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Anno 23 - nr. 4 - dicembre 2016
il puntaspilliEccoci! Ci siamo ricascati! Come intrappolati in un labirinto infernale, dopo molto camminare, ci siamo ritrovati alpunto di partenza, ancora in cerca di una via d’uscita. Questa nostra povera Italia proprio non ce la fa a darsi un po’di pace. Impegnati in un gioco dell’oca un po’ logoro, siamo capitati sulla casella “torna al via”. Comunque si valutiil risultato di questo referendum, una cosa mi pare palese: siamo riprecipitati in una situazione di stallo e di paralisi.Siamo ormai da anni imprigionati in un “vorrei ma non posso”. La via d’uscita ovvia e più semplice è sempre quellameno percorribile, e così finiamo per ritrovarci nell’ennesima palude, in cui ciascuno può dare sfogo ai propri istintipiùumorali, agli interessimenonobili eai sotterfugipiùbiechi.Michiedoseriusciremoprimaopoia terminarequestatransizione istituzionale ormai cronica: ogni cambiamento è segno di crescita e di adattamento ai tempi, ma vivereil cambiamento come la condizione ordinaria della vita è qualcosa di patologico; denota una fissazione morbosa,che impedisceal corposocialedi approdareadunnuovostatodiconvivenzacivile. In fondo,questostatodiprovvisorietà istituzionale facomodoamolti: permetteaciascunodi conservare il propriopiccolospaziodi influenza,dipoterporre veti e ostacoli. Insomma, di continuare a contare qualcosa. In fondo è un vizio tutto italiano: rendere le coseinstabili eprecarieaffinchéaciascunosiagarantita lapossibilitàdigiocare lapropria fiches,di tutelare ipropri interessi, diporrecondizioni e richieste.Lavecchia “animaconsociativa”delBelPaeseemerge,comeunriflesso incondizionato, nelle occasioni migliori. Ci spaventa sempre che qualcuno possa decidere e assumersi la responsabilità dellecose. Preferiamo che questa responsabilità venga condivisa tra molti, troppi, attori; così alla fine dei conti, nessunone porta realmente il peso.
Marco Zanoncelli
Con lo stile delle beatitudini
Le assemblee che le Associazioni Territoriali presenti in diocesihannocelebrato inquesti ultimiduemesi rappresentanounpassoimportante del percorso assembleare diocesano e della vita dell’associazione nel suo complesso. Pur con una variegata partecipazioneeconapprocci anchediversi tra levarieAT,questi incontri proposti e vissuti inprimisdal laicatoassociatodiAzioneCattoli
ca,dentro lechiese locali eapartiredaidiversi contesti comunitari sonostati,in verità,momenti di verificaedipropostaper l’interacomunità locale. Incontri, quindi, non ad esclusivo vantaggio dell’esperienza associativa e delle persone intervenute, madi ogni chiesaparticolare, inquantoespressionecondivisa di una testimonianza forte di amore per la Chiesa, occasione offerta conspirito sinodale alla comunità cristiana per riflettere su se stessa; un’esplicitadisponibilità alla corresponsabilità nella cura ecclesiale e pastorale, l’espressione di una passione educativa oggi sempre più alla ricerca di forme nuovee di nuovi processi da avviare, sia dentro l’associazione che nella comunità.Traduegiorni, vivremoun’altra tappa significativadelnostrocamminoversol’Assemblea diocesana del 19 febbraio 2017 e l’Assemblea nazionale del 29Aprile (che prevede, alla sua apertura, l’incontro di tutto il popolo di Ac conPapaFrancescoe idealmentecon tutti i vescovi italianiper inaugurare i festeggiamenti per i 150 anni dell’Associazione). Il 16 dicembre, infatti, il VescovoMaurizio consegnerà ad una trentina di aderenti dell’Ac diocesana la nominaa presidente dell’associazione territoriale di appartenenza, e ad altrettanti sacerdoti l’incarico di Assistente delle diverse AT.Lanominavescovile apresidentedell’ATèsostanzialmente il riconoscimentoa rappresentare l’associazione, con l’impegnoadavercuradellavitaassociativanellesuediverseespressioniperchésappiasostenere, attraverso lapropriaazione e insieme ai Pastori, la missione apostolica della chiesa locale.Interpretiamo quindi la nomina che proviene dall’autorità episcopale comeun vero e proprio mandato, che da una parte raccoglie gli esiti di una sceltademocraticadegli aderenti comeanchediunadisponibilità estoriapersonali,dall’altra parte dona autorevolezza a chi la riceve, a vantaggio di un responsabile serviziodi cura formativaa favoredellepersoneaffidateedi tutta lacomunità, a sostegnodelpercorsodi fede di ciascuno. Unanominanella logicadelservizio a Gesù Cristo, al Popolo di Dio, al mondo che chiede di incontrare ilsuo Signore. Ai presidenti e agli assistenti il sostegno fattivo e nella preghieradell’associazione.E l’invito è ad interpretare il mandato con uno stile laicale e associativo improntato ad alcuni atteggiamenti espressivi di quanto ricevuto e accolto. Ilprimo tratto di questo stile è la gioia, che è condizione per dare freschezzae creatività all’azione, perché il “rallegratevi ed esultate” sia contagioso e impregni ogni momento e scelta con e per l’associazione. Una gioia sostenutadalla gratitudine, che proviene dalla consapevolezza che la nomina è un’opportunitàdonataper “gustarequantoèbuono ilSignore”,dentro relazioni chehanno il saporedella stimaedella cura reciproca.Aipresidenti è chiesto, inoltre, di cercaresempreecomunque lacomunione,di costruireponti e alleanzetra persone, gruppi, comunità, anziché muri e fossati. Essere perciò attentia tutti e a ciascuno, con una grande capacità di ascolto. Attenzione e ascoltoalle situazioni piùordinarie, alle personesemplici, alle atteseanchenonesplicitate.Essere come ci ricorda M. Truffelli nell’introduzione al Testo personale diquest’anno uomini e donne delle Beatitudini: “Le beatitudini non evocanocosestraordinarie,mavicendedi tutti i giorni: il desideriodi felicità, una tramadi situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime e sorrisi. In queste situazioni,Gesù indica laviadellamissione,capovolgendo icriteri umani:povertà,mitezza, sopportazione, fedeltà,desideriodigiustizia edipace.Questostile, vissutonellagioia interiorechevienedalla fede, ècapacedi rigenerare inmodoradicale la vita personale e il mondo” .
Giuseppe Veluti
Referendum: e poi?
Spiritualità d’Avvento 2
Il Referendum e la sofferenza inascoltataSolopocheparole,percommentare l’esitodelReferendumcostituzionale,con laconsapevolezzache,mentrescriviamo,il quadro politico istituzionale del prossimo futuro va delineandosi insieme al nuovo Governo Gentiloni. La situazione sièvenutaacreare,ovviamente,amotivodellavittoriadelno,damolti temutacomeunpuntosenzaritorno.Manonparleremodi questo; vogliamo piuttosto riflettere a partire dalle parole di un attento osservatore quale è Ferruccio de Bortoli, che il7dicembreavevascritto:“La listadei temi trascurati inuna lungae inutilecampagnareferendariaèassaicorposa: lavorochemanca,specieper ipiùgiovani,crescitaancoratroppodebole,undebitochecontinuaadaumentare.Unelencoparzialechepotrebbecontinuarealungo.IlPaesevieneprima”.Certo,sipotrebbeobiettarecheil temadelReferendumeralariformacostituzionale,non l’azionecomplessivadelGoverno.Madi fronteadun’affluenzacosìelevata (checostituiscediperséun aspetto molto positivo) occorre tener conto che, al di là di un certo storytelling, ha prevalso l’appello al dato di realtàdapartediunPaesechehasenzadubbiobisognodelle riforme,manonnecessitavadiessereportatoall’esasperazionesudiunariforma(ampiamentemigliorabile)chesembravadoveressereaccettatacomeultimachancedirinascita.Acommentodelvotosisonolettetantesintesi(circalavittoriadeigufie lasconfittadell’Italia) francamenteingeneroseneiconfrontidellagrandesofferenza inascoltatadimolte fascedelPaese.Conquestovotovariconosciutoche, traaltriaspetti, lapoliticaè stata invitata ad uscire da una superficiale narrazione di se stessa, per riprendere a camminare col passo degli ultimi.Gaber,nelsimpaticobrano“Salviamo‘stoPaese”,nel1978dicevaironicamente:“Lasciamoperdere ilpessimismo, l’insofferenzageneraledeigiovani, ipostidi lavoro, l’instabilità,gentechenonnepuòpiù, la rabbia [...]non lasciamoci trarre ininganno... dalla realtà!”. Certamente, una strategia che non si è rivelata vincente.
Simone Majocchi
II GIOVANI
dicembre 2016
Pomeriggio di spiritualità: condividendo l’ascolto nell’attesa della Sua venuta
Nella preghiera comune la riscopertadi essere membra del Corpo di Cristo
Come è ormai tradizionedaalcuni anni, i giovani egiovanissimi di Ac si sono ritrovati nel pomeriggio della prima domenicadiAvventoperunmo
mento di preparazione, diapprofondimento personale e di formazione spirituale in vista del Natale.Il tema che ha guidato la riflessionedel Pomeriggio di Spiritualità di quest’annoèriassuntonel titolocheèstato dato all’incontro: “Nell’attesa dellaSua venuta”.Nellaprimaparte, dopounbrevemomentodi introduzioneguidatodadonVincenzo, è stato proiettato un brevevideo estratto dal film “Will Hunting GenioRibelle”.L’intentoèstatoquellodi lanciare una provocazione da cuipartire per avviare la riflessione.Successivamente, i giovani e i giovanissimisi sonodivisi induegruppidistinti. Durante questa seconda parte,donMarioedonManuelhannoguidatounmomentodi riflessioneeapprofondimentousandocomepuntodi riferimentodue branidellaSacraScrittura: Gv 6,2233 e 1 Cor 12,1227.Al termine di questa seconda parte, idue gruppi si sono riuniti per un momento di silenzio e riflessione individuale, di fronte al Santissimo Sacramentoespostoper l’adorazione.Alcuni ragazzi hanno anche coltol’occasione per accostarsi al SacramentodellaRiconciliazionecon iPresbiteri presenti all’incontro. Durantel’Adorazione, tutti i presenti sonostatiinoltrechiamati acompiereunpiccolo
gesto. All’altare, accanto all’Eucarestia, erapossibileprendereuncartoncino con riportata una scritta (“Tu seiMano”, “Tu sei Piede”, “Tu sei Bocca”,TuseiOcchio”, “TuseiNaso”), sucui èstatochiestodi scrivereunabreve preghiera, introdotta dalle parole“Aiutami Signore...”, per significarel’appartenenzaalCorpoe lanecessitàdi stare dentro a questa sorgente diVita che nutre e ci comunica la suaforza. Dietro l’ostensorio era visibile
uno specchio nel quale si poteva vedere la propria immagine riflessa nelgesto di raccogliere il cartoncino.Il gesto dello specchiarsi ha volutoesprimere la percezione di stare dentro, in Corpo, a quella che è la Chiesadi cui Cristo è il centro.Nello specchio eravamo presenti Noie gli altri che erano sullo sfondo, copartecipi del Corpo che è la Chiesa, edel Corpo Eucaristico di Dio che ne èla sorgente.
Per concludere l’incontro, è stato celebrato ilVesproedèstata impartita laBenedizione Eucaristica. Chi ha voluto,si èpotuto fermarepercondividerein amicizia la cena.Come ogni anno, anche questo PomeriggiodiSpiritualitàèstatounmomento importante per tutti i giovani ei giovanissimi presenti, per avviarecon il giusto slancio il percorso di Avvento.
Stefano Milani
Il Msacsulle traccedi don MilaniL’8 dicembre l’AC ha festeggiato ilgiornodell’adesione,unagiornatain cui agli aderenti viene data lapossibilità di rinnovare l’impegnopersonaleperunachiesa inuscita.È anche il giorno in cui siamo piùportati a guardare l’anno appenapassato: incontri, campi e soprattuttotemitrattati.Si faconlosguardoproiettato inavanti,giàcercandodi anticipare l’anno alle porte perpoter rilanciare leattivitàegli impegnichesi troverannosulcammino.Questa dinamica, naturalmente,coinvolgeanche ilMovimentoStudenti di Ac, che insieme agli altrigiovani partecipa a questa importante giornata. A maggior ragionequandoteniamoinconsiderazioneche l’annochevienesaràunannodi grandi cambiamenti interni. Il 5febbraio, infatti, si rinnoveranno lecarichenelmomentodel congressodiocesano incui verrannoelettii due nuovi segretari e la nuovaéquipe.Sarà ilmomentoincuinuovepersonescopriranno labellezzadimettersi ingioco inprimapersonaediassumersiconsapevolmente laresponsabilitàdiportareavantilo stile e la proposta del Msac.Anchealivellonazionalesiaffronterà questo importante rito di passaggio e dunque mai come quest’annosembratornare piùattualela figura cardine del nostro movimento,DonMilani.Nel2017ricorre proprio il cinquantesimo anniversariodellamortediquestostraordinario personaggio, ma noistudenti vogliamo riproporre e riportare all’attenzione l’attualità diquell’I CARE scritto sulla scuola diBarbiana.Perdare ilviaaquest’annoall’insegnadelprete toscanoci recheremopersonalmentenei luoghidellasuavita.Dal2al5gennaio, infatti, visiteremo quella scuola di periferia efrontiera tanto importante per losviluppo di idee e nuovi metodieducativi. L’occasione è il campoinvernale, classico appuntamentodi inizio anno per gli studenti lodigiani, chesi terrà inToscana traFirenzeeBarbiana.Pernoi inparticolare,sarà ilmomentochedarà ilviaal percorso congressuale che culmineràconl’elezioni, ilmomentoincuidavverosaremochiamatiadireche “mi frega” “mi importa” delMsac.Ma sarà anche un’esperienza percerti aspetti totalmentenuova ,piùgrande. Non saremo solo noi ragazzidelladiocesidiLodi, infatti, amuoverciversoFirenze,masiunirannoanchePavia,BergamoeComo e la diocesi stessa di Firenze.Nonpossiamodimenticarci che lostile del Msac è anche questo! Lpstiledell’incontroedellacollaborazione,perarrivare insiemearisultati e riflessioni più alte.DonMilani,nel libro ‘Lettereadunaprofessoressa’ dice: “Non è più iltempo delle elemosine, ma dellescelte”.Probabilmentenonc’èmigliore fraseper riassumerecosa lanostraassociazione,enelpiccolo ilnostroMovimento,sideveaspettaredaquestoprossimoannoassociativo.
Gabriele Veluti e Sofia Anni
La riflessione di un giovane al termine dell’anno santo
Manfredi, un riflesso della Misericordia nella Divina CommediaQuest’anno, all’interno del cammino della catechesi dei giovani, abbiamo inserito alcune serate nelle quali ognuno di noi, a turno, ha la possibilità di raccontare agli altri un’esperienza di incontro con la bellezza,vissuto nello studio, sul posto di lavoro, al cinema, in un museo, alconservatorio, in una passeggiata... La rilettura in vista di un esame,e un certo desiderio di mettermi alla prova, mi hanno spinto a parlaredel Purgatorio di Dante ed in particolare di una figura, Manfredi di Svevia. Quando mi è stato chiesto di scrivere queste righe provando a direche cos’è la misericordia agli occhi di un giovane, ho cercato un’immagine altrettanto efficace e meno scolastica, ma non mi è venuto in mente altro.Nel terzo canto, Dante e Virgilio incontrano Manfredi sulla spiaggiadel Purgatorio, poco dopo il loro arrivo. A differenza dell’Inferno, dovecompaiono anime sole ed immerse in un dolore che non può esserecondiviso (l’essere insieme di Paoloe Francesca è probabilmente il mezzoperché il loro lutto sia continuamenterinnovato), gli spiriti di quel lido e,più in generale, di tutto il Purgatoriostanno sempre in gruppo e sono solidali tra loro: Dante li paragona allepecorelle e, così facendo, si apprestaa riscrivere la parabola del Buon Pastore, o meglio, a dirci che quella della pecorella smarrita è la storia di unuomo del suo tempo, Manfredi.Era morto scomunicato e tutti ritenevano che fosse finito all’Inferno(Dante compreso, che non lo riconosce subito). Per questo, lo spirito inizia a raccontare e spiega il motivo percui si trova nel Purgatorio, destinatoa salire, dopo l’espiazione dei suoipeccati, al Paradiso.
“Orribil furon li peccati miei;ma la bontà infinita ha sì gran braccia,che prende ciò che si rivolge a lei.”
(Purg. III, 121123)
Manfredi si riconosce colpevole e non tenta in alcun modo di sminuirela gravità delle sue colpe, le riconosce tutte. Eppure tutte spariscono
per quel semplice rivolgersi a Dio. Oltre alle colpe commesse controla Chiesa e all’accusa ricorrente di uomo lussurioso, le cronache dell’epoca lo indicano anche come assassino del fratello Corrado e responsabile di molti altri misfatti. Ferito a morte in battaglia, Manfredisi pente e si riconsegna al Padre, come era ritornato da suo padre ilFigliol prodigo, lasciando sconvolti quelli che lo conoscevano e cheerano con lui in quel momento. Dante incontra in Purgatorio un uomoche tutti, a maggior ragione dopo la scomunica, avevano dato per perduto. E la figura del giovane gli si mostra addirittura così:
“biondo era e bello e di gentile aspetto,ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso.”
(Purg. III, 107108)
Le parole del primo verso conferisconouna dignità immensa a Manfredi, e anche se il secondo verso completa il suoritratto con una cicatrice all’altezza diuna delle sopracciglia, la sua bellezza rimane intatta, fermata per sempre dalverso che precede. La ferita sul volto eratipica del combattente valoroso. Manfredi non si è risparmiato nella battagliae, come non esita a riconoscersi profondamente colpevole, non nasconde lasua vulnerabilità (dal latino vulnus, ferita).La bellezza del giovane non ne risente,ne è quasi esaltata. Manfredi riporta leferite del male inferto e subito, ma tuttoè in perfetta armonia. Dio è passato perquella ferita, l’ha sanata. Quella piaga èstata l’occasione dell’incontro con lamisericordia assoluta, che l’ha perdonato ed amato per quello che è.Al termine di questo Anno giubilare, porto nel cuore questa immagine per la suapotente freschezza. Credo debba parte
della sua vivacità al fatto che Misericordia sia il nome di Dio che l’uomopiù fatica a pronunciare, perché sfugge totalmente alle nostre logiche, edinsieme quello con il suono migliore.
Davide Coluccino
“La bontà infinita ha sì gran braccia,che prende ciò che si rivolge a lei”
SPIRITUALITÀ III
dicembre 2016
Proseguiamo la rilettura dell’Evangelii Gaudium nel corso del nostro itinerario assembleare
Guardare con occhi nuovi alla povertàL’invito evangelico concretizzato in un’esperienza di accoglienza
La povertà: Dalla nostrafede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino aipoveri e agli esclusi, deriva la preoccupazioneper lo sviluppo integrale
dei più abbandonati della società (EG186)... nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale: «La conversione spirituale, l’intensità dell’amore a Dio e al prossimo, lo zeloper la giustizia e la pace, il significatoevangelico dei poveri e della povertàsono richiesti a tutti». (EG 201)
Cristo nel suo prender carne e veniread abitare con noi il nostro stessocorpo, il nostro stesso mondo, si èfatto uomo, si è fatto povero.Non si è fatto povero in quanto indigente, ma si è fatto povero in quantouomo: credo che povero e uomo siano sinonimi.Perché ogni uomo è povero, mancadi qualcosa, anela a qualcosa. Innanzitutto quella umana è una povertà d’essere, una mancanza d’essere che non può essere colmata durante la vita sulla terra se non nellapienezza che raggiungeremo dopo laResurrezione. È proprio questa povertà che ci lascia nel cuore il ricordodi quando eravamo nel seno di Dioprima della nascita e muove in noiuna ricerca continua e struggenteche non è mai conclusa, mai colmata.In secondo luogo ogni uomo è povero d’avere, povero di cose.La povertà puòessere mancanza di cosemateriali omancanza direaltà spirituali. Ci sono povertà più manifeste: situazionidi indigenza, malattia, disoccupazione e povertà più celate: solitudine,disperazione, malattia psichica. Ogniuomo a modo suo ha delle povertà,e compito del cristiano non è soloandare alla ricerca del povero, quelloche porta l’etichetta di povero scrittain faccia (l’immigrato, il senza fissadimora), ma di scoprire il povero chesi nasconde in ogni persona.Il messaggio evangelico ci chiamaalle più alte responsabilità verso noistessi e nei confronti degli altri e
questo può spaventare e paralizzareperché ci si può sentire inadeguati,non all’altezza del compito. Certo èche si comincia con il primo passo:saper guardare attentamente, comefaceva Gesù. Infatti il povero si nasconde nelle figure che incontriamo
tutti i giorni: lavicina di casa,il collega di lavoro. Gesù conil suo sguardosapeva cogliere le povertàanche dove esse si nascondevano. Oltre
al paralitico, alcieco nato, ai lebbrosi, agli indemoniati ha saputo cogliere la mancanzainvisibile del giovane ricco.Nel suo caso la mancanza del giovane ricco era mancanza di una mancanza: ricco, rispettoso della legge,devoto, caritatevole. Non aveva bisogno di nulla e di nessuno, non sisentiva chiamato a nulla: era solidoe indipendente. Ecco forse uno deirischi della società occidentale moderna: sentirsi appagati, saturi, senza bisogni da colmare. In questo fal
so senso di sicurezza e di benessereci si dimentica di essere poveri,mancanti, e non si riescono neppurepiù a vedere le povertà degli altri: ciinfastidiscono, le teniamo a distanzaperché ci ricordano quella povertàche, col nostro stile di vita, stiamocercando di negare.
Con la nostra esperienza insieme airichiedenti asilo, questa povertàdel mondo occidentale viene fuoria gran voce nella quotidianità. Citroviamo davanti a uomini e donnepoveri di beni materiali, senza denaro né mezzi di sussistenza, nudinel corpo e rivestiti materialmentedal nostro primo mondo. Una delleattenzioni che dobbiamo avere è dinon alimentare quello stigma chespesso caratterizza, nel senso comune, proprio i migranti: personepovere sia materialmente che interiormente, da assistere e “rivestire”.“Erano circa le sei di sera di una fredda giornata di metà novembre e stavo aspettando una famiglia di richiedenti asilo assegnata in una delle nostre accoglienze di CaritasLodigiana. Era già buio quando arri
varono su di un pulmino della crocerossa. La vettura si fermò nella stradina di fronte a casa. Si aprì la portiera e spuntò una manina che si agitava con gran forza per salutarmi. Samira era sorridente anche se avevaindosso un vestito decisamentetroppo grandeper la sua taglia. Samiranon ha ancoracompiuto treanni eppure hagià dovuto affrontare il mare. Lei e la suafamiglia sonoarrivati in Italiapochi giorni prima senza nulla. Senza documenti, né scarpe, né cittadinanza, né certezze, né beni di qualsiasi genere”. E così si cerca di procurar loro ciò di cui hanno bisogno.Spesso non ci si accorge che nonsono “vasi vuoti” da riempire ma sono portatori di una storia da raccontare. La loro storia. In quanto esseriumani noi operatori dobbiamo istaurare una relazione, non solo di assistenza, ma di conoscenza. Si tratta diun esercizio continuo di equilibrio e
giusta distanza; senza calpestare néinglobare l’altro nei nostri schemi estili di vita, nei nostri modi di interpretare il mondo.Spesso ci accorgiamo, durante l’incontro, di avere noi stessi povertà emancanze.Ci è capitato di accompagnare giovani donne nigeriane durante la gravidanza, ed è stata una lezione continua vedere come queste donne interpretino la maternità: procreare èil più fecondo dei gesti nella culturaafricana, segno di crescita personalee di confine tra l’adolescenza el’adultità. Il nascitura diventa dellacomunità, dono messo a disposizione di tutti. Non vi è egoismo né proprietà. Una donna ci insegnò che ilbimbo è della madre solo per novemesi poi diventa dell’intera comunità.Un altro esempio di ricchezza cheabbiamo avuto dai ragazzi dell’AfricaSubsahariana che incontriamo tuttii giorni è la capacità di essere solidalinel poco. Un fratello viene ospitato acasa propria fino a quando non trovauna sistemazione, nella condivisionedi ogni bene materiale che non diventa mai proprietà del singolo.Davanti ad esperienze del genere cisembra inevitabile domandarsi seesista un qualche tipo di giustizia sociale che non tenga conto del piùgrande paradosso di questa modernità: un mondo che permette la libera circolazione della ricchezza economica, ma non delle persone. In al
tri termini, ècome se ci fosse un liberalismo economico e un protezionismoumano. Un talemondo generainevitabilmente una sorta di
periferia, diesclusione.
Ascoltare le storie di chi arriva a bussare alla porta dell’Italia e dell’Europa, pensiamo sia un nostro dovere.Farci testimoni e portavoce di un incontro, non solo possibile, ma arricchente. Aprirsi all’altro: è questa lavera ricchezza. L’orizzonte del nostro umanesimo.
Matteo, Giulia e ClaraOperatori della Caritas
Lodigiana
Lo zelo per la giustiziae la pace, il significato
evangelicodei poveri e della povertà
sono richiesti a tutti.
Una delle attenzioni che dobbiamoavere è di non alimentare quellostigma che spesso caratterizzai migranti: persone povere sia
materialmente che interiormente,da assistere e “rivestire”
Vicini per ricominciare: un’iniziativa dei ragazzi delle scuole diocesanePassano i mesi, e il rischio è quello che l’attenzione dei media e di tutti noi per le popolazioni colpite dal terremoto in centro Italiavada pian piano affievolendosi. Desideriamo invece che non sia così. Per questo riprendiamo qui una bella iniziativa promossa dalle Scuole Diocesane, che ha coinvoltoi bambini della scuola primaria “San Vincenzo Grossi” nel mese di novembre. In occasione della settimana della solidarietà,nell’ambito delle varie iniziative, i bambinisono stati invitato a scrivere lettere e messaggi a chi sta vivendo questi mesi fuoridalle proprie abitazioni, in attesa di una ricostruzione delle città e dei paesi che, losappiamo, sarà lunga e difficile. Si tratta dimessaggi semplici, ma che proprio per questo riscaldano il cuore: “Noi vi siamo vicino,vi portiamo nel cuore ricordandovi anchenelle nostre preghiere. Non arrendetevi. Alcuni di noi vi hanno anche spedito dei gio
chi, con la speranza che possiate trascorrere dei momenti sereni con i vostri amici e lenostre famiglie”. Educando i più piccoli anon dimenticarsi di chi è nella sofferenza,mettiamo un mattone in più nella costruzione di una società più giusta e attenta a chiè in difficoltà. Parole, disegni, qualche giocattolo, preghiera e amicizia (anche se a distanza): gli ingredienti ideali per vivere con
cretamente all’insegna della solidarietà fraterna. Nessuno di noi si dimentichi dellepopolazioni colpite dagli eventi sismici degli scorsi mesi. Teniamo alta l’attenzione.
IV AC, BELLA STORIA
dicembre 2016
Non solo un avvicendamento di cariche
Quest’anno assembleare rappresenta unabella occasione peruna riflessione sullaproposta e sull’esperienza dell’Azione Cat
tolica, affinché sappia ancora oggirispondere alle domande e alle attese delle persone. L’Ac è quindi chiamata a rileggere se stessa, le sueproposte e i suoi cammini per essere parte attiva della “Chiesa in uscita”, tanto cara a Papa Francesco.Occorre ripensare la storia dell’associazione dentro la vicenda dellaChiesa e del Paese, affinché la suaproposta formativa, spirituale e diservizio alla Chiesa, congiuntamente al suo radicamento al territorio,abbiano ancora oggi un ruolo insostituibile nella comunità ecclesiale ecivile.È importante perciò che il camminoassembleare non sia vissuto semplicemente come un “avvicendamento di cariche”, ma come un’occasione di partecipazione, confronto e democrazia, nella quale tutti sisentano parte attiva. Tutti gli aderenti, delle varie fasce di età, sonougualmente chiamati a dare il proprio contributo di idee, progetti e disponibilità personale. L’Ac non vivesenza laici corresponsabili nella costruzione e missione della Chiesa.L’associazione territoriale dei SS.Bartolomeo e Martino di Casalpusterlengo ha vissuto, domenica 20novembre, la propria Assembleaparrocchiale che ha visto protagoniste tutte le fasce d’età: ragazzi Acr,giovanissimi, giovani, adulti e adultissimi. È stato un bel momento dicondivisione, di appartenenza allaChiesa, vissuta attraverso la dimensione associativa, che richiama lacorresponsabilità dei laici per la costruzione del Regno di Dio.In preparazione dell’assemblea lanostra associazione ha vissuto alcu
ni momenti significativi che hannocoinvolto tutti gli aderenti e simpatizzanti per un proficuo discernimento. L’organizzazione di un Con
siglio aperto ha dato avvio a questoperiodo preparatorio iniziando ilpercorso con la lettura del contesto,a partire dalle difficoltà e dalle do
mande reali delle persone, dalle bellezze e dai limiti della vita associativa e dalle questioni di ordine pastorale. Dopo un momento di analisi
della realtà è stato importante confrontarsi su quali scelte assumere inquesto triennio associativo, attraverso un discernimento comunitario autentico, fatto a partire dallapropria realtà e dal proprio contestospecifico. Lo abbiamo fatto in occasione della Festa del Ciao, coinvolgendo alcuni giovani della comunità, chiamati a dare il proprio contributo di idee e progetti.Questo cammino associativo è statoispirato dagli insegnamenti di PapaFrancesco, che ci chiede di attivareprocessi e di prendere sul serio ilprogetto di una Chiesa mossa dalloSpirito. Le tappe preparatorie e l’assemblea stessa rappresentano autentici momenti di Chiesa, vissuta inmodo sinodale e nella comunione,come insegna il Convegno Ecclesiale di Firenze dello scorso anno. L’associazione è chiamata a fare le proprie scelte con un autentico stile diconfronto e dialogo, “Il modo mi
gliore per dialogarenon è quello di parlaree discutere, ma quellodi fare qualcosa insieme e costruire insieme, e di fare progetti”(Papa Francesco).
Curare le relazionicon le persone che vivono nella nostra parrocchia: questo è ilmodo migliore percostruire un tessutosempre più solido dicollaborazione e impegno.Le nostre comunità ele città in cui viviamoattendono dall’AzioneCattolica un’utenticatestimonianza cristia
na e un rinnovato impegno missionario, alimentato dalla cura dellapropria spiritualità e formazione.
Massimo Sgariboldi
La nuova Associazione di Lodi città
Nasce l'esperienza di un'associazione cittadina di Azione Cattolica a Lodi, in continuità conl'esperienza delle sette associazioni parrocchiali precedenti,ma anche con una certa dose di
novità e rinnovata attenzione. Cerchiamo dispiegarci. Nella città di Lodi erano attive le associazioni parrocchiali che, con la loro presenza, hanno sempre garantito una corresponsabilità laicale viva nelle varie parrocchie. In questi ultimi anni abbiamo semprelavorato insieme: un Consiglio Vicariale costituito dall’assistente e dai presidenti parrocchiali ha coordinato le iniziative ed è stato anche un luogo di riflessione dove è maturataquesta scelta: ovvero dare all’Azione Cattolicanella città di Lodi una struttura magari menoarticolata ma senz'altro più efficace per meglio interpretare e “fare Ac” all'interno dellecomunità e dalla città stessa. Per inciso, ungrazie sentito a Omar Fasani che in questi anniha fatto da responsabile vicariale.E così è stato: ogni realtà parrocchiale ha individuato due consiglieri e domenica 20 novembre ci si è riuniti per costituire “il consiglio di città”.In un successivo incontro abbiamo cominciato a prendere le misure di questa nuova realtà.All'inizio dicevamo continuità, ma anche novità. Continuità perché ne fanno parte quattropresidenti delle associazioni precedenti (frai quali il segretario ed il presidente della nuovarealtà); novità perché si è voluta costituire
una realtà con compiti non solo di coordinamento o di realizzazione di iniziative vicarialima almeno in questa prima fase un luogodi ripensamento e di discernimento del donoche può ancora rappresentare l'Azione Cattolica per una città e per le sue comunità.Nell'immaginario di chi scrive ciò ricordamolto l'esperienza di un'equipe che nel crescere insieme riflette, agisce e struttura unanuova presenza associativa.Speriamo: ne è garanzia non tanto la figura del
presidente cittadino, ma la personale presenza, la dedizione e il servizio di ognuno deimembri del Consiglio. In ciò si riflette unadelle caratteristiche essenziali dell'associazione, ovvero l'intergenerazionalità che è unvalore non secondario della nostra esperienzasoggettiva. Siamo tanti adulti/adultissimi, ma credete a chi scrive firmare il piccolo malloppo di tessere dell’Acr della Cabrini è stataun’emozione indescrivibile.Come si diceva, cercheremo prima di tutto di
esercitare quel discernimento per essere ancora maggiormente a servizio della Chiesa diLodi e della città di Lodi. Nei primi incontri cifaremo illuminare dalle parole della EvangeliiGaudium, testo più volte ripreso dal nostroPresidente Nazionale Matteo Truffelli quandoè venuto a Lodi, lo scorso 5 ottobre, ed anchenel suo libro ”Credenti inquieti”. Daremo parola in questa nuova realtà alle ansie e alle attese delle persone e dai cristiani che vivononella città. L'Azione Cattolica ha come scopostatutario il fatto “l'esperienza associativa el'attività apostolica dell'Azione Cattolica Italiana hanno come primo impegno la presenza eil servizio nella Chiesa locale e si svolgono incostante solidarietà con le sue esigenze e conle sue scelte pastorali. A tal fine l'Ac offre ilsuo contributo agli organismi pastorali delladiocesi.” (Art. 6 dello Statuto).Ci faremo aiutare dalla figura dell'assistentecittadino e parleremo con tutti coloro che potranno aiutarci ad incarnare questa sceltamissionaria: i sacerdoti e i consigli pastoralidi città.È evidente che ci si aspetti da noi qualcosa dinuovo. Un nuovo che però non sarà diversoda quanto facevamo e abbiamo fatto finora,ma un nuovo che sarà una maggiore rispostacreativa alle sfide e alle esigenze che emergono dalla nostra comunità e che noi, in quantoChiesa, non possiamo ignorare. Ci proviamo.
A nome del Consiglio Cittadinodell’AC di Lodi,
Massimo Iovacchini
AC, BELLA STORIA: UNA PANORAMICA SUL PERCORSO ASSEMBLEAREDiamo uno sguardo panoramico, una veduta d’insieme, sul percorso assembleare che stiamocompiendo insieme a tutta l’Associazione. La giornata dell’Adesione è stato un momento fecondodi condivisione nell’ottica del rinnovo delle responsabilità e, per qualcuno, l’inizio di una nuova
fase di impegno. A tutti, anche a coloro che hanno concluso un itinerario fatto di incarichi e incombenze, va il nostro ringraziamento. Raccogliamo qui tanti aspetti, che concorrono a fare davverodell’Ac una “bella storia”: il racconto delle esperienze, la testimonianza di un Assistente e le riflessio
AC, BELLA STORIA V
dicembre 2016
Parroco assistente di Ac, perché...... Perché più imparo a essere parroco,esi imparaognigiorno,epiùcapisco che le nostre comunità hanno bisogno di vivere quello slancio,quell'uscitamissionaria chenonsolopapa Francesco, ma il Vangelo e ilmondocheattraversiamoci richiedono. E l'Azione Cattolica è una realtàpienamente capace di formare e sostenere laici per una Chiesa in uscitamissionaria.Nellenostrecomunità, enella Chiesa italiana, ci sono tanteesperienzebelle,preziose, ricchedivivacità, ma l'Azione Cattolica ha nelDNA di rendere i laici protagonisti diunaChiesa inuscita.E l'AzioneCattolicaè “popolare”, cioèaportatadi tutteleparrocchie,piccoleegrandi,dicampagnaedi città, quellepienedigruppie quelle in cui c'è poco e nulla...... Perché da parroco sento ognigiorno di più il bisogno di laici chesappiano insieme condividere tuttoe insieme essere autonomi camminando sulle loro gambe. In una Chiesa sempre meno clericale (e non solo perché cala il numero di preti) abbiamo due rischi per le nostrecomunità: laici (e spesso anche sacerdoti) leaders (in senso negativo!)che cerchino di stare al centrodell'attenzione in “stile Vodafone”(tutto intorno a te) costruendosi ilproprio orticello esclusivo, e gruppie comunità in cui tutto, dal disegnostrategico al piccolo dettaglio,dall'Eucaristia alla carta igienica,dall'avvertire tutti senza dimenticarenessuno allo spegnere la luce alla fine dell'incontro, tutto, sia ancorasulle spalle del “don”. E l'Ac in parrocchia è una realtà che forma e sostiene laici che condividono tutto,perché abituati a lavorare sempre insieme, e che pensano e operano sen
za dipendenze immature.... Perché capisco che come parrocoposso servire l'Ac in modo che sia sestessa, e sento che l'Ac mi sta accan
to perché io possa essere quello cheil Signore mi chiama ad essere. Daparroco, con uno sguardo (si spera)generale, vedopersonechepotrebbe
ro essere coinvolte, che potrebbero“stare bene” in Ac per fare un camminodi scopertaecrescitadella lorovocazione, e posso suggerire all'asso
ciazione di contattarle. E perché l'Acmi riporta l'esperienza dei laici semplici, porta la tuta da lavoro dentro lacomunità (e l'abito battesimale negliambienti quotidiani), e così aiuta mea capire, a discernere, a mettermi inascolto della realtà per essere servo esegno di Cristo pastore.... Perché l'Ac è popolare e intergenerazionale, e quindi la sua dimensioneè la mia di parroco, che non sono néspecializzato su una categoria di persone o gruppi né dedicato a una solofascia d'età, ma impegnato verso tutti.Percui ilmioessereassistenteèundialogo tra chi ha proprio le stesse dimensioni di orizzonte e attività: la comunità, il suo territorio, la diocesi. Eil Regno dei cieli...... Perché il rapporto tra sacerdote eaderenti all'Ac è modulato sull'amicizia fraterna, sulla condivisione sincera, sulla consistenza umana e cristiana della relazione. E sono convintoche alle nostre comunità, ancoratroppo investite sugli spazi da occupare piuttosto che sui processi da avviare, servano relazioni serene, nétroppo sbilanciate sul carisma individuale né troppo ingessate dalla formalità e dalla funzione (“io sono ilparroco!”).... Perché l'Ac fa crescere e invia nelmondo laici che si prendono a cuorela fede propria e quella degli altri anche se il parroco non chiede loro diessere catechisti o educatori oquant'altro; e stare con persone cheda se stesse maturano la responsabilitàdella fedepropriaedaltruimiaiutaa non sentirmi né onnipotente né unico salvatore né padrone del vapore,ma fratello nella fede e servo del Vangelo per tutti, nessuno escluso.
don Angelo Manfredi
PRESIDENTI E ASSISTENTI - triennio 2017-2020 associazione presidente assistente
VICARIATO LODI
LODI CITTA' IOVACCHINI MASSIMO don Renato Fiazza
VICARIATO CASALPUSTERLENGO assistente vicariale don GIANCARLO BARONI
CASALPUSTERLENGO - SS. BARTOLOMEO E MARTINO DANELLI ERNESTO don Pierluigi Leva
CASALPUSTERLENGO - MARIA M. DEL SALVATORE BASSANINI ANGELO P. Vitale Maninetti
BERTONICO - MELEGNANELLO - TURANO MAFFI ANGELO don Giancarlo Baroni
CASTIGLIONE D'ADDA - ASSUNZIONE MARIA V. CIGOGNINI FELICITA ANNA don Gabriele Bernardelli
SOMAGLIA - ASSUNZIONE B.V.MARIA BRUSCHI GIANLUIGI don Alfredo Sangalli
VICARIATO CODOGNO assistente vicariale don PIERLUIGI BOLZONI
CODOGNO - S. FRANCESCA CABRNI BOFFELLI GIOVANNA don Giorgio Croce
CODOGNO - S. BIAGIO E B.V.IMM. LACCHINI PAOLO don Iginio Passerini
GUARDAMIGLIO - S. GIOVANNI BATTISTA PEROTTI MARGHERITA don Pierluigi Bolzoni
MALEO - SS. GERVASIO E PROTASIO ZIBBRA EMANUELA don Enzo Raimondi
S. ROCCO AL PORTO - S. ROCCO DELFINI MICHELE don Luca Campia
VICARIATO LODI VECCHIO assistente vicariale don LUCA ANELLI
LODIVECCHIO - S. PIETRO APOSTOLO NEGRI ADA don Diego Furiosi
TAVAZZANO CON VILLAVESCO - S. GIOVANNI BATTISTA MASCHERPA LUIGI Don Mario Zacchi
VICARIATO PAULLO
PAULLO - SS. QUIRICO E GIULITTA CASERINI CESARE don Giuseppe Ponzoni
CASALMAIOCCO - S. MARTINO VESCOVO MARCHESINI SERGIO don Alfonso Rossetti
ZELO BUON PERSICO BRUGNETTI ROSA don Gianfranco Rossi
VICARIATO SANT'ANGELO LODIGIANO assistente vicariale: don ANGELO MANFREDI
SANT'ANGELO LODIGIANO - SANt'ANTONIO ABATE CAPRA ELISABETTA don Angelo Manfredi
CASELLE LURANI - S. CATERINA V. E M. BRAGUTTI ROBERTO don Gianfranco Pizzamiglio
CASONI - S. GIUSEPPE CHIESA FRANCESCA don Fiorenzo Spoldi
CASTIRAGA VIDARDO - S. MICHELE ARCANGELO MARNINI CORNELIA don Stefano Concardi
MARUDO - SS. GERVASIO E PROTASIO FOLETTI GABRIELLA don Carlo Granata
MIRADOLO TERME - S. MICHELE ARCANGELO PINNA PAOLO don Maurizio Anelli
VICARIATO S.MARTINO IN STRADA assistente vicariale don GIANPIERO MARCHESINI
BASIASCO - S. GIORGIO MARTIRE GESI GIUSEPPE don Bassiano Uggè
CAVENAGO D'ADDA - S. PIETRO APOSTOLO CRISPINI GIANCARLA don Giampiero Marchesini
MASSALENGO - S. ANDREA APOSTOLO LIVRAGHI ANDREA don Giovanni Zanaboni
VICARIATO SPINO D'ADDA assistente vicariale don ANDREA LEGRANZINI
BOFFALORA D'ADDA - NATIVITITA' MARIA SS. MALVICINI MARIA TERESA don Andrea Legranzini
DOVERA-POSTINO-RONCADELLO INGARGIOLA ANTONIETTA don Marcello Tarenzi
AC, BELLA STORIA: UNA PANORAMICA SUL PERCORSO ASSEMBLEAREni che hanno sostenuto una fase importante per l’Ac della città di Lodi, ovvero la nascita di un’unicarealtà associativa. Ma dietro alle iniziative, alle decisioni, alle scelte e agli incarichi… ci sono le persone, le loro storie. Questa è la ricchezza dell’esperienza associativa, alla luce del comune impegno
a crescere nella nostra Chiesa di Lodi, nelle nostre parrocchie, nelle nostre associazioni e nellenostre famiglie come laici capaci di essere fermento buono per il tessuto delle nostre comunità,come membra dell’unico Corpo, che è Cristo. A tutti e a ciascuno, buon cammino!
VI ASSOCIAMOCI
dicembre 2016
Invito alla lettura 4. Riflettere sull’esperienza di sostegno a chi è nel dolore
Sto al tuo fianco, di Anselm GrünL’accompagnamento dei morenti e delle persone in lutto“Il morire e il lutto sono temi deiquali in genere non è molto piacevole occuparsi”. Ad affermarlo èl’autore stesso di questo volume,il monaco benedettino AnselmGrün, nelle riflessioni conclusivedel libro Sto al tuo fianco. L’accompagnamento dei morenti edelle persone in lutto. L’itinerarioattraverso cui il lettore è guidato sigioca continuamente su due binari, diversi e paralleli. Da un lato lariflessione offerta a chi decide o sitrova a dover accompagnare unpersona alla fine della vita o nell’esperienza di un lutto, dall’altro leconsiderazioni che invitano il lettore a riflettere sulla propria morte esui propri vissuti legati alla perditadi una persona cara. Il tutto, ricompreso entro un quadro voltoad armonizzare le cognizioni di carattere psicologico con il patrimonio della tradizione e della fede cristiana. Sarebbe un errore dire chequesto testo parla di morte soltanto, perché ogni pagina trasuda eprofuma di vita. L’autore offre unapersonale rilettura su alcuni granditemi, riportando contributi e riflessioni di psicologi, teologi e filosofi,
e integrando il tutto in un equilibrato confronto con la Parola diDio, alla luce della consapevolezzache “la tradizione spirituale hasempre considerato la cura deimorenti come un aiuto alla vita.Nel ciclo liturgico della Chiesa cisono tempi espressamente destinati alla riflessione sulla morte.Così è nel periodo di Avvento,quando si meditasulla venuta delCristo non solo alla fine del mondo,ma anche al termine della vita”. L’itinerario offerto allettore è di per sestesso un accompagnamento attraverso alcuni grandi temi: il considerare le ultime fasidella vita come itinerario spirituale, lo stile di presenza al fianco deimorenti, il supporto al lutto per gliadulti e per i più piccoli. Sono questioni con le quali le nostre esistenze si sono confrontate o purtroppo si confronteranno, con diverse gradazioni. In filigrana, c’è
l’importanza di essere in grado diriflettere sul proprio vivere e sulproprio morire, non soltanto perché questo è un passaggio obbligato per chi si pone al fianco di chisoffre un dolore estremo, ma perché è necessario per portare acompimento un’esistenza pienamente riconciliata con Dio, coi fratelli e con se stessi.
Molto pregnante il capitolo che sostiene la riflessione attraverso lameditazione delle sette ultime parole di Cristo sulla croce, intese come veri “messaggi di salvezza ingrado di operare una trasformazione nel modo di morire”, e nel mododi vivere.
Non si tratta certamente di una lettura facile, o in grado di cancellarecon un colpo di spugna dubbi e paure. Questo libro non è un manualeche offre strategie o tecniche persconfiggere il dolore in sé e neglialtri; sarebbe quanto meno ingenuoconsiderarlo così. Si tratta invece diun invito alla riflessione; l’autoresembra animato dal desidero di co
municarci che nonsolo è possibile addentrarsi in questoambito, ma è doveroso. Se infatti è inun certo senso veroche a questo tipo diletture si avvicinachi ha una predisposizione a trattarequesti temi o perambito professionale o per motivi legati
alla propria storia personale, dall’altro è vero anche che ciascuno èchiamato a confrontarsi, nella vita,con la morte; in modo equilibrato e,alla luce della fede, rasserenato.Certo, è una delle esperienze piùdifficili e, potenzialmente, laceranti.“Io spero e ho fiducia che anche tu
mia lettrice, mio lettore dopoaver scorso queste pagine, nonsenta più il gravame soffocante dell’oppressione, ma possa riconoscere in te il preannuncio di unanuova certezza di vita”. Così conclude Anselm Grün, prima di lasciare la parola ad alcune belle preghiere, semi di fede, speranza econsolazione.
Simone Majocchi
Anselm GrünSto al tuo fianco. L’accompagnamento dei morenti e delle personein luttoEdizioni San Paolo, 2011132 pagineeuro 12,00
“Gesù accoglie e unifica in sé tutto ciò che in noi tendealla contrapposizione: forza e fragilità,
salute e malattia, speranza e delusione, fiduciae paura. Possiamo dunque confidare che
nel nostro morire tutto quello che durante la vitapuò averci interiormente disuniti, si ricomporrà
in serena armonia”.
Giornata dell’AcTerza EtàLa giornata che l’Ac Terza Etàaveva programmato per il giorno 10 novembre scorso prevedeva una meditazione sul tema“Beati i poveri in spirito... di essi è il Regno dei Cieli”.Relatore il signor GianmarioGobbi, da decenni militantenell’Ac.Chi sono i poveri in spirito?Sono coloro la cui povertà nontocca la sfera dell’avere, maquella dell’essere. Cristo havissuto questa beatitudine nascendo come uomo e spogliandosi di tutto ciò che la suanatura divina avrebbe potutooffrirgli in fatto di gloria, di ricchezza, di prestigio. In Lui lapovertà ha assunto la sua forma più sublime in quanto “havoluto” farsi prossimo peramore, perché noi diventassimo ricchi spiritualmente. Soloil Vangelo ci parla di un Dio chesceglie per sé la povertà e ladebolezza le quali considerateun male da evitare, assumonocosì l’aspetto di un ideale daperseguire. Dice San Giacomo:“Dio ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi mediante lafede”. Questa beatitudineevangelica, infatti, va letta allaluce del binomio grazia fede.Il relatore ha dato la sua testimonianza di una fede profondache permette di accettare il dolore perché vissuto alla luce diuna “speranza che non delude”e che ci porta “ai beni eterni”.La fragilità della natura umananon costituisce un impedimento al raggiungimento di questabeatitudine. Diceva infatti SanPaolo: “Quando sono debole, èallora che sono forte”.È indispensabile, però, rivolgere al Padre preghiere fiduciosee perseveranti perché Egli ciaiuti a diventare quei poveri dispirito meritevoli di entrare nelRegno dei Cieli.
Enrica Lomi
Il nuovo piano pastorale diocesano: laici di comunionenella comunità eucaristica con rinnovato dinamismo
Trovo particolarmentesignificativo richiamare all’attenzione ealla cura premurosa diogni esperienza ecclesiale in cui molti con
dividono la fede e il servizio, unapassaggio intenso della letterapastorale 2016/17 del vescovoMaurizio alla diocesi . Nella Lettera ritroviamo il dinamismo concui L’azione Cattolica si sente positivamente parte attiva di una sana inquietudine pastorale e volontà di bene per la vita della nostra chiesa locale. “Dio fin d’oravisita il suo popolo in ogni Eucaristia e parla al cuore di ogni fedele. Tuttavia, non riterremo maiadeguati la forma e lo stile del nostro operare nella storia. L’Eucaristia ci educa alla lettura cristiana dei segni dei tempi per sapercogliere l’instancabile novità dello Spirito... La Valenza missionaria che l’Eucaristia sprigiona è,tuttavia commisurata alla capacità di renderci partecipi della missione di Gesù, narrando l’amoreche armonizza le differenze e diffonde stima reciproca…”In forza del dono che ogni domenica ci rigenera nell’unica sorgente di vita, siamo costantemente interpellati per un cambiodi mentalità, di stile e di operatività con e nella Chiesa a cui apparteniamo. Non possiamo disattendere di mettere a frutto ciò checelebriamo, dentro la quotidianitàdei luoghi e delle relazioni, nonmeno di quanto possiamo migliorare la nostra personale relazionecon il Signore. L’Associazione intercetta queste consegne congrande sintonia anche rispetto alla singolare esperienza dell’annoassembleare e della ricorrenzadei 150 dell’Ac, sapendo che lamemoria, quanto il discernimento e la progettualità, non posso
no ridursi a formale riorganizzazione o aggiornamento delle proprie esperienze, ma sono unasempre nuova ricentratura nelmistero di Cristo. Nell’orizzontedella fede, ridire l’attualità e labellezza di una scelta ecclesiale èintraprendere un vero e propriocammino di conversione, diascolto e di affidamento a Coluiche è il vero protagonista dellastoria. Ogni relazione interpersonale, comunitaria, deve temperare la propria autenticità davanti alSignore; ogni scelta d’impegnonella corresponsabilità deve qualificarsi come sequela generosa aLui che, nello Spirito, ci partecipala sua stessa vita donata nel sacrificio dell’Altare.I Segni dei tempi s’impongono allaico cristiano come appelli esigenti e inderogabili alla responsabilità di declinare sul pianodella storia concreta il patrimonio della sapienza evangelica in
carnata, capace di sovvertire e riscattare proprio ciò che umanamente non avrebbe alcunaplausibile prospettiva. È bellopensare e credere che le nostrecomunità, se sono sempre piùEucaristiche, diventano luoghigenerativi di comunione, d’inclusione e di promozione del benesuperiore all’utilitarismo, allaconvenienza, al successo, allagaranzia dei propri bisogni a favore di una fraternità piena di pace, di libertà, di misericordia, diequità e giustizia.Nella Chiesa locale, laici e pastoriinsieme, nella comunità che celebra, devono essere un segno e uninvestimento per dire lo strettorapporto che intercorre fra le singole vocazioni per il bene di tuttoil “Corpo” e il primato della vita diciascuno in cammino incontro alSignore. Una Chiesa di popolo,nella circolarità della Grazia chesantifica e salva, ha bisogno di un
principio unificante e vivificantedella ricchezza dei doni e dei carismi che diventano insieme un vero rendimento di grazie.Senz’altro anche le forme concrete di accoglienza e incontro nellaliturgia e nella mediazione pastorale possono esprimere efficacemente la passione educativa protesa alla santità di ciascuno, cheanima le nostre esperienze ecclesiali, ma tale sforzo è efficace everamente missionario se generae incarna una spiritualità di comunione capace di arrivare alcuore di tutti là dove sono, e comunicare al cuore di ciascuno lapredilezione e la tangibile prossimità di Dio in cui nessuno è perduto.
Don Vincenzo Giavazzi
Direttore ResponsabileFerruccio Pallavera
DirettoreGiuseppe Veluti
RedazioneRaffaella Bianchi, Maria Cigognini,
Ernesto Danelli, Nicola Frontori,Simone Majocchi,
Daniele Perotti, Stefano Veluti
Disegni diSimona Martegani
Sito webhttp://ac.diocesi.lodi.it
Design: PMP Lodi
StampaCSQ Spa Erbusco (Bs)
ASSOCIAMOCI VII
dicembre 2016
Riflessione dopo l’ultimo convegno nazionale del Meic svoltosi a Caserta: per un’Europa aperta
Dal Sud al Nord: attivare processiper favorire l’inclusione sociale
Dal Sud al Nord. Per tenere insieme il Paese,per ripartire da unaquestione tanto anticaquanto irrinviabile come quella meridiona
le, per ricostruire un'Italia "casa comune" e un'Europa aperta e solidalea partire dal Mezzogiorno, che delcontinente è la porta sul Mediterraneo. Una porta oggi tragicamenteattraversata da migliaia di donne edi uomini in cerca di sopravvivenzae dignità. E' da qui che riparte il Meiccon il suo convegno nazionale che siè tenuto a Caserta dall'11 al 13 novembre e al quale abbiamo partecipato anche noi lodigiani con una delegazione composta dal presidentee dall'assistente diocesani.Il convegno si è inserito nel percorso di rinnovamento della propostadel Meic. I due giorni molto ricchi edimpegnativi sono stati l'occasioneper ribadire la necessità che ognigruppo Meic individui un suo mododi essere presente nel proprio territorio secondo le proprie attitudini econ attenzione alle esigenze che lì si
manifestano. Il presidente nazionaleBeppe Elia ci ha spronati a vivere soprattutto i problemi "di frontiera" chele comunità ecclesiali (e il laicato inprimis) hanno difficoltà a comprendere e che quindi pongono raramente fra i loro obiettivi. Ci ha anchesollecitati ad essere più determinatie creativi per aiutare la Chiesa italiana a cambiare passo sulle orme diPapa Francesco.
Tanti sono stati gli spunti interessanti emersi dal convegno. Ha colpito soprattutto sentir dire da uomini del Sud che si deve smetterla diguardare al Mezzogiorno con la categoria dello spazio, come luogo dastimolare e incentivare con aiuti finanziari, e passare a una prospettiva incentrata sul tempo, ovverosull'attivazione di processi e politiche generative e redistributive di
poteri tra gli abitanti del Sud. Peravviare questo processo è necessario che lo Stato faccia la sua parte esi assuma la responsabilità di "destabilizzare" gli equilibri che bloccano i centri di potere favorendo contemporaneamente la formazione diuna nuova classe dirigente per impedire che i soliti faccendieri si impossessino della gestione delle risorse. Compito naturalmente diffi
cilissimo, ma il solo fatto che se neparli a Caserta, nella "Terra dei fuochi", e che a farlo siano soprattuttouomini del Sud è un bel segno disperanza.Molto belle infine le testimonianzedell'associazione anticamorra "DonGiuseppe Diana"; quella di VincenzoLa Monica, responsabile immigrazione e povertà della Caritas di Ragusa e quella di suor Rita Giarettaresponsabile di Casa Rut, che proprio a Caserta ha la sua sede, diventata famosa per l'attività di accoglienza, riscatto e restituzione delladignità a giovani donne vittime deltraffico di esseri umani.La conclusione è toccata al presidente nazionale che ci ha chiesto di"elaborare cose nuove, persino scomode. Servono scelte di forte innovazione, questa è la vera sfida delMeic. Serve il coraggio, come hadetto il Papa nel suo discorso ai movimenti popolari del 5 novembre, disporcarsi le mani con i problemi veridella società".Giuseppe Migliorini Presidente
diocesano del Meic
A.A.A. cercasi spiritual coach
Così s’intitolava l’incontropensato per le equipeACR di tutta la Lombardia, un momento di confronto e di spiritualità didue giorni per focalizzar
ci sulla figura dell’Educatore, cui Matteo ed io abbiamo partecipato. È stata, senza dubbio, un’occasione perfare conoscenza e per ritrovare voltiincontrati nella meravigliosa esperienza della festa regionale ACR delloscorso maggio. Questa due giorni regionale, tenutasi il 12 e il 13 novembre,hapreso l’avvioconunmomentodi lectio divina attorno ad un branodegli Atti degli apostoli (At 8, 2640),in cui si racconta dell’incontro di Filippo e di un Etiope eunuco, che si stavadirigendo a Gerusalemme per il culto.Filippo, accostandosi a lui, gli spiegail passo della Scrittura che l’eunuconon riusciva a capire e poi, dopo averlo battezzato, lascia andare l’Etiope
sulla sua strada pieno di gioia e lui riprende il cammino. Don Flavio, l’assistente regionale ACR, ci ha guidatonella lectio con una semplice meditazione. Infatti, questo brano delinea itratti della figura dell’Educatore, chesicuramente è un personaggio sempre in movimento, mai seduto, perché il suo servizio si nutre dell’andareverso l’altro. Proprio questo è il nocciolo della questione: chi accompagna crea un rapporto solido con ciascuna delle persone di cui si sta prendendo cura, consapevole che tuttoquesto parte da Dio. Non è un casoche il verbo accompagnare derivi dallatino “cum” (con) e “panis” (pane).Infatti, il compagno è la persona conla quale facciamo strada e con cuispezziamo e mangiamo lo stesso pane, che per noi cristiani assume un significato straordinario e centrale nellanostra esperienza di vita e di servizio.Per questo nella sua esperienza l’edu
catore sa che ogni persona incontrataè preziosa, sorprendente, perché inricerca, come l’eunuco, di una bellezza che gli riempia il cuore. Così chi accompagna, come Filippo, non deveassolutamente etichettare i ragazzicon cui fa strada, ma deve scoprirnela vera essenza, senza imporre normerigide, ma essere strumento per il Vero Incontro. Inoltre Filippo, dopo averbattezzato l’Etiope, lo lascia andare;allo stesso modo l’educatore accompagna i ragazzi, che compiono untratto di strada con lui, ma questi nongli appartengono, proprio perché glisono stati “affidati”. Dopo una riflessione personale sul brano della Scrittura, ciascuno di noi la domenica hacondiviso idee e pensieri nei lavori digruppo. In quest’occasione abbiamoavuto l’opportunità di confrontarcisull’accompagnare le famiglie, gli altri educatori e i ragazzi preadolescentidurante il cammino dell’anno. Oltre a
questo, abbiamo avuto l’opportunitàe la fortuna di conoscerci meglio tradi noi nella serata del sabato con alcuni giochi insieme, inseriti nella“cornice del circo”, il tema dell’annoAcr. Infine, l’esperienza si è chiusacon la Santa Messa, momento che haracchiuso tutti i pensieri e le riflessioni fatte nei due giorni insieme, e slan
cio per il triennio associativo che è alle porte. Senza dubbio è stataun’esperienza importante e utile:mettersi in ascolto e in confronto conquanti condividono con noi lo stessoservizio è motivo di gioia e di arricchimento personale. Grazie a tutti e allaprossima!
Laura Torresani
bachecaVenerdì 16 novembre, alle ore 21,presso la Casa della Gioventù a Lodi, i presidentie gli assistenti delle Associazioni Territoriali riceve-ranno la nomina da parte del Vescovo, mons.Maurizio Malvestiti. Interverrà la dott.ssa ValentinaSoncini, delegata regionale della Lombardia.
Nomina Presidentie Assistenti
Il Centro diocesano organizza la partecipazio-ne alla 49a Marcia Nazionale
per la Pace, che si terrà a Bologna,sabato 31 dicembre, con un momento asso-
ciativo in mattinata.
Marcia della pace
Firenze e dintorni
Dal 2 al 5 gennaio, gli studenti del MSAC di Lodi,
con i circoli di Como, Pavia e Bergamo, vivranno
il Campo invernale a Firenze e dintorni, sulle
orme di don Lorenzo Milani.
Campo invernale Msac
Mercoledì 4 gennaio, alle ore 18.30,presso la Casa della Gioventù,
Celebrazione Eucaristica;a seguire cena in condivisione.
La dimora
programmaOre 09.00 Partenza dai vari punti della Diocesi con auto propria.
Ore 11.15 Ritrovo presso la parrocchia di S. Andrea della Barca(Indirizzo: Piazza Papa Giovanni XXIII, 1, Bologna )
Ore 11.30 Incontro con la comunità locale.Ore 13.00 Pranzo presso la trattoria Osteria Buca Manzoni
(Costo indicativo ca. 20/25 €)
Pomeriggio : Visita al centro storico di BolognaOre 18.00 Congiungimento con Marcia della pace
Basilica di San Petronio: Tedeum e Testimonianze.Ore 20,30 Paladozza: Tavola rotonda
Ore 22,30 Basilica di San Francesco Celebrazione Eucaristica
presieduta da Mons. Matteo Maria Zuppi.
Complimenti a Silvia Zavaglia e a Sil-via Malacarne, che nei giorni scorsi sisono laureate, rispettivamente, inScienzedella formazionee in inScien-zepolitiche, conseguendo ilmassimodei voti.Congratulazioniper l’impor-tante traguardo raggiunto, e buoncammino!
Congratulazionialle nostre Dottoresse!
VIII ACR
dicembre 2016