se il decreto sviluppo bis dovesse diventare legge, sarà vittoria per gli operatori locali che avranno ancora almeno cinque anni per ri(organizzarsi). Diversamente la direttiva europea Bolkestein sarebbe davvero dietro l'angolo e parti-rebbero massicce proteste e scioperi con ombrello-ni incrociati. Senza contare il caos attuale al gover-no, non sono esclusi colpi di scena o ulteriori slitta-menti. Un'estate, la prossima, che potrebbe essere bollente per le concessioni demaniali già da dicem-bre.

DEGNI DI NOTE

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TRA QUILIANO E VADO SCORRE LA MUSICAAL VIA IL PROGETTO PER LA SALA DI REGISTRAZIONENELLE MEDIE DI VALLEGGIA

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MICHELE ALLUIGI

Una sala musica ad unire i giovani di Quiliano e Vado. I ragazzi, non solo quelli dei due centri (che però avranno la priorità di utilizzo), appassionati di musica o desiderosi di entrare nel mondo delle note, avranno uno spazio interamente dedicato a loro.Nei giorni scorsi il via per l'inizio delle procedure della gara d'appalto che assegnerà i lavori di rifaci-mento e insonorizzazione della saletta adiacente il Centro Giovani della scuola media di Valleggia.-L'idea di un'area dedicata alla musica da destinare ai ragazzi – spiega l'assessore del comune di Qui-liano Pierluigi Lavazelli , nasce nel Comune di Quiliano, a seguito della collaborazione con Vado Ligure nella realizzazione del Plug Festival 2011. L'obiettivo è quello di avvicinare i ragazzi al mondo della musica fornendo loro gli strumenti necessari e, appunto, una piccola sala registrazione. L'inter-vento, sulla base di un finanziamento regionale e di fondi stanziati dai comuni di Quiliano e Vado Ligure, prevede un allestimento dal punto di vista tecnico e componentistico. Ma non solo. Ai lavori tecnici sarà affiancato l'accompagnamento teorico di educazione musicale e all'ascolto curato da Gianmattia Delbuono, educatore del Centro Giovani-.Una collaborazione, quella tra Quiliano e Vado, che è si concretizzata nella previsione di un lavoro congiunto nell'ambito delle politiche giovanili, come testimonia la delibera firmata dalle due ammi-nistrazioni comunali.-Vado e Quiliano unite e collaborative, vicine alle esigenze dei giovani - sottolinea Piero Borgna, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Vado Ligure – la scelta di destinare il locale adiacente il Centro Giovani alla costruzione di una sala musica e di registrazione affonda le sue radici della mas-siccia frequentazione del Centro sia da parte dei ragazzi di Quiliano che di Vado, segno che l'attenta conduzione è riuscita a creare un punto di attrazione al di fuori dei confini quilianesi. Uno spazio importante e attivo, frutto della collaborazione tra le due realtà. Vicine non solo geograficamente, ma anche da un punto di vista sociale-.La conclusione dei lavori è prevista per i primi mesi del 2013.Un'isola felice del suono, a metà tra i due comuni.

SPAZIO ALLA CREATIVITA’UN REGALO PER CHI FA MUSICA, IL ROCK NON E’ UNA CENERENTOLAI comuni di Vado e Quiliano hanno unito le forze per dare ai giovani amanti della musica uno spazio dove dar libero sfogo alla propria arte sonora e dove, a partire dai primi mesi del 2013, potranno anche registrare.Che dire? Una vera e propria manna da cielo per tutti coloro che, come il sottoscritto, si cimentano nello studio di uno strumento musicale e con le loro band animano, o mole-stano, a seconda dei pareri, le serate nei locali del savonese.Colgo l'occasione per rinnovare il mio invito a tutti i musicisti ad unirsi, a far capire e ribadire che la scena musicale di Savona, in particolare quella rock , c'è, è viva e vanta i suoi seguaci.Questa sala di incisione si può tranquillamente definire un premio per tutti gli anni che abbiamo passato a suonare osteggiati da un ambiente che non capisce, o meglio non vuole capire, il valore della nostra musica.E' dimostrato che la costanza, alla lunga, viene premiata; iniziative come il Vado Rock Fest o il Machete Fest (per citarne alcune) hanno fornito ai gruppi un'ottima vetrina per farsi conoscere.E' nostro compito quindi sfruttare questo regalo che ci viene fatto, facendo cosi in modo che questo spazio non vada sprecato e possa continuare ad esistere.La longevità di alcuni gruppi e la continua nascita di nuovi progetti musicali sono sinto-mo evidentedel fatto che chi suona non ne può fare a meno.*chitarrista e cantante dei Perseverance

IRENE SALINAS

La solidarietà come un filo. Unico ma stretto da mani diverse. C'è chi si occupa di volontariato in modo concreto, indossando una divisa, come ad esempio quella della Croce Rossa Italiana, con lo spirito di chi dona il proprio tempo libero agli altri. E c'è chi, come l'attore Giacomo Poretti, essendo un per-sonaggio pubblico presta il volto a diverse iniziative benefiche. Due facce della stessa medaglia. Un solo obiettivo, essere d'aiuto. In primo piano, a seconda delle proprie disponibilità, il desiderio di "fare qualcosa", di non restare fermi ad osservare. La volontà di agire e portare il proprio contribu-to là dove questo è necessario.

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I PIONIERI, LA FORZA DELLA CRI QUILIANO

RAGAZZI CHE PARLANO LA LINGUA DEL VOLONTARIATODedizione e impegno. Il volontariato passa per i giovani.E’ un gruppo ben organizzato e intraprendente, quello dei Pionieri della Croce Rossa di Quiliano. Promotori di numerose iniziative, ideatori di attività diretta ai ragazzi. Perché i giovani possono parlare meglio ai giovani. Questo il principio di fondo.<I Pionieri sono la componente giovanile della CRI – spiega Silvano Baccino, pioniere dal 2008 – il gruppo di Quiliano conta 45 membri, numero importante. Ragazzi tra i 14 e i 26 anni, che hanno fatto del volontariato una costante. Compatibilmente con gli impegni scolastici o lavorativi e con i propri interessi, ci riuniamo nella sede di via Bertolotto. Alcuni di noi, raggiunta la maggiore età, prestano servizio in ambulanza, ma tutti ci occupiamo di iniziative dirette ai giovani o alle persone maggiormente bisognose. Lo scopo principale della nostra attività è appunto la solidarietà sociale, intesa come difesa delle categorie più deboli>.

I GIOVANI, UN MODO NUOVO DI PARLARELinfa vitale della Croce Rossa quilianese, il gruppo Pionieri presieduto da Bianca Angelone, si occupa di prevenzione alla salute con iniziative nell’ambito dell’educazione sessuale, della sicurez-za stradale e di igiene, dieta ed educazione alimentare. <E’ determinante il contesto in cui vengono svolte le attività – precisa ancora Baccino – se infatti ci troviamo nelle scuole, abbiamo la possibilità di illustrare i contenuti delle nostre piccole lezioni in maniera più discorsiva, coinvolgendo attivamente i ragazzi in un’ottica partecipativae colloquiale. Se siamo invece in piazza o in discoteca, è necessario far capire i concettiin breve tempo. Principalmente in questi ultimi due contesti ci occupiamo di

L'assistenza alle persone in difficoltà, oltre al pronto intervento, è uno dei punti di forza dei volontari della Croce Rossa

educazione sessuale e prevenzione alle malattie sessualmente trasmissibili. Spesso i ragazzi sono totalmente disinformati, noi cerchiamo di dar loro nozioni di base, mediante giochi. E’ un apprendimento facile e veloce, che li coinvolge direttamente, per rendere chiari i comportamen-ti a rischio e sollecitare l’attenzione>.

I SERVIZI VERSO RAGAZZI A SCUOLA, AN-ZIANI IN DIFFICOLTÀ, INDIGENTIAffiancati alle attività educative, ci sono poi i servizi che i Pionieri svolgono in maniera conti-nuativa, alternandosi in turni a seconda della disponibilità. Dal 2005 i volontari minorenni accompagnano i bambini della scuola materna di Quiliano durante il viaggio in pullmino. Si accertano che i bimbi non si alzino dal posto e li consegnano ai genitori nelle varie fermate.Ma due sono i fiori all’occhiello della loro attivi-tà. Primo fra tutti il Prontofarmaco, iniziativa che parte nel 2010 e che prevede assistenza tem-pestiva alle persone impossibilitate a reperire farmaci o presidi sanitari in autonomia. <I Pio-nieri si recano nell’abitazione di chi ha bisogno – spiega Silvano Baccino – prendono la ricetta e il ticket sanitario, vanno in farmacia e tornano con

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i medicinali. Il Prontofarmaco è un servizio a chiamata per la zona di Quiliano e Valleggia mentre nella frazione di Roviasca viene effettua-to ogni due settimane>. La prospettiva è quella di estendere il progetto, importante aiuto, anche nelle sedi di Vado Ligure e Bergeggi.Altra iniziativa di rilievo è quella denominata Viveri Agea. La Croce Rossa è uno degli enti pre-posti alla distribuzione di alimenti a marchio CE. Riso, pasta, olio, formaggi vengono quindi con-segnati a otto famiglie indigenti del quilianese, nove da gennaio 2013, in base all’indicazione dell’ufficio Servizi Sociali del Comune.<Sia per il Prontofarmaco che per i Viveri Agea, i Pionieri si avvalgono dell’ape, mezzo donato da una famiglia quilianese. Un ausilio davvero importante, perché consente anche ai minorenni e a chi non è in possesso della patente di guida, di utilizzarlo. Inoltre ripara dalla pioggia nei mesi invernali>.Un aiuto concreto, quello dei pionieri. Un volon-tariato che parla alla popolazioneattraverso i giovani. Ragazzi cometanti, con l’attenzione al sociale dipochi. Che il loro esempio sia di ispirazione.

IRENE SALINAS

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IL “PICCOLO MONDO” DI GIACOMO PORETTIUN LIBRO DI ESPLORAZIONE PERSONALE E COLLETTIVA

È un Giacomo Poretti diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere e ad amare in tele-visione e al cinema quello che è salito sul palco del Teatro Don Bosco di Savona per presentare il libro autobiografico "Alto come un vaso di gerani", nell'incontro organizzato dalla libreria Ubik e dal mensile "Il Letimbro", il cui vicediret-tore, Marco Gervino ha fatto gli onori di casa..Giacomo, sempre divertente e pronto alla battuta ha anche regalato al numeroso pubblico presente in sala una parte molto più introspettiva e, se vogliamo, profonda della propria personalità.Non potrebbe essere altrimenti considerato che il libro ripercorre l'infanzia e la giovinezza dell'at-tore e il suo percorso di crescita umana. Un racconto delicato ed evocativo della vita in un paesino della Lombardia, con i suoi personaggi e le sue piccole grandi storie a fare da contorno.

SI PARTE DAL "BASSO"La presentazione a Savona, in un teatro parroc-chiale, ha offerto diversi spunti a Giacomo per introdurre esperienze importanti della sua esistenza. «Ho debuttato come attore proprio in un teatro come questo – racconta Giacomo – Per uno spettacolo parrocchiale servivano un bam-bino grasso, un bambino alto e un bambino basso; fu così che la mia scarsa altezza mi regalò il primo ruolo, ma ciò non mi impedì di farmene un cruccio. l parroco, Don Giancarlo, provò molto cristianamente a consolarmi dicendomi che la mia "bassezza" mi avrebbe dato molte soddisfazioni e che il Signore non agisce mai per caso. "Vuoi essere alto o grande?"mi chiedeva... Beh, in quegli annitrovavo sia Don Giancarlo sia ilSignore molto crudeli. Anche se allafine il Don ci aveva visto giusto».

UN RAPPORTO TORMENTATO ANCHE CON L'ALTISSIMOIl rapporto di Giacomo con la fede non è sempre stato facile.«Crescere in un paese della profonda provincia italiana a cavallo tra gli anni '50 e '60 comportava ricevere un'educazione di stampo cattolico – racconta – L'oratorio e il parroco sono stati due punti di riferimento della mia gioventù. Poi con l'adolescenza, coincisa con un periodo di forti spinte innovatrici che attraversavano la società, avevo finito per allontanarmi dalla fede, conqui-stato da differenti prospettive di felicità.Solo dopo l'incontro con mia moglie, superata la fase "rivoluzionaria", ho ritrovato, insieme a una stabilità esistenziale, anche la gioia della vita cristiana. Insieme partecipiamo alle attività del Centro Culturale San Fedele di Milano, compati-bilmente con gli impegni di lavoro».

LA COLONIA (PENALE) DI PIETRA LIGUREI ricordi, un po' traumatici, dell'infanzia non si fermano però al debutto teatrale come attore "tascabile", ma portano Giacomo in Liguria, pre-cisamente a Pietra Ligure.«Oltre che essere basso ero anche magrolino – puntualizza sconsolato – o, come dicevano i medici allora, "linfatico" (ho l'impressione che ogni decennio abbia delle diagnosi "di moda" per malattie vere o presunte a cui i medici ricor-rono quando non sanno che pesci prendere...).La soluzione era spedire i bambini linfatici al mare a prendere lo iodio. E mica d'estate! A marzo o ad aprile.Così dall'età di 4 anni i miei genitori mi spediro-no alla colonia di Pietra Ligure. Un'esperienza devastante per un bambino piccolo... ricordo ancora le scene della partenza: file di bambini sul marciapiede della Stazione Centrale a Milano, tutti con la loro valigetta e l'espressione spaurita, con le mamme in lacrime che raccomandavano "non piangere!".E "non piangere" era anche la parola d'ordine che le signorine addette alla colonia ci ripeteva-no più volte al giorno. L'unico modo per darci coraggio era cantare tutti insieme, sulla strada che dalla colonia portava alla spiaggia, una can-zone che faceva "Milano, Milano torneremo!". E poiché eravamo 3-400 bambini non era uno spet-tacolo rassicurante, tanto che le signore del posto chiudevano le imposte al nostro passaggio.

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Ripensandoci tutta l'esperienza della colonia sembra uscita da un romanzo di Dickens, persi-no con un vago retrogusto di lager».Per il povero Giacomino nemmeno il tanto atteso ritorno a casa fu motivo di gioia, anzi...«A coronare i due mesi di villeggiatura forzata – prosegue – una volta i miei genitori arrivarono in ritardo a prendermi in stazione a Milano. Rimasi da solo sul binario, mentre due delle sim-patiche addette della colonia commentavano "ecco, tutti gli anni ce ne lasciano un paio. Aspet-tiamo ancora cinque minuti e poi lo portiamo al brefotrofio». Un viaggio a casa in taxi, tra i mu-gugni dei compaesani, risolse l'increscioso epi-sodio.

I RACCONTI DI VILLA CORTESEProprio la descrizione della varia umanità che popolava Villa Cortese, il paese natale, consente a Giacomo di dare libero sfogo al gusto per il racconto. La galleria dei tipi, degli episodi, apparentemente insignificanti, che però in una realtà piccola e chiusa, ci riporta a un'Italia che non c'è più, della quale però siamo tutti più o meno figli o nipoti.C'è un che di guareschiano in questo "piccolo mondo" lombardo, descritto con affetto e con un po' di nostalgia. «Nel ricordare le storie e le per-sone sento fortemente il senso del tempo che passa – spiega Giacomo – ed è un modo per far vivere ancora chi non c'è più ma che, in un modo o nell'altro, ha segnato la mia esistenza. Il tempo è un concetto che mi ha sempre affascinato, fin da bambino, e da quando sono diventato padre lo sento ancora di più, perché ora ci sono due direzioni su cui muoversi: il passato e il futuro. Il mio passato può aiutarmi a trovare delle risposte alle domande che mio figlio potrà farmi un domani, e vorrei arrivare più preparato, anche se so che sarà difficile».

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LO SPETTACOLO DEL REALELe idee migliori arrivano dunque spesso per caso, o su deformazione grottesca dellarealtà, come nel caso del trio diimprobabili acrobati "I Bulgari". «I Bulgari si ispira-no a un gruppo di acrobati africani davvero scarsi che ci capitò di vedere – racconta – E non ci lasciammo scappare l'opportunità di farne un numero comico. Noi abbiamo sempre prediletto un tipo di comicità fisica, spesso anche a scapito delle parole. Agli inizi questa scelta rappresentò un pro-blema, perché la televisione vive di tormentoni e di battute fulminee. Ci sono voluti quasi dieci anni di gavetta per arrivare al successo».Col successo televisivo è anche arrivata la possibili-tà di avvalersi di spalle d'eccezione. Una di quelle che Giacomo ricorda con più piacere è l'ex allenato-re dell'Inter, Roy Hodgson, coinvolto in una sgan-gherata lezione di inglese col professor John Flana-gan, interpretato ovviamente dal comico milanese, noto tifoso nerazzurro.«John Flanagan rappresenta il tipico insegnante di inglese pignolo e noioso. Quando l'Inter ingaggiò l'allenatore inglese Hodgson l'occasione fu troppo ghiotta e la produzione prese contatto con la socie-tà.Organizzammo l'incontro e il compianto Giacinto Facchetti, allora responsabile dei rapporti con la squadra, era terrorizzato all'idea che gli "rovinassi-mo" il nuovo allenatore. Roy Hodgson invece si prestò al gioco con uno humour tipicamente British e ne uscì un siparietto davvero riuscito, col povero Facchetti che, fuori scena, stava sulle spine.Quella Inter non era un granché sul campo, ma mi ha dato soddisfazioni di altro tipo».Il calcio, il teatro e la fede: tre argomenti cari all'au-tore che hanno trovato spazio in un incontro in cui il libro è stato quasi una "scusa" per raccontare e raccontarsi, per far conoscere un lato più privato e profondo di Giacomo Poretti.Che non sarà diventato alto, ma che ha trovato il modo di diventare grande.

Alunno d'eccezione per John Flanagan: Roy Hodgson,oggi c.t. della nazionale di calcio inglese

MARCO CALLERI

TAFAZZI, IL TERRORE DEGLI SPAZII temi profondi affrontati da Giacomo non pre-cludono però una breve e gustosa digressione sul lato professionale e comico della sua vita.Uno dei suoi personaggi ha conquistato persino le pagine dei dizionari della lingua italiana, un onore che, tra i comici, può vantare solo Paolo Villaggio con il suo fantozziano ragioniere.Il "tafazzismo", termine che indica un masochi-smo esagerato, tra il compiaciuto e il patologico, trae origine appunto da Tafazzi, fortunato perso-naggio interpretato da Giacomo nella storica trasmissione televisiva "Mai Dire Gol". La carat-teristica di Tafazzi è appunto l'ossessivo colpirsi, a ritmo di musica, le parti intime (opportunamente protette dalla "conchiglia" usata dai pugili, con una bottiglietta d'acqua,ovviamente vuota. L'origine del personaggio è quantomai curiosa«Tafazzi è stato un momento di felice creatività, anche se quasi casuale. O di cretineria, decidete voi! – scherza Giacomo – Con i miei soci Aldo e Giovanni stavamo lavorando a un nuovo numero da portare in scena allo Zelig, storica casa del cabaret milanese (da cui ha tratto ispira-zione l'omonimo programma TV, nato però suc-cessivamente). Il tema erano i supereroi, in ver-sione "sfigata". Aldo scelse di essere un Super-man cagionevole di salute e Giovanni un Flash scoordinato; mancavo solo io e le idee migliori se le erano già prese... Le proposte che arrivavano dai miei compari erano decisamente poco valide, cose come "l'uomo merda" e amenità del genere. Stavo già disperando, ma poi trovai una delle protezioni che usano i pugili per i gioielli di famiglia e decisi di indossarla sopra la tuta nera, così per far ridere. Su un tavolo c'era una botti-glietta vuota ed ebbi l'illuminazione... I guai arri-varono quando per scherzo mi fecero trovare in scena una bottiglia piena!».

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